Il prezzo di una Vita

Quest Astrid

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  1. Erica30
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    Furono ore lunghissime, quelle che Astrid fu obbligata a trascorrere in quei nuovi confini a lei completamente ignoti, ma quantomeno la sconosciuta che sembrava essere dietro al rapimento suo e di suo figlio, nonché della sua scorta, sembrava essere stata di parola e non aveva pianificato alcunché di maligno per causare un peggioramento delle condizioni di salute di Kristoff, il cui ciclo di dormiveglia si alternava con l’allattamento ogni poche ore.
    La Grafton dai capelli rossi era per lo meno riuscita a mantenersi in forze e quella zuppa portatale come vitto non era nemmeno male, considerate le condizioni in cui si era suo malgrado ritrovata… o forse era l’aver realizzato di essere digiuna da ore e quindi anche del pane secco sarebbe risultato una pietanza quasi luculliana.

    Le domande non smisero mai, comunque, di tormentarla a più riprese. Il sollievo di vedere il proprio bambino migliorare di ora in ora riaccese in lei quel briciolo di speranza che credeva di aver perso, ma il vederlo riprendere un colorito più o meno sano e di non sentire più la raucedine nel suo respiro andava a scontrarsi con il realizzare quelle che erano le proprie condizioni: si trovava chissà dove, prigioniera, con il cavaliere incaricato di scortarla massacrato di botte e senza neppure sapere se la sua assenza a Città del Gabbiano fosse stata notata.

    L’indomani, la scena sembrò ripetersi e l’anziana era tornata, accompagnata da quella medicina sconosciuta ma efficace e dalla zuppa che Astrid centellinò: era pur sempre una prigioniera e non poteva mai sapere quando sarebbe giunto il successivo pasto. Ben diverso fu invece il suo approccio alla boccetta d’argilla, in tutto e per tutto simile a quella che poche ore prima aveva cominciato a lenire i malesseri di Kristoff.
    Con la medesima pazienza che l’aveva contraddistinta anche durante la prima somministrazione, Astrid s’accertò di non sprecare neppure una goccia di quel medicamento che, per quanto sconosciuto fosse, era altresì in grado di far sentire visibilmente meglio suo figlio.
    A differenziare la sua precedente giornata dal minimo comune denominatore dell’ansia e della paura di ciò che ne sarebbe stato di lei fu il trambusto che all’esterno cominciò a generarsi dapprima in modo lieve, per poi diventare costante, come se una gran viavai di persone avesse cominciato ad avvicendarsi proprio ad alcune decine di metri in linea d’aria da dove la ragazza era rinchiusa.

    Non riusciva a capire bene cosa stesse accadendo, la distanza non le permetteva purtroppo di carpire alcuna delle parole che componevano la discussione tutt’altro che affabile tra uno dei mercenari e quella che riconobbe subito come la donna che l’aveva colpita al volto. A farle piombare il cuore in gola, tuttavia, fu la vista di quelli che Astrid riconobbe come gli uomini incaricati di scortarla a Città del Gabbiano. Inutile dire che la loro destinazione sarebbe stata un’altra, sconosciuta e sperduta chissà dove, forse ad Essos. Incappucciati e in catene in quel modo, probabilmente sarebbero stati venduti a qualche mercante di schiavi, nel migliore dei casi.
    Non vi era alcuna traccia di Ser Stone, nel cuore di Astrid sperava vivamente che fosse ancora vivo, ma dentro di sé era come sapesse che non lo avrebbe mai più rivisto…

    Con Kristoff in braccio, Astrid si sentì improvvisamente perduta: non poteva andare da nessuna parte, non aveva più neppure un aiuto o qualcuno su cui contare, né qualcuno disposto a difenderla: erano soltanto lei e suo figlio, che istintivamente strinse al proprio petto non appena una serie di rumori, provenienti dalle scale che portavano ai piani inferiori, squarciarono il silenzio che altrimenti permeava quegli ambienti: ora che non vi era più nessuno a difenderla, avrebbero cercato di portarle via Kristoff con la forza? Di fronte a quell’eventualità, Astrid avrebbe opposto una resistenza tale da poter essere piegata solo e soltanto uccidendola, ma una flebile speranza sembrò di nuovo alimentarsi dentro di lei: se la sua rapitrice era stata così magnanima dal provvedere alle cure di Kristoff, forse c’era spazio per un minimo di dialogo? Forse con un approccio diverso, le cose sarebbero cambiate e Astrid non se la sentiva di sbarrare tale percorso prima di essersi resa conto della sua eventuale inaccessibilità…
     
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