Acciaio di Valyria- Riforgiare l'acciaio Vicare

Chiamata del Fato Vicare

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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    La piccola comitiva seguì le indicazioni di Vicare verso la caverna scavata nella montagna; per un qualche motivo nessuno sembrò disturbato dall'idea, nemmeno i marinai che tanto scettici erano fino ad un momento fa. Forse l'idea di ridurre le possibilità di incontrare i cannibali abitanti di quelle zone doveva essere di conforto, che quel bambino scegliesse sempre altrettanto assenatamente!
    L'ingresso della grotta era una piccola spaccatura che accoglieva i visitatori del mare permettendo loro l'accesso ad una sala gigantesca e vuota; diversi ciottoli ricoprivano il terreno rendendo non particolarmente agile l'andatura per un bimbo dell'età di Vicare, mentre la volta cavernosa che copriva i loro passi era talmente tanto in alto che di certo quegli anfratti dovevano ospitare qualche Drago, non c'erano dubbi. La temperatura interna era calda, davvero calda, tanto che suo padre si tolse la camicia avvolgendosela attorno alla testa a mo'di bandata.
    "Senti caldo, piccolo mio? Guarda lì!" -l'attenzione del piccolo Vicare fu immediatamente spostata a tre corridoi di pietra che si dipartivano dalla grotta centrale. Da quello occidentale provenivano dei bagliori, mentre per quanto riguardava quelli a sud, il più vicino all'ingresso sembrava buio e silenzioso, dall'altro provenivano dei rumori.
    "Dove cerchiamo il nostro tesoro?"

    Inkedcopia_vicare_LI
    Hai scelto te l'opzione dungeon eh, me non colpevole. In azzurro c'è l'ingresso, scegli pure dove andare.
    Fa un caldo becco ed asfissiante.
     
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    Alcuni minuti di navigazione dopo, il barchino si arenò con grazia in una spiaggetta di sassi neri, grigi e persino blu. Suo padre lo issò e lo aiutò a scendere. Subito Vicare alzò lo sguardo talmente tanto da cadere: erano proprio all’ombra di un’altissima montagna!
    Suo padre lo aveva preso in tempo e raccomandato che facesse attenzione a camminare, quelle pietre potevano essere un infido pavimento!

    Credendo di non essere visto, Vicare s’intascò un sasso particolarmente suggestivo. Per la mamma - ma forse come regalo avrebbe sfigurato a fianco del dente di drago che intendeva portare. - Ma quello mi starà in tasca? - dipendeva sicuramente dalle dimensioni del drago che certamente abitava o aveva abitato quel monte!.

    Quel terrendo insidioso li condusse rapidamente all’interno della caverna: una profonda ferita alla base della montagna, sicuramente inflitta da qualche colossale mostro. Attraverso quella ferita giunsero in un’enorme stanza-forno, talmente calda da appannare la vista.
    Uh! -esclamò pucciando il piede in una pozzanghera: era più calda dell’acqua nella quale sua madre lo lavava!
    Anche là provò ad alzare lo sguardo e anche là per poco non cadde sentendosi schiacciare dal peso incontrastabile dell’oscurità.
    Credi il drago dorme qua? - chiese il bambino. Chissà se il drago aveva aperto la voragine per uscire dalla montagna o per entrarci.
    Si asciugò la faccia dal sudore, faceva davvero molto caldo.

    Avanti all’eroica e sudata spedizione si aprivano tra possibili cunicoli, nessuno dei quali particolarmente invitanti. Non poteva spaventarsi una seconda volta davanti a suo padre, ma certamente Vicare non si sarebbe avventurato nel vicolo più buio alla loro sinistra! Inoltre il tesoro del drago stava sicuramente nel cuore della montagna, dovevano andare avanti!
    Fra i due cunicoli in fondo alla stanza, Vicare doveva scegliere fra accenni di luce e accenni di rumore. Suo padre si fidava di lui, non poteva assolutamente tirarsi indietro o scegliere male!
    Entrambi potevano potenzialmente condurre al drago: il suo respiro poteva illuminare un cunicolo, oppure il suo muoversi generare baccano nell’altro! Entrambi potevano portare all’acqua, poiché essa sia riflette luce che gorgoglia. Sia il drago che l’acqua non erano tremendamente ottime prospettive considerando quello che era accaduto in mare poco prima. Ma dovevano essere coraggiosi e trovare il tesoro del drago.
    (Mal)imitando suo padre, Vicare si sfilò e tirò su la camicia fino a incastrare il collo sulla fronte, ottenendo più una sorta di criniera di tessuto che una bandana.
    Andiamo avanti - fece con convinzione, sentendosi un vero avventuriero, indicando il cunicolo nel quale sembrava risplendere qualche forma di luce.
    Sperava suo padre fosse pronto a sconfiggere l’eventuale drago, anche se aveva l’impressione fossero tremendamente ipo-equipaggiati per abbattere il custode della montagna.

    Verde chiaro! Affrontare un dungeon nella vecchia Valyria con la mentalità di un cinquenne, nulla può andare storto!
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    Nessun fuoco di Drago, con grosso sollievo dei presenti.
    Il corridoio indicato dal piccolo Vicare conduceva ad una seconda grotta, più piccola della prima e con un corridoio cieco laterale, le cui pareti rocciose erano coperte di torce accese che illuminavano e contribuivano a riscaldare ulteriormente l'ambiente.
    "Le torce sono accese, la caverna è frequentata." -fece notare il suo amico scatenando una certa inquietudine nei due marinai che seguivano il gruppetto. Suo padre però sembrò non notare la questione, preso com'era da qualche altro ritrovamento che aveva stuzzicato tutta la sua curiosità: "Venite a dare un'occhiata! Guardate questo metallo!"
    L'attenzione dell'uomo era concentrata su alcune crepature della roccia che rivelavano un metallo lucente che rifletteva il bagliore delle torce.
    "Mi prendesse un colpo, questo è acciaio di Valyria! Altro che misteri e rituali segreti, hanno dei giacimenti, esattamente come accade per il ferro!"
    L'acciaio di Valyria era per il piccolo Vorys solo qualche materiale che serviva a rendere più fiabeschi i racconti di cavalieri e guerrieri che lo accompagnavano nel sonno. La madre gli raccontava di armi straordinarie capaci di segare un albero senza perdere il filo o di rompere persino una roccia, certo che nel covo di un Drago si poteva trovare qualcosa del genere. Era più che plausibile.
    "Non credo sia così, guardate."-il compagno di giochi indicò un punto più in alto nella parete dove diversi glifi erano stati incisi ed alcune parole lentamente si formavano nella mente del bimbo. Occorreva tempo eh, ma riusciva a leggere con un poco di pazienza la parola vita e qualcosa che assomigliava a... nustro? Che significava?
    "Non conosco questa lingua, cosa c'è scritto?"
    "E' Alto Valyriano. Piastre poste a memoria di chi diede la vita per il nostro acciaio." -quante cose sapeva quel giocatore di cyvasse!
    "Sono state incastonate nella pietra, ma sono di fabbricazione umana, non naturale."
    La delusione sul volto di suo padre fu evidente, ma cercò di mascherarla indicando la parete opposta dove un'altra scritta in una lingua sconosciuta capeggiava a grandi lettere: "E questo che significa?"
    "Prosegua chi davvero conosce il valore di una vita. Non ho idea di cosa voglia dire..."
    Checché quegli indovinelli stessero a significare, bisognava muoversi e di fronte a Vicare si aprivano due strade (oltre alle precedenti): entrambi i corridoi erano rumorosi, quello a sinistra era occupato dallo scalpitio di qualcosa o qualcuno, quello a destra da un suono ritmico e quasi martellante.

    ScreenHunter_63
    Dove si va di bello?
     
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    Naturalmente, suo padre ed i compagni d’avventura seguirono un’altra volta la strada indicata da Vicare, la piccola bussola di Valyria. Il percorso luminoso si rivelò banalmente un percorso illuminato da mano d’uomo. Noioso per Vicare, ma inquietante per gli adulti. Gli adulti meno suo padre, imperturbabile e guidato dalla sete di conoscenza e fame d’avventura.
    Che orgoglio. Vicare non poteva immaginare aspirazione diversa dal diventare esattamente come suo padre. La nuova scoperta non era altro che il leggendario Acciaio di Valyria
    Ma certo! L’acciaio di valyria non lo potevamo certo trovare sul terrazzo del salumiere ” pensò Vicare che tanto avrebbe desiderato sapere sempre cosa aspettarsi già a quell’età. –“ E’ qui per far sì che il papà possa costruire una spada magica in grado di sconfiggere il drago! ”- comprese inoltre, felicissimo di aver trovato la soluzione al problema più grande.

    Puoi fare un’arma per… ammazzare il drago papà! - gli confidò sussurrando la parola “ammazzare” come se sua madre lo potesse sentire da Braavos. Con suo padre era più libero, ma certe parole erano proibite dalla mamma.
    Oppure-magari-forse - continuò con una grande conglomerazione di parole - puoi fare qualcosa per cui poi il drago ti obbedisce! - il caldo era tanto e l’emozione pure, il giovane Vicare processava a malapena i pensieri prima di esprimerli al genitore.

    Suo padre ebbe però da deludersi quando il saggissimo giocatore di cyvasse gli spiegò, leggendo strane grafie sulle pareti, che quell’Acciaio non era cresciuto naturalmente lì come parte della montagna. Vicare non si spiegò quella delusione, che differenza faceva? Probabilmente ce lo aveva portato il drago! L’importante era che loro ora avessero l’acciaio, no?
    Avrebbero dovuto portarsi dietro Alfio, forse lui avrebbe saputo farci qualcosa
    Sì, un anello, così potevamo sposare il drago - no, dovevano trovare loro un modo. Doveva trovarlo lui.
    Gli adulti si scervellavano su vecchi indovinelli scritti dal Drago, probabilmente per confondere ed intontire gli avventori come loro, così Vicare decise di non aspettarli per prendere l’iniziativa. Doveva essere come suo padre!
    Di qua, andiamo! - esclamò con tono timidamente impositorio avviandosi nei cunicoli seguendo il suono ritmico e quais meccanico.
    Quel suono, nella breve memoria di Vicare, equivaleva a incudini e martelli, equivaleva alla manifattura di oggetti (o al “fare cose di metallo”), quindi esattamente quello che li serviva per domare o sterminare il drago.
    A spingerlo via dall’altra via fu invece un inconscia repulsione per quei suoni che certamente non sembravano allegri.

    Strada destra, che dovrebbe essere la 4. Con il coraggio di chi ancora non ha il tratto "pavido"
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    Il suono martellante che aveva condotto i piedini di Vicare continuava anche nella grotta successiva, intensificandosi e diventando più pressante; stavolta non si trattava di una vera e propria caverna, quanto più di un corridoio che si addentrava nella profondità della montagna biforcandosi in due: a destra (1) si proseguiva lì dove il battere sembrava provenire, mentre a sinistra (2) allo scalpitio che Vicare aveva sentito prima iniziavano ad aggiungersi degli inquietanti grugniti.
    Di certo questa parte della caverna era meno riccamente decorata della precedente, non c'erano torce né glifi incisi sulla parete, ma l'occhio arguto di suo padre riuscì comunque ad individuare qualcosa di suo interesse lungo la parete nord: si trattava di qualcosa di piuttosto primitivo, ben lungi dall'essere un affresco, ma c'erano evidentemente dei disegni rudimentali sulla parete...graffiti avrebbe detto qualcuno con più conoscenze del bimbetto di Braavos.
    Graffito
    Vicare avrebbe disegnato meglio, poco ma sicuro, tanto che avrebbe avuto difficoltà a comprendere cosa effettivamente ci fosse rappresentato. Si iniziava da un omino con una palla tra le mani? Poi la palla finiva in una specie di calderone, forse si trattava di un cavolo da cucinare in pentola...il picoletto poteva aver visto una zuppa durante la sua breve vita dopotutto. Di seguito un disegno evidentemente sbagliato in cui uno dei due uomini aveva la testa separata dal corpo, qui valyriani non sapevano neppure disegnare! Ed infine l'omino con una spada tra le mani.
    No, quella era una storia assolutamente priva di senso.
    "Che te ne pare?"-suo padre si stava rivolgendo al più saggio dei suoi compagni di avventura che mormorò qualcosa tra i denti, non così a bassa voce perché Vicare non riuscisse comunque a percepire qualcosa: "Non so cosa voglia dire la prima parte, ma a me questo sembra proprio un assassinio. Forse rappresenta una scena di guerra..."
    "Uhm... se supponiamo che la prima parte raffiguri l'acciaio, possiamo immaginare che abbiano voluto rappresentare un tentativo di furto finito male?"
    Il mormorio dei due si faceva sempre più sottile.
    "Poste a memoria di chi diede la vita per il nostro acciaio c'era scritto, forse sono coloro che hanno combattuto per difenderlo..."
    Inkedcopia_vicare2_LI
    :)
     
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    Quella strana cava sembrava infinita! Chissà se il drago la riempiva completamente o se ci si muoveva all’interno. La cosa che Vicare non capiva era come fosse riuscito a incidere quei pittogrammi sulle pareti: erano troppo piccoli!
    Forse il drago ha inschiavato delle persone per farle disegnare per lui - suggerì agli adulti, intenti anche loro a scervellarsi su quei brutti disegni. - non saremo mica in ritardo papà? Hanno già ucciso il drago e usano la sua casa per disegnare?
    Che scherzo crudele sarebbe stato: andare nel più mitico dei posti esistenti per scoprire che i draghi di Essos erano davvero tutti morti…sconfitti per altro da un popolo privo di senso estetico o tecnica artistica. Suo zio riusciva a incidere piccolissimi fiori con tutti i petali su gioielli molto più piccoli, mentre i presunti assassini di drago non riuscivano nemmeno a mettere un naso ed un paio di occhi in faccia alle persone?
    Aveva molto più senso che fossero schiavi del drago.

    Visto che comunque gli adulti si stavano impegnando a spiegare un disegno che palesemente non aveva reale senso (le persone non è che possono levarsi la testa come fosse un cappello), Vicare tentò di dare un contributo
    Forse alcune parti mancano - magari l’omino aveva la testa separata perché doveva avere una lunga barba od una collana?
    La teoria del saggio giocatore di cyvasse sembrava divertente, ma non includeva nessun drago, quindi…e poi da cosa avrebbero dovuto difendere l’acciaio se non da un drago? Eppure avevano raffigurato solo omini e nessun lucertolone alato! Forse non ne erano capaci…
    Forse quel battere non era dunque causato dai martelli dei fabbri ma dagli “”artisti”” intenti a incidere sulla pietra.
    Fece per procedere quando sentì da una via divergente dei grugniti decisamente vivi. S’inquietò inizialmente, ma poi ci pensò un poco sopra: la possibilità che ci fosse un drago stava scendendo man mano che trovavano indizi, era quindi improbabile che a grugnire fosse un enorme serpente sputa-fuoco.
    Si asciugò le ascelle sudaticce con un lembo della tunichetta che portava alla testa.
    Poteva essere uno dei disegnatori, magari si era sentito male per via del caldo. Suo padre era coraggioso e lui lo doveva essere ugualmente.
    Papà credo che qua c’è qualcuno! - urlò con la tipica vocetta stridula della sue età correndo per verso chiunque stesse producendo quel suono angoscioso.

    2!, sento che ci tieni a traumatizzarlo e non sarò io a oppormi
     
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    "Aspetta scricciolo!"
    Neppure il tempo di fermarsi un secondo che già il piccolo Vicare era sceso con i suoi piedini in un altro antro, decisamente grande, che proseguiva a sinistra e a destra nella completa oscurità e che possedeva persino un corridoio laterale che continuava verso sud ricongiungendosi alla precedente grotta.
    Questo pezzo di caverna era particolar e ben diverso da tutto il resto e segnava l'inizio di una porzione di grotta più curata, forse persino abitata? C'era infatti una sorta di pavimento a terra, formato da una specie di mosaico di pietre rosse e nere che formava disegni a spirale; di tanto in tanto, inframmezzati alle pietre, vi erano dei sassolini ricoperti d'oro che avevano attirato l'attenzione poco accademica ma molto materiale dei due marinai che avevano viaggiato con loro.
    "Oh, finalmente ci siamo! Guarda piccolino, se caviamo tutte queste piastrelle dorate potremmo persino rifarci la barca!" -decretò il più grosso dei due inginocchiandosi accanto a Vicare e impegnandosi nel tentativo di estrazione del prezioso metallo dal pavimento.
    Eccolo di nuovo quel grugnito.
    Il piccoletto non fece neppure in tempo ad avvertire nessuno poiché il corpo del marinaio al suo fianco si riversò a terra, colpito da un sasso.
    Il masso scagliato era così appuntito che aveva traforato il cranio del pover'uomo così chinato e l'aveva fatto stramazzare a terra, faccia in giù: dalla ferita provocata dall'impatto fuoriuscivano sangue e brandella di cervella. L'uomo allungò con le ultime forze la mano verso il ragazzino afferrandogli la caviglia: "Aiutami..."
    Un altro masso sferzò l'aria giungendo ad un centimetro dal piedino di Vicare.
    Alle spalle dei due, sulla sommità di una scala di legno malferma, c'era una piccola piattaforma dello stesso materiale su cui un paio di creature avevano preso a lanciare pietre e bastoni contro il gruppetto, nel tentativo di scacciarli.
    Erano umani forse, ma assomigliavano di più alle creature dei racconti di paura che ogni tanto gli zii gli propinavano prima della nanna. Erano nudi, dalle lunghe braccia cadaveriche, pelati e con lunghi denti aguzzi e non sembravano emettere parola che non fosse grugnito.
    "Lascialo!" -il suo amico era corso in soccorso prendendolo in braccio e sottraendolo alla stretta del morente, colpito e quindi definitivamente messo a tacere dall'ennesimo masso.
    "I sassi! Tiriamoglieli!" -la risoluzione di suo padre, seguita immediatamente dal marinaio e dal suo salvatore, fu repentina ed il fuoco si fece subito incrociato. Una delle due creature restò colpita ad una tempia, tanto che barcollò ed infine crollò a terra cadendo giù dalla piattaforma. Questo fu sufficiente affinché l'altra scappasse nell'oscurità muovendosi verso nord.
    "Non ho mai visto niente del genere...sono malati, denutriti, di certo usciti di senno." -commentò l'abile mercante scuotendo con un piede il corpo esanime del mostro abbattuto.
    "Usciamo di qui, non sappiamo quanti di quei cosi sono nascosti nelle profondità di queste grotte."
    "Guardate." -la voce di suo padre indicò a tutti i presenti il disegno sul mosaico rovinato dal sangue dei due cadaveri che ancora vi giacevano. Tra le piastrelle era possibile individuare la sagoma di un Drago e sul suo dorso di un uomo che recava in mano una spada.
    "Stiamo per scoprire uno dei più oscuri e perduti segreti dell'antica Valyria. Denaro, conoscenza, potere... non c'è niente che ci sarà negato se arriveremo fino in fondo. Non torneremo indietro, non adesso." -era coraggioso suo padre, certo, ma per la prima volta il piccoletto poté notare nei suoi occhi una luce nuova.
    Un po' metteva paura.
    Inkedcopia_vicare_3_LI
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    Papino inizia un pochino ad esaltarsi...
    sti cosi immaginali tipo Gollum del Signore degli Anelli
     
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    I sospetti che avevano iniziato a indicare una deludente assenza di draghi si fecero ancora più definitivi quando Vicare si rese conto che più si addentravano nella grotta più questa andava a rassomigliare un quartiere particolarmente antico.
    Magari è il tesoro del drago - propose al marinaio che gli si era inginocchiato accanto, conservando un po’ di delusa speranza riferito alle numerose pepituzze d’oro disseminate per il pavimento.
    Gli indizi potevano far pensare che gli uomini avessero cacciato il drago dalla sua tana, ma magari era l’opposto! Magari il drago aveva fatto il nido in una città scavata nella montagna…non era proprio un drago quello raffigurato sulle piastrelle del pavimento?

    I motivi per cui un bambino della sua età fosse preoccupato dalla possibilità di non incontrare un drago nell’epica Valyria possono essere comprensibili, ed altrettanto comprensibile è la rapidità con la quale quei sogni lasciarono la sua testolina quando i contenuti di un’altra testolina finirono di colpo per spargersi sul pavimento.
    Il piccolo Vorys non registrò subito l’entità fatale della ferita del marinaio, pensò inizialmente fosse più riconducibile ad uno starnuto troppo potente che fa sanguinare il naso. Quando però il marinaio tese la sua mano tremante per aggrapparsi all’esile caviglia di Vicare, divenne improvvisamente chiara la serietà della questione. Cacciò un urlo acuto, provando a tirarsi via da quella stretta con un piccolo balzò all’indietro, finendo solo per cadere con il sedere per terra scioccato. Un sasso si schiantò come un fulmine vicinissimo a lui e lo shock si tramutò in un pianto disperato.

    Attraverso la densa ombra di quella caverna, riuscì a scorgere le mostruose silhouette degli aggressori. Doveva essere un incubo! Un drago non lo avrebbe terrorizzato così tanto come quegli esseri informi che ricordavano alla lontana gli uomini e che per questo risultavano ancora più orribili. Vicare si mise le mani davanti agli occhi mentre con il piedino libero provava a liberarsi prendendo a calci la mano sempre più morta del marinaio.

    Quando si sentì afferrato, Vicare dapprima s’irrigidì temendo di essere finito fra le lunghe e secche braccia di quei mostri dell’oscurità, ma si sciolse sentendo la voce amica del giocatore di cyvasse e si avvinghiò a lui nascondendo il volto.
    Suo padre allora si lanciò in un glorioso scontro con le orribili creature del buio, rispondendo al loro lancio di pietre con ancora più forza, finendo per abbatterne una e mandare l’altra in rotta.
    Uno e uno: i due cadaveri giacevano riversi nel sangue uno in fronte all’altro, Vicare si lasciò far posare nuovamente a terra, ma rimase nascosto dietro le gambe dell’amico mentre suo padre esplorava la sala ed il corpo maledetto del loro aggressore.

    Ancora spaventato, Vicare annuì alla proposta di non approfondire e lasciare immediatamente quel covo di oscurità: in fondo non erano certo entrati in quella caverna per incontrare i cannibali! Quelli dovevano essere nel villaggio secondo…beh, secondo il marinaio che ora giaceva definitivamente morto.
    Suo padre parve però nemmeno sentire quella proposta, intrigato com’era fino al midollo da quell’avventura. Nonostante i due cadaveri letteralmente ai suoi piedi, la sua voce sembrava eccitata dall’idea di svelare gli arcani segreti dei Valyriani cavalcatori di draghi! Era in fondo la stessa cosa che Vicare sognava no?

    Sarebbe mai stato all’altezza Vicare? Avrebbe potuto sviluppare abbastanza scorza da rimanere così inalterato da eventi così spaventosi?
    Suo padre aveva scelto di portarlo con se, il minimo che Vicare poteva fare per non deluderlo era non ostacolarlo con futili lagne.
    A-allora…allora andiamo verso il fondo, non inseguiamo il mostro papà, sarà scappato nel suo nido…- Vicare non era più emozionatissimo all’idea di scoprire chi fosse a martellare nel cuore della montagna, ma andare in quella direzione doveva essere senz’altro meglio che andare dove il mostro si poteva essere messo in agguato…
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    Il piccolo portafortuna del gruppo aveva imboccato la caverna a sud che, a differenza delle altre, si apriva in diversi corridoi a fondo cieco e aveva un'unica apertura che permetteva di dirigersi a nord. Non c'erano effettivamente creature a preoccupare stavolta Vicare, o meglio... non c'erano creature vive. L'intera caverna era colma di scheletri ammassati gli uni sugli altri, tanto che molti di essi avevano perso unità strutturale ed erano semplici ossa polverose accatastate le une sulle altre; le costole dei morti più antichi addirittura potevano essere sbriciolate tra le mani come stava constatando suo padre.
    Quella era una fossa comune, né più né meno.
    Erano stati i cannibali della città a nutrirsene?
    "Restami vicino." -gli sussurrò il marinaio ponendosi a scudo per il piccolo Vorys.
    Suo padre invece sembrava momentaneamente dimentico del figlio, occupato com'era a frugare tra i resti per cercare qualcosa di interessante; persino i tessuti avevano perso colore e consistenza ed il ferro dei pochi oggetti metallici che quei corpi avevano portato in vita era oramai arrugginito. Ogni tanto si trovavano lettere o taccuini ma le pagine erano spesso rovinate e l'inchiostro illegibile.
    "Questo qui era un capitano di ventura." -annunciò l'orefice recuperando le attenzioni dei pochi superstiti; lo scheletro a cui si riferiva aveva perso entrambe le gambe ed era oramai solo un mezzo busto gettando in un angolo dimenticato di quella caverna. Aveva strappato dai resti dei vestiti una sorta di diario che stava avidamente leggendo per quel che gli riusciva.
    "E' scritto in basso valyriano, è stato a Roccia di Sangue quando questa cadeva, direi che quindi ha quasi duecento anni." -le elucubrazioni storiche erano ovviamente del tutto incomprensibili per il bambino, ma la sicurezza dell'uomo era tale che nessuno avrebbe messo in dubbio le sue affermazioni. Quanti erano duecento anni?
    "E' stato pagato per scoprire il segreto della forgiatura dell'acciaio di Valyria ma le pagine che seguono sono state strappate..." -di nuovo, non c'erano Draghi apparentemente in quella pericolosa avventura?
    "C'è però...quando una spada già forgiata deve essere riforgiata occorre...non capisco bene...dice di..." -lo sguardo del padre si rabbuiò, poi si accese, poi divenne incredibilmente serio.
    "Proseguiamo!"
    Come mai stavolta non faceva scegliere la direzione al figlioletto? Perché dovevano andare verso nord? Che accidenti aveva letto?

    copia_vicare_4
     
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    Più quella loro avventura proseguiva, più assomigliava ad una fiaba spaventosa piuttosto che ad una di quelle di eroi intrepidi. Anche perché Vicare si sentiva crescentemente trepido.
    Avanzando portarono infatti alla luce un grande ossario colmo di resti di diverse età ma che a Vicare apparivano francamente tutti allo stesso modo…ossia inquietanti.

    Curiosamente non era la vista degli scheletri però a spaventarlo, quanto vederle muoversi quando venivano manipolati da suo padre o dagli altri sopravvissuti. Il momento nel quale passavano dall’immobile morte al momentaneo cigolio e movimento che li portava a schiantarsi e disfarsi in decine di pezzi…in quel momento Vicare si doveva istintivamente nascondere dietro la gamba del suo amico giocatore.

    Lo conoscevi? - chiese squittendo quando suo padre miracolosamente identificò un resto.
    Evidentemente no. Suo padre aveva tanti anni più di lui, ma duecento non era un numero che aveva mai sentito applicare all’età od al tempo, solo quando in bottega talvolta pesavano certi oggetti con la stadera. Non era nemmeno tanto sicuro che fosse un vero numero “duecento”.
    Il piccolo ebbe un altro brivido quando suo padre rivelò che la mummia aveva il loro stesso obbiettivo: riforgiare l’acciaio mitico per forgiare una spada! Che fosse per sconfiggere un drago era probabilmente sottointeso, ma probabilmente era rimasto anche lui deluso…fosse stato un drago a ucciderlo le ossa sarebbero state almeno bruciacchiate.
    Comunque non prometteva bene, Vicare non voleva trasformarsi in ossa e a giudicare dal numero di scheletri il signor Ventura aveva una compagnia anche più numerosa della loro!
    Suo padre non lasciò però spazio a proteste ed inoltre Vicare non voleva essere quello a deluderlo chiedendo di tornare indietro. Ora risalivano la caverna che formava un angolo acuto con quella dalla quale venivano e ciò significava stavano mettendo una parete rocciosa fra loro e l’ingresso di quel posto. Scappare sarebbe diventato ancora più difficile
     
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    Il corridoio di pietra da quel punto in poi si faceva più stretto e sprofondava nelle viscere della terra; la sensazione di calore aumentava di passo in passo ma forse, finalmente, le aspettative del gruppo non sarebbero state deluse.
    Giunti alla fine della discesa infatti, il corridoio si apriva su una caverna di medie dimensioni piena di tesori di ogni tipo; al centro c'era un grosso calderone posto su tizzoni e braci già accese, scrigni pieni di monete occupavano diversi anfratti ed una specie di grosso tavolo era stato posto poco distante dal calderone. Lì sopra vi era un grossa ciotola dorata e diverse pepite che infiammarono nuovamente lo sguardo di suo padre.
    "Vicare, prendimi una pepita, tu ravviva il fuoco!" -gli ordini dell'orefice erano precisi e chiari, che fossero finalmente giunti alla fine del loro cammino? Di certo questa era l'opinione del secondo marinaio sconosciuto che si era avvicinato al tavolo per riempirsi le saccocce di pepite.
    Con un gesto rapido, suo padre si voltò verso il mozzo.
    Era complicato comprendere cosa stesse accadendo poiché i ritmi erano frenetici ed il bambino non era certo alla stessa altezza del padre! I suoi piccoli occhietti verdi però, anche se non avrebbero realizzato subito, di certo avrebbero impresso nella mente la scena a cui aveva assistito: una delle lame disposte sul tavolo era nella destra di suo padre che, con un gesto rapido, l'aveva fatta passare sulla gola del suo marinaio recidendone le arterie da parte a parte.
    Uno schizzo di sangue volò sul tavolo e sul volto del piccolo Vicare.
    Lesto, con la sinistra che reggeva la ciotola dorata, suo padre si portò a raccogliere il sangue che sgorgava dalla gola dell'uomo che stava soffocando e morendo nel suo stesso sangue.
    L'odore metallico del sangue caldo sul suo nasino e le sue guance ed il sapore che aveva sulle sue labbra non furono motivo sufficiente per impedire a Vicare di ascoltare le successive parole del padre: "Immergi la pepita nel sangue, qui." -ordinò avvicinando la ciotola piena di denso liquido a suo figlio.

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    Seguendo suo padre in quel caldo inferno, Vicare si trovava nella spiacevole posizione di doversi sempre più appoggiare alla figura paterna proprio mentre questa mutava e si trasfigurava. Quando infatti il padre gli chiese di portargli una pepita, il bambino non esitò nemmeno ad eseguire quel semplice e familiare comando: portava sempre cose ai genitori e nella bottega gli era già capitato di giocare con sassi lucenti chiamati “pepite”.

    Ma la normalità di quel gesto non si estendeva al viso del piccolo. Gli occhi erano tondi e fuori fuoco, la bocca incoscientemente mezza aperta…ogni poco doveva fermarsi ad asciugarsi le lacrime strusciando l’esile braccio sugli occhi irritati dalla polvere e dalle emozioni. Inevitabilmente finì per irritare ancora di più i suoi occhi. Quando giunse di fronte al padre tendendo le braccia per offrirgli quel pesante oggetto, vedeva tutto avvolto da una pruriginosa nebbiolina e non riusciva nemmeno a guardare il genitore negli occhi.
    Gli parve fosse passata un’infinità e suo padre, anziché prendergli la pepita dalle mani, si mosse di scatto afferrando qualcosa dalla misteriosa tavola di quella terribile caverna.

    La già confusa visione fu di colpo oscurata da qualcosa che gli schizzò sul volto. Nonistante si sentisse stordito, Vicare aveva chiuso le palpebre prontamente per non finire accecato, ma si trovò comunque restio a riaprirle immediatamente. Sentiva il caldo, vischioso liquido addensarsi e colare lentamente dalle sue sopracciglia, dalla punta del suo nasino, lungo le lisce guance. Una goccia cadde dal naso sulle labbra: amaro e ferroso, non era un sapore tutto sommato consolatorio come erano le lacrime, era cattivo e gli costrinse la bocca in una smorfia disgustata.
    Ancor peggio era il suono, quel suono tragicamente ricorrente quel dì, quel suono che indicava che il marinaio accanto a suo padre stava probabilmente spirando e soffrendo nel farlo.

    Vicare aprì l’occhio sinistro perlopiù mosso dalla preoccupazione che fosse invece suo padre quello a gorgogliare, ma non si può dire che fu di sollievo ciò che vide.
    Barcollò un passo e mezzo indietro, finendo in ginocchio per evitare di ruzzolare completamente al suolo, tenendo le braccia sempre ben tese in offerta della pepita.
    Issandosi sulle tremanti gambette sputò per provare a mandar via il sapore, fallendo.
    Immergi la pepita nel sangue, qui. - ordinò una voce che sembrava uscire da suo padre. Certamente uno spirito malvagio che gli aveva rubato il corpo.
    Ipnotizzato, in trance, intimorito dall’idea che quello spirito cattivo non lasciasse suo padre andare, Vicare calò le braccia, tanto tese da far male, verso una ciotola colma dello stesso succo cremisi che gli colava dal volto. Deglutì forte, senza più saliva. Immerse la pepita pian piano del tutto, lasciandola andare solo dopo averla fatta riposare totalmente sul fondo della ciotola. Rialzando le mani dalla ciotola le osservò luccicare, ora scarlatte anch’esse, alla fioca luce di quell’inferno.
     
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    Vicare Vorys • 15 ottobre 285 -notte • Rovine Valyriane-• Nelle caverne di Tyria

    La pepita immersa nel sangue fu ora posta su una griglia metallica posta sopra il calderone.
    Poteva aver sentito, durante quel viaggio infernale, suo padre dire che l'acciaio di Valyria aveva la particolare proprietà di essere praticamente inlavorabile dagli artigiani poiché nemmeno le fiamme più intense parevano scioglierlo.
    "Mo paṣẹ fun ọ, irin. Tẹ si ifẹ mi." -suo padre sollevò le mani al cielo iniziando a parlare una lingua sconosciuta mentre continuava a consultare il piccolo diario che aveva prelevato dallo scheletro nella caverna precedente -"Gba ebo eje yi. Yo fun mi ni orukọ Valyria atijọ."
    Ovviamente il povero Vicare non aveva idea di cosa suo padre stesse dicendo, ma quelle parole si lasciarono imprimere nel suo cervellino.
    Il sangue iniziò a gorgogliare nella ciotola e a mescolarsi con la pepita ora in fusione.
    "Funziona! Funziona!" -urlava suo padre guardando ora il figlio ora l'altro uomo venuto a stringersi a Vicare -"Basta immergere l'acciaio nel sangue di un sacrificio umano ed offrirlo a Valyria! Guardate! Guardate!"
    Le risate di quell'uomo erano ghigni così dissimili rispetto a quelle che conosceva il bimbo.
    "Così facile... così facile..." -continuava a ripetere in preda all'isteria.
    "Scricciolo, dobbiamo uscire di qui. Vieni con me." -un sussurro.

    Inkedmap_LI

    *Io ti comando, acciaio. Piegati alla mia volontà. Accetta quest'offerta di sangue e sciogliti in nome dell'antica Valyria.

    Hai la formuletta magica e tutto il procedimento <3
     
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    Il bambino indietreggiò dal padre quando dalla sua bocca iniziarono ad uscire suoni mai sentiti. L’estraniazione dalla figura paterna sembrava aver raggiunto l’apice, Vicare si sentì privato della propria bussola. Perché se quello lì non era suo padre lui cosa ci faceva là dentro?
    Fece di tutto per non sentire quelle parole, per non impararne i suoni o la musica, ma in tal senso ogni sforzo fu futile. Il potere di quella formula era ben al di sopra delle capacità della volontà di un piccolo Vorys… ma non di quella di un grande Vorys come Mantore: sembrava avercela fatta, il metallo inalterabile per eccellenza si stava riducendo ad una polpa tenera come l’argilla senza nemmeno essere sfiorata da una fiamma.
    Ma ne poteva mai valere la pena?

    A impedirgli di crollare smarrito ed isterico fu il tocco del suo amico di cyvasse, suo angelo guardiano in quel tartaro.
    Suo padre aveva ripreso ad esprimersi in Basso Valyriano, ma quella era ancora una voce diversa dalla sua. Era perduto? Aveva perso suo padre?
    Come si può perdere un genitore? Non sono mica biglie. E soprattutto come si può perdere qualcosa che hai sotto gli occhi? Come si può guardare una biglia e dire L’ho perduta ?

    Fece un gemito affermativo alla proposta del suo amico e, con le dita che si facevano sempre più marroni man mano che il sangue si seccava, si aggrappò alla sua manica. Sperava fortemente che quel suo guardiano lo portasse in salvo, di poter scoprire che quella caverna non era altro che un incubo…di ritrovare suo padre.
    Non so perché ma faccio fatica ad esultare :=/:


    Edited by Il Duca di Plexiglass - 9/3/2022, 00:15
     
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    1 punto parametro a piacere
    Affinità ""tipo di cui non si il nome che poi sappiamo chi sarà" +5
    Affinità Valyria +3
    Riforgiare l'acciaio di Valyria: il pg potrà riforgiare l'acciaio di Valyria sacrificando un png per ogni oggetto che intende riforgiare (e recitando la formuletta appena appresa)

    Vengo presto ad aprirti il proseguo.
     
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14 replies since 10/1/2022, 10:30   270 views
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