Posts written by leopolis

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    Svegliate improvvise



    Alla fine dei conti era chiaro che non sarei mai riuscito, in alcun modo di questo mondo o di quell'altro, portare il Maestro a cambiare idea e darmi ciò che volevo. Purtroppo, in quella fase del mio percorso non potevo ancora metterlo sotto tortura per ottenere i suoi segreti con la forza, - anche se avrei voluto, lo ammetto, - e dunque non mi rimase altro che fare spallucce e arrendermi all'idea che lui avrebbe comunque fatto di testa sua e in nessun altro modo. - Spero non per molto ancora, - risposi relativamente al fatto che quel segreto sarebbe dovuto rimanere nostro ancora per un altro po'. - Ma prima o poi otterrò comunque ciò che voglio.

    Comunque fosse, quella breve storia finita male me la sarei legata al dito e, - finché non avrei avuto ciò che desideravo, - me la sarei portata dietro nelle terre dove il mio piede avrebbe lasciato la sua impronta. Poi ascoltai ciò che il Maestro ebbe da dire in merito all'abito. Non ero molto "famigliare" con tutto ciò che riguardava il ricevimento di persone importanti, motivo per cui mi era difficile capire che tipo di veste trovare. Quello formale, però, in effetti era la miglior scelta che avrei potuto fare. Niente armature. Supponevo anche niente armi. - Io non ho nessun altro piano a parte ricevere questo tizio e tornare a dormire. - Mi sarei schiarito anche io la voce a quel punto. - A bere e dormire. - Avrei precisato con un riferimento a ciò che avevo fatto prima e alla ricetta del buon Maestro.

    Comunque fosse, avrei fatto esattamente come il Maestro mi aveva chiesto. Dopo aver trovato la veste formale, l'avrei indossata; le armature e le armi le avrei lasciate alle guardie, in maniera tale che se ne fossero occupate loro. Dopo aver dato un sorso al bicchiere di vino sul tavolo, avrei dunque rivolto le mie attenzioni verso il Maestro: - Sono pronto, - gli avrei detto per poi indicare la porta. - Andiamo? - Non sapevo ancora se il Maestro poteva avere idee di altro genere o, magari, piani differenti dai miei ed era per quello che volevo chiarire un simile aspetto.


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    Eluard Roxton
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    Svegliate improvvise



    Certo, sarei potuto restare lì a bere l'alcol per molte ore, se non per molti giorni. Era senz'altro una di quelle cose che rendevano il mio animo decisamente più felice, ma, purtroppo, insieme alle belle notizie venivano anche quelle cattive. In questo caso, era chiaro che non sarei potuto restare a bere, anche perché quel tirchio di un maestro non aveva voglia di esplicarmi i segreti della Cittadella e, al contempo, voleva che incontrassi il povero cavaliere errante perché quel cazzone di mio padre non voleva mica esporsi, perché magari poi il cavaliere si sarebbe rivelato un uomo pericoloso e oscuro e avrebbe potuto farmi un favore ammazzando mio padre, dandomi così il controllo sull'Anello e sulla quella mitica spada fatta di acciaio di Valyria.

    - I segreti son segreti, - risposi, - ma la fedeltà di un Maestro non dovrebbe essere primaria al Lord di riferimento, mio padre in questo caso, piuttosto che all'Ordine dei Maestri? E poi, rendere pubblica la Sua ricetta sarebbe un favore al mondo intero e ci permetterebbe di vendere la bevanda in modo da trarne profitto. -

    Dissi con una nota di orgoglio nella mia voce, per quanto ero diventato bravo a ragionare in maniera... profittevole. Comunque fosse, ero abbastanza sicuro che nonostante tutte le mie possibili richieste al Maestro, i segreti sarebbero rimasti tali e l'unico modo in cui avrei potuto ottenere la ricetta della bevanda desiderata era quello di torturarlo. Il che sarebbe stato impossibile, considerando che mio padre non me l'avrebbe permesso. Non in quel momento, per lo meno. Comunque fosse, dovevo comunque incontrare il cavaliere, a quanto pareva, e dunque non mi era rimasto molto altro da fare che accettare la richiesta del Maestro.

    - D'accordo, - risposi, - allora non mi resta altro che prepararmi al suo arrivo. - Come mi vesto? In maniera ufficiale? Vado a cercare l'armatura? - Avrei domandato. Non ero pratico con quel tipo di cerimonie e ricevimenti, motivo per cui qualche dritta su come ricevere il cavaliere mi sarebbe sicuramente servita. A quel punto, una volta ricevuta la risposta del Maestro, avrei provato a trovare i vestiti che più si addicevano a un simile incontro, anche se non sapevo ancora come sarebbe potuto andare, cosa avremmo fatto e in che modo avrei dovuto gestire l'arrivo del nuovo cavaliere presso l'Anello.



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    Eluard Roxton
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    Svegliate improvvise



    "Ora sì che si ragiona," - pensai notando il Maestro Roberto rispondermi con un cenno affermativo in merito alla domanda relativa al fatto se avesse bevuto oppure no. Alla fine dei conti, - basta pensarci, - e si capiva subito che se fosse stato sobrio difficilmente mi avrebbe davvero svegliato a quell'ora con quel tipo di bevande, portandosi dietro pure una brocca. Il mio animo divenne felice alla vista di quel che stava facendo: non solo aveva bevuto, ma ora stava riempiendo il bicchiere anche per me e, - ahimé, - quella giornata sembrava molto promettente, anche se non sapevo ancora cosa fosse quel liquido (vino? birra? un'altra bevanda di produzione proveniente dalla geniale mente del Maestro stesso?). Comunque sia, "se ti danno da bere, bevi" - diceva un vecchio modo di dire e, ritrovandomi con il bicchiere di legno tra i polpastrelli delle dita, non attesi più di molto. Avvicinai il bicchiere alle labbra e provai quel sapore, offertomi dal Vecchio Maestro che ogni tanto diventava rimbambito, per provare ciò che avevo sempre voluto provare.

    - Divino, - sottolineai sbattendo le labbra più volte e muovendo la lingua su quello superiore, come se avessi voglia e desiderio di percepirne più profondamente ogni nota del sapore. Come se avessi voluto gustarmi quella bevanda a 360°, provandone persino le più minimali note saporite. - Voglio la ricetta. - Aggiunsi percependo il sapore di quella birra. "Poteva essere migliorata?" - vi chiedete? Beh, la risposta è sì, anche perché ogni cosa poteva diventare migliore, con l'impegno e con il tempo, specialmente una bevanda dalle profonde fragranze e dai sapori antichi, come quella bevanda. Allo stesso tempo, ammaliato da quel sapore, che avevo percepito per la prima volta nella mia intera vita, non potei fare a meno di sbattere le palpebre, come se cercassi di capire se quello che stavo vivendo fosse un sogno, - e fossi ancora addormentato, - oppure fosse ormai una reale realtà vissuta e di quel divino sapore mi sarei ricordato ogni nota per diversi giorni a venire. Non sapevo comunque riconoscere su quale base fosse fatta quella birra, anche se il sapore di frutta mi era facilmente riconoscibile anche dopo diverso tempo dal momento in cui avevo percepito quel contatto tra l'aromatica bevanda e la mia lingua.

    Non manco, ovviamente, anche il sapore di alcol a completare il retrogusto della bevanda, donandomi quella "solita" percezione energetica, che mi portò a fare un altro sorgo ancora. - Magnifico, - conclusi di nuovo.- Merita. Essere svegliati così è... incredibile. Ogni giorno ringrazio i Sette per non essere nato povero. - Avrei sbadigliato a quel punto, portandomi una mano all'occhio per grattarmi la palpebra. Se fosse arrivato quel cavaliere, così presto come diceva il Maestro, ciò significava che non potevo fare a meno di fare il massimo per... prepararmi. - Sicuramente, - avrei detto al Maestro in merito al fatto che il cavaliere andasse trattato come si addiceva a un nobile, - non era mica un contadinetto qualunque, - ma è che... boh... io volevo bere e dormire. Non avrebbe dovuto farlo mio padre, quel genere di cose? - Mio padre non lo riceverà? - Avrei domandato sottolineando di voler capire il motivo per cui dovevo ricevere i nobili e non colui che era in capo all'Anello. - Io comunque sono sempre pronto. -



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    Svegliate improvvise



    Ricapitolando: ero stato svegliato nel mezzo della notte, perché fra non si sa quanti giorni doveva arrivare un chissà-chi cavaliere che era molto famoso e al contempo dovevo aiutare quel vecchio rimbambito a curare un piccione.

    - Maestro, ma avete bevuto molto vino ieri sera? - Domandai cercando di aguzzare il mio sguardo assai assonnato sui lineamenti del suo vecchio volto, anche perché non si sa mai che gli fosse venuta in mente qualche idea particolarmente stupida. Tipo mandarmi a incontrare quel cavaliere errante che non si sapeva fra quanto tempo sarebbe dovuto arrivare e perché proprio all'Anello. Comunque, non feci molte altre storie, anche perché se avessi iniziato a lamentarmi continuamente, il buon vecchio e rimbambito Maestro Robert sicuramente lo avrebbe detto a mio padre, che a quel punto avrebbe anche potuto diseredarmi. Dunque, dopo avergli dato tutto quello che egli voleva e ascoltai che, possibilmente, questo tizio era alla ricerca di uno scudiero.

    - Uno scudiero? E ha scelto me? - Chiesi. Non che fossi molto a conoscenza di come funzionassero le cose da quel punto di vista a Westeros. Sicuramente i cavalieri sceglievano per sé gente forte e brava, con una certa reputazione, e non sicuramente qualcuno come me, che amava bere, mangiare, leggere e dormire. E poi, nonostante fossi nato in una famiglia famosa, di certo non mi potevo considerare chissà quanto famoso. Perché la sua scelta fosse ricaduta su me, dunque? A dirla davvero nemmeno lo sapevo.

    - Questi nomi non mi dicono niente, - risposi quando il Maestro ebbe finito di dire che mi sarei trovato davanti da lì a poco. Avevo sicuramente sentito della famiglia Fossoway. Forse avevo anche letto quel cognome da qualche parte nei libri, ma niente di più. E, dunque, non mi sarebbe servito fare molto altro, se non attendere l'arrivo del famoso cavaliere presso l'Anello.

    - Dunque? Come va il corvo? Io devo vestirmi per prepararmi all'arrivo di questo cavaliere? -



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    Eluard Roxton
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    Svegliate improvvise



    Che fastidio! - Pensai guardando quel pazzo attraverso degli occhi assonnati, come se fosse una specie di fantasma, una figura sfumata e indistinta che per qualche stranissimo motivo si era ritrovata proprio dinnanzi a me. Quando avevo sperato che ci fosse una ragione per essere stato svegliato A QUELL'ORA PORCA MADRE, avevo pensato che fosse stata una ragione seria e razionale. Parliamoci chiaro: l'invasione da parte di quelli della fortezza vicina che per qualche motivo odiava mio padre (ma chi cazzo non lo odiava, del resto?), la biblioteca che prendeva fuoco oppure mio padre che era morto lasciandomi tutti i suoi averi (compresa la spada che, se fossi stato dell'umore giusto, avrei venduto al mercato nero in cambio di un po' di birra). E invece? Invece era venuto lì per dire che gli dispiaceva di avermi svegliato così presto e che non poteva aspettare ulteriormente.

    - Quanto presto? - Avrei chiesto stiracchiandomi un po' il collo, le spalle, la schiena, poi i fianchi, per poi guardare il tizio che si trovava dinnanzi a me cercando per un attimo di capire se fosse serio oppure no. E conoscendolo, sapevo già che, probabilmente, non lo era. D'altronde il Maestro Robert aveva lo stesso senso di umorismo di mio padre, che a sua volta aveva il senso di umorismo di un cucchiaio mal fatto.

    Ah, e poi la sapete la cosa bella? Non solo mi aveva svegliato a quanto pareva senza un motivo valido, ma voleva anche che mi occupassi di un corvo ferito. -
    - Devo essermi perso quel momento in cui sono diventato un Maestro. - Sbuffai sonoramente finalmente alzandomi dal letto per trovare i miei soliti vestiti e guardare il corvo che Robert stesso stava guardando.

    - Che bestia? - Chiesi. - Non mi risulta che ci siano bestie nel cielo... O, forse, questo corvo è scemo forte. - Comunque poco importava ormai. Discutere su come il corvo era stato ferito non sarebbe giovato in modo particolare a nessuno. Quindi, continuando a sbuffare come uno che era stato svegliato in notte piena da un Maestro scemo e che ora doveva pure curare un corvo scemo, sarei andato verso "quel cassetto", a prendere la stecca di legno piccola, le bende e il vino. Tutta sta roba sarebbe stata appoggiata da ME MISERICORDIOSO E BUONO vicino al corvo ferito.

    - Quindi chi è questo cavaliere errante? Perché è così importante e cosa c'entra il corvo in tutto questo? -



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    Svegliate improvvise



    Se c'era qualcosa che non amavo affatto e che ogni volta mi mandava in bestia, era essere svegliato senza preavviso, troppo preso e dopo una di quelle giornate che amavo trascorrere sulle pagine dei libri con un bel po' di ale nella mia pancia. Erano quei momenti in cui il mio volto cambiava e l'anima diventava nera come la pece: in quegli istanti avrei potuto sgozzare chiunque. Non a caso, fu proprio quella la prima idea che balzò nella mia mente quando, in mezzo ai miei sogni di gloria (bagnati e non solo), sentii la solita fastidiosa voce del tizio che quando era piccolo aveva sbagliato mestiere decidendo d'indossare su di sé un bel paio di catene in acciaio, con cui ora andava in giro manco fosse un fantasma. E poi, - diciamocelo chiaramente, - quella non era una cosa che succedeva spesso: venire svegliato in quel modo era abbastanza traumatico per me e, di certo, era anche una di quelle cose che mi sarei ricordato molti mesi (se non anni). Specie se quel vecchio rimbambito non mi avesse dato una spiegazione logica e razionale del motivo per cui aveva osato di fare un simile gesto.

    Che c'è? - Domandai lievemente apprendo le palpebre, come per fargli capire che ero occupato e che, forse, sarebbe stato meglio lasciarmi dormire un altro po' invece di trascinarmi in chissà cosa. - Ma si può dormire altri 10 minuti in questo posto? - Chiesi prima di sentire che bisognava, invece, svegliarsi subito, al che imprecai malissimo nella mia mente e solo dopo visibilmente sbuffai. - Spero ci sia una buona ragione per... tutto questo. - Gli dissi gettando lateralmente la coperta per poi far leva sulle mie braccia e mettermi seduto sul letto.

    Solo poco dopo notai un dito appoggiato sulle labbra del Mastro. - Silenzio? - Alzai un sopracciglio pensando fra me e me che, forse, era davvero successo qualcosa di grave e/o imprevedibile. Solo a quel punto, senza fare molte altre domande, saltai giù dal letto ritrovando i miei abiti e fissando poi il vecchio. Con un cenno del capo gli chiesi di darmi altre informazioni. Cos'era successo, insomma? Eravamo stati attaccati? Qualcuno si era introdotto nel castello? Mio padre era morto?




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    Discutendo con Jon Roxton



    Sembra che il padre mi avesse compreso, ma non così profondamente come avrei voluto. Del resto sapevo già che talvolta bisognava anche tirare fuori la spada e gettarsi da soli nel campo di battaglia, a modo degli antichi eroi e condottieri, che andavano di pari passo con i propri eserciti e, invece di controllare la battaglia da fuori, preferivano restare immischiati nella stessa. Un po' mi sembrava strano quel modo di agire: d'altronde, non sarebbe stato (forse) meglio controllare l'andamento della battaglia da fuori, un po' come si osservavano i movimenti delle pedine e delle figure su una scacchiera? Però aveva ragione in merito a più di qualcosa: se volevo davvero riuscire ad apprendere anche quell'ambito della sapienza umana, dovevo passare meno tempo con Robert a leggere pergamene e dedicarmi maggiormente alla spada, allenandomi con i soldati. - "Non solo la tattica vince le battaglie" - mi ricordai. Non mi ricordavo ancora dove lo avessi letto, ma mi sembrava estremamente... azzeccato. Sapevo già che in battaglia erano importanti anche altre cose, come la psicologia, il meteo e così via. Un conto, però, era leggere questo tipo di cose sulle pergamene e sentirlo dire da Robert. Un altro conto, invece, era applicare le cose in pratica.

    - Capisco, padre, - dissi. - In effetti, da quanto avevo letto sui libri, anche una spada sarebbe dovuta essere più maneggiabile. E invece, quando mi sono ritrovato lì, con la spada in mano, è tutto andato diversamente da quanto avevo previsto. Ma alla fine, è tutta esperienza. Dovrei farne di più, - aggiunsi poi distogliendo lo sguardo. Se avevo avuto così tanta difficoltà contro un bandito qualsiasi, figuriamoci contro un cavaliere o chissà contro chi altri. - Mi allenerò, padre, per diventare più forte e imparare a combattere con la spada. - - Un conto era dirlo, però. Un altro era farlo. E, conoscendomi, sarei sicuramente stato più propenso a bere, leggere e divertirmi invece che mandare a chiamare il mastro d'armi e farmi picchiare da lui. Dovevo, quindi, scegliere tra il Dovere di essere l'erede di casa Roxton e la mia natura pigra e volenterosa di non fare nulla.

    Poi il padre disse di essere felice del fatto che avevo accettato la sua proposta e mi ammonì. Ecco, questo suo desiderio di "non perdere" la faccia davanti ai sudditi non lo capivo tantissimo. Alla fine, eravamo nati in una delle famiglie più nobili dell'Altopiano. Che cosa diavolo doveva importarcene di come ci guardavano i plebei?.. Tuttavia, lui aveva l'ultima parola in quella circostanza io non potevo fare molto se non limitarmi ad ascoltarlo e annuire come un babbuino a ogni cosa che diceva, come lo era quella. - D'accordo. - Risposi infine senza mutare l'espressione sul mio volto. Lo avevo ascoltato, ma non era detto che avrei fatto come chiedeva. Perché, - e questo forse il buon Jon Roxton lo avrebbe scoperto in futuro, - ero più testardo di quanto sembrava.

    Comunque sia, alla fine mi alzai dalla sedia e abbassai il capo in cenno di rispetto, come era necessario fare a causa di tutte quelle strane "norme di comportamento" (o com'è che le chiamavano). Poi mi girai e mi allontanai, felice di come erano andate le cose, anche se alla fine dei conti, forse, sarebbe stato meglio per me non uscire dall'Anello ancora, ma restarvi a bere l'Ale fino allo svenimento. Con quel pensiero, - e contento per avere dell'Ale in stanza, - chiusi la porta e mi diressi verso le mie camere, ove finalmente avrei voluto ciò che il mio cuore desiderava.


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    Tratto educativo: Studioso

    Eluard Roxton
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    Discutendo con Jon Roxton



    Ascoltando il tono di voce di mio padre, riuscivo a intuire senza problemi come il suo tono cambiasse, il tono della sua voce si facesse maggiormente caldo e accogliente, mentre i suoi attenti occhi mi scrutavano, ma non mi analizzavano. Probabilmente non se lo aspettava (non me lo aspettavo nemmeno, siamo seri), ma alla fine la sua reazione a quanto avevo detto mi era piaciuta, il che significava che si poteva continuare a cazzeggiare e continuare a bere l'Ale (no). Da bravo primogenito di casa Roxton quale ero, dovevo comunque fare qualcosa... - "Dare un'apparenza di lavoro..." - pensai cercando di capire come strutturare il tutto in maniera tale da non destare sospetti. Comunque, finii di ascoltare l'immancabile storia su come aveva ucciso il primo uomo lui, di quali fossero state le sue debolezze e si scusò anche di quel che era successo ai cancelli.

    Capisco, - risposi semplicemente con un'alzata di spalle. Alla fine era proprio come avevo pensato che fosse. - Però vi sbagliate, Padre, a me l'Arte Militare piace. - Affermai. - Non mi piace, almeno per ora, gettarmi da solo in mischia... Ma la strategia, la tattica... Mi piacciono. - Non sapeva ancora che sarei sicuramente stato un ottimo capitano o qualcosa del genere, più che un governante... Che di governare quei contadini da 4 soldi non ne avevo la benché minima voglia. Bere e leggere: ecco di cosa avevo voglia io. Comunque, quando mi disse che per le prossime battute di caccia avrei dovuto fare più attenzione, feci un cenno affermativo con il capo. - Come desiderate... - Risposi e pensai che mi sarebbe comunque servita dell'esperienza. Non solo teoria, ma anche la pratica, per quanto brutale potesse risultare. - Preferirei però imparare e migliorare anche nell'Arte militare. In qualcosa che richieda la Spada, oltre che la Parola.

    Ascoltai comunque ciò che aveva da dire in merito con fare impassibile e con altrettanto fare impassibile ascoltai anche che voleva mandarmi con qualcosa a risolvere non si sapeva bene cosa, al di fuori dall'Anello. - D'accordo Padre, - risposi. - Ogni occasione di questo tipo è un'occasione per crescere, - ...e per bere... - pensai. - Sarò felice di accompagnare queste persone ove richiesto, Padre. - Dissi continuando poi a guardarlo. Se ci fossero state altre richieste, del resto, me lo avrebbe detto. -




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    Eluard Roxton
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    Discutendo con Jon Roxton



    Eccolo lì, - pensai guardandolo. Occhi fieri. Sguardo concentrato. Gli stessi lineamenti che avevo anche io, ma un carattere diverso. Non c'era nessuno nel suo studio e, dunque, non ci sarebbe stato rischio alcuno che avrebbe continuato a fare certe sceneggiate iniziando a staccare teste ad amici cadaveri vari in giro per lo studio (anche perché era pulitissimo e l'unico cadavere che si sarebbe potuto restare secco quel giorno era il mio). Comunque fosse, quando mi invitò, - con un'altra cortesia rispetto a ciò che era accaduto poco prima, - a sedermi, obbedii senza parola pronunciare. Avevo molta voglia di stendermi al suo posto, dato che la sedia era decisamente più bella e sicuramente più confortevole, ma dato che, - a quanto sembrava, - ero già stato in errore quel giorno, di sicuro era meglio non aggravare la mia situazione ulteriormente ed evitare gli ulteriori problemi che sarebbero potuti derivarne.

    Dunque, mi sedetti con fare tranquillo per ascoltare la sua voce, che era altrettanto tranquilla. Provai a capire quali fossero i pensieri che albergavano nella sua mente, ma di sicuro non mi sarebbe stato facile riuscirci. Anche perché, quando Jon Roxton voleva, sapeva benissimo come nascondere le sue emozioni. D'altro canto, quando voleva mostrarli, nascevano le sceneggiate come quella che avevo visto poco prima. Era abbastanza dipendente dal suo stesso umore quel tizio (e io questo lo sapevo bene, anzi: più che bene). D'altro canto era anche vero che quando c'era bisogno di dimostrare un certo autocontrollo, Roxton sr lo faceva senza alcun problema. - L'umore a convenienza, - pensai continuando a guardicchiarlo.

    Mi aveva dunque chiesto di spiegargli ciò che era accaduto, ed era anche chiaro che a quel punto avrei dovuto fare il serio, che altrimenti mi avrebbe disereditato seriamente. Dunque, da dove iniziare? Mi schiarii la voce. - Siamo andati a caccia... - iniziai, - Io e un paio di soldati. Mi sembrava aver visto un cervo... o comunque qualcosa di simile. Dunque mi sono spinto più in avanti rispetto ad altri. Arrivato su una radura, ho visto questi due tizi. Mi hanno detto di dare loro le monete, il cavallo e il mantello. Allora mi sono presentato... - Tacqui sul fatto che mi ero auto-assegnato il cognome Targaryen raccontando una marea di cagate, - e, dato che ero solo, mi sono messo a parlamentare. Gli avevo promesso il mantello e il cavallo, dato che mi sembravano dei poveri e malmenati dalla vita... Giusto per mostrare la mia misericordia... Ma sembra che quei 2 volevano comunque tutto... Allora si sono gettati su di me... Ho estratto la spada... Ho pensato di chiamare i soldati, ma mi sembrava che sarei riuscito a sconfiggere quei 2 da solo... E poi... Erano strani... Cioè... Non mi sembravano chissà quanto pericolosi... Sennò avrei chiamato gli altri. Comunque, dato che non ho amici, mi sembrava che non fossero "seri". Cioè che volessero giocare un po' e che poi se ne sarebbero andati... O che sarebbero venuti qui a fare le mie guardie del corpo... O qualcosa del genere... - Dissi. - Cioè... siamo una regione ricca e prospera... Non pensavo che anche qui ci fossero... questi... E non ho mai visto dei banditi. E nemmeno degli amici... Ma da come l'altro si è preso il cavallo ed è scappato, lasciando morto il suo... amico... direi che avevi ragione tu. Erano dei banditi. - Finii tirando un po' di fiato. - Poi comunque lo avevo attaccato... quello morto... Ma era più bravo di me. Aveva parato il mio colpo di spada e mi aveva tirato giù dal cavallo. Poi si era gettato su di me... sopra... Ma anche a quel punto... boh... Non mi sentivo in pericolo. Cioè, ancora non credevo che fosse... "serio". - Mi portai la mano al mento. Non avevo mai avuto esperienza di combattimento. Quella era la prima volta. E ancora non riuscivo a credere che il tutto fosse... seriamente. Era, probabilmente, la differenza tra la teoria, che avevo appreso dai libri, e la pratica, che si apprendeva nella vita reale. - Poi sai già cos'è successo: il bandito su di me si è beccato una freccia in testa, mentre l'altro intanto si è preso il cavallo ed è fuggito. Io vedendolo con la freccia in testa ancora non ci credevo... Insomma... Che si morisse... Così... E poi boh... Aveva tante di quelle cicatrici... Una in più... Una in meno... Mi sembrava che gli si tirava la freccia fuori dalla testa... E poi avrebbe vissuto... Forse... Anche se avevo letto sui libri che nella maggior parte dei casi si muore... Ma i libri sono libri... Non me lo aspettavo... Così... Non con tutti... Liquidi... Sangue... Comunque, forse hai tratto qualche informazione particolare dal suo corpo? Dai vestiti? Magari apparteneva a qualche banda in particolare? - Finii per riprendere fiato. - Ora cosa ordinerai di fare? Dare la caccia al bandito scappato? O perlustrare tutta la zona sotto il tuo controllo? Sono d'accordo con te: non possiamo permettere che... questi... poveri... si aggirino qui... - Dissi rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il signore dell'Anello. Era curioso. Davvero curioso. Su ciò che avrebbe detto di fare.



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    Eluard Roxton


    Edited by leopolis - 1/12/2023, 11:36
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    Discutendo con Jon Roxton



    Alla fine dei conti, come mi aveva chiesto di fare il Signore dell'Anello, mi ero lavato togliendo le impurità e la sporcizia dal mio corpo. Non era un'esperienza piacevole, a dire il vero, ma ero entusiasta ugualmente: era la prima esperienza vera, e come tale l'avrei ricordata nonostante mio padre non ne fosse stato particolarmente felice. A proposito del Signore dell'Anello, egli si dimostrò dal carattere rigido, troppo per certi versi. Così tanto che nemmeno me lo ricordavo. E alla fine disse che avremmo parlato poi dopo (di cosa?), una volta che mi sarei lavato e sistemato (ci teneva, si vedeva, al suo Primogenito). A me non restava che ubbidire. E dunque feci come aveva chiesto: mi lavai, mi sistemai, mi profumai. Cercai dell'Ale per rallegrarmi l'animo prima di recarmi da Jon Roxton, ma non lo trovai (sarebbe stata quella la mia punizione? il castigo della mia anima? La mancanza dell'Ale?).

    Comunque fosse, per trovare il padre sarei andato ovunque fosse servito od ovunque egli mi avrebbe atteso, anche perché volevo sapere come avrebbe continuato quel genere di "avventura": mi avrebbe sgridato e poi saremmo andati a cercare il suo cavallo? Quell'animale era davvero così importante per lui? O forse si aspettava che rimanessi lì a combattere contro quei due briganti? Io, che non sapevo nemmeno come tenere una spada?

    Comunque fosse, ero curioso, davvero curioso di scoprire cosa mi avrebbe detto, come avrebbe agito e cosa avremmo fatto. Perché non sembrava affatto che la mia prima avventura da quelle parti fosse finita, anzi. A giudicare dallo sguardo, - il suo ultimo sguardo, - avrei ottenuto la lezione che meritavo quel giorno. Non sapevo ancora quale sarebbe stata. In cosa si sarebbe rivelata e ove mi avrebbe portato. Però ero abbastanza curioso della situazione e dove mi avrebbe portato, anche perché il Lord Roxton aveva accennato a un... inseguimento?

    I passi, lenti, come se non ci fosse nulla di serio da affrontare, mi avrebbero ben presto portato al cospetto del Signore dell'Anello, il quale mi avrebbe sicuramente aiutato a capire la necessità di quel discorso e della mia presenza lì. Speravo, inoltre, che mi avrebbe accennato anche all'importanza del cavallo, perché a quanto né capivo (poco, evidentemente), in quelle zone di cavalli ne avevamo tanti e il motivo per cui dovevamo per forza lanciarci all'inseguimento mi sfuggiva alquanto.

    Presentatomi dinnanzi a lui, gli avrei lanciato un'occhiata fugace. - Eccomi, padre, - avrei detto. - Mi voleva vedere? -

    A quel punto la palla sarebbe passata a lui e, speravo, che mi avrebbe rivelato qualcosa di... nuovo. Forse indicandomi la via. Forse dandomi la possibilità di capire il motivo delle sue azioni (diciamocelo: tagliare la testa a un morto era... strano...) e anche educandomi affinché un giorno diventassi un degno Lord dell'Anello (sempre se lo avessi ancora voluto, il che non era affatto chiaro). Io, in tutto questo, sarei rimasto fermo al mio posto, a osservare con una nota di timore e di ammirazione il volto del Lord dell'Anello.


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    Eluard Roxton
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    La battuta di caccia... al di fuori dall'Anello



    Fra poco mi disereda... - pensai ascoltando come sbraitasse mio padre, imprecando e lanciando insulti a destra e a sinistra manco ci fosse un domani. E mentre ciò che accadeva, io restavo fermo (e calmo), a osservarlo con una sopracciglia rialzata, come a voler capire il motivo per cui si agitasse così tanto. Alla fine dei conti era tutto andato per il verso giusto, o no? Cioè, quasi per il verso giusto, anche perché la cosa che avevo davvero voluto era portarmi a casa due nuovi amici con cui giocare. "Convertirli" alla Retta Via, per così dire. Perché avevo letto, - in qualche libro che evidentemente raccontava cazzate, - che combattere 2 contro 1, quando si era piccoli, esili, deboli ecc. era una pessima idea. E che, forse, sarebbe stato meglio parlarci.

    Comunque, nonostante la saliva che volava dalle labbra del Signore dell'Anello, ero contento di quello che avevo fatto e di com'erano andate le cose, anche se un altro po' e avrei scoperto che quei due di sicuri non volevano giocare con me e che mi era andata più che bene in quel che era la mia prima avventura al di fuori della fortezza che sorgeva nell'Altopiano. Di sicuro, comunque, avevamo degli ideali particolarmente diversi su come si governasse, ma lui era quello alto, forte, incazzato e muscoloso, mentre io ero quello debole, un po' strano, un po' scemo e non sapevo un cazzo del mondo. Quindi era meglio che me ne stessi zitto.

    E me ne rimasi in silenzio, almeno finché non prese la spada per tranciare di netto la testa dell'Amico 1. Fu in quel momento che le mie labbra si arrotondarono in una specie di urlo, che non avvenne, perché rimasi al mio posto a osservare le azioni di Jon Roxton, che evidentemente la misericordia non sapeva nemmeno che esistesse. Rimasti stupito da tutta questa dimostrazione di brutalità e mi chiesi se, per caso, non fosse un qualche tipo di messa in scena. Un atto dovuto più alla "cucina interna" dell'Anello, piuttosto che a me stesso. Del resto, doveva pure in qualche modo far vedere ai soldati lì intorno che lui aveva la situazione in pugno... forse.

    L'unico momento in cui potei parlare mentre mio Padre continuava a sbraitare, fu quando mi disse di andare a farmi un bagno, pulirmi e di parlare poi in seguito di quel che era successo. - Ma io credevo... - Non finii la frase, capendo che qualsiasi cosa avessi detto sarebbe potuta essere percepita come una specie di giustificazione. Finii quella frase nella mia mente, prima di girare le spalle e sperare che non volesse davvero organizzare una battuta di caccia per andare a recuperare il destriero. - ...che fossimo quelli buoni...



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    Eluard Roxton
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    La battuta di caccia... al di fuori dall'Anello



    Alla fine dei conti i soldati fecero come gli avevo chiesto (e ci mancasse, considerato chi ero!) e fecero quello che gli avevo chiesto di fare. Non fosse per i loro sguardi straniti, - manco fosse morto qualcuno, oh! - avrei pensato che quella gita fuori dall'Anello fosse stata un successo e invece no. E, comunque, sembrava proprio che anche quei soldati non fossero chissà quanto felici e contenti del piccolo viaggio fatto. Non sapevo con certezza, ma avevo come se l'impressione che, una volta giunti all'Anello, ci sarebbe stata un'adunata di Maestri per vedere se il primogenito di Jon Roxton non si era per caso fatto chissà quale ferita.

    C'è comunque da dire che il mio viaggio di ritorno fu peggio di quello dell'andata. Per lo meno, a camminare sulle mie gambe non era tanto bello, soprattutto per uno che amava cavalli ed ale come me. Se poi si aggiungesse a tutto questo l'odore dei liquidi su di me presenti, - che la Madre me ne salvi, - si può facilmente capire che il mio stato di umore iniziava a deteriorare a ogni passo che facevo... Complice anche il fatto che il mio Amico non sembrava aver voglia di svegliarsi e, anzi, continuava a dormire.

    Che fosse morto?.. No, non credevo si fosse giunti a tanto, anche perché la Morte era una cosa seria, a quanto sembrava. Tutti morivano. Fosse stato per me, poi, avrei chiesto ai due soldati che si trascinavano il cadavere del mio compare se fosse davvero morto o se faceva finta. Del resto avevamo solo iniziato a giocherellare, o no?

    E, comunque, sembrava proprio che il peggio fosse giunto per quel tipo. L'Inverno era arrivato per l'Amico 1, mentre il 2 si era fott... scusate, fregato il cavallo. All'Anello, come prevedibile, c'era ad aspettarmi tutta una cricca con a capo mio padre che mi guardava stranito. Accanto notai anche un tizio, probabilmente di quelli che mi avevano accompagnato, tutto sudato e con l'affanno. Non gli avevo di certo dato l'ordine di correre al castello per raccontare della mia incredibile storia, ma ormai, quello che era fatto... beh, era fatto.

    Gli altri si presero cura del cadavere e lo gettarono (perché questo è il termine giusto) ai piedi di mio padre, che gli lanciò un'occhiataccia per poi rivolgerla anche a me e pormi una domanda, che dalle sue labbra fuoriuscì similmente a una specie di sentenza. - Quando andavamo a caccia, mi sono spinto in avanti. Ho incontrato due amici, che volevano il mio cavallo, il mantello e i soldi. - risposi. - Ho provato a scendere a compromessi, ma non sono riuscito. - Alzai le spalle, come per dire che non fosse colpa mia. - Poi loro si sono gettati su di me, forse volevano giocare, tanto avevano armi di legno... Così ho reagito e poi mi sono ritrovato con lui su di me, - indicai il corpo con la freccia nella testa. - Potete, per favore, sistemarlo un attimo? - domandai. - Sono sicuro che basta qualche grattatina. Poi portatelo da me che non abbiamo finito di giocare.




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    Eluard Roxton
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    La battuta di caccia... al di fuori dall'Anello



    Nemmeno riuscii a tirare la spada dal fodero a dovere, che ecco mi ritrovavo con il mio mitico-magico-fantasioso attacco respinto, tirato giù dal cavallo e per poco non stuprato dal tizio che si era ritrovato sopra di me minacciando di "divertirsi" con me. Al sentirlo alzai un sopracciglio, quasi come a voler chiedere che cazzo stesse dicendo. Cioè, perché voleva divertirsi proprio lì? Sicuramente se fossimo ritornati nell'Anello ci sarebbero state molte stanze più divertenti in cui divertirsi, tipo i sotterranei. E, comunque, quel giorno erano con me non solo i Sette, ma forse addirittura tutti e gli Ottantasette, che i Sette non sarebbero, probabilmente, bastati.

    Poi da qualche parte spuntarono i soldati del Papà e una freccia volata da non si sa precisamente dove era finita in testa al mio nuovo Amico. Questi mi si accasciò sopra versandomi schifezze di ogni genere, - a me, sulla pelle morbida, pulita, candida e delicata, lavata con lavanda e l'olio di Rose - e dopo aver esalato un ultimo respiro partì per la Terra degli Unicorni. Io, invece, lo spinsi un po' più in là e, leggermente in affanno, mi misi su un ginocchio. - Era tutto sotto controllo. - Dissi per alzarmi poco dopo. I miei occhi prima si posero sul soldato con l'arco. Poi sull'ambiente intorno. E infine sull'Amico che mi aveva rubato il cavallo inoltrandosi nei cespugli. - E... ma non si fa così con gli amici! - Gli ululai dietro.

    Insomma, il riassunto della mia prima uscita era "meh": un amico caduto, un altro scappato. - Comunque mi sembra più bello di prima. - Dissi dandomi due colpetti sulla spalla come a voler togliere la polvere che vi si era annidata e indicando l'Amico 1, che si era "sdraiato" a terra con la freccia nel cranio. Abbassai la testa di lato, come a voler "ammirare" quell'opera d'arte. - Sì, sta decisamente meglio di prima. - Conclusi, come se stessi ammirando chissà quale opera di beneficenza finalmente terminata. - Secondo me, due colpetti e torna come nuovo. Ora è addormentato, un po'. Portiamolo dal Maestro al Castello. - Dissi per poi ripensarci. - Anzi, prendetelo voi... Che sono stanco. - Aggiunsi che non avevo fatto, letteralmente, niente, ma vabbè. Chissà come sarebbe stato felice a sapere mio padre che il suo primogenito aveva appena trovato un nuovo amico. Non era un amico "in forma", ma tant'è. Sempre meglio di niente, o no?

    Ma perché è scappato? - Domandai poi indicando i cespugli. - Cioè mi ha fottu... Mi ha rubato il cavallo e se ne è andato, capite? - Scossi il capo visibilmente sfelice per come erano appena andate le cose. Il mio disappunto, probabilmente, si sarebbe potuto percepire anche nell'atmosfera tutt'intorno. - Riusciamo per caso a trovarlo? - domandai, capendo che era una domanda retorica, specie considerando che il mio primo tentativo di stabilire un contatto commerciale duraturo con dei partner affidabili si era appena rivelato una catastrofe. - No? Vabbè, sbrighiamoci a portarlo dal Maestro. Sono sicuro che farà qualcosa. - "O forse no."

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    Eluard Roxton


    Edited by leopolis - 10/11/2023, 22:44
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    La battuta di caccia... al di fuori dall'Anello



    Hey, - dissi rispondendo a quelle accuse farlocche. - Calmatevi gentili signori! - Avrei detto loro al contempo estraendo la spada. Non era mica la spada di Papà, ma era pur sempre una spada e, si supponeva, che potesse tagliare. Comunque fosse, sembrava che i miei tentativi di stabilire una trattativa diplomatica con i gentil signori dinnanzi non fosse andato a buon fine e pensavo anche di sapere qual'era il problema: le aspettative. Probabilmente, loro si aspettavano di trovare nel sacchetto chissà cosa, mentre io sapevo che non vi fosse molto perché non avrebbe avuto alcun senso portare dietro con me delle monete in una foresta, mentre si dava caccia ai cervi e ai cuccioli dei cervi.

    Sempre così con i nuovi amici, uffa, - avrei sbuffato guardando l'Amico numero 1 corrermi contro sventolando la mazza sopra alla sua testa. Di certo, ero a cavallo e avrebbe avuto difficoltà a colpirmi, considerando la mia posizione vantaggiosa. Io, invece, avrei di sicuro avuto molte più possibilità, ma non ero di certo un chissà quale guerriero. Non ancora, per lo meno, e dovevo esserne conscio prima di compiere qualsiasi azione che richiedesse la maestria nell'uso della spada. Comunque fosse, vedendolo avvicinarsi lo avrei puntato con la mia spada e, inclinandomi verso il basso, leggermente, avrei tentato un fendente dall'alto verso il basso, in diagonale, in maniera tale da ferirlo sulla sua spalla sinistra e poi continuare il taglio verso la parte in basso a destra del suo busto. Il taglio stesso non avrebbe dovuto essere troppo profondo, motivo per cui non ci avrei messo troppa forza in quella specie di movimento con la spada, bensì avrei impiegato più velocità e agilità, in maniera tale da sì ferire l'Amico numero 1, ma non di ucciderlo (e ci mancasse) sul colpo. Casomai poi l'avrebbe portato con sé nell'Anello e lo avrebbe sottoposto alle mitiche cure del Maestro Robert, il quale sicuramente lo avrebbe rimesso in piedi (forse).

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    Non ho capito se qua devo segnalare il lancio dell'attacco con la spada o qualcosa del genere. Comunque, attacco

    Ho Marzialità 2, Forza 1, Destrezza 1

    I calcoli:

    ATTACCO=VARIABILE [1]*[1]/10 + liv competenza arma [0]*3 + (??? [Questa non la so, dato che dovrei avere l'arma base presa in armeria] *(numero mani [1]+1)/2) + 0 * 3 (se a cavallo) = 0.1 + 0 + 1 + 0


    L'Amico numero 2, comunque, non sembrava che l'avesse presa molto meglio rispetto all'Amico numero 1 e a causa del sacchetto vuoto cominciò a minacciarmi di tagliare il mio corpo in piccole parti (di caratura differente, supponevo) e di rivenderli al mio padre a 1 moneta al pezzo. - Non sarebbe un buon affare per lui, - risposi. Il che era un dato certo. O, almeno, mettendomi al posto di mio padre, a nulla mi sarebbe servito riavere i pezzi di un cadavere, ma comunque... - Comunque, calmiamoci un attimo, - avrei detto. - Perché non venite con me nella fortezza e non discutiamo insieme i termini relativi alla vostra richiesta?



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    Eluard Roxton


    Edited by leopolis - 27/10/2023, 17:36
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    La battuta di caccia... al di fuori dall'Anello



    Non ero ancora riuscito a instaurare un dialogo "costruttivo", come diceva il buon mastro Robert, con il tizio che mi si era trovato davanti, ed ecco che già questi iniziava a fare... il mascalzone. Ma non lo avevano educato a essere buono e gentile? Dov'erano finite le sue buone maniere? Insomma, questo tipo voleva tutto. E non erano nemmeno passati 2 minuti dalla nostra presentazione. Mi chiesi per qualche attimo se i due avessero davvero le orecchie per sentire. Comunque fosse, mi ero già allontanato abbastanza da loro, posizionandomi in maniera tale da averli entrambi nel mio campo visivo. Comunque fosse, con il sacchetto che era a terra dopo che lo avevo buttato lì, mi sarei riposizionato sul cavallo continuando a osservare i due briganti. - Le monete d'oro sono lì, - avrei detto indicato il sacchetto con un cenno del capo. - Il mio mantello... - me lo sarei tolto buttandolo sopra il sacchetto. - Eccolo qui. - A quel punto mi sarei però grattato il capo mettendo la mano sul pomo della spada. Non era la mitica e leggendaria spada di papà, ma alla fine dei conti, per tagliare un paio di pelli qui e lì sicuramente andava bene (speravo). Il problema era che non ero chissà quanto capace di maneggiarla... - Comunque, nonostante io sia il discendente più giovane della dinastia dei draghi, preferisco risolvere le nostre faccende diplomaticamente, - avrei dunque detto. - Perché le parole sono sempre meglio della spada! - Io ero a cavallo. Loro erano a piedi. Loro erano due. Io ero uno. Ma c'erano i soldati di papà da qualche parte non molto lontano da me.


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    Chiamo il lancio dell'Inganno


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    Eluard Roxton
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