Vessilli Rossi come il sangue

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    Ausel Lydden ”parlato”
    Ausel Lydden «pensato»

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    Smanettando prima la lama della spada e poi il manico Ausel non si era reso conto del sottofondo che stava crescendo al di fuori della sua tenda e tutto intorno. In principio sembravano semplici risate perciò non ci badò più di tanto. Posò la spada e la pettorina accanto al suo giaciglio e si buttò sul letto. Non sapeva cosa fare nell’attesa di vedere suo padre quella sera. Non si era portato molti libri dal momento che suo padre gli aveva impedito di portarsi dietro “accozzaglie inutili”. Era riuscito solo a nascondere alcuni volumi che gli sarebbero potuto tornare utili più in là. Il giovane Tasso era sdraiato sulla sua branda quando dall’esterno iniziarono a provenire flebili bagliori giallo-rossastri che davano un tono caldo a quella tenda così fredda e spartana.
    Rimase a rimirare il soffitto del telo e l’incrocio dei vari sostegni che poi correvano lateralmente alla tenda a scaricare il peso a terra.
    All’esterno le risate aumentarono come aumentarono le urla e gli schiamazzi. Gli uomini stavano festeggiando la loro ultima notte. Così aveva sentito dire e non vedeva cosa ci fosse da festeggiare. Era la sua prima ultima notte prima della partenza e non conosceva i vari rituali che si dovevano compiere. Non si era curato di chiederli a qualcuno per evitare di fare un’ulteriore magra figura e nemmeno a suo padre. Se solo si fosse degnato di presentarsi nella sua tenda avrebbe potuto scoprire più cose. La sua assenza era sintomo del suo non voler parlare con Ausel. Lo aveva davvero fatto infuriare se non aveva messo piede nella sua tenda. Chissà dove fosse suo padre in quel momento e con chi si stava confidando, se avesse mai trovato qualcuno con cui confidarsi oltre la lady sua moglie.
    Ad Ausel ritornarono in mente le parole che aveva pronunciato in quella tenda.
    «Spero mi parlerai più tardi. Se non lo farai, capirò il tuo pensiero.»
    Non c’era molto da sperare. Forse poteva sempre entrare da un momento all’altro in quella tenda, ma se non lo aveva ancora fatto, perché illudersi inutilmente. Suo padre non gli avrebbe mai più parlato, probabilmente.

    All’esterno una delle guardie che erano state poste da suo padre a protezione della tenda stava parlando con qualcuno. Ausel alzò il capo dal letto e fissò l’entrata della tenda. L’uomo aveva detto solo poche parole e dall’esterno una mano stava scostando un lato dell’apertura. Dall’esterno entrò una donna che si diresse subito verso il giovane Tasso. Ella lo trovò sul letto col capo alzato. Prontamente Ausel si sollevò per andare incontro alla signora e capire chi fosse e cosa volesse da lui.
    Quando i due furono vicini, Ausel poté notare alcune caratteristiche della donna. Era alta poco più della media, cioè leggermente più alto di lui. Aveva capelli biondi mossi che gli scendevano fin sotto le spalle e un sorriso che voleva dire molto di più. A conferma di ciò, la donna indossava un abito che le scopriva le braccia e la parte superiore del seno.
    Fosse stato un altro ragazzo, quella considerevole scollatura avrebbe sortito il suo effetto. Ad Ausel, però, non fece né caldo né freddo. Forse qualcosa sì, ma non più di tanto. Evitando di osservare le sue grazie, Ausel cercò di orientare il suo sguardo sul volto della donna. Prima ancora di poter chiedere chi fosse fu lei a parlare al giovane ragazzo che gli stava di fronte.
    Ausel guardò la donna con fare interrogativo.
    ”Cosa potrebbe mai volere lei dal giovane Lydden … Ah già.” Appena la donna mise una mano sulla spalla del ragazzo, Ausel capì e la osservò con un volto che indicava poca sorpresa, ma tanto fastidio.
    «Già, cosa potresti mai fare. Stupido io a non capirlo subito.»
    La donna iniziò un toccare la spalla di Ausel il quale subito cercò di scansarsi delicatamente. Quasi titubante per ciò che stava per fare balbettando disse:
    ”Mi … mi spiace. Il signorino Lydden non è nella tenda al momento. Non so come aiutarla.”
    Ausel si stava cacciando nei guai? Stava mentendo a quella donna che probabilmente la sapeva più lunga di lui. La donna disse di essere stata pagata per dar sollievo ai soldati e Ausel prese la palla al balzo.
    ”Bene, potresti andare prima da loro e sollevare … gli animi di quei soldati se tanto ti preme farlo. Potresti passare dopo e sperare di ritrovarlo qui.”
    Il gioco si stava facendo pericoloso e la donna non sembrava interessata a chi avesse d’avanti, se la persona da lei richiesta o un tizio qualunque.
    «Lurida troia lasciami in pace. Quanto faccio schifo a mentire se nemmeno lei mi crede?»
    La donna voleva solo svolgere il lavoro per cui era stata pagata. Ciò che dava più fastidio ad Ausel era il fatto che, probabilmente, suo padre aveva pagato quella puttana per lui. Come se ciò potesse servire a qualcosa. Non sarebbe stato certo l’uso delle prostitute del campo a far avvicinare i due.
    Ausel si scostò nuovamente dalla donna la quale, insistendo, pose la sua mano prima sul petto inducendo un brivido che percorse la schiena del giovane Tasso. Era la prima volta che una ragazza, lei era una donna dalle molte esperienze da quel che poteva vedere Ausel, lo toccava a quel modo e in un certo senso non seppe se esserne entusiasta, curioso o impaurito. Ausel si trovò tra il letto e la donna e … cadde sul letto. La mano della donna dal petto scese fin sopra il cavallo dei pantaloni di Ausel iniziando a esplorare le zone intime del giovane Tasso. Quel movimento gli fece un certo piacere, anche se non voleva averlo da lei. Quel piacere provato, però, gli fece muovere qualcosa in mezzo alle gambe.
    «Sì, come no e io sono l’amante segreto di Tywin Lannister.» Non sapeva per quale motivo gli era venuto in mente quel paragone, ma sicuramente non era la prima volta che la donna giaceva con un uomo e nemmeno con un ragazzo avrebbe osato scommettere Ausel. L’unica cosa che gli venne da dire fu: ” No, non ci credo. Tu? Ma davvero? Quale fortuna allora. Senti, non prendiamoci in giro. Io sono Ausel Lydden e tu una troia, con tutto il rispetto.”
    La donna continuò con quel suo lento movimento nelle parti intime del giovane Tasso finché non ottenne la sua attenzione. La donna iniziò a togliergli la casacca appena ebbe appurato la completa disponibilità del giovane. Ausel fece fare.
    «Devo smetterla, devo smetterla.»
    Ausel stava pensando a cosa avrebbe dovuto fare e non a cosa stava facendo in quel momento. La donna si mise a cavalcioni sopra Ausel. Non era certo un bello spettacolo quello che stava sentendo. C’era sì il pantalone di lui e la veste di lei a fare spessore, ma dai piani bassi di Ausel tutto taceva. La donna si aspettava altro e il suo volto fu più che palese.
    ”E’ stata una giornata dura.”
    Si stava giustificando in quel modo? Davvero aveva detto quella cosa?
    La donna non sembrò badarci e continuò nella sua opera. La donna prese le mani di Ausel e se le portò al seno sperando di risvegliare l’animale sopito del ragazzo. I due si guardarono e a differenza di ciò che la donna stava vedendo, Ausel non vedeva lei. I capelli biondi mossi avevano assunto un altro colore, tendente al castano scuro. I lineamenti del volto della donna ora erano più ruvidi, mascolini. Ausel stava pensando a Lajos. Chiuse gli occhi e si morse il labbro. Ausel, così come la donna, sentì il suo membro inturgidirsi sotto la stoffa dei pantaloni. La donna portò le sue mani vicino alla cintola del giovane Ausel pronta a passare alla fase successiva.
    «Non è lui, non è lui.»
    Ausel aprì di colpo gli occhi e scaraventò a terra la donna. Stava facendo un errore. Avrebbe mentito a se stesso. Rotolò a lato e si trovò anche lui a terra. Si rialzò di scatto prima che la donna potesse fare altro e si rimise la casacca.
    ”Senti Isabel non so chi ti ha pagato ” Ausel stava balbettando a voce alta cercando di infilarsi la manica e farsi sentire da fuori. ”Prendi i soldi e usali come meglio credi. Mi spiace, ma non voglio fottere con una puttana. Aspiro ad altro ...”
    Se la donna se ne fosse andata così, avrebbe comunque potuto dire che qualcosa lì sotto si muoveva. Alla fine ad Ausel non piacevano le puttane, non le donne. Questo non lo ancora detto, però.
    ”A donne di un certo rango. Mi spiace.”
    Ecco, così, almeno, poteva salvarsi da un’accusa più grave. Sperava che gli uomini di fuori avessero sentito. Non gli importava delle loro risate o dei loro sberleffi. Alla fine aveva rifiutato una puttana perché aspirava a una donna di classe. Potevano fargliene una colpa? Probabilmente sì.

    Ausel attese il tempo necessario affinché la donna uscisse dalla sua tenda. Suo padre lo avrebbe saputo sicuramente. Poco gli importava.
    All’esterno gli altri uomini non la pensavano certo come lui. Si sentivano gemiti e urla, chiaro segno di gente che preferiva fottere una puttana piuttosto che pensare alla donna che aveva lasciato a casa. Non sarebbe rimasto lì dentro aspettando suo padre. Voleva prendere una boccata d’aria dopo ciò che era successo. Tirando le somme, in una stessa giornata, aveva combattuto da schifo vincendo grazie a non sapeva cosa, aveva incontrato Elly e aveva anche litigato con lei se poteva definirsi un litigio e aveva quasi fatto sesso con una prostituta. Quel quasi lo turbava perché alla fine lo avrebbe fatto pensando a Lajos oppure il pensiero di stare con lui era servito solo ad innalzare e rendere vivo il suo membro? Forse avrebbe dovuto provare, anche se lo stare con una puttana non gli piaceva affatto. Ciò che lo disgustava della donna era il fatto di aver avuto chissà quanti altri uomini dentro.
    Uscì dalla tenda senza curarsi degli uomini al di fuori e dei gemiti che provenivano da ogni lato dell’accampamento. Lontano dalla sua tenda vi era un albero abbattuto. Ausel si sedette sul tronco a osservare la vastità dello spiazzale in cui si trovavano. La sua tenda era alle sue spalle così come la maggior parte delle altre tende, a circa una trentina di passi da lui. Avrebbe voluto ricercare un posto dove poter riflettere e pensare a ciò che sarebbe successo. Avrebbe anche voluto incontrare suo padre per parlargli, dirgli qualcosa o sentirsi dire qualcosa. Il suo silenzio era troppo doloroso perché indicava una profonda delusione e un profondo rammarico verso suo figlio, verso Ausel che non rispecchiava nulla di suo padre.
    Troppi avrebbe, purtroppo. L’unica cosa che poteva fare in quel momento, seduto su quel tronco abbattuto, era il guardare le stelle. Se avesse fissato un punto e si fosse concentrato su quello o su un argomento in particolare, probabilmente le voci, le urla e i gemiti degli uomini che si divertivano sarebbero sparite.



    Grazie per il complimento Torgon.
    :)

    Elly, grazie per non esserti vendicata hahahahahaha
     
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    Migliorare? Certo la pratica rende tutti migliori, ma un uomo che non ama combattere non diventerà mai abile come un uomo che brama lo scontro. Comunque non saprei, se sarà circondato dai suoi uomini forse sopravviverà. Il viaggio potrebbe durare giorni, come settimane, dipende se sarà una marcia forzata senza riposo oppure no.

    Alle successive parole di Elly Elizeha tentò di nascondere una smorfia, a lei non sarebbe dispiaciuto rompere i coglioni a un nobile, d'altronde il lupo perdeva il pelo ma non il vizio.

    Come desidera la mia signora.

    ----



    Isabel rimase in silenzio, il cazzo di quel ragazzo rimasse "assopito" sotto di lei e lui non sembrava essere intenzionato a passare un allegro quarto d'ora con lei, non avrebbe perso ulteriore tempo con quel ragazzino.



    Muoversiiii!

    Il mattino seguente il campo fu' sgombrato in fretta e gli uomini iniziarono la loro marcia sulla strada dell'oro verso Approdo del Re. La visione di quella lunga colonna di soldati faceva alzare il cranio dei contadini che aravano i campi attorno a quella strada, molti di loro rimasero fermi, fissando l'esercito che si muoveva preoccupati, altri dopo una prima occhiata chinarono di nuovo il capo tornando a zappare la terra, alcuni invece si misero a correre.
    Ausel Lydden chiudeva insieme ad altri cavalieri la colonna dell'avanguardia mentre i tre Lord aprivano la strada davanti alla fanteria.

    Ausel sai dove sta correndo quell'uomo? Ad avvisare il piccolo signorotto locale, Lord Ambrose, dipende a che altezza siamo.

    Non che ce ne possa fregare qualcosa, nessuno dei Lord di queste zone avrebbe il coraggio di bloccarci il cammino e impedirci di proseguire, non senza un esercito al seguito.

    Gli uomini erano forti del loro numero, consapevoli che per richiamare tutti i vessilli di una regione ci voleva più di qualche giorno, probabilmente Lord Ambrose avrebbe avvertito le rose, ma Mace Tyrell non era famoso per essere un uomo coraggioso, anzi. Avrebbe sicuramente tentennato e fatto spallucce poichè le notizie non riguardavano un esercito invasore, ma un esercito di passaggio. Ci avrebbe messo una settimana come minimo ad inviare i corvi per una ipotetica adunata delle armate del Reach, per cosa? Per un esercito che stava marciando per chi sa quale motivo. No, erano piuttosto sicuri che l'Altopiano come suo solito avrebbe atteso, magari bevuto, sperando che le nuvole della guerra siano solo di passaggio su quella strada.

    ----



    Lady Lannister.


    Le due cavalcavano fianco a fianco, l'esercito non aveva tempo di portarsi dietro una scomoda carrozza.

    Arrivati ad Approdo donerete cibo alla popolazione, avete il compito di ridurre il malcontento. E se.. quando prenderemo la Fortezza Rossa suo zio si aspetta che lei si riesca a mescolare alla corte del posto, carpendo informazioni su chi appoggia ancora Rhaegar Targaryen.

    Sulla carta non sembrava difficile, in pratica invece doveva scovare dei possibili traditori, ironia della sorte i traditori dei traditori.

    Darei un dragone per vedere la faccia di quel coglione Targaryen quando verrà a sapere che Tywin Lannister si è impossessato del Trono di Spade. Ho sempre odiato i Targaryen.

    Come odiava i Whent, i Tully, i Lefford e in realtà anche i Lannister. Schifosi nobili.

    Perdonate il mio linguaggio scurrile.

    Tra poco chiudiamo, ad Approdo sono quasi in linea coi tempi.
    Vi svegliate, montate a cavallino e iniziate a percorrere la strada che vi porterà alla capitale.
    Se volete incontrarvi fatelo accadere in qualche modo, tenete conto che a fine giornata vi accamperete alla belle e meglio quindi potete ruolare anche quello.
    Oh mia signora siete ancora qui ? venga c'è spazio nel mio comodo letto Lol vedete voi.


    Edited by Torgon - 28/1/2018, 13:59
     
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  3. Chiara_92
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    Per Elly il risveglio non fu particolarmente tranquillo, non quanto quelli a cui era abituata a Lannisport o Castel Granito, almeno. Già alle prime luci dell’alba, un’ancella era giunta nella sua tenda e l’aveva gentilmente scossa appoggiandole una mano sulla spalla, l’unica parte del corpo, oltre al suo capo color dell’oro, a sporgere al di fuori delle coperte.
    “Mi spiace svegliarvi, Lady Lannister… ma dobbiamo muoverci tra un’ora al massimo” Le aveva detto, cominciando subito a riordinare alcuni degli averi della leoncina all’interno del baule da viaggio.
    Inaspettatamente però, Elly quella notte aveva dormito più profondamente di quanto si sarebbe mai aspettata, e ci mise un paio di minuti prima di trovare energie sufficienti ad alzarsi in piedi, sbadigliando vistosamente e cercando di abituarsi a quel maledetto freddo mattutino.
    “Che ore sono?” Borbottò con un filo di voce quasi inudibile ma che non mancò di essere ascoltato dalla servetta all’interno della sua tenda, che prontamente rispose “L’alba, ma come ho detto, tempo un’ora al massimo e l’esercito si muoverà. Meglio prepararsi in anticipo”.
    Elly non capì inizialmente il motivo di tutta quella fretta, ma subito dopo l’ancella aggiunse un altro particolare: “Sono anche stata incaricata di informarvi che non viaggerete su una carrozza, ma a cavallo. Dopotutto stiamo andando in guerra, una carrozza sarebbe un ingombro inutile”.
    Elly deglutì in modo nervoso, a quella notizia: l’ultima volta che era stata a cavallo aveva quasi finito per cadere dalla sella, e qui avrebbe dovuto condurlo da sé, senza aiuti di alcun genere: sapeva come farlo, in teoria, ma la pratica era ben altra cosa e visti i suoi precedenti con quegli animali, era logico che non avesse molta fiducia nelle sue capacità.

    Non ci fu il tempo per prepararsi a dovere, o per spazzolarsi i suoi lunghi capelli biondi, com’era solita fare ad ogni sorgere del sole, né per scegliere quale fosse l’abito migliore da mettersi durante quella cavalcata, al contrario, le venne a malapena concesso del tempo per fare i propri bisogni senza che qualcuno le ricordasse che entro pochi minuti sarebbero dovuti andare. Odiava i risvegli così, ma sapeva di non avere alcun diritto di protestare, in quel caso. Quel giorno, forse su indicazione di Tywin Lannister, le venne suggerito di indossare un abito che si sbilanciasse verso la resistenza a favore dell’eleganza: non stava andando ad un ballo presso qualche nobile Lord, ma in un posto dove un abitino raffinato non avrebbe avuto altro destino se non quello di rovinarsi subito, ragion per cui si optò per un vestito di stoffa scuro e piuttosto pesante, in modo da risultare anche meno riconoscibile… sebbene non fosse affatto difficile indovinare chi fosse un Lannister, in mezzo a quella moltitudine di soldati. Una ragazzina bionda e con gli occhi azzurri risultava fuori posto, per usare un eufemismo.

    Elly si ritrovò parecchio in difficoltà, nel momento in cui si ritrovò costretta a montare a cavallo, a causa della sua statura non esattamente elevata, e necessitò dell’aiuto di un soldato là presente per poter raggiungere la sella senza dare l’idea di stare scalando una grossa montagna a mani nude. Le staffe furono ovviamente regolate in base alle sue gambe, in quanto se fossero state lasciate alla lunghezza adatta ad un uomo di media corporatura, non sarebbe mai riuscita a raggiungerle.

    La ragazzina percepiva ancora una certa stanchezza sulle sue palpebre e, ne era sicura, quella sensazione fastidiosa non sarebbe andata via molto presto. Sbadigliando nuovamente e stropicciandosi gli occhi nel tentativo di svegliarsi, udì il proprio stomaco brontolare. Poco male, in realtà, sapeva di aver fame ma in quelle condizioni di tensione e nervosismo non sarebbe riuscita a buttare giù un solo boccone.

    “Elizeha” Rispose Elly come saluto alla sua guardia del corpo, dopo che le due ebbero cominciato a cavalcare fianco a fianco, facendosi largo tra le fila di soldati. Ad ogni passo mosso dal cavallo, Elly si sentiva sobbalzare, ma ben presto ci avrebbe fatto l’abitudine: ciò di cui doveva preoccuparsi in quel momento era tenere ben salde le redini del cavallo ed evitare che questo scattasse a tutta velocità, facendola cadere violentemente da qualche parte. Nel mentre si concentrò sulle parole di Elizeha, che le spiegò quali sarebbero stati i suoi compiti, una volta giunti ad Approdo del Re. Il distribuire cibo alla popolazione non la preoccupava più di tanto, in realtà, non lo aveva mai fatto ma non credeva sarebbe stato un compito così difficile. Ciò che invece la impensieriva era il fatto che suo zio Tywin si aspettasse che fosse lei a scovare eventuali sostenitori dei Targaryen. E come avrebbe mai potuto farlo? Era solo una ragazzina… ma forse, pensò, avrebbe potuto sfruttare quell’aria innocente che si ritrovava per riuscire ad ottenere informazioni dettagliate su chi ancora appoggiasse il simbolo di Rhaegar e chi invece fosse passato dalla parte dei Lannister. Ora capiva il senso di una guardia del corpo: un’operazione del genere era indubbiamente rischiosa e avrebbe avuto bisogno di qualcuno che le evitasse di finire ammazzata, nel malaugurato caso in cui fossero stati scoperti i suoi reali intenti.

    “Ed una volta scoperti eventuali traditori? Dovrò comunicarli solo a mio zio Tywin? O devo rivolgermi a qualcuno in particolare? Giusto per sapere di chi mi posso fidare, per quanto riguarda certi argomenti, e chi invece non deve sapere nulla di quanto io stia facendo” Le chiese, mentre i loro cavalli erano ormai giunti sino all’avanguardia senza neppure accorgersene. Di fronte a loro non vi erano che immense distese di natura incontaminata, occasionalmente interrotta da qualche abitazione di chissà quale villico. Di certo la vista di un esercito in marcia non doveva essere incoraggiante per loro, ma poco importava, in quel momento. Chissà dov'era Ausel, in quel momento.
    Chissà come aveva passato la notte e soprattutto se questa gli avesse portato un po' di consiglio e fosse stata sufficiente a farlo sbollire per bene, oppure se quel giorno sarebbe stato identico al precedente, per lui.

    “Non preoccupatevi… so che i Targaryen non stanno proprio simpatici a moltissime persone, nei Sette Regni” Rispose Elly, ribattendo alle parole non esattamente delicate che la sua guardia aveva rivolto a Rhaegar Targaryen. Per quello che la riguardava, Elly non aveva alcun motivo per provare astio verso i suoi confronti, l’unica ragione di cui doveva convincersi era che tutti i Draghi fossero nemici e che andassero dunque detestati in automatico, anche senza aver subito offese di alcun genere.

    “Non sono riuscita a riconoscere il vostro accento, Elizeha… da dove venite?” Domandò poi Elly, dopo qualche ora di silenziosa marcia, attorniata solo dai rumori metallici di armature, scudi e dallo scalpitare dei cavalli, oltre che dal passo pesante degli armigeri in marcia: non avendo viaggiato molto, il riuscire ad identificare una parlata e comprenderne la provenienza era un’impresa più che ardua, per lei.
     
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    Ausel Lydden ”parlato”

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    Parte della notte la passò in bianco seduto su quel tronco abbattuto a fissare la vastità di ciò che lo circondava. Lo stratagemma aveva funzionato. Fissando un punto lontano all’orizzonte, una delle stelle luminose che brillavano in quel cielo terso solcato soltanto da solitarie nuvole morbide e lattiginose, i rumori che circondavano l’accampamento si attutivano pian piano quasi sparendo tra il flusso dei suoi pensieri. Avrebbe voluto parlare con suo padre, ma, forse, fu meglio così. Rimase a fissare le stelle che componevano le varie costellazioni che si aggiravano in cielo. Una rincorreva l’altra e viceversa. Non le conosceva tutte, ma aveva sentito da Maestro Dite dire che con le stelle ci si poteva orientare, così con la luna e con il sole. Avrebbe voluto saperne di più, e forse, quello sarebbe stato un argomento di cui discutere al suo ritorno. Sempre se fosse tornato sano e salvo da ciò a cui stava andando incontro.
    All’orizzonte il cielo era sempre più scuro e le luci delle stelle illuminavano poco. Stava anche cadendo una certa umidità e per evitare di beccarsi un malanno, Ausel decise di rientrare nella sua tenda. Per quanto fosse piccola e poco comoda come la sua camera, era pur sempre un tetto sopra la testa, una barriera contro il freddo della notte e l’umidità che poteva penetrare nelle ossa rendendole fiacche e causando malanni. Una delle raccomandazioni di sua madre, in un ultimo materno tentativo di protezione verso quel suo figlio che partiva verso l’ignoto, era stata quella di coprirsi dal freddo e stare sempre vicino a suo padre, quello stesso padre che non lo aveva degnato di una parola da quando era uscito dalla tenda del Leone.
    Sospirò e si alzò dal tronco. Con la mano destra si ripulì i pantaloni dalle foglie, dai rametti e da tutto ciò che si era attaccato quando si era seduto. Passo dopo passo si avviò verso la strada del ritorno. Se prima, quando era partito, il campo era tutto un gemito accompagnato ad esternazioni di “trionfo” raggiunto, ora, le voci si stavano via via facendo meno presenti. Solo i più desiderosi e focosi stavano ancora giacendo con quelle donne dal sorriso facile e dal cuore di pietra.
    Oltrepassò prima una tenda e poi una seconda prima di arrivare alla sua. Non voleva attraversare il camminamento ed essere visto da altre persone o da prostitute che uscivano dalle altre tende, perciò deviò tra le tende in modo da ritrovarsi alle spalle della propria. Era quasi giunto alla sua tenda quando sentì delle voci note che stavano parlando tra loro. Erano gli uomini che erano stati messi a guardia della sua tenda e uno di questi disse qualcosa che fece sorridere gli altri. Non voleva disturbarli sbucando dal nulla e far pensare loro di origliare, perciò fece un passo indietro deciso ad allontanarsi e sbucare sul camminamento in modo da essere visto. Mentre si voltò, uno degli uomini disse:

    “Ancora non capisco come si sia fatto sfuggire una donna del genere. Non capisco proprio.”
    “Ha detto di volere una donna di classe, non una puttana.” Rispose un secondo uomo. Ausel rimase ad ascoltare. Stavano parlando di lui.
    “E dove la trova una donna di classe qui?” A parlare era stato il primo.
    “Mica qui, scemo. In generale, penso.” Questa volta a rispondere era stata una voce diversa, quella di un terzo uomo.
    “Fatto è che ha fatto andar via quella bella figliola. Ma hai visto che culo che aveva? E quei meloni? Li avrei spremuti come si deve. È vero che i Sette danno il pane a chi non ha i denti.” Fece il primo.
    “Ti avrei dato una mano volentieri.” Fece eco il secondo.
    “Non ho bisogno di aiuto. La mia mazza funziona benissimo anche da sola, amico.” Rimbeccò il primo.
    “Dai, smettetela. È solo un ragazzo. Già è tanto che è sopravvissuto alla giornata.” Rispose il terzo uomo.
    “Alla sua età già avevo castigato dozzine di ragazze e avuto il battesimo di sangue.” Rispose il primo.
    “Quante di queste ragazze erano immaginarie?” Rispose il secondo facendo ridere anche il terzo uomo.
    “Ridete, ridete. Io non disdegno mai una donna, usata o meno, vecchia o giovane, lady o contadina. Se non fosse per la guardia, avrei consolato volentieri quella puttana.” Rispose il primo.
    “E mica solo tu.” Fece eco il secondo ridendo.

    Ausel non voleva sentire altro. Che pensassero quello che volevano, gli sarebbe servito a poco provare a cambiare gli eventi. Alla fine, nel giro di qualche settimana sarebbe andato in guerra morendo al primo colpo. Isabel o meno, nessuno avrebbe ricordato il giovane Lydden. In un caso o nell’altro chi diavolo si sarebbe ricordato di lui.

    Ausel fece il giro della tenda e quando uno degli uomini che aveva parlato prima vide arrivare Ausel verso la loro postazione, questi diede una gomitata al compagno assopito che subito riprese conoscenza. Uno degli uomini che stava facendo la guardia si era appisolato appoggiato alla sua picca mentre gli altri stavano chiacchierando tra loro. La discussione terminò appena lo videro arrivare. Ausel li contò e l’uomo appisolato non era uno dei tre che aveva parlato prima.
    Il giovane Tasso si avvicinò a loro e li salutò con un sorriso. Non potevano aver fatto dei turni di guardia perché non aveva senso restare svegli in tre e dormire in uno. Fosse stato il contrario avrebbe pensato subito a quella evenienza. Molto probabilmente il soldato si era addormentato durante il suo turno. Rivolto all’uomo che si era appisolato, Ausel disse divertito.
    ”Dovrai insegnarmi a dormire nonostante il baccano, uno giorno di questi. Potrebbe tornarmi utile. Per questa volta non dirò nulla a mio padre, ma spero non capiti più.”
    Ausel non sapeva chi aveva parlato per primo e chi aveva cercato di difenderlo, sempre se il terzo uomo a parlare aveva difeso lui. Cercò di ignorare la discussione ed entrò nella sua tenda.
    Gli uomini fecero passare Ausel nella sua tenda in silenzio senza dire nulla.
    Nel silenzio del suo “campo” Ausel si buttò sul letto, quello stesso letto che ore prima lo aveva visto scontrarsi con Isabel. Cercò di non pensare a quello che era avvenuto sotto quel tendone e chiuse gli occhi augurandosi di prendere subito sonno.

    ***

    Così fu. Fu il baccano e una mano che lo scuoteva a svegliarlo. Gli uomini stavano rimuovendo il campo in tutta fretta. A breve sarebbero ripartiti e da ogni angolo dell’accampamento venivano urlati ordini. Il termine più utilizzato da chiunque fosse alla sua portata di udito fu “muoversiiiiiii”.

    Ausel si mosse. Subito si diede una sistemata indossando quello che aveva di più comodo nel suo baule. Si diede una rinfrescata con l’acqua presente in un bacile che gli era stato portato. L’acqua era fredda e a contatto con il viso lo svegliò all’istante.
    Quando fu pronto, la sua tenda venne smontata in fretta e furia. Gli uomini erano quasi tutti a cavallo e anche Ausel montò sul suo. In quella distesa di teste canute, bionde, rosse e scure, il giovane Tasso chiese dove poter trovare suo padre. L’uomo era stato assegnato all’avanguardia, come ben avrebbe dovuto ricordare il ragazzo. Ausel andò da suo padre. L’uomo stava parlando con gli altri due lord, lord Swift e lord Brax, su questioni di tattiche o altro. Vide suo figlio e gli disse di andare a posizionarsi in fondo al reparto avanzato mentre lui e gli altri due lord aprivano l’avanguardia, davanti alla fanteria. Ausel diede il comando al cavallo tramite le redini e i piedi in modo da ruotare e andare a disporsi dove era stato destinato.
    Durante la marcia Ausel notò come molti contadini alzavano il capo al loro passaggio. I bambini, invece, correvano dietro di loro salutando e immaginandosi parte di quella colonna di uomini. I contadini, invece, avevano sguardi preoccupati o di indifferenza. Accanto ad Ausel una voce chiese se sapesse dove stesse andando uno di quegli uomini che si era messo a correre nella direzione opposta rispetto ai bambini. Il giovane Tasso non aveva fatto caso a questa cosa e si voltò verso la direzione da cui provenne la voce. Essa apparteneva a uno dei cavalieri che chiudevano l’avanguardia. Non conoscendo la risposta alla domanda, Ausel fece cenno di no con la testa e subito la sua curiosità venne accontentata.
    Non capiva per quale motivo i lord sulla Strada dell’Oro dovessero allarmarsi. Molti di loro erano vassalli dei Lannister come gli Hamell e i Bettley, altri …
    Giusto “altri” lord erano vassalli dei Tyrell. Gli venne in mente l’ultima volta che avevano attraversato la Strada dell’Oro per andare a Coldmoat. Spesso prendevano la via fluviale attraverso le terre dei Serrett, ma ultimamente andavano via terra. Ciò che ricordava e che sua madre gli aveva detto tempo addietro, essendo lei nata nell’Altopiano conosceva quegli stendardi, vicino a Coldmoat sorgevano castelli molto più grandi sotto il comando dei Rowan, dei Crane e degli Osgrey. Non ricordava certo lo stendardo degli Ambrose e dove fosse il loro castello, quindi fece spallucce. Altra cosa di cui era certo era il fatto che non si erano spinti così avanti in un solo giorno da inoltrarsi nelle Terre della Corona. Aveva notato che il primo cavaliere che si era rivolto a lui lo aveva fatto per nome. Vergognandosi della sua poca conoscenza, decise di chiederne informazioni.
    ”Chiedo venia, ser. Non credo di conoscere il suo nome. Con chi ho la grazia di parlare?”
    Probabilmente l’altro cavaliere che si era avvicinato ad Ausel aveva ragione. Nessuno dei lord dell’Altopiano avrebbe avuto il coraggio di fermarli, anche se un certo timore gli venne. Dopotutto stavano attraversando le loro terre senza un permesso. Oppure lo avevano? Anche con questo secondo cavaliere Ausel si sentì in difficoltà. Non conosceva nemmeno lui.
    ”Chiedo perdono anche a voi. Di grazia, sareste così gentile da dirmi il vostro nome, ser?”

    Il giovane Tasso, in sella al sul suo cavallo, andava al passo insieme agli altri uomini mantenendo la loro andatura. La schiena era dritta, le gambe non troppo strette ai fianchi del cavallo. Le redini tra le mani e, ogni tanto, una carezza alla criniera della bestiola non mancava.
    L’animale non era tra i più preferiti del ragazzo, ma non poteva certo negare che erano eleganti. Sul dorso dell’animale Ausel poteva sentirsi diverso. Era lontano dal suolo e questo poteva dargli quella flebile illusione di allontanarsi dal suo essere terreno. Essere migliore, forse, migliore di quanto non fosse mai stato. A volte desiderava andarsene lontano da Deep Den, viaggiare e trovare un posto dove sentirsi “accettato”. Purtroppo aveva sempre qualcosa che lo legasse a quel posto. Un qualcosa che non riusciva a dare un nome o un volto.
    Restò in coda all’avanguardia guardando ogni tanto prima da un lato e poi dall’altro. Era circondato da uomini che avevano molta più esperienza di lui.

    La giornata continuava a procedere incessante e il sole si muoveva lungo il suo tragitto senza sosta. Come senza sosta sembrava essere il loro viaggio. Stare per troppo tempo a dorso di cavallo stava stufando Ausel.
    Non aveva voglia di socializzare con quei cavalieri. Cosa avrebbe mai potuto dire loro. Però sembrava scortese non dir nulla dopo i loro interventi anche se non del tutto richiesti. Avevano fatto uno sforzo per parlare con lui; doveva almeno sforzarsi di ricambiare il favore.
    ”Questa è la vostra prima campagna di guerra, miei signori?”
    La domanda era rivolta ad entrambi. Non credeva fossero dei semplici novellini come lui. Era davvero il colmo se tre semplici inesperti di guerra si erano ritrovati l’uno accanto all’altro.
    ”Cosa potreste consigliare a me che sono un novellino in questo frangente.”
     
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    Tu di chi ti fidi? Tuo padre? Tua sorella ? Tuo zio? Di me? Pensa bene alle persone giuste.

    La donna sorrise, lei si fidava di poche persone, persone che aveva lasciato indietro.

    Vengo da un piccolo paese, nei pressi della fortezza di Harren il Nero, Terre dei Fiumi. Un accento da contadino.


    La donna rimase in silenzio, non amava parlare del proprio passato.

    ------



    Aldray Bein, non sono un Ser signore, secondo battaglione cavalleria.

    Non tutti i cavalieri, per così dire, erano Ser, alcuni erano solo soldati a cavallo, anzi molti. L'altro uomo alzò la mano in segno di saluto.

    Steffon, stesso battaglione.

    I due osservarono il Lydden, era un ragazzo curioso e qualche chiacchera non avrebbe fatto male a nessuno, soprattutto durante una traversata di quel genere.

    Ho combattuto molti gruppi di banditi che si rifugiavano nelle montagne. Mai stato in una battaglia vera e propria.


    Io ho partecipato alla campagna di Castamere, ma quella non fu' una battaglia.

    Come molti sapevano quello di Castamere fu' un massacro. L'uomo poggiò la mano sul pomo della spada prima di continuare a parlare, dare consigli in quel frangente non era per nulla facile.

    Riconosci i tuoi limiti, non farti prendere dalla sete di sangue, a volte meglio avanzare affianco ad un compagno piuttosto che morire da soli.
    In battaglia non ci sono gradi, se un uomo sta per morire di certo non baderà al figlio del Lord, quindi... francamente, tenta di rimanere sempre in una posizione di vantaggio, se il nemico sta per sopraffarti urla la ritirata. Presumo che ti verranno affidati molti uomini.


    Io te ne sarei grato, non voglio morire per un signore troppo sciocco per riconoscere la sconfitta.

    Non vi erano solo eroi a comporre le fila di un esercito.

    Sarai a cavallo, questo ti dà un grosso vantaggio. Avrai paura ma i tuoi avversari ne avranno molta di più, ricordatelo.

    In poche parole, non fartela sotto, copri i tuoi soldati e loro copriranno te, non farti prendere troppo dalla voglia di impressionare tuo padre o finirai sotto gli occhi dello Sconosciuto.

    L'uomo più anziano sospirò.

    Si, è quello che volevo dire, ma con parole diverse.


    -------



    Volevo fare un banchetto in cui siete uno davanti all'altro con la comparsa di papà Stafford, ma ho deciso di accogliere le vostre dolci richieste tramite mp, non si sa mai che Elly faccia breccia nel petto (ma non nel pacco di Ausel)


    Nel tendone della mensa riservato agli ufficiali vi trovavano posto Lady, Ser, Lord e popolani che avevano scalato le gerarchie dell'esercito. I piatti erano semplici, poche portate accompagnate da acqua e vino. La prima portata era composta da formaggi e insaccati, mentre la seconda era una ricca porzione di cinghiale frollato accompagnato con patate. In molti dialogavano di cose che non centravano nulla con la guerra, altri sapevano parlare solo di quello. Al fianco di Ausel vi era suo padre, mentre qualche posto più a destra ma dalla parte opposta della parte del giovane tasso vi trova posto Elly. Lord Lydden preferiva colloquiare con altri Lord piuttosto che rivolgere la parola a suo figlio, forse quello che era accaduto durante i giorni precedenti aveva definitivamente diviso padre e figlio. I commensali tagliavano la carne e se la portavano alla bocca, chi con più ingordigia, chi con più classe ed eleganza, Elly Lannister era una di quelle poche persone. Per sua sfortuna un pezzo di cinghiale le si bloccò in gola, rischiando di soffocarla.

    Gestisci te la cosa Elly LOL do per scontato che te la caverai senza morire ma non voglio toglierti il piacere di ruolare questa cosa ahahah


    Scongiurata la morte di Lady Lannister alcuni risero a causa del vino, altri accorsero da lei col viso tirato dalla paura, ovviamente suo padre era tra questi.

    Elly, forse è il caso che tu vada fuori a prendere una boccata d'aria, i fumi dell'alcol non ti fanno bene.

    Era normale per una padre desiderare il benessere della figlia, ma i più maliziosi in quella tenda pensarono ad altro, forse Stafford Lannister si vergognava dell'accaduto?

    Ed ecco a voi la finestra per chiaccherare fuori che tanto avete desiderato, parte Elly segue Ausel.
    Potete godervi la chiaccherata a ruota libera per 7 giorni, come da richiesta, poi chiudo e apro la quest ad Approdo.

    Per la vostra gioia nella prossima quest arriva un giovanotto dell'Ovest.
    Già me lo vedo Ausel con la sua armaturina rossa, ovviamente senza l'elmo da babbeo.
     
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  6. Chiara_92
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    Un intero giorno di cavalcata avrebbe distrutto fisicamente chiunque, in particolar modo una ragazzina poco più che quattordicenne e che non era abituata a stare seduta sul dorso di quei magnifici animali.
    Quando era giunta la sera, Lord Tywin aveva dato ordine all’esercito di fermarsi e montare l’accampamento, in modo da poter permettere ai soldati di riprendersi dopo ore ed ore di marcia.
    Appena smontata dalla sella, Elly percepì le ossa della sua schiena e delle gambe scricchiolare paurosamente. I muscoli all’altezza dei reni le dolevano in modo spaventoso e in quel preciso istante pensò di essere invecchiata di circa sessant’anni senza neppure essersene resa conto. Ci mise qualche secondo, prima di riprendere pienamente il controllo delle sue gambe, intorpidite da così tanto tempo trascorso senza poter muovere un singolo passo in qualsiasi direzione. Le ossa che andavano dalla punta dei suoi piedi fino alla metà della colonna vertebrale, passando per l’inguine, il bacino e anche parte delle spalle erano indolenzite a tal punto che per un attimo Elly pensò di essersi rotta qualcosa. Ma quello era il prezzo da pagare, in una situazione del genere.
    Durante il giorno la ragazzina aveva intravisto numerosi paesaggi diversi, ma ad un certo punto, nonostante la grande varietà di ambienti che si susseguivano di fronte ai suoi occhi, aveva finito per annoiarsi a morte e in quel momento avrebbe scambiato volentieri almeno quindici anni della sua vita per un libro di qualunque genere, ma per sua sfortuna tutti i suoi tomi erano rinchiusi all’interno del forziere intarsiato che si era portata appresso da Castel Granito.
    In mezzo a quel viavai di armigeri impegnati nei compiti più disparati, Elly decise dunque di non essere d’intralcio e di rendere la propria presenza il meno “fastidiosa” possibile, dirigendosi rapidamente ai confini dell’accampamento, dove la folla era decisamente meno numerosa ed indaffarata. Sapeva di non avere il permesso di allontanarsi dal campo e anche se avesse potuto, non lo avrebbe mai e poi mai fatto: in quella zona potevano esserci lupi o pantere ombra… anche se Elly era tutt’altro che sicura che quei grossi felidi vivessero nella zona in cui si trovavano al momento. Non era mai stata un’esperta di animali selvatici, ma nel dubbio meglio evitare di dar loro occasione di assaggiare la carne di leoncina.
    Per loro fortuna, era stata una bella giornata e il cielo si stava lentamente tingendo di un rosso-arancione molto suggestivo: la bellezza di quel tramonto non era certo paragonabile al sole che si andava ad immergere nella vastità del mare di fronte a Castel Granito, ma aveva ugualmente un certo fascino alimentato anche dall’effetto novità di quel posto.
    Chissà quante enormi distese d’erba avrebbero dovuto attraversare, quante foreste avrebbero intravisto e quanti fiumi avrebbero guadato prima di giungere in prossimità delle mura di Approdo del Re…
    Le avrebbe riviste per la seconda volta dopo tanti anni, ma per lei sarebbe stata un’esperienza totalmente nuova e per quanto fosse in soggezione, Elly non poteva evitare di vivere un certo timore, di fronte all’idea di avventurarsi in una città brulicante di vita come la Capitale.

    Più tardi, quella sera

    Inaspettatamente, quella sera Elly era a trovare abbastanza spazio, nel proprio stomaco, per riuscire a mangiare: sin da quando il campo era stato montato, la ragazzina si era convinta che non sarebbe riuscita ad ingoiare nemmeno un boccone, ma una volta sedutasi a tavola assieme ad alcuni altri lord e lady di altre casate, si rese conto di essere più affamata che mai, specialmente di fronte al cinghiale, uno dei cibi preferiti dalla piccola Lannister. Per tutta la durata della cena, non disse una parola, troppo impegnata a cercare di far passare quella fastidiosa sensazione simile ad un vero e proprio buco nello stomaco. Non pensava che il non mangiare per un solo giorno potesse generare sensazioni del genere e, in quel momento più che mai, fu felicissima di non doversi sfamare con quella brodaglia che veniva servita ai comuni armigeri, ma aveva comunque optato per mantenere un atteggiamento dignitoso nonostante l’appetito: mettere in imbarazzo suo padre o il nome dei Lannister, comportandosi in maniera incivile di fronte a tutti.
    Tuttavia le buone maniere non sempre avevano il potere di mantenerla fuori dai guai e in quel caso avvenne infatti quanto di più temuto dalla leoncina: forse a causa di un boccone non masticato a dovere ed ingoiato prima del tempo, Elly si ritrovò a tossire all’improvviso, dapprima leggermente e poi in maniera sempre più pesante. In fondo alla sua gola sentiva chiaramente la presenza di un pezzo di carne, ma sembrava come incastrato.
    I colpi di tosse si facevano sempre più rauchi e stavano iniziando ad aumentare d’intensità. Ad un certo punto la ragazzina temette persino che, se avesse continuato in quel modo, gli occhi le sarebbero schizzati fuori dalle orbite. I suoi polmoni, lo sentiva chiaramente, necessitavano urgentemente di aria e, nel disperato tentativo di liberare la sua laringe da quel fastidioso ostacolo, Elly afferrò la coppa dorata di fronte a lei e bevve un lungo sorso.
    Funzionò. Il vino prese a scorrerle lungo la gola, portando con sé quel maledetto pezzo di carne che finalmente levò le tende, lasciandola libera di respirare… anche se in realtà quello che fece fu più simile ad un boccheggiare disperato.
    Non badò molto alle reazioni divertite di alcuni dei presenti, ancora piuttosto spaventata per quanto accaduto. In fondo… quella situazione poteva mettersi malissimo, se non avesse avuto i riflessi pronti e non avesse tracannato un gigantesco sorso di vino, chissà come sarebbe finita la faccenda.
    Preferì invece concentrarsi sulle parole di suo padre, che in modo implicito e molto vago la invitò a prendersi una pausa dalla cena, forse per riprendersi dallo spavento… o forse per evitare che lo imbarazzasse ulteriormente.

    “Si concordo…” Mormorò Elly, alzandosi e dirigendosi lentamente verso l’uscita, inspirando a pieni polmoni, una volta richiusasi il telo della tenda alle spalle.
    Perché, per i Sette Inferi, non riusciva neppure a trascorrere una cena normale, senza mettere in ridicolo il nome dell’intera famiglia?!

    Edited by Chiara_92 - 31/1/2018, 16:58
     
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    Ausel Lydden ”parlato”

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    Stavano cavalcando dalla mattina presto e ciò si faceva sentire, soprattutto per il fatto di rimanere fermo e immobile in quella posizione. Il cavallo, bene o male, si muoveva, cambiava andamento e posizione. Ausel, no. Non era abituato a stare troppo tempo a dorso dell’animale e dovette ammettere a se stesso di non essere ancora pronto per quella vita così dura e poco comoda, la vita di un guerriero.
    Accanto a sé, gli altri due cavalieri continuavano a sembrare molto a loro agio sui loro cavalli. Pensiero che convinse ancora di più che la vita di Ausel era dietro ai libri e non in mezzo a tanti uomini sudati, dolenti e muscolosi e coraggiosi ed … eccitanti.
    Scosse il capo eliminando quella visione così poco “perbene”.
    Il primo cavaliere a parlare fu quello alla sua sinistra, quello che aveva per primo parlato con il giovane Tasso. Si presentò definendosi non un Ser. Anche quello alla sua destra si presentò e dichiarò di appartenere allo stesso battaglione del primo. I due, Aldray e Steffon osservarono Ausel incuriositi.
    ”Chiedo scusa a entrambi. Spero di non avervi offeso chiamandovi ser. ”
    Era convinto che quasi tutti i cavalieri fossero insigniti del titolo di Ser o che avessero le caratteristiche per aspirare a quel titolo. Dovette correggersi e ammettere di non conoscere molto la gerarchia cavalleresca e i gradi della stessa.
    Aldray disse di non essere mai stato in una battaglia vera, un po’ come Ausel, ma a differenza di quest’ultimo, aveva combattuto contro i banditi delle montagne. Probabilmente non doveva essere la stessa cosa altrimenti non avrebbe fatto quella differenziazione.
    Steffon, invece, aveva partecipato alla campagna di Castamere definendola non una battaglia. Pose la sua mano sul pomo della spada e continuò dando alcuni consigli ad Ausel. Il cavallo continuava a marciare al passo degli altri animali. Ausel stringeva i fianchi della sua cavalcatura né troppo forte evitando di far imbizzarrire l’animale né in modo troppo debole da cadere e fare una magra figura davanti a tutti. Ci mancava davvero solo quella per completare il perfetto quadro dell’imbecille di turno. Le parole di Steffon erano più che sensate e Ausel annuì. Non aveva quella che lui aveva definito sete di sangue, anzi. L’aver ucciso quell’uomo, Gluck, lo aveva colpito dritto allo stomaco ed era stato davvero un miracolo il non vomitare davanti a tutti e a Elly. Aveva ricevuto quelli che molti avevano definito “battesimo di sangue” e non era per nulla stato una cosa felice. Era qualcosa di disgustoso e di tremendo. Togliere la vita di un uomo così, per puro diletto, gli era sembrato così sbagliato e così meschino. Non riusciva a capire come mai nessuno si era infuriato o aveva inveito contro Ausel. Non stavano uccidendo degli amici. Gluck era uno di loro eppure nessuno si era degnato di richiamare Ausel o di “punirlo”. Era stato applaudito da Ser Camus e da suo padre. Il solo pensare a Gluck che crollava davanti ai suoi piedi con gli occhi spenti dalla morte, lo faceva rabbrividire.
    Ausel guardò Aldray e gli fece un sorriso.
    ”Non credo di avere questa sete di sangue di cui parlate, o almeno non riesco a capire se ce l’ho o meno. Il vostro è un ottimo consiglio e devo dire che non fa una piega. Affiancandomi ad altri che compensano le mie mancanze potremmo … salvarci tutti. Sperando sempre nella buona volontà degli Dei.”
    Il giovane Tasso aveva usato il plurale per motivi di cortesia. Non credeva di potersi permettere subito l’utilizzo del linguaggio da amici.
    Ausel rifletté su ciò che gli aveva appena detto Steffon. Dopotutto aveva ragione. L’indole umana era votata alla sopravvivenza del proprio essere e non per quella degli altri, se non rare eccezioni. Quindi perché illudersi. Se fosse stato in pericolo nessuno sarebbe corso ad aiutarlo e a rischiare la propria vita per qualcosa di eroico. Probabilmente sarebbero anche morti invano salvandolo una prima volta per poi farlo morire dopo nemmeno qualche secondo dopo per mano di un altro nemico. Tra le fila degli uomini dei Lydden quasi tutti conoscevano la sua poca propensione alla spada. Perché rischiare per qualcuno che non potrebbe mai ricambiare il gesto subito?
    ”Steffon seguirò il vostro consiglio. Una domanda, come posso capire di essere in una posizione di vantaggio? Non ho mai avuto modo di poter studiare tattica bellica e suppongo sia quello di stare al centro del battaglione, giusto?”
    Guardando Aldray annuì alle sue parole. Era sensato anche il suo discorso e non potevano certo definirsi parole di un codardo, ma di una persona con un certo senso del giudizio.
    ”Quindi niente eroismi, ma molto intelletto anche in una battaglia. Avevo sempre pensato che il tutto si giocasse su chi avesse più truppe da schierare in campo.”
    Steffon rispose parzialmente alla sua domanda. Lo stare a cavallo risultava essere un primo vantaggio rispetto agli altri, che però si annullava se anche i suoi nemici possedevano quei quadrupedi. Probabilmente contro le milizie appiedate lo stare sul dorso di un animale permetteva una certa sicurezza in più. Anche se non sempre era così. Il cavallo poteva ferirsi, cadere, rompersi una gamba e il vantaggio si sarebbe ridotto a zero in un lampo. Steffon disse ad Ausel che probabilmente avrebbe avuto paura. Ci potevano scommettere entrambi su questo. Guardando Steffon gli fece una domanda molto particolare.
    ”Steffon, avete avuto paura a Castamere? So che è stato un massacro.”
    Aldray la faceva troppo semplice. Per lui sembrava facile il non aver paura e il fare la cosa giusta.
    ”Detto così, Aldray, è troppo semplice. La paura potrebbe paralizzare una persona, non farla ragionare. Non voglio impressionare mio padre, forse sì, una parte di me vorrebbe vedergli brillare quella luce di apprezzamento e di fierezza verso di me. Credo sia normale, no?”
    Non pensava di aver rivelato troppo. Chi non voleva impressionare il proprio genitore e sentirsi dire di essere fieri. Ausel voleva disperatamente ritrovare quel punto di unione tra i due, quell’unione spezzata tanto tempo fa, prima ancora che suo nonno scomparisse portato via dallo Sconosciuto.
    Poi, rivolgendosi agli altri disse, quasi come per convincersi:
    ”Cercherò di fare del mio meglio. Cercherò di guardare le spalle dei miei uomini e di non perire al primo colpo. Sarebbe troppo imbarazzante, vero?”
    Stava cercando di buttare il tutto su una linea più leggera. Sapeva di non avere molte speranze e voleva cercare di sdrammatizzare. Almeno andava incontro alla morte sorridendole. Ma chi voleva prendere in giro. Nel momento in cui sarebbe morto o avrebbe visto lo Sconosciuto in faccia, probabilmente se la sarebbe fatta sotto come un bimbo. Morire essendosi pisciato addosso o defecato. Che bella cosa per coloro che avrebbero dovuto raccogliere il suo corpo. Ultima onta sul nome dei Lydden.
    Stavano cavalcando per ore e il sole stava percorrendo insieme a loro il suo cammino, ma nella direzione opposta. Ritornando serio Ausel si rivolse all’uomo più anziano e forse più saggio.
    ”Steffon, secondo il vostro parere cosa dovremmo aspettarci? Sicuramente non ci apriranno le porte facendoci entrare. Ci saranno arcieri e altri soldati a cavallo che potrebbero venirci incontro. In tal caso, come poter difendere gli uomini che mi verranno assegnati?”
    Poi, rivolgendosi verso quello più giovane e che aveva combattuto contro i banditi:
    ”Aldray, come avete fatto a scovare i banditi? Suppongo si siano nascosti tra gli alberi con la possibilità di venirvi addosso da un momento all’altro. Quali precauzioni avete preso?”
    Ausel era un perfetto ignorante in materia, ma cercava comunque di ragionare sulle cose. Se non conosceva una risposta a una sua domanda, chiedeva. Se la risposta conteneva altre informazioni oscure, continuava a chiedere e a ragionare sulla stessa fino ad ottenere ciò che gli interessava sapere: la conoscenza. Non aveva mai studiato tattica bellica, era vero, ma ciò non toglieva il fatto che qualche domanda se la stava ponendo. La guerra non era tutto muscoli e supremazia numerica, quegli uomini glielo avevano dimostrato a parole. Qualcosa di ragionato sotto c’era e voleva scoprire come ragionare e cosa valutare per poter salvarsi la pelle. Non era per niente una codardia voler salvarsi il culo e se il tutto sarebbe dovuto passare per qualche ragionamento assurdo, lo avrebbe fatto. Gli servivano le basi, però.

    ***

    La cavalcata era finita, per quella giornata. Alcuni uomini di suo padre iniziarono a picchiettare a terra i grossi chiodi metallici che avrebbero tenuto ferma la tenda che stavano montando per lui. Ausel scese da cavallo e si sentì dolorante, dolorante ai polpacci e alle cosce. Per i polpacci, il continuo stringere e allentare la presa vicino ai fianchi dell’animale, avevano dato quel senso di affaticamento. Aveva anche notato che la schiena e gli addominali gli facevano un po’ male. Mantenere l’equilibrio e una postura corretta non era per nulla semplice, per lui che aveva cavalcato pochissime volte così a lungo e così intensamente. Non si ricordava l’ultima volta in cui aveva cavalcato per un’intera giornata, dall’alba al tramonto. Dopotutto perché avrebbe dovuto farlo. Dannata la sua cocciutaggine e il suo voler mettere sempre davanti lo studio teorico a quello pratico. Lo stare dritto sul dorso dell’animale era totalmente diverso dallo stare chino sui libri e ciò dovette ammetterlo. Non era un bene l’aver assunto sempre quella postura curva. Ausel aspettò che fosse completata la sua tenda prima di entrarvi e rendersi presentabile rimuovendo la polvere della cavalcata. Gli altri e suo padre lo aspettavano nel tendone.

    ***

    Nel tendone che era stato loro adibito, diversi lord, lady e cavalieri avevano preso posto. Ausel si era seduto accanto a suo padre. Dal lato opposto, qualche seduto più in là, vi era Elly e quello che doveva essere suo padre. Il colore degli occhi e dei capelli era inconfondibile.
    Ausel si versò del vino. Poco, giusto quel tanto che serviva a fare scena. Consumò la prima portata mangiando non voracemente, anche se il suo stomaco e il suo corpo richiedevano il cibo tutto e subito. Per accompagnare i formaggi, Ausel si sarebbe servito volentieri di una delle migliori prelibatezze del continente: il miele. Nulla permetteva a formaggi secchi di scendere delicatamente nella gola, senza dare quel senso di secchezza, del miele. Peccato non averlo visto su quella tavolata. Degustò i formaggi e gli insaccati lasciandosi dello spazio per la portata principale: una ricca porzione di cinghiale frollato.
    I dialoghi erano variegati, tra discorsi di guerra e discorsi di altro genere. Le coppe si innalzavano come i brindisi e le chiacchiere. All’improvviso Ausel sentì qualcuno tossire. Si voltò di scatto e vide la piccola Elly che prendeva disperatamente una coppa e se la portava alla bocca. Aveva un viso bianco, provato da ciò che era successo. Si stava affogando con un pezzo di cinghiale. Dannati animali, sono pericolosi da vivi e anche da morti, cotti e stracotti.
    Ormai alla tavola nessuno lo stava a sentire. Suo padre non lo calcolava nemmeno di striscio e non volgeva il suo sguardo nemmeno per sbaglio verso quello che un tempo era stato suo figlio.
    La discussione del pomeriggio non era servita a nulla?
    Decise di alzarsi. Lasciare la piccola Elly da sola non gli sembrava un qualcosa di cortese. Si aspettava che almeno suo padre si alzasse e l’accompagnasse. Nulla. Nessuno aveva scortato la ragazzina fuori dal tendone.
    Avrebbe potuto rimediare a ciò che era successo la sera prima. Con lei si era rivolto in modo scortese e poteva essere un modo per allontanarsi da quella tavola dove non aveva nulla da fare se non mangiare.
    Elly era uscita attraversando la porta del tendone.
    Ausel si alzò e la seguì. Rivolto a coloro che gli stavano vicini, e a suo padre che lo stava ignorando, Ausel disse.
    ”Con permesso, esco a prendere una boccata d’aria.” Prese un calice e lo riempì di acqua fresca e cristallina.
    Uscito dalla tenda vi trovò la piccola Lannister. Gli si avvicinò e le disse in modo gentile: ”Ti conviene respirare con calma. Bevi, ti aiuterà a rinfrescare la gola e a rimuovere quello spiacevole senso di bruciore.” Ausel le stava ponendo il calice con l’acqua.


    Torgon non cadermi sulla patata ahahhahahhah
    Tale tubero non viene mai citato nei libri (la patata, così come il cacao, il caffè e le solanacee erano sconosciute nel Medioevo). Nel telefilm hanno fatto un errore madornale nel metterle.
    ;)
     
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  8. Chiara_92
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    Elly era ben conscia dell’importante compito che le si prospettava ad occasioni del genere, che fossero cene con altri Lord oppure semplici riunioni di fronte a sconosciuti d’alto rango: qualsiasi cosa accadesse era tassativamente vietato gettare il nome dei Lannister nel fango, mettendo in ridicolo la casata con atteggiamenti inappropriati o che potessero minare in qualche modo il prestigio dei leoni dorati di Castel Granito. Quella era la regola fondamentale, anche per una ragazzina della sua età: se fosse stata ancora una bambina, i comportamenti inappropriati sarebbero stati al limite compresi; non accettati, certo, ma contestualizzati in base alla sua età, e nessuno si sarebbe sognato di dargli troppo peso. Ma ormai era in età da matrimonio e certi atteggiamenti, certe gaffes e certi errori non le erano più concessi.

    Ecco, forse, il vero motivo per cui era stata velatamente invitata a lasciare la tenda: suo padre si era di sicuro preoccupato per quanto appena accaduto alla figlia: non sarebbe certo stata la prima nobile morta strozzata a causa di un boccone che aveva malauguratamente preso la via sbagliata, ma era altresì vero che non potesse permettersi di indebolire la propria posizione giustificando comportamenti inaccettabili e figuracce della propria figlia minore.

    E a lei stava bene così, in realtà: in mezzo a quegli sconosciuti era un vero e proprio pesce fuor d’acqua: non sapeva un accidente di politica, ancor meno di strategie militari, per cui tutto quello che avrebbe fatto, fino al momento in cui quei damerini fossero stati troppo stanchi per continuare a tracannare vino a volontà, sarebbe stato rimanersene in silenzio, rigirandosi ogni tanto una ciocca di capelli biondi tra le dita a causa del nervosismo e dell’impellente desiderio di alzarsi ed andarsene. Ebbene, l’occasione le era stata offerta in maniera del tutto inaspettata e lei l’aveva subito colta al volo, come un rapace con la sua preda.

    La fresca brezza notturna le punse subito il volto nell’istante in cui uscì dalla tenda, ancora parzialmente boccheggiante. Ogni tanto il suo corpo le inviava ancora qualche occasionale colpo di tosse; nulla di cui preoccuparsi, stava probabilmente liberando le vie aeree dagli ultimi piccoli pezzetti di carne, ma si poteva affermare con una discreta certezza che il peggio fosse passato.

    Nessuno voltò lo sguardo nella sua direzione: al di fuori delle cerimonie ufficiali, una ragazzina alta una cicca ed uno spunto non attirava l’attenzione di pressoché nessuno, e di ciò se ne rallegrò, in un certo senso: essere sotto le luci, a portata di giudizio di chiunque avesse un minimo di sangue blu nelle proprie vene, la innervosiva parecchio e quella era l’occasione perfetta per staccare da tutto e da tutti.

    Presa com’era dai suoi pensieri, Elly neppure si era accorta del fatto che Ausel Lydden, che credeva non le avrebbe mai più rivolto la parola dopo l’alterco del giorno precedente, fosse comparso alle sue spalle. Che era successo? Anche lui aveva combinato qualche disastro che prevedeva l’allontanamento dalla cena come pena? Oppure, proprio come lei, non aveva la benché minima voglia di trovarsi tra stemmi ed emblemi di varia natura? Poco importava, in quel momento, dato che il tono con cui si rivolse alla leoncina fu totalmente diverso da quello utilizzato solo poche ore addietro: sembrava divenuto infatti molto più gentile e, per quanto Elly non sapesse se fosse un atteggiamento di circostanza oppure qualcosa di più sincero, decise di non rifiutare il calice colmo d’acqua che le stava allungando.

    Bevve nuovamente un grosso sorso d’acqua, quello che diede il vero e proprio colpo di grazia alla tosse della piccola Lannister, che in pochi secondi cessò. Il Tasso aveva anche ragione sul bruciore alla gola; questo non era certo sparito e avrebbe continuato a dolerle per qualche ora, con ogni probabilità, ma almeno la sensazione che potesse diventare la sede di un’emorragia interna svanì del tutto.

    La leoncina chiuse gli occhi per qualche istante, prendendo un paio di profondi respiri dopo aver deglutito e decidendosi a proferir parola solo una volta accertatasi di essere effettivamente in condizioni di farlo senza riprendere a tossire.

    “Molto meglio, grazie…” Mormorò la ragazzina, sorridendogli in maniera grata. Il poter di nuovo respirare senza altri impicci era una sensazione stupenda. Tuttavia l’interrogativo che si era posta prima permaneva tuttora.
    “Come mai anche tu qui? Già finito di mangiare?” Gli domandò in seguito Elly, che aggiunse “Io credo di averne avuto abbastanza, per stasera… del cinghiale, intendo, non ne voglio vedere un altro pezzo per almeno due settimane” Aggiunse subito dopo, cercando di sdrammatizzare, anche se il suo vero intento era far finta che la discussione del giorno prima non fosse mai accaduta: si era comportata da ficcanaso e recitare la parte della mocciosa offesa non aveva senso…
     
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    Ausel Lydden ”parlato”

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    La piccola Lannister era davanti ai suoi occhi. Occhi azzurri come i suoi, forse di qualche sfumatura diversa e capelli biondi. Era pressoché impossibile non definirla una figlia del Leone.
    Elly prese il calice che Ausel le stava porgendo e bevve avidamente il suo contenuto. Il giovane Tasso restò a guardare e aspettò che la ragazza si riprendesse. Non sapeva esattamente cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti, ma la cosa che gli importava, ora, era di salvare almeno qualcosa in tutto quel trambusto.
    Le parole di Steffon lo avevano colpito. “riconosci i tuoi limiti”. Ausel non si era mai fermato davvero a valutare se stesso e a studiarsi dall’esterno. Doveva avere numerosi limiti che nemmeno aveva visto fino ad allora. Sapeva di non essere un granché con la spada e lo aveva dimostrato. Questo era un limite che non poteva ignorare. Qualche altro limite sicuramente c’era. Bisognava cercare, fermarsi un momento, prendere coraggio e analizzarsi fino in fondo. Solo così sarebbe diventato una persona migliore, una persona capace di riconoscere i propri limiti e superarli, o almeno, aggirarli.
    Avrebbe sicuramente cercato di analizzarsi una volta ritornato in tenda. Aveva imparato qualcosa da quei due uomini. Aveva fatto domande e ricevuto risposte. Aveva anche provato a parlare con suo padre. In quella giornata aveva fatto numerosi passi avanti e non voleva restare indietro solo con Elly. L’occasione era arrivata servita su un piatto d’argento. Suo padre sicuramente non si sarebbe accorto di lui, non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo quella sera. Per quale motivo doveva ricordarsi di lui proprio ora. Se lo avesse fatto, se avesse girato quel suo maledetto capo verso quella seduta dove prima si trovava suo figlio, avrebbe visto un posto vuoto. Non era nemmeno sicuro di aver sentito qualcosa provenire dalle sue labbra quando si era congedato.
    Ecco. Forse un ulteriore suo limite era la poca pazienza. Doveva ammettere di non essere mai stato molto paziente e quando qualcosa non andava, era sempre pronto a prendersela. Lo aveva fatto con Lajos quando lo aveva visto giocare con gli altri ragazzi tanti anni addietro. Lo aveva fatto l’altra sera con Elly. Lo aveva già fatto.
    Ritornando alla possibilità di un padre che, misteriosamente si ricordava di avere un figlio accanto, non trovandolo avrebbe solo fatto scattare qualcosa. Ira? Vergogna? Disonore?
    Cosa poteva più provare suo padre per lui?
    La giovane Lannister lo ringraziò prendendo altre boccate d’aria. Aveva visto da vicino il volto dello Sconosciuto, volgendo lo sguardo all’ultimo momento, prima che questo desse il suo saluto alla ragazza, annoverandola tra le sue schiere.
    Perché Ausel era lì fuori. Ne aveva di motivi, uno più valido dell’altro, ma non sapeva fino a quanto potersi spingere con quella persona appena conosciuta. Era molto difficile per lui aprirsi con gli altri. Nemmeno da bambino era stato così bravo a fare amicizia e se lo ricordava bene.
    ”Sì, avevo finito di mangiare.” In realtà aveva addentato un po’ il pezzo di cinghiale che gli avevano portato, beccando qualcosa di davvero poco morbido. Aveva un sapore deciso, tipico del cinghiale, ma era molto secco e fibroso. Avrebbe scommesso qualunque cosa; era certo di aver beccato non il cosciotto o pezzi con un filino di grasso, ma qualche altro punto dell’animale, magro e sfilaccioso. Non era totalmente stopposo, ma nemmeno prelibato. Forse era stato marinato poco o cotto molto velocemente o, ancora, non era stato lardellato. Probabilmente erano state diverse concause, a rendere la porzione di Ausel non del tutto soddisfacente, quali il poco lardo usato per renderlo più succoso, la poca marinatura per renderlo morbido e il pezzo usato. Sì, avrebbe scommesso che ciò che gli era capitato non era il cosciotto come era solito assaporarlo a Deep Den.
    ”Diciamo che il cinghiale non è stata una scelta azzeccata stasera. Scommetto che il tuo pezzo era asciutto e sfilaccioso?”
    Ausel sorrise. Probabilmente anche lei aveva beccato un taglio lontano dalle zone succulente e il rischio era stato quello di affogarsi. Rischiare la vita per qualcosa di così primordiale: il mangiare.
    ”Stai bene?” Disse il ragazzo guardando la giovane signorina. Non voleva, ma era inevitabile guardarla dall’alto.
    ”Comunque volevo scusarmi per ieri seri. Non ero molto tranquillo, ecco, diciamo così.” Questa volta il sorriso non era come quello di prima. Dall’esterno poteva sembrare simile, ma un occhio attento avrebbe visto una leggera incrinatura.
    La serata non era così fredda, come si aspettava. Il vento non mancava, questo sì, ma non era gelido. Il cielo brillava la luna, in tutto il suo splendore. Era appena entrata nella fase crescente, quindi di lì a pochi giorni, precisamene sette, sarebbe stata piena. Il suo alone di mistero e di bellezza oscurava le stelle adiacenti e le rendeva pallide lucine quasi invisibili da vedersi. Nel lato opposto, invece, più lontano dalla sua influenza, le stelle superstiti davano il loro meglio nell’illuminare la notte. Non conosceva tutte le costellazioni, avrebbe voluto impararle prima o poi. Sapeva che molti uomini, soprattutto marinai ed esploratori antichi, si affidavano alle stelle e al sole per orientarsi. Era così affascinante e misterioso affidarsi alla natura e non ai prodigi dell’uomo, come le mappe o strumenti in grado di calcolare la direzione.
    Ausel si mise a guardare il cielo, a breve sarebbe dovuto rientrare. Non era per niente un bene farsi trovare da solo con Elly Lannister. Avrebbe potuto creare problemi alla reputazione della ragazza e nulla di più malevole c’era delle malelingue degli ubriaconi e dei ciarlieri.
     
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    Due uomini si avvicinarono alla coppia di nobili camminando, la voce alta e il tono brillo.

    Torg prima di partire me la sono sbattuta per tutta la locanda!

    Ah ah, non dire cazzate! Ti chiamano Cal il brutto in culo per un motivo!

    Ma tua madre è brutta in culo.

    I due diedero una veloce occhiata ai due prima di continuare il loro giro di ronda, la sicurezza era sempre presente negli accampamenti dell'Ovest.

    C'è sempre qualcuno che passa, giusto per farvelo presente.

    ps: Nicolas siamo in un fantasy, usa la fantasia lol da ora in poi ti metterò patate ovunque... tanto Ausel ama la patata ahhaah
     
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  11. Chiara_92
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    Col rientrare dell’emergenza “possibile soffocamento”, Elly percepì il proprio cuore rallentare man mano che i secondi passavano, tornando ad una velocità definibile come “normale” per un essere umano. Fino a poco prima era convinta che le sarebbe esploso nel petto, come d’altro canto era solita fare quando si trattava di ingigantire situazioni che tanto gravi, tutto sommato, non erano.
    Morire strozzata da un boccone di cinghiale… quella sì che sarebbe stata una fine piuttosto grama e triste: avrebbe pensato di morire in mille modi diversi, ma mai per opera di una specie di maiale coi peli, e per giunta stecchito da tempo.

    Fuori il viavai di persone era decisamente diminuito, e al di là di qualche sporadica guardia di ronda quella notte, non vi era molto movimento. Non sapeva dire se fosse un bene o un male, in realtà: Elly infatti non aveva ancora capito se un accampamento di soldati fedeli ai Lannister potesse essere un luogo pericoloso, per una come lei. Magari non era come i vicoli bui di Fondo delle Pulci, ad Approdo del Re, ma qualcosa, tra quelle minacciose tenebre rischiarate solo da alcune torce conficcate nel terreno, le suggerivano che avventurarsi in quel labirinto di tende durante la notte NON fosse un’impresa saggia: un soldato ubriaco fradicio se ne sarebbe ampiamente sbattuto dei giuramenti prestati a Lord Tywin, specialmente se non vedeva un essere di sesso femminile da mesi e mesi.

    Fu Ausel ad interrompere quel breve attimo di silenzio, che nella mente di Elly si era prolungato a dismisura, quasi come se fosse durato per intere ore, domandandole se la causa di quel principio di soffocamento fosse imputabile ad un pezzo di cinghiale troppo secco e dalla carne eccessivamente sfilacciata.
    Elly, nell’udire quella descrizione così riassuntiva e allo stesso tempo dettagliata, lo guardò con aria stupefatta: come faceva a saperlo? Anche a lui era capitata una porzione dalle medesime caratteristiche della carne? Ancora ne percepiva la secchezza in fondo alla sua gola, ma Elly ringraziò mentalmente i Sette che si trattasse solo di una vaga sensazione, ben lontana dai più che concreti colpi di tosse che l’avevano scossa fino a qualche attimo prima.
    “Proprio così… pensavo che si trattasse di una mia impressione, visto come mangiavano gli altri Lord nella tenda, ma a quanto pare non è così” Affermò Elly, massaggiandosi la gola, come se quel gesto potesse lenire parte del bruciore che ancora la attanagliava in parte.
    Mentalmente, la ragazzina si appuntò di inumidire la carne di cinghiale con un po’ di salsa, in caso in futuro si fosse ritrovata nuovamente a mangiarne ancora; si sarebbe risparmiata i rimproveri di suo padre che indubbiamente sarebbero giunti alla prima occasione che si sarebbe presentata a Stafford Lannister.
    Il Tasso, dopo qualche istante, ebbe premura di sincerarsi delle condizioni della ragazzina, che alla domanda di Ausel rispose dapprima solo con un cenno del capo e solo dopo qualche istante aggiunse “A parte lo spavento, sì, sto bene. Non mi era mai capitata una cosa del genere, non che mi ricordi, almeno. E tu invece, come stai?”

    La parte successiva del loro discorso fu indirizzata verso qualcosa di completamente diverso e che Elly non si aspettava minimamente. Non perché fosse così ingenua da non aver predetto che sarebbe potuta accadere una situazione del genere, quanto per il fatto che Ausel, il giorno precedente, avesse pienamente ragione.

    “Non devi scusarti, in realtà. Ieri ho ripensato alle parole che mi hai detto ed effettivamente non avevi torto. E’ che… non lo so, a volte parlo troppo avventatamente e non rifletto su quanto mi dicano le persone che ho davanti e poi… diciamo che anche io non sono stata di troppo aiuto: avevi avuto una giornata stressante e forse sono sembrata troppo pressante, per questo anche io vorrei scusarmi per il mio comportamento…”

    Non si era programmata quel discorso, e fu così che Elly si ritrovò ad incespicare sulla maggior parte delle parole da lei pronunciate… ma dopotutto, dal suo punto di vista, delle scuse oneste e non propriamente eleganti, valevano un milione di sfoggi di eloquio privi di qualsivoglia sincerità.

    I suoi occhi azzurri vennero attirati dalle voci di un paio di soldati di passaggio: due guardie di ronda, probabilmente, anche se il loro grado di sobrietà era difficile da valutare, sia per il biascicare delle parole che per il linguaggio da loro usato, oltre che a causa del tono di voce utilizzato.
    Elly aveva da sempre nutrito un certo timore verso gli uomini ubriachi, in special modo degli sconosciuti. Non che le fosse stato mai fatto alcun danno, ma era una paura inconscia, e fu così che istintivamente, nel vederli avvicinare, fece un passo indietro, aggrappandosi alla prima cosa che le capitò sotto mano, ossia il braccio di Ausel. Chiaramente non lo tirò con troppa violenza, ma fu la prima cosa che le venne in mente di fare, per poi tirare un sospiro di sollievo nel vederli passare oltre. Anche in quell’occasione, non era successo nulla.
    Nel momento in cui, tuttavia, si rese conto di aver ancora il braccio di Ausel stretto tra le mani, arrossì all'istante, balbettando un "S-scusa, non era mia intenzione".

    Edited by Chiara_92 - 2/2/2018, 14:35
     
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    Ausel Lydden ”parlato”
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    Elly mutò la sua espressione quando Ausel le chiese del pezzo di carne. Sembrava stupita, come se Ausel le avesse letto nel pensiero.
    ”Sì, purtroppo è capitato anche a me. ”
    Ausel stava sorridendo alla ragazzina dai capelli biondi e dagli occhi azzurri che gli era accanto. ”Non è stata una tua impressione, purtroppo.”
    Bisognava anche dire che di per sé la carne non aveva colpa. C’erano stati diversi fattori che avevano portato a quel risultato così scadente.
    ”Per gli altri nobili, devi anche considerare che molti di quegli uomini mangiano e bevono senza nemmeno sapere cosa stanno assaporando. Come se il mangiare non fosse altro che un mero atto finalizzato al riempire la pancia. Gusti loro.”
    Ausel vedeva il mangiare come un momento per poter dialogare con gli altri e permettere una certa convivialità. A Deep Den cercavano sempre di stare tutti insieme duranti i pasti in modo da scambiarsi quattro parole o raccontarsi quello che era accaduto durante il giorno. Sua nonna parlava poco da quando suo nonno era scomparso quasi tre anni fa. Sua madre e suo padre, invece, non era parsimoniosi nel parlare. A volte permettevano ad Ausel di intervenire chiedendo la sua opinione, questo quando suo padre era nelle sue giornate sì. Bisogna anche essere onesti. Spesso Ausel era nelle sue giornate no e preferiva solo rispondere a monosillabi o preferire il silenzio. Gli mancavano i bei tempi dove si perdevano diversi minuti anche solo per dialogare tra loro e lasciare il pasto in secondo piano.
    Quella sera, nella tenda adibita a mensa, Ausel aveva visto molte persone parlare tra loro e molte altre limitarsi ad addentare il cibo. Ausel era uno di quelli che era stato confinato nella seconda categoria non avendo nessuno con cui parlare. Suo padre lo aveva ignorato, così come anche l’uomo alla sua destra. Davanti a sé non aveva un gran chiacchierone, infatti, l’uomo, aveva calato il capo e si era abbracciato la scodella. Parlare da solo non era il caso, perciò aveva preferito guardarsi intorno e uscirsene appena possibile.
    Quasi dialogando con se stesso, non stava guardando Elly in quel momento, Ausel continuò quella sua filippica.
    ”Bisogna anche dire che i cuochi non hanno avuto il tempo necessario per marinare bene la carne o per ungerla con il grasso speziato. Diciamo che ci sono state diverse concause che hanno portato ad avere quel risultato così scarso a tavola.”
    La piccola Elly si massaggiò la gola e quando il giovane Ausel chiese come stesse, la Lannister rispose per poi chiedere come stava. Ausel guardò la ragazza cercano di capire a cosa alludesse.
    Il giovane Tasso fece spallucce e rispose in modo astratto.
    ”Tutto sommato sì, tutto bene.”
    Non andava per nulla bene, ma non sapeva cosa poter dire alla ragazza e cosa no. Non gli piaceva sbandierare i suoi problemi o i suoi pensieri. Alla fin fine, cosa sapeva di lei e fin dove potersi spingere e fidarsi. Non voleva legarsi troppo a lei confidandogli cose del suo essere, cose che lo turbavano. Una potenziale affinità tra i due sarebbe stata sicuramente qualcosa di positivo per Ausel, nulla da ridire. Ma se Elly ne fosse andata da un momento all’altro, avrebbe perso una persona a cui si stava avvicinando. Avrebbe perso un’amica e una spalla su cui poter contare. Era meglio non aspettarsi troppo da quella situazione in quanto oggi erano tutti amici, domani molti di loro sarebbero spariti dalla faccia della terra, vuoi per un motivo, vuoi per un altro.
    Le relazioni si costruivano su basi certe, dove per un certo periodo di tempo si poteva contare su quella figura. Su di Elly, Ausel non sapeva come sbilanciarsi. Sarebbe potuta partire per Castel Granito il giorno dopo o appena arrivati ad Approdo del Re. E poi? Sarebbe rimasto nuovamente solo con nessuno con cui parlare.
    Fare completamente l’asociale non gli avrebbe portato nessun beneficio. In questo modo poteva avere quel minimo di dialogo e di interazione, senza però legarsi molto.
    Ausel non credeva di ritrovare in Elly una persona matura. A volte le apparenze ingannano e Ausel dovette ammettere di essersi ingannato. Credeva fosse la classica ragazzina viziata che aspettava le sue scuse per essersi “comportato male”. E, invece, no. Fu Elly stessa che poi si scusò per essere stata troppo pressante.
    Ausel annuì e accettò le sue scuse. La ragazza, poi, aveva pronunciato quelle parole incespicando, a dimostrazione che non si aspettava tale azione da parte del giovane Tasso.
    ”Diciamo che ci scusiamo entrambi e non ci pensiamo più.”
    Ausel le sorrise. Per quanto fosse triste dentro, cercava sempre di sorridere esternamente. In questo modo aveva imparato a dissimulare un po’ le proprie emozioni. Sorridere esternamente senza far vedere che si piange internamente. Lo aveva imparato tempo addietro quando il suo essere sempre mogio e triste aveva costretto sua madre a rivelarle quella massima e quell’insegnamento.
    Se devi piangere, nasconditi perché chi non ti conosce ne ride, chi ti odia ne gode, ma chi ti ama ne soffre.
    Ausel non aveva capito per quale motivo sua madre gli stava consigliando quello, ma alla fine lo aveva capito. Sua madre lo voleva bene e ne soffriva se lo vedeva piangere mentre chi non lo conosceva, lo considerava un rammollito e pronto al pianto.
    Altra massima di sua madre, era stata l’altra lezione: È più semplice sorridere che spiegare le motivazioni della propria tristezza.
    Su questo non c’era stato bisogno di ragionarci. Ausel aveva sempre trovato difficile dare spiegazioni del suo essere “triste”. Sapeva che tutto nasceva dal suo essere … diverso da come lo volevano gli altri. Dare spiegazioni era davvero difficile. Abbracciando quella massima, aveva imparato a sorridere e a essere triste dentro.
    Grazie, mamma. Davvero ottimi insegnamenti.
    Ausel si era camato anche nell’animo pensando a sua madre e al suo amore materno.

    Lontano da loro, ma sempre più vicini, due uomini si palesarono. Erano due soldati che avevano alzato un po’ troppo il gomito. E non solo le loro parole sbiascicate ne davano conferma, anche il contenuto delle loro frasi non celava affatto il loro abuso. Ausel non li degnò molto. Meglio non avere a che fare con persone del genere che non riuscivano a contenersi. Quello che lo fece divertire, ma anche sobbalzare, fu la reazione della ragazza. Elly si aggrappò al suo braccio come unica fonte di salvezza. Il volto del giovane Tasso si illuminò vedendo quella reazione da bimba in una ragazzina che poco prima aveva definito matura. Il tocco delle sue delicate mani non gli fecero nulla. Forse un piccolo fremito lungo il braccio per il contatto involontario con il corpo della ragazzina, ma nulla più.
    Sorridendo divertito, le disse:
    ”Non credevo di dare tutta questa sicurezza.”
    Osservò con la coda dell’occhio i due uomini. Si erano allontanati.
    ”Sono andati via. Comunque … diciamo che sei proprio disperata a fidarti di uno come me.”
    Ausel si guardò e non vide né una spada né un’arma qualsiasi.
    ”Vediamo un po’. Potrei proteggerti con … con … per tutti i Sette, non ho nemmeno una spada con me.”
    E scoppiò a ridere.


    Torgon ti lascio volentieri le patate di Ausel ahahahhahahahah
     
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  13. Chiara_92
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    Elly si sentì sollevata nello scoprire che la sua opinione sulle condizioni della carne che avevano mangiato fossero condivise anche da qualcun altro, sebbene là dentro loro due fossero i soli ad aver notato un simile difetto. Elly non se ne stupì, in occasioni del genere, con un esercito in marcia e ben lontani dai grossi insediamenti, il cinghiale era una carne assai prelibata e tutti gli eventuali difetti di un pasto sembravano sparire nella gola dei nobili che potevano permettersi simili lussi e a confermare quell’ipotesi ci pensò proprio Ausel, che sembrava condividere la sua opinione su coloro che, all’interno della tenda, ancora si stavano sbafando i resti di carne che rimanevano. E lei, in quel caso, non poteva essere più d’accordo col ragazzo dai capelli biondi.
    “Sì, è vero… si perdono tutto il bello del passare un po’ di tempo a tavola. Secondo me molti di loro si ingozzerebbero pure di sassi, se qualcuno li convincesse che fossero commestibili, anche solo per il gusto di potersi riempire a volontà” Annuì Elly; se da un lato tutto il fascino delle cene spesso veniva perduto, durante la marcia di un esercito, dall’altro sentiva di poter capire simili comportamenti: alcuni dei nobili là presenti, forse, non sarebbero più tornati da quella guerra che stavano praticamente dichiarando a casa Targaryen e in virtù di ciò era normale che volessero godere dei piaceri della vita terrena finché ne avessero avuto l’occasione. Certo, quella non era la serata precedente ad una grossa battaglia, ma non per questo l’occasione andava trascurata o sottovalutata: il domani era sempre un’incognita, anche per i graduati e i Lord, ed alcuni di loro semplicemente vivevano alla giornata, sfruttando quante più occasioni goderecce possibili. Per qualcuno di loro era più importante la quantità, rispetto alla qualità. Erano scelte, dopotutto, ed Elly non aveva il diritto di metterci becco.
    Fu invece stupefatta dall’intuizione del Lydden di fianco a lei, che le spiegò per filo e per segno il motivo per cui la carne avesse assunto le caratteristiche che anche Elly aveva avuto modo di notare, seppur in maniera piuttosto pericolosa. Non si poteva certo dire che il Tasso non fosse un ottimo osservatore, lei non sarebbe arrivata ad una simile conclusione neppure se si fosse soffermata a riflettere su quanto accaduto per tutta la settimana successiva. Lei avrebbe semplicemente concluso che non ci fossero responsabilità terze per quanto riguardava la secchezza della carne, e invece, secondo Ausel, vi erano eccome.
    “Wow, giuro che non avrei immaginato che potessero esserci dei ‘colpevoli’. Nel senso, ovviamente non è stato fatto di proposito, però è stata un’ottima deduzione. Se fosse stato per me, non ci sarei mai arrivata” Mormorò sbalordita la ragazzina: chissà che un giorno non potesse ottenere simili capacità osservative, a sua volta.
    Nel momento in cui Ausel le confermò il proprio star bene, Elly decise di non spingersi oltre, con le domande relative ai suoi problemi personali: la situazione del giorno precedente andava evitata a tutti i costi e si sentì molto sollevata nel realizzare che la conversazione che stava avendo col ragazzo si fosse assetata su toni ben diversi, molto più distesi e conviviali rispetto ad alcune ore prima. Era meglio lasciare tempo al tempo e se il ragazzo, un giorno, si fosse trovato abbastanza a proprio agio con lei, probabilmente le loro conversazioni sarebbero divenute più profonde ed avrebbero trattato ben altro tipo di argomenti. Ma per il momento, ad Elly andava bene così: non aveva mai avuto un amico della sua età, purtroppo a corte i ragazzi non sembravano degnarla di uno sguardo, forse per via del suo essere la figlia minore di un ramo cadetto dei Lannister, o forse per il suo carattere sensibile, che inspiegabilmente finiva con l’infastidire i suoi coetanei. E lei puntualmente ci rimaneva molto male.
    Per tagliare la testa al toro, Ausel decise di chiudere la questione della discussione del giorno prima con lo scusarsi a vicenda e ad Elly sembrava un buon compromesso: ciò che importava, secondo lei, era non avere rancori di alcun tipo, perché il livore era un po’ come una brace: continua a bruciare dapprima in maniera tenue, per poi ravvivarsi ad eventuali incomprensioni successive, fino a scatenare un incendio che avrebbe potuto carbonizzare i legami tra i due senza alcun preavviso. E questo era da evitare a tutti i costi.
    “Mi sembra giusto, sì!” Gli sorrise la leoncina di Lannisport, rasserenata dall’idea di non dover più tornare a discutere di quell’acceso diverbio.

    A seguito dell’aver cercato protezione, aggrappandosi al braccio di Ausel, questi le sorrise, commentando la sua incredulità sul fatto che il Tasso potesse infondere nella ragazzina un simile senso di fiducia, sottolineando come dovesse essere davvero a corto di idee, se si fosse ritrovata ad affidare la propria protezione al Lydden.
    A quel punto Elly, per cercare di sdrammatizzare, sebbene fosse più un maldestro tentativo di togliersi dall’imbarazzo, balbettò un “No è che… io non intendevo, cioè…”, che tuttavia non giunse ad alcuna conclusione specifica.
    “Mi è venuto istintivo, chiedo scusa. Però non saresti male come guardia, secondo me, dai!” Concluse, sorridendogli a sua volta, sebbene le sue guance avessero assunto un colorito ben più rosato, lasciando la presa dal braccio del ragazzo, per poi scoppiare a ridere all’istante nel momento in cui si mise scherzosamente a guardare a destra e a sinistra, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto utilizzare come arma, in assenza della sua lama. Era stato un bel modo per farle passare la paura, che nel caso di Elly generalmente se ne andava da sé, ma solo dopo alcuni minuti. In quel caso invece fu questione di un attimo. E lei decise di rincarare la dose.
    “Oh avremmo potuti fissarli in modo truce. Secondo me li avremmo inceneriti all’istante” Incalzò ilaremente la ragazzina, udendo ancora qualche parola pronunciata dalle due guardie ubriache, ormai troppo distanti per permetterle di capire cosa diamine stessero farfugliando.

    Edited by Chiara_92 - 3/2/2018, 02:10
     
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    Ausel concordò con le parole della giovane ragazza dai capelli biondi. Elly aveva centrato perfettamente il punto della situazione affermando che molti dei presenti si sarebbero ingozzati anche di pietre se qualcuno le avesse spacciate per qualcosa di commestibile. Nulla di più vero.
    Forse le pietre no, ma un abile commerciante potrebbe vendere delle semplici uova di quaglia camuffate come uova di tasso.
    Forse stava ridicolizzando troppo quegli uomini che avrebbero potuto fare la differenza tra la sua morte più atroce e una sopravvivenza e non permise mai a quel pensiero di potersi convertire in parole. Non voleva che Elly potesse fraintendere e credere che lui si burlasse di tutti e di tutto. Era meglio mantenere un profilo basso e limitarsi a poche nozioni e informazioni di sé.
    Come volevasi confermare, Elly aveva frainteso le sue parole. Ausel non voleva colpevolizzare i cuochi, anzi, li stava dando una sorta di giustificazione. La carne di cinghiale richiedeva diverse ore di trattamento e se il grosso animale era stato catturato anche in mattinata, difficilmente i cuochi avrebbero potuto lavorarla o far qualunque azione fino a sera, quando la cucina era stata allestita e ben organizzata.
    ”No, no, forse mi hai frainteso. Non volevo colpevolizzare i cuochi, anzi. Va dato loro merito per aver fatto comunque qualcosa nonostante i loro tempi ristretti.”
    Elly ammise la sua poca attenzione e Ausel la guardò sospettoso. Due erano le potenziali ipotesi che si potevano fare sulla ragazzina. Uno, era la classica lady che poco si curava di ciò che gli accadeva attorno. Avendo sempre avuto il pasto servito a tavola, poco si era interessata sul come veniva preparato. Eppure, tale ipotesi, doveva essere scartata perché aveva comunque dimostrato di avere un palato fine. Aveva riconosciuto la carne come poco prelibata e non poteva essere la persona che Ausel stava pensando in quel momento. La seconda ipotesi poteva essere anche quella più semplice e più probabile. Semplicemente non aveva fatto due più due.
    ”Non dire così. Probabilmente non ci hai pensato, ma dire che non ci saresti mai arrivata è sottovalutarti.”
    Forse quelle parole gentili avrebbero smorzato il clima che si era creato la sera prima e che aveva portato Ausel a rivolgersi in modo freddo alla Lannister.
    Ausel si scusò e lo stesso fece anche Elly. Il giovane Tasso apprezzò il lato meno invadente della giovane Lannister ringraziandola mentalmente. Era davvero difficile spiegare le motivazioni di uno stato di malessere a persone che non avevano vissuto o che non potevano capire ciò che si stava provando. Si iniziava con il semplice e classico “non ci pensare”, seguito dal fantomatico “tutto si risolverà” per poi concludersi con altre cose assurde a cui bisognava solo annuire o acconsentire per far smettere quelle persone.

    Quando Ausel fece notare ad Elly l’assurdità nel cercare protezione da lui, la ragazza stessa cercò di rincuorarlo o di dargli fiducia in un modo che tutto voleva tranne dargli coraggio. Elly cercò di balbettare qualcosa che non si riuscì a capire. Dove voleva andare a parare la ragazza? Ausel avrebbe potuto pensare al qualcosa di negativo, ma decise di no. Già era stata troppo nera quella giornata e non voleva aggiungere altro colore scuro al quadro finale.
    Ausel sorrise alle parole di Elly che cercavano di inquadrarlo come una potenziale guardia del corpo. La ragazzina lasciò la presa e scoppiò a ridere insieme al Tasso quando quest’ultimo fece notare la sua mancanza di un’arma a difesa personale e degli altri.
    Non si aspettava di scoprire anche un lato divertente nella ragazzina. Elly cavalcò l’onda della risata proponendo di utilizzare lo sguardo truce per allontanare i nemici. Ausel annuì e decise di provare a divertirsi.
    Ausel aveva uno strano carattere. Molte volte si richiudeva a riccio impedendo a chiunque di forzare quella corazza che si era creata. In queste giornate definite “no”, Ausel risultava essere anche acido o poco prolisso. Lo aveva dimostrato il giorno prima con la stessa Elly. Forse si era limitato nell’utilizzo di parole poco opportune, era pur sempre una Lannister e non una persona qualunque con cui potersi sfogare.
    A volte, invece, sembrava tutta un’altra persona. Si divertiva e sorrideva e si poteva parlare con lui di qualunque cosa. Queste due facce della stessa medaglia convivevano e si alternavano anche a distanza di breve tempo. Quella sera era successo proprio quello. Da uno stato d’animo triste e poco propenso alla parola, Ausel si era trovato a ridere con Elly per qualcosa di stupido. Voleva vedere fin dove poter provare divertimento in quella serata. Voleva lasciare l’Ausel triste nella tenda e ritrovare un po’ di serenità e se per ritrovare quel senso di pace e di calma doveva rendersi stupido, lo avrebbe fatto nel limite della decenza.
    ”Certo.”
    Stava ancora ridendo guardando Elly.
    ”Non sottovalutare il potere del mio sguardo di fuoco. Anzi di ghiaccio visto il colore dei miei occhi. Potresti farmi uno sguardo truce? Vediamo se posso sentirmi al sicuro e ritenermi in una botte di ferro o meno.”
    Ausel gli fece un occhiolino. Voleva vedere se davvero la ragazzina avesse il senso dell’autoironia o si prendeva troppo sul serio. Voleva vedere il suo sguardo truce e come avrebbe reagito a quelle parole. Probabilmente avrebbe fatto finta di nulla per evitare di mettersi in ridicolo con Ausel. Una cosa era prendere in giro la persona accanto, una cosa era prendere in giro se stessi. Lo avrebbe mai fatto? Si sarebbe resa ridicola per Ausel?
     
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    Elly, nonostante la sua buona fede, sembrava aver frainteso le parole di Ausel a proposito di quelle che, agli occhi della ragazzina, erano sembrate “responsabilità” e che il Tasso le spiegò che altro non erano che giustificazioni atte a difendere la posizione dei cuochi, che comunque erano riusciti a mettere assieme qualcosa, nonostante le svariate difficoltà logistiche dovute ad una marcia.
    Mentalmente Elly si rimproverò di quella sua cattiva abitudine di commentare le cose senza neppure averci ragionato con attenzione.
    “Oh… giusto anche questo, chiedo scusa. Voglio dire, neppure io in realtà intendevo colpevolizzarli, era la prima parola che mi è venuta in mente, però alla fine è vero, il cinghiale è già di per sé un vero e proprio lusso, considerata la situazione, per cui è normale che gli standard non siano proprio da banchetto reale” Rispose Elly, che in quel momento si domandò come mai i Lord e le Lady “d’intralcio” non venissero avvelenati con maggiore frequenza durante le marce delle truppe: in quelle occasioni, avvelenare pasti e bevande poteva essere molto più semplice, ma la risposta forse era più banale di quanto ci si potesse aspettare: forse in quei casi si confidava sulla morte portata dalla lama di una spada piuttosto che da chissà quale intruglio venefico.
    Non era così importante, dopotutto, in quanto l’attenzione della leoncina venne attratta dalle parole del Lydden, che le rammentò di non sottovalutarsi, cosa che purtroppo faceva assai spesso.
    Se molti dei Lannister erano bollati come troppo altezzosi e superbi, Elly soffriva per contro del difetto opposto: aveva fiducia in se stessa nella giusta misura, ma era alquanto vacillante e spesso non la dimostrava, a detta della sua famiglia, nel modo che si converrebbe ad una Lannister.
    “Purtroppo è un mio brutto difetto, quello di sottovalutarmi, anche se sto lavorando assiduamente per farlo sparire” Affermò Elly, la quale sorrise grata al ragazzo dai capelli biondi. Per lo meno lui era stato molto discreto e gentile, nel ricordarle l’importanza di non sottovalutare le proprie capacità: tanti altri la apostrofavano in modi taglienti al limite dell’offensivo. Ed una simile delicatezza era estremamente apprezzabile, a detta di Elly.
    Per fortuna, però, Ausel non sembrò far troppo caso al suo stato di evidente imbarazzo, nel momento in cui si ritrovò a cercare di giustificare il motivo per cui si era nascosta dietro al braccio del ragazzo -con scarsi risultati, in realtà, dato che dalla sua bocca non uscì altro che un balbettio indefinito-, probabilmente per evitare di metterla ulteriormente in soggezione, o forse per evitare di mettersi nuovamente a discutere, sebbene in quel caso Elly non vedesse alcun motivo di creare nuove tensioni. Ma a lei andò bene così.
    Anzi, fu ben contenta di come si evolse la situazione, dato che la loro conversazione prese una piega ben lontana dagli avvenimenti del giorno prima: alla tensione infatti si erano sostituite le risate, che Elly non disdegnava affatto: nell’ultimo periodo non ne aveva udite, di così sincere, e fu assai felice che quella spiacevole attesa fosse finita. Non avrebbe scommesso due penny sul fatto che la sua battuta potesse far ridere il Tasso, eppure eccoli là, a ridere come i due adolescenti che erano, anche di cose così banali come uno sguardo truce utilizzato come arma. Fu proprio su questo argomento che si concentrarono i successivi commenti di Ausel, il quale ammonì scherzosamente la ragazzina: sottovalutare il suo sguardo di ghiaccio era, a suo dire, un grosso errore, ma anche lui voleva delle “garanzie” da parte della ragazzina. Proteggersi a vicenda era un’idea saggia, in un mondo del genere, per cui Elly
    accettò subito la sfida, ribattendo "Stai a guardare!", dopodichè si concentrò e contorse il viso, accigliandosi il più possibile e fissando un punto indefinito nell’oscurità del campo, socchiudendo i suoi occhi azzurri, mantenendo per alcuni secondi tale espressione, cercando di riuscire ad assumere un aspetto minaccioso, per quanto minacciosa potesse essere una ragazzina di quattordici anni. Decise anche di incrociare le braccia, spostando poi il suo sguardo sul ragazzo di fianco a lei, in modo da avere un riscontro diretto anche da parte sua, pur consapevole di non avere molte chance di intimidire qualcuno.

    “Uhm... non… non credo spaventerei nessuno, mi sa, eh?” Chiese ad Ausel, pur mantenendo ancora lo sguardo, prima di non poterne più e scoppiare nuovamente a ridere, mandando in malora quella che probabilmente era l’espressione più cattiva e, allo stesso tempo, meno credibile che potesse mai apparire sul suo volto.
    Ci mise alcuni secondi per riuscire a smettere di ridere, e al termine di ciò dovette addirittura pulirsi le lacrime che avevano in parte inumidito i suoi occhi color zaffiro.
    “Era da tantissimo che non ridevo così” Si ritrovò ad ammettere, una volta ripresasi dalle risate. Per fortuna, quella sera, gli uomini all’interno della tenda non erano i soli a poter dire di aver riso -di gusto o per via dei fumi dell’alcol, poco importava-.
     
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