Vessilli Rossi come il sangue

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    I vessilli sono stati radunati per un chiaro motivo... ma ovviamente questo lo sapete tutti.

    I presenti iniziarono a mormorare tra di loro, vero tutti lo sapevano, ma cosa sarebbe successo dopo?

    E' arrivato il momento che l'Ovest si prenda tutto quello che gli spetta, il Re per troppo tempo ha ignorato le nostre terre, preferendo stringere alleanze e proporre matrimoni a terre che hanno contribuito molto meno allo sviluppo del continente. Casa Targaryen pensa di poter attingere al nostro oro e alle nostre ricchezze a suo piacimento, pensa che con una stretta di mano io possa passare sopra alla morte di Kevan.

    Ogni parola era pronunciata con un tono distaccato, senza astio o rabbia, era la realtà dei fatti, la realtà dei Lannister quindi quella dell'Ovest.

    Beh si sbagliano, ed è sotto gli occhi di ogni uomo del continente quanto i Sette Regni gli stiano sfuggendo di mano. Le nostre fonti sparse per il continente ci hanno fornito un quadro generale di quello che sta accadendo.

    Un minuto uomo si alzò in piedi dopo le parole di Lord Tywin e a sua volta prese parola illustrando l'attuale situazione dei Sette Regni ai signori dell'Ovest.

    Il matrimonio con il Nord è debole e non ben visto dagli alfieri di casa Stark, inoltre il Nord sta subendo un'invasione da parte dei bruti. Lord Hoster dei fiumi ha richiesto al nostro signore un unione tra Lady Myria e il primogenito di casa Tully, mentre la Valle sta continuando la sua politica isolazionista, sorda a tutto quello che succede oltre le montagne. Un mercantile proveniente da Orkmont ci ha comunicato che le Isole sono in fermento, i Lord del posto si uccidono tra di loro in una guerra di potere. Il Reach passa da una festa all'altra, mentre ci sono giunte voci di un matrimonio imminente tra i Baratheon e i Connington. Dorne... Dorne è senza una guida, Lancia del Sole ha un nuovo signore ma non ci è chiaro se quest'ultimo sia ben accetto dai Lord locali.

    Lord Tywin appoggiò le mani sul tavolo osservando i suo alfieri.

    Questo è quello che accade ora, Approdo, è senza Re. Così come il resto del continente.
    Ora, chi guiderà l'avanguardia?

    Uno dopo l'altro degli uomini si fecero avanti, tra loro vi erano Crakehall, Lefford e Lydden.
    Io mio signore!

    Lasciatela a me!

    Mio signore la guiderò io, sono stato tra i primi a rispondere alla chiamata!


    Avete ragiono Lord Lydden, la fedeltà va premiata, l'onore va a lei... e a suo figlio.

    Per la prima volta il grande Leone degnò di uno sguardo anche il giovane Ausel, successivamente il discorso si spostò verso argomentazioni noiose per chi non era avvezzo alla guerra e ai combattimenti, parlarono del posizionamento della cavalleria, delle scorte degli armaioli e dei vettovagliamenti necessari a rifornire gli uomini di tutte le casate. Ausel affianco a suo padre si sarebbe dovuto sorbire tutte quelle cose in silenzio, poichè egli non aveva nè le competenze necessarie a dire qualcosa di sensato nè probabilmente la voglia di mettersi in gioco in quel contesto visto che suo padre non faceva altro che parlare, parlare e parlare. Un Lord desideroso di mettersi in mostra. Fece segno a suo figlio di abbassarsi per bisbigliargli veloci parole in mezzo a quel trambusto.

    Ausel, se riusciremo a prendere Approdo ti guadagnerai il rango di Ser, Lord Tywin è un uomo molto riconoscente. In più vi è la sua seconda figlia, Shyla, una donna di rara bellezza da quel che ho sentito, sulle tue spalle ricadrà il futuro di una casa Lydden forte e seconda sola ai nostri signori.
    Sorrise felice, quella guerra avrebbe portato i tassi a toccare i Sette Dei o alla loro rovina, ma lui ovviamente sperava il primo caso.
    Sempre in quella tenda una seconda figura fece silenziosamente la sua entrata in scena, una donna alta e slanciata, che indossava una armatura rossa, con il simbolo di casa Lannister dipinto sulla pettorina. Il suo era un volto comune, il classico di una giovane contadina, ma un occhio attento sarebbe riuscito a vedere di più, piccole rughe, alcuni tagli sulle labbra, segno di una donna che non aveva passato la sua esistenza a zappare. Quella donna si avvicinò da dietro alla giovane Lady Lannister, sussurrando delle parole.

    Mia signora, Lady Elly.

    La donna aveva imparato a suo spese a trattare i nobili come consono al loro rango, chinò leggermente il capo in attesa che la piccola Elly si girasse verso di lei.

    Sono Elizeha e sarò la sua guardia personale da qui ad Approdo del Re, i miei compiti saranno quelli di vegliare sulla sua salute e incolumità.

    La donna teneva la mano buona sul pomolo della spada, mentre quella menomata giocava con la lunga treccia castana che scendeva davanti al suo petto. La mano destra non aveva tre dita, la punizione che veniva inflitta ai ladri.

    L'avviso però.

    Chinò di nuovo il capo prima di pronunciare quelle parole.

    Che non sono una dama di compagnia, io non le farò i capelli o intratterrò con "discorsi" da signora, trattatemi per quello che sono, un soldato.

    Era chiaro che nell'immediato futuro di Elly quella donna sarebbe stata onnipresente, soprattutto in una città come Approdo del Re.

    Ad Approdo le signore di Lannisport dovranno gestire la corte e ovviamente lei avrà bisogno della mia protezione, ne eravate al corrente?

    O forse Elly pensava che una volta partito l'esercito lei se ne sarebbe tornata a casa?


    c.c non sapevo che avevate terminato! Bon reagite e andiamo avanti, tanto siete veloci
    il pc ha volte va e a volte no, questo post l'ho scritto dal telefono, è stato un parto
    scrivetemi per qualsiasi dubbio

    Elly questa è elizeha
     
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    Ausel Lydden ”parlato”
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    Gli occhi indagatori di Tywin Lannister non una volta si erano posati su di lui in quella lunga ed estenuante attesa, in quel silenzio assordante in cui ognuno taceva o sussurrava al vicino quello che stava pensando.
    L’uomo austero e con una certa regalità posò la coppa di vino e iniziò a parlare. Aveva una voce calma, quasi distaccata. Non vi era rabbia oppure odio. Sembrava distaccato da ciò che stava dicendo, quasi non gli dessero nessuna emozione.
    L’uomo disse di aver radunato i vessilli di guerra per le motivazioni note ai più. Ausel guardò intorno a sé gli uomini, i cavalieri e le dame mormorare tra loro. I cavalieri e i signori avevano un modo molto più marcato e materiale di mormorare, mentre le lady cercavano di non farsi scorgere o di nascondere le loro labbra con le mani oppure dei ventagli.
    Ausel notò come l’uomo non fece nessuna piega quando nominò suo fratello, il defunto lord Kevan Lannister. Egli, da quanto gli aveva detto suo padre, era stato un buon fratello per lord Tywin e la sua morte aveva colpito molto il leone. Ausel non riuscì a vedere rabbia o furore o delusione nelle parole che il lord di Lannister aveva pronunciato. Non che si aspettava una sua manifestazione plateale, ma anche una pausa. Un qualcosa che dimostrasse la fraternità tra i due. Ausel lasciò correre attendendo le altre parole. Molto probabilmente non era opportuno farsi vedere “debole” davanti a tutti i lord delle Terre dell’Ovest uniti sotto quella tenda. Lord Tywin doveva essere tutto d’un pezzo per poter esigere rispetto.
    Appena il lord di Lannister smise di parlare, un uomo minuto si alzò in piedi e prese la parola. Ausel volse il suo sguardo verso quella persona tralasciando per un attimo il leone che aveva parlato prima. Egli fece un quadro della situazione attuale. Parlò di come il Nord stava subendo un’invasione da parte dei Bruti.
    «Chissà perché i Bruti stanno invadendo il Nord?»
    Si ritrovò a pensare il giovane Tasso. Dall’uomo minuto Ausel e gli uomini presenti seppero di come i lord della Valle si stessero isolando e di come il lord dei Fiumi volesse contrarre un matrimonio tra il suo primogenito e la figlia di lord Tywin.
    «Chissà cosa stanno tramando quelli della Valle per isolarsi.» Seppe anche che le Isole di Ferro erano in subbuglio dove i vari lord si uccidevano tra loro. Nell’Altopiano si perdeva tempo a fare feste e Ausel pensò a suo zio e ai suoi nonni materni lì a Coldmoat, vicino il Lago Rosso. Era da un po’ che non li vedeva e le missive che mandavano narravano sempre di quanto stessero bene e di quanto gli mancasse vedere la mamma. Ad Ausel mancava andare dal Maestro di corte e sfogliare i suoi numerosi e voluminosi libri. Altra cosa che gli mancava era la parola che sentiva più volte quando era piccolo. Solo lì poteva sentirla spesso, molto più spesso di quanto la sentiva a Deep Den: Ragnetto. Nella Tana era solo sua madre a chiamarlo così, lì, invece, a Coldmoat tutti lo chiamavano così, almeno fino a quando non era cresciuto e quella parola sembrava fuori luogo. Solo i suoi nonni e suo zio continuavano ad usarla.
    L’uomo continuò nella sua lunga e dettagliata rappresentazione dei fatti annunciando un imminente matrimonio tra i Baratheon e i Connington. Il giovane Tasso venne anche a sapere di come a Dorne non ci fosse più una guida stabile. In poche parole il regno stava andando verso una direzione non proprio piacevole con il Nord invaso, la Valle isolata e il Sud diviso tra feste e insurrezioni.
    Ausel voltò lo sguardo verso destra cercando la persona che avesse fatto quel rumore. Lord Tywin aveva poggiato le mani sul tavolo. Stava osservando tutti i presenti, dal primo all’ultimo. Con il tono di voce che richiamava attenzione e silenzio nello stesso tempo, chiese chi volesse guidare l’avanguardia.
    La prima mano ad alzarsi fu quella del lord di Crakehall. Il cinghiale sulla sua armatura ne indicava l’appartenenza. Subito dopo fece eco la voce del signore dei Lefford di Zanna Dorata. La montagna con il sole rivelarono la sua appartenenza. In quel trambusto di “Fammi alzare la mano per far vedere che sono il più bravo” anche suo padre fece eco con la sua voce. Chiese di guidare lui l’avanguardia perché era stato il primo a rispondere alla chiamata. Ausel si sentì sprofondare vergognandosi di quanto fosse “bimbo” suo padre. Non aveva trovato nessuna motivazione ulteriore nel proporre la sua candidatura se non il fatto di essere arrivato per primo. Avrebbe voluto allontanarsi da quel posto e non aver così tanta vergogna per suo padre. L’avanguardia voleva dire essere i primi ad attaccare. Essere i primi a dover soccombere sotto le frecce nemiche. I primi a dover parare gli attacchi avversari. Stava mandando i suoi uomini a far da apripista e da esploratori in territori nemici.
    In quel momento Ausel non sapeva se guardare suo padre con stupore o con rassegnazione. Stava pensando a se stesso e alla gloria che gli avrebbe portato quel potenziale compito o ai suoi uomini? Stava pensando a sé e la conferma la ottenne poco più in là.
    Lord Tywin accettò la candidatura di suo padre e guardò anche Ausel. Il giovane Tasso cercò di mantenersi fiero in quella situazione. Mantenne le spalle dritte, cercò una postura dignitosa e fece un sorriso smorzato dalla voglia di dire a suo padre che stava facendo una cavolata.
    Il lord di Lannister continuò a spiegare la disposizione delle truppe, i rifornimenti e gli altri dettagli bellici in cui la voce di suo padre seguiva quella del lord oppure confermava le sue parole. Suo padre continuava a far sfoggio della sua presenza e dell’onore che aveva ricevuto senza pensare all’onere che ne derivava. Avrebbe dovuto pensare prima di far di tutto pur di mettersi in mostra. Dopo diversi minuti di discorsi senza un senso, Ausel vide suo padre fargli segno di abbassarsi.
    Ausel obbedì e ascoltò le parole che suo padre gli disse. Ser. Avrebbe avuto il titolo di Ser solo se fosse stato tanto abile, furbo o fortunato da uscirne vivo al termine di tutto. Ausel aveva poca fiducia in sé che sapeva in cuor suo che tutto ciò non si sarebbe mai verificato. Altra cosa che premeva a suo padre era quello di avvicinare i Lydden ai Lannister.
    ”Come hai sempre desiderato padre. Vedere i Lydden nel ruolo che gli spetta di diritto dal compianto Joffrey Lannister che un tempo era un Lydden, vero? Avere maggior potere perché lord Tywin discende da una Webber. A quanto sento già hai dimenticato la piccola Lannister di prima? Era un piccolo partito e questo già lo sapevi, vero.”
    Ausel aveva sussurrato quelle parole al padre cercando di non farsi sentire dagli altri lord che erano lì accanto. Gli altri lord, discutendo tra loro difficilmente lo avrebbero sentito. Erano intenti a pianificare e progettare e studiare il tutto nei minimi particolari.
    Ausel aveva un tono rammaricato e uno sguardo rattristato.
    Suo padre avrebbe trascinato suo figlio, il suo primogenito, in una campagna dove sicuramente si sarebbe combattuto. Nonostante sapesse quanto Ausel fosse una pippa con la spada, lo stava trascinando in quella cosa. Pur di vedere il nome dei Lydden al di sopra degli altri, avrebbe fatto di tutto? Ausel sperava ancora di vedere in lui quella generosità e quella bontà d’animo che aveva visto fino a quando non era sorto quella sorta di rivalità e astio tra i due. Ausel non vedeva se stesso migliore del padre, anzi, si riteneva una delusione. Voleva renderlo fiero di lui, renderlo orgoglioso, ma suo padre di certo non gli rendeva le cose facili.
    Voleva farlo sposare con una donna. Ausel non aveva di quelle intenzioni, anzi, preferiva altro. Non avrebbe mai trovato una donna che avrebbe capito il suo star male. Ne avrebbe approfittato e avrebbe sparso fango su di lui e la sua famiglia. Quale disonore più grande per un padre che avere un figlio sodomita.
    Stava mandando suo figlio alla guerra, forse, sapendo quanto fosse negato.
    Ausel sperava ancora di poterlo far ragionare, anche se ormai ogni cosa era stata fatta e suo padre non poteva più tirarsi indietro.
    Volse lo sguardo oltre suo padre cercando la piccola Elly. Era intenta a parlare con una donna in armatura. Forse non lo stava nemmeno vedendo.
    Ritornò su suo padre aspettandosi uno sguardo feroce.
     
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  3. Chiara_92
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    La riunione nella tenda fu probabilmente il momento più strano sin da quando Elly e tutti gli uomini Lannister avevano lasciato Castel Granito assieme ai soldati delle case vassalle.
    La giovane leoncina di Lannisport aveva subito capito che quella là dentro non sarebbe stata una specie di consiglio di guerra o qualcosa che potesse concernere solo l’arte bellica, altrimenti la presenza di così tante Lady all’interno della tenda sarebbe stata ingiustificata, a meno che tutte le donne ivi presenti non fossero condottiere di armate di cui però Elly non aveva mai sentito parlare prima di allora.
    Anche in quel caso, la severità nei costumi di Lord Tywin non si smentì ma, al contrario, si consolidò in quello che era un esempio perfetto della sua austerità.
    Non un luccichio di sentimento sembrava trasparire dagli occhi dello zio di Elly, persino nell’istante in cui si ritrovò costretto a parlare di Kevan Lannister. A tali parole Elly si morse un labbro ed incrociò nervosamente le dita delle mani. Le erano giunte notizie della morte di suo zio Kevan, quando ancora risiedeva a Lannisport, ma non aveva mai capito come potesse essere accaduto, in quanto tutti si erano rifiutati di fornirle qualsivoglia dettaglio. Quella era, in effetti, la prima volta che aveva occasione di fare un po’ di chiarezza su quel misterioso decesso e, a giudicare dalle parole del Lord di Castel Granito, i Targaryen sembravano avere pienamente le mani in pasta in quella faccenda.
    Ma le prime parole di Tywin non erano altro che un voler “rendere partecipi” i presenti delle sue idee e del suo palese rancore verso le Terre della Corona che, a suo dire, non avevano fatto altro che usare casa Lannister e le sue terre come salvadanaio personale da cui attingere, ma tagliandoli fuori da ogni decisione politica degna di nota.
    Elly non sapeva quanto di vero ci fosse in quelle parole: fino a pochi giorni prima, tutto ciò che aveva veduto nel corso della sua vita erano state le due città principali delle Terre dell’Ovest, mentre ora si trovava in una tenda, circondata da perfetti sconosciuti che parlavano di questioni altrettanto sconosciute. Ci avrebbe messo un po’ a raccapezzarsi di quanto stesse accadendo nei Sette Regni. Fortunatamente però, in quell’occasione, un valido aiuto le venne fornito proprio dalle parole di Tywin, che riassunse brevemente le ultime nuove più importanti provenienti dai quattro angoli del Continente Occidentale. Non sapeva se fosse solo una sua sensazione o se ciò corrispondesse a verità, ma stando a quanto diceva suo zio, i Sette Regni sembravano letteralmente in fermento. Guerre, morti, invasioni di Bruti a Nord… e tutto nello stesso momento.
    “Sembra che l’unico posto ancora in salvo siano le Terre dell’Ovest…” Pensò tra sé Elly, osservando la coppa di vino posata poco prima sul tavolo da suo zio.
    Ma furono le successive parole di Tywin a preoccuparla enormemente: parlavano di avanguardie e del fatto che dovesse essere comandata da uno dei presenti.
    Che significava? Stavano entrando in guerra contro il trono di spade? Si stavano apertamente rivoltando alla Corona? Elly comprendeva l’astio verso coloro che stavano sfruttando la sua casata per puro profitto economico, ma non pensava che il passo tra l’odio e la guerra aperta potesse essere così breve.
    Nonostante ciò, però, si guardò bene dal dire qualsiasi cosa: lo sguardo glaciale che Tywin posava a turno sui presenti era abbastanza per ammutolirla, senza tuttavia impedirle di inghiottire nervosamente.
    Cosa avrebbero fatto? Le avrebbero messo addosso un’armatura adatta a lei, messo in mano una spada ed uno scudo e mandata a combattere in prima linea?
    Al solo pensiero le venne la pelle d’oca, specialmente se ripensava all’unica volta in cui aveva cercato di impugnare una lama: la spada le era caduta dalle mani per via del peso eccessivo e aveva persino rischiato di farsi del male, a seguito di quell’incidente.
    Strizzando gli occhi azzurri, Elly tornò infine alla realtà: si stava facendo troppe paranoie… probabilmente non stavano entrando in guerra, né avrebbero combattuto, di sicuro era lei ad aver capito male… in realtà non ne era certa, ma l’unica cosa che poteva fare era sperare in quella seconda opzione con tutte le sue forze.
    Dello stesso avviso non sembravano molti dei Lord là presenti, che facevano a gara per accaparrarsi l’onore di guidare l’avanguardia delle truppe Lannister, onore che venne concesso a Lord Lydden e a suo figlio Ausel.
    Fu allora che Elly rivolse il suo sguardo nella sua direzione e lo vide assumere un’aria fiera, che tuttavia sembrava avere qualcosa di strano; non ne era certa, anzi, non ci avrebbe scommesso due penny, ma il suo sguardo lasciava intuire come quello fosse un onore a cui avrebbe volentieri rinunciato e la ragazzina non si sentì minimamente di biasimarlo: da parte sua Elly se la faceva sotto al solo pensiero di ritrovarsi in prima linea di fronte ad una carica di cavalieri armati fino ai denti, di certo se si fosse ritrovata in una situazione simile sarebbe scappata a gambe levate senza se e senza ma.
    Concentrata com’era ad osservare il ragazzo dai capelli biondi e di come suo padre stesse sussurrando qualcosa al suo orecchio, quasi non si accorse di una donna che, nel frattempo, le si era avvicinata, mettendosi di fianco a lei.
    A quel punto, quasi rinsavendo da quella specie di mondo personale in cui era caduta Elly nel frattempo, si voltò di scatto con espressione quasi sorpresa. La donna in questione indossava un’armatura col simbolo dei Lannister inciso su di essa, cosa che le fece capire immediatamente capire di essere al sicuro e di potersi fidare. Fu quello che disse poi, in realtà, a stupire Elly e a farle provare mille sentimenti diversi.
    “Guardia personale?” Ripeté, sorpresa: aveva sempre pensato che gli uomini dell’esercito fossero sufficienti a proteggerla, invece a quanto sembrava il posto in cui stavano dirigendo era più pericoloso del previsto.
    In seguito la donna volle sottolineare come non fosse una dama di compagnia ma che fosse là esclusivamente per proteggerla e ciò le parve sensato: ognuno, a corte, aveva un compito ben specifico ed Elly non si sarebbe mai permessa di avanzare richieste a qualcuno che non fosse predisposto a svolgere simili mansioni.
    “Va benissimo, nessun problema… ser Elizeha” Azzardò, non sapendo se potesse rivolgersi a lei col grado di cavaliere.
    In seguito venne domandato alla leoncina se il suo arrivo le fosse stato preannunciato, ma Elly scosse la testa, mormorando “No… a dire il vero nessuno mi aveva detto nulla, non sapevo neppure che saremmo partiti per Approdo del Re”. Non riuscì a nascondere una certa emozione, nella voce: nella Capitale vi era stata solo una volta, quando era ancora troppo bambina per poter incamerare ricordi definiti dell’esperienza, ma in quel caso i sentimenti le parvero contrastanti e ne approfittò per chiedere ad Elizeha “Non stiamo… andando in guerra, quindi? Da come Lord Tywin aveva parlato, pensavo di sì”.
    Tacque per un momento, e poi Elly aggiunse “Non mi ricordo molto di Approdo del Re, è un posto così pericoloso da dover fornire una guardia personale a tutti i nobili?”.
    Non sapendo cosa aspettarsi, era bene avere un quadro completo della situazione, in modo da essere preparati ad ogni eventualità, questo pensava Elly, il cui sguardo nuovamente si perse, andando ad incrociare per la seconda volta quello di Ausel, a cui rivolse un leggero sorriso, quasi come se con gli occhi volesse esprimere il suo non aver capito molto di quanto stesse per accadere, ad Approdo del Re.
     
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    Non sono un Ser, sono una donna.

    Il tono era palesemente stizzato, quella ragazzina forse dormiva in piedi?

    La mia signora ha mal di testa? Lord Tywin non ha ammassato più di tremila uomini per fare una passeggiata, sì stiamo andando in guerra

    Inizialmente la domanda doveva essere un'altra, "mia signora forse ha battuto la testa?" ma la lingua rielaborò il tutto per farla apparire cortese, avrebbe voluto combattere per Tywin, non fare da guardia alla sua famiglia. Ma in fin dei conti doveva obbedire, o sarebbe rifinita in una cella a massacrarsi con stupratori,ladri e assassini per un pezzo di pane.

    Voi ovviamente non entrerete con l'esercito, arriveremo dopo che tutto si sarà calmato, ma la sicurezza non è mai troppa dopo un assedio... sa mia signora il popolo non ama le case in fiamme e i figli morti.

    Era ormai chiaro che Elizeha non era una che andava per il sottile, sarebbe sempre stata schietta e dura, qualsiasi persona si fosse trovata davanti, schietta e dura come quello che aveva passato per arrivare in quel tendone, con quella cotta rossa e la spada al fianco.

    ----



    Allora è deciso, domani smonteremo l'accampamento e marceremo su Approdo. Casa Lydden fiancheggiata da Casa Swift e Casa Brax guideranno l'avanguardia verso la porta del Leone. Una volta arrivati i nostri uomini faranno in modo di farcela trovare aperta, da lì avanzeremo, presidiando il Gran Tempio, il Porto e infine la Fortezza Rossa. Con le cappe dorate dalla nostra parte solo i soldati di casa Targaryen si opporranno a noi, ma senza la guida del Re non opporranno troppa resistenza.

    Lord Tywin alzò il calice all'altezza del busto attendendo che chì fosse munito di un calice imitasse il suo gesto.

    All'Ovest

    Bevve il contenuto della sua coppa dopo quel freddo e quasi religioso brindisi, infine uscì dalla tenda. Molti Lord lo imitarono, dovevano iniziare a preparare gli uomini per la partenza, affilare le armi, riparare le armature e tutto quello che l'inizio di una campagna militare richiedeva. Con la tenda che stava iniziando a svuotarsi Lord Lydden rivolse un sorriso al figlio, era realmente felice. Si alzò in piedi e strinse la spalla di Ausel.

    Figliolo, il giorno è giunto, prepara il tuo coraggio e sii al mio fianco, mostra a tutti di cosa sono capaci gli uomini dell'Ovest, veri uomini che non temono nè morte nè dolore. Oggi stai scrivendo il tuo nome sui libri di storia, ma quella dei Lydden non sarà solo una pagina.


    la stanza inizia a svuotarsi, se volete parlarvi bene, se no andate nelle vostre tende o fate altro. Preparatevi fisicamente e mentalmente per quello che verrà.


    Mia signora l'accompagno nella sua tenda? Se questo non è il desiderio della mia Lady io chiederei di essere congedata, vorrei far affilare la mia lama dal fabbro prima della partenza.

    Chinò leggermente il capo, nella speranza di essere congedata e di non dover rivolgere la parola a quella ragazzina fino al giorno seguente.





    Nel paragrafo storia trovate la storia del nostro got
    piccolo estratto di cose che dovete sapere almeno per sentito dire :

    Il Ruggito del leone e le Fiammate del Drago

    E' il 282 A.A. Nei cinque anni di assenza da Approdo del Re, Lord Tywin non ha mai dimenticato il tentativo di Aerys di stuprare Joanna e passa gli anni a radunare un'armata con cui attaccare il Trono di Spade.
    Appena saputo della cosa, Aerys condanna al rogo il suo Primo Cavaliere ed al suo posto pone Lord Qarlton Chelsted. Aerys inoltre ordina alla Gilda degli Alchimisti di preparare grosse quantità di Altofuoco.
    Ignaro delle idee piromani del padre, il Principe Rhaegar raduna un esercito con cui contrastare l'armata Lannister. Al suo fianco c'è Ser Jon Connington, amico del principe fin dall'infanzia, e Lord Steffon Baratheon. Anche tre Cavalieri della Guardia Reale sono con lui: Ser Lewyn Martell, Ser Barristan e Ser Oswell Whent.
    Le due armate si incontrano a metà strada, nella Terra dei Fiumi, lungo le rive del Tumblestone, in quella che diventerà nota come la Battaglia del Tridente.

    Battaglia del Tridente

    Le forze dei Lannister e quelle dei Targaryen si combattono violentemente in uno scontro che perdura per tre giorni. Molti uomini valenti cadono, tra cui Ser Oswell Whent, della Guardia Reale, e Ser Kevan Lannister. Anche Tully e Tyrell si uniscono alla battaglia, i primi si alleano ai Targaryen, mentre i Tyrell portano rinforzi ai Lannister. I due schieramenti si equivalgono.

    L'ululato del Lupo ed il sibilo delle Serpi

    E' il terzo giorno di combattimento al Tridente e nessuno dei due schieramenti sembra cedere, anzi la i combattimenti si fanno sempre più sanguinosi. Ser Armory Loch combatte contro Ser Jon Connington su un piccolo spiazzo di melma. Connington perde due dita della mano sinistra e quasi ci rimette l'occhio, ma riesce a prevalere, mozzando di netto la testa a Loch.
    Suona l'Ora del Lupo quando infine Lord Edwin Stark discende dal Nord, al suo fianco cavalcano il figlio, Rickard e i Lord del Nord. Con un glorioso assalto sfondano la fanteria Lannister, mandando in rotta parte dell'esercito Lannister. Lord Tywin è però tutt'altro che sconfitto e presto la sua mente strategica fa tornare le sue armate in linea.
    Ad un certo punto però, il corno dei Tyrell, alleati dei Lannister, suona la ritirata: da sud, schiere di veloci destrieri dorniani cavalcano nella luce dell'alba. Le forze di Tywin Lannister e di Mace Tyrell si trovano così circondate. La Battaglia si ferma.

    La fine di Aerys

    Aerys è solo nella Sala del Trono. Solo con le sue paure ed i suoi dubbi. Tutti lo hanno abbandonato: la Regina sua moglie, il suo Erede, gli altri suoi figli e tutto il Concilio Ristretto.
    Al suo fianco solo Ser Gerold Hightower, Lord Comandante della Guardia Reale. Il Toro Bianco assiste il suo Re come meglio può sorreggendolo e sopportandone gli schizzi, ma ormai Aerys è incontrollabile.
    Da a Gerold del traditore e, senza preavviso, gli getta addosso un'ampolla di Altofuoco. Il buona Cavaliere muore tra urla strazianti, mentre Aerys fugge dalla Fortezza Rossa e corre per strada. Più e più volte scivola, ferendosi alle mani, alle ginocchia e al volto, ma si rialza sempre e corre in direzione della Fossa dei Draghi: all'interno vi è Ikarus, il drago nato dal rogo di Sala dell'Estate.
    Il drago dorme, ignaro dell'ingresso di Aerys nella sua tana, ma si sveglia quando il sovrano tenta di saligli in groppa. Ruggiti e fiammate si levano nel cielo di Approdo del Re, miste alle urla di panico di Aerys ed alle grida dei cittadini. Alla fine il drago ha la meglio e, con una torsione del collo, afferra il Re con i denti, dilaniandolo. Il drago infine da alle fiamme la Fossa dei Draghi e adirato scappa nella notte.

    L'Arrivo degli Arryn

    Parte della capitale brucia tra le fiamme scatenate dal drago, quando Lord Arryn giunge alla città con il pretesto di metterla sotto assedio. Come ovvio, il Lord di Nido dell'Aquila, abbandona il suo intento ed entra nella città cercando di coordinare gli sforzi per spegnere gli incendi e salvare i cittadini.
     
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    Ausel Lydden ”parlato”
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    Lord Tywin stava dando le ultime direttive in quella che aveva tutta l’aria di una imminente campagna di guerra dove molte persone sarebbero cadute per il cruccio di altri.
    Casa Lydden sarebbe stata affiancata da Casa Swyft e Casa Brax. Le terre di Casa Brax erano prossime a quelle dei Lydden, separate solo da alcune colline che fungevano da confine naturale. Le terre degli Swyft, i Galli, erano separate da quelle dei tassi dalle terre dei Pavoni di Serrett. I tre stendardi, il Tasso dei Lydden, il Gallo degli Swyft e l’Unicorno viola dei Brax avrebbero campeggiato davanti a tutti gli altri non annunciando una buona giornata come erano soliti fare i galli, non raccontando favole dove spesso si ritrovavano gli unicorni e non nascondendosi come facevano i tassi.
    Superate le porte, già questa una grande impresa, l’esercito avrebbe marciato presidiando il Grande Tempio di Baelor, il Porto e la Fortezza Rossa.
    Ausel aveva sempre sperato di vedere Approdo del Re un giorno, ma non in quel modo. Si immaginava di partecipare a qualche torneo, di visitarla con la sua famiglia o in solitaria, di perdersi in quei vicoli inspirando l’odore sgradevole che si diceva avvolgesse quella città.
    Ausel continuò ad ascoltare le parole del vecchio Leone di Lannister. Tutto sembrava così lineare e così semplice. Mai nulla era stato semplice per il giovane Tasso e non vedeva perché una campagna organizzata a tavolino dovesse risultare semplice anche nella pratica. Qualcosa sarebbe andato storto. Non voleva assolutamente pensarci, ma qualcosa dentro gli diceva che qualcosa sarebbe potuta andare storto. Una tra le tante: Ausel non sapeva assolutamente combattere con la spada. Su cosa si sarebbe potuto affidare?
    Lord Tywin alzò il calice aspettando che tutti lo imitassero. Anche Ausel prese quello che aveva accanto a se. Lo alzò come fecero gli altri e brindò alla riuscita di quel piano che avrebbe portato i Leoni a controllare Approdo del Re.
    Ausel appoggiò il calice alle sue labbra e bevve un piccolo sorso, un sorso amaro e astringente, non dolce come se lo aspettava.
    Molti lord iniziarono ad uscire da quel padiglione svuotandolo di volta in volta di nobili teste. Il padre di Ausel, rimasto accanto a lui, gli parlò sorridendo. Ausel rimase stupito da quel sorriso. Sembrava davvero felice e divertito di ciò che era successo. Era felice perché il suo nome poteva passare di bocca in bocca. Era felice perché avrebbe potuto coronare il suo sogno, portare i Tassi di Lydden ai vertici. Il lord si alzò e strinse la spalla del figlio dicendogli qualcosa. Ausel ascoltò tutto senza interromperlo. Dopotutto era davvero venuto il giorno per cui suo padre aveva pregato, semmai avesse pregato qualche volta i Sette Dei.
    Non sapeva cosa dire, realmente Ausel era spiazzato dal volto di suo padre.
    ”Padre, ti starò accanto per quello che posso. Sai … ”
    Ausel si guardò attorno per vedere che quasi tutti se ne fossero andati. Non gli andava di discutere con suo padre con occhi indiscreti e sconosciuti che lo fissavano. Chiese a suo padre di distanziarsi da quel tavolo e di ascoltarlo. Voleva parlare solo con lui.
    Erano rimasti in pochi in quella tenda tra cui la piccola Lannister con cui aveva parlato prima. Nessuno stava guardando un figlio che parlava con suo padre e ciò diede ad Ausel la forza di dire quelle parole.
    ” … sai che non riuscirò mai ad essere abile e capace come te. Come potrò aiutarti? Perché hai voluto mettere a rischio i tuoi stessi uomini, padre?”
    «Hai voluto mettere a rischio me.» Avrebbe voluto dire realmente il giovane Tasso. Aveva paura di ciò che sarebbe successo, aveva letteralmente paura di come potevano finire le cose. Con suo padre ferito e con lui morto, chi avrebbe dato lustro alla casata dei Lydden? Ausel non era pronto e non si sarebbe mai sentito pronto.
    ”So che non puoi tirarti indietro, padre, ma non rischiare la tua vita per gli altri. Sei tu mio padre, non queste persone che nemmeno conosco se non di nome.” Ausel stava parlando a bassa voce per evitare di essere sentito.
    ”Ti prego, non rischiare la tua vita e ti scongiuro per i Sette, pensa a quello che ti ho detto, padre. Ti lascio perché non voglio irritarti ulteriormente. Spero mi parlerai più tardi. Se non lo farai, capirò il tuo pensiero.”
    Ausel non sapeva come suo padre avrebbe reagito a quelle parole. Ciò che sapeva era che la sua incolumità mentale sarebbe stata minata se fosse rimasto. Suo padre avrebbe potuto reagire male e sarebbe potuta nascere una discussione. Era meglio se quella ipotesi venisse posticipata e si svolgesse in luoghi appartati e non in quel capannone. Suo padre non poteva certo commuoversi in quel luogo, quindi in tal caso sarebbe stato meglio farglielo fare in sede appartata. Ogni sua reazione avrebbe potuto compromettere la figura di suo padre. Forse l’unica cosa sensata che Ausel aveva fatto dopo aver dato alito alle sue parole fu quella di lasciarlo.

    Ormai il capannone si era svuotato ed erano rimasti in pochi. Ausel si voltò e dopo aver parlato con suo padre e avergli detto quelle parole si avviò verso l’uscita. Non voleva che suo padre lo chiamasse. Non voleva litigare in quella struttura, non voleva danneggiare suo padre, non voleva fare nulla, eppure aveva parlato.
    Parlato perché spinto dai sentimenti. Lui era il solo padre che avrebbe potuto avere e non voleva perderlo nonostante si fossero allontanati anni fa.
    Non voleva perderlo.

    Dirigendosi verso l’uscita intravide la ragazzina che aveva scortato in quel luogo, la giovane Elly Lannister. Non voleva parlare con lei, con nessuno in verità Non era stata una delle migliori giornate che il giovane Lydden aveva passato. Spesso, quando gli capitavano queste giornate no, tendeva a chiudersi in se stesso. Probabilmente lo avrebbe fatto anche quella volta.
    Uscendo vide la piccola Elly guardarlo. Gli lanciò un tenue sorriso muovendo solo l’angolo destro della bocca verso l’alto. Non era in vene di sorridere e ciò lo stava dimostrando. Oltrepassò la soglia e si ritrovò all’esterno della struttura.
    Alcuni uomini si stavano affollando dirigendosi in ogni direzione verso le loro mete. Ausel fece qualche passo allontanandosi da quella grande tenda. Non troppo da non essere visto da chi usciva dalla tenda.
     
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    La vicinanza tra la nuova guardia personale e la ragazzina su cui era incaricata di vigilare non era certo iniziato nel migliore dei modi. Era evidente che il titolo onorifico con cui si rivolse ad Elizeha non fosse adeguato e questo fu proprio la guardia a farglielo notare, con aria visibilmente seccata. Nuovamente, Elly sentì di voler sprofondare trenta metri sotto terra. Possibile che, anche in occasioni del genere, finiva sempre per fare bruttissime figure come quella? Peraltro... due dello stesso tipo nel medesimo giorno...
    “Ehm, scusate, non ho ancora molta dimestichezza coi titoli” Balbettò imbarazzata, sentendo le proprie gote avvampare improvvisamente, distogliendo lo sguardo da quello glaciale della sua guardiana, che tuttavia passò subito oltre, affrettandosi a specificare che tutti quei soldati non fossero stati là riuniti per un mero corteo da far sfilare fino alle Terre della Corona, il tutto mantenendo un’aria vagamente seccata, che di certo non aiutava la leoncina a sentirsi a proprio agio. Le era già capitato che qualcuno le si rivolgesse in quel modo, ma si parlava delle sue sorelle, che era abituata a gestire, non una perfetta sconosciuta. D’altro canto però non gliene faceva certo una colpa: era un soldato, non una diplomatica, e come aveva specificato lei stessa, non era là per farle da dama da compagnia personale.
    “S-sì, in effetti… avete ragione, sono stata sciocca a non averci pensato” Ammise Elly, che se avesse potuto, sarebbe scomparsa nel nulla là su due piedi, ascoltando poi ciò che aggiunse Elizeha e sentendosi leggermente sollevata nel realizzare che se ne sarebbe rimasta nelle retrovie, al sicuro e in salute. Se un primo pensiero se n’era andato, se ne presentò un secondo, ben più spaventoso ed inquietante, che tuttavia evitò di esprimere ad alta voce: e se gli uomini di suo zio Tywin fossero stati sconfitti? Che sarebbe accaduto poi? Lei sarebbe dovuta scappare a Castel Granito? O sarebbe stata catturata? Erano incognite troppo grandi, ma evitò di porre troppe domande tutte assieme, limitandosi ad annuire, mormorando un “Capisco… speriamo solo che questa guerra finisca in fretta” Mormorò, sapendo che i racconti eroici di conquiste e battaglie erano ben diversi dalla realtà: morti, feriti, mutilazioni, sangue e malattie erano la prassi in un campo di battaglia e avrebbe preferito evitare ciascuno di quegli orribili dettagli.
    Nel mentre, Lord Tywin spiegò nel dettaglio i piani d’azione, menzionando casate fedeli ai Lannister che si sarebbero unite a quella di Ausel, nell’avanguardia.
    Già, Ausel… era riuscito a malapena ad uccidere un uomo, come avrebbe fatto a trovare la forza di ammazzarne decine, magari centinaia, nella prima linea in cui si sarebbe trovato?
    Fu un interrogativo che la perseguitò durante tutto il brindisi che il Lord di Castel Granito propose, forse per allietare gli animi di coloro che lo avevano seguito in quella guerra… o forse per infondere coraggio in quegli uomini a lui fedeli. Elly riuscì ad ingoiare solo un piccolo sorso di quella bevanda amarognola; non brindare sarebbe stato irrispettoso, oltre che di malaugurio, ma nonostante gli anni fossero passati, ancora non riusciva ad apprezzare il vino come altri della sua età riuscivano a fare.
    La leoncina di Lannisport non sapeva bene cosa sarebbe successo dopo la conquista di Approdo del Re. Il sovrano era morto, ormai, ma chi avrebbe governato sui Sette Regni? Suo zio Tywin? E a chi sarebbe passato il controllo di Castel Granito? Ma, cosa ancor più importante, gli altri lord di Westeros, avrebbero accettato quel nuovo potere senza opporsi, oppure si sarebbero trovati tutti gli altri regni contro?
    La sua fantasia stava viaggiando velocemente, troppo velocemente, forse; di certo, quella notte si sarebbe sognata qualcosa a riguardo, come ogni qualvolta si ritrovava a porsi mille e mille domande su una questione.
    I suoi occhi azzurri sembravano fissare il nulla, almeno per i primi minuti, dopodichè lanciò un rapido sguardo furtivo ad Ausel, in quel momento impegnato a dire qualcosa a suo padre. Impossibile udirlo, le parole degli altri presenti erano troppo rumorose per poter carpire anche una semplice sillaba di quanto stesse dicendo a Lord Lydden, ma il suo viso non lasciava presagire nulla di buono.

    Fu Elizeha, in realtà, ad attirare la sua attenzione e a riportarla nel mondo reale, dopo che Tywin, seguito da altri nobili, uscì dalla tenda. Ad Elly venne dunque chiesto se volesse essere accompagnata alla sua tenda o se, al contrario, potesse avere il permesso di congedarsi. A quel punto, Elly lanciò nuovamente un’occhiata di sottecchi al Tasso dall’altra parte del tavolo, ma in questo caso il suo sguardo, in quanto, a differenza di pochi minuti prima, si era alzato ed aveva tutta l’intenzione di andarsene.

    Fu allora che Elly prese la prima, vera decisione della sua vita che potesse essere definita tale.

    “Potete andare, Elizeha, nessun problema, la tenda non è lontana” Le disse con aria rispettosa, notando quanto una semplice guardia potesse incuterle un certo timore, attendendo che la donna uscisse dalla tenda prima di muovere qualche passo, sperando che Ausel non fosse già sparito, nel frattempo.

    Così non era, in realtà: una volta uscita, Elly lo intravide a pochi passi dall’entrata della tenda. La grande presenza di soldati si poteva ancora chiaramente notare, ma tutto ciò era irrilevante. Che l’etichetta e il protocollo andassero al diavolo, una buona volta. Non le era certo sfuggito lo sguardo colmo di malinconia e tristezza che Elly aveva intravisto poco prima di vedere Ausel uscire dalla Tenda del Leone. E qualcosa le diceva di tentare di scoprire di più. Neppure lei sapeva quale fosse il motivo di quell’istinto, in realtà…
    Forse, l’essere l’unico ragazzo coetaneo della ragazzina la spingeva a cercare di conoscerlo meglio? O forse era la possibilità di poter infrangere le regole che a Castel Granito le venivano imposte, a suggerirle di tentare di parlare con lui?

    “Perdonatemi…” Mormorò con un filo di voce sufficientemente alto da farsi udire da lui nonostante i rumori circostanti ed avvicinandosi al Lydden. Così, su due piedi, non sapeva bene cos’altro dire, ma ci mise non più di qualche secondo per trovare le parole che, in un primo momento, le sembravano più giuste.
    “Vi ho visto piuttosto abbattuto… c’è qualcosa che non va?” Gli domandò immediatamente in seguito, pur aspettandosi una reazione sulla falsariga del “Anche se fosse non lo verrei certo a dire a te”.
    Ma ormai era in ballo, tanto valeva ballare.
     
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    Ausel Lydden ”parlato”
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    Appena Ausel uscì dalla tenda del Leone, così l’avevano chiamata, dovette fermarsi un attimo e ragionare su ciò che aveva appena fatto.
    Accanto al padiglione si trovavano uno spiazzo come ad indicare la voglia di avere una certa distanza tra l’importanza impersonificata da Lord Tywin Lannister e tutti gli altri. Nello spiazzo, però, vi erano delle sedute non totalmente comode, ma neppure scomode se si era abituati a sedersi su delle rocce. Ausel ne era abituato e andò a sedersi su una di queste. Sedutosi, si portò le mani alla testa e iniziò a ripercorrere ciò che era appena successo in quel lasso di tempo tra il brindisi proposto dal lord di Castel Granito e la sua uscita.
    «Poi mi chiedo perché mio padre mi guarda in quel modo.»
    Perché si ostinava così tanto a rendere Ausel come lui. Ausel aveva il sentore come se suo padre stesse lottando contro qualcosa e volesse vincere a tutti i costi. Volesse a tutti i costi renderlo come lui, plasmarlo seguendo le corrette linee guida che definivano un perfetto figlio.
    Purtroppo aveva appena detto a suo padre quanto Ausel fosse incompetente con la spada, non che il padre non lo sapesse già. Si era appena definito codardo? Non era sicuro di aver detto quella parola, ma suo padre sicuramente lo avrebbe pensato. Quale uomo che cerca la fama vuole stare nelle retrovie? Quale figlio chiede a suo padre di non andare incontro alla morte in barba alla notorietà e alla gloria per la propria casata? Quale figlio degenere rifiuta di affiancarsi a suo padre?
    Ecco.
    Ausel era stato quel figlio degenere che non voleva la gloria per suo padre e per la sua casata, che non teneva all’onore che ne sarebbe derivato e che stava mettendo in imbarazzo quell’uomo che rispondeva al nome di suo padre. Ausel, purtroppo, aveva agito d’istinto. Quella giornata non si poteva certo definire una delle migliori e la scena a cui aveva appena partecipato, come protagonista indiscusso, aveva posto la ciliegina sulla torta. Erano diversi anni che non diceva quelle parole a suo padre e qualcosa era scattato in lui a tal punto da fargli infrangere quel vetro di reticenza giovanile. Quel qualcosa era stata la paura.

    Alzò il capo e notò il via vai di persone che si dirigevano chi a destra e chi a sinistra. Si sentivano urla di uomini verso altre persone e rumori metallici che stavano ad indicare come gli altri, a differenza di lui, si stavano dando già da fare.
    Ausel ritornò a fissare il terreno e a farsi coraggio da solo. Quella sera, se non prima, suo padre gli avrebbe parlato, o non lo avrebbe fatto, dando una risposta alle parole di suo figlio. Quella sera si sarebbe scritto realmente ciò che ne sarebbe stato del giovane Tasso. Non domani, non sotto le mura di Approdo del Re, non a miglia di distanza da quel campo. Quella sera Ausel avrebbe scoperto il suo destino, forse.
    Il giovane ragazzo della casata dei Lydden non si accorse nemmeno dell’uscita della donna guerriera che stava parlando con la piccola Lannister. Non la vide perché era di spalle. Si alzò da quella seduta scomoda e iniziò a muovere alcuni passi verso la sua tenda. Era meglio farsi trovare lì e non fuori. Non sapeva davvero cosa fosse meglio in quella circostanza. Esserci o non esserci all’arrivo di suo padre.
    In mezzo a quel trambusto e a quel via vai di persone, Ausel non si accorse che la giovane Elly si era avvicinata a lui e lo aveva chiamato. in realtà non aveva pronunciato il suo nome, ma un classico “perdonate” che poteva essere stato rivolto a chiunque, non per forza a lui. Ausel, infatti, non badò a quel richiamo e si accorse della ragazzina solo quando se la ritrovò accanto. Il giovane Tasso guardò la piccola Lannister con un’espressione di domanda non sapendo cosa volesse lei in quel momento. L’unica cosa che Ausel voleva era il non parlare con persona alcuna, tantomeno con lei. Mosse qualche passo mentre lei era intenta a perpetrare un silenzio imbarazzante a cui Ausel non voleva certo partecipare.
    Spinta dalla curiosità o da chissà cosa, la leoncina aveva notato il basso umore di Ausel e gli stava chiedendo spiegazioni.
    Ausel la guardò come se stesse guardando una persona che aveva appena conosciuto, una perfetta estranea chiedendosi cosa volesse in quel momento.
    «Ma chi sei. Ci conosciamo che vengo a dire a te che mi passa per la testa?»
    Sapeva chi era quella ragazzina davanti a lui, ma non capiva per quale motivo non si stava facendo quattro stelle di rame di affari suoi.
    Ausel non avrebbe voluto risponderle in modo sgarbato, ci voleva anche questo, perciò decise di fingere per quel poco che gli riusciva. Non mutò la sua espressione e cercò solo di non guardarla negli occhi volgendo lo sguardo altrove. Avrebbe preferito camminare ignorandola completamente. Lo avrebbe fatto se Elly non fosse la figlia di un Lannister.
    Sospirò e con un sorriso molto forzato, disse:
    ”Nulla.”
    Non sapeva cosa altro inventarsi e se ne uscì con un semplice ”Niente che possa interessare una giovane lady come te.”
    Mosse un passo in direzione della sua tenda, purtroppo per Ausel, abbastanza lontana da quel posto per poter troncare sul nascere la curiosità della giovane ragazza.
    ”Se non ti spiace, ” sospirò, ”dovrei prepararmi per … ” cercò delle parole più appropriate per esprimere ciò che stava pensando ”per questa nuova avventura.”
    Guardò con i suoi occhi azzurri quelli della piccola leoncina e disse, ”chiamiamola avventura, come direbbero molti cantori.”
    Non aveva certo la faccia di uno che stava andando a compiere un'avventura piacevole. Era malinconico.

    Avrebbe lasciato su due piedi la figlia di un Lannister? Sì. Fosse stata una qualsiasi lady di basso rango o anche il figlio di un lord minore come lui, non ci avrebbe pensato due volte a piantarlo lì. Lo avrebbe ignorato allontanandosi evitando ogni contatto fino al nuovo giorno, sempre se ne avesse avuto piacere il giorno dopo. Essendo lei, aveva preferito risponderle in quel modo.
     
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  8. Chiara_92
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    Per Elly, quello che stava facendo era tutt’altro che facile. La sua intenzione non era certo quella di immischiarsi negli affari privati del ragazzo, sarebbe risultato molto scortese e maleducato, da parte sua. Quello che in realtà stava cercando di fare era molto semplice: non era mai stata così lontana da casa, non che lei ricordasse, almeno. E per quanto amasse girare il mondo e scoprire nuovi posti, non poteva non provare un certo attaccamento alla terra in cui era venuta al mondo, e in mancanza di essa, non poteva fare altro che cercare qualcosa a cui aggrapparsi per sopravvivere. Certo, lei non avrebbe rischiato di rimetterci la pelle come la maggior parte dei soldati là presenti, ma nondimeno, sarebbe stata messa alla prova psicologicamente.
    Ovviamente però non faceva tutto quello per mero egoismo, interessata solo ad ottenere un semplice appoggio per andare avanti. Era di nuovo quella maledetta parte del suo carattere che si ripresentava dopo una lunga assenza: ogni qualvolta vedeva qualcuno abbattuto o rattristato si sentiva in obbligo di “prestargli soccorso”, per così dire, cercando di comprendere se ci fosse qualcosa che non andasse e cosa potesse fare lei, eventualmente, per migliorare questa situazione. Il che era pericoloso, da un certo punto di vista, in quanto non era un atteggiamento limitato solo ed esclusivamente alla sua famiglia o alle sue conoscenze più strette ma, al contrario, il più delle volte si estendeva anche ad individui sconosciuti. In posti come Approdo del Re, senza una guardia del corpo come Elizeha, si sarebbe cacciata nei guai già il giorno dell’arrivo. Quella però non aveva per nulla l’aria di una situazione potenzialmente pericolosa…
    Non perché sottovalutasse le capacità di combattere di Ausel, tutt’altro: a tal proposito lei non poteva esprimersi, in quanto era già tanto se fosse riuscita a brandire un piccolo pugnale non più lungo di una decina di centimetri. Tuttavia quel giovane sembrava molto tranquillo e posato, segno che probabilmente mai si sarebbe sognato di fare del male ad una come lei, che di suo non gli aveva fatto nulla.

    In un primo momento Ausel non si accorse della presenza della ragazzina, solo nel momento in cui arrivò al suo fiancò ci fece finalmente caso, ma la sua risposta parve molto “di circostanza”, per così dire, ed accompagnata da un sorriso alquanto forzato. Inizialmente sembrava piuttosto riluttante a guardarla negli occhi, e le parole da lui pronunciate non erano proprio delle più incoraggianti. Elly sapeva riconoscere quando qualcuno stesse mentendo e quando invece fosse sincero. Maestro Creylen, a Castel Granito, gli aveva insegnato a riconoscere i caratteristici segni di un soggetto che non sta dicendo tutta la verità e se il Tasso non li dimostrava esattamente tutti, si può comunque affermare che almeno una buona metà di quegli “indizi” fossero là, davanti agli occhi di Elly. Le risposte erano molto evasive ed erano ovviamente atte a tener fuori Elly dai pensieri di Ausel, con la scusa che non fossero questioni che “potessero interessare giovane lady come lei”.

    Per un attimo, la leoncina di Lannisport pensò seriamente dunque di congedarsi ed allontanarsi, in modo da evitare di infastidirlo oltre, ma qualcosa la spinse a rimanere. Non sapeva bene cosa fosse, solo in seguito realizzò che, al 99% delle possibilità, la colpa era stata del suo carattere. Non sarebbe riuscita ad andare via così, senza neppure aver tentato di aiutarlo, senza aver mosso un dito per cercare di farlo sentire meglio. Oltretutto avrebbe di sicuro rivisto Ausel, e tutti quegli interrogativi si sarebbero ripresentati in men che non si dica, rimandare quel momento era inutile.

    Chi glielo faceva fare, avrebbero pensato alcuni. E soprattutto, che cosa sperava di ottenere? Erano domande legittime, ma le risposte erano altrettanto semplici: rispettivamente nessuno e nulla. Era lei, e solo lei, a voler aiutarlo, e non cercava di ottenere nulla da parte del Lydden. Come poteva, dopotutto, si erano appena conosciuti, di certo quella sua “iniziativa” non nascondeva secondi fini o qualche losco piano per ottenere qualche favore da parte sua. Lei era certa di quel suo lato spassionato e sperava davvero che anche Ausel potesse capire che da lei non aveva nulla da temere. Anche lei, a modo suo, era nelle sue stesse condizioni.

    “Se mi permetti, Ausel” Tentò di dire Elly, in maniera sempre gentile ed educata, accorgendosi di aver nuovamente cominciato ad usare la forma informale, chiaro segno di come non avesse difficoltà ad interloquire col Lydden, ma forse parlargli in maniera diretta era l’unico modo per evitare che levasse le tende… e si dirigesse verso la sua. Elly mosse qualche altro passo, in modo da rimanere al suo fianco e permettergli di udire le sue parole
    “Anche io non so bene come comportarmi. Nel senso, non sono mai uscita da Lannisport e Castel Granito per tutta la mia vita e mi stanno spedendo in una città di cui non so nulla e dove si svolgerà una battaglia. E sì, hai ragione sul fatto che magari non possa comprendere le varie cose relative alla guerra, al combattimento e tutto quanto… ma secondo me dovremmo sostenerci a vicenda, per sopravvivere in questa avventura, come la chiami tu. Siamo gli unici ragazzi, a quanto so, e magari quest’avventura si potrebbe viverla insieme, perché, onestamente, passare il mio tempo assieme a dei soldati barbuti e in armatura… non ci tengo molto” Gli disse, prendendo qualche secondo di pausa tra una frase e l’altra, mantenendo un tono rassicurante e sperando che quelle sue parole potessero risollevare il morale di Ausel almeno un po’ o che per lo meno potessero farlo sentire leggermente meno solo, sempre che quello fosse il vero problema. In qualche modo, Elly era quasi certa che Lord Lydden fosse una delle maggiori cause del visibile malessere di Ausel, ma in che modo, non sapeva dirlo. Forse non si poteva confidare con lui? Non gli era concesso di dire apertamente cosa pensasse? Non lo sapeva, ma nel dubbio gli aveva comunque offerto un appiglio a cui appendersi anche per quella circostanza.
     
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    La ragazzina di Lannister era molto insistente e ciò non giocava affatto a suo favore. Si era avvicinata ad Ausel e continuava a seguirlo nonostante il giovane Tasso aveva dato dimostrazione di volersene andare. Non sapeva cosa spingeva la piccola a voler conoscere i vari stati d’animo che turbavano il ragazzo di Lydden. Fosse stato per lui, in una situazione del genere, avrebbe lasciato stare per poi provare a parlare con il ragazzo a mente fredda, lucida e razionale. Così stava creando le basi per innalzare ulteriormente quel muro che Ausel aveva costruito attorno alle proprie emozioni e ai propri sentimenti. Era già troppo dover mentire a se stessi sul sentimento che lo legava a Lajos ed era davvero una faticaccia nasconderlo agli altri. Per fortuna non si trattava di quello, ma della discussione che Ausel aveva avuto con suo padre. Non era una vera e propria discussione, ma un esternare dei sentimenti che Ausel aveva tenuto per sé per troppo tempo.
    Se non conosceva cosa stava attirando la ragazzina e cosa alimentasse la sua curiosità, Ausel era certo che non avrebbe mai parlato di quello a una perfetta estranea. Non ne avrebbe parlato nemmeno con Lajos, forse, figuriamoci con una persona di cui non conosceva nulla se non il nome.
    «Non ti permetto nulla.»
    Ausel ascoltò le parole della ragazzina. Belle parole dette da una giovane lady, ma del tutto fuori luogo.
    «Dobbiamo sostenerci a vicenda? Ma cosa stai dicendo?»
    Ausel era davvero imbarazzato per quella situazione, soprattutto per le parole usate dalla ragazza. Come potevano sostenersi a vicenda con Ausel spedito in avanscoperta e lei nelle retrovie, se non spedita a Castel Granito per tenerla al sicuro.
    «Vabbè, dai, questa è fuori.»
    Ausel pensò queste parole quando la piccola Lannister gli chiese di vivere l’avventura insieme perché non voleva viverla con “soldati barbuti in armatura”. Ausel la guardò stupito e confuso. Probabilmente la ragazzina non sapeva a cosa stavano andando incontro e parlava a vanvera o per sentito dire.
    ”Ti ringrazio, davvero, per le parole che mi hai detto.”
    Ausel prese una pausa. Stava parlando in un tono gentile sperando di non sembrare troppo maleducato con ciò che avrebbe poi detto. Non voleva creare disguidi o tensioni anche con lei. Non la conosceva, era vero, ma inimicarsi una Lannister non era nei suoi piani, nemmeno in quelli di suo padre a dirla tutta. Anzi, da quanto aveva capito, il lord suo padre avrebbe dato qualunque cosa pur di sposarlo con una Lannister. Prima lo aveva spinto nelle braccia della piccolina, poi, se tutto fosse andato secondo i suoi piani, Ausel avrebbe potuto ambire alla mano della figlia del lord di Castel Granito invece di una Lannister “di secondo grado”.
    Cercò di guardarla negli occhi. Si spostò una ciocca di capelli dal colore misto tra il biondo e il rosso e continuò dicendo: ”Credo che qualcosa non ti torna. Non vorrei essere maleducato e mancarti di rispetto, ma non credo tu abbia capito davvero la situazione in cui ci stiamo per imbarcare.”
    Ausel non sapeva come calibrare le parole e farle risuonare meno offensive. Nella sua testa avrebbe voluto allontanarla, isolarsi nei suoi pensieri e avviarsi alla sua tenda in grazia degli Dei. Tra i suoi pensieri e la situazione attuale, però, si frapponeva la giovane Elly Lannister.
    Ausel guardò davanti a sé pensando di ignorare la ragazza. Sicuramente la piccola avrebbe voluto sapere cosa non stesse calcolando e a quel punto Ausel si sarebbe dovuto fermare nuovamente e parlare con lei. Decise di tagliare la testa al toro, un po’ come aveva fatto prima con Gluk. Ora, a differenza di prima, era voluto e non un evento fortuito.
    ”Per essere chiaro, non credo siamo gli unici ragazzi qui intorno e nelle tue affermazioni ci sono due elementi che stonano con il contesto. Dici di sostenerci a vicenda e vivere insieme questa avventura. Ti sei mai chiesta cosa sia una guerra? Sai che ci saranno morti e tanti altri orrori peggio della morte? Non essere ingenua e chiediti dove verrò spedito io e dove sarai spedita tu. Sì, è brutto come paragone, ma tutti noi siamo delle semplici lettere avvolte alle zampe degli Dei. Basta un nonnulla per staccarci da quelle zampe uncinate e finire in disgrazia. Sulla tua lettera non ci sono dubbi: sarà legata benissimo alla zampa del volatile e spedita in una roccaforte sicura dove berrai del te danzando e ricamando dimenticandoti dei semplici soldati che hai visto oggi. Non essere ingenua ragazzina.”
    Ausel aveva fissato la giovane Elly negli occhi. Ora, dopo aver smesso di parlare, aveva rivolto lo sguardo altrove, in un posto imprecisato. Forse era stato troppo brusco con lei. Dopotutto non si meritava quella sua acidità e quella sua poca cortesia. Non pensava di essere stato scortese o maleducato, ma a volte, la verità, poteva essere confusa con scortesia. Ausel era convinto di ciò che aveva detto. Non potevano mandare la figlia di un lord in un campo di battaglia; l’avrebbero scortata sicuramente fino a Castel Granito e se non lì in una roccaforte vicina pronta a scappare se le cose si fossero messe male. Decise di voler chiudere sempre se la ragazzina non avesse insistito ancora nel voler capire e conoscere cosa lo turbava.
    ”Se ragioni bene, non potremmo né sostenerci a vicenda né viverla insieme perché non credo permetteranno a una lady come te di vivere nello stesso accampamento dei soldati o di andare in battaglia con loro. Sarebbe poco … galante permettere a una ragazza di vedere i morsi della guerra.”
    Ausel, continuando a guardare davanti a sé, mosse un altro passo e un altro passo ancora.
    ”Chiedo scusa se le mie parole sono risultate di cattivo gusto alle sue orecchie. Con permesso, mia lady, vorrei andare.”
    Ausel non si aspettava certo di venir fermato; forse ripreso per i modi usati. Ausel non conosceva cosa fosse la guerra, è vero, ma aveva appena avuto il suo battesimo del sangue in quel modo così tremendo. Se l’uccidere una semplice persona lo aveva turbato, come poteva sostenere le brutture della guerra vera? Sarebbe durato davvero poco.
    Guardando davanti a sé pensò a una cosa: la ragazzina lo avrebbe lasciato andare? Ausel sperava vivamente di sì per evitare altri discorsi inutili in cui avrebbe dovuto far capire come potevano svilupparsi le varie ipotesi. Probabilmente la ragazzina voleva aiutarlo, Ausel poteva pensarlo, ma lui non voleva aiuto. Non voleva dire a chicchessia i suoi problemi.
    In queste ultime parole, inoltre, Ausel aveva usato il discorso formale evitando di essere troppo “amico” con quella ragazzina che forse non avrebbe più rivisto. Almeno poteva lasciarla utilizzando le buone maniere. In parte gli dispiaceva aver risposto così, ma voleva stare da solo e non parlare con lei. Voleva urlare nella sua tenda, pestare i pugni contro il tavolino o anche fissare il vuoto in attesa di suo padre. Qualunque cosa piuttosto che parlare di ciò che lo turbava.
     
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    Elly avrebbe dovuto immaginarlo che non sarebbe riuscita a far aprire Ausel in così poco tempo. Non che si aspettasse diversamente, in realtà; lei era la prima a non rivelare tutto di se stessa o a parlare dei propri problemi personali con qualcuno che aveva a malapena conosciuto, dunque non poteva certo pretendere che il Tasso di casa Lydden facesse lo stesso con lei, né si sorprese dell’atteggiamento riluttante che Ausel continuò a mantenere. Se lei per prima non era solita assumere un certo atteggiamento, non poteva fargliene una colpa.
    Tuttavia ciò che caratterizzava Elly era anche la sua ostinazione che, se mischiata a quella sua naturale propensione a preoccuparsi per le altre persone, anche quelle appena conosciute, non poteva dare altro effetto se non una testardaggine ben al di fuori del normale: non poteva costringerlo a parlarle, né tantomeno obbligarlo ad aprirsi con lei ma quantomeno voleva che ascoltasse ciò che aveva da dirgli.

    A quel VOLER a tutti i costi aiutare il Lydden, si aggiunse una nuova sensazione che però aveva già vissuto più e più volte, in realtà. E non la sopportava. L’essere trattata con condiscendenza, come la ragazzina che non poteva capire in quanto femmina, per via della sua giovane età… o per entrambe le cose, era una cosa che la innervosiva alquanto, ma di fronte ad Ausel mantenne una calma impeccabile e dissimulò in maniera egregia i suoi reali sentimenti. Ascoltò dunque quanto il Tasso aveva da dirle, in modo da permetterle di avere un quadro completo della situazione in cui si trovavano. Agli occhi di Elly, tuttavia, nulla era irrisolvibile e lo lasciò concludere, prima di avanzare le proprie obiezioni.

    “E’ vero, forse non capisco. Magari mi sfuggono delle cose, ma non sono così ingenua come posso sembrare. So perfettamente come funziona una battaglia e il ruolo che dovrebbe assumere una ragazza come me, ossia starsene nelle retrovie a non fare nulla. Non so nulla degli orrori, su questo hai ragione, ma se il problema è solo quello della distanza, ossia il fatto che mi costringerebbero a rimanermene nelle retrovie, si può facilmente risolvere. Posso dare ordine di essere trasferita anche io nell’avanguardia, non devo certo chiedere il permesso ad alcun lord di questa o quella casata” Spiegò con pazienza, reprimendo l’umiliazione che aveva subito nel momento in cui era stata trattata come quella che, in un modo o nell’altro, non sapesse niente di nulla.
    “Non sarò utile in combattimento, ma non necessiterò di uno solo dei vostri soldati a difendermi. Elizeha basta ed avanza. Ovvio, non potrò scendere in campo a combattere, ma se il problema è solo il fatto che non possa trovarmi nell’avanguardia durante il viaggio, è un problema presto risolvibile”

    La giovane Lannister prese un profondo respiro, per poi far uscire dalle sue labbra una frase che, in un altro contesto, le avrebbe provocato enormi e seri guai. Era in risposta a quanto appena detto dal Tasso, su quanto differenti sarebbero stati i loro destini, in quella situazione. Se sua madre o suo padre o chi per loro l’avessero anche solo udita pronunciare tali parole, l’avrebbero sicuramente confinata nei suoi alloggi, in punizione per chissà quanto tempo.

    “E, per inciso, mi importa poco di quello che gli altri vogliono per me, non son loro a prendere decisioni al posto mio” Specificò Elly “Magari non saprò combattere con la spada o cavalcare bene, ma non per questo ho meno forza di volontà dalla mia parte. Non è certo la prima volta che prendo iniziative da sola, senza chiedere il permesso a nessuno e penso proprio che mio zio Tywin abbia ben altro a cui pensare rispetto allo star dietro alla sottoscritta. Non faccio molto uso del mio cognome, né tantomeno mi piace vantarmi della mia casata, perché non l’ho costruita io e non avrebbe il minimo senso, ma credo che usare il potere che essa mi garantisce per cose del genere, che non farebbero del male a nessuno, non sia sbagliato, nossignore”

    Nella sua voce traspariva un’improvvisa sicurezza, che le sorgeva in petto ogni qualvolta si ritrovasse in situazioni del genere. Aveva parlato sempre con tatto e con estrema educazione, ma non per questo la decisione insita nelle sue parole era diminuita. Risultare sgarbata ai suoi occhi sarebbe risultato più che compromettente; il suo scopo non era certo offenderlo, ma fargli capire che non c’era alcun bisogno di chiudersi a riccio in quel modo,
     
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    La giovane Lannister continuava ad insistere su quella stessa strada e non si era minimamente curata della volontà dell’altra persona. Era davvero irritante vedere come le persone non comprendessero quando insistere e quando no. Come se quel comportamento indagatore potesse far sciogliere la barriera di ghiaccio che il giovane Tasso aveva innalzato ancor prima di sentire i passi scanditi dai piedi dalla Lannister. Ci voleva ben altro per permettere ad Ausel di aprirsi con una sconosciuta. Sicuramente molto tempo, poi, una perfetta fiducia nell’altra persona. Non era certo uno di quelli che andava a dire i suoi problemi al primo che capitava a tiro. Poi, cosa avrebbe mai potuto dirgli? Poi, un minimo di empatia verso gli altri. Ausel si chiudeva sempre in sé quando c’era qualcosa che non andava e gradiva non essere disturbato. Forse solo sua madre era in grado di farlo parlare quando lui non voleva utilizzando parole dolci o standogli vicino in un silenzio che lo avvolgeva tutto. In quelle situazioni il giovane Tasso era riuscito a sfogarsi e a liberarsi dei suoi problemi eppure, qualche volta era riuscito a resistere anche alle dolci parole di sua madre. Non proprio tutto aveva detto a sua madre, qualcosa aveva tenuto per sé, racchiudendolo in quell’involucro protettivo difficile da scalfire.

    Ausel sospirò sentendo nuovamente la voce di Elly e al termine delle parole della giovane Lannister, il giovane Tasso pensò «Ma questa è folle.»
    Davvero non sapeva cos’altro pensare della ragazzina. Avrebbe mai potuto confidare alla giovane Lannister di aver detto al padre che non voleva vederlo morto per la sua smania di primeggiare sugli altri e far salire il nome della loro famiglia di una tacca sugli altri? Poteva mai dirle che avrebbe preferito stare nelle retrovie piuttosto che trovarsi di fronte al nemico? Poteva mai dirgli che aveva ucciso quel contadino per mera fortuna?
    Non lo avrebbe detto a nessuno, figuriamoci a lei. E poi, come avrebbe potuto pretendere che da un momento all’altro lui si fosse aperto così, come se nulla fosse. Doveva davvero essere ingenua.
    Ausel non voleva essere maleducato, ma l'invadenza della ragazzina lo stava innervosendo. Era vero, aveva solo chiesto cosa lo turbasse, ma ad una semplice domanda, Ausel aveva risposto in modo vago. Sperava che la ragazzina conoscesse questi semplici segnali. Rispondere in quel modo voleva dire che non si era in vena di discutere di quell’argomento e che era preferibile parlare d’altro o lasciar perdere. Ausel voleva lasciar perdere, ma la ragazzina dai capelli biondi decise di no.
    Si fermò sul posto e si voltò verso di lei. I due non erano vicini al passeggio dove diversi uomini con altrettante uniformi continuavano ad andare in ogni direzione perciò avrebbe anche potuto dirle qualcosa di sgradevole in modo da allontanarla per sempre.
    «Meglio di no, pensa a ciò che potrebbe succederti. Sicuramente nulla di buono.»
    Sulle prime diede ragione ad Ausel sulla sua non consapevolezza di ciò che poteva avvenire in guerra. Tra una frase e l’altra Elly non diede modo ad Ausel di poter intervenire e correggerla. Dovette ascoltare tutto ciò che aveva da dire prima di poter rispondere. Ausel provò ad aprire la bocca per dirle ciò che pensava ma dovette aspettare perché la Lannister aveva altro da dire, un’ultima precisazione.
    Ausel inspirò profondamente cercando di contare mentalmente fino a dieci prima di aprire la bocca. Si fermò a cinque ed iniziò a rispondere. Non poteva non rispondere alla piccola ragazzina impertinente che credeva tutto fosse possibile. Col suo comportamento irresponsabile non avrebbe fatto altro che creare altri problemi e rischiato inutilmente la sua vita e quella degli altri. Era impossibile non rendersene conto, ma le parole di Elly Lannister mostravano questa sua mancanza di giudizio.
    ”Allora, il problema è questo. Come si può essere così irragionevoli? Non voglio distruggere nessuna aspettativa e nemmeno fare il saccente, ma nessun generale o comandante si prenderebbe la responsabilità di avere la nipote di Tywin Lannister tra i propri ranghi. Non è un onore, ma un inconveniente perché se ti succedesse qualcosa di chi sarebbe la colpa? Della piccola Lady Lannister o di colui che era impegnato a fare il suo dovere uccidendo i nemici? Ovviamente dell’altro che doveva avere un occhio sui nemici e un occhio sulla Lady Lannister intenta a fare l’eroina.”
    «Perché insisto nel farle capire dove sbaglia? Vuole venire con noi? A suo rischio e pericolo purché non ricada sotto la responsabilità di mio padre.»
    ”Forse sono io che mi faccio troppi problemi. Comunque lasciamo stare, mi spiace trovarmi in questo stato e non mi piace come sta andando avanti la situazione. È un peccato rovinare tutto.”
    Aveva guardato la giovane Elly con un viso rassegnato. Il suo tono era stato leggermente alterato. Non aveva urlato, ma non si poteva dire che fosse calmo.
    ”E’ un bene non curarsi degli altri, magari tutti ne fossero capaci. Però, non è nemmeno saggio mettere a rischio la vita degli altri per un proprio capriccio. La guerra non è come le altre “iniziative”. Comunque vorrei rimanere solo.”
    Ausel mosse il capo e distolse lo sguardo.
    ”Non gradisco molto le persone insistenti. Non vedo il motivo di tanta ostinazione e se avessi voluto parlare lo avrei fatto con altre persone. Spero la questione finisca qui.”
    «E così mi faccio odiare anche da lei.»
    Era meglio farsi odiare così, nell’ipotetico caso in cui la ragazzina davvero voleva provare a fare l’eroina della situazione, di certo avrebbe scartato il plotone di suo padre. Un pensiero in meno da avere e una persona in meno a cui suo padre avrebbe potuto prometterlo una volta terminata quella campagna a cui stava andando incontro.
     
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    La situazione era drasticamente mutata, non certo in senso positivo o comunque a vantaggio della piccola Lannister. Probabilmente la sua volontà di aiutare Ausel non era stata ben gradita o addirittura fraintesa, quest’ultima era l’opzione che temeva più di qualsiasi altra. Il poter fargli pensare di avere chissà quale interesse nel fornirgli supporto. O forse era lei che si stava facendo troppe paranoie. Magari semplicemente era stata una giornata sin troppo brutta perché Elly potesse risollevargli il morale in qualsivoglia modo. Tra l’uccisione del contadino da parte di Ausel, l’annuncio che la sua casata sarebbe stata nell’avanguardia durante la marcia verso Approdo del Re, il Lydden ne aveva di cose, per cui essere scosso, rattristato e sconvolto.

    Era testarda Elly, certo, ma non così impulsiva ed irrazionale da sapere quando porre un freno alla sua lingua: aggiungere dell’altro, insistere ulteriormente sarebbe risultato controproducente e avrebbe potuto addirittura finire per farsi odiare dal ragazzo dai capelli biondi, l’ultima cosa che desiderava. Non vedeva un suo coetaneo da mesi, chissà quando le sarebbe capitata un’altra occasione per poter fare amicizia con qualcuno e forse quello non era il momento più adatto. Non avrebbe mollato l’osso definitivamente, però per quella sera poteva bastare. Non si poteva dire che avesse fatto progressi, non aveva neppure senso che mentisse a se stessa. Si sarebbe solo fatta del male, ma di certo ci sarebbero state altre occasioni durante le quali i due si sarebbero trovati nei paraggi.

    Aveva dato il meglio di sé, in quel discorso, ma purtroppo non pareva esser stato sufficiente, perché la risposta del Lydden fu implacabile e decisa, tanto quanto la sua. Fu preceduta da un momento di silenzio ed Elly temette, per un attimo, che ben presto le sarebbe arrivata una sberla, o qualcosa di simile. Raramente in passato, le era già successo. E preferiva evitare situazioni del genere, perché avrebbe mandato in frantumi l’autostima che si era faticosamente ricostruita in quegli anni.

    Durante tutto il discorso di Ausel, Elly non proferì parola. Ascoltò mutamente tuto ciò che il Tasso aveva da dirle, in merito alla questione, in modo da non lasciare nulla in sospeso, evitando di risultare maleducata o inappropriata per aver interrotto le sue parole. Non si poteva dargli torto, avere la nipote di Tywin tra le fila dell’esercito, peraltro senza che questa sapesse combattere, era un bell’onere, di cui molti avrebbero fatto volentieri a meno.
    “Non ci senti, dannazione? Ho detto che nessuno dovrà vigilare su di me, una persona basta e avanza” Pensò Elly, trattenendo tuttavia quelle parole nella propria bocca e mantenendo un’espressione seria e allo stesso tempo tranquilla. Non aveva senso peggiorare la situazione, non avrebbe fatto altro che giocare a suo svantaggio e lei non voleva certo questo. Se voleva arrivare a conquistarsi la sua fiducia, Elly avrebbe dovuto soppesare bene le parole e quello fu un primo passo.

    Una volta ascoltato il desiderio di Ausel di rimanere da solo, puntualizzando il fatto che l’insistenza, con lui, non veniva premiata, ma anzi, non faceva altro che incrinare una situazione già precaria di suo. Fu il tono ad amareggiare leggermente la piccola Lannister. Non proprio colmo di astio, ma decisamente diverso da quello che il ragazzo aveva usato fino ad alcuni minuti prima con lei. A quel punto, insistere oltre era inutile, aveva capito l'antifona ed era il caso di dimostrarlo, almeno per evitare di risultare una bimbetta piagnucolosa.
    Annuendo silenziosamente, Elly si limitò a dire, in un tono primo di emozioni: “Va bene, allora. Mi scuso se ti ho importunato inutilmente e… buon riposo, Ausel” Muovendo qualche passo all’indietro, non prima di aver eseguito un inchino di circostanza, prima di voltarsi e dirigersi verso la sua tenda. Se ci avesse ripensato, sapeva dove trovarla, ma in cuor suo Elly non ci avrebbe scommesso tre soldi bucati: Ausel non sembrava uno che cambiava idea tanto facilmente, ma la speranza in lei rifiutò di spegnersi anche nel momento in cui, una volta rientrata, si sedette sul suo letto, mentre le parole del ragazzo continuavano a rimbombarle incessantemente nella sua testa. Non si sentiva offesa, quello no. Si sentiva inutile, del tutto inutile. Che senso aveva che una come lei si trovasse là? Non sapeva combattere, non aveva conoscenze di pronto soccorso, non sapeva nulla di nulla di politica, quale sarebbe stato il suo peso in quella guerra? Se non era neppure in grado di far sentire meglio un suo coetaneo, come pretendeva di trovare il proprio posto, nel mondo?
     
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    La piccola Lannister rimase in silenzio ascoltando ciò che aveva da dire Ausel senza interromperlo e senza mutare la sua espressione se non verso la fine, quando aprì la bocca e fece uscire delle parole garbate con un tono piatto, privo di ogni enfasi o sentimento. Tutto l’opposto di ciò che era successo prima dove le parole di Elly volevano in qualche modo avvicinarsi al giovane Tasso trasmettendo pacatezza, tranquillità o comprensione.
    Ausel rispose con un semplice e piatto ”Grazie” alle parole di congedo di Elly.
    Ausel vide la ragazzina muovere un passo indietro, come ad allontanarsi non solo con le parole, ma anche con i gesti e con tutta la sua persona. Poi, fece un inchino e si allontanò.
    Ausel rimase ancora qualche minuto in quel luogo privo di altre persone. Il via vai di gente stava scemando e ormai tutti si erano diretti dove volevano andare. C’era pur sempre qualche ritardatario e Ausel si prese il lusso di essere uno di quelli.
    La tenda del Leone era ancora al suo posto e da lì sembrava non uscire più nessuno.
    «Forse se ne sono già andati tutti.»
    Ausel diede un’ultima occhiata a quella grossa ed enorme tenda dove prima aveva ascoltato le parole di lord Tywin Lannister. In quel luogo suo padre aveva messo in gioco tutto se stesso mentre Ausel non aveva fatto altro che dimostrare, ancora una volta in quel giorno, quanto fosse totalmente diverso da quell’uomo a cui voleva somigliare e allo stesso tempo differenziarsi.
    Si avviò verso la sua tenda attraversando lo stretto sentiero sterrato che aveva attraversato prima con la giovane Elly. Ora, in solitaria, poteva riflettere su ciò che aveva detto alla ragazza. L’unica colpa che si dava era quella di non essere stato capace di mediare le parole. Avrebbe voluto essere meno diretto e meno “cattivo”, ma Elly era sembrata così insistente e così ingenua. Si stava ripetendo mentalmente diversi discorsi che avrebbe potuto fargli e, puntualmente, andava sempre a finire con Ausel che gli diceva che non capiva nulla.
    Attraversando quel corridoio tra le varie tende, Ausel diede un’occhiata in giro e notò quasi tutti gli stemmi che aveva visto in precedenza. Continuando a camminare, Ausel arrivò all’ingresso della sua tenda. Due uomini erano a guardia della stessa e quando videro il giovane Tasso lo salutarono e rimossero le picche che sbarravano il cammino. Ausel li salutò con un cenno della testa e ancora pensieroso e rattristato dall’evolversi della giornata, si immerse nell’oscurità della piccola dimora. Sulla sua destra avrebbe trovato un tavolo con alcune carte che suo padre aveva avvolto e racchiuse con dello spago. Si avvicinò a quel legno e non seppe cosa fare. Se prima aveva pensato di dare dei pugni e sfogare così la sua tensione accumulata durante tutta la giornata, ora rimase immobile a guardare quell’oggetto inanimato. Scosse il capo e andò a buttarsi su quello che doveva essere il suo pagliericcio. Non aveva visto suo padre quando era entrato nella tenda e non lo aveva nemmeno sentito parlare. Suo padre non era una persona che ragionava a voce alta, quindi poteva anche essere presente nella stanza e non essersi palesato prima volendo vedere cosa facesse suo figlio prima di intervenire.
    ”Non mi parlerà più. Come potrà anche solo guardarmi dopo quello che gli ho detto?”
    In quella posizione, guardando verso il soffitto, portò le mani sotto la testa. Le gambe dondolavano al di fuori del suo giaciglio.
    ”E la giornata ancora non è finita.”
    Ausel si rialzò e sbuffò al solo pensiero di dover attendere il responso da suo padre. Si avvicinò a quella che era stata la sua arma e la sua armatura durante il duello con Gluk. La pettorina andava lavata e la spada anche. Non avendo nulla da fare e dovendo attendere, decise di portarsi avanti col lavoro. Se suo padre lo avesse rispedito a Deep Den, almeno non avrebbe dato altri argomenti negativi a suo padre.
    Con una pezzuola imbevuto nell’acqua fredda che riposava immobile nel catino, Ausel iniziò a togliere il fango secco dalla pettorina. Iniziò a strofinare e a dar di gomito. Se avesse avuto dell’acqua calda avrebbe fatto prima, ma in quelle circostanze avere dell’acqua era già un lusso. Poi avrebbe dovuto attendere altro tempo necessario a riscaldare l’acqua e poi riprendere a strofinare. Dovette solo strofinare più energicamente per rimuovere le macchie di fango dalla superficie metallica della pettorina. I suoi indumenti, ormai zuppi e sporchi di fango non erano visibili in quell’angusto luogo. Molto probabilmente qualcuno li aveva rimossi.
    «Sarà stato il ragazzo di prima che ancora non ho ringraziato a dovere.»
    Ausel bagnò nuovamente il panno nell’acqua fredda che gli procurò un brivido di freddo che gli percorse tutto il braccio andando a morirgli nel petto e lungo il collo. Strizzò il panno e fece colare l’acqua sull’oggetto in modo da rimuovere e diluire, per quel poco che poteva fare, il fango già scrostato. Altre due o tre passate di panno e tanto lavoro di gomito avrebbero liberato la pettorina dal fango. Dovette ammettere di essere stato davvero un inetto se il fango era andato a sporcare anche la parte interna della pettorina.
    «Dove voglio mai avviarmi con la spada.»

    Appena la sua pettorina fu libera del fango, il giovane Tasso si dedicò alla spada che suo padre gli aveva dato per quel duello. Sempre con il panno umido cercò di rimuovere il fango lungo la lama e anche qui dovette strizzare più volte la pezzuola per rimuovere il fango sciolto.
    Se suo padre fosse rientrato in quel momento nella tenda, lo avrebbe prima visto intento a immergere il panno nel catino contenente l’acqua fredda e lurida di fango e poi utilizzare quello stesso panno strizzato sull’elsa della spada cercando di rimuovere le creste di fango secco dal manico.
     
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    Le consiglio mia signora di non darsi della sciocca da sola ad Approdo, l'arma di una donna, nel vostro caso, è la lingua. Avere un arma poco affilata si può rivelare controproducente.

    Terminato la discussione di guerra in quel tendone Elizeha si congedò dalla sua signora, chinando leggermente il capo.

    Con permesso.

    -----



    Il padre di Ausel uscì dalla tenda borbottando, non rispose al figlio, sarebbero volate parole troppo aspre e dure, ma era deluso. Ogni ragazzo, ogni figlio di un grande Lord desiderava riempirsi il petto di onore e gloria, perchè lui no? Perchè era così... il Lord non riusciva a pensare una parola per definirlo, ma a volte parlava come una donna, una mano debole e un cuore troppo caldo per poter comandare degli uomini.

    -----



    La notte calò sull'accampamento, più la notte calava e più le risate aumentavano, il vino e la birra facevano quell'effetto attorno a un falò, presto la marcia sarebbe incominciata e nessun Lord si sarebbe permesso di disturbare l'ultima notte di serenità che i loro soldati avrebbero passato da lì a poco.

    Va bene.

    Era lavoce della guardia fuori dalla tenda di Ausel, pochi secondi dopo una mano femminile scostò il lembo di stoffa che copriva l'entrata e si avvicinò al giovane figlio del lord.

    Scegli te se stai leggendo, se sei sdraiato seduto ecc... ti trova come vuoi nella tua tenda.


    Una donna poco più alta della media, dai capelli biondi mossi che gli scendevano fino sotto alle spalle e un sorriso ammiccante. Era vestita con un abito lungo, che copriva qualsiasi parte del suo corpo tranne le braccia smanicate e una vistosa apertura sul petto, in modo che tutti potessero osservare le sue pesche mature.

    Ausel? Sono Isabel...

    Era anche ovvio cos'era. La mano della donna toccò delicatamente la spalla del giovane tasso, simulando un massaggio.

    I Lord hanno pagato molte donne per stasera, concedono un ultimo regalo ai loro soldati.

    La mano della donna percorse il petto scendendo fino alle parti più intime di quel giovane ragazzo.

    Io non ho ancora giaciuto con nessuno.

    Quella sera si intendeva.

    Allora come ti piace? Vuoi che io stia sopra? O forse preferisci giocare al Lord e alla sua serva?

    Il massaggio ora si era spostato sopra i pantaloni, era ovvio che la donna stava solo facendo il suo lavoro tentando di risvegliare il tasso di Ausel.

    Allora, scelta 1 - te la trombi e fai quello che vuoi, dopo che se ne sarà andata sentirai per tutta la nottata gemiti dalle altre tende (non è l'unica puttana dell'accampamento ovviamente).
    2- la cacci e vedi te che fare poi, comunque durante la nottata ci sarà sempre il rumore di gente che tromba.
    3- quello che vuoi, il nocciolo della questione non cambia.


    Molto distante dalla tenda del tasso vi era quella di Elly, poco più grande, ma ricca di confort rispetto a quella di un uomo. Non mancavano in quella tenda una poltroncina, un mobiletto con specchio annesso e un comodo letto, ben diverso dalle brande da battaglia fornite ai soldati o ai cavalieri meno facoltosi.

    Si certo, quando riuscirai a tagliarmi un braccio fooooorse te la darò ahah.

    Elizeha entrò nella tenda della sua signora, girando il cranio sorridendo a un gruppo di soldati.

    Razza di bifolchi, solo perchè sono una donna pensano di potermi fott...

    Si stoppò, appena si ricordò di essere appena entrata nella stanza della sua signora, la squadrò con le gote arrossate, aveva ovviamente bevuto.

    Mi scusi miLady, solo che molte volte mi fa irritare il modo in cui si comportano i soldati.

    Rimase davanti all'uscio della porta.

    Degli uomini mi hanno detto che oggi avete discusso con il figlio di Lord Lydden, spero non vi abbia mancato di rispetto.

    Si massaggiò il collo, il suo compito era quello di difendere Elly, non se l'era dimenticato e non si era neanche dimenticato il perchè lo faceva. La sua famiglia, ora così lontana nelle Terre dei Fiumi.

    Non vi dovete curare delle parole di quell'uomo, qualsiasi cosa vi abbia detto. L'ho visto combattere oggi contro un contadino e le stava prendendo, poi ha avuto un colpo di fortuna. Le sue mani tremavano e i suoi colpi non seguivano nessuna logica, un vero incompetente.

    Sorrise alla sua signora,Elizeha sarebbe riuscito a batterlo armata di bastone e con dieci anni in meno di esperienza.

    Se questo vi conforta, quell'inetto perirà al primo scontro, ne sono certa. Almeno che qualcuno non lo copra, cosa che sicuramente suo padre darà ordine di fare visto che anche lui deve essere consapevole dell'incapacità del figlio con le armi.

    Il vino rendeva Elizeha burbera e dura, facendola parlare come un uomo.

    Volete che non dorma stanotte? Se lo desidera potrei far qualche "scherzo" a sua signoria, in modo che non si permetta mai più di mancare di rispetto a una Lady di casa Lannister. La sua tenda potrebbe prendere fuoco per sbaglio o potrei dire ai ragazzi di versarci sopra dei secchi pieni di urina.
    La donna incrociò le braccia in attesa di una risposta.

    Cosa vuole fare mia signora? Se vi ha offeso dovete solo darmi un ordine.

    Vedi te che fare, chiacchierare con elizeha, darle un ordine, insultarla, andare a dormire. Te sentirai solo qualche urlo durante la notte, le signorine dormono distanti ahha



    Per questo turno posta prima Elly, poi Ausel.

    Una nota di merito per voi due, di solito (ma non sempre) due player appena conosciuto ongame diventano amiconi e si raccontano tutti i cazzi,
    poco realistico. Voi avete fatto una serie di post davvero belli, nel senso alla fine Ausel non vuole la figa, non la conosce e quindi non ha secondi fini,
    d'altra parte la piccola Lannister vuole solo aiutarlo e fare la crocerossina. Vedo un futuro roseo, per voi due. Certo pieno di sangue, ma roseo.
     
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  15. Chiara_92
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    Elly era nella sua tenda da alcune ore. Fuori l’oscurità era arrivata minacciosa, a conclusione di quella che era stata probabilmente la giornata più movimentata da lungo tempo a quella parte. E qualcosa sembrava suggerirle che molte altre simili a quella avrebbero fatto seguito. Sin da quando si era congedata dal Lydden, le sue parole non avevano fatto altro che accavallarsi l’una sull’altra e ad esse si aggiunsero inquietanti interrogativi sul suo futuro, sulla guerra, sulle battaglie e quant’altro.
    Non riusciva a schiodarsi di mente il pensiero fisso di quello che sarebbe accaduto ad Approdo del Re. Come poteva, suo zio Tywin, essere del tutto certo che le Cappe Dorate avrebbero parteggiato per l’esercito dell’Ovest? Non erano forse fedeli al re?

    Era morto, ma restavano comunque guardie al suo servizio: quanti avrebbero tradito a favore degli uomini dell’Ovest?

    Anche per quello, Elly si era messa a sfogliare pesanti tomi polverosi che si era portata appositamente da Castel Granito: ne aveva un paio sull’arte della guerra e sulla storia dei Sette Regni e, alla luce delle candele, quella sera aveva tutta l’intenzione di esaminare ogni singola guerra, ogni più insignificante ribellione, per verificare se effettivamente ci fosse la minima possibilità che le Cappe Dorate potessero tradire il proprio giuramento per schierarsi coi leoni dorati di Castel Granito. Suo zio Tywin ne sapeva certo più di lei, a riguardo, e non avrebbe mai affermato una cosa senza avere la matematica certezza che quell’evento si sarebbe effettivamente realizzato.

    Si era buttata una pesante coperta di lana sulle spalle, dopo essersi infilata la camicia da notte; Elly non sapeva quante notti avrebbero trascorso là fuori, al freddo, e doveva assolutamente evitare di ammalarsi, dal momento che guarire anche dal più semplice malanno era quanto di più complicato potesse esserci, in circostanze come quelle in cui la piccola Lannister si era ritrovata.

    I suoi occhi azzurri scorrevano rapidi lungo le linee scritte a mano da chissà quale maestro della cittadella, alla ricerca del più piccolo indizio che potesse eliminare ogni dubbio circa il piano di suo zio.
    E, come d’abitudine, quando Elly si ritrovava a leggere, si perdeva via nel suo mondo fantastico e la sua percezione della realtà si faceva sempre più flebile. Fu proprio quello il motivo per cui, quando udì lo scostarsi del telo di entrata della tenda, Elly sobbalzò visibilmente, voltando il capo di scatto verso l’ingresso. Non aveva udito molto di quanto detto da quella che riconobbe subito essere Elizeha, la sua guardia del corpo, ma aveva sentito una mezza parolaccia che era stata capace di troncare appena in tempo, nel momento in cui aveva spostato la sua attenzione sulla leoncina. Ovviamente ciò che l’aveva spaventata non era stato certo il suo linguaggio, aveva udito ben di peggio, in certi casi, quanto la sua improvvisa entrata in scena.

    “Elizeha…” Mormorò Elly, sorpresa dalla sua apparizione, appena prima di ricevere le scuse da parte della donna, le cui guance erano colorate di un leggero rossore. Freddo? O più probabilmente alcool?

    “Non c’è problema, entrate pure” Le disse, mano a mano che si riprendeva da quell’iniziale spavento, richiudendo il libro a cui aveva dedicato attenzione negli ultimi minuti, per poi voltarsi verso di lei per ascoltare ciò che la sua guardia aveva da dirle. Ormai si era abituata all’incessante clangore delle armature dell’accampamento, ma per i suoni improvvisi ci sarebbero volute settimane, con ogni probabilità.

    Qualcuno, le disse Elizeha, le aveva riferito di aver visto Elly ed Ausel durante la loro “discussione”, se così si poteva chiamare. In realtà quel termine era improprio: non erano volate parole grosse, né tantomeno erano giunti ad insultarsi, ma il clima in cui si erano ritrovati a parlare era certamente teso, per cui non si poteva neanche dire che avessero avuto una piacevole chiacchierata con tè e pasticcini annessi, per cui annuì silenziosamente a quella prima affermazione, che venne seguita da alcune considerazioni su quanto fatto da Ausel quel giorno, con particolare dovizia di dettagli sul combattimento contro quel contadino.

    “Uhm dite? Non saprei, non mi intendo molto di combattimenti, davvero pensate che non possa migliorare col tempo?” Chiese Elly, non sapendo se ci fossero segnali, nello stile di combattimento di Ausel, che potessero richiamare l’impossibilità di incrementare la propria efficacia nei duelli corpo a corpo. Lei era un soldati, di sicuro ne sapeva più di lei e su quell’aspetto avrebbe forse potuto illuminarla, in qualche modo.

    “Comunque… no, non mi ha mancato di rispetto, in realtà.” Le disse la ragazzina, dopo qualche istante “Non è stata neppure una vera discussione, a dire il vero. Ho provato a capire cosa ci fosse che lo turbasse -perché era evidente che ci fosse qualcosa che non andava- ed ho tentato di aiutarlo e di offrirgli sostegno, ma non ha voluto sentire ragioni. Forse non si fidava di me e non lo incolpo per questo, solo che fa parte del mio carattere, il voler aiutare chi ne ha bisogno. Non con le armi, chiaramente, quasi non so reggere un coltello, ma in altri modi. Il problema è che questo mio atteggiamento potrebbe causarmi più guai che benefici, almeno così credo” Spiegò pazientemente Elly, che preferiva evitare il diffondersi della voce che una Lannister avesse litigato con un altro nobile rampollo di una delle casate con cui stavano andando in guerra. Le tensioni interne, in quelle circostanze, erano da evitare ad ogni costo.

    All’udire l’opinione di Elizeha sul probabile fato di Ausel, Elly deglutì nervosamente: non voleva certo veder morto il povero Tasso, dopotutto, nonostante lo sconvolgimento che gli aveva causato quella giornata, era sicura che fosse un bravo ragazzo e il rimetterci la pelle in battaglia ad una così giovane età non lo avrebbe augurato a nessuno.

    “Davvero non ha alcuna possibilità di cavarsela? Voglio dire, anche se abbiamo “discusso”, non vorrei che morisse, mi sentirei in colpa per non essere riuscito ad aiutarlo in alcun modo…” Mormorò Elly, la cui unica rassicurazione era il fatto che alcuni degli uomini dei Lydden potessero difendere Ausel durante la battaglia. Dal suo punto di vista non vi era nulla di cui vergognarsi, in tutto ciò: che se ne sarebbe fatto dell’onore, tre metri sotto terra?

    La parte successiva, la possibilità di architettare una vendetta ai danni del Tasso, la lasciò dubbiosa per un solo attimo, ma successivamente, dopo aver ascoltato ogni opzione, scosse lentamente la testa.

    “Nah, in realtà non mi sento offesa, non così tanto da voler vendetta nei suoi confronti” Disse, versandosi dell’acqua in un calice e bevendone un sorso, provando uno strano sollievo nel momento in cui il liquido andò a rinfrescarle la gola leggermente secca “Alla fine non è stata colpa sua, probabilmente in un’altra giornata, magari più tranquilla e senza crani spaccati, non mi avrebbe trattata in quel modo, per cui penso che possiate riposare, stanotte” Continuò poi. Alcuni avrebbero detto che fosse troppo buona e non avrebbero atteso due volte per potersi rifare delle offese subite, ma lei non voleva che Ausel finisse per odiarla. Avrebbe fatto due più due, e sarebbe risalito a lei, a quel punto tutto sarebbe andato in fumo. Approfittando dell’occasione, Elly ne approfittò invece per chiedere direttamente ad Elizeha un’informazione che non era riuscita a trovare sui libri di Castel Granito.

    “Quanto pensate ci potrebbe volere ad arrivare ad Approdo del Re, con un esercito al seguito?” Domandò, non avendo idee di quanto una marcia dalle Terre dell’Ovest fino a quelle della corona potesse durare. Settimane? Mesi? Non avrebbe potuto essere più ignorante di così, a tal proposito.

    Ahahahahah beh grazie mille, sono felice di star svolgendo una buona role ^^"
     
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53 replies since 20/12/2017, 21:49   1121 views
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