Il prezzo di una Vita

Quest Astrid

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    Per quanto la riguardava, avrebbe potuto continuare ad utilizzare quella passivo-aggressività più tendente alla seconda che non alla prima per tutto il tempo che lo avrebbe desiderato; per com’era fatta Astrid, non si sarebbe fatta minimamente intimorire dal tono utilizzato da quella sconosciuta, né dai vuoti ed empi giudizi di una donna che almeno all’apparenza non sapeva neppure lontanamente cosa significasse essere madre o fare delle scelte col solo pensiero di mettere al sicuro il proprio figlio o la propria figlia. Il viaggio in mare non era stata certamente una sua idea, ma di questo probabilmente ne avrebbe fatto menzione soltanto in un luogo appropriato.
    Ciò che la preoccupava, oltretutto, non era certo la velata minaccia di morte avanzata ai danni della Grafton dai capelli rossi e ai suoi uomini: se il suo destino fosse stato quello di morire per avere salva la vita di suo figlio, lo avrebbe fatto senza pensarci su due volte… ma ciò che davvero la spaventava era quello di lasciarlo in balia degli eventi, di perfetti sconosciuti che da un lato avrebbero potuto semplicemente fingere di preoccuparsi per Kristoff solo per convincerla a consegnarglielo: l’unica occasione in cui ciò sarebbe avvenuto, lo aveva già deciso pochi istanti prima in una specie di delirante ragionamento in cui la sua immaginazione aveva proiettato diversi esiti di quel rapimento.
    Ciò che però davvero sollevava più di qualche interrogativo in Astrid era l’atteggiamento di quelli che a tutti gli effetti sembravano essere un mucchio di sottoposti alla donna: questo era davvero inspiegabile, per quello che ne sapeva lei, nessuna donna poteva che non fosse una regina o una Lady aveva mai potuto vantare posizioni di prestigio tali, men che meno di poter comandare una guarnigione o qualsiasi cosa fosse quella cosa a cui appartenevano tutti quegli armigeri.

    I suoi pensieri vennero comunque distratti dal pianto di Kristoff, sul quale si spostò immediatamente l’attenzione della giovane madre che lo portava in braccio e che riprese a coccolarlo nel tentativo di far cessare il suo pianto, sebbene nella sua testa riecheggiassero ancora le parole della sconosciuta che poco prima aveva ridotto in fin di vita Ser Stone. Era come se non fosse minimamente infastidita dalla presenza di un neonato ma che, anzi, quest’ultimo fosse l’unico a cui il tono di riprovazione e di accusa rivolto a lei e ai suoi uomini sembrava essere stato risparmiato.
    All’apparenza quella torre non era adibita a luogo in cui vivere, decisamente no: non vi erano né letti né brande né altro… da un lato quindi il timore di essere imprigionata là dentro svanì nel nulla, ma dall’altro… significava forse che il suo destino sarebbe stato un altro?
    Per il momento conveniva comunque dimostrarsi accomodante, nonostante il desiderio di cavar gli occhi fuori dalle orbite di quella sconosciuta era ancora molto vivo in Astrid, che ancora cercava di stringere Kristoff contro il proprio petto.
    Una cosa era certa, comunque: chiunque fosse quell’estranea, di sicuro aveva una solida conoscenza del Continente Occidentale.
    “Sì, esattamente. Sono la figlia di Lord Grafton, non vedo come questo cambi le cose.” Cominciò Astrid in tono asciutto, sforzandosi di non far trapelare la benché minima briciola di paura, per poi rispondere alla domanda circa le azioni dei suoi rapitori.

    “Sono stati loro ad unirsi a noi, non il contrario. Hanno catturato una nave piena di quei fanatici che stanno mettendo sottosopra Approdo del Re, ed è proprio a causa di quei fanatici se io e mio figlio siamo stati costretti ad imbarcarci per andarcene dalla Capitale, visto che non era più un posto sicuro.”
    Prendendo un istante di pausa, gettò un rapido sguardo al neonato stretto tra le sue braccia per poi continuare, facendo subito ben intendere dal tono della voce che nel proprio racconto non vi fosse alcun desiderio di farsi compatire, ma solo di raccontare i fatti per come stavano.

    “E’ nato là poche settimane fa, l’alternativa era quella di esporlo ad un rischio ancor più grande con un viaggio via terra che avrebbe richiesto mesi. Durante il viaggio mio figlio si è ammalato e hanno deciso, col mio consenso, di separarmi dal gruppo e farmi approdare a Città del Gabbiano per far curare mio figlio. A Porto Bianco sarebbe stato più semplice trovare un Gran Maestro, ma ci sarebbe voluto troppo tempo. Tuttavia sulle navi su cui viaggiavamo si sono verificati dei furti di cui tutti sono stati vittime, sia i mercenari che noi. Per quanto ne posso sapere, potrebbero essere stati ‘i vostri esimi colleghi’…”
    La voce di Astrid cambiò per un attimo, accentuando queste ultime quattro parole con aria di disprezzo, quasi sibilando poi il resto del discorso.

    “… per poi avere una scusa per rapirci e… che vogliono fare, venderci? In ogni caso loro sapevano benissimo quale fosse la situazione e quali fossero le condizioni di mio figlio e io gliel’ho anche proposta una soluzione che potesse far contenti tutti: rimanere al largo di Città del Gabbiano, mandare qualcuno dei loro a parlare con mia madre, farsi consegnare l’oro richiesto e liberarci, invece no: visto che vi preoccupate tanto della vita di mio figlio e non capisco nemmeno il perché… bhè posso dirvi questo: io la scelta di fargli affrontare un viaggio in mare non l’ho presa certo a cuor leggero, la scelta era correre quel rischio o correre quello di essere ammazzati dai fanatici nella capitale. I tuoi ‘esimi colleghi’ invece se ne sono fregati altamente di come stesse mio figlio e lo hanno costretto a prolungare inutilmente il viaggio in mare solo per poter guadagnare due Dragoni d’oro in più che potevano tranquillamente ricevere da Città del Gabbiano”

    Il tono di Astrid, per quanto avvelenato e intriso d'odio fosse, era anche venato di una profonda sincerità: non era stata lei a mettere a repentaglio inutilmente la vita di suo figlio: il come aveva agito era imputabile a nulla che non fossero agenti esterni, realtà su cui lei non aveva il controllo ma che doveva comunque affrontare.
     
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    Astrid • 28 gennaio • Sera • Spiaggia Blu - Torre d'osservazione


    venne condotta al piano successivo della piccola torre, in una stanza circolare uguale alla precedente ma divisa a metà da una muratura che sembrava essere successiva al complesso principale.
    Una porta di ferro, o meglio una grata, era stata riadattata ed ora fungeva da porta per quella che aveva tutta l’impressione di essere una cella.
    “quindi siete l’unica figlia di Lord Grafton, e quello è vostro figlio, erede di tutte quelle belle pietre. Interessante c’era un ché di riflessivo e di minaccioso in quelle parole.
    “che fanatici?” sembrava sinceramente confusa da quello che Astrid le stava raccontando. Di certo le informazioni non potevano essere arrivate così velocemente nella valle, o dovunque si trovassero loro in quel momento e di certo non al volgo. Il quanto all’eresia Illyriana in se aveva attecchito bene ad Approdo de Re, ma non da altre parti.
    “quindi, avete abbandonato la fortezza di quegli incestuosi per qualche disordine alla capitale? Come se non fosse già successo in passato.”
    La donna aveva diversi capelli grigi in testa nonostante il modo in cui si era occupata di Ser Stone, e aveva vissuto molte più cose di Astrid, che al contrario aveva visto ben poco e non conosceva molto di storia, nemmeno di quella recente anzi, proprio zero.
    “ed invece...che ne so, lasciare la capitale e farvi ospitare in un qualsiasi castello della corona o dei fiumi? idea troppo stupida? eppure il ci ho pensato!" effettivamente dal suo punto di vista la spiegazione di Astrid non aveva molto senso. " avete invece avuto la brillante idea di imbarcarlo su una nave…”
    si girò di scatto, afferrandole il mento nella stretta mortale che aveva fracassato la testa del cavaliere poco prima e di cui poteva ora sentire distintamente l’odore metallico del sangue che ancora le permeava le mani.
    “smettila di fare la saputella con me bambina viziata che non sei altro. Il vostro cervello è talmente atrofizzato dagli agi che avete pensato che il metodo più veloce fosse anche il migliore. I vostri prezzolati maestri non vi hanno detto che portare un neonato per mare è un suicidio? Su una fottuta nave lunga per lo più.”
    le lasciò il viso, sputando poi con disgusto ai suoi piedi.
    “quegli stupidi dei miei colleghi hanno fatto bene a sciogliere il contratto, sareste stata in grado di farli finire il mezzo a una tempesta fingendo di sapere come funziona il mare.
    Cosa pensi? Che perché non ci insegnino a scrivere o a ballare nelle grandi sale siamo degli idioti? Cosa credi che sarebbe successo se si fossero diretti al largo di città del gabbiano annunciando di avere con se voi e vostro figlio e chiedendo soldi in cambio?
    Credi che il Lord tuo padre avrebbe pagato per poi lasciarli andare? No, uno volta messa voi al sicuro gli avrebbe ammazzati come cani, per te e quelli della tua risma non valiamo niente!”
    il discorso forse era un po' sconclusionato a causa del vocabolario utilizzato, ma rendeva l'idea.
    c’era dell’odio profondo in quelle parole, qualcosa che nasceva dall’esperienza e non era solo frutto di una becera propaganda.

    “tu potrai stare qua” disse alla fine indicando la porta e la stanza che vi si trovava dietro.
    “ma il bimbo viene con me, sempre se vuoi che qualcuno inizi veramente ad occuparsene o presto sarà solo un cadavere a farti compagnia”

    più che una scelta sembrava un ordine.

    495 parole

    bene, prendo il in mano questa situazione non proprio piacevole. diciamo che non sei messa bene, ma Kristoff è messo anche peggio, cosa farai?
     
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    Per quanto minacciosa potesse sembrare, quella donna sembrava aver sottovalutato un particolare che invece per Astrid risultava di vitale importanza: stava proteggendo suo figlio, almeno nella sua testa. Tutto ciò che aveva fatto sin dal momento in cui aveva lasciato la capitale era stato compiuto soltanto con l’intento di mettere Kristoff al sicuro il più in fretta possibile e sebbene quella vecchia parlasse dandosi l’aria di donna vissuta all’apparenza soltanto basandosi su una semplice questione anagrafica, Astrid sapeva benissimo come stessero le cose. L’ansia e la paura generatesi in lei erano smosse soltanto dal timore che al figlio che stringeva tra le braccia capitasse qualcosa.

    “Evidentemente parlate senza sapere un beneamato cazzo di cosa stia succedendo ad Approdo del Re. Uscire dalla Fortezza Rossa significa esporsi già al rischio di trovarsi con la gola tagliata, secondo voi come ci saremmo dovuti arrivare nelle Terre dei Fiumi o in qualsiasi altro castello delle terre della Corona? Volando?”

    Le sue dita strinsero Kristoff al proprio petto, mentre il suo sguardo feroce e avvelenato non si discostò neppure per un attimo da quello di colei che non sembrava avere alcuna intenzione di abbassarlo neppure di fronte ad un atteggiamento del genere. Era palese che nella voce di quella sconosciuta non vi fosse altro che risentimento e odio, ma mosso da chi o che cosa… questo non era dato saperlo: Astrid non aveva mai fatto del male a nessuno e tutto ciò non sembrava altro che una rappresaglia per qualche torto che i Lord di Westeros dovevano aver commesso ai danni di quella gente.

    “Non è certo colpa mia essere nata figlia di un Lord, né di mio figlio, né di nessun altro. Io non ho mai fatto niente a nessuno, ho passato mesi prigioniera di non so nemmeno io quale schiavista e sono viva per miracolo; quindi, perché cazzo ve la state prendendo con me? Vi piace prendervela con chi non si può difendere, immagino, uh?”

    Se Astrid avesse avuto una qualche arma per le mani, coltello o daga che fosse, e se Kristoff non fosse stato là accoccolato tra le sue braccia, di sicuro avrebbe tentato di aprire quell’estranea come un salmone, sebbene la fine che aveva fatto Ser Stone fosse un più che valido motivo per farla desistere. Morire per difendere suo figlio… tanto fanciullesco e coraggioso quanto stupido. Degno di lei, insomma.
    A farle digrignare i denti per un istante bastarono le ultime parole che, lapidarie come una freccia, le trapassarono i timpani, facendole pulsare una vena nella tempia.

    “Kristoff rimane qui con me” Ringhiò con rabbia, rimandando al mittente quello che suonava come un ordine perentorio e preparandosi mentalmente a combattere fino all'ultimo respiro “Se volete prenderlo, dovrete uccidermi. E non credo sia nel vostro interesse lasciare che muoia, in ogni caso. A mio padre di me non importa, sono una femmina nel caso in cui non ci foste arrivati, razza di ritardati.”

    Triste a dirsi, ma effettivamente metterli di fronte a quella che rappresentava una triste consuetudine nel continente occidentale.
    “Non gliene potrebbe fregare di meno, esattamente come quando venni rapita dagli schiavisti. Ma con suo nipote maschio è tutta un’altra storia: non credo proprio sia nel vostro interesse lasciare che le sue condizioni si aggravino, se volete incassare il riscatto. Non ci riuscirete se il nipote di Lord Grafton dovesse diventare un cadavere. Avrete un cazzo di Maestro o qualsiasi cosa da queste parti, o siete messi talmente male che l’unica cosa che riuscite a fare è rapire ragazze di sedici anni?”

    La sola idea che il suo bambino morisse le faceva gelare il sangue e dal suo punto di vista era proprio in momenti del genere che doveva trovare la forza d’impuntarsi e cercare di ribaltare la situazione a proprio favore.

    Non avrebbe lasciato che Kristoff cadesse nelle mani di coloro che, a parole, “se ne sarebbero presi cura”. Non lo aveva portato in grembo per nove mesi per lasciarlo alla mercè di una squilibrata in cambio di qualche altra ora di… che cosa? Prigionia? Per quanto ne sapeva, sarebbe stata venduta a qualche schiavista di Volantis e ciò non sarebbe avvenuto senza che combattesse.
     
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    Astrid • 28 gennaio • Sera • Spiaggia Blu - Torre d'osservazione



    insultare i propri rapitori non è proprio una buona idea, ma ok

    Mentre lei si prendeva il suo tempo per insultare le persone che l’avevano rapita e quasi sicuramente ucciso il cavaliere che l’accompagnava, scaricandogli addosso anche quello che era successo durante la sua breve esistenza la donna tirò fuori un coltello, rigirandoselo pigramente tra le mani.
    “hai finito?” chiese sprezzante alla fine. “vediamo di mettere le cose in chiaro, bambina”
    lo schiaffo arrivò all’improvviso, infiammandole il lato destro della faccia e facendogli scattare la testa dolorosamente di lato.
    Sentii la sua pelle spaccarsi e dietro il dolore galoppante poteva sentire il suo sangue iniziare a scorrergli lungo la faccia, giù sul collo e nel colletto.
    Non ebbe molto tempo per riprendersi perché subito dopo le forti mani dei mercenari al servizio della donna, sempre più selvaggia, la afferrarono le braccia, immobilizzandola.
    allora, hai un pg marziale, ma solo 18 di marzialità e corpo a corpo 1. avendo in mano kristoff non puoi effettuare mosse di combattimento degne ti tale nome. Potresti metterlo giù e poi provare a combattere, ma a tuo rischio e pericolo.

    poco dopo la punta del coltello era fermissima, a breve distanza dai suoi occhi, mentre lo sguardo della donna era diventato gelido.
    “vediamo di mettere le cose in chiaro” esordì grave. “questo non è in tuo cazzo di castello, noi non siamo al tuo fottuto servizio. sono stata gentile finora. non ho ucciso quasi nessuno del tuo misero seguito."
    se spaccare la testa di Ser Stone era in suo lato gentile si poteva solo immaginare l'altro.
    "Posso tagliarti il collo con questo coltello e lasciare tuo figlio a farsi un bagno nel tuo sangue. Non sarebbe la prima volta, almeno per me."
    come aveva appena dimostrato la vita non aveva molto valore per lei, qualcosa probabilmente la muoveva: odio? denaro? violenza? difficile a dirsi.
    Se non ti fosse ancora entrato in quella testolina, piccola ritardata che non sei altro, la tua vita è nelle mie mani. I miei uomini lo hanno capito da molti anni e credo che anche i tuoi soldati lo avranno capito dopo che ho fratturato la testa del tuo adorato cavaliere sul ponte di una mia nave” il coltello fece un lungo giro, passando vicino al suo collo e al piccolo stretto a lei, prima di picchiettarli dolorosamente sulla fronte l'elsa dell'arma.
    “quindi no, non ho un fottuto maestro a disposizione. Se non lo sai costa avere quegli uomini con la toga, non prestano servizio per bontà d’animo loro, solo a chi è disposto a pagare.
    Astrid poi non aveva mai seguito nessuna lezione del maestro, per cui le sue conoscenze su cosa fossero in grado di fare, o come funziona il solo ordine, era alquanto nebuloso.
    Inoltre mi rattrista sapere che non vali nulla per tuo padre. Sai, non sei ancora morta perché pensavo di trovare una certa utilità in una Grafton, però te mi stai dicendo il contrario… quindi esattamente perché non ti dovrei ammazzare? O vendere ad est, anche se con il tuo carattere dubito di poterci fare molti soldi… potrei tagliarti prima la lingua prima, quello si che migliorerebbe la situazione.
    se già la schiavitù era un pensiero terribile la mutilazione poteva essere anche peggiore per la giovane.
    Oppure potrei tagliarti la testa e mandarla a tuo padre come prova per chiedere un riscatto per la vita di tuo figlio, sempre che non muoia prima la tua cocciutaggine.”
    allontanò in coltello dal suo viso, tornado a farselo girare tra le mani.
    “conosco chi può salvare tuo figlio, ed anche a me l’esperienza non mancherebbe per sapere cosa fare. sempre che ci sia ancora tempo.
    i bambini sono... fragili sai? non te lo hanno spiegato? voi nobili forse non ne siete abituati, ma i bambini, specie più piccoli muoiono molto facilmente, ed è difficile evitarlo sai?"
    c'era forse una traccia di dolore nella sua voce?
    Potrei fare tutto questo, provare a fare qualcosa per tuo figli, solo che… capisci che tu invece non mi servi?
    Astrid aveva trovato il modo perfetto per far alterare i suoi rapitori. Continuare sullo stesso registro avrebbe portato a conseguenze… oltremodo spiacevoli oltre a non portare a nessun cambiamento per la salute di Kristoff, che poteva peggiorare da un momento all’altro.
    653 parole.
    la capa della combriccola sembra essere molto meno bendisposta rispetto ai mercenari che ti hanno dirottato.
    la tua situazione come anche la tua vita sembra più in pericolo che mia. pondera bene la tua prossima azione
     
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    In altre circostanze, soltanto qualche mese prima di dare alla luce Kristoff, Astrid si sarebbe comportata in modo completamente diverso, nonostante il proprio temperamento ribelle. Avrebbe sicuramente cercato un punto d’incontro, un qualcosa che potesse interessare a quella donna a capo del gruppo di mercenari che l’aveva rapita assieme a suo figlio… ma in quel caso qualcosa di più istintivo ed animalesco aveva cominciato a prendere possesso delle sue corde vocali e di quella parte del cervello che controllava reazioni e risposte. Era di sicuro quanto di peggio potesse fare, ma la disperata volontà di difendere Kristoff la stava portando a compiere una serie di decisioni che, dall’esterno, sarebbero risultate oltremodo rischiose ma che dal suo punto di vista potevano essere l’unico modo per cavarsela.

    Stava quasi per rispondere a quel “vediamo di mettere le cose in chiaro” quando un pizzicore si allargò sul lato del volto. Il suo sguardo, che fino a poco prima era rimasto fisso a scontrarsi con quello della sconosciuta, ora fissava in maniera vuota una porzione non meglio definita dell’altro capo della stanza. La sua mente ci mise più di qualche istante ad elaborare quanto appena accaduto e prima ancora che riuscisse a processare il tutto, avvertì un sapore metallico e una specie di pizzicante bagnato scorrere sul lato del suo collo.
    Il suo primo istintivo pensiero fu quello di trovare un posto dove poggiare Kristoff, ancora stretto tra le sue braccia, prima di cercare di ripagare con la stessa moneta l’onta appena subita, lavandola via nella stessa maniera in cui aveva lavato via altri gesti simili, quando aveva non più di dieci anni peraltro con ragazze decisamente più grandi di lei.

    In quel caso però non si trattava di una qualche litigata per un inchino troppo goffo o per qualche pettegolezzo giunto alle orecchie sbagliate: il coltello puntato contro di lei a pochi centimetri dal volto rappresentava un più che valido motivo per farla desistere e se ciò non fosse stato sufficiente, intervennero anche i mercenari presenti nella stanza ad immobilizzare le braccia di Astrid, prima ancora che quest’ultima avesse modo di “scegliere” (Come se la scelta dipendesse da lei e non da un repentino scatto d’ira) come rispondere.
    La situazione aveva raggiunto un livello di paradosso senza precedenti, nella vita della Grafton: più veniva minacciata, più si sentiva mancata di rispetto… e più a sua volta perdeva il controllo. Dimostrare debolezza dopo quell’iniziale tentativo di tenere testa alla rapitrice, nella sua testa, significava una resa… e tutti sapevano cosa accadesse alle ragazze rapite che si arrendevano.

    “Lasciatemi!” Ringhiò la ragazza, cercando di divincolarsi con strattoni da parte di entrambe le braccia che tuttavia non potevano essere irruenti come avrebbe desiderato, per via di Kristoff ancora tra le sue braccia. Fu proprio a quest’ultimo che le attenzioni di Astrid si rivolsero di scatto, andandolo a coprire come meglio poteva col proprio corpo, per evitare che il filo della lama si avvicinasse ancor di più al neonato.
    Alla domanda platealmente provocatoria della donna, Astrid tentò un nuovo strattone in avanti nel tentativo di liberarsi, facendo si che il braccio sinistro si facesse maggiormente carico del peso di Kristoff rispetto a quello destro: se fosse riuscita a far perdere la presa al mercenario collocato dietro di lei sulla destra, Astrid probabilmente avrebbe tentato di sferrarle un pugno sul volto, scelta non propriamente saggia, visto ciò che la sconosciuta si era dimostrata in grado di fare ad un cavaliere addestrato al combattimento, ma tutti i suoi tentativi di liberarsi sembravano vani.

    “Ho detto che si sarebbe mosso per mio figlio, ma qui ci sono anche io, nel caso in cui non ci fossi arrivata”

    La voce di Astrid era tagliente, sputò per terra parte del sangue che le era finito sulle labbra prima di continuare.

    “Secondo voi mio padre pagherà un riscatto solo per uno dei due? O pagherà un riscatto in assoluto se mi uccidete? Se io muoio, lo verrà a riprendere con i propri soldati e probabilmente con quelli di altri lord che vogliano aiutarlo. Se il vostro obiettivo è guadagnare qualche dragone d’oro, non potete uccidermi, mio padre non pagherà un riscatto solo per suo nipote, non se sua figlia è morta”

    Fu allora che Astrid decise di giocarsi il tutto per tutto: la tensione le aveva fatto montare una nausea tremenda, una di quelle in grado di aggrovigliarle le budella e farle pizzicare la gola, ma allo stesso tempo il sangue le raggiunse il cervello e le fece pizzicare le vene del collo e delle braccia a causa dell’adrenalina.
    “Se aveste voluto uccidermi l’avreste già fatto. Sperate di guadagnarci qualcosa con me, è l’unico motivo per cui vivete in questa fogna e di sicuro io non sono nemmeno la prima”

    Edited by Erica30 - 10/1/2024, 17:42
     
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    Astrid avrebbe potuto colpire uno dei due uomini, ma cosa sarebbe successo al pargolo in braccio a lei? Aveva vaghi ricorti relativi a quanto delicati fosseri i neonati, e come uno scossone troppo forte potesse causare gravi danni. Pertanto, sarebbe stata una scelta saggia ribellarsi?
    “Ho detto che si sarebbe mosso per mio figlio, ma qui ci sono anche io, nel caso in cui non ci fossi arrivata”
    “cosa pensi? Che ora debbo farlo per forza? Sei, siete, solo una probabile fonte di guadagno, comprendi?
    I riscatti sono pericolosi, e non è detto che io voglia accollarmi il rischio”

    “Secondo voi mio padre pagherà un riscatto solo per uno dei due? O pagherà un riscatto in assoluto se mi uccidete? Se io muoio, lo verrà a riprendere con i propri soldati e probabilmente con quelli di altri lord che vogliano aiutarlo. Se il vostro obiettivo è guadagnare qualche dragone d’oro, non potete uccidermi, mio padre non pagherà un riscatto solo per suo nipote, non se sua figlia è morta”
    “vedi che sei proprio stupida? Prima dici che a tuo padre non importa niente di te, e poi mi dici questo?”
    “Se aveste voluto uccidermi l’avreste già fatto. Sperate di guadagnarci qualcosa con me, è l’unico motivo per cui vivete in questa fogna e di sicuro io non sono nemmeno la prima”
    “ovvio, io voglio guadagnare qualcosa da voi, qui o a Essos c’è sempre gente pronta a pagare, magari potrei provare a vendere la figlia di Lord Grafton ed il suo erede, magari a qualche ricco Magistro potrebbe interessare muoversi per ricattare vostro padre in maniere che io non posso nemmeno immaginarmi, o vendere semplicemente una donna ed un infante, guadagnerei meno, ma guadagnerei di certo. I tuoi bei capelli rossi… non se ne vedono dall’altra parte del mare sai? E chi gestisce le case del piacere cerca sempre nuove attrattive per i suoi clienti.
    Che ne dici? Fare la puttana fino alla morte o a qualche brutta malattia? Se continuerai a rompere in questa maniera potrei caricarti sulla nave direttamente questa notte.”

    Astrid non sapeva bene cosa fosse un Magistro, ma l'altra opzione la poteva comprendere senza problemi.
    Ascoltando il suo commento sull’abitacolo dove era oramai rinchiusa si mise a ridere.
    “davvero credi che io viva qui? Questo è solo un porto sicuro, dove scaricare o caricare la merce, ma ora basta, gettatela dentro”
    I due la sospinsero dall’altra parte del muro, chiudendo e bloccando la porta dietro di lei.
    “mi sono stufata della tua voce. Manderò qualcosa per tenervi in vita, ma non abituarti troppo al tuo nuovo castello, non ci resterai molto” e detto ciò se ne andrò via, seguita dai suoi uomini.
    nessuno rimase con lei, nemmeno a sorvegliarla. la stavano forse sottovalutando? restava solo il mare a tenerle compagnia dalla finestra.

    -----
    come le era stato promesso un’ora dopo un’anziana donna salì claudicante le scale. Aveva la pelle brunita e i capelli bianchi e stopposi e faticava a salire le scale che portavano in cima alla torre d’osservamento.
    sulla guancia destra, sbiadito e confuso tra le macchie della vecchiaia si poteva vedere un piccolo tatuaggio.
    Appoggiò davanti alla porta una ciotola con un denso brodo e una boccetta d’argilla. Indicò la ciotola e Astrid, ed poi la boccetta ed il neonato.
    Astrid se avesse voluto avrebbe potuto allungare il braccio e prendere entrambi gli oggetti attraverso due barre della porta leggermente più larghe del resto.
    Della donna che l’aveva minaccia e dei suoi uomini nemmeno l’ombra.

    581 parole
    il tuo comportamento ha infastidito la donna per il momento, ma almeno sei ancora con Kristoff.
    per info se non quagli con la tua rapitrice o non inizi a curare il bambino dai prossimi post un dado deciderà entro quanti post ci sarà un peggioramento delle vostre condizioni, di salute o meno.
    la fuga non ti è preclusa, solo molto complicata.
    pensa bene a cosa fare o affronta il futuro, che in certo senso ti è già stato anticipato :)


    Edited by BlackCleric - 9/1/2024, 08:23
     
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    Astrid avrebbe tanto desiderato ribattere nella maniera acida e tagliente con cui aveva rispedito al mittente insulti neppure tanto velati, ma in uno sprazzo di lucidità apparente, si rese conto che la scelta migliore fosse quella di mordersi la lingua ed evitare ulteriori provocazioni, non tanto per la propria incolumità quanto per quella di Kristoff, in quel momento ancora tra le sue braccia e stretto saldamente (ma non con una forza tale da fargli male o causargli alcun tipo di danno) dalla giovane madre coi capelli rossi. Astrid sapeva che movimenti improvvisi o bruschi potevano davvero causargli danni di ogni genere e il proprio obiettivo, ora, era quello di tenerlo al sicuro.

    Fu allora che decise di chiudersi in un silenzio improvviso, come se avesse appena perso l’uso della parola. I suoi sguardi assassini, coi quali contraccambiò le parole della sua rapitrice sconosciuta, a suo avviso erano più che eloquenti ma una cosa era certa, di sicuro non sarebbero bastati ad intimidire né lei né i suoi uomini… ma forse un simile atteggiamento poteva aver pagato, in qualche modo. Per esasperazione, per compassione (Non mostrata) o per qualsiasi altro motivo, Astrid era riuscita a strappare un “qualcosa per tenerli in vita”… parlava di cibo? O qualcosa di più utile per il piccolo Kristoff, rimasto la sola compagnia per la ragazza nell’istante in cui i suoi rapitori, assieme alla donna che sembrava muovere i fili, chiusero la porta alle spalle della Grafton, lasciandola sola in quella stanza.

    Per qualche istante, Astrid rimase paralizzata sul posto, si aspettava di svegliarsi da un momento all’altro nel sottocoperta della nave diretta a Porto Bianco, di scoprire che non fosse stato altro che un bruttissimo incubo, ma l’opprimente umidità, il sapore metallico del sangue condensato sul suo labbro, il peso di Kristoff tra le sue braccia… erano tutti elementi troppo concreti, troppo distinti per poter lasciare più di un paio di secondi di vita a quel dubbio.
    I suoi occhi, dalla finestra che dava sul mare, scrutarono l’orizzonte… sperava d’intravedere una flotta di navi alla cui testa vi era quella di Vicare, dirette verso la spiaggia con la sola intenzione di liberare lei e gli uomini della sua scorta. Il suo atteggiamento aveva probabilmente fatto uccidere Ser Stone e di questo sicuramente se ne sarebbe rimproverata per il resto della sua vita… ma se voleva sopravvivere, sarebbe stato necessario giocarsi meglio le future carte, ammesso che gliene fossero rimaste da giocarsi. Astrid non poté non ripensare alle parole della sua rapitrice: avrebbe chiesto un riscatto? La minaccia di venderla a qualche casa del piacere del Continente Orientale era appunto una vuota minaccia atta a tenerla buona al suo posto oppure era un modo crudele per ripagare l’insolenza della ragazza dalla chioma color fuoco?
    Non passò molto tempo prima che finalmente un rumore di passi differente da quello udito decine di minuti prima infrangesse il silenzio che fino a quel momento era stato riempito soltanto dai sussurri sommessi di Astrid rivolti a Kristoff e dal mare che in lontananza sembrava mormorare minaccioso verso la torre.

    Il motivo di tale differenza venne svelato quando una donna mai vista prima, dall’aria decisamente più anziana e meno loquace, portò quella che aveva tutta l’aria di essere una sorta di brodo atto a nient’altro che dare qualche caloria per mantenere in vita la prigioniera. Ad attirare maggiormente l’attenzione di Astrid però fu la boccetta d’argilla che accompagnava quello che sarebbe stato il pasto della ragazza: non aveva idea di che cosa fosse né di che cosa contenesse, ma con un cenno d’assenso del capo, non si fece pregare e fece passare entrambi gli oggetti dall’altra parte delle sbarre d’acciaio, facendo attenzione sia a non farsi scivolare Kristoff che a non danneggiare la boccetta.

    Il gesto privo di parole dell’anziana era stato infatti sufficientemente chiaro da farle capire chi dovesse consumare cosa e, come una donna in apnea da troppo tempo e bisognosa di prendere una boccata d’aria, Astrid si sistemò sul fondo della stanza, sistemandosi il neonato tra le braccia prima di sfilare il tappo dalla boccetta d’argilla e portarsi l’orlo vicino al naso.
    Non riusciva a distinguere alcun odore famigliare, il dubbio che fosse veleno le attraversò la mente per qualche istante, ma in precedenza la rapitrice aveva dimostrato, seppur in modo velato, un certo grado di “empatia” nei confronti di un bambino che (Questo però soltanto dal punto di vista di Astrid) esattamente come la madre non c’entrava niente in qualsiasi fosse la motivazione dietro a quel rapimento.
    Avvelenarlo sarebbe stato estremamente stupido, da parte della donna che li aveva condotti fino a lì. Che fare, quindi? Il rischio valeva la candela, d’altra parte… non fare nulla sarebbe stata una condanna pressochè certa per il bambino stretto tra le sue braccia, per cui non vi era davvero altra scelta.
    Sistemando la testa del neonato in maniera tale che il liquido della boccetta non gli andasse per traverso, Astrid ebbe grande cura nell’avvicinare il bordo della boccetta alle labbra del bambino, inclinandola di quel tanto che bastava per spillarne alcune gocce tra le labbra del bambino, procedento a poco a poco e prendendosi tutto il tempo necessario per evitare di sprecare anche la più piccola porzione del liquido contenuto al suo interno. Servì una grande pazienza, ma una volta terminata quella delicata operazione, andò a posare un bacio sulla fronte del bambino, quasi come a volerlo rassicurare della sua presenza.
    Aveva forse avvelenato inconsapevolmente suo figlio? Aveva fatto il gioco crudele di quella donna? Oppure l’aveva davvero aiutata? E se così fosse stato… come avrebbe dovuto comportarsi, da quel momento in poi? La fuga non sembrava possibile, subito dopo aver somministrato il contenuto della boccetta a Kristoff, Astrid si guardò attorno e si rese conto che al di fuori della robusta porta che la separava dal resto della torre, non vi erano altre uscite…e di sicuro la finestra non era un’opzione praticabile… non lo sarebbe stata neppure senza un neonato a carico, in una condizione del genere era del tutto infattibile.
     
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    Astrid • 29 Gennaio • Sera • Spiaggia Blu - Torre d'osservazione


    La donna annuì vigorosamente non appena Astrid diede il contenuto della boccetta al fanciullo per poi, dato che la ragazza sembrava avere interesse solo per suo figlio iniziò la sua lenta discesa, sparendo alla vista.
    Qualsiasi cosa fosse il liquido che Kristoff ingerì non doveva avere un buon sapore, per come reagì. Ma non erano forse così tutte le medicine? Dopo qualche minuto si addormentò ed anche se il suo respiro parve rallentare era di certo meno affaticato degli ultimi giorni. Pareva funzionare.
    La sua di zuppa era invece inaspettatamente ricca, era probabilmente a base di pesce, ma molte delle cose che vi galleggiavano dentro avevano una forma troppo indefinita per poter dire con esattezza di cosa si trattasse. Il sole stava oramai sparendo sotto l’orizzonte e ben presto la notte avvolse la sua cella.
    Il giorno successivo portò delle novità alquanto rumorose.
    Kristoff sembrava stare meglio e dentro la sua cella trovò un’altra ciotola fumante e un’altra boccetta, uguali a quelle della sera prima.
    Se si fosse invece affacciata alla finestra avrebbe visto gran movimento sulla banchina sotto di lei:
    la nave che era stata dirottata dai mercenari, e con la quale era arrivata fin lì si stava preparando a partire. Anche se distante poteva riconoscere gli stessi uomini che avevano provato ad estorcergli del denaro darsi da fare per preparare la vela e caricare a bordo diversi barili.
    Uno di loro stava parlando sul pontile con la stessa donna che le aveva colpito la faccia, la quale era evidentemente a capo del gruppo di terra. Non poteva sentire le parole la non sembrava che i toni tra i due fossero cordiali.
    Vedendola sotto la luce del sole riuscì a notare che per quanto sicura di se la sua prima impressione non era sbagliata: era una donna che aveva raggiunto la mezza età e nonostante questo riusciva ancora a tenere in riga gli uomini sotto di lei, che per la maggior parte non dovevano avere più di vent’anni.
    Alla fine tutti i mercenari salirono sulla sua Ex imbarcazione pronti alla partenza.
    Qualche istante dopo un gruppo di uomini, ammanettati e incappucciati venne condotto da un punto che non vedeva fino alla nave, sulla quale salirono.
    Erano i soldati della sua scorta e venivano condotti chissà dove. I mercenari non erano stati di parola.
    La Capa si allontanò dalla banchina e pochi minuti dopo sentì un rumore di passi alla base delle scale. Che stesse venendo da lei?
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    Furono ore lunghissime, quelle che Astrid fu obbligata a trascorrere in quei nuovi confini a lei completamente ignoti, ma quantomeno la sconosciuta che sembrava essere dietro al rapimento suo e di suo figlio, nonché della sua scorta, sembrava essere stata di parola e non aveva pianificato alcunché di maligno per causare un peggioramento delle condizioni di salute di Kristoff, il cui ciclo di dormiveglia si alternava con l’allattamento ogni poche ore.
    La Grafton dai capelli rossi era per lo meno riuscita a mantenersi in forze e quella zuppa portatale come vitto non era nemmeno male, considerate le condizioni in cui si era suo malgrado ritrovata… o forse era l’aver realizzato di essere digiuna da ore e quindi anche del pane secco sarebbe risultato una pietanza quasi luculliana.

    Le domande non smisero mai, comunque, di tormentarla a più riprese. Il sollievo di vedere il proprio bambino migliorare di ora in ora riaccese in lei quel briciolo di speranza che credeva di aver perso, ma il vederlo riprendere un colorito più o meno sano e di non sentire più la raucedine nel suo respiro andava a scontrarsi con il realizzare quelle che erano le proprie condizioni: si trovava chissà dove, prigioniera, con il cavaliere incaricato di scortarla massacrato di botte e senza neppure sapere se la sua assenza a Città del Gabbiano fosse stata notata.

    L’indomani, la scena sembrò ripetersi e l’anziana era tornata, accompagnata da quella medicina sconosciuta ma efficace e dalla zuppa che Astrid centellinò: era pur sempre una prigioniera e non poteva mai sapere quando sarebbe giunto il successivo pasto. Ben diverso fu invece il suo approccio alla boccetta d’argilla, in tutto e per tutto simile a quella che poche ore prima aveva cominciato a lenire i malesseri di Kristoff.
    Con la medesima pazienza che l’aveva contraddistinta anche durante la prima somministrazione, Astrid s’accertò di non sprecare neppure una goccia di quel medicamento che, per quanto sconosciuto fosse, era altresì in grado di far sentire visibilmente meglio suo figlio.
    A differenziare la sua precedente giornata dal minimo comune denominatore dell’ansia e della paura di ciò che ne sarebbe stato di lei fu il trambusto che all’esterno cominciò a generarsi dapprima in modo lieve, per poi diventare costante, come se una gran viavai di persone avesse cominciato ad avvicendarsi proprio ad alcune decine di metri in linea d’aria da dove la ragazza era rinchiusa.

    Non riusciva a capire bene cosa stesse accadendo, la distanza non le permetteva purtroppo di carpire alcuna delle parole che componevano la discussione tutt’altro che affabile tra uno dei mercenari e quella che riconobbe subito come la donna che l’aveva colpita al volto. A farle piombare il cuore in gola, tuttavia, fu la vista di quelli che Astrid riconobbe come gli uomini incaricati di scortarla a Città del Gabbiano. Inutile dire che la loro destinazione sarebbe stata un’altra, sconosciuta e sperduta chissà dove, forse ad Essos. Incappucciati e in catene in quel modo, probabilmente sarebbero stati venduti a qualche mercante di schiavi, nel migliore dei casi.
    Non vi era alcuna traccia di Ser Stone, nel cuore di Astrid sperava vivamente che fosse ancora vivo, ma dentro di sé era come sapesse che non lo avrebbe mai più rivisto…

    Con Kristoff in braccio, Astrid si sentì improvvisamente perduta: non poteva andare da nessuna parte, non aveva più neppure un aiuto o qualcuno su cui contare, né qualcuno disposto a difenderla: erano soltanto lei e suo figlio, che istintivamente strinse al proprio petto non appena una serie di rumori, provenienti dalle scale che portavano ai piani inferiori, squarciarono il silenzio che altrimenti permeava quegli ambienti: ora che non vi era più nessuno a difenderla, avrebbero cercato di portarle via Kristoff con la forza? Di fronte a quell’eventualità, Astrid avrebbe opposto una resistenza tale da poter essere piegata solo e soltanto uccidendola, ma una flebile speranza sembrò di nuovo alimentarsi dentro di lei: se la sua rapitrice era stata così magnanima dal provvedere alle cure di Kristoff, forse c’era spazio per un minimo di dialogo? Forse con un approccio diverso, le cose sarebbero cambiate e Astrid non se la sentiva di sbarrare tale percorso prima di essersi resa conto della sua eventuale inaccessibilità…
     
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    Come c’era da aspettarsi dall’angolo delle scale arrivò la donna, seguita da un soldato. Sorrideva e sembrava di buon’umore, mentre si rigirava un sacchetto tintinnante in mano.
    “buongiorno mia signora!” esordì, esibendosi in un inchino volutamente esagerato.
    “spero che il breve soggiorno sia stato di vostro gradimento, perché c’è una nave che vi aspetta, per condurvi verso un luogo più adatto a voi”. Non si riusciva a capire che fosse seria o stesse continuando a deriderla.
    La guardia che l’aveva accompagnata si fece avanti, aprendo la porta e facendogli cenno di dirigersi verso le scale, per le quali l’altra stava già scendendo.
    “veloce, non abbiamo tempo da perdere se non vogliamo perdere la marea!"
    Di cosa scava parlando? Si preparavano a partire? Per dove? Forse avrebbe potuto scoprirlo, bastava seguirla e porle le giuste domande. Inoltre sembrava stranamente accomodante, almeno rispetto al giorno prima, quando le aveva tirato uno schiaffo senza poche cerimonie e minacciato suo figlio. Se voleva tentare un confronto quello era il momento adatto.
    In fondo alle scale la piccola baia nella quale si trovavano si sarebbe mostrata ai suoi occhi, per la prima volta di giorno:
    i faraglioni si innalzavano alti intorno a loro, senza nessuna apertura apperente verso l’entroterra. Oltre alla torre in cui aveva dormito un’altra struttura, bassa e in legno, era stata costruita a ridosso della rocca, dalla quale uomini di diverse etnie continuavano a fare avanti e indietro da una seconda nave, che dalla sua posizone sopraelevata nona veva notato, perché nascosta dietro un’ansa.
    Non si trattava di una nave lunga, come quella che l’aveva malauguratamente portata fino a li, che porpio in quel momento stava prendendo il largo, le vele gonfiate dal vento. Era una nave vera, a doppio ponte e con un castello di poppa vero e proprio, con due grossi alberi sopra i quali dei marinai si davano da fare con il cordame.
    Era quella la nave che doveva partire da lì a poco?
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    Astrid non si sbagliava: la donna che aveva condotto la Grafton in quel suo temporaneo luogo di detenzione era proprio colei che stava salendo le scale. Stringendo a sé Kristoff, la ragazza coi capelli rossi non si privò di un’occhiata per metà dubbiosa e per metà titubante circa l’atteggiamento che la sua rapitrice aveva dimostrato in quella specifica occasione. Che la stesse deridendo o che fosse realmente di buon umore non era dato saperlo, a dire il vero il rumore metallico che proveniva dal sacchetto stretto tra le sue mani lasciava pochi dubbi sull’origine di un’eventuale sincerità celata dietro al suo buonumore.
    La vera domanda, ora, riguardava soltanto Astrid e suo figlio: che ne sarebbe stato di loro?

    “Aspettate, che?” Indagò quasi con incredulità, la sua voce era più simile ad un sussurro ma in quella particolare circostanza mantenne il proprio tono neutrale e calmo, molto diverso da quello aggressivo e al vetriolo con cui aveva condotto la precedente conversazione con la rapitrice.
    Probabilmente quella domanda non avrebbe avuto alcuna risposta, ma forse il dimostrarsi più ben disposta e collaborativa avrebbe potuto aiutarla a carpire qualche informazione… sebbene il suo obiettivo di proteggere Kristoff ad ogni costo non fosse assolutamente diminuito d’importanza. O forse si trattava di una trappola… era meglio non aggredire, ma nemmeno abbassare la guardia.

    Muovendo qualche passo in avanti verso l’uscita della stanza, come a dare prova del proprio voler cooperare con loro avrebbe potuto giovarle, da un certo punto di vista. Doveva essere pragmatica e sfruttare ogni occasione apparentemente benevola per garantirsi ogni vantaggio utile… e in quel caso erano le informazioni a rivelarsi cruciali.

    Le scale che conducevano verso la parte bassa della torre furono l’occasione perfetta per Astrid, che cercò di scambiare qualche parola con la donna, tenendo Kristoff vicino al proprio petto e gettando ogni tanto qualche sguardo verso di lui, come ad accertarsi che fosse tutto a posto.
    “Grazie per aver, insomma, mandato qualsiasi cosa fosse quello che ha guarito mio figlio” Mormorò, scoccando un’occhiata sinceramente grata, senza però dare voce all’altra domanda che invece ancora martellava la sua testa: perché l’aveva fatto? Il timore principale era che un neonato morto non avrebbe potuto essere venduto a degli schiavisti… e ciò le fece gelare il sangue al solo pensiero. Doveva tuttavia scoprirlo, non poteva attendere ancora.

    “E questo luogo più… adatto? Quale sarebbe? Ci state per vendere a degli schiavisti di Essos?”

    Quella sembrava l’opzione più probabile, nel momento in cui i suoi occhi azzurri incontrarono nuovamente la brillante luce del giorno. La nave su cui sarebbe stata imbarcata non sarebbe stata quella che l’aveva portata su quelle rive, anzi, quella stava già cominciando a prendere il largo, portata chissà dove dai venti marini.

    Quella su cui sarebbe stata condotta Astrid era molto più grande, all’apparenza progettata per lunghe traversate… ma l’equipaggio intento a trasportare vari beni ed oggetti al suo interno non sembrava affatto originario di Westeros… il che rafforzò ulteriormente l’idea di essere prossima ad essere venduta a qualcuno.
    “Ci state riportando a Città del Gabbiano? Mio padre ha già pagato il riscatto?” Chiese con forzato garbo la ragazza, quasi a volersi illudere che nel giro di poche ore tutto un accordo per il loro rilascio fosse già stato stretto e che i soldi per il riscatto fossero già stati pagati. Quante possibilità c’erano?

    “C’è qualcosa che possiamo fare per sistemare questa situazione in modo amichevole? Un accordo, qualcosa…”
    Il terrore la stava palesemente divorando viva ogni minuto che passava e l’eventualità che di lì a poco si sarebbe ritrovata Kristoff strappato dalle braccia sembrava quasi una realtà, ma avrebbe lottato fino alla morte in senso letterale per impedirlo, qualora quella fosse davvero stata la loro intenzione.
     
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    Astrid • 30 Gennaio • Mattina • Spiaggia Blu - Spiaggia

    “Grazie per aver, insomma, mandato qualsiasi cosa fosse quello che ha guarito mio figlio”
    “è sempre un peccato veder morire delle creature innocenti, anche se per colpa di altre. Afra utilizza strane erbe e stregonerie per le sue medicine, ma non posso negare che siano utili. Fu un affare comprarla”
    E così la vecchia che l’aveva aiutata era una schiava. Chissà se le parole della schiavista erano dettate solo dalla diffidenza verso qualcosa che non conosceva o se ci fosse anche del vero.
    I loro passi le condussero sulla stretta lingua di terra tra i faraglioni, lungo una strada sterrata che portava fino al piccolo porticciolo.
    Lontano dalla strada, appena sotto la parete di roccia si poteva devere un cumulo di terra rimestata da poco.
    “E questo luogo più… adatto? Quale sarebbe? Ci state per vendere a degli schiavisti di Essos?
    “le tue parole di ieri mi hanno fatto riflettere, per cui ritengo più sicuro mettere il mio prezioso carico, ovvero voi due, lontano dai vostri parenti. Dopo tutto tuo padre è un Lord e come hai ribadito potrebbe causarmi dei problemi se resto così vicino a città del gabbiano, con le navi e gli uomini al suo comando, così come anche il padre del bambino, se ne ha uno, potrebbe essere una scocciatura.
    Questa non è che una mia base momentanea, solo un luogo dove raggruppare mercanzia, stiamo per partire verso Essos, ma non per venderti. Potrai tornare a casa, se tutto andrà come deve.

    le parole, mosse dalla rabbia pronunciate la sera prima avevano convinto la donna ad abbandonare le coste della valle di Arryn, chissè se poteva andare diversamente, ma ora il mare l'attendeva nuovamente.
    “Mio padre ha già pagato il riscatto?”
    “non siamo così vicini! Lo farà, se ci terrà a rivedere il tuo bel visino”
    “C’è qualcosa che possiamo fare per sistemare questa situazione in modo amichevole? Un accordo, qualcosa…”
    “dubito che nascondi centinaia di dragoni sotto le sottane con le quali comprare la tua libertà.
    Verrai trattata con tutti i riguardi, sempre se le persone che ho in mente condivideranno il mio progetto. Una bella casa in cui soggiornare fino a quando il riscatto non sarà pagato. Ci metterò più tempo, ma sono certa che mi farai guadagnare molti più soldi”

    il suo buonumore la stava facendo parlare di dati fondamentali per il futuro di Astrid, ma rispetto all’essere ridotta in catene e venduta a chissà chi l’aspettare che i suoi genitori, o suo marito, pagassero il riscatto era una prospettiva quasi allettante.
    Arrivarono fino alla nave, dalla quale scese un marinaio, che scambiò qualche parola con la donna.
    La lingua che parlavano era quella nativa di Vicare, che grazie agli Dei gli aveva insegnato.
    “Dove andiamo Signora?”
    “facciamo vela per Volantis, ho un favore da riscuotere e saremo così lontani che gli uomini della valle non sapranno nemmeno da dove iniziare a cercarci. Il messaggero è pronto?”
    Era forse una città dell'est? forse Vicare gliene aveva parlato? perché a lei era un nome che non diceva assolutamente niente. poteva essere vicina, così come lontanissima.
    “si signora”
    un secondo uomo, dalla carnagione olivastra e bruciata dal sole si vece avanti. Teneva sotto braccio una grossa anfora in terracotta, che sembrava molto pesante.
    “bene, prendi un cavallo e consegna il messaggio, ma procedi lentamente e con cautela”
    l’uomo si allontanò, ondeggiando sotto il peso dell’oggetto che trasportava.
    “Bene Lady Grafton, vi accompagno alla vostra cabina, troverete questa traversata assai più comoda della precedente, vostro figlio non si accorgerà nemmeno di essere per mare”
    era tornata alla lingua comune, certamente ignara che Astrid fosse riuscita a capirla. Era una qualità che conveniva tenersi stretti.

    608 parole
    Se procedi sarai accompagnata ad una cabina spaziosa e dotata di ogni comfort (persino la latrina privata). in caso contrario ti seguo.

    consiglio spassionato, se ne hai il tempo e la voglia ti consiglierei di fare qualche add, potrebbero servirti.
     
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    Sentire il termine “comprata” in riferimento ad un essere umano fece scendere un brivido lungo la schiena di Astrid. Da quello che sapeva, quel genere di pratiche nel continente occidentale era bandito da molti anni, forse addirittura da secoli, in base a quel che rammentava, ma soltanto per un istante. Ciò che contava realmente era che, schiava o meno, avesse guarito Kristoff da ogni genere di malanno… ma il dubbio non era ancora pronto per dissiparsi: lei e suo figlio avrebbero avuto la schiavitù come destino analogo a quello della vecchia che li aveva aiutati?

    I piedi le affondavano a fatica sulla striscia sabbiosa che separava la torre dalla costa vera e propria e in quel momento ringraziò mentalmente di non avere catene alle caviglie. Che quello fosse un implicito segno di non essere ancora stata ridotta in schiavitù e che quindi non fosse destinata a servire qualche bordello dall’altra parte del mondo?

    “Lo ha” Ribadì Astrid senza usare né astio né rabbia, ma mantenendo un tono il più civile possibile. Difficile credere che quella ragazza così pacata fosse la stessa pronta a cavar via gli occhi della sua rapitrice soltanto poche ore prima, probabilmente vista dall’esterno avrebbe dato perfino l’impressione di soffrire di un qualche disturbo di personalità, ma di fronte ad un evento traumatico del genere come avrebbe potuto essere altrimenti.

    Chiaramente non rivelò alcun dettaglio sull’identità del padre di Kristoff: perfino lei sembrava aver cominciato a credere all’idea che in realtà fosse il figlio naturale di Vicare, partorito dopo una nottata d’amore a Braavos solo alcuni mesi prima, ma ciò giocava a suo vantaggio. Rivelare che il padre del bambino fosse originario di Essos avrebbe potuto portare la rapitrice a cambiare i propri piani e quindi tale dettaglio decise di tenerselo per sé.
    L’idea di diventare una schiava sembrò allontanarsi di qualche altro passo quando la donna rivelò i piani escogitati per arricchirsi col rapimento della Grafton: non era una situazione semplice, tutt’altro… era comunque prigioniera e lo sarebbe stata per chissà quanto e chissà dove, ma fino a quel momento era stata di parola circa l’aiutare Kristoff… per cui non aveva motivi per dubitare circa il fatto che sarebbe stata trattata bene, una volta giunta a destinazione, ma qualche punto oscuro rimaneva comunque e farvi luce non costava nulla.

    “Le persone che… avete in mente?” Ripeté Astrid, con un’espressione a metà tra il timoroso e l’incerto “E… chi sono, costoro?”
    Un particolare che i suoi rapitori non potevano sapere era la conoscenza più o meno approfondita della lingua parlata ad Essos e di per sé Astrid decise subito che forse sarebbe stato meglio fingere di non capire assolutamente nulla di ciò che la donna e l’uomo appena sceso dal grosso veliero si stessero dicendo, le loro parole erano inframezzate da nient’altro che il rumore delle onde che s’infrangevano sulla costa.
    Ciò che riuscì a carpire conteneva un nome fondamentale: Volantis.

    Non apparteneva a Westeros, di questo ne era assolutamente certa, ma di Essos la ragazza dai capelli ramati aveva visto soltanto Braavos, per cui quell’informazione si rivelò al contempo fondamentale e inutile: anche se fosse riuscita a procurarsi un corvo e a lanciare l’allarme, non avrebbe saputo fornire alcuna indicazione precisa su dove sarebbe stata trasportata. Per quel che ne sapeva, Volantis avrebbe potuto essere il nome di un’intera regione di Essos, sarebbe stato l’equivalente di dire di essere tenuta prigioniera nel Nord: un’indicazione troppo vaga per poter dare qualche indizio utile.
    Posando il proprio sguardo sulle guance di Kristoff, che finalmente avevano ripreso colore, i suoi occhi colsero lo sguardo semiaddormentato del neonato e con il dito indice andò a sfiorargli la punta del naso, in maniera tale da fingere di non stare ascoltando ciò che la donna e il marinaio si stessero dicendo.
    Vi fu poi un secondo uomo al quale venne consegnato il compito di “consegnare un messaggio”: non era dato sapere chi fosse il destinatario e di sicuro in quel caso Astrid non poteva chiederlo apertamente, pena il tradire la propria conoscenza della lingua parlata da quelle parti e il giocarsi l’occasione di carpire ulteriori conversazioni in futuro.

    Non appena la donna che l’aveva condotta fin là tornò a rivolgersi alla sedicenne dal volto lentigginoso, Astrid annuì e s’incamminò lungo la passerella che l’avrebbe portata sul ponte più alto della nave, scortata da colei che la teneva in ostaggio. Il vento cominciò a scompigliarle i capelli con forza leggermente maggiore man mano che saliva verso l’alto e in quel caso si assicurò che Kristoff fosse ben coperto e al riparo da sbalzi termici, per lo meno fino a che non fosse stata al sicuro sottocoperta.

    “Quanto ci vorrà prima che la nave attracchi nuovamente? Rischierò che mio figlio si ammali di nuovo?”
    La preoccupazione di eventuali ricadute ai danni del bambino era ovviamente sincera, ma posta in quella maniera, tale domanda presentava anche una funzione “logistica”: il tempo di navigazione le avrebbe potuto far capire, a spanne più o meno larghe, quanto distante l’avrebbero portata e ciò avrebbe potuto tornarle utile, sebbene non fosse chiaro neppure a lei in che modo.
     
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    "Ricchi uomini, mercanti di schiavi, e antiche famiglie. ho commerciato con tanti uomini e tutti potrebbero essere interessati a te. più farai la brava, più avrai la possibilità di stare comoda e tranquilla.
    Volantis è molto lontana, circa un mese in nave, tempo permettendo, ma anche se dovessimo trovare una tempesta nella vostra cabina sentirete solo qualche scossone. questa è una nave vera, non quello scempio a un ponte solo sul quale hai fatto ammalare tuo figlio."

    Ed effettivamente la cabina in cui venne condotta tranne che per una finestrella in spesso vetro che dava sul mare poteva apparire come una stanza qualsiasi. certo, il soffitto era basso e le pareti si incurvavano, ma sotto i suoi piedi poteva sentire solo un leggerissimo rollio, non era esposta agli agenti atmosferici e a aspettarla c'era un comodo letto, ben meglio del ponte di una nave. l'aspettava un viaggio in tutta comodità. l'unico inconveniente? Che questa volta lo faceva costretta e anche se erano invisibili le catene c'erano comunque.
    Un mese di viaggio non sarebbe passato in fretta ed il tempo in mare cambiava repentinamente. solo gli Dei poteva sapere come e quando sarebbe arrivata a destinazione.
    questa la chiudiamo qui. ora dobbiamo un attimo capire cosa fà bene Vicare e in base a questo vediamo quando aprirti un intermezzo in mezzo al mare, anche perchè al momento Volantis non è ancora accessibile.
    oppure anche qualche semi, appena sistemiamo il tutto ti facciamo sapere!

    [spoiler]
    Ottieni:
    10pe + 12pe lunghezza +3 pe bonus +4 pe interazione = 29pe
    1 punto diplomazia
    1 punto marzialità
    2 punti parametro a piacere
    -6 affinità schiavisti

    tutti i tuoi oggetti ti vengono confiscati (lasciali in scheda ma non li potrai utilizzare)
     
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28 replies since 18/9/2023, 15:44   635 views
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