Il prezzo di una Vita

Quest Astrid

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  1. Erica30
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    Astrid avrebbe tanto desiderato ribattere nella maniera acida e tagliente con cui aveva rispedito al mittente insulti neppure tanto velati, ma in uno sprazzo di lucidità apparente, si rese conto che la scelta migliore fosse quella di mordersi la lingua ed evitare ulteriori provocazioni, non tanto per la propria incolumità quanto per quella di Kristoff, in quel momento ancora tra le sue braccia e stretto saldamente (ma non con una forza tale da fargli male o causargli alcun tipo di danno) dalla giovane madre coi capelli rossi. Astrid sapeva che movimenti improvvisi o bruschi potevano davvero causargli danni di ogni genere e il proprio obiettivo, ora, era quello di tenerlo al sicuro.

    Fu allora che decise di chiudersi in un silenzio improvviso, come se avesse appena perso l’uso della parola. I suoi sguardi assassini, coi quali contraccambiò le parole della sua rapitrice sconosciuta, a suo avviso erano più che eloquenti ma una cosa era certa, di sicuro non sarebbero bastati ad intimidire né lei né i suoi uomini… ma forse un simile atteggiamento poteva aver pagato, in qualche modo. Per esasperazione, per compassione (Non mostrata) o per qualsiasi altro motivo, Astrid era riuscita a strappare un “qualcosa per tenerli in vita”… parlava di cibo? O qualcosa di più utile per il piccolo Kristoff, rimasto la sola compagnia per la ragazza nell’istante in cui i suoi rapitori, assieme alla donna che sembrava muovere i fili, chiusero la porta alle spalle della Grafton, lasciandola sola in quella stanza.

    Per qualche istante, Astrid rimase paralizzata sul posto, si aspettava di svegliarsi da un momento all’altro nel sottocoperta della nave diretta a Porto Bianco, di scoprire che non fosse stato altro che un bruttissimo incubo, ma l’opprimente umidità, il sapore metallico del sangue condensato sul suo labbro, il peso di Kristoff tra le sue braccia… erano tutti elementi troppo concreti, troppo distinti per poter lasciare più di un paio di secondi di vita a quel dubbio.
    I suoi occhi, dalla finestra che dava sul mare, scrutarono l’orizzonte… sperava d’intravedere una flotta di navi alla cui testa vi era quella di Vicare, dirette verso la spiaggia con la sola intenzione di liberare lei e gli uomini della sua scorta. Il suo atteggiamento aveva probabilmente fatto uccidere Ser Stone e di questo sicuramente se ne sarebbe rimproverata per il resto della sua vita… ma se voleva sopravvivere, sarebbe stato necessario giocarsi meglio le future carte, ammesso che gliene fossero rimaste da giocarsi. Astrid non poté non ripensare alle parole della sua rapitrice: avrebbe chiesto un riscatto? La minaccia di venderla a qualche casa del piacere del Continente Orientale era appunto una vuota minaccia atta a tenerla buona al suo posto oppure era un modo crudele per ripagare l’insolenza della ragazza dalla chioma color fuoco?
    Non passò molto tempo prima che finalmente un rumore di passi differente da quello udito decine di minuti prima infrangesse il silenzio che fino a quel momento era stato riempito soltanto dai sussurri sommessi di Astrid rivolti a Kristoff e dal mare che in lontananza sembrava mormorare minaccioso verso la torre.

    Il motivo di tale differenza venne svelato quando una donna mai vista prima, dall’aria decisamente più anziana e meno loquace, portò quella che aveva tutta l’aria di essere una sorta di brodo atto a nient’altro che dare qualche caloria per mantenere in vita la prigioniera. Ad attirare maggiormente l’attenzione di Astrid però fu la boccetta d’argilla che accompagnava quello che sarebbe stato il pasto della ragazza: non aveva idea di che cosa fosse né di che cosa contenesse, ma con un cenno d’assenso del capo, non si fece pregare e fece passare entrambi gli oggetti dall’altra parte delle sbarre d’acciaio, facendo attenzione sia a non farsi scivolare Kristoff che a non danneggiare la boccetta.

    Il gesto privo di parole dell’anziana era stato infatti sufficientemente chiaro da farle capire chi dovesse consumare cosa e, come una donna in apnea da troppo tempo e bisognosa di prendere una boccata d’aria, Astrid si sistemò sul fondo della stanza, sistemandosi il neonato tra le braccia prima di sfilare il tappo dalla boccetta d’argilla e portarsi l’orlo vicino al naso.
    Non riusciva a distinguere alcun odore famigliare, il dubbio che fosse veleno le attraversò la mente per qualche istante, ma in precedenza la rapitrice aveva dimostrato, seppur in modo velato, un certo grado di “empatia” nei confronti di un bambino che (Questo però soltanto dal punto di vista di Astrid) esattamente come la madre non c’entrava niente in qualsiasi fosse la motivazione dietro a quel rapimento.
    Avvelenarlo sarebbe stato estremamente stupido, da parte della donna che li aveva condotti fino a lì. Che fare, quindi? Il rischio valeva la candela, d’altra parte… non fare nulla sarebbe stata una condanna pressochè certa per il bambino stretto tra le sue braccia, per cui non vi era davvero altra scelta.
    Sistemando la testa del neonato in maniera tale che il liquido della boccetta non gli andasse per traverso, Astrid ebbe grande cura nell’avvicinare il bordo della boccetta alle labbra del bambino, inclinandola di quel tanto che bastava per spillarne alcune gocce tra le labbra del bambino, procedento a poco a poco e prendendosi tutto il tempo necessario per evitare di sprecare anche la più piccola porzione del liquido contenuto al suo interno. Servì una grande pazienza, ma una volta terminata quella delicata operazione, andò a posare un bacio sulla fronte del bambino, quasi come a volerlo rassicurare della sua presenza.
    Aveva forse avvelenato inconsapevolmente suo figlio? Aveva fatto il gioco crudele di quella donna? Oppure l’aveva davvero aiutata? E se così fosse stato… come avrebbe dovuto comportarsi, da quel momento in poi? La fuga non sembrava possibile, subito dopo aver somministrato il contenuto della boccetta a Kristoff, Astrid si guardò attorno e si rese conto che al di fuori della robusta porta che la separava dal resto della torre, non vi erano altre uscite…e di sicuro la finestra non era un’opzione praticabile… non lo sarebbe stata neppure senza un neonato a carico, in una condizione del genere era del tutto infattibile.
     
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