Amicizie inaspettate

Libera tra Ausel Lydden ed Elly Lannister

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    Ausel Lydden "parlato"



    La donna che faceva la guardia a Elly lo superò lanciandogli solo quello sguardo torvo e quell’accusa velata che solo Ausel sembrò notare sul suo volto. Probabilmente non lo stava nemmeno considerando un pericolo o un ché avendolo già inquadrato. Poteva anche essere che Ausel si stesse facendo una scorpacciata di pippe mentali per il timore di essere ucciso seduta stante dalla donna. Tutto poteva essere. L’unica cosa che Ausel sapeva era che aveva timore della donna e che prima sarebbe andata via meglio lui sarebbe stato poi, forse.
    La donna lo oltrepassò e Ausel si ritrovò a incrociare lo sguardo con Elly. Non era proprio quello che si sarebbe aspettato. Per Ausel sarebbe bastato averla vista e aver preso coscienza del fatto che fosse “viva”. L’empatia e il sentimento di comunione che pochi giorni prima lo aveva avvicinato alla piccola Lannister, sembrava essere sparito. Era meglio per lei che non si facesse illusioni, che non si facesse strani pensieri. Lo stare lì, ed essere visto da lei, non era per niente un bene. Ausel avrebbe dovuto continuare ad ignorarla e andare avanti sperando che lei si dimenticasse di lui oppure, cosa che voleva fare in quel momento ma che non gli era uscita perfettamente, era il vederla in salute e sparire prima che lei sia accorgesse di lui.
    Ecco, lei si era accorta di lui, così come la donna che la scortava e che le faceva da guardia del corpo. Se prima poteva avere un minimo di dubbio sulla sua prematura fine, ora era quasi certo che prima o poi sarebbe morto senza nemmeno arrivare alle porte della Città Rossa, così come spesso veniva chiamata Approdo del Re per via dei colori delle case e della fortezza rossa che costituivano la capitale del Reame.
    Elly sembrò stupita nel vederlo. Era normale ritrovarsi a guardarlo con quegli occhi sorpresi e quello sguardo sconcertato. Il giovane Tasso provò ad arretrare. Andandosene avrebbe dato un ulteriore segnale alla giovane ragazza. Doveva andarsene e lasciarla così, su due piedi, per una seconda volta. Sarebbe stato doloroso, ulteriormente demoralizzante e deludente, ma avrebbe posto un mura tra i due bloccando e prevenendo altre illusioni.
    Elly, però, non sembrò dargli quella possibilità. Meglio dire che se Ausel avesse voluto, sarebbe potuto andar via comunque. Ma non lo fece. Elly gli si portò davanti e gli parlò. In un primo momento non era sicura di sé. Era titubante, e l’unica cosa che riuscì a dire fu un solo “ciao” quasi bisbigliato, timoroso.
    Ausel ricambiò il suo sorriso con uno non proprio sincero. Cioè, Ausel stava guardando Elly che gli sorrideva, ma non era in grado di poterle dare lo stesso sorriso che gli aveva lasciato sere addietro. Le altre volte c’era un qualcosa che lo aveva spinto a sorridere e a essere felice. Quella volta no. Ausel era timoroso, stava per parlare con una ragazza a cui non aveva ricambiato i sentimenti. Avrebbe fatto tutto tranne che sorridere sinceramente.
    La seconda domanda di Elly riguardò la cena. Non era stata un granché. Forse meglio della precedente o nemmeno, ma Ausel non stava badando a ciò, ma all’assenza di Elly, perciò aveva mangiato senza gustare.
    Il giovane Tasso sollevò le spalle per poi concentrarsi su di lei.
    "Come stai?" le disse senza mezzi termini e con un tono di voce calmo e tranquillo, anche se traspariva il suo timore.
    Ciò che gli interessava non era la sua salute fisica, quella la poteva valutare lì, in quel momento. Avrebbe voluto chiederle come stava sentimentalmente e psicologicamente. Non sapeva come chiederglielo, questo era anche vero.
    "Senti, Elly, non vorrei trattenerti troppo o crearti problemi. Mi ero preoccupato per la tua assenza queste sere e sono venuto a controllare se stessi bene."
    “Bene”, sempre se quel termine volesse dire benessere psico-fisico.
     
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    Il nervosismo di Elly, in quei concitati minuti, era più che palpabile, dopotutto si era ritrovata di fronte il ragazzo che aveva cominciato improvvisamente a piacerle, ma forse era stato proprio questo a farlo sentire a disagio, più del comportamento della ragazzina, la quale ancora si interrogava mentalmente su eventuali frasi che poteva aver detto senza neppure essersene resa conto e che, suo malgrado, potevano aver messo a disagio il giovane dai capelli biondi. Non sarebbe stata la prima volta, ma non sarebbe bastata questa vaga giustificazione per farla sentire meglio. Si era ripromessa infatti di cominciare a dare un freno alla sua lingua, iniziando a soppesare meglio le parole, e puntualmente aveva tradito il proposito… proprio nell’unica situazione in cui avrebbe dovuto evitare.

    La domanda, ad ogni modo, permaneva: che ci faceva lì? Per un attimo il pensiero che potesse esser stato mandato da suo padre o da lord Lydden, i quali magari avevano scoperto del tentativo di Elly di baciare Ausel, giusto per fargli chiudere definitivamente i rapporti con la giovane dai capelli paglierini: dopotutto lei non era una Lannister di Castel Granito, era di un ramo cadetto, per cui non si sarebbe sorpresa se il padre del Tasso avesse guardato alla sua famiglia con un diverso grado di rispetto, se confrontato con quello che poteva nutrire per suo zio Tywin.

    Magari il padre di Ausel si trovava addirittura là attorno, nascosto da qualche parte ad osservare tutta la scena, per verificare che effettivamente quella storia giungesse ad una conclusione. Elly non voleva perderlo, ma ormai quel poco controllo che poteva esercitare sulla situazione pensava di averlo perso del tutto. Le sorti di quella serata non dipendevano da lei, e neppure quelle della loro amicizia e di quell’interesse che si era rivelato essere non reciproco.
    Non poteva scegliere chi farsi piacere e chi no, e questo era ingiusto: se avesse avuto la capacità di disinnamorarsi a comando, sarebbe stato tutto molto più semplice e veloce, ma la vita non era mai stata caratterizzata da questi due aggettivi…

    Incredibilmente, Ausel si dimostrò ben più loquace di lei. Buffo, in realtà, se ripensava alle circostanze in cui i due si erano conosciuti, quando Elly dovette cavargli di bocca ogni singola parola. In quella situazioni le parti si erano invertite ed era lei a non essere in grado di proferire alcunchè, se non un saluto molto generico e pronunciato con appena un filo di voce.
    Per fortuna, in suo soccorso, intervenne proprio il giovane; fu lui infatti a porre una prima, vaga domanda sulle condizioni della ragazzina, che ci mise qualche secondo per trovare le parole giuste da usare: già… come stava? Come si sentiva? Ferita? Disillusa? Triste? Non voluta? Colpevole? Qual era il sentimento che più di tutti poteva rappresentare al meglio il suo stato d’animo?

    “Uhm… bene, direi, almeno credo” Mormorò con un filo di voce, nel malcelato tentativo di non far preoccupare il Tasso o, peggio ancora, farlo sentire in colpa. Dietro gli occhi azzurri della giovane, il malessere continuava a gridare di essere liberato e sfogato, ma lei non gliel’avrebbe data vinta. Per tutto il tempo tenne basso lo sguardo, come una specie di cane bastonato che neppure osava guardare colui a cui aveva combinato un torto irreparabile, per paura di poter scoppiare a piangere.

    Non appena udito ciò, il motivo della visita di Ausel venne finalmente rivelato. Che fosse quello vero o meno, poco importava: non si sentiva in diritto di sindacare su quanta verità ci fosse nelle sue parole: provava ancora un senso di fiducia in lui e non avrebbe potuto mettersi a dubitare di quanto le aveva appena detto. Anche perché sarebbe stato un bell’atteggiamento da faccia di bronzo, se Elly si fosse messa in testa di mettere in dubbio la sincerità del ragazzo… aveva tradito la fiducia del Tasso solo un paio di giorni prima, per cui la leoncina era l’ultima persona che poteva parlare di fiducia.
    Era gentile, da parte sua, preoccuparsi per il suo stato di salute: la sua assenza dalle cene non era quantomeno passata inosservata ai suoi occhi, ma era meglio non farsi troppe illusioni: non l’aveva dimenticata, ma non era detto che potesse averla perdonata. Non dopo quanto aveva combinato.

    “Non… è che…” Cominciò a dire, balbettando inizialmente, per poi ritrovare un qualche contegno, seppur minimo, nella voce “E’ che non ho semplicemente avuto fame. Mi son sentita in colpa per quanto ho combinato” Asserì subito dopo, guardandosi i piedi per una frazione di secondo, appena prima di dirgli “Ma sto bene, davvero. Può capitare…” A quel punto Elly si zittì all’improvviso.

    “Può capitare? Ma di che diavolo stai parlando, cretina? Ma ti ascolti? Non sai neppure mettere insieme una frase di senso compiuto senza fare la figura della scema” Pensò tra sé e sé, attendendo di sentire la risposta del Tasso.
     
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    Ausel Lydden pensato



    Elly era evidentemente turbata. Forse non proprio turbata, ma dubbiosa, spaventata e titubante. Le parole uscirono dalla sua bocca in modo tremolante e quasi poco udibili. Ausel, per quanto non riusciva a comprendere appieno come dovesse sentirsi la Lannister cercò comunque di parlarle e capire cosa si agitasse dentro di lei. La domanda, posta così, quasi senza pensarci, voleva scandagliare la situazione che stava sconvolgendo la mente e l’animo di Elly.

    Con un filo di voce la Lannister mormorò poche parole. Parole che avevano quel sentore di valer poco in una situazione del genere. Non che Ausel si aspettasse paroloni o discorsi prolissi, il semplice “ciao” della ragazza appena lo aveva visto aveva già messo in chiaro il livello di dialogo che avrebbe dovuto aspettarsi.
    Per quanto la ragazzina potesse essere sincera, era scontato che non potesse stare bene. Ausel si era illuso di trovarla in salute e poter togliersi il peso che aveva sull’animo. Si era illuso che vedendola in piedi e con un colorito tendente al rosaceo potesse dire “sto bene, grazie tante”. Ascoltandola e udendo il tono di voce, Ausel poté comprendere come la ragazza stesse mentendo a se stessa e a lui.
    Stava mentendo perché non voleva dare la colpa a lui? Probabile. Per quanto continuasse a ripetersi che non era colpa sua se Elly si era lanciato su di lui, che non era colpa sua se lo aveva baciato, che non era colpa sua se l’aveva piantata in asso così. Forse sì, l’ultima scena poteva essere una sua mancanza di tatto e di giudizio. Si ripeteva di aver fatto la cosa giusta per dimostrare come non potesse esserci nulla tra loro. Non perché ad Ausel lei non piacesse o per motivi di genealogia. Ausel non badava a ciò, a differenza di suo padre. Il problema era insito negli ormoni del giovane Tasso stesso. Purtroppo la ragazzina non gli stimolava le stesse sensazione che Ausel potesse stimolare in lei. Questa poteva essere un’ulteriore colpa di Ausel anche se in parte doveva essere attribuita a quegli inutili Dei che lo avevano creato così.

    Elly balbettò riprendendosi e affermando di non aver avuto fame in quelle due sere, scusa quanto mai banale. Come si poteva non aver fame dopo una cavalcata di un’intera giornata con poche pause? Ausel non volle analizzare con la Lannister su questa frase poco plausibile. Poi venne la stoccata finale verso Ausel.
    Elly si sentiva in colpa per averlo baciato. Lei si sentiva in colpa per qualcosa che Ausel comprendeva bene. Tante volte il Tasso avrebbe voluto baciare Lajos prima di farlo seriamente. Tante volte avrebbe voluto poter toccare il corpo del suo desiderio segreto e nascosto nel profondo del suo animo. In una zona dove difficilmente si sarebbe potuto arrivare facendo semplici e innocenti domande. Non avrebbe mai tradito un amore tanto negato, rifiutato e poi accettato.
    Non era Elly a doversi sentire in colpa. Tutta lo sbaglio era da attribuire al Tasso, non alla Lannister. Era Ausel ad essere sbagliato per lei per tutte le motivazione che lui sapeva bene, ma che Elly ignorava. Elly si stava guardando i piedi, classica posizione di chi si vergogna di ciò che ha fatto. Ausel era impietrito. Una parte di lui avrebbe voluto consolare la ragazzina e darle la reale motivazione di quel rifiuto. Ciò avrebbe comportato il rivelarle il suo segreto. Rivelarle che lui era diverso, non come Elly potesse intendere, ma diverso da tutti gli altri uomini che avrebbe potuto incontrare lungo il suo cammino.
    La successiva frase, lanciata così per confermare il suo stare bene non fecero migliorare l’animo tormentato del Tasso.

    Ausel si avvicinò alla ragazza e gli sollevò il capo delicatamente ponendo una mano sotto il mento di lei. In questo modo il Tasso permise ai loro occhi di incrociarsi: azzurro specchiato nell’azzurro. Ausel poté notare meglio i contorni delicati del suo viso, i contorni di una ragazzina che ancora non aveva avuto i doni della Fanciulla, ancora non trasformata ed evoluta in una vera donna. Il naso aggraziato, le orecchie coperte dai suoi capelli di un biondo più chiaro di quelli di Ausel sporcati dal rosso della famiglia materna.

    "Elly, ti credo."

    Quelle parole erano state pronunciate in un tono tranquillo, calmo, sorridendo leggermente per mettere a proprio agio la ragazza. I ruoli si erano ribaltati. Se in passato era stata Elly a dover dare una parola di conforto ad Ausel, ora era lui che doveva provare a sollevare il morale della ragazza dopo ciò che era successo. Doveva troncare ogni possibile divampamento, ogni potenziale scintilla ancora viva che poteva far riaccendere il desiderio verso di lui. Un compito che non credeva di poter avere. Era la cosa più difficile che stava per fare, nulla in confronto allo studiare pagine e pagine con il Maestro Dite, nulla in confronto alle tanto odiate lezioni di spada con Ser Camus.
    Per avvalorare la sua tesi, Ausel le fece un occhiolino a dimostrazione del fatto che sapeva che ella stava mentendo, ma non volle dirglielo apertamente. Non sarebbe stato un buon inizio aprire il discorso con “stai mentendo e lo so”.
    Tolse la mano dal mento

    "Non darti la colpa per ciò che hai fatto." Il labbro del Tasso si sollevò in una sorta di sorriso a metà. Era onorato di aver avuto affetto e di essere oggetto di una potenziale infatuazione, ma nello stesso tempo era anche dispiaciuto perché avrebbe dovuto spegnere tale ardore facendole comunque del male, nella migliore delle ipotesi.

    "Potrei dirti che è colpa mia, che sono io a non essere giusto per te …" Giusto. Parola quanto mai vera in una situazione del genere. Come poteva essere lui giusto per qualunque persona, giusto per Elly, una ragazza così delicata, così pura e ancora così ingenua. Nei suoi occhi si poteva leggere ancora la vergogna della sua età, il pudore e l’innocenza di una giovane fanciulla.
    Non che Ausel fosse così esperto.

    " … ma so che ciò non ti farebbe stare meglio. Elly, mi spiace doverti dire queste parole. Mi spiace davvero così tanto, perché devo dirle a te."
    Ausel iniziò ad avere gli occhi lucidi. Non gli avrebbe detto le reali motivazioni. Non lo avrebbe creduto, forse, e non voleva nemmeno mettersi in ridicolo o far girare quella voce. Era meglio che alcune cose fossero taciute quanto più a lungo possibile.

    "Ti, " sospirò, "Ti sto chiedendo di ritornare in te." E uccidere la passione e il romanticismo che hai sperato o che hai desiderato. Quest’ultima frase, la pensò soltanto.

    " Sei una persona intelligente e riuscirai a comprendere che quello che è successo è stato dettato da una cotta momentanea. " Stava ridicolizzando i suoi sentimenti. Ausel si stava sentendo male perché avrebbe sbranato chiunque gli avesse detto quelle parole all’epoca. Era certo che ciò che provava per Lajos non era certo una cotta momentanea. Ora, l’idiota e il superficiale lo stava facendo lui. Forse questo avrebbe fatto credere ad Elly quanto lui fosse diverso da ciò che si era immaginato. Avrebbe dovuto farle credere che non era il ragazzo di cui si era innamorato, ma uno dei tanti che si avvicinavano a lei e gli parlavano per pura circostanza. Doveva mentire a se stesso, a lei e rimangiarsi le parole che avevano, probabilmente, portato a quel bacio.

    "Capisco che potrei averti fatto credere altro, ma io e te non possiamo stare insieme. Mi dispiace davvero molto averti illusa, Elly. Non avrei mai voluto farti così male."

    Ausel si allontanò da lei. Fece qualche passo indietro, pronto ad andarsene se fosse servito a spegnere definitivamente ogni suo dubbio.
     
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  4. Chiara_92
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    Elly nuovamente si ritrovò a tacere, imbarazzata per quanto stesse accadendo. Una parte di lei era come se già sapesse cosa Ausel stesse per dirle, come se tutta quella scena l’avesse già vissuta in una specie di sogno, o come se qualcuno le avesse raccontato per filo e per segno ognuna delle parole che il Tasso, di lì a poco, le avrebbe detto, confermando quanto già sospettava. Quella previsione sembrò tuttavia svanire per una frazione di secondo, durante la quale Elly sembrò sperare che fosse tutto un errore e che in realtà Ausel fosse solo stato preso alla sprovvista e che, in fin dei conti, fosse in qualche modo disposto a ricambiare i suoi sentimenti. Forse quella pausa gli era servita a sistemare le idee e a prendere una decisione? Effettivamente era così… ma non era quella che la leoncina si aspettava.

    La giovane dagli occhi azzurri sussultò leggermente nel momento in cui il suo viso, fino a quel momento rivolto al suolo, venne alzato con delicatezza. Nello stesso istante, un formicolio la percorse dalla testa ai piedi, non risparmiando alcuna area del suo corpo. Che fosse dovuto al fatto che fosse il primo a compiere un gesto del genere o per via dello stato emotivo visibilmente alterato della ragazzina, non era dato saperlo. Per un attimo Elly arrivò addirittura al punto di illudersi: che stesse per…

    No. Non sarebbe finita così. Non vi erano lieti fine in programma per quella situazione così nuova e, allo stesso tempo, complicata. Non sarebbe finita come nelle favole che la sua balia di Lannisport le raccontava quando era più piccola. Nessun cavaliere che magicamente si sarebbe innamorato di lei e l’avrebbe portata a vivere in un castello in mezzo ad una foresta fiabesca. Vi erano solo due sentimenti contrastanti, uno fatto di interesse vivo e un altro che si limitava a qualcosa di meno intenso, ma ugualmente sincero. Tuttavia i due non sarebbero potuti essere conciliati, non come Elly sperava, almeno.

    Le prime parole che il Lydden pronunciò alimentarono ulteriormente quella flebile fiamma di speranza che si era accesa nel cuore di Elly a seguito di quel delicato gesto della mano di Ausel. Era rimasta come ammaliata dal colore azzurro delle sue iridi, ma quella specie di ipnotizzazione non durò che per qualche istante, in quanto troppo concentrata ad ascoltare cosa Ausel avesse da dirle.

    Non era sua la colpa… Elly ci credeva poco, in realtà: la scelta di baciarla era stata presa da lei, quindi dubitava che si potessero trovare altri responsabili, al di fuori di lei stessa.

    E poi… tutto crollò, come una gigantesca torre abbattuta da chissà quale violenta esplosione. Ogni sua speranza si frantumò e si dissolse tra le sue mani. Fu allora che si sentì una vera idiota.
    Si era illusa che tutto potesse andare per il meglio e che, per magia, quella reazione così brutale di Ausel di alcuni giorni prima non significasse nulla e che in qualche modo tutto potesse risolversi con l’inizio di un interesse reciproco. Ma le cose non sarebbero andate così.
    Per certi versi, Elly si ritenne persino offesa: Ausel stava davvero tentando di convincerla su quali fossero i suoi reali sentimenti? Certo, si trattava di una cotta, ma sminuirla in quel modo… ma in fondo poteva anche capirlo: stava facendo del suo meglio per alleggerirle quel peso che di sicuro si sarebbe portata per molte settimane, forse mesi interi. Non poteva né voleva biasimarlo, forse non si era neppure mai trovato costretto a dover fare qualcosa del genere e in quel caso risultava comprensibile il perché non sapesse bene come fare e cosa dirle per alleviare il suo tormento.

    Fu l’ultima frase che, tuttavia, come la scure di un boia, troncò di netto e definitivamente ogni possibile sogno di Elly. La fiamma della speranza si era spenta definitivamente e nel corpo di Elly crebbe un improvviso gelo.

    “Non possiamo”

    Queste erano le due parole che, più di tutte, rimbombavano nella sua mente, come se qualcuno le stesse gridando in un antro profondo ed oscuro.
    Elly rimase imbambolata per qualche istante, fissando Ausel come se non avesse ben afferrato quello che il Tasso le aveva appena detto. Il suo cervello era andato in stand by per qualche istante, cercando di elaborare il violento senso di nausea e di secchezza alla gola che la presero all’improvviso. Che fare?

    “Non piangere. Non piangere… Non…” Si ripeté mentalmente, inspirando a fondo.

    A quel punto tutto quello che le restava da fare era evitare di gettare disonore anche sulla sua casata. Non poteva… non voleva farsi vedere in lacrime, non da lui, non in quel momento. Fu a causa di ciò che Elly chiuse gli occhi per qualche istante, cercando di far si che le palpebre le asciugassero i bulbi oculari da quella sensazione umidiccia che li aveva pervasi.
    Una volta sicura che il nodo alla gola non l’avrebbe fatta scoppiare in lacrime, una volta riaperti gli occhi, Elly decise che non vi era altra via se non quella della dissimulazione.

    “Tranquillo, lo capisco” Disse in tono neutrale, tornando a fissarlo nelle iridi e sorridendogli in maniera amichevole, come a cercare di fargli capire che fosse tutto a posto e che in realtà lei non si stesse sentendo lacerata come non mai “Non posso costringerti a provare sentimenti verso di me che non ti appartengono. E lo rispetto”.

    A quel punto Elly tacque del tutto. Avrebbe voluto voltarsi e correre nella sua tenda, infilarsi nuovamente sotto le coperte e non riaprire più gli occhi per il resto del giorno… o della sua vita, che dir si voglia. Ma restò là davanti a lui, in caso avesse voluto dirle ancora qualcosa in più. Tuttavia si stava sforzando di far ciò e non sapeva quanto quella dissimulazione avrebbe potuto celare i suoi veri sentimenti che, se si fossero rivelati, avrebbero potuto gettare il nome dei Lannister nel ridicolo.
     
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    Era stata la cosa più brutta e deludente che aveva fatto. Avrebbe preferito non farle così male, ma non sapeva come rendere meno amare e taglienti quelle parole. Non riusciva a immaginarsi nei panni di Elly. Sapeva solo di averla ferita ulteriormente facendole scadere definitivamente ogni buona prospettiva che lei potesse mai avere verso il genere maschile.
    Ausel sapeva solo che in una situazione inversa non avrebbe accettato quelle parole.
    La giovane Lannister era stata colta da diversi stati d’animo. Il contatto tra il volto della Lannister e la mano di Ausel fece sussultare la giovane. Si poteva vedere il rossore della ragazza a quel contatto. Poi, tutto sparì. Se in un primo momento si poteva dire che la giovane ragazza fosse in preda a sentimenti tormentati e visibilmente espressi anche attraverso gli occhi umidi, ora, dopo che il giovane Tasso ebbe parlato cercando di rendere meno gravi quelle parole, sembrava essere diventata un’altra persona. Il suo sguardo si fece perso, lontano, assente da quella situazione così delicata. Il rossore era sparito lasciando spazio al colorito naturale della Lannister. Ausel non poté essere certo di ciò che era successo. Sapeva solo di averla illusa e averle abbattuto ogni sua costruzione e ogni castello che si era creato. Era stata la persona più orribile tra quelle che Elly aveva incontrato, e di questo ne poteva essere certo perché per quanto gli altri non l’avevano mai considerata, almeno non l’avevano illusa per poi strapparle il cuore dal petto, calpestarlo e ridicolizzarla.
    Elly non parlò per tutto il tempo lasciando Ausel libero di dire tutto ciò che aveva intenzione di dirle. Sembrava davvero persa in un mondo tutto suo, come se non volesse credere o non volesse sentire quelle parole.
    Chiuse gli occhi per poi riaprirli qualche minuto dopo. Ausel si preparò a una valanga di accuse, di epiteti poco gentili nei confronti della sua persona. Tutto sarebbe stato giustificato, come avrebbe potuto biasimarla. Avrebbe solo dovuto subire la sua rabbia in silenzio, lasciarla sfogare e, se necessario, accettare anche eventuali gesti estremi come uno schiaffo o un pugno. Se li sarebbe meritati tutti. Non perché non volesse amarla o non potesse amarla, ma per ciò che le aveva detto, per come aveva ridicolizzato tutto ciò che lei si era creata nella sua mente.

    La Lannister parlò con frasi brevi e fredde, senza sentimento. Ausel si sarebbe aspettato rabbia, odio, acidità nelle parole della giovane e, invece, nulla. Un tono neutro, piatto accompagnato da un sorriso di circostanza. Ausel non credette a quel sorriso lanciato così, dopo parole così dure rivolte ai suoi sentimenti.
    Elly accettò questa situazione, almeno questo era ciò che dicevano le sue parole.

    Non vi era altra ragione di stare lì. Era inutile costringere Elly ad averlo ancora davanti agli occhi. Ausel si allontanò facendo un passo indietro. Si voltò per poi rivolgere i suoi occhi verso la ragazza.

    "Elly mi dispiace tantissimo."

    Ad Ausel dispiaceva davvero. Nonostante continuasse a ripetersi che non era colpa sua se Elly si era illusa, si accusava di non averla allontanata delicatamente. Probabilmente a breve sarebbe morto trafitto da una spada sotto le mura di Approdo del Re. Meglio che Elly gioisse di questa sua morte così poco eroica. Sarebbe stato più dura per lei se non gli avesse parlato. Elly avrebbe potuto innamorarsi di lui ancora di più soffrendo alla sua morte e straziandosi, forse. Meglio farle spuntare un sorriso, anche se di vendetta e di disprezzo, che non un broncio e delle lacrime di sofferenza.

    Il giovane Tasso, passo dopo passo, si allontanò dirigendosi nella sua tenda e cercando di prendere sonno tra mille pensieri. Si immaginò a ripetere quella scena con numerose varianti. Ciò che variava sempre erano le parole che il Tasso diceva ad Elly. Stava cercando di capire come avrebbe dovuto fare, invece di comportarsi in quel modo.
     
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  6. Chiara_92
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    Ausel disse che gli dispiaceva. E da un lato Elly non capiva cosa ci fosse di cui essere dispiaciuti: non ricambiava i suoi sentimenti, c’era davvero da sentirsi in colpa, per questo? Forzare i propri sentimenti avrebbe significato mentire ad Elly e soprattutto a se stesso: il rispetto nei confronti di una persona non poteva arrivare al punto da costringere qualcuno a raccontarsi frottole pur di non addolorare il proprio interlocutore e non solo, sarebbe stato un giocare coi sentimenti altrui. Tuttavia Elly, a sua volta, non poteva raccontarsi di non aver sofferto neanche un po’ nel preciso istante in cui aveva compreso di esser stata rifiutata dal primo ragazzo per cui la sua mente aveva deciso istintivamente di prendersi una cotta.

    Nel momento in cui la piccola leoncina riaprì gli occhi, vide Ausel indietreggiare di qualche passo, ma in quel caso non tentò neppure di fermarlo. Sarebbe stato inutile, per il momento i due non avevano altro da dirsi e anche se lo avessero avuto… beh, l’imbarazzo avrebbe comunque impedito ad entrambi di riuscire a proferire qualsiasi altra parola, persino la più semplice e banale.

    Elly rimase dunque congelata sul posto, annuendo un’ultima volta, per ribadire ad Ausel il fatto di aver compreso ed accettato quanto gli era stato detto… ma in realtà ciò che stava celando dentro di sé, con quel sorriso di circostanza, lo stesso che teneva sin da quando era bambina in molte occasioni, non era altro che una violenta tempesta, simile a quegli acquazzoni estivi fatti di venti terribili e tuoni assordanti. Il tutto dentro il suo cuore, a causa di quella delusione, la prima vera che una quattordicenne come lei avesse mai provato in vita sua.

    Dovette inspirare un paio di volte, facendo dilatare i polmoni fino al limite delle loro capacità, prima di voltarsi e rientrare nella tenda. Non si tolse neppure l’abito che aveva indossato per intere ore, non sembrava importarle granchè del fatto che potesse sgualcirsi o rovinarsi: tutto ciò che voleva era fermare quel maledetto pensiero fisso nella sua testa, ma questo sembrava capace di raggiungerla persino al di sotto delle pesanti coperte che si era tirata fin sopra la testa. Da là sotto, per tutta la sera e anche parte della notte, si levarono singulti soffocati dalla morbidezza del cuscino contro cui Elly aveva premuto il viso. Non ci teneva a mostrare quello che, di fronte ad occhi indiscreti, sarebbe potuto sembrare il comportamento di una bambina immatura. Se doveva affrontare quel dolore, lo avrebbe fatto da sola, senza commenti colmi d’astio a bombardarle il cervello… non che potesse fare altrimenti, in realtà: non c’era nessuno, là con lei, a poterla consolare o quantomeno a portarle un minimo di sollievo.

    Eppure, anche ora che la situazione era stata chiarita, raggiungendo un esito non esattamente positivo per la ragazzina di Lannisport, non riusciva ad odiare il Tasso. Anzi, in realtà non riusciva proprio a pensare a lui, in quanto ogni tentativo di rievocare nella propria mente le parole scambiatesi e tutti i momenti condivisi assieme generava un dolore talmente intenso da costringerla a deviare l’attenzione su qualcos’altro. Ma la tristezza e il senso di inutilità non se ne andarono e continuarono ad aleggiare attorno a lei, silenziosi ed imperturbabili come un fantasma.

    Poteva solo augurargli il meglio, per la battaglia che di lì a poco si sarebbe consumata. E chissà se, a seguito di essa, qualcosa potesse cambiare. Ma Elly non ci sperava: da quella sera aveva smesso di crearsi false speranze.
     
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    Ottenete entrambi un punto parametro a piacere

    Elly
    -7 affinità Ausel

    Ausel
    +2 affinità Elly
     
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