Roland Crakehall

Conoscenze Religiose 1

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    Ambientato nel 277 DC

    "Parlato Roland"
    "Parlato James"
    "Parlato Anna Payne"
    "Parlato Lord Sumner"
    "Parlato Septa Morgana"


    "Ti prego, Roland lasciami andare! Giuro sui Sette che lo dico a nostra madre!" James Crakehall continuava a picchiare i pugni sul legno d'ebano di cui era formato un piccolo armadio nel quale Roland, suo fratello maggiore lo aveva rinchiuso ormai da un paio di minuti. "Fai di nuovo la spia, topo, è ti giuro io che non uscirai mai più di qui." Con voce bassa Roland cercò di spaventare ulteriormente il fratello che in tutta risposta aumentò le botte e gli strilli. "Smettila o te ne pentirai." James cacciò un ultimo urlo ancora più forte e si appiattì nel fondo dell'armadio iniziando a piangere. "Mi dispiace Roland ma non potevo dire una bugia a nostro padre. Mi aveva chiesto dove eri andato, io ti avevo visto uscire dal castello con Luton.. E..." Singhiozzò e sperò in una reazione positiva da parte del fratello minore quando improvvisamente una voce proveniente dal corridoio gelò i due fratelli. "Roland dove sei? Credevo fossi a lavarti. La Septa ti aspetta." Era loro madre Lady Anna Payne che ricordava a Roland di presentarsi dalla Septa. Immediatamente Roland aprì l'armadio e fece uscire James che boccheggiò alla ricerca di un po' d'aria. "Sei fortunato che sia arrivata nostra madre." Sussurrò Roland al fratello. "Adesso siediti e rimettiti a leggere." James affranto chinò la testa e sedendosi fece finta di riaprire il libro. In quello stesso momento entrò Lady Payne. "Roland, eccoti. Ah James, piccolo mio cosa è successo? Hai uno strano colorito rosso. E' successo qualcosa? Ho sentito delle urla provenire da questo corridoio." Prontamente Roland si fece avanti. "Ho semplicemente fatto un innocente scherzo a James. Di soppiatto mi sono avvicinato alle sue spalle e gli urlato alle orecchie. Era così immerso nella lettura che non si è neanche accorto della mia presenza." James si girò verso la madre e si sforzò di sorridere alla madre. La madre lo guardò male ma sempre con una pura dolcezza negli occhi, come solo una vera madre potrebbe fare. "Questa mattina hai veramente fatto una cosa terribile. Sei fortunato figliolo, Sumner ti voleva spedire dai Bolton. Spero che mi ripagherai comportandoti bene d'ora in avanti." Diede un ultimo sguardo compassionevole al figlio maggiore prima di concentrarsi con James chiedendogli cosa stesse leggendo con così tanta attenzione. "Certo madre, non ti deluderò." Rispose Roland. Quindi uscì, comunque ancora molto arrabbiato con il fratello minore, e si diresse verso la stanza della Septa.

    Due giorni prima Roland stanco di prendere lezioni dal Maestro Albinus aveva escogitato insieme al suo amico Luton, figlio di un fabbro che abitava in un piccolo villaggio vicino a Crakehall, una sorta di "punizione" nei confronti del Maestro con conseguente fuga dal castello. La prima parte del piano consisteva nel fare introdurre Luton nel castello. Per fare tutto in grande stile Roland chiese all'amico di portare con sé un piccolo sacco spiegandogli tutto ciò che avrebbe dovuto fare. Difatti proprio nel momento in cui stava per iniziare la lezione, Luton entrò nella piccola biblioteca dove si tenevano gli studi privati. Con foga corse verso il Maestro. Quindi Roland scattò e gli fece uno sgambetto, mentre barcollava Luton saltò e gli infilò il sacco in testa. Disorientato il povero e vecchio Maestro cadde a terra. I due risero per la buona riuscita e si diedero il cinque. Prima di andare Roland non ancora soddisfatto raccolse il più grande tomo presente nella biblioteca e lo lanciò con foga verso la pancia del dolorante Maestro. Erano riusciti a superare le mure del castello quando sfortunatamente suo fratello minore James che giocava in un boschetto vicino al castello, li vide camminare di soppiatto mentre nel frattempo si potevano sentire in lontananza le urla delle guardie, chiamate molto probabilmente dal Maestro. "Roland, Luton, che ci fate qui? Non è che..." Subito Roland strinse a se il fratello e gli tappò la bocca con una mano. "Noi non siamo mai stati qui. Giura! Tu non ci hai mai visto! Giura e non ti farò niente." Spaventato dalla foga del fratello James annuì. "Giuro, giuro, te lo... te lo prometto. Non dirò niente a nessuno." Roland confidò nella promessa del fratello e con l'amico scappò verso il villaggio dove Luton abitava, concludendo in sicurezza la fuga.

    Nello ore successive il fratello minore non riuscì a mantenere la parola data. Si impegnò a non dire niente alla madre ma quando suo padre, il Lord Sumner, in persona gli chiese se aveva per caso visto Roland scappare, dalla bocca gli uscì tutto quello che aveva promessi di non rivelare a nessuno. In poco tempo le guardie Crakehall raggiunsero la casa del fabbro, padre di Luton, e catturarono Roland che in quel momento era intento a lanciare sassi verso delle povere mucche che pascolavano nei dintorni. Prontamente fu portato al cospetto del Lord che per prima cosa, appena lo vide, gli diede un forte schiaffo sulla guancia. "Confido molto in te, figlio mio, molto, credimi. Ma oggi hai superato il limite. Il Maestro Albinus ti ha cresciuto ed allevato, come hai potuto fargli questo? Sei fortunato che si sia rotto solo qualche costola. Questo scherzo costerà molto caro a te e al tuo amico, che da ora in poi farà l'aiutante del Maestro Albinus di giorno e il custode dei porci la notte. Quanto a te sono stato tentato di spedirti come Scudiero in qualche Casata del Nord, magari dai Bolton, ma conoscendo il tuo carattere non so quanto durerai lì. Dunque da oggi in poi per un anno seguirai Septa Morgana in ogni processione, preghiera o cerimonia. Forse conoscere un po' meglio i Sette Dei ti aiuterà a maturare. Adesso vai nelle tue stanze e lavati. Morgana ti aspetta fra un'ora per il primo incontro." Roland si limitò ad annuire con la faccia rivolta verso il pavimento, continuando a stringere i pugni per tutta la durate del discorso del padre. Praticamente non aveva ascoltato niente. Era solamente pieno di rabbia nei confronti del fratello che non aveva mantenuto la parola data e lo aveva tradito. "Mi scuso padre, per la mia sconsiderata azione. Con il suo permesso andrei a prepararmi." Andando via dalla stanza del Lord, non si avvicinò neanche lontanamente alla sua stanza ma andò dritto alla ricerca del fratello minore che trovò intento a leggere un libro in una piccola stanza che conteneva un armadio di legno d'ebano e una scrivania in cui si poteva poggiare solo un libro e una lampada ad olio. "Piccolo bastardo! Ti faccio vedere io cosa succede a tradirmi! Vieni qui." Il piccolo Crakehall provò a sgusciare via ma i due anni di differenza tra i due si fecero sentire e James non fece neanche in tempo ad uscire via dalla stanzetta che era già stato catturato e chiuso dentro l'armadio. "Adesso rimarrai qui dentro, finché vorrò io. Forse uscirai tra un minuto forse tra un mese.... O chissà se, se ne ho voglio quando sarai così grade da non entrare più in questo armadio!"

    "Entra Roland." Roland aveva bussato alla porta dove la madre gli aveva indicato ci fosse la Septa e come comandato aprì la porta. La Septa stava continuando a ricamare da sola, la fissò per un po', dopodiché si avvicinò per vedere da vicino il tessuto. Era lavorato alla perfezione e curato nei minimi particolari. La Septa continuava a ricamare, mentre Roland sembrò adesso attratto da un libro posto a pochi passi dalla donna e aperto. Gli era sempre piaciuta la Septa Morgana, provava una strana attrazione nei suoi confronti, sembrava calmarlo nei momenti in cui la sua mente elaborava i pensieri più torbidi e crudeli. "La Stella a Sette Punte?" Domandò gentilmente. Visto che gli sarebbe toccato passare molto tempo con lui pensò di non trattarla male almeno all'inizio. Ormai i suoi dolci occhi viola aveva sortito il loro effetto. Non era più arrabbiato nei confronti del fratello né nei confronti di nessun altro, o meglio se ne era dimenticato. La Septa alzò gli occhi per osservare il testo. "Il Padre calò dal cielo sette stelle e le depose sulla fronte di Hugor della Collina, il primo re degli Andali, per formare la sua corona... si, è proprio il libro sacro. Come mai questo interesse? Sembri così annoiato quando ti parlo dei Sette..." A Roland non era mai interessata la religione, la considerava alla stregua di una favola. Non esitava neanche di maledire i Sette quando per errore sbatteva il mignolo contro una roccia. Il ragazzo rimase in silenzio, mentre la Septa prese il libro e proseguì con la lettura. "...la Fanciulla diede invece vita a una ragazza flessuosa come un salice e dagli occhi profondi come pozze blu, la quale divenne la prima moglie di Hugor e che, resa fertile dalla La Madre, gli diede quarantaquattro figli possenti, come predisse la La Vecchia..." Al giovane scoppiò una risata che cercò subito di smorzare mordendosi il labbro. "Quarantaquattro figli?" Roland si immaginò subito il povero utero di quella ragazza segnato da quarantaquattro parti. Rifuggì subito da quella idea anche perché non sapeva ancora molto bene come era formato l'organo riproduttivo femminile. "Non dubitare degli Dei!" Quindi, la Septa continuò. "...Il Guerriero donò ad ogni figlio l’abilità nell'uso delle armi, e il Il Fabbro lavorò per ognuno di essi un’armatura a piastre. Hai capito il senso di tutto ciò?" Roland non provò neanche a pensarci, non aveva mai ascoltato nulla inerente alla regione prima d'ora. Dunque, la Septa essendosi immaginata una situazione del genere mostrò al giovane un foglio raffiguranti diversi segni. Iniziò a collegare qualche cosa. "Allora, il Padre è il Giudizio, la Madre è il Nutrimento, il Guerriero è la Forza, la Fanciulla è l'Innocenza, il Fabbro è il Lavoro, la Vecchia è la Saggezza..." Il primogenito di Casa Crakehall cercò tra le immagini la settima divinità, ma sembrava non trovarlo. "Non è citato né in questo passaggio, né nella Canzone dei Sette, ma rappresenta la Morte e l'Ignoto. Non è nè uomo nè donna e al tempo stesso è sia uomo che donna. Eterno straniero in terra straniera, viandante da luoghi remoti, meno uomano e più umano, estraneo e inconoscibile." "Lo Sconosciuto?" Aveva sentito parlare di lui ma non aveva mai considerato che fosse la Settima Divinità. "Proprio così. La divinità nascosta." Alla fine della frase calò il silenzio nella stanza. Roland fissò la Septa e i suoi bellissimi capelli mossi color argento che arrivavano fino a metà petto. Quando pensò che stesse per domandargli dello scherzo fatto al Maestro con difficoltà le chiese una cosa che pensava di non dire mai nella sua intera vita; ogni cosa andava bene pur di non parlare di un azione che gli avrebbe fatto provare soggezione solo a causa della presenza di Morgana. "Ti prego Septa Morgana, parlamene, parlamene... di più." La Septa sorrise al giovane che subito arrossì. Passò il resto del tempo ad ascoltare le storie della Septa, che univano religione e leggenda, fin quando giunse il momento di salutare la Septa. "Ti vedo stranamente cambiato, Roland. Saranno state le parole di tuo padre o il rimorso per la tua azione, ma sono contenta. Forse quest' anno così ravvicinato alla religione ti potrà far comodo. A proposito, so che preferiresti non discuterne ma fammi un favore, domani vatti a scusare con il Maestro. Ci vediamo domani." Con un po di vergogna Roland annuì e lasciò la stanza stranamente felice. Chissà forse la Septa Morgana l'avrebbe potuto cambiare veramente.

    Edited by Roland Crakehall - 27/6/2017, 01:48
     
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    #iostoconMorgana #forzaSepta #cambialopernoi
     
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