La donna del Porto

Quest per Aconé e Lily

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    Alfiere

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    11 gennaio:

    Chissà come si chiamava un Re senza regno. Lilyanne se lo chiedeva fin dalla partenza – no, non partenza, ma fuga. Una fuga precipitosa, mal programmata ed orchestrata, verso un futuro incerto e pericoloso –di quello strano gruppetto da Approdo del Re, mentre guardava la città cadere in mano dei Lannister e cercava di ignorare quella sensazione che le covava fra i polmoni e lo stomaco. Ora, dopo tre giorni di cammino e riflessione, poteva finalmente ammetterlo con sé stessa: era sollievo. Un sollievo bruciante ed umiliante, che la svegliava la notte e la rendeva silenziosa. Lilyanne, in fondo in fondo, era sollevata di fronte a quel contrattempo. Era quasi felice che Tywin avesse preso in mano la situazione e sbloccato Approdo del Re, che le avesse involontariamente liberate … e che, soprattutto, si fosse insediato sul Trono di Spade. Lui, Tywin, un uomo vecchio e già sposato. Un uomo che non poteva prenderla e costringerla ad indossare una corona, che non poteva incarcerarla in una posizione di Regina che non voleva. Il Vecchio Leone, lo Scudo di Lannisport, aveva alla fin fine salvato la Martell da un matrimonio che lei stessa non voleva e di cui aveva paura. Paura di essere intrappolata in una corte di fuoco e vipere, in cui follia e giustizia si confondevano; paura di un Re che amava ma di cui sarebbe sempre stata schiava. Perché lui non era solo un sovrano: era un combattente, un condottiero. Perché cavalcava un Drago, la bestia mitologica che pur avendo affascinato la dorniana fin dal primo incontro, non poteva essere che odiosa e odiata ai suoi occhi: era il simbolo stesso della potenza Targaryen, ciò che, da sola, teneva tutta Westeros sotto scacco. Perfino i Lannister avevano atteso che Rhaegar fosse lontano e disperso prima di attaccare. Anche Dorne, l’indipendente Dorne: la loro potenza, la loro astuzia, non era che un decimo di quella del passato. Si erano abituati ad essere alleati dei Draghi, a considerarli amici. Un conflitto sarebbe stato tremendo, anche senza contare le pretese di Berenor sul trono del Sole, e non era ancora detto che la casata fondata dalla Regina Nymeria riuscisse ad uscirne vincitrice. Anzi.

    Sotto il sollievo poi c’era un sentimento diverso, e quello sì che la faceva stare sveglia nonostante la stanchezza: era vergogna, l’espressione più pura e semplice possibile. Stava abbandonando il suo Re. Fuggiva da ciò che lui le aveva virtualmente affidato, da quello che avrebbe dovuto tenere al sicuro. Soprattutto però fuggiva dal suo giuramento, da quell’Approdo che l’aveva vista legarsi ai Targaryen quando non era che una bambina, che non aveva fatto nulla per impedirlo o per avvertirla, che l’avrebbe mandata al macello senza muovere un dito. Si vergognava, si vergognava quanto e più di una ladra, perché non aveva dedicato un solo pensiero alla Regina Rhaella quando se n’era andata dalla capitale in fiamme: nulla, eccetto la cupa soddisfazione del io l’avevo detto che le bruciava in gola e fra le labbra. Lei l’aveva avvertita. Aveva avvertito la Reggente del pericolo, e nonostante ciò lei l’aveva ignorata e anzi si era mostrata seccata dalle parole della Martell, come se la sola insinuazione di un attacco alla capitale fosse alto tradimento. Magari lei non era la sposa che avrebbe scelto per suo figlio – comprensibilissimo che non volesse una dorniana, non sarebbe stata la prima ad avere un pregiudizio –, ma di certo se non fosse nata Targaryen nemmeno Rhaella sarebbe diventata regina: in gioventù magari era stata una perla di rara bellezza e intelligenza, ma ora come ora era solo una vecchia signora, impegnata a tenere il trono per un figlio che proprio non amava starci seduto sopra. Non aveva le energie per farlo. Forse non ne aveva più nemmeno il desiderio, con uno dei suoi figli morti, due scomparsi e l’ultima data in sposa a uno dei lupi del Nord, lontanissima da lei.

    Da ultimo, sotto il sollievo profondo e la vergogna ancor più profonda, c’era la gratitudine. Era … era grata al destino. Era felice che l’avesse portata via da Approdo, sballottata su una nave, portata al fianco di Aconé invece che di Rhaegar ancora una volta. Si sarebbero potute separare in mille occasioni: la Tyrell se ne sarebbe potuta andare a Sala dell’Estata in qualunque momento, causa il suo completamento; oppure sarebbero potute fuggire in due direzioni opposte; o ancora, arrivate a Porto Bianco, potevano prendere due strade diverse. Invece Sala dell’Estate era rimasta incompleta, loro erano fuggite sulla stessa barca ed erano sbarcati a Karhold, invece che a Porto Bianco. Lilyanne non aveva idea di dove fosse Karhold – Maestro Myles gliel’aveva spiegato sicuramente, ma lei l’aveva rimosso –, quindi le strade delle due Principesse erano rimaste parallele anche a Nord, mentre viaggiavano faticosamente verso Grande Inverno e gli Stark, sperando in una protezione che avrebbe solo rimandato l’inevitabile. Perché Tywin Lannister non avrebbe sopportato l’esistenza di Targaryen ancora in vita. Targaryen che potevano minare il suo potere, che si sarebbero anche potuti rialzare e iniziare il contrattacco. Senza contare il fatto che al primo scontento verso i leoni di Castel Granito i nobili Lord di Westeros si sarebbero stretti attorno a quello che consideravano il legittimo erede, colui – o colei, in casi come quelli era ancora meglio: c’era la possibilità di sposare la nobile fanciulla, dopo averla riportata sul trono dei suoi antenati – che li avrebbe portati finalmente nell’epoca d’oro che a loro conveniva di più. Si, a Tywin conveniva uccidere i giovani draghi, di sicuro lo sapeva. Lily invece non poteva permetterlo: Rhaegar era adulto, e forte. Viserys, Amerey e il figlio di Aconé non ancora nato invece erano piccoli. Bambini, che sarebbero morti a causa di una guerra in cui non avevano alcuna parte. Lilyanne non avrebbe lasciato che morissero: lei era una dorniana, e a Dorne non si uccidevano i bambini. Chi uccideva i bambini era fuori da ogni pietà, da ogni legge umana o divina. Che ci poteva fare? Avevano leggi un po’ strane, a Dorne: non uccidere i bambini, pari diritti per uomini e donne, il fatto che anche i bastardi alla fin fine avessero un’anima … concetti che nel resto dei Sette Regni erano pura utopia. Eh si, erano proprio i dorniani quelli incivili e poco onorevoli.

    15 gennaio:

    Viaggiavano da soli sette giorni, ma Lilyanne aveva già riconfermato la sua prima impressione sul nord: era una landa gelida e inospitale, e solo i pazzi scatenati potevano apprezzare un posto così. Vigevano le stesse leggi del deserto di Dorne: non ci si poteva scoprire, nemmeno un pezzettino di pelle; l’acqua era più preziosa dell’oro o del cibo; seguire le tracce sembrava facile, ma in realtà era difficile, perché quando il vento decideva di fischiare, unito alla neve o alla sabbia, cancellava ogni impronta. C’era però una sorta di inafferrabile e selvaggia bellezza in quelle lande, nella consapevolezza di essere solamente un ospite, e che la natura avrebbe potuto seppellirti e soffocarti in qualunque momento desiderasse. Lilyanne – fu costretta ad ammetterlo a denti stretti, mentre arrancava nella neve alta e rabbrividiva per il freddo – si sentiva stranamente a casa lì. Era come essere nel deserto di notte, almeno per quel che riguardava la temperatura, e come essere nel deserto normale per tutto il resto. Compresa la mancanza di cibo. Avevano incontrato una selvaggina sorprendentemente scarsa, e Lilyanne iniziava ad essere preoccupata per le loro sempre più misere scorte di cibo. Oltre che per Aconé: sorvolando sul fatto che era una fanciulla nobile, poco avvezza allo sforzo fisico, era anche incinta. Tutto quello sforzo poteva far male al bambino, e con Daerion morto la possibilità di avere un altro piccolo Targaryen si annullavano del tutto. Tenere in vita Aconé, dunque, era fondamentale quanto tenere in vita il bambino che portava in grembo. Questo significava anche che in caso di problemi di qualunque genere si sarebbero dovuti ingegnare per portarsela dietro rapidamente, visto che non poteva correre. Mettendola sulle spalle di Jotun, magari? No, l’uomo doveva combattere e …

    Lady Lilyanne? Siete stata voi a far mettere quella roba in testa ad Amerey?

    Lily abbassò lo sguardo su Flick, che le camminava accanto e che da qualche giorno osservava la piccola Targaryen con molta attenzione, forse non del tutto convinto o soddisfatto nel vederla con i capelli rosso fuoco.

    Io e Lady Aconé. Serve a nasconderla, capisci? A nasconderla e a proteggerla, in modo che nessuno la riconosca

    Il bambino annuì, pensieroso, quasi ruminando la notizia. Alla fine sorrise, abbassando la voce come se stesse per dire chissà quale segreto. Lilyanne non poté fare a meno di ridacchiare a sua volta, nel sentirlo:

    Beh, le stanno molto bene

    23 gennaio

    Più di ogni altra cosa, Lilyanne sentiva la mancanza del suo guardaroba. Era abituata a camminare a lungo, a non lavarsi per giorni e perfino – anche se in misura minore – al freddo. Ma non era abituata, nemmeno un po’, a non avere un guardaroba. Va bene, va bene: era un problema stupido e frivolo, e anche solo pensarci la faceva sentire una povera scema senza un’idea dei problemi del mondo reale, però in fondo Lily era una principessa, l’erede di una nobile casata del Sud. In buona sostanza che doveva saperne, lei, dei problemi del mondo reale? Era sempre stato Matt a dover governare, Matt quello che veniva messo a parte di tutte le questioni di denaro e simili. Lilyanne era stata addestrata con rigore per essere una buona figlia prima e una buona moglie poi. Nessuno si era preoccupato di spiegarle come doveva essere una buona madre, forse perché in fondo a nessuno importava davvero dei figli di un altro, e ben più di due cosette sull’essere veramente una buona moglie Lily se le era fatta spiegare da Ellaria Sand, sempre lieta di insegnare le sue arti a giovani dorniane e in particolare a giovani Martell. Lilyanne si era chiesta spesso se anche Matt e Vicben si fossero abbandonati fra le braccia abbronzate della bastarda di Lord Uller agli inizi, oppure se avessero preferito prendere strade meno sicure.

    In ogni caso, la cosa di cui la dorniana sentiva la mancanza con più intensità, era senza ombra di dubbio l’infinita scelta di abiti e stoffe che aveva avuto a disposizione per tutta la vita. La possibilità di abbinare, sperimentare e sconvolgere, esprimendo migliaia di parole non dette solo con una sfumatura di colore e un abito particolare … i vestiti erano parte integrante del suo carattere. Si cambiava anche più volte al giorno e, modestia a parte, era maestra nell’arte dei travestimenti. L’avere così poco con cui lavorare aveva del deprimente, anche se i capelli di Amerey dimostravano il contrario: erano rimasti di un bel rosso ramato anche dopo due settimane di viaggio in mezzo alla neve, senza che il colore desse segni di cedimento. Niente male, considerato che era stato il primo esperimento della dorniana. Cenere e sego. Si poteva rifare facilmente, più del biondo, per cui servivano limoni e procedimenti complicati. In ogni caso, nel dubbio, essere more era meglio. Le more stavano bene con qualunque cosa.

    Quando arrivarono alla locanda, Lily ancora persa nel suo costante freddo – appena tornata in un posto civile, si sarebbe stesa al sole come una lucertola, cercando di recuperare un calore corporeo decente –, la dorniana quasi non si accorse della suddivisione delle stanze: si ritrovò con Flick, davanti a cui si spogliò senza esitazione né rimostranze. Il bambino non si prese la briga nemmeno di guardare da un’altra parte, continuando anche lui a spogliarsi e avvicinandosi alla brocca d’acqua.

    Lascia perdere Flick. Meglio che tu venga qui, in due lavarsi è più facile

    L’acqua si poteva dire tiepida, al massimo, ma dopo i giorni a congelarsi nel freddo Nord per Lilyanne fu come una sorgente termale: lei e il bambino si strofinarono ben bene a vicenda, con quell’acqua e una scaglia di sapone. La dorniana non osò bagnarsi i capelli, non ci pensò nemmeno: l’avrebbe fatto una volta a Grande Inverno. Nel frattempo, si accontentò di intrecciarli e di infilarsi un abito spiegazzato, rimasto chiuso nella sua bisaccia fino a quel momento. Era una buona scelta, perché era pesante e con un cappuccio per coprirle viso e testa in caso di bisogno, e inoltre nonostante non fosse del solito grigio o marrone che si vedevano a nord era chiaramente un abito povero, fatto con scarti di una stoffa poco pregiata ma pesante. Sotto, gli immancabili stivali in pelle, ancora umidi, foderati con tutti i rimasugli dell’inutile cotone che erano rimasti alla dorniana. Purtroppo Lilyanne non aveva altre scarpe oltre a quelle: sarebbe stata costretta a sperare che la notte si asciugassero a sufficienza. Non aveva previsto di arrivare tanto a Nord, proprio no. Si accasciò sulla sedia accanto ad Aconé , annuendo alle sue parole e prendendo a sua volta della zuppa.

    Con i tempi che corrono, mi sorprende che ci sia ancora gente qui …

    Mormorò, guardandosi attorno e cercando di mascherare il sospetto che le covava negli occhi. Quella gente era disperata, o quasi. Meglio mangiare la propria zuppa e tornarsene in camera senza essere disturbati o disturbare. La Tyrell però aveva altri progetti: Lily alzò lo sguardo quando la sentì fare domande, emettendo un leggero sospiro. Tanto valeva restare ad ascoltare ormai: doveva anche finire la sua zuppa.

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    Condottiero

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    L'oste guardò la vecchia. -Gli affari?- Sbuffò un sorriso amaro e scosse la testa. -Quei luridi cani dell'Oltre hanno tolto il culo dalle nostre terre- Sputò a terra ad accentuare il disprezzo che provava per quel popolo. -Lord Caleb?- Allargò le braccia -So solo che è partito per le montagne... Ultimamente le notizie circolano piuttosto lente- I suoi lineamenti era duri e squadrati, tipici degli uomini del Nord, ma quella domanda li rede ancora più truci. Avevano perso da poco un Lord, l'ultima cosa che volevano era perderne un altro.

    Ebbene, siamo alla fine. Vi lascio decidere a voi se concludere con un altro post o se lasciare tutto molto in suspance alla locanda, alla prossima quest partirete dirette dall'arrivo a Grande Inverno. Io intanto vi metto le ricompense <3

    Aconé
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    Lily
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