Religioni e Culti

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    Cavaliere del verbo

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    Pantera



    innumerevoli siano i tuoi figli



    Il culto della pantera è una religione minore che si può trovare solamente nella città Libera di Lys, dove ha ben poca rilevanza.

    Il culto venera una dea che si presenta sotto le fattezze di una grande gatta nera, con 6 capezzoli turgidi ed in evidenza.
    La pantera è la dea dei gatti, protettrice delle donne e patrona della fertilità

    Culto



    Il culto era probabilmente esistente nella vecchia Valyria prima del disastro, anche se non esistono testimonianze scritte della cosa. Ciò che è certo che il tempio della Pantera esiste a Lys dalla fondazione dell’insediamento, anche se negli ultimi secoli ha perso sia fedeli che potere, rimanendo solo l’ombra di quello era un tempio, rischiando di diventare nient’altro che una deaità minore.

    Il culto, un tempo dedito all’aiuto delle donne e delle partorienti è impegnato solo nel curare e mantenere il tempio, data la scarsità di sacerdotesse.


    Pratiche



    All’interno del tempio di Lys si trova un’enorme colonia di gatti neri, venerati come sacri e pregati dai fedeli e dalle sacerdotesse per richiedere l’intercessione della Dea.
    La Dea, oltre ad essere la Dea dei gatti attraverso i quali si dica osservi il mondo sembra abbia il potere di rendere fertili le donne e facilitare i parti.

    Le donne seguaci del culto girano a seno scoperto, o indossando un pendaglio sul petto raffigurante una testa di gatto

    secondo gli antichi dettami i fedeli del culto sono tenuti a concepire diversi figli, oltre ad accogliere nelle proprie case uno dei sacri gatti

    Leggi



    Anticamente i seguaci della Pantera aveva il precetto di effettuare donazioni regolari per il mantenimento dei sacri gatti e delle giovani orfane o vedove, ma con la perdita di influenza l’obbligo è diventato una raccomandazione.

    Sempre anticamente se qualcuno a Lys veniva colto a fare del male o uccidere un gatto veniva normalmente lapidato pubblicamente e il suo cadavere lasciato in tributo ai sacri felini. Tale pratica è prima andata in disuso per finire con l’essere bandita dai Magistri, anche se il popolo ha sviluppato la credenza che fare del male ai gatti attragga una grave sfortuna.

    Al giorni d’oggi ai fedeli è proibito nuocere ai gatti ed offrirli del cibo, oltre ad assistere le donne incinte sole o vedove.


    Usanze matrimoniali



    secondo il culto ogni coppia benedetta dalla dea dovrebbe dare alla luce almeno sei figli, uno per ognuno dei seni benedetti della Dea.

    Gli sposi come simbolo di buon auspicio si scambiano effigi sacre al momento del matrimonio, indossandole ben in vista fino all’arrivo del primo figlio.

    Usanze funebri.



    Per quanto possa sembrare macabro a coloro che sono estranei alla Pantera ai fedeli al momento della morte viene espiantato il cuore ed offerto il pasto ai sacri felini, in maniera che i fedeli possano vivere il comunione con la dea.


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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 13:11
     
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    Cavaliere del verbo

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    Gran pastore



    un solo popolo, un solo gregge




    La religione del Gran pastore è l’unica religione professata a Lhazar, una zona semi desertica a sud della distesa dothraki e a est della baia degli schiavisti. Secondo le popolazioni stanziate in queste zone il loro popolo non è altro che un grande gregge, ed è compito del Gran pastore custodirlo e guidarlo.

    Culto



    I popoli del Lhazar sono un popolo pacifico, dedito principalmente alla pastorizia e all'agricoltura. I loro modi ed usanze semplici hanno plasmato alla stessa maniera il loro credo.

    Il Dio è rappresentato come un uomo anziano, con un largo cappello di paglia e circondato da agnelli. I suoi principali insegnamenti riguardano la cura del prossimo e la non violenza.

    Il pastore di anime è la figura religiosa maschile del culto, ed ha il compito di guidare le preghiere e consigliare la comunità sui temi spirituali, oltre ad essere un esempio incarnato della non violenza.

    le Mogli del Dio sono invece le sacerdotesse della comunità, le quali svolgono il ruolo di guaritrici ed ostetriche.

    entrambe le figure sacerdotali non sono obbligate al celibato


    Pratiche



    al di fuori delle poche città della regione, attorno alle quali si trova la quasi totalità delle terre coltivale, il resto della popolazione è semi-stanziale contribuendo a creare un culto che pone molta poca rilevanza sui simboli, i luoghi e gli oggetti rituali, preferendone i cicli e gli eventi naturali, una tradizione orale e la sinergia dell’uomo con gli elementi del creato.

    Le cerimonie religiose sono piccoli momenti di raccoglimenti e di preghiera, che si tengono ogni sera attorno al pastore di anime della comunità, il quale indossa per l’occasione i paramenti ( nient’altro che una stola ed un copricapo tinti di toni brillanti) guida la preghiera della comunità e racconta una storia o un racconto tramandato durante i secoli.

    I seguaci del culto rifiutano la violenza e l’uso delle armi contro altri esseri umani, limitandone l’uso solo per difendere i loro greggi dall’attacco

    Feste



    Le feste, per i seguaci del Gran pastor cadono in concomitanza con eventi naturali o di grande importanza per le greggi.

    Festa delle prime acque: questa festa si tiene in concomitanza con le prime piogge dell’anno, le quali, nella regione semi desertica, rappresentano la salvezza per le persone, le colture e le greggi.

    È usanza per i fedeli festeggiare con balli e canti sotto la pioggia.

    Transumanza: la transumanza delle greggi rappresenta un evento importantissimo nella vita comunitaria dei seguaci, i quali pregano e e chiedono l’intercessione del Gran pastore per il duro viaggio che devono compiere per spostare le greggi.

    Festa della nuova vita: le nascite degli agnelli, rappresenta un evento importantissimo per i pastori, dai quali deriva la ricchezza e le condizioni di vita per l’anno a venire. Per ringraziare il Gran pastore di averli preservati un altro anno e di averli benedetti con dei nuovi noti i pastori sacrificano il primo agnello nato al gran pastore, lasciando poi il corpo agli animali del deserto, affinché se ne nutrino.

    Usanze matrimoniali



    è pratica comune che la famiglia della sposa cedano allo sposo dei capi di bestiame, mentre la famiglia dello sposo regali alla sposa tessuti e utensili. I matrimoni sono molto semplici e spartani ed includono un banchetto solo se il periodo dell’anno lo consente, pur senza discostarsi dalla naturale frugalità di questo popolo.

    Usanze Funebri



    Quando un seguace del Grande pastore muore il suo corpo viene unto con olii profumati, prima di essere avvolto in un lenzuolo di tessuto grezzo, prima di essere bruciato.

    Quando possibile le ceneri vengono raccolte e sparse sulla terra della famiglia.


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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:08
     
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    Condottiero

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    Bakkalon il Bambino Pallido



    Se dovessi cadere in battaglia ti prego Bakkalon, concedimi la grazia



    Bakkalon il Bambino Pallido, anche detto Bakkalon della Spada, è un divinità della morte in battaglia di Essos. Ha l'aspetto di un bambino vestito con abiti umili che porta con sé una spada corta; viene pregato spesso da soldati e mercenari e si dice che talvolta appaia ai soldati in punto di morte assumendo l'aspetto dei loro figli. Bakkalon è una divinità benevola che concede ai sofferenti "la grazia", ovvero la fine delle sofferenze terrene quando più nulla può essere fatto dai guaritori.

    Culto



    Quello di Bakkalon è un culto di origine popolare; spesso chi rivolge le proprie preghiere al Bambino Pallido venera anche altre divinità con culti ben più grandi e strutturati. D'altronde Bakkalon è molto semplicemente un dio della morte in battaglia venerato quasi solo da soldati e mercenari, e non raramente più per scaramanzia e tradizione che per vera fede.

    I suoi templi sono santuari realizzati dai fedeli, strutture di pietra e legno che possono ospitare poche persone alla volta e al cui centro c'è una statua rappresentante un bambino senza volto che sorregge una spada corta puntata verso il basso. Sebbene le statue siano di legno o pietra, la spada è sempre vera e viene sostituita quando inizia ad arrugginire.

    I fedeli che badano ai santuari sono definiti "i misericordiosi", quasi tutti soldati e mercenari che hanno abbandonato le armi per vocazione o per vecchiaia. I loro compiti sono semplicemente tenere puliti i templi, istruire coloro che cercano il Bambino Pallido e accogliere nuovi misericordiosi che desiderano aiutare il culto.

    Le religione di Bakkalon non ha testi scritti e viene tramandata oralmente; oltre a spiegare la figura del Bambino Pallido e narrare degli incontri che i soldati hanno avuto con lui, il credo insegna che in battaglia, indipendentemente da come vadano le cose, i nemici agonizzanti vanno finiti. Bakkalon difatti concede "la grazia" a chiunque; la grazia altro non è che la morte, la fine di ogni sofferenza. I misericordiosi difatti insegnano che Bakkalon pone fine alla vita dei soldati agonizzanti con la sua spada infliggendo un unico colpo al cuore. I cadaveri di coloro che hanno ricevuto la grazia non hanno segni della ferita, tuttavia i fedeli sanno che il Bambino Pallido non lascia che i soldati soffrano, questo indipendentemente dal loro schieramento e dalla loro condotta in battaglia. Inoltre i misericordiosi affermano che Bakkalon attenda sempre la fine degli scontri non solo per concedere la grazia, ma anche per assicurarsi che tutte le anime dei defunti lascino il campo di battaglia.

    Pratiche e Leggi



    I misericordiosi accettano tra di loro solo chi ha combattuto almeno una volta in battaglia; soldati, mercenari, guardie, o anche semplici civili costretti a combattere. Chiunque abbia solcato il campo di battaglia è benvenuto al servizio del Bambino Pallido.
    Alcuni di loro combattono ancora, per denaro o per lealtà; a fine battaglia se trovano persone agonizzanti che non possono essere curate o salvate i misericordiosi concedono la grazia infliggendo una singola ferita al cuore e pronunciando le parole "Bakkalon, conduci quest'anima lontano dalla battaglia".

    I fedeli prima o dopo una battaglia fanno visita a un santuario di Bakkalon e depongono offerte votive ai piedi della statua: danari, fiori, oggetti con un valore affettivo sono i doni più comuni. Le offerte sono poi raccolte dai misericordiosi che le usano per pagare eventuali lavori necessari ai santuari.

    In pochi proverebbero a rubare dai santuari di Bakkalon; coloro che lo fanno vengono spesso braccati da soldati e mercenari fedeli alla divinità o dagli stessi misericordiosi. I soldati spesso evitano di arrecare danno ai santuari per scaramanzia.

    Usanze funebri e Matrimoni



    La fede di Bakkalon non prevede alcuna usanza matrimoniale, mentre per quanto riguarda i defunti l'unica cosa che impone e l'uso della grazia.

    Storia



    Quella di Bakkalon è una religione popolare nata da racconti e leggende; tutte queste storie per quanto diverse hanno sempre due elementi ricorrenti. Un soldato in guerra che subisce una ferita quasi mortale e l'apparizione di un bambino pallido con in mano una spada corta. Il bambino ha il volto quieto, quasi rassegnato, e talvolta assomiglia incredibilmente al figlio del soldato ferito. Alla fine il bambino scompare e il soldato perde conoscenza per poi risvegliarsi tutto rattoppato.
    Questi racconti hanno via via attirato l'attenzione di coloro che avevano vissuto la stessa mistica esperienza e, alla fine, ne è risultata la nascita di una sorta di religione popolare. Non avendo ministri a portarne avanti gli insegnamenti, né templi dove venerare il Bambino Pallido, alcuni soldati e mercenari hanno abbandonarono le armi divenendo i primi "misericordiosi".

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 13:12
     
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    Condottiero

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    Capro Nero



    "Il sangue è vita, e solo la vita è un degno dono da offrire al Capro Nero"



    Il Capro Nero è il dio che custodisce i segreti della vita e della morte, del sangue e delle arti oscure. Patrono e padrone della Città Libera di Qohor, egli esige sacrifici di sangue quotidiani, poiché solo la vita è un dono degno della sua benevolenza. Gli aspetti con cui si mostra sono due: un caprone nero dagli occhi rossi ed enormi corna ricurve, ed un essere antropomorfo a metà tra l'uomo e il caprone. In quest'ultima forma ha un possente fisico simile a quello di un uomo adulto ricoperto da una pelliccia nera come la notte, la testa rimane caprina e le immani corna sembrano formare una grezza corona; le gambe terminano con zoccoli caprini e le dita della mani hanno lunghi artigli. Egli viene anche chiamato "Maestro Oscuro" dai fedeli che ne studiano i segreti, mentre gran parte dei suoi seguaci si riferisce a lui anche come "Dio del Sangue"; il suo sacro simbolo è la testa di un caprone con grandi corna ricurve.

    Culto



    Il culto che venera il Capro Nero è di natura teocratica, in quanto governa la città di Qohor; tuttavia non si tratta di una semplice religione pubblica con facoltà di governo, bensì di una realtà religiosa molto articolata al cui interno è presente anche una setta che pratica riti occulti legati alla magia del sangue.

    In quanto governo della Città Libera di Qohor il clero detiene il potere legislativo e quello giudiziario: ha quindi piena facoltà di emanare le leggi e giudicare coloro che le infrangono, potendo influire su ogni aspetto della vita cittadina. Il potere esecutivo/militare è invece gestito in parte dalla nobiltà, che controlla la famigerata Guardia Nera e gli schiavi soldato, per quanto gli Immacolati siano sotto il diretto controllo del clero come la forza arma formata dai Cultisti del Capro Nero. Sebbene la gestione divisa coi nobili ufficialmente sia frutto di deleghe onorifiche del clero a favore di membri di spicco della nobiltà, ormai da secoli il Concilio degli Alti Nobili Rappresentanti ha in gestione parte del potere esecutivo, nonché la gran parte dei commerci cittadini. Clero e nobiltà rimangono comunque parte di un unico assetto politico teocratico, tanto che sin dai tempi antichi alcuni dei fedeli più devoti sono appartenuti proprio alle schiere degli alti nobili.

    Come pubblica religione il culto del Capro Nero si occupa di amministrare riti sacri e istruire il popolo e la nobiltà alla fede: i suoi sacerdoti difatti insegnano che il Dio del Sangue è la divinità che detiene il potere sulla vita e sulla morte, motivo per cui egli deve essere tanto amato quanto temuto. La notte è il suo dominio e difatti è proprio quando cala il sole che i avvengono i riti più sacri, e occulti, della fede qohorik. A contribuire ad aumentare la paura del Capro sono inoltre i suoi "emissari", esseri oscuri dalla natura ignota che obbediscono al Suo volere, spesso rappresentati con statue inquietanti; in molti ritengono che questi emissari altro non siano che demoni.
    Quella del Capro è una religione cupa basata sui sacrifici, una rigida dottrina che permea la vita dell'intera Qohor e una gran quantità di misteri che vengono svelati solo a coloro che scelgono di dedicare per intero la propria vita al Maestro Oscuro.
    Il culto considera il sangue come il mezzo con cui la divinità opera, oltre che essenza stessa della vita, e poiché non c'è niente di più prezioso della vita, essa è l'unico dono che può essere degnamente offerto al Capro Nero. Ogni giorno presso il Tempio del Capro Nero i sacerdoti effettuano sacrifici animali, mentre in ricorrenze particolari o in periodi di crisi vengono offerti perfino dei sacrifici umani.

    C'è poi la parte più nascosta del clero, quella che assume le caratteristiche di una setta occulta; questa "zona oscura" è da molti ritenuta la vera anima del culto, quella più antica che ebbe inizio tra le fiamme di Valyria e che pratica la magia del sangue. A farne parte sono solo i membri di più alto rango del clero e coloro che hanno scelto di offrire totalmente la propria vita alla divinità rinunciando a ogni bene materiale.

    Conclave dei Sommi Sacerdoti
    A governare il clero e la città di Qohor è il Conclave dei Sommi Sacerdoti, un concilio formato dai quattro membri di più alto rango del clero, sacerdoti e sacerdotesse la cui parole è legge e che detengono perfino il potere di giudicare i nobili. Costoro sono parte di ogni aspetto della vita del clero; sia quello politico in qualità di governanti, sia quello religioso pubblico poiché celebrano i riti più sacri, i sacrifici umani e i matrimoni della nobiltà, ed infine sono anche parte del lato nascosto del culto del quale sono i custodi e, spesso, vi sono legati anche in quanto praticanti degli Alti Misteri.
    Come tutti i membri del clero i Sommi vestono con tuniche nere dotate di ampie maniche e grandi cappucci che ne celano i volti, strette in vita da una corda annodata. Ad eccezione degli altri sacerdoti hanno però due oggetti rappresentativi del loro status: una stola rossa recante l'immagine del capro nero in forma antropomorfa su ambedue le estremità e una speciale lama sacrificale di metallo scuro.

    Maegi del Tempio Nero
    Maegi è un termina valyriano privo di genere che significa "saggio/a", tuttavia nel corso dei secoli questa parola è stata usata per identificare in maniera dispregiativa diversi praticanti delle arti oscure. La Maegi del Tempio Nero rappresenta a pieno ambedue i significati; si tratta dell'essere umano più vicino al Capro Nero, il suo tramite nel mondo, e come tale viene ritenuto il membro più sacro e benedetto del clero, la cui saggezza guida le anime dei fedeli per adempiere al disegno del Signore del Sangue. La Maegi è anche la custode dei segreti della magia del sangue della quale è eccelsa praticante, e per questo motivo anche guida del lato nascosto del culto, i cui adepti le obbediscono e assistono nei riti occulti più elaborati. Nonostante la sua figura sia ritenuta di pari importanza ai Sommi Sacerdoti (ed altrettanto temuta), la maegi non prende parte né alla vita pubblica del clero né a quella politica; è inoltre la guida spirituale dei Sommi Sacerdoti, nonché consigliera. Tale è la sua influenza da renderla al di sopra della legge qohorik; al contrario degli altri membri del culto la maegi non indossa vesti caratteristiche, poiché tale è il suo legame col Capro Nero da non aver bisogno di alcun paramento che lo renda manifesto.

    Al di sotto dei suoi vertici, il culto del Capro Nero è composto da una moltitudine di sacerdoti e sacerdotesse, coloro che sono spesso chiamati "sacerdoti incappucciati" dalla popolazione e che hanno scelto di intraprendere la via del Nero Sacerdozio. Questi membri del clero sono suddivisi in tre ordini distinti, ciascuno con un ruolo ben preciso ed appartenente ad uno degli aspetti del clero; per questo motivo anche i requisiti d'accesso a questi ordini sono diversi e severamente valutati dai membri di alto rango dei tre gruppi.

    A guidare gli ordini dall'interno fungendo da collegamento col Conclave o con la Maegi sono un ristretto numero di sacerdoti e sacerdotesse scelti personalmente dalle alte sfere del clero.

    Iniziati dei Sommi Sacerdoti
    Coloro che servono direttamente il Conclave in qualità di uomini e donne di fiducia, nonché i più probabili futuri Sommi Sacerdoti. Gli iniziati dei Sommi Sacerdoti rimangono ugualmente all'interno del propri ordine, divenendone gli esponenti di più alto rango.

    Iniziati della Maegi
    Coloro che servono direttamente la Maegi del Tempi Nero. Gli unici a poter diventare suoi iniziati sono coloro che hanno appreso la magia del sangue, indipendentemente da quale sia il loro ordine di appartenenza. Essere iniziati della Maegi dà acceso ai più oscuri segreti del Cutlo.

    L'Ordine dei Cerimonieri
    I cerimonieri sono il volto più pubblico del clero, la guida che conduce il popolo concedendo i sacramenti, accogliendo i sacrifici animali, istruendo alla fede e ufficiando matrimoni, funerali e funzioni sacre. Dei tre ordini è indubbiamente il più numeroso e ne fanno parte sacerdoti e sacerdotesse che hanno ricevuto una formazione religiosa adatta ad istruire le masse e svolgere le funzioni pubbliche. Come tutti i membri del clero i cerimonieri vestono con tuniche nere dotate di ampie maniche e grandi cappucci che ne celano i volti, strette in vita da una corda annodata. Hanno inoltre un oggetto rappresentativo del loro status: una lama sacrificale che impiegano per dissanguare gli animali ed eseguire riti pubblici.
    L'adesione ai cerimonieri non impone la rinuncia ai propri beni o alla propria famiglia, difatti i sacerdoti al termine del giorno rientrano nelle proprie case.

    L'Ordine degli Scrivani
    Gli Scrivani sono il comparto amministrativo di Qohor; sono esperti di legge ed economia ed operano in qualità di giudici nei processi, di contabili e funzionari. Il loro ordine rappresenta difatti il potere giudiziario del clero e agisce anche a livello economico adempiendo a compiti quali la riscossione delle tasse, la minuziosa registrazione di ogni aspetto dell'economia della città, l'attuazione dei dettami economici del Conclave e l'attenta osservazione dei commerci degli Alti Nobili. Come tutti i membri del clero i cerimonieri vestono con tuniche nere dotate di ampie maniche e grandi cappucci che ne celano i volti, strette in vita da una corda annodata. Ad eccezione degli altri sacerdoti hanno però un oggetto rappresentativo del loro status: una collana d'acciaio che culmina in un pendente recante la testa di un caprone all'interno di un triangolo, simbolo che ha poi ispirato la moneta qohorik.
    L'adesione agli scrivani non impone la rinuncia ai propri beni o alla propria famiglia, difatti i sacerdoti al termine del giorno rientrano nelle proprie case.

    L'Ordine degli Occulti
    Gli Occulti sono sacerdoti e sacerdotesse appartenenti alla parte più segreta del clero, quella con le caratteristiche di una setta. Non sono necessariamente in possesso di poteri magici, ma presenziano ai sacrifici umani e praticano i riti occulti nelle zone celate del Tempio, dedicando la propria vita allo studio degli alti misteri e alla scoperta dei segreti del Maestro Oscuro. Spesso servono la Maegi come ritualisti e l'assistono nell'attuazioni delle pratiche più sinistre della magia del sangue. Come tutti i membri del clero gli occulti vestono con tuniche nere dotate di ampie maniche e grandi cappucci che ne celano i volti, strette in vita da una corda annodata. Come i cerimonieri hanno un oggetto rappresentativo del loro status: una lama sacrificale che impiegano durante i riti occulti.
    L'adesione agli occulti impone l'abbandono di tutti i beni terreni e della propria famiglia, difatti i nobili divenuti occulti perdono il cognome e ogni diritto d'eredità. I sacerdoti e le sacerdotesse vino nel Tempio del Capro Nero e ne sono difatti ritenuti i custodi.

    Esistono inoltre uomini e donne che, pur non facendo parte del clero, vengono riconosciuti come fedeli devoti e alleati della teocrazia. Costoro vantano il titolo onorifico di "Iniziati", il quale può essere assegnato solo col benestare del Conclave.

    Iniziati
    Non sono veri membri del clero, ma vengono riconosciuti come persone di fiducia da parte del Culto; essere iniziati non dà benefici particolari, ma consente di stringere maggiormente i rapporti col clero ed è il passo indispensabile per intraprendere il Nero Sacerdozio.
    Alternativamente, gli iniziati possono prestare giuramento di difendere il Culto ed entrare nella forza armata dei Cultisti del Capro Nero, i soldati della fede al servizio della teocrazia.
    Se un iniziato vuol entrare a far parte del clero dovrà ottenere il consenso del Conclave; una volta ottenuto l'iniziato dovrà compiere il Sacramento del Sangue. Una volta fatto, l'iniziato verrà accolto nel Nero Sacerdozio e dovrà scegliere a quale ordine unirsi.

    Tempio del Capro Nero
    Subito sotto i quartieri nobili, esattamente al centro di Qohor, si trova il Tempio del Capro Nero, un'immensa struttura a pianta irregolare dotata di torri e cupole tanto grande da rivaleggiare con la Fortezza Rossa di Approdo del Re. Questo luogo è l'unico centro di formazione religiosa della fede del Capro Nero, oltre ad essere il cuore stesso del culto e della città. L'edificio è stato realizzato in pietra con un'architettura dalla forte influenza orientale; le sue pareti esterne sono biancastre, le finestre alte e strette, da fuori è molto difficile immaginarne gli interni, ai quali si può accedere da un'alta scalinata che conduce all'entrata principale, un portone di legno nero recante l'emblema del capro in metallo su ambo le ante.
    Subito dopo il portone si accede a una lunga navata caratterizzata da imponenti colonne, un pavimento nero e pareti ricoperte da immagini rappresentanti riti sacri di natura piuttosto inquietante. Collegata a questa stanza vi sono numerose vie che conducono a piccole cappelle, alcove con altari dove vengono sacrificati gli animali, e soprattutto la via principale che porta all'altare dei sacrifici umani, il quale è posto sotto la gigantesca statua del Capro Nero in forma antropomorfa seduto su un trono. Più isolati rispetto alle zone di preghiera vi sono gli alloggi dei Sommi Sacerdoti, dalla Maegi e degli occulti, assieme ad alcune sale comuni quali il refettorio e i bagni. Nelle zone sopraelevate ci sono anche gli uffici degli scrivani, gli accessi alle varie torri, la grande biblioteca del clero e la sala privata del Conclave che ospita tutte le riunioni dei Sommi.
    Queste stanze sono tutte caratterizzate da un'atmosfera cupa: le finestre fanno entrare poca luce e all'interno le uniche fonti luminose sono candele rossastre e bracieri di pietra. In diverse zone sono presenti statue dalle forme innaturali che ricordano creature dell'incubo ed esseri mostruosi dalle sembianze caprine, in ogni luogo è invece presente almeno una rappresentazione del Capro Nero.

    Oltre alle zone note ci sono poi anche parti del tempio più nascoste, alcune addirittura sconosciute a gran parte della popolazione, sacerdoti compresi. Il Tempio del Capro Nero fu difatti costruito anche come luogo in cui praticare in segreto le arti oscure, e per questo dotato di numerosi passaggi segreti e zone sotterranee dove tutt'ora avvengono rituali inenarrabili.

    Casa del Capro
    La Casa del Capro è una modesta residenza in pietra che si trova immediatamente dietro il tempio. Dalle sue mura si sporgono statue di terrificanti creature caprie, i suoi interni sono eleganti ma sobri ed è custodita giorno e notte dalla guardia nera e dai sacerdoti occulti; è in questa tetra dimora che viene condotto chi sceglie di sacrificarsi volontariamente al Capro Nero. Almeno un giorno prima della cerimonia il sacrificio dovrà difatti presentarsi alla Casa del Capro ove sarà accolto, servito e preparato con assoluta dedizione sino al momento della cerimonia.

    Foresta del Capro
    La Foresta del Capro, oltre a fornire a Qohor la legna e i minerali per cui è divenuta famosa, è ritenuta un luogo sacro dai fedeli del Capro Nero. Secondo quanto raccontato dal culto, i primi seguaci che l'abitarono eseguivano i riti sacrificali tra i suoi alberi e poiché compiaciuto, il Signore del Sangue mostrò ai suoi fedeli dove trovare i punti della foresta ricchi di preziose risorse naturali. Ancora oggi si vocifera che alcuni seguaci compiano riti inimmaginabili durante la notte proprio tra le fronde degli alberi.

    Pratiche



    Il Nero Sacerdozio
    Il Nero Sacerdozio indica sia l'appartenenza al clero in qualità di sacerdote o sacerdotessa, sia il percorso religioso che un membro del clero compie durante la propria vita. Intraprendere il Nero Sacerdozio significa devolvere la propria vita al servizio del Capro, divenendo parte del complesso meccanismo politico-religioso di Qohor. A intraprendere il sacerdozio possono essere solo coloro che si sono guadagnati il titolo di "iniziati" e che hanno inoltre avuto il permesso del Conclave per entrare a far parte del culto. Una volta ottenuto tutto questo, l'iniziato potrà compiere il Sacramento del Sangue.
    Secondo quanto riportato dei testi sacri, il Nero Sacerdozio continua anche dopo la morte se il sacerdote ha svolto bene il proprio dovere in vita.

    Sacramento del Sangue
    Il sacramento del sangue è il rito che permette agli iniziati di diventare sacerdoti; si tratta di un giuramento sacro e che cambia per sempre la vita di colui che lo esegue.
    1) Come prima cosa l'iniziato deve recarsi di notte al Tempio del Capro Nero, camminando poi sino all'altare dei sacrifici umani. Ad attenderlo ci saranno tre iniziati dei Sommi Sacerdoti, uno per ogni ordine, ed anche uno dei Sommi, il quale accoglierà l'iniziato con la domanda "Chi entra nel dominio del Capro Nero?"
    2) L'iniziato dovrà rispondere dicendo il proprio nome e l'eventuale casata; fatto questo aggiungerà "Sono qui per supplicare il Signore del Sangue di accogliermi tra le sue schiere", dopodiché dovrà spogliarsi completamente e inginocchiarsi rivolto all'altare
    3) Il sommo sacerdote gli darà le spalle, rivolgendosi alla grande statua del Capro dietro l'altare dicendo "Capro Nero, Maestro Oscuro, Signore del Sangue, costui/costei che si prostra al tuo cospetto desidera servirti. Possa la sua vita terrena essere un riflesso del tuo volere, possa la sua anima appartenerti pienamente, e possa il suo sacrificio esserti gradito"
    4) L'iniziato dovrà alzarsi e camminare sino al limitare dell'altare, pronunciando i seguenti voti: "Offro la mia vita al Capro Nero, poiché egli me l'ha concessa ed è cosa giusta che a lui sia donata. Offro la mia anima al Maestro Oscuro, possa servirlo anche oltre la morte. Offro il mio sangue al Signore del Sangue, possa egli accettarmi come suo servo fedele"
    5) All'iniziato verrà passata la lama cerimoniale dal Sommo Sacerdote, con la quale dovrà autoinfliggersi una ferita in modo che almeno qualche goccia di sangue bagni l'altare dei sacrifici umani.
    6) Infine l'iniziato dovrà dichiarare a quale ordine desidera devolvere la propria vita, e l'iniziato dei sommi sacerdoti appartenente a quell'ordine risponderà "Noi dunque ti accogliamo" porgendo al nuovo membro quella che sarà la sua veste nera e che dovrà immediatamente indossare.

    Sacrifici Animali

    La dottrina del Capro Nero impone che i sacrifici di sangue siano quotidiani, per tanto, ogni giorno al sorgere del sole nel tempio vengono sacrificati almeno sei animali. Vitelli, buoi e cavalli sono quelli che vengono offerti più spesso, anche se è usanza comune tra la gente umile offrire anche polli ed animali di piccola taglia, facili da reperire, così come i cacciatori offrono spesso prede catturate nella foresta. Gran parte di questi animali è infatti offerta proprio dai qohorik, i quali per tradizione almeno una volta l'anno offrono un animale in sacrificio al tempio; inoltre i cittadini offrono animali anche se sentono di dover espiare gravi peccati o prima del proprio matrimonio. Gli animali vengono tenuti in apposite gabbie nel Tempio o presso alcune stalle fino al momento del sacrificio.

    Il rituale per il sacrificio animale è molto semplice:
    1) Il sacerdote cerimoniere conduce l'animale presso uno degli altari; in caso di animale di grossa taglia i sacerdoti possono essere in maggior numero.
    2) Il sacerdote recita la frase "Capro Nero, accetta questo sangue offerto dal tuo gregge: per la sottomissione al tuo volere e la redenzione dei peccati" ponendo la mano sulla testa dell'animale
    3) Il sacerdote sgozza l'animale in modo che il sangue bangi l'altare
    4) Sfruttando un incensiere il cerimoniere passa nuvole d'incenso attorno al cadavere dell'animale intonando inni sacri

    Quando giunge il tramonto i cadaveri degli animali sono rimossi e il sangue ripulito. Gran parte della carne mangiata presso il refettorio del tempio viene proprio dai resti di questi sacrifici; si dice che i sacerdoti più devoti si nutrano soltanto di queste creature.

    Sacrifici Umani
    Considerati come il sacrificio più sacro e ben accolto dal Capro Nero, i sacrifici umani sono una parte consolidata del tetro culto qohorik. Durante i giorni sacri i criminali vengono condotti presso uno speciale altare per poi essere dissanguati e offerti al Maestro Oscuro. Quando Qohor affronta periodi di grave crisi i nobili offrono in sacrificio i propri figli con la speranza di placare l'ira del Capro Nero o di ottenere il suo favore, anche se si vocifera che tali sacrifici non coincidano necessariamente con la crisi della città; alcuni cittadini e membri del clero invece si sacrificano volontariamente per i motivi più disparati.

    Sacrifici Volontari o Offerti

    Preparazione
    Almeno un giorno prima del momento del rituale, il sacrificio deve recarsi alla Casa del Capro dove inizia una serie di pratiche volte a preparare il proprio corpo ed il proprio spirito. Viene ben nutrito con cibo di qualità, vino, latte e miele. Il suo corpo viene lavato accuratamente e profumato dai sacerdoti e dalle sacerdotesse; indossa i suoi vestiti migliori e persino dei gioielli se ne possiede.
    Al contempo, dopo la confessione rituale, il sacrificio si sottopone ad una serie di preghiere per lustrare e purificare la propria anima accompagnato canti e liturgie.
    Cerimonia sacrificale
    La cerimonia viene officiata durante la notte da un sommo sacerdote accompagnato da alcuni sacerdoti occulti. Al sacrificio viene fatto attraversare il Tempio fino all'altare, dove ad attenderlo ci saranno spettatori quali familiari, amici e membri del culto. Viene poi accolto dal sommo sacerdote che ne loda il sacrificio e lo benedice pubblicamente, per poi farlo sdraiare sull'altare.
    Sistemato il sacrificio, gli occulti iniziano a posizionarsi intorno all'altare intonando canti liturgici. Uno di loro passa al sommo sacerdote la lama sacrificale ed egli si rivolge verso la statua del Capro innalzando il pugnale sopra la propria testa. In caso di cittadino libero o nobile, il sommo ne decanta la vita e le virtù, terminando il discorso con lodi al Capro Nero. Infine, il sommo sacerdote abbassa la lama e con lentezza taglia le vene dei polsi del sacrificio, lasciando che muoia dissanguato. Solo quando il sacrificio esala il suo ultimo respiro la cerimonia ha fine; questo viene segnalato dal fatto che il sommo sacerdote cede la lama agli occulti. I sacerdoti smettono di intonare preghiere e tutti i presenti si inginocchiano per pregare il Capro Nero guidati dal sommo sacerdote; nel mentre, gli occulti girano le leve dell'altare, lasciando che il sangue del sacrificio vada a colmare i recipienti dorati. Terminata la preghiera del sommo, lui e uno degli occulti prendono ciascuno un contenitore ricolmo di sangue per portarlo nei meandri del Tempio; questo atto mette fine alla cerimonia.

    Sacrifici Forzati

    1. Preparazione
    Al sacrificio viene negato il cibo per almeno ventiquattro ore prima della cerimonia. Arrivata la notte, prima che tutto abbia inizio viene posto in catene e condotto al Tempio, dove viene poi denudato e incatenato all'altare. Ogni arto viene incatenato a una singola colonna e gli viene bendata la bocca il modo che non possa parlare, ma soprattutto il sacrificio viene fatto sdraiare rivolto verso il basso, non sulla schiena.
    2. Cerimonia sacrificale
    La cerimonia viene officiata durante la notte da un sommo sacerdote accompagnato da alcuni sacerdoti occulti. Gli spettatori vengono fatti avvicinare fino ad una fila di guardie che separa la zona dell'altare dal resto del Tempio. Il sommo inizia dunque ad enunciare una lista dei crimini e di accuse ai danni del sacrificio, al cui termine i sacerdoti iniziano a intonare canti liturgici. Uno degli occulti passa al sommo sacerdote la lama sacrificale ed egli si rivolge verso la statua del Capro innalzando il pugnale sopra la propria testa.
    Il sommo richiede al Capro Nero di mondare il peccato dal cuore dei fedeli e da Qohor, dopodiché abbassa la lama e sgozza il sacrificio lentamente e in profondità. Successivamente vengono anche recise le vene dei polsi e si attende che il sacrificio muoia. Solo quando il sacrificio esala il suo ultimo respiro la cerimonia ha fine; questo viene segnalato dal fatto che il sommo sacerdote cede la lama agli occulti. I sacerdoti smettono di intonare preghiere e tutti i presenti si inginocchiano per pregare il Capro Nero guidati dal sommo sacerdote; nel mentre, gli occulti girano le leve dell'altare, lasciando che il sangue del sacrificio vada a colmare i recipienti dorati. Terminata la preghiera del sommo, lui e uno degli occulti prendono ciascuno un contenitore ricolmo di sangue per portarlo nei meandri del Tempio; questo atto mette fine alla cerimonia.

    In caso di sacrifici multipli di condannati, la cerimonia subisce una singola variazione: i sacrifici non vengono posti sull'altare, ma vi vengono trascinati in catene dalle guardie e vengono fatti inginocchiare. Quando il sommo sacerdote termina le accuse, il sacrificio viene fatto sporgere sopra l'altare così che il sacerdote possa sgozzarlo. Una volta morto ne viene subito portato un altro e solo una volta finiti i sacrifici il sommo può passare il pugnale agli occulti avviando le fasi finali della cerimonia.

    Sangue e Lame Sacrificali
    Il sangue raccolto dai sacrifici umani viene impiegato per benedire le lame sacrificali dei sacerdoti; tuttavia una volta utilizzato viene fatto sparire dagli occulti. Costoro portano il sangue in luoghi segreti nelle profondità del tempio dove lo riversano in strane grate. Nessuno all'infuori delle alte cariche del culto conosce la verità su quelle grate; secondo alcuni semplicemente portano alla terra e col sangue quest'ultima viene benedetta, mentre secondo voci più sinistre versare il sangue in quelle grate serve a nutrire oscure presenze celate sotto il tempio.

    Leggi



    Legge qohorik
    La legge nella Città Libera di Qohor è dettata e regolata dal Culto del Capro Nero; oltre alle leggi presenti in tutta Essos che regolano diritti, doveri e sanciscono le punizioni per i crimini di natura ordinaria, la legge cittadina presenta alcune varianti di natura religiosa e influenzate dal culto.

    Agire contro il clero - Le azioni ostili ai danni del culto vengono punite con la massima severità e sono considerate dalla legge come atti contro la città stessa.
    Aggressione ai danni dei sacerdoti - L'aggressione a un membro del culto è punibile con la morte.
    Danneggiamento di oggetti sacri - Danneggiare intenzionalmente oggetti sacri (immagini comprese) è punibile con venti frustate.
    Distruzione di oggetti sacri - La distruzione intenzionale di oggetti sacri (immagini comprese) è punibile con l'amputazione di una mano.
    Danneggiamento del Tempio - Danneggiare intenzionalmente il Tempio del Capro Nero è punibile con la morte mediante sacrificio.
    Furto ai danni del culto - Rubare proprietà o segreti del culto è punibile con venti frustate, l'amputazione di una mano e in caso di cittadini stranieri anche l'esilio a vita. Tuttavia, in caso i segreti a cui il ladro ha avuto accesso siano ritenuti di vitale importanza, a seconda dei casi può anche subentrare la condanna a morte.
    Offendere pubblicamente il Capro Nero - Offendere il Capro Nero in pubblico è punibile con la reclusione temporanea: a seconda della gravità dell'offesa e delle condizioni in cui è avvenuta, la condanna può inoltre comprendere un numero variabile di frustate, l'amputazione della lingua o la condanna a morte mediante sacrificio.
    Uguaglianza dei sessi - Per i seguaci del Capro Nero uomini e donne sono uguali, poiché ambedue necessari a generare nuova vita e nuovo sangue; non a caso Qohor le donne possono sia ereditare per prima genitura che entrare nel clero.

    Leggi del Nero Sacerdozio
    La legge sacra è applicata con maggior durezza nei confronti dei membri del clero: coloro che infatti pur essendo sacerdoti agiscono contro il Capro Nero sono ritenuti aberranti e ignobili più di chiunque altro. Inoltre all'interno del clero vi sono leggi che ne regolano gli ordini e i funzionamenti.

    Uguaglianza dei sessi - Il Nero Sacerdozio è aperto indifferentemente a uomini e donne (anche gli uomini possono aspirare al ruolo di maegi)
    Celibato - Il Capro Nero ha sempre bisogno di nuovo sangue, per tanto non c'è voto di celibato nel Nero Sacerdozio; sacerdoti e sacerdotesse possono avere liberamente rapporti sessuali.
    Cerimonieri e Scrivani - Sacerdoti e sacerdotesse se appartenenti agli ordini degli scrivani o dei cerimonieri possono avere famiglia; tuttavia non è dato loro dimorare nel Tempio. Se lo desiderano possono inoltre abbandonare il Nero Sacerdozio: una volta fatto non potranno però riprendere i voti e inoltre l'abbandono del sacerdozio è visto come un atto spregevole dalla società qohorik, nonché spesso causa di un pesante isolamento sociale.
    Sommi Sacerdoti, Maegi e Occulti - I Sommi, la maegi e egli appartenenti all'ordine degli occulti una volta ottenuta la carica devono abbandonare le proprie famiglie e i propri beni materiali ritirandosi a vivere nel Tempio; inoltre se erano nobili perdono ogni diritto ereditario. Pur potendo ancora avere rapporti sessuali non è dato loro crearsi una famiglia ed eventuali figli nati dai rapporti carnali devono essere sacrificati al Capro Nero. Costoro inoltre non possono abbandonare il proprio ruolo, pena la condanna per alto tradimento e la conseguente pena di morte mediante sacrificio.
    Agire contro il clero - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.
    Aggressione ai danni dei sacerdoti - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.
    Danneggiamento intenzionale di oggetti sacri - Il membro del clero viene espulso a vita e gli viene amputata una mano.
    Distruzione intenzionale di oggetti sacri - Il membro del clero viene espulso a vita e gli vengono amputate ambedue le mani.
    Danneggiamento intenzionale del Tempio - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.
    Furto ai danni del culto - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.
    Offendere pubblicamente il Capro Nero - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.
    Rivelazione dei segreti del clero - Il membro del clero viene accusato di alto tradimento e condannato a morte mediante sacrificio.

    Feste e giorni sacri



    Festa della Fondazione: Ogni anno Qohor festeggia il giorno della propria fondazione, tradizionalmente all'inizio di ogni nuovo anno. I festeggiamenti hanno inizio al sorgere del sole quando dal Tempio del Capro Nero parte una lunga sfilata di cerimonieri che, armati di incensiere, girano per le strade benedicendo vie ed edifici cantando sacri cori. I cittadini possono offrire loro un animale da sacrificare sul posto, così da ricevere la benedizione del Dio sulla propria dimora. Al tramonto la popolazione si dirige invece nella pizza del tempio, ove la guardia nera condurrà dieci prigionieri da sacrificare presso l'altare dei sacrifici umani. Gli alti nobili ed eventuali ospiti potranno assistere al rito sacrificale, mentre il resto della popolazione semplicemente rimarrà nella piazza in preghiera; terminati i sacrifici uno dei sommi si affaccerà sulla piazza e dopo un breve discorso porrà fine alla cerimonia. Solitamente dopo questa parte solenne e dignitosa molti cittadini, anche nobili, abbandonano il tempio per dare il via a una notte di festeggiamenti e bagordi.

    Notte del Capro
    L'ultimo giorno del decimo mese si festeggia la Notte del Capro, festa qohorik in cui si venera il Capro Nera rendendo grazie per i doni ch'egli concede al suo fedele gregge. Durante il giorno il popolo e la nobiltà festeggiano con le proprie famiglie pranzando assieme, facendo visita al tempio per offrire sacrifici animali e pregando il Capro Nero. Appena cala il sole però l'atmosfera cambia radicalmente; nel tempio vengono condotti e sacrificati numerosi prigionieri, uno per uno, dopodiché i sacerdoti si riversano per le strade della città guidati dai Sommi Sacerdoti, benedicendo le vite e le case intonando sinistri liturgie. Secondo alcuni durante la notte del Capro vengono perfino sacrificati dei bambini e invocati i demoni, tuttavia nessuno ha mai avuto modo di confermare queste voci.

    Matrimoni



    I matrimoni nella fede del Capro sono composti da una cerimonia religiosa di breve durata, seguita da festeggiamenti organizzati dalle famiglie degli sposi che solitamente si protraggono anche per un giorno interno

    1) La mattina del matrimonio le famiglie si ritrovano in un punto comune: tradizionalmente i nobili celebrano il matrimonio nella dimora dello sposo, mentre la comune cittadinanza celebra la funzione all'ombra del tempio, per poi festeggiare ove più gradisce
    2) Sposo e sposa, vestiti con i loro abiti migliori, vengono tenuti separati sino all'inizio della cerimonia e devono passare il tempo a intonare una serie di preghiere per chiedere al Capro di benedire la loro unione
    3) All'inizio della cerimonia la famiglia dello sposo e quella della sposa devono portare un animale da sacrificare al tempio. A seguito dell'avvenuto sacrificio i due sposi saranno raggiunti da un cerimoniere con le rispettive famiglie, eccezion fatta per gli alti nobili che saranno invece raggiunti da uno dei sommi
    3) Il membro del clero che celebra il matrimonio farà riunire gli sposi per poi farli inginocchiare, dopodiché dirà "Sangue è stato versato sui sacri altari, così che queste due anime possano unirsi. Desiderate che tale unione avvenga?"
    4) A turno gli sposi dovranno rispondere "Sì, desidero prendere *nome del partner* come mio/a sposo/a; possa la benevolenza del Capro accogliere questa mia supplica"
    5) Il membro del clero estrarrà la propria lama per poi farsi porgere le mani degli sposi, sulle quali praticherà un sottile taglio orizzontale sufficiente a far sgorgare un po' di sangue. Nel mentre il sacerdote dirà "I voti d'amore sono dunque stati pronunciati; il vostro sangue verrà legato, le vostre anime unite, così nella vita e così nella morte"
    6) Sposa e sposo dovranno unire le mani sanguinanti e baciarsi. Il sacerdote chiuderà la cerimonia dicendo "Nel nome del Capro Nero, Signore del Sangue, Maestro Oscuro, sia benedetta questa unione! E benedetto sia il sangue nuovo che ne sarà generato!"

    Funerali



    Quando un fedele del Capro Nero muore, il suo corpo deve essere affidato ai cerimonieri. Costoro ne dreneranno il sangue sigillandolo in appositi contenitori che verranno portati al tempio e offerti al Capro Nero, dopodiché il copro del defunto verrà lavato accuratamente e avvolto nudo in un sudario.
    I cerimonieri, accompagnati da uno dei sommi in caso il defunto sia un nobile, porteranno il corpo in processione assieme a familiari e amici del defunto sino alla Foresta del Capro. Durante il percorso verranno intonate liturgie e inni sacri. Nella foreste il defunto verrà seppellito in profondità ed una volta completamente ricoperto di terra familiari e amici potranno omaggiarlo ponendo fiori, versando alcune gocce del proprio sangue o offrendo ai cerimonieri un animale da sacrificare sulla sepoltura.
    In caso un qohorik muoia lontano dalla patria, eventuali accompagnatori possono trasportare il copro sino a Qohor per il rituale completo, oppure sacrificare un animale e pregare affinché il Capro accolga l'anima del defunto per poi seppellirlo. C'è chi pur di riuscire a portare il defunto in patria prende anche solo una parte del cadavere, tradizionalmente la testa o un dito, per poi tornare a Qohor e richiedere che venga seppellita nella foresta.

    Storia



    Il Capro Nero era una delle molte divinità venerate presso la Libera Fortezza di Valyria; tuttavia i suoi seguaci divennero via via più fanatici e finirono per rifiutare categoricamente la libertà religiosa che vigeva a Valyria. Consci di non poter cambiare lo stato delle cose semplicemente abbandonarono la Libera Fortezza e giunsero in un accampamento di legname posto in quella che è oggi nota come "Foresta del Capro", ove costruirono l'insediamento che divenne la Città Libera di Qohor.
    Poco dopo il Disastro che pose fine alla Libera Fortezza, il signore dei draghi Aurion prese il controllo di una schiera di coloni qohorik e si autoproclamò Imperatore di Valyria. Marciò con trentamila uomini per rivendicare ciò che restava della penisola valyriana, ma nessuno fu più visto.
    Venuto meno anche l'ultimo dominatore valyriano, il Culto del Capro Nero che già da secoli guidava la vita della libera città si fece avanti, divenendo una teocrazia regnante e assumendo il controllo di Qohor.

    Indice



    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:08
     
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    Dea dell’amore di Lys



    Possa l'amore lenire ogni male, possa l'amore unire ogni cosa!



    La dea dell’amore di Lys è una divinità del pantheon lyseno la cui fede è praticata nella libera città di Lys. Questa divinità desidera diffondere l'amore, sia esso fisico che spirituale, a quante più persone possibile, in modo che tutti possano beneficiare dei suoi doni. Viene rappresentata come una bellissima donna completamente nuda e dalla chioma lunghissima e fluente.

    Culto



    Il culto della Dea dell'Amore fa parte della Libera Città di Lys fin dalla sua fondazione, tanto che i suoi sacerdoti ne fanno risalire i natali all'Antica Valyria, per quanto non ci siano prove che questa fede fosse originaria della Libera Fortezza. Quel che è certo è che il culto si è guadagnato una posizione di prestigio che tutt'ora occupa all'interno della città!

    I suoi sacerdoti e sacerdotesse predicano l'amore, forza che unisce tutte le cose e permette la nascita della vita, che addolcisce i cuori, lenisce le sofferenze, ispira le menti e le grandi gesta. Secondo loro tutto questo è possibile poiché la Dea ha donato l'amore all'uomo, ed ella è dunque la divinità a cui l'umanità dovrebbe guardare con maggior devozione, poiché ha reso le gravose vite dei mortali degne d'essere vissute.
    Al di là della semplice predicazione dell'amore e dei suoi doni, il culto ha fatto del proprio credo una vocazione di vita, difatti i sacerdoti e le sacerdotesse della dea dell'amore apprendano fin da giovanissimi come dare piacere e, una volta raggiunta l'età adeguata, possono scegliere di concedersi a pagamento per sostenere il tempio e portare nel mondo il dono dell'amore. Grazie a questa peculiarità molti schiavisti pagano profumatamente i sacerdoti e le sacerdotesse della dea affinché insegnino il dono dell'amore alle schiave e agli schiavi da letto.

    All'interno del pantheon lyseno la dea dell'amore è di certo la più amata: nessun matrimonio è bello quanto quelli celebrati dai sacerdoti della dea e nessuna preghiera è dolce quanto quelle cantante nel suo tempio.

    Il Tempio dell'Amore
    Il Tempio dell'Amore è la grande struttura religiosa che si erge nel cuore di Lys, casa e luogo di venerazione della Dea dell'Amore. Si tratta di un edificio in pietra bianca dalla grandi finestre variopinte al cui interno regna sempre un'atmosfera calda, fatta di morbidi tendaggi e tappeti, profumi che inebriano l'aria e canti di una bellezza commuovente. I sacerdoti e le sacerdotesse vivono nel tempio e possiedono ciascuno una propria stanza, solitamente piccoli alloggio belli e curati, dove costoro accolgono i clienti con cui scelgono di giacere.
    Al centro del tempio è presente una gigantesca rappresentazione della dea, una statua fatta interamente d'oro e coperta di ghirlande fiorite portate in omaggio dai fedeli. Esistono poi zone del tempio caratterizzate da grandi stanze dove si tengono le orge praticate dai sacerdoti e dai fedeli che ricevono l'invito dal clero. Infine, il tempio ospita un meraviglioso giardino pieno di fiori d'ogni tipo, nel quale si intonano canti alla dea e dove per tradizioni molti fedeli confessano il proprio amore alla persona desiderata.

    Sacerdotessa della Dea
    La sacerdotessa della dea è la donna che celebra i matrimoni, organizza e gestisce il clero: viene scelta tra le sacerdotesse dell'amore mediante il Rito dei Fiori e rimane in carica per tutta la vita, anche se può scegliere di ritararsi raggiunta un'età avanzata. Rappresenta la parola stessa della dea e viene riverita come esempio d'amore e di virtù dai fedeli e dal clero. La sacerdotessa della dea veste con una grande tunica formata da sete variopinte e porta al collo una ghirlanda di fiori da lei stessa realizzata con ciò che cresce nel giardino del tempio.

    Sacerdotesse e Sacerdoti dell'Amore
    Le sacerdotesse e i sacerdoti dell'amore sono uomini e donne che hanno scelto di dedicare la propria vita alla dea dell'amore. Vivono nel Tempio dell'Amore e si dedicano alla contemplazione dei testi sacri, all'insegnamento dell'amore carnale e al mantenimento del tempio. Non possono sposarsi poiché il loro amore dev'essere dedicato a tutti i fedeli e non solo ad uno, ma possono avere figli dai rapporti che concedono. Talvolta sacerdoti e sacerdotesse vengono inviate a insegnare le proprie pratiche erotiche agli schiavi e alle schiave da letto. I sacerdoti e le sacerdotesse dell'amore indossano vesti di seta colorate che lasciano ben poco all'immaginazione.

    Pratiche e Leggi



    Via dell'Amore
    La via dell'amore è l'insieme di sacre leggi scritte nei testi del tempio: si tratta di un codice la cui applicazione vuol portare nel mondo il dono dell'amore, come desiderato dalla Dea.
    I fedeli della Dea sono chiamati alla pace e all’amore tra di loro ed ogni tensione, dissidio e litigio sono malvisti. Coloro che hanno dissapori tra di loro possono quindi appianare le proprie divergenze tramite la riappacificazione sotto la guida di un sacerdote o una sacerdotessa, oppure possono scegliere di giacere assieme per risolvere l'astia mediante l'amore carnale.
    Nonostante prima e dopo i sacri riti e le orazioni il tempio distribuisca tè della luna non è inusuale che delle donne rimangano incinte durante questi momenti. I “figli della Dea” come vengono chiamati possono essere donati al tempio alla loro nascita, affinché vengano cresciuti ed educati alla Via dell’Amore. In cambio di questi figli il culto dona un corrispettivo economico alla partoriente, a risarcimento dell’impossibilità di partecipare ai sacri riti a cui è stata costretta.
    Nella via dell'amore i fiori sono considerati esempio della bellezza del mondo e frutti dell'amore che la dea ha per l'uomo; per questo motivo il tempio è sempre pieno di fiori e fragranze floreali, inoltre i fedeli offrono alla statua della dea ghirlande floreali intrecciate con le proprie mani come pegni d'amore.

    Rito dei Fiori
    Quando bisogna eleggere una sacerdotessa della dea, le sacerdotesse dell'amore che desiderano farsi avanti devono prendere posto sedendosi sotto la statua della della con un cesto vuoto dinnanzi. Partendo dall'alba sino al tramonto, tutti i membri del clero possono depositare un fiore dentro uno dei cesti: colei che al calar del sole avrà più fiori, sarà nominata nuova sacerdotessa della dea.

    Rito del Sacro Amore
    All’interno del tempio una volta a settimana si svolge il Rito del Sacro Amore, una grande orgia che si protrae per diverse ore, alla quale sacerdote e fedeli selezionati sono chiamati a presenziare per propiziare il favore della dea e per innalzare le proprie orgasmiche intenzioni. Sono frequenti l’uso di sostanze afrodisiache ed inibitori da parte di chi prende parte al rito.

    Contratti d'Istruzione
    La sacerdotessa della dea riceve spesso richieste da parte di padroni di schiavi affinché i sacerdoti e le sacerdotesse dell'amore insegnino le proprie pratiche sessuali alle schiave e agli schiavi da letto. Questi contratti sono ben pagati e rappresentano una parte consistente delle entrate del tempio.

    Usanze matrimoniali



    I matrimoni sono considerati tra i riti più sacri per la Dea dell'Amore e vengono officiati secondo un preciso rituale.

    La mattina delle nozze, sposo e sposa devono rimanere separati nelle proprie abitazioni e saranno raggiunti da un membro del clero: sacerdote per l'uomo, sacerdotessa per la donna. I membri del clero laveranno accuratamente gli sposi, li ungeranno con olii floreali profumati e li faranno vestire con le tradizionali vesti matrimoniali, abiti formati da sete variopinte, dopodiché, aiuteranno gli sposi a comporre due corone floreali.

    Col sole alto in cielo a mezzodì, gli posi verranno accompagnati al tempio dai membri del culto e dalle famiglie: una volta all'ingresso poso e sposa dovranno procedere assieme lungo la navata ma senza toccarsi. Verranno inoltre preceduti nel tempio dalle famiglie che lasceranno dietro di sé petali di fiore sul percorso che la coppia dovrà percorrere sino alla statua della dea, dove ad attenderli ci sarà la sacerdotessa della dea.
    Arrivati dinnanzi a lei gli sposi si inginocchieranno, ciascuno con in mano la propria corna di fiori, atto che darà inizio alla cerimonia.

    Sacerdotessa della dea "Sotto l'amorevole sguardo della Dea, siamo qui riuniti per celebrare uno dei più sacri atti d'amore, che unirà queste due anime nella gioia eterna e questi due copri nel piacere"
    Sacerdotessa della dea "Sposa, benedetta nelle fede, purificata dall'amore, alzati e incorona colui che allieterà i tuoi giorni per tutta la vita."

    La sposa si alzerà e dovrà incoronare lo sposo con la propria corna di fiori pronunciando la frase "Amore mio, mia anima, mia carne, con questa corona, simbolo della mia eterna devozione alla nostra unione, prendo te come mio sposo."

    Sacerdotessa della dea "Sposo, benedetto nelle fede, purificato dall'amore, alzati e incorona colei che allieterà i tuoi giorni per tutta la vita."

    Lo sposo si alzerà e dovrà incoronare la sposa con la propria corna di fiori pronunciando la frase "Amore mio, mia anima, mia carne, con questa corona, simbolo della mia eterna devozione alla nostra unione, prendo te come mia sposa."

    Sacerdotessa della dea: "Le corone sono poste, la devozione pronunciata e le sacre parole innalzate sotto gli occhi della dea. Io qui vi benedico nel Suo nome: possa la vostra unione portare sempre amore nella vostra vita, a voi e alle persone che vi circondano. Siate ora una sola cosa nell'unione della carne"

    Gli sposi potranno finalmente baciarsi e le famiglie potranno iniziare i festeggiamenti nel luogo da loro scelto; i matrimoni durano anche due giorni, con banchetti e canti, ma per tradizione gli sposi dovranno tenere in testa le corone fino al momento della loro unione carnale, la quale di fatto chiude il rito del matrimonio! Finché gli sposi non si uniscono sessualmente il matrimonio non è considerato concluso.

    Funerali



    I seguaci della Dea dell'Amore seppelliscono i defunti e piantano fiori sulle tombe, così che i morti siano accompagnati nell'altra vita dall'amore della dea e dei propri cari. Il clero insegna difatti che le anime dei veri seguaci della Via dell'Amore potranno elevarsi e raggiungere la dea per vivere in eterno nel suo amore.

    Storia



    Il clero della Dea dell'Amore esiste a Lys fin dalla sua fondazione, tanto che alcuni affermano risalga agli dei dell'Antica Valyria. Ha sempre avuto un ampio consenso nella popolazione, rimanendo il culto più amato del pantheon lyseno e, con tutta probabilità, anche quello più economicamente influente dato il legame a doppio filo con gli schiavisti che producono schiavi e schiave da letto.

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:08
     
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    Semosh e Selloso




    Semosh, possa la tua spada prevalere!
    Selloso, possa la tua spada prevalere!



    Semosh e Selloso, sono due dei gemelli rappresentati come giovani di bell'aspetto dal volto privo di barba e i capelli corti: indossano abiti eleganti e ambedue brandiscono una spada braavosiana lunga e sottile. Si narra che un tempo fossero uomini, i primi bravi di Braavos nonché danzatori dell'acqua senza eguali. Il loro culto sostiene che i due giacciono addormentanti in un luogo segreto dei templi, ove sognano costantemente; vi sono però delle notti in cui i gemelli si destano per darsi duello sulle acque del Canale Nero. Il loro simbolo sono due spade braavosiane incrociate.

    Culto



    Il culto di Semosh e Selloso è nato nella città libera di Braavos e conta molti fedeli tra i giovani uomini d'arme, le cortigiane e i bravi. Le sue origini sono antiche, risalenti ai tempi in cui la città era ancora celata al mondo e Valyria si ergeva all'apice della sua potenza. Pur essendo un culto noto anche ai mercenari delle altre zone di Essos non ha mai lasciato Braavos, che difatti ne ospita gli unici due templi esistenti.
    Non è cosa rara che coloro che venerano Semosh e Selloso venerino anche altre divinità, in quanto il culto degli dei gemelli non vieta in alcun modo ai fedeli di volgersi anche ad altre fedi. Gli stessi bravi monaci si fanno pochi problemi ad accogliere fedeli di altri templi, purché rispettino le leggi di Semosh e Selloso. Per questo motivo, quando questioni di fede devono essere risolte a fil di spada, gli altri culti di Braavos si rivolgono spesso ai bravi monaci in cerca da giudici imparziali.

    I Templi Gemelli
    Semosh e Selloso hanno ciascuno il proprio tempio, per quanto le due strutture siano perfettamente uguali e poste l'una dinnanzi all'altra, separate solo dal Canale Nero, il quale è comunque sormontato da un ponte di pietra scolpita che ne collega le sponde proprio in prossimità dei templi (quello di Semosh sulla sponda destra e quello di Selloso sulla sinistra). Sono grandi edifici a pianta quadrata che al loro centro hanno un chiostro dove si tengono molto spesso dei duelli e dove i monaci pregano al tramonto. Ciascun tempio conserva la statua del proprio dio, e secondo il culto è proprio sotto queste statue che furono sepolte le spoglie mortali di Semosh e Selloso, anche se nessuno lo ha mai verificato.

    Bravi Monaci
    Il clero di Semosh e Selloso è composto dai bravi monaci, bravi che in vecchia scelgono di ritirarsi per servire gli dei gemelli di Braavos o giovani bravi ancora in attività che per atto di fede dedicano parte del proprio tempo a servire come monaci. I loro compiti sono semplici: tenere pulito il proprio tempio, trascrivere i testi sacri, pregare e sovrintendere ai duelli in qualità di giudici imparziali. Il clero non prescrivere abiti particolari, l'unico simbolo che permette di riconoscere un bravo monaco è un pendente di metallo che rappresenta due spade braavosiane incrociate, simbolo delle due divinità.

    Mastri Duellanti
    I mastri duellanti sono due bravi monaci: rispettivamente il capo del Tempio di Semosh e il capo del Tempio di Selloso. Ciascuno nel proprio tempio amministra il clero secondo i dettami della fede e dirige il lavoro dei bravi monaci. I mastri duellanti restano in carica sino alla morte o quando scelgono di ritirarsi.

    Pratiche e Leggi



    Leggi del Clero
    Solo i bravi o coloro che lo sono stati possono prendere i voti, inoltre una volta fatto devono scegliere se entrare a far parte del tempio di Semosh o del tempio di Selloso: fatta questa scelta non è più possibile cambiarla.
    I bravi monaci possono condurre vite normali nonostante il loro ruolo: possono avere moglie e figli, possono intraprendere duelli e giacere con le cortigiane, questo purché rispettino i compiti assegnati e il codice dei bravi.
    Per diventare mastri duellanti è necessario aver servito come bravo monaco e aver battuto in un duello secondo il codice dei bravi un monaco appartenente all'altro tempio. I mastri duellanti rimangono in carica a vita o fino al ritiro volontario e sono eletti per maggioranza dai bravi moanci del rispettivo tempio.

    Il codice dei bravi
    La legge che vige per i fedeli di Semosh e Selloso è conosciuta come “codice dei bravi”, cinque consuetudini che formano un codice d'onore per duellanti molto famoso a Braavos e tipico dei bravi.
    Un duello è onorevole solo se rappresenta una sfida o risponde a un'offesa: solo i codardi combattono con chi è più debole senza motivo.
    Non si sfidano a duello persone disarmate se non per rispondere a un'offesa.
    Prendere una donna con la forza è da vigliacchi: i veri bravi devono conquistare una donna col corteggiamento e la fama delle proprie gesta.
    Dopo il tramonto, chiunque porti una spada può essere sfidato.
    Approcciarsi a qualcuno portando la mano, o anche solo un dito, all'elsa della spada equivale a sfidarlo.

    Usanze funebri e Matrimoni



    La fede di Semosh e Selloso non prevede alcuna usanza matrimoniale, mentre per quanto riguarda i defunti l'unica cosa che impone è che chi muore in duello sia seppellito con la propria spada.

    Storia



    Secondo quanto raccontato dai bravi monaci, un tempo Semosh e Selloso erano giovani braavosiani dall'indiscutibile talento con la spada. Erano lesti come gatti, si muovevano come onde sull'acqua ed erano di una bellezza mozzafiato, tanto che nessuna cortigiana poteva resistere ai loro corteggiamenti dalle parole dolci come il miele. I due erano gemelli e ben presto divennero famosi in tutta Braavos come i più grandi danzatori dell'acqua mai vissuti: nessuno poteva batterli in duello. Non trovando alcun avversario in grado di batterli a Braavos i gemelli viaggiarono in segreto tramite i mercantili che si fingevano di altre città libere, poiché al tempo Braavos era ancora un segreto. In tutti i loro viaggi non trovarono nessuno alla loro altezza, così tornarono a casa consapevoli che c'era un'unica cosa da fare: sfidarsi per determinare chi di loro fosse il migliore!
    I due si sfidarono sul ponte di pietra intagliata che sormonta il Canale Nero. Mai un duello fu più spettacolare, mai lo spirito di due duellanti s'innalzò tanto da stupire tutte le altre divinità della città. Al fine i due erano perfettamente alla pari, tanto che il duello si concluse quando si trafissero il cuore contemporaneamente, uccidendosi.
    Tuttavia, nelle morte il loro spirito raggiunse un tale stato di grazia che l'abbandono della mortalità non ne causò la fine, bensì l'ascesa a divinità!

    Le loro spoglie furono seppellite: il corpo di Semosh venne sepolto sulla sponda destra del Canale Nero, quello di Selloso sulla sponda sinistra. Sulle due sepolture furono erette le statue dei due gemelli e ben presto molti bravi giurarono fedeltà ai neonati dei, costruendo con le proprie mani dei templi attorno al loro luogo di sepoltura.

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:09
     
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    Saagael



    Solo il dolore purifica l'anima!



    Saagael, dio del dolore e dell'espiazione, è la divinità più oscura del panteon di Lys. Viene rappresentato come un monaco dal volto celato tra le pieghe di un grande cappuccio: nelle mani stringe un flagello di ferro scuro composto da cinque catene chiodate che terminano in uncini affilati. Egli viene anche chiamato “Donatore di Dolore” e “Saagael Senza Volto”.

    Culto



    Il culto di Saagael risale a tempi antecedenti alla fondazione di Lys: non ha mai avuto particolare potere in città, ma allo stesso tempo non ha mai avuto periodi di declino. I suoi membri asseriscono che il mondo è un luogo di perdizione che contamina inevitabilmente l'anima e che il dolore è un dono fatto dal divino Saagael all'uomo, nonché l'unico mezzo tramite cui è possibile ottenere la redenzione dei peccati e raggiungere l'estasi, ovvero un momento di assoluta comunione con il divino. Autoflagellazione, l'utilizzo del cilicio e anche atti ben più macabri sono alla base della turpe eredità di questa religione. Il culto è anche noto per creare degli abili torturatori, poiché i membri più devoti a Saagael si esercitano nell'arte della sofferenza torturando gli schiavi tenuti prigionieri nella Casa del Dolore. Secondo il culto quando un fedele muore ascende al cospetto di Saagael, il quale ne saggia la purezza col proprio flagello: tramite questa sofferenza le anime pure ottengono l'estasi eterna entrando in perfetta comunione con il Donatore di Dolore, mentre quelle indegne sono scacciate e costrette a rinascere.

    Casa del Dolore
    La Casa del Dolore è l'unico tempio di Saagael al mondo ed è tristemente noto a Lys. Si trova in una zona remota dell'isola, lontano da occhi e orecchie indiscrete, e soprattutto abbastanza lontano da non far udire le atroci urla che provengo dal suo interno.
    Si tratta di una struttura di pietra scura estremamente austera, con finestre bloccate da sbarre metalliche e un portone d'ingresso dalla cui parte alta pendono numerose catene. In origine era una piccola prigione, presa poi dal culto e resa il cuore della fede del Donatore di Dolore, la cui statua torreggia nella sala delle preghiere, un grande salone senza finestre illuminato giorno e notte dalle torce e bracieri.
    Nella parte più interrata del tempio si trovano invece le celle, luogo dove sono tenuti gli schiavi utilizzati dai cultisti per esercitarsi nell'arte della tortura.

    Discepoli Penitenti
    I membri del culto sono i discepoli penitenti, anche se più semplicemente tra di loro si chiamano solo discepoli. Questi cultisti indossano una veste monacale simile a quella del loro dio e praticano tanto l'autoflagellazione e la tortura sugli schiavi. Tra i loro compiti c'è la pulizia del tempio, la trascrizione dei sacri testi e l'ausilio ai fedeli che desiderano ricevere il dono di Saagael.

    Devoti Penitenti
    I devoti penitenti sono i cinque membri del clero di più alto rango, uno per ogni catena del flagello di Saagael. Regolano la vita dei discepoli, istruiscono i novizi, celebrano le cerimonie sacre e prendono accordi con la guardia cittadina quando sono richiesti i servigi del culto. La loro carica dura sino alla morte e quando un posto si libera i devoti rimasti eleggono un nuovo membro tramite votazione.

    Pratiche



    Tortura e flagellazione
    I cultisti di Saagael venerano il dolore come mezzo divino e lo esercitano in ogni forma possibile. Almeno cinque volte a settimana tutti i membri del clero devono flagellarsi intonando preghiere rituali per lustrare la propria anima e dimostrarsi devoti a Saagael. La tortura riveste un ruolo fondamentale per il culto, difatti presso la Casa del Dolore sono tenuti prigionieri molti schiavi che vengono regolarmente torturati.

    Dono del Dolore
    I fedeli di Saagael possono recarsi dai cultisti e richiedere il “dono del dolore” in cerca dell'espiazione dei peccati o dell'estasi: facendolo prendono accordi con uno dei discepoli specificando quanto dolore intendono sopportare e spesso anche quali strumenti possono essere utilizzati. Una volta accordati i fedeli verranno fatti inginocchiare sotto una rappresentazione di Saagael e i discepoli infliggeranno loro quanto concordato. Non è raro che alcuni “estimatori del dolore fisico” si rechino al tempio per cercare il piacere nel dolore: tale condotta non è mal vista dai discepoli, anzi, coloro che godono nella sofferenza vengono ritenuti affini agli insegnamenti di Saagael.
    Vi sono poi alcune occasioni in cui la guardia cittadina si accorda con i devoti per richiedere i servigi del culto: quando alcuni prigionieri non dicono quanto dovrebbero, o quando è necessario impartire una lezioni, la città paga i seguaci di Saagael affinché facciano ciò in cui riescono meglio.

    Leggi



    - Il culto di Saagael è aperto a chiunque desideri farvi parte (uomini, donne, lyseni, stranieri, non fa differenza)
    - Diventando parte del culto bisogna dedicare la propria vita a Saagael: è dunque necessario rinunciare ai propri beni, alla propria famiglia e a qualsiasi eredità e titolo.
    - Tutti i cultisti devono vivere nella Casa del Dolore
    - Ogni cultista deve flagellarsi almeno cinque volte a settimana: chiunque sia scoperto a non farlo viene espulso dal culto senza possibilità di ammenda
    - Quando si concede il dono del dolore a un fedele bisogna attenersi scrupolosamente a quanto concordato
    - Gli schiavi possono essere torturati a piacimento, ma non devono essere uccisi: chiunque sia scoperto a uccidere uno schiavo dovrà risarcire il culto con una somma pari a quella spesa per acquistare lo schiavo ucciso

    Feste e giorni sacri



    Il culto di Saagael non prevede né feste né giorni sacri: ogni atto di dolore è sacro e motivo di gioia, non serve altro per compiacere il Donatore di Dolore.

    Matrimoni e Funerali


    Il culto di Saagael non prevede né riti matrimoniali. I funerali sono molto sobri: il corpo dei defunti viene avvolto in una catena spinata e seppellito; non si intonano canti né preghiere, semplicemente si recita la frase “Possa il tuo spirito essere mondato dalla corruzione del mondo tramite il flagello di Saagael”.

    Storia



    Data la riservatezza e la ferrea dottrina del culto, si sa ben poco della storia di questa religione: per molti versi lo stesso Saagael è un mistero. Nessuno ne conosce il volto, nemmeno i membri del clero più vicini all'estasi, così come nessuno conosce le sue origini.
    La religione venne condotta a Lys dai valyriani e si insediò nell'isola divenendo parte del panteon lyseno. Sebbene i suoi seguaci siano piuttosto schivi e vivano isolati nella Casa del Dolore, il culto ha spesso servito la guardia cittadina offrendo i suoi adepti per interrogare i prigionieri o per spargere il terrore tra i traditori. Col tempo il culto di Saagael è diventato praticamente uno spauracchio, tanto che i padroni minacciano i propri schiavi dicendo loro che se li tradiranno verranno venduti alla Casa del Dolore, destino da molti considerato peggiore della morte.

    Indice



    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:13
     
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    Aquan il Toro Rosso



    “Possa il Toro Rossa benedire questa terra e i suoi animali”



    Aquan il Toro Rosso è una divinità dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'abbondanza dall'aspetto di un enorme toro dal manto sanguigno. Quand'egli concede la sua benedizione i campi prosperano e le bestie d'allevamento divengono sane e forti. Si tratta di un dio benevolo e caritatevole, ma quando qualcuno istiga le sue ire, il Toro Rosso scatena la sua furia distruttrice!

    Culto



    Il culto del Toro Rosso è molto antico, risale difatti ai tempi di Valyria, anche se nessuno sa più dire se la divinità fosse una di quelle originarie della Libera Fortezza o di una delle popolazioni schiavizzate. Arrivato a Braavos tramite schiavi fuggiaschi, il culto ha nella città libera il suo unico tempio, la Grande Casa Rossa.

    I sacerdoti del culto predicano l'importanza della carità e delle benevolenza: questa religione è difatti molto improntata su due cardini principali, la vita contadina fatta di agricoltura ed allevamento, e la benevolenza verso il prossimo. Tanto è importante la benevolenza che ogni tredicesimo giorno nella Grande Casa Rossa viene sacrificato un vitello bianco, il cui sangue viene offerto ai mendicanti allungato con del vino forte assieme alla carne che viene cucinata dai sacerdoti. Tuttavia, i fedeli del Toro Rosso conoscono anche l'altra faccia della fede: nessun perdono, nessun torto viene dimenticato! Quando qualcuno infrange le sacre leggi scatena l'ira di Aquan, i cui grandi zoccoli possono calpestare il bestiame fino a ucciderlo e spaccare la terra martoriando i raccolti.

    Questa religione non ha una tradizione scritta: le gesta di Aquan vengono tramandate dai membri del culto, cantate nel tempio e recitata nelle preghiere della sera. La tradizionale vita agricola è considerata il modella di vita ideale per i seguaci del culto, i quali sono spesso agricoltori e allevatori, ma anche i pescatori si avvicinano spesso ad Aquan sperando che la sua benedizione riempia le loro reti.

    Grande Casa Rossa
    L'unico tempio di Aquan esistente al mondo si trova a Braavos; è un semplice edificio di legno dalle parenti dipinte di rosso. Dalla pianta molto larga ospita sempre un certo numero di bisognosi, poiché è sacro dovere per i sacerdoti aiutare gli afflitti. Il grande altare dove vengono sacrificati i vitelli bianchi si trova sotto un'enorme rappresentazione di Aquan, una statua in legno del toro tinta di rosso alta quanto due persone.

    Saggi Pastori
    I saggi pastori sono la guida del culto: si tratta di tre uomini che, eletti per maggioranza da tutti i membri della Grande Casa Rossa, guidano i pastori e le madri a compiere il volere del Toro Rosso. I saggi pastori indossano cappe rosse sopra i propri vestiti e una collana rappresentante Aquan.

    Pastori e Madri
    Gli uomini e le donne del culto si chiamano “pastori” e “madri”, ponendo queste parole dinnanzi ai propri nomi. Costoro servono presso la Grande Casa Rossa occupandosi di curare i malati, assistere i bisognosi, pulire il tempio e cantare la gloria del Toro Rosso in cerca della sua benevolenza. I pastori e le madri indossano cappe rosse sopra i propri vestiti.

    Pratiche e Leggi



    Benevolenza
    Aquan predica la benevolenza: i suoi sacerdoti sono obbligati per dovere sacro e morale ad aiutare i bisognosi, e così coloro che lo venerano. Ogni aiuto deve essere fatto in misura di ciò che si può offrire: cibo e bevande sono considerati i doni migliori, poiché sostengono il corpo e rinfrancano l'animo.

    Il Tredicesimo Giorno
    Le leggi sacre di Aquan impongono che ogni tredici giorni sia sacrificato all'altare del tempio un vitello bianco. Pastori e madri raccolgono il sangue e lo offrono ai mendicati allungandolo con del vino molto forte, accompagnando questa offerta con la carne del vitello che viene cucinata nella Grande Casa Rossa.

    La Famiglia
    La famiglia è considerata sacra per i seguaci di Aquan: perfino madri e pastori possono sposarsi e avere figli! L'infedeltà è per tanto vista come un orrendo peccato e così tutte quelle pratiche viziose che soddisfano la libido ma non portano a concepire figli.

    L'Ira del Toro
    Per quanto benevola sia la fede di Aquan, su tutti i suoi fedeli pende “L'Ira del Toro”, ovvero la punizione che il Toro Rosso infligge ai peccaminosi, ai malvagi e in particolare a coloro che feriscono o maltrattano i bisognosi. Il culto insegna che L'Ira del Toro porta alla rovina, e difatti nessun atto empio è perdonato dai seguaci di Aquan! Se si viene scoperti a infrangere le sacre usanze per ottenere la redenzione è necessario offrire un vitello per il sacrificio del tredicesimo giorno, ma se il crimine commesso è troppo grave, la persona viene per sempre allontanata dal culto. La decisione di applicare L'Ira del Toro spetta ai Saggi Pastori.

    Matrimoni


    I matrimoni sono una grande festa per i seguaci di Aquan! La formazione di una nuova famiglia è sempre un momento di enorme gioia e segue un iter preciso.

    Accordi tra le famiglie
    La famiglia della sposa deve pagare una dote a quella dello sposo: tradizionalmente alcuni danari accompagnati da capi di bestiame o cibi di lunga conservazione, pane e sale.
    La famiglia dello sposo deve poter offrire alla futura moglie una casa che rispetti i valori di benevolenza e tradizione di Aquan.
    Quando questi due punti vengono rispettati, le famiglie si accordano per il rito matrimoniale e unite devono portare cibo e vino nella Grande Casa Rossa, accordandosi con pastori e madri per il giorno del matrimonio, il quale non può avvenire né il giorno prima né quello dopo il Tredicesimo Giorno.

    Rito matrimoniale
    Durante il matrimonio nella Grande Casa Rossa vengono allestiti grandi banchetti e invitati musicisti a suonare per il lieto evento.

    I due sposi devono ergersi sotto la statua di Aquan, davanti all'altare sul quale lo sposo dovrà lasciare una coppa piena di vino, mentre la sposa una forma di pane. Il cerimoniere, che può essere un pastore o una madre, inizierà recitando preghiere rivolte al Toro Rosso, dando inizio alla cerimonia vera e propria.

    Cerimoniere: “Benedetti amici, siamo qui per compiere il volere di Aquan e vedere nascere una nuova famiglia nel nostro gregge. Benedetti siano questi due sposi, benedetta la loro unione, benedetta la loro casa e così la loro offerta reciproca.”

    Fatto questo il cerimoniere immergerà un pezzo di pane nel vino e lo darà alla sposa, per poi fare lo stesso con lo sposo. I due dovranno mangiare l'offerta e una volta fatto il cerimoniere dirà “Possiate vivere nell'amore e nell'abbondanza, possiate gioire della benedizione del Toro Rosso”

    I due sposi dovranno dunque girarsi guardandosi negli occhi e seguendo le ultime fasi del rito nuziale.

    Sposa: “Benedetto sia il mio sposo, benedetta la nostra unione, benedetta la nostra casa. Prometto, sotto lo sguardo di Aquan, di esserti sempre fedele e di amarti fino al mio ultimo giorno.”
    Sposo: “Benedetta sia la mia sposa, benedetta la nostra unione, benedetta la nostra casa. Prometto, sotto lo sguardo di Aquan, di esserti sempre fedele e di amarti fino al mio ultimo giorno.”

    Gli sposi dovranno dunque baciarsi e tra gli applausi il cerimoniere griderà “Così nasce una nuova famiglia, così siate per sempre uniti come marito e moglie”

    Dopo la cerimonia nuziale il matrimonio continua con grandi balli contadini, canzoni popolari e inni sacri nella Casa Rossa, con festeggiamenti che si protraggono sino a notte inoltrata.

    Funerali



    I funerali della fede di Aquan sono molto semplici: il corpo del defunto viene cremato da madri e pastori, le ceneri raccolte in un'urna che verrà esposta nella Grande Casa Rossa per un giorno e una notte, così che tutta la comunità possa piangere il defunto e offrire conforto ai suoi cari con parole di incoraggiamento e doni contadini. Al termine della veglia la famiglia può scegliere se spargere le ceneri o tenerle nell'urna.

    Le urne funerarie sono sempre in legno e vengono dipinte dai pastori e madri con l'immagine del Toro Rosso accompagnato da scene di vita quotidiana, così che anche nella morte il defunto sia circondato dalla vita.

    Storia


    Il culto di Aquan arrivò a Braavos coi primi schiavi fuggiaschi e vi si stabilì in maniera duratura. Data la sua semplicità e la natura agricola non ha mai avuto molti seguaci, dato che Braavos non ha campi e sono ben pochi coloro che praticano allevamento e agricoltura. Tuttavia il culto ha un'ottima fama date le sue azioni benefiche e gode della simpatia dei braavosiani.

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:13
     
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    Dio dai Mille Volti



    “Esiste un solo dio, ma egli ha molti volti”



    Il Dio dai Mille Volti è la morte, la divinità che libera dalle sofferenze del mondo. Viene venerato da un culto religioso di Braavos, una setta nota in tutto il mondo anche per ospitare una gilda di assassini nota col nome di “uomini senza volto”. Questo culto predica l’esistenza di un unico dio, ovvero la morte: questo dio ha però innumerevoli aspetti. Per i fedeli dei Sette è lo Sconosciuto, a Yi-Ti è il Leone della Notte, a Qohor il Capro Nero, a Volantis il Gande Estraneo, e ci sono aspetti tanto antichi che non se ne ha più neanche memoria.

    Culto



    La fede del Dio dai Mille Volti considera la morte come un dono, poiché mette fine ai fardelli dell’esistenza. La morte è inoltre l’unico dio, ma ogni popolo ne conosce un diverso volto e per questo il dio della morte ha innumerevoli aspetti. Il Dio dai Mille Volti non è dunque una divinità malvagia, anzi, egli libera le persone dalle afflizioni tramite il suo dono, ed è per questo che in un modo o nell’altro tutti lo venerano, così come tutti lo devono incontrare prima o poi.

    Casa del Bianco e del Nero

    La Casa del Bianco e del Nero è il tempio del Dio dai Molti Volti, sede del culto e della gilda di assassini degli uomini senza volto. Si trova a Braavos ed è uno dei templi più famosi della città.
    Venne eretto su una collinetta di pietra grigio scuro, non ha finestre e ha il tetto in tegole nere. L’accesso principale, nonché unico visibile, è un immane portone di legno: l’anta sinistra è di legno di albero-diga bianco, quella di destra di ebano nero. Al centro vi è un volto circolare diviso a metà: la sua metà bianca si trova sullo sfondo nero d’ebano, quella nera sullo sfondo bianco del legno di albero-diga. Si dice che ci siano anche tunnel segreti e passaggi nascosti che consentono l'ingresso al tempio.

    Il tempio ha file di lunghe panche realizzate nella medesima pietra grezza del pavimento: dello stesso materiale sono anche i letti che si trovano all’interno delle nicchie situate lungo le pareti.
    Al centro del tempio c'è una pozza nera di acqua avvelenata, illuminata da fioche candele rosse che spiccano sul suo bordo. Lì i supplicanti che cercano il dono del Dio dai Mille Volti possono bere per poi sdraiarsi sui letti di pietra, dove candele speciali evocheranno i ricordi più dolci del loro passato nell’attesa della morte.
    Innumerevoli statue sono poste lungo tutto la stanza, ognuna rappresentante un aspetto del Dio dai Mille Volti. Tra loro ci sono Bakkalon il Bambino Pallido, il Capro Nero di Qohor , il Viandante Incappucciato , il Graned Stallone dei dothraki , il Leone della Notte di Yi-Ti, Re Merling , la Luna Pallida La fanciulla, lo Sconosciuto della Fede dei Sette e la Signora Piangente di Lys.

    Oltre questa zona il tempio scende in profondità seguendo i tunnel e i passaggi segreti scavanti nella roccia della collina su cui sorge. Le celle dei sacerdoti e degli accoliti si trovano al primo livello sotto il piano principale, mentre nel secondo si trovano le celle per la servitù e le cripte.

    Al terzo livello c’è un santuario accessibile solo ai sacerdoti, protetto da una pesante porta di ferro che conduce ai gradini che scendono sotto il canale. Lì ha sede la gilda di assassini degli uomini senza volti, ed il santuario ospita difatti un’inquietante collezione di volti posti in apposite nicchie nelle pareti. Vi è perfino una parte che scende ancora più in basso tramite un passaggio murato ricoperto di ossa e affiancato da colonne di teschi, ma in pochi potrebbero dire dove conduce.

    Servitori

    Nella Casa del Bianco e del Nero è possibile trovare dei servitori che si occupano di tenere pulito il tempio e di altri compiti minori. Costoro sono uomini e donne libere che hanno scelto di servire presso il tempio: indossano una tunica di lana non tinta, calzoni larghi, piccoli indumenti di lino e pantofole di stoffa. È loro compito anche assicurarsi che chi ha bevuto l’acqua della fonte sia morto e portarne il cadavere nelle cripte.

    Novizi

    Servitori che, dopo un primo periodo di servizio, scelgono di intraprendere la via del Dio dai Mille Volti. Indossano una veste bianca e nera con una sottotunica nera e servono gli accoliti e i sacerdoti, apprendendo via via i dettami del culto.

    Accolti

    Considerati veri e propri membri del culto, gli accolti indossano vesti larghe senza cappuccio, nere sul lato sinistro e bianche su quello destro. Tra i loro compiti c’è quello di spogliare e lavare con cura i cadaveri portati nelle cripte. Gli accoliti ciechi sono comuni nella Casa del Bianco e del Nero.

    Sacerdoti

    I membri di più alto rango del culto sono i sacerdoti, indossano grandi vesti con cappuccio, nere sul lato destro e bianche su quello sinistro. Sono gli unici ad avere l’accesso al santuario inferiore

    Uomini Senza Volto

    Gli Uomini Senza Volto sono un gruppo d'élite di assassini, i quali sono tutti sacerdoti all'interno della Casa del Bianco e del Nero, addestrati per svolgere anche gli omicidi più complessi.

    Pratiche e leggi



    Assassini

    I servi del Dio dai Mille Volti ritengono che i contratti d’assassinio siano un vero e proprio sacramento del loro dio, e difatti sono tanto un culto quanto una gilda di assassini. Il prezzo per i loro servigi è caro, e aumenta tanto più è pericoloso il bersaglio: c’è chi dice che per uccidere un nobile venga chiesto un compenso superiore a quanto costerebbe ingaggiare un grande esercito di mercenari. Esiste anche un altro modo per pagare il prezzo di un omicidio, ma ben pochi sono disposti a pagarlo.
    I contratti vengono sempre discussi dai sacerdoti e assegnati a seguito di dibattiti anche molto accesi: un assassino accetta un incarico solo se non ha familiarità con il bersaglio.
    Per quanto non sia noto all’esterno della Casa del Bianco e del Nero, tutti i membri del culto ad eccezione dei servi sono assassini, non solo gli uomini senza volto. Per diventare accolito, un novizio deve compiere il suo primo omicidio agli ordini del Dio dai Mille Volti, mentre gli accoliti vengono formati dai sacerdoti per diventare assassini veri e propri e possono quindi compiere diversi tipi di omicidi, seppur semplici rispetto a quelli dei sacerdoti.
    Gli uomini senza volto sono invece sacerdoti d'élite del tempio, assassini formidabili capaci perfino di utilizzare la magia per mutare aspetto, dettaglio noto esclusivamente ai sacerdoti.

    “Nessuno”

    Parte della loro formazione ricevuta al tempio a partire dal noviziato prevede l'abbandono della propria vera identità in modo nichilistico, pensando a sé stessi come "nessuno". Questa formazione mira a far sì che i membri della Casa del Bianco e del Nero perdano ogni legame emotivo e sociale legato alla propria identità, divenendo solo strumenti del Dio dai Mille Volti. Questo ha anche un’utilità pratica in quanto una volta accoliti viene anche insegnato a costruirsi nuove identità abbracciandole pienamente, cosa impossibile per una persona che possiede un’identità definita. Queste false identità risultano perfette per compiere omicidi amalgamandosi a persone di ogni provenienza ed estrazione sociale.

    I novizi devono riuscire ad abbandonare il proprio “io” per vedersi assegnare il primo omicidio necessario a divenire accolti. Chi non riesce ad abbandonare la propria identità non potrà mai progredire tra le fila della Casa del Bianco e del Nero.

    Dono della morte e cura dei cadaveri

    Coloro che si recano nella Casa del Bianco e del Nero in cerca della morte possono semplicemente bere dalla fonte avvelenata e sdraiarsi sui “divani sognanti” (nome con cui vengono chiamati i letti di pietra affiancati dalle candele che inducono i ricordi), oppure possono prima accendere candele al proprio dio e parlare con un sacerdote che darà loro conforto o, se necessario, li aiuterà dolcemente a bere. Queste persone donano tutti gli oggetti che hanno con sé al tempio, tanto che alcuni giungono nella Casa con indosso monete o piccoli oggetti preziosi come ringraziamento per il dono del Dio dai Mille Volti.
    I morti nella sala del tempio vengono trasportati alle cripte dai servi, lì, gli accoliti li spogliano con cura per poi lavarli, in modo che i sacerdoti possano portarli nel santuario segreto, ove i volti di queste persone possono essere presi con un apposito rituale.

    Monete di Ferro

    I braavosiani hanno da sempre un curioso legame con la Casa del Bianco e del Nero; molti rispettano i seguaci del Dio dai Mille Volti, altri invece li temono. Sia come sia, fin dai tempi in cui la città era giovane i suoi cittadini erano ben disposti ad accordare alcuni favori a questi sacerdoti e assassini, i quali, per ottenerli, hanno sviluppato un modo piuttosto semplice. Quando un membro del culto o qualcuno con il suo benestare ha necessità di un qualche tipo di aiuto, può donare a un cittadino di Braavos una speciale moneta di ferro e recitare la frase “Valar Morghulis”: se il cittadino è disposto ad aiutare la persona che gli ha dato la moneta risponderà “Valar Dohaeris”. Non è possibile chiedere più di un favore con una singola moneta, inoltre, i cittadini in possesso di queste monete possono riscattarle alla Banca di Ferro per somme considerevoli.

    Abbandono del Culto

    Solo i servi possono scegliere di abbandonare il culto, in quanto non entrano in contatto con alcun segreto della Casa del Bianco e del Nero.
    Novizi, accoliti e sacerdoti possono scegliere di bere dalla fonte del tempio se desiderano abbandonare la vita al servizio del Dio dai Mille Volti; chiunque abbandoni il culto in vita diverrà un bersaglio primario per gli uomini senza volto.

    Celebrazioni e Riti sacri



    La fede del Dio dai Mille Volti non prevede grandi riti, celebrazioni, matrimoni o funerali.

    Ogni mattina all'alba, uno dei sacerdoti guida in preghiera gli accoliti e i novizi, mentre si inginocchiano attorno alla vasca nera. C'è un'altra preghiera la sera. A parte questo, non ci sono servizi formali, né canti o inni al dio.

    Storia



    Nessuno esterno all’ordine conosce la storia dei seguaci del Dio dai Mille Volti, tuttavia una volta novizi è possibile conoscerne alcuni dettagli.
    I sacerdoti narrano che il culto ebbe origine nelle miniere vulcaniche di Valyria, prima della fondazione di Braavos e del Disastro, là dove gli schiavi vivevano in condizioni disperate. Il primo uomo senza volto un giorno ascoltò le preghiere degli schiavi ai loro vari dei e arrivò alla conclusione che tutti pregavano lo stesso dio che però aveva molteplici nomi, il Dio dai mille volti, e capì di essere lo strumento di quel dio. Ciò lo portò ad elargire "il primo dono" allo schiavo più disperato, concedendogli la salvezza dalle sofferenze del mondo. Più tardi, il primo uomo senza volto scoprì un altro schiavo che pregava con fervore per la morte del suo padrone. Scelse di assecondare quella preghiera, ma in cambio lo schiavo avrebbe dovuto unirsi a lui e votare la propria esistenza al Dio dai mille volti.

    Talvolta, qualche novizio chiede scioccamente chi fosse il primo uomo senza volta della storia, al che, i sacerdoti rispondono sempre la stessa cosa: “nessuno”.

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:14
     
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    Madre Rhoyne



    “Madre, nel tuo abbraccio ci abbandoniamo”



    Madre Rhoyne è la dea suprema del pantheon rhoynar: chiamata anche semplicemente Madre, costei detiene il potere sulle acque della Rhoyne ed è guida e madre tanto degli dèi minori rhoynar quanto di ciò che resta del suo popolo, ormai sparso e disunito. Gli orfani del sangue verde e i pochi rhoynar rimasti ancora narrano le sue storie, ancora le rivolgono preghiere, e lei versa per loro lacrime dormendo sul letto del fiume, nell’attesa che tutti i suoi figli tornino da lei.

    Culto



    Antica e fortemente legata alla natura, la fede dalla Madre Rhoyne era una religione prospera, con un pantheon formato da moltissime divinità che incarnavano i poteri naturali, una ritualità codificata e grandi feste ed eventi sacri in cui i rhoynar si riunivano per celebrare collettivamente. Dopo la sconfitta del popolo dei fiumi per mano dei Signori dei Draghi, della gloriosa tradizione del culto resta ben poco, così come poche sono le divinità di cui si ha memoria. Gli orfani del sangue verde e i rhoynar ancora in vita rivolgono preghiere alla Madre e ai suoi due litigiosi figli, il Re Granchio e l’enorme tartaruga divina nota come Vecchio del Fiume; molti pregano anche il valoroso spirito di Garin il Grande, che secondo i savi sarebbe disceso nel letto della Rhoyne per dimorare assieme ai grandi campione senza nome del passato.
    Questa fede non prevede strutture in cui venerare la dea, né idoli o immagini sacre: la Madre Rhoyne può essere pregata solo sulla riva dei fiumi, coi piedi nudi immersi nell’acqua.
    Nessuno amministra il culto da dopo la caduta delle grandi città-stato, tuttavia vi suono uomini e donne che scelgono di intraprendere un cammino sacro, portando sulle spalle il compito di tramandare i riti e le storie della Madre Rhoyne affinché i suoi figli non dimentichino mai da dove provengono. Costoro sono semplicemente chiamati “savi”, indossano vesti verde acqua e collane realizzate con conchiglie di fiume; è a loro che si rivolgono i fedeli per ottenere la benedizione della madre e rammentare i tempi che furono.

    Pratiche e leggi



    I savi predicano l’equità dei sessi, difatti sostengono la pari primogenitura, secondo cui anche le donne possano ereditare com’era usanza negli antichi tempi. Savi e fedeli della Madre Rhoyne sono inoltre tolleranti verso l’omosessualità, al contrario di molte altre religioni.
    I fedeli della Madre amano e rispettano la natura, spesso vivendo a diretto contatto con essa e in prossimità dei fiumi. Fieri delle loro tradizioni raramente si assimilano alle altre culture, preferendo una vita isolata in piccole comunità di puro sangue rhoynar e diffidando degli estranei. Un fedele è considerato davvero parte della comunità solo quando è capace di parlare la lingua rhoynar, tramandata in segreto dai savi solo a chi possiede il sangue di figli della Madre Rhoyne.

    Per via del crudele fato del popolo rhoynar, i fedeli della Madre Rhoyne spesso disprezzano coloro che portano i segni del sangue valyriano e ritengono che i draghi siano esseri demoniaci nati per portare il mondo alla rovina.

    Il morbo grigio è visto dai fedeli come una maledizione invocata da Garin il Grande per punire i valyriani, ma il cui terribile potere si è ormai riversato nel mondo a causa dell’inconsolabile tristezza della Madre Rhoyne, costretta ad attendere che tutti i suoi figli tornino da lei per dare nuovamente vita al regno rhoynar, recuperando così tutto ciò che andò perduto per colpa di Valyria.

    I fedeli della Madre credono che sopraggiunta morte le anime dei meritevoli raggiungano il letto della Rhoyne, mente gli indegni una volta defunti conosceranno solo l’oblio, un’eternità dove vagheranno come spiriti per il mondo nella speranza di poter tornare alla Rhoyne senza mai riuscirci.

    Luoghi sacri



    Il fiume Rhoyne è il luogo più sacro di tutti, nonché il fiume in cui risposa Madre Rhoyne. I fedeli sono fortemente legati a questo lungo corso d’acqua e coloro che possono vivono sulle sue sponde com’era ai tempi delle città-stato.

    Riti matrimoniali



    L’antico rito matrimoniale rhoynar è andato perduto moltissimi anni a dietro, quello praticato oggi dai savi non è che una parte delle antiche usanze.

    Gli sposi, qualunque sia il loro sesso, devono indossare solamente una lunga veste verde e immergersi a turno nelle acque di un fiume aiutati dai genitori o da testimoni scelti. Il savio celebrante dirà dunque la formula “Madre, nel tuo abbraccio ci abbandoniamo: ti imploriamo di lavare via il sudiciume dai nostri corpi, l’impurità dalle nostre anime e il peccato dalla nostra mente” fatto questo gli posi potranno riemergere.

    Una volta puri si dirigeranno in prossimità della riva inginocchiandosi nell’acqua. Il savio celebrante dirà “Invochiamo la benedizione della Madre per questa unione: possano queste due anime essere legate assieme e navigare il fiume della vita come una sola.”

    Gli sposi dovranno rispondere a turno al savio dicendo “Invoco la benedizione della Madre per la nostra unione: il mio amore è sincero, la mia fede pura come l’acqua della Rhoyne, e con questo giuramento in eterno dono il mio cuore.”

    Terminato di pronunciare il voto, gli sposi potranno baciarsi e il savio porrà fine alla cerimonia facendoli alzare e accompagnandoli fuori dall’acqua.

    La simbologia dell’entrare e l’uscire dall’acqua è fondamentale, in quanto rappresenta due anime divise che entrano nel fiume da sole, per poi uscirne legata dal loro amore e dalla benevolenza della Madre.

    Riti funebri



    Il rito funebre rhoynar è molto spartano: le famiglie e gli amici portano il corpo del defunto in riva al fiume, dove un savio celebrante libererà il corpo di tutte le vesti e, col fango del fiume, traccerà una linea verticale sulla fronte del defunto.

    La formula funebre da recitare una volta marchiato il corpo è “Madre, nel tuo abbraccio lasciamo l’anima di *nome del defunto*, che in vita è stato tuo devoto/tua dovota. Possa il tuo amore guidare la sua anima nel letto della Rhoyne, ove dimorano gli spiriti dei nostri antenati.”

    Il cadavere verrà dunque adagiato su una zattera che, prima di essere lasciata andare lungo il fiume, verrà incendiata.

    Storia



    Antico quanto il decaduto impero di Ghis, il popolo rhoynar ha sempre venerato la Madre Rhoyne ed eretto le proprie città-stato sulle sue sponde le cui acque nutrivano i rhoynar fin dall'alba dei giorni. Nei tempi che furono il pantheon rhoynar vantava un gran numero di divinità, figli e figlie della Madre, e ciascuna incarnava un aspetto della natura.

    Durante la Lunga Notte si narra che la Rhoyne ghiacciò sino alla confluenza con il Selhoru. Secondo la leggenda, la Lunga Notte finì quando un eroe convinse il Re Granchio e il Vecchio del Fiume a mettere da parte i litigi e ad unirsi per cantare una canzone segreta che riportò indietro il giorno.

    Dopo secoli innumerevoli di prosperità il popolo rhoynar conobbe un destino crudele ad opera della Libera Fortezza, i cui Signori dei Draghi, dopo molte guerre, decisero di marciare in forze sui regni rhoynar e arderli fino a cancellarne ogni traccia. A nulla servì la possente magia dell’acqua che la Madre aveva concesso ai suoi devoti e la cui conoscenza è ormai perduta, i draghi devastarono le città stato cancellandole, massacrando ogni rhoynar sulla loro strada e al fine presero l’ultimo principe, Garin il Grande, e lo costrinsero ad osservare mentre la sua città veniva distrutta. Come ultimo gesto, consapevole che ormai era giunta la fine del dominio rhoynar, Garin invocò l’ira della Madre e scatenò una terribile maledizione. Le acque della Rhoyne si animarono e inghiottirono i saccheggiatori valyriani, mentre una nebbia purulenta invase l’aria spargendo su chiunque il morbo grigio, che da quel momento è rimasto come una delle piaghe più temute del mondo.

    Ad oggi sono in pochi a venerare la Madre, e lei piange nel letto della Rhoyne, desiderosa di veder tornare a sé i propri figli, tanto quelli sparsi ad Essos quanto gli orfani del sangue verde di Westeros. Secondo i savi, verrà il giorno in cui il dominio rhoynar sorgerà nuovamente dalle rovine della antiche città stato, ed allora la Madre cesserà di piangere donando ai suoi devoti il potere sulle acque, riportando alla gloria il suo fedele popolo

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    Edited by BlackCleric - 8/1/2024, 14:14
     
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    Chiesa della Saggezza Stellare



    “Nella sua corte segreta, l’Imperatore del Diaspro Sanguigno aspetta sognando”



    Considerato uno dei culti più sinistri del mondo, la Chiesa della Saggezza Stellare è in realtà un mistero per molti. I suoi adepti venerano la “Saggezza Stellare”, un principio la cui natura è segreta e rivelata per intero solo ai membri del culto. I sapienti sanno che con molta probabilità la prima guida della chiesa fu il nefasto Imperatore del Diaspro Sanguigno, il quale durante il suo regno del terrore impose a Yi-Ti la venerazione di una pietra nera caduta dal cielo. Si dice che i fedeli della Chiesa siano stregoni che compiono riti indicibili, tutto pur di raggiungere la Saggezza Stellare.

    Culto



    Il mistero permea questo culto dalle origini macabre: secondo le leggende fu l’Imperatore del Diaspro Sanguigno a dargli vita durante la Lunga Notte. Ad oggi il culto raduna fedeli nelle maggiori città portuali del mondo, ove i suoi sacerdoti comprano vecchie torri o alte strutture rendendole sede del culto. I devoti non sono mai in gran numero, anche se va detto che non è facile capire chi venera la Saggezza Stellare giacché molti fedeli lo tengono segreto.
    Il culto afferma di ricercare la Saggezza Stellare, ovvero la conoscenza al di là del mondo, quella la cui natura potrà svelare i segreti della vita e della morte donando la vera onniscienza, seppur a un prezzo che pochi sono disposti a pagare. I suoi membri sono noti per praticare gli alti misteri e, anche se non ci sono prove al riguardo, si dice che spesso si spingano ben oltre i limiti della legge per portare avanti le loro pratiche. Perfino la truce necromanzia sarebbe praticata da questi cultisti, esattamente come faceva colui che diede origine alla chiesa e che è tutt’ora venerato dai suoi adepti.
    Sebbene sia noto che gli insegnamenti della Chiesa sono portati avanti da alcuni sacerdoti, i quali si vestono con gradi tuniche nere puntellate di bianco rappresentanti il cielo notturno, nessuno conosce colui che viene semplicemente chiamato “Sommo Sacerdote della Chiesa”, la guida dell’intero culto nonché erede mortale dell’Imperatore del Diaspro Sanguigno.

    Pratiche e leggi



    Gli adepti della Chiesa della Saggezza Stellare rivolgono le proprie preghiere alle stelle, pregando dalle torri e alte strutture possedute dal culto. Intonano canti al cielo notturno di vario tipo, suppliche, enunciano voti, e spesso pronunciano strane fasi il cui significato è noto solo ai membri del culto. La più utilizzata, tristemente nota a coloro che passano sotto le torri nei momenti di preghiera è “Ya, Ya, c’thu fhtagn”. Vi sono inoltre anche altri luoghi in cui questa fede viene professata, luoghi segreti, lontani da occhi indiscreti.
    I membri della chiesa sono praticanti degli alti misteri, talvolta perfino facenti parte di culti diversi, poiché la Chiesa non nega l’esistenza delle varie divinità, bensì le considera creature la cui natura è superiore all’uomo ma inferiore alla Saggezza Stellare. Non è difatti raro che gli adepti cerchino nuovi membri avvicinando coloro che fanno parte di altri culti.
    Entrare nella Chiesa non è possibile a meno che non si venga scelti dal culto: coloro che si offrono vengono severamente valutati e, se ritenuti indegni, scacciati e mai più accolti. Una volta che si entra a far parte della Chiesa non la si può più abbandonare, né si possono rivelare i suoi segreti: chiunque lo faccia sparisce o viene trovato morto. Questo vale tanto per i sacerdoti quanto per i devoti.

    Circolano inoltre storie strane su questo culto: sacrifici umani, cannibalismo, rituali dalla natura corrotta e malata… ma nessuno ad oggi è mai riuscito a provare che ciò accada veramente.

    Oltra alla Saggezza Stellare, la chiesa venera il suo primo Sommo Sacerdote, ovvero l’Imperatore del Diaspro Sanguigno. Secondo i dettami del culto, egli non è mai morto: attende con la sua corte in un luogo segreto, lontano dal mondo, addormentato in un sonno dal quale un giorno si risveglierà per tornare ed elevare i suoi discepoli. Si narra che i sacerdoti più devoti siano benedetti con sogni dell’Imperatore, nel quale egli comunica loro il suo volere.

    Storia



    In un tempo remoto, Yi-Ti venne sottomessa dall’Imperatore del Diaspro Sanguigno, un discendente degli Dei di Yi-Ti che assassinò sua sorella e instaurò un regno di puro terrore. La sua usurpazione divenne nota come il Tradimento di Sangue negli annali dell'Estremo Oriente, i quali affermano che l'atto di usurpare il trono, originariamente destinato alla sorella, portò nel mondo la Lunga Notte. L’imperatore praticava abilmente la tortura e le arti oscure, in particolare la negromanzia. Ridusse in schiavitù il suo stesso popolo, prese in moglie una donna-tigre, banchettò con carne umana e abbatté i veri dei di Yi Ti per adorare una pietra nera caduta dal cielo. Fu allora che ebbe inizio la Chiesa della Saggezza Stellare, di cui l’imperatore divenne il primo Sommo Sacerdote rinnegando gli dèi da cui discendeva. Egli radunando a sé fedeli che ambivano ad ottenere la conoscenza delle stelle e della loro emissaria, la pietra nera.
    Nessuno sa come, ma il regno dell’imperatore terminò quando la Lunga Notte abbandonò il mondo.
    Tuttavia la Chiesa della Saggezza Stellare sopravvisse, e dall’oriente si sposto verso l’occidente, arrivando sulle coste di Essos dove tutt’ora persiste, spesso in segreto.

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    Edited by BlackCleric - 19/1/2024, 10:49
     
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    Viandante incappucciato



    con la tua protezione per le strade del mondo




    il viandante incappucciato è una Deità protettrice dei viaggiatori. Viene invocata da coloro che intraprendono un viaggio lungo o pericoloso, affinché li protegga dalle bestie, dai banditi e dai Dothraki
    è inoltre il protettore dei poveri e dei vagabondi, e di tutti coloro che si trovano a passare la notte all’aperto.

    Viene raffigurato come una figura incappucciata, con un bastone contorto di legno bianco dal quale pende una lanterna, ed è spesso raffigurato con un corvo sulla spalla sinistra.



    Culto


    Si tratta di un culto popolare, diffuso in tutto Essos, dalle origini incerte. Si sa solo che gli altari iniziarono ad affiancare le grandi vie di comunicazione Valyriane prima della caduta dell’impero Roynar e da allora gli attributi del viandante si sono mantenuti inalterati.
    Questialtari sono diventati, dopo la caduta della libera Fortezza di Valyria un importante punto di riferimento lungo le strade cadute in disuso, diventando dei luoghi di sosta per i viaggiatori.

    Nell’ultimo secolo si vocifera di viaggiatori svegliati nel pieno della notte da un ragazzo pallido con degli speroni ai piedi, per avvisarli di un un pericolo in arrivo, per poi sparire nuovamente nel buio.



    Pratiche



    I seguaci del viandante indossano dei pendenti in ferro battuto, raffigurante la lanterna della Divinità.
    Molti seguaci considerano di buon auspicio le piume di corvo e i gli idoli incisi in legni bianchi specialmente di albero diga anche se, vista la rarità ed il costo del materiale sono più gli oggetti falsificati che quelli autentici.

    I seguaci si aiutano tra di loro durante i viaggi, condividendo cibo e fuoco ed indicazioni con gli altri membri del culto, in modo da porte giungere sani e salvi presso la propria destinazione.


    Leggi



    Le uniche consuetudini che sono diffuse sono quelle della non belligeranza presso gli altari e il mutuo soccorso agli altri fedeli in caso di bisogno.

    Usanze matrimoniali



    trattandosi di una divinità minore invocata da coloro che si mettono in viaggio non esistono pratiche matrimoniali consolidate


    Usanze funebri



    non vi sono usanze funebri particolari, ma i seguaci hanno il dovere morale di dare degna sepoltura ai cadaveri dei viaggiatori in cui si imbattono lungo la strada.


    Storia



    L'origine del culto è sconosciuta. le fonti storiche riportano l'esistenza di altari dedicati al viandante ben prima della caduta dell'impero Roynar ad opera dei Valyriani. sebbene per millenni si sia trattato solo di una divinità protettrice mantenuta viva dalla tradizione orale si è mantenuta fino al disastro di Valyria.
    con l'aumento di pericolosità dei viaggi tra le figlie di Valyria il culto è tornato in auge, con le offerte presso gli altari aumentate nell'ultimo secolo.

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    Edited by BlackCleric - 19/1/2024, 10:49
     
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    Boash


    “Dinnanzi a te noi non siamo che cenere”



    Boash, noto anche come il Dio Cieco o successivamente come Signore del labirinto è una divinità Valyriana, i cui fedeli lasciarono la libera fortezza poco più di 1.000 anni prima del Disastro, per stabilirsi a Lorath
    Si tratta di una divinità invisibile e inconoscibile, senza forma né genere, incomprensibile per i mortali, diversa da tutto ma simile ad ogni cosa.
    Nei templi in rovina che si trovano ancora attorno ai grandi labirinti di Lorath è raffigurata con uno specchio di pietra, il cui riflesso appare invisibile all’osservatore.

    Culto


    Il Culto di Boash e la vita dei credenti dopo il loro trasferimento a Lorath si legò a doppio filo a quello della struttura dei grandi labirinti dell’isola: mentre nelle sue propaggini esterne si svilupparono tempi per i fedeli ed una città per accoglierli i sacerdoti seppellivano i morti ed officiavano i propri riti nelle propaggini interne del labirinto, dove nessuno a parte loro osava avventurarsi. La loro cecità autoimposta e secondo loro le indicazioni del Dio gli aiutava ad orientarsi negli abissi senza senso del labirinto, raggiungendo e ritrovandosi i luoghi che ancora oggi restano nascosti e dimenticati.


    Pratiche e leggi



    I seguaci del Dio Cieco si astenevano dal consumare carne animale e Vino, nutrendosi solo di dei frutti della terra. Andavano in giro scalzi e vestivano inoltre solo pelli di animale e vestiti di pelli grezze non conciate, pensate per irritare la pelle come forma di pentimento e mortificazione personale.
    I sacerdoti del Culto erano tutti Eunuchi ed indossavano cappucci che coprivano completamente gli occhi, rendendoli di fatto ciechi.
    Per il culto di Boash tutta la vita è sacra ed eterna. Tutte le creature sono intatti uguali al Dio, così come non c’è alcuna distinzione, tra uomini e donne o tra animali e umani
    Dottrina principale del culto era l’estrema Abnegazione dell’Io, in quanto solo dopo essersi liberati dalla propria vanità e personalità gli uomini poteva sperare di diventare un tutt’uno con il divino. Gli adoratori del culto rinunciavano ai propri nomi, riferendosi a sé stessi come “un uomo” e “una donna” invece che “io” o “me”
    I templi del culto erano scavati nella nuda roccia, abbozzata e non rifinata, priva di qualsivoglia decorazione a parte il grosso specchio di pietra centrale, in quanto le distrazioni materiali allontanavano dalla divinità, piuttosto che avvicinarla.
    I sacerdoti erano tutti uomini castrati, i quali si coprivano costantemente gli occhi in quanto credevano che solo nell’oscurità sarebbero riusciti ad aprire il loro terzo occhio, consentendoli di vedere le verità superiori nascoste dietro alle illusioni del mondo materiale.

    Usanze matrimoniali


    Essendo i seguaci spinti a rinunciare al proprio io i matrimoni sono cerimonie brevi e semplici, durante le quali la comunità viene informata del legame che due individui hanno deciso di stringere.
    essendo la vita sacra a Boash i festeggiamenti veri e propri avvengono solo alla nascita di eventuale prole.

    Usanze funebri


    Alla loro morte gli adoratori di Boash venivano avvolti in stretti sudari e portati dai sacerdoti all’interno dei labirinti, dove si dice si trovino le loro catacombe.


    Storia


    Il culto di Boash apparteneva in origine all’enorme ed eterogeneo Pantheon Valyriano, dal quale una setta di dissidenti, i Boash’i, si allontanò per fondare un tempio ed usa società che adorasse l’unico Dio che fosse degno di adorazione, ovvero Boash. Il loro peregrinare li portò fino alla costa nord di Essos, dove trovarono i resti degli antichi labirinti di Lorassyon, l’isola principale dell’arcipelago Lorathi, rimaste disabitate dopo la distruzione di una colonia andala da parte dei signori dei draghi diversi secoli addietro.
    Essi videro nei labirinti un tentativo di avvicinarsi alle complessità del loro Dio da parte di chi non lo conosceva e vi si insediarono, abitando i labirinti e costruendoci all’interno cripte e templi, irraggiungibili da coloro che non erano iniziati del culto.
    Le isole rimasero dominio esclusivo del culto per quasi un secolo, ma in seguito altre persone iniziarono ad arrivare sulle isole, provenienti da altre colonie e dalla stessa Valyria. Col passare del tempo questi nuovi coloni superarono in numero i fedeli di boash, soppiantandoli nella guida della città e portando alla corruzione del Clero Boash’i, fino a quando in una rivolta popolare gli accoliti del Dio Cieco vennero massacrati e i pochi sopravvissuti scapparono nelle profondità dei labirinti per mai più riemergervi.

    Oggigiorno a Lorath, così come nel resto del continente il Culto di Boash viene considerato estinto, anche se nessuno ha mai avuto il coraggio di controllare i meandri del labirinto, per il pericolo e la paura fondati di non riuscire più a riemergervi.
    Nonostante il richiamo dei possibili tesori e segreti che sembrerebbero trovarsi nel centro del labirinto le storie di strane creature ed il fatto che nessun cacciatore di tesori vi ha mai fatto ritorno ha nel tempo fatto desistere chiunque dall’avventurarcisi.

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    Grande stallone


    “cavalcheremo in eterno al tuo fianco”


    il grande Stallone è la divinità maggiore del Pantheon Dothraki ed è venerato in tutto il mare d’erba, dalle città libere alle montagne d’ossa.
    Il Grande stallone ha sembianze equine e cavalca nel cielo assieme a migliaia di cavalli di fuoco, che dalla grande pianura appaiono agli uomini come le stelle del firmamento. I Dothraki credono inoltre che la luna ed il sole siano due divinità sposate tra di loro, anche se inferiori al Grande Stallone.

    Culto


    Sebbene i Dothraki discendano dalle popolazioni nomadi a est delle montagne d’ossa il loro culto ha avuto origine e si è sviluppato nelle grande pianura, dove si trovano i loro luoghi sacri.
    Il popolo dei cavalli non ha nè libri sacri nè delle figure sacerdotali: solo le Dosh Khaleen, ovvero Khaleesi vedove sembrano avere un’autorità religiosa, in quanto attraverso particolari riti possono predire il futuro e interpretare i presagi, a cui i Khal si attengono scrupolosamente
    I cavalli, simbolo terreno della divinità sono considerati animali sacri e fonte di ogni cosa necessaria alla vita dei Dothraki, dal cibo ai vestiti, diventando, in caso di razze pregiate, il simbolo dei guerrieri più forti.

    Pratiche e leggi


    I Dothraki sono un popolo molto superstizioso e per questo motivo ogni evento, naturale o meno, fuori dall’ordinario viene tenuto in grande considerazione e con risvolti particolarmente funesti. I segni più strani o degni di nota vengono riportati il prima possibile alle Dosh Khaleen, il modo che possano consigliare i Khan su come agire.
    I Dothraki odiano il mare e tutto ciò che ci naviga sopra, in quanto credono che tutto ciò che i loro cavalli non possano bere sia da diffidare ed evitare, inoltre secondo le loro leggende il primo uomo uscì in sella al primo cavallo dalle acque dolci di un lago, opposte a quelle salate del mare.
    Considerano profondamente sbagliato il numero tredici e tutto ciò che lo possa ricordare, inoltre proibiscono la magia del sangue, considerando le maegi come donne che giacciono con i demoni, malvagie, vili e senza un’anima.
    I Dothraki ritengono che porti sfortuna toccare il corpo di un uomo morto che non hanno ucciso personalmente.
    Dato che il Grande stallone cavalca nel cielo per il popolo dei cavalli ogni evento importante nella loro vita deve svolgersi sotto il cielo, senza nessuna struttura sopra i loro capi. I Dothraki considerano la terra delle grandi pianure come loro madre e reputano peccaminoso tagliarle la carne con aratri, vanghe e asce
    Questa credenza li porta a distruggere ed incendiare le fattorie, campi e città che trovano sul loro cammino, in modo tale che la terra possa tornare al suo stato selvaggio ed incontaminato.

    Luoghi sacri



    La Madre delle Montagne è una montagna che si trova in vista di Vaes Dothrak nel mare Dothraki. È un luogo sacro per il popolo Dothraki e solo gli uomini possono metterci piede.
    Il Grembo del Mondo è un grande lago che si trova appena a ovest di Vaes Dothrak e della Madre delle Montagne. È un luogo sacro per il popolo Dothraki ed ha acque fresche e pulite. Il lago è circondato da canneti e si dice che non abbia fondo. Secondo le leggende Dothraki, il primo uomo emerse dalle profondità del Grembo del Mondo, cavalcando il dorso del primo cavallo millemila anni fa.

    Matrimonio


    Tra i Dothraki, i matrimoni avvengono a cielo aperto. La cerimonia può durare tutto il giorno, durante il quale gli invitati banchettano, bevono, ballano e combattono e durante questi eventi gli invitati vengono presi della passione accoppiandosi come gli animali in calore, Non essendoci privacy nel khalasar. Durante il banchetto nuziale, le donne ballano al ritmo dei tamburi, mentre i guerrieri possono prenderle liberamente davanti al khalasar che le osserva. Se due uomini prendono la stessa donna, possono lottare fino alla morte per contendersela. Durante il banchetto, ogni piatto viene offerto per primo alla coppia di sposi; tutto il cibo che rifiutano viene offerto al resto dei partecipanti al banchetto nuziale. Verso la fine della cerimonia, la sposa viene presentata con i suoi doni nuziali. Come da tradizione, la khaleesi riceve un arakh, un arco e una frusta dai cavalieri del marito, anche se deve rifiutare i doni e darli al novello sposo. Dopo aver ricevuto i doni, il khal e la khaleesi consumano il loro matrimonio. Dopo il matrimonio, il khal deve presentare la sua nuova sposa al Dosh khaleen a Vaes Dothrak.

    La poligamia è praticata tra i Dothraki; alcuni khal potrebbero decidere di condividere la propria moglie o le proprie mogli con i loro cavalieri del sangue.

    Morte


    I Dothraki credono che le stelle del cielo siano cavalli di fuoco e che il cielo stellato sia una grande mandria di cavalli infuocati cavalcati dai Dothraki deceduti- quanto più ferocemente una persona ha bruciato in vita, tanto più luminosa sarà la sua stella in morte e che quindi le stelle più luminose siano gli spiriti dei valorosi. Quando un signore dei cavalli muore, viene ucciso un cavallo in modo che possa montarlo da morto.
    I corpi dei Dothraki deceduti vengono bruciati sotto il cielo aperto.
    Un khal viene posto su di una pira funeraria dopo la sua morte: Viene costruito un grande quadrato di legno, al centro del quale viene posizionato il cavallo ucciso del khal. Sopra il cavallo si costruisce la piattaforma su cui verrà deposto il khal. Il legno della piattaforma è disposto da est a ovest, dall'alba al tramonto. La piattaforma è composta da tre livelli. Il legno del terzo di questi livelli è posizionato da nord a sud. Su questo livello viene collocato il corpo che viene posto sulla pira con la testa in direzione della Madre delle Montagne e con i suoi tesori posizionati intorno a lui. La pira viene accesa solo dopo che la prima stella è stata vista nel cielo
    Quando un bambino muore in un'età in cui è troppo giovane per cavalcare, il bambino non cavalcherà nelle terre notturne, ma rinascerà per ricominciare la vita.

    Indice

     
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