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CENA CON SPETTACOLO
Quando Salladhor Saan gli aveva parlato di Qohor, Dagon aveva sentito dentro di sé che prima o poi le sue navi avrebbero incontrato le vele di quella città. Gli abitanti di quel tetro luogo adoravano un dio sanguinario e violento, in modo non troppo diverso da come gli Uomini di Ferro facevano alle Isole; ma le somiglianze terminavano lì: erano un branco di smidollati che preferiva sacrificare schiavi inermi piuttosto che cercare la gloria nelle razzie. Quando alcuni dei pirati delle Stepstones avevano osato fare un paragone tra i due culti, Dagon non ci aveva visto più e, dopo aver radunato tutti i suoi uomini, si era mosso per risalire il Rhoyne. Era stato un viaggio lungo ma giusto per accorciare la storia: le sue navi avevano incontrato quelle di Qohor. Ora le navi di Qohor stavano bruciando.
Per quanto l'idea di dare la città stessa alle fiamme lo intrigasse, difficilmente avrebbe potuto realizzare una simile impresa con un gruppo di pirati relativamente ristretto. Un gruppo sparuto di navi in viaggio sul grande fiume tuttavia pareva il bersaglio perfetto per mandare un messaggio al loro dio delle capre. Per quanto gli uomini a bordo potessero essere soldati competenti, non avevano mai affrontato delle navi lunghe prima d'ora: le acque basse erano il territorio in cui le imbarcazioni delle Isole brillavano maggiormente e dove niente poteva batterle in velocità. E così in breve tempo i pirati saccheggiarono e bruciarono l'intero gruppo, fatta eccezione per una. Fu la "Fantasma", la nave di Dagon, a prendersene cura. Con un forte schianto speronò la nave nemica danneggiandola e consentendo così l'abbordaggio, il capitano in testa a tutti i suoi uomini. Appena messi i piedi sul ponte, un uomo in armatura nera provò a colpirlo con un fendente di spada ma il Greyjoy si limitò a schivare il colpo per poi abbattere il nemico con un colpo di ascia ben piazzato. Successivamente scagliò la stessa contro un soldato che stava per incoccare una freccia qualche metro più in là. La lama si conficcò nel suo cranio e quello cadde immediatamente a terra.
Lo sguardo dell'Uomo di Ferro cadde poi su un altro uomo, chiaramente fuori posto. I capelli rossi ben curati e le vesti pregiate lo facevano risaltare facilmente in mezzo a quella folla di futuri cadaveri. Teneva stretto in mano un pugnale, nel tentativo di difendersi. Un sorriso feroce si fece largo sul volto di Dagon e parlò in basso valyriano. Voleva che lo capisse.
"Noi siamo il mare, fotticapre. Noi siamo i prescelti dell'Abissale... e veniamo per te!"
Estrasse il pugnale che l'Abissale aveva fatto in modo che finisse nelle sue mani. L'elsa era decorata con la testa di un serpente; Nagga, probabilmente, la stessa bestia che il Re Grigio aveva abbattuto. Un'arma ideale per uccidere il servitore di un dio debole....
«Lessi nomi e parole che avevo già sentito altrove e che sapevo riferirsi ai misteri più orridi: Yuggoth, il Grande Cthulhu, Tsathoggua, Yog-Sothoth, R'lyeh, Nyarlathotep, Azathoth, Hastur, Yian, Leng, il lago di Hali, Bethmoora, il Segno Giallo, L’mur-Kathulos, Bran e il Magnum Innominandum; fui condotto in mondi estranei al nostro, di cui l'autore del Necronomicon aveva vagamente intuito l'esistenza; presi conoscenza degli abissi della vita originale, delle diverse correnti che ne derivano, e, finalmente, d'una mostruosa mescolanza che si era prodotta tra quelle correnti e un ulteriore abominio venuto dall'esterno.»
"Un tempo sognavo, e per me il mondo del sogno era più reale dell'esistenza che gli stupidi chiamano realtà, e più prezioso della mia stessa vita.“
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