Ha mille occhi e un occhio, ma c'è molto da sorvegliare. Un giorno saprai.

Quest per Corinna, Dederick, Caleb e Vicben

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    Guitto

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    La fresca brezza del mattino accompagnava il tuo risveglio; avevi imparato che il Nord sapeva essere estremamente freddo eppure il gelo non sembrava pungere la tua pelle ed il tepore dei primi raggi del sole ti accarezzavano gli occhi. L'alba indorava la neve in disgelo sulle fronde degli alberi e ti saresti volentieri preso tutto il tempo del mondo per assaporare un simile spettacolo, ma qualcos'altro si spingeva in quella radura ad attirare la tua attenzione.
    Un umano, dalla chioma bruna e scomposta, avanzava facendosi strada sul ghiaccio annaspando a volte e guardandosi indietro in perenne agitazione. I suoi occhi verdi brillavano così vivamente da risaltare nel bianco candore che ricopriva quella terra, una sorta di faro che guidava il tuo volo attraverso quelle lande.
    Volo.
    L'aria sembrava sostenere il tuo corpo sotto il manto nero delle tue ali dispiegate; la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso dal solito non accennava a lasciarti, eppure lasciarsi trasportare dai venti sembrava quanto di più naturale vi fosse. Come sempre era stato. Al tuo fianco fratelli e sorelle percorrevano il tuo stesso cammino, sulla strada dell'umano.
    Eri certo di non averlo mai visto.
    Oppure sì, il suo volto ti sembrava in qualche modo familiare.
    O ancora sì, eri assolutamente certo che quegli occhi ti fossero stati accanto da tutta la vita.
    Di chi si trattava?
    Il gracchiare di un fratello ti riportò al presente, al richiamo verso un albero dalla bianca corteccia e dalla chioma vermiglia, lì dove i passi dell'umano sembrava volessero arrivare. Eccola la vostra guida, il manto scuro del più nobile dei vostri fratelli: un occhio per scrutare il cielo, un occhio per osservare la terra, un occhio per scandagliare lo spirito.

    300px-Img_6372


    Aaaaaaallora... benvenuti in una quest di trama generale. Non siete obbligati a partecipare, inutile dire che se lo fate eviterete di morire come cani potrebbe essere meglio :)
    Siete nella pelle di un corvo, è l'alba, volate seguendo questo individuo, verso quel posto bello di cui vi ho messo nell'immagine, al richiamo di un corvaccio con tre occhi.
    Se qualcuno di voi (Corinna) ha già sperimentato il metamorfismo in quest e ne ha avuto coscienza, può rendersi conto anche stavolta di essere nella pelle di un animale, per tutti gli altri non vi rendete assolutamente conto di quello che succede, siete corvi, comportatevi come corvi. XD

    Vicben= l'umano ti sembra familiare
    Dederick/Corinna= non avete mai visto l'umano
    Caleb= ti senti profondamente legato all'umano.

    Potete seguirlo/ cercare di capire dove vi trovate/ rompergli le balle/ intervenire in qualche modo/ interagire col corvo a tre occhi...insomma...siete corvi XD
    Questa quest può essere svolta mentre ne avete altre in contemporanea (è ambientata on tra aprile/maggio ma la cosa in questa quest per ora non vi interessa...siete corvi non avete la concezione del tempo).
    E' una corale, quindi rispondete pure nell'ordine che preferite, il limite di risposta è martedì 14 maggio. Per chi risponde c'è questa piccola quest che vediamo poi come andrà a finire.
     
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    "CRAAAA"

    Aveva voglia di noci... buone le noci! Chissà se c'erano noci dove stava andando... oppure lombrichi! Succosi e teneri i lombrichi non doveva neanche romperli con il becco, magari dei lombrichi con il sapore delle noci!

    Qualcosa si muoveva sulla neve sotto di lui lombrico noce? no era troppo grosso non entra nel becco... becco? ah si ho un becco, però il lombrico noce aveva qualcosa di strano non strisciava e ,cosa più importante, non sembrava un lombrico.

    "CRAAAA"

    Persona! E le persone non si mangiano... non finchè si muovono
    Si guardò attorno in cerca di tracce dei lombrichi noce ma, oltre le proprie ali ...ali... beh perchè non dovrei averle? senza non potrei più volare, non vide altro che neve cielo e altri fratelli e sorelle.

    "Craaaa"

    Gracchiò insoddisfatto, Niente lombrichi noce.
    Riportò l'attenzione verso la persona sotto di loro l'ho già visto... si prima e... prima ancora?, decise di non pensarci troppo, aveva una strana sensazione nelle penne penne? ... smetti! Senza penne è freddo! e poi sarei uguale ad un lombrico.

    "Craaaa"

    Questo non era il suo richiamo, guardò dritto, davanti a lui si vedeva l'albero rosso era ora e finalmente vedeva anche il primo fratello, non poteva sbagliarsi, troppi occhi per essere qualcun'altro.

    "CRAAAA"

    Fermò il battito delle ali e scese in ampi circoli verso la persona.

    "CRAAAA"

    Gracchiava allegro, sicuramente anche lui stava andando verso l'albero rosso chi non vorrebbe farlo? e voleva fargli sapere del loro imminente arrivo.

    "CRAAAA CRAAAA"

    Atterrò sulla neve a qualche metro dalla strana persona e inclinò la testa per osservarlo meglio, i suoi occhi verdi non sembravano così felici di vederlo, forse a causa del bianco che macchiava il suo mantello e iniziava a colargli sulla schiena, si grattò l'ala con il becco ignorandolo potevi spostarti! A me scappava.

    morte dall'alto ^_^
     
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    Colpito dai raggi del sole, Dederick non potè far a meno di svegliarsi, sarebbe rimasto volentieri a gongolarsi in quel tepore che lo abbracciava.
    Intorno a lui vi era un paesaggio stupendo, l'alba indorava la neve in disgelo sulle fronde degli alberi, mille erano i particolari di quella natura che riusciva ad osservare e comprendere come non mai.
    Nonostante questo bellissimo paesaggio, i suoi occhi si soffermarono solo un istante ad osservare perchè ben presto la sua attenzione si spostò alla radura.
    Un umano, dalla chioma bruna e scomposta, avanzava facendosi strada sul ghiaccio annaspando a volte e guardandosi indietro in perenne agitazione.
    I suoi occhi verdi brillavano così vivamente da risaltare nel bianco candore che ricopriva quella terra, una sorta di faro che guidava il tuo volo attraverso quelle lande.
    Volo.
    L'aria sembrava sostenere il corpo del Glover sotto il manto nero delle sue ali dispiegate; la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso dal solito non accennava a lasciarlo, eppure lasciarsi trasportare dai venti sembrava quanto di più naturale vi fosse.
    Come sempre era stato.
    Una sensazione talmente forte e mai provata in grado dei pervaderlo completamente, a tal punto di renderlo incapace di ragionare su quel che stava accadendo davvero.
    Al suo fianco fratelli e sorelle percorrevano il suo stesso cammino, sulla strada dell'umano.
    Era certo di non averlo mai visto.
    <<di chi si tratta?>> riuscì a domandarsi.
    Il gracchiare di un fratello lo riportò al presente <<craaa...craaa>>, capiva che era un richiamo, un richiamo verso un albero dalla bianca corteccia e dalla chioma vermiglia, lì dove i passi dell'umano sembrava volessero arrivare.
    Eccola la vostra guida, il manto scuro del più nobile dei vostri fratelli: un occhio per scrutare il cielo, un occhio per osservare la terra, un occhio per scandagliare lo spirito.
    Mentre si dirigeva verso quella strana figura inizio a prendere coscienza <<un corvo a tre occhi?? Dove ho già sentito parlare di questo? Sicuramente vi era qualcosa di scritto in biblioteca a palazzo, non ricordo però se il Maestro ne avesse parlato come di una cosa positiva o negativa in realtà!>>
    Istintivamente decise di frenare quel volo così rapido e rallentando preferì mettersi a roteare attorno alla pianta.
    Vide gli altri fratelli che si muovevano in quella direzione e pensò di attendere per vedere che sarebbe successo.
    Con i suoi occhi dalla vista acuta analizzò attentamente sia l'umano che il corvo dai tre occhi alla ricerca di qualche particolare o qualche indizio che avesse potuto in qualche maniera aiutarlo a comprendere meglio la situazione e valutarne la pericolosità.
    <<craaa....craaa...>> spesso sentiva questo gracchiare vicino a se, gli sembrava quasi uscisse dalla sua bocca.
    Possibile che fosse proprio lui a fare tutto questo casino?

    <<spero vada bene, io ci provo ahahaha>>
     
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    -Oh...è successo...di nuovo...-
    Cora provò a dare un'occhiata al suo fisico.
    Non era più la rossa bipede, ma un corvo tutto d'un pezzo, con lunghe piume nere simili a schegge di ossidiana. Era tutta arruffata, e sentiva l'estremo bisogno di fermarsi e lisciarsi le piume.
    Ma non era il momento.
    Sentiva che stavano andando in un punto preciso per un motivo ben preciso.
    Osservò gli altri corvi.
    Erano forse come lei?
    Erano forse altri esseri con il suo stesso dono..:?
    Non ne aveva la minima idea, ma uno di questi strillava come un'oca al patibolo.
    Corinna era mattiniera e le prime luci dell'alba non le davano fastidio, ma il baccano di quell'essere le impediva anche solo di concentrarsi sul volo.
    Piegò il piccolo corpo in direzione dell'uccellaccio del malaugurio, piegò le ali più vicino al corpo e si fiondò sullo strillone.
    Lì una beccata in pieno collo lo colpì sonora, con un "Craa" gracchiato con prepotenza.
    Non aveva la minima idea di chi fosse, ma le dava già sui nervi.
    Tornò poi al posto, riaprendo le ali fieramente, nel vento gelido del Nord.
    Stavano andando evidentemente a un albero molto particolare.
    Ma la cosa ancora più particolare fu vedere che il corvo a capo dello stormo, aveva ben tre occhi.
    Corinna non seppe se spaventarsi o esserne meravigliata.
    Un paio di battiti in più d'ala e si avvicinò ad esso, scrutandolo ancora più da vicino.
    Le incuteva rispetto, quasi timore.
    Non ebbe il coraggio e la sfrontatezza di disturbarlo, temendo quasi una beccata o chissà cos'altro,
    Solo in quel momento abbassò lo sguardo e notò un esserino.
    Un uomo, dai profondi occhi verdi e capelli neri, arrancava nel grande mare bianco.
    Corinna decise di lasciare momentaneamente il corvo a tre occhi da solo, per dirigersi verso l'uomo.
    Non doveva essere vicino a casa.
    Non le sembrava un bruto, abituato a quel tipo di ambiente. Sicuramente un uomo del nord, non un dorniano. Ma i suoi occhi verdi le fecero perdere un battito d'ali. Il voto così squadrato e gli occhi vigili, insieme al capo bruno, le ricordavano alla lontana il fratello.
    Fece un paio di giri in volo intorno all'essere, e subito tornò in volo vicino ai fratelli.
    Si avvicinò di nuovo a quel corvo che le destava così tanto rispetto e timore.
    "Cosa sta succedendo..." gli chiese gracchiando, quasi sommessamente.
    Attese la risposta con calma.
    Magari nemmeno aveva capito.
    Magari non era nemmeno un uomo con il suo dono...
    Ma sperava in una risposta prima di arrivare a destinazione.
     
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    Il gelo aveva dipinto di bianco il paesaggio, donandogli una bellezza ultraterrena. Vedeva ovunque tinte sfavillanti, il sole si rifletteva su di esse, rendendo meno nitidi i contorni candidi delle dune innevate in lontananza. Non conosceva quel posto, non aveva mai visto quel paesaggio così sterminato, né quella foresta.

    O forse sì? Non ricordava, sentiva solo un improvviso senso di spaseamento, non si riconosceva, come fosse lontano da sé stesso... Qualunque cosa ciò potesse significare.
    Non capiva cosa stesse succedendo, ma percepiva un'infinita fame di scoperta, una bruciante curiosità: non sapeva nemmeno chi fosse, aveva bisogno di colmare quel vuoto con qualche cosa di nuovo.

    Magari un tempo aveva saputo chi fosse, eppure... Non gli sovveniva, non ricordava alcun nome. Era uno, un membro di un qualcosa di più grande e, per quanto ne sapeva, sarebbe potuto essere anche solo quello, no? Cos'era un nome, in fondo, quando si era amalgamati in un gruppo, uno stormo?

    Il freddo mattutino era come una carezza sul suo nero manto. Era bello sentire quel freddo all'esterno, come fosse un bagno in un fiume, eppure sentire il caldo scorrere nelle proprie vene, come una rovente saetta nel ghiaccio... Gli piaceva. Gli piaceva dannatamente.

    Le fronde degli alberi apparivano così soffici, così belle e... Eterne, eterne come l'inverno in cui era immerso. Gracchiò appena di fronte a quello spettacolo. Era felice.

    Aguzzò la vista, vide un umano in lontananza, con i capelli neri e scombinati. Lo conosceva, ne era certo. C'era qualcosa nella sua andatura... O forse nei capelli? Non lo sapeva, ma si sentiva inesorabilmente attratto da quel bipede che arrancava spaventato.
    Ebbe l'impellenza di aiutarlo, e per qualche lungo istante si abbassò verso di lui, gracchiando con forza per spingerlo a correre di più. Eppure, sembrò che il suo agitato gracchiare non fosse più utile del pensiero recapitato all'umano da uno dei suoi fratelli...
    E intanto l'umano correva, correva come un forsennato, ogni tanto si voltava, i suoi occhi rilucevano di terrore.

    Occhi...
    Occhi, verdi come le chiome di quegli alberi, verdi come... Come il luogo dove vivevano i vermi di cui era ghiotto: la terra viva, quella che si intravedeva appena in sporadiche radure.
    In effetti, aveva fame, ma in quel momento era troppo impegnato a inseguire quel giovane, volando veloce mentre scandagliava la terra con lo sguardo.

    Seguì i suoi fratelli, tutti intenti a inseguire quella creatura sconosciuta.
    Ma era davvero sconosciuta? Non ne era certo, in fondo... Come poteva esserlo?
    Riconosceva quello sguardo, riconosceva i capelli neri, riconosceva tutto di lui. Aveva un aspetto noto, decisamente.
    Ma cosa significava noto? Non gli capitava spesso di vedere degli umani... O almeno credeva, l'indecisione iniziava a dargli alla testa.

    Nel dubbio, seguì lo stormo.

    Udì un forte gracchiare. Istintivamente, volò verso la fonte: casa, l'enorme albero sui cui rami tutti i suoi fratelli si erano radunati.
    L'umano stava andando lì: cosa significava? Perché lo stava facendo? Non aveva mai visto umani, lì...

    Ma, d'altronde, non aveva mai visto quell'umano, no?
    Non lo aveva ancora capito. Gracchiò contrariato, nascondendo la testa dietro un'ala per qualche istante.

    Suo fratello, il più grande, quello che aveva troppi occhi per essere come lui, ecco chi stava guidando l'umano, quell'essere senza penne e dal colore troppo rosa per cavarsela sotto quel freddo.

    Gracchiò in direzione di due fratelli intenti a beccarsi, per poi seguire l'ultimo ad aver colpito, incuriosito.
    Provava una curiosità immensa, e quel corvo stava andando dall'unico in grado di sfamarla.
    Il più grande di loro, il corvo con tre occhi.

    Cosa stava succedendo? Non capiva, non sapeva nemmeno se fosse in grado di farlo.
    E, in realtà, mentre stava volando, non sapeva più nemmeno se avesse davvero intenzione di capire.
     
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    Richiamato dall'arrivo dell'umano, stizzito dal trattamento ricevuto da uno dei corvi, il fratello con tre occhi lasciò il suo ramo insinuandosi in una fessura di roccia scavata nella collina, subito seguito dallo stormo.
    Gli occhi verdi dell'umano brillavano nell'oscurità della grotta, sembrava spaventato ma procedeva comunque all'interno passo dopo passo; e così come facevi tu, incapace di opporti al richiamo di quell'occhio. I tunnel si fecero a mano a mano più stretti e tortuosi e bisognava volare basso per non rischiare di incagliarsi né nei rostri di pietra che scendevano dall'alto, né da quelli che dal basso cercavano di raggiungerli. C'era da perdersi in quel sistema di caverne, ma l'umano seguiva lo stormo e lo stormo seguiva la sua guida ed il cammino seppur accidentato sembra procedere sicuro.
    Le radici degli Alberi Diga si intrecciavano a terra, mentre le pareti di pietra sembravano aver mangiato parzialmente diversi scheletri delle più strambe forme e dimensioni. Il rimbombo dell'acqua sembrò farsi a poco a poco più vicino mentre decine di occhi brillanti sembravano scrutarvi nell'oscurità. Gli occhi dell'umano finalmente si alzarono di nuovo verso l'alto, sul tronco di un albero posto a pochi passi dall'abisso nel quale scorreva l'acqua di un fiume sotterraneo. La guida andò ad appollaiarsi nuovamente sul ramo dell'albero che si inerpicava in varie forme che sembravano umane. La sua pelle era completamente bianca, tranne per una macchia rossa sulla guancia e sul collo. I capelli lunghi, bianchi e sottili e arrivavano fino al pavimento di terra. Gli mancava un occhio, mentre l'altro era rosso. Le radici di albero-diga lo avvolgevano e crescevano attraverso il suo corpo, passando per una gamba e nel punto dove si trovava l'occhio.
    250px-Close_up_TEC_Marc_Simonetti
    "Gli alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte."
    La forma aveva parlato all'umano nella lingua degli umani eppure ti sembrava di aver compreso; l'umano tremò un paio di volte ma si avvicinò alla forma allungando il palmo della mano aperta contro il tronco. Diversi fratelli seguirono quel contatto appollaiandosi sui rami dell'albero, era quello il cammino da seguire?


    Yep, so perfettamente che le cose non funzionano propriamente così, ma siamo a corti di veggenti verdi quindi pieghiamo un poco il canon alle nostre esigenze, se lo fa l'HBO non ho capito perché non possiamo noi giusto? XD

    Personalmente vi consiglio di dividervi: alcuni si appollaiano e altri no, tuttavia siete liberi anche di appollaiarvi tutti oppure nessuno. Si parte per un trip.
    Limite risposta= lunedì 20 maggio
     
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    Svolazzava osservando quel che sotto di lui stava accadendo.
    L'umano era ormai giunto ai piedi del grande albero, quando all'improvviso il corvo dai tre occhi volò all'interno della grotta seguito dallo stormo dei suoi fratelli e dall'umano.
    Gli occhi verdi di quest'ultimo brillavano nell'oscurità della grotta, sembrava spaventato ma procedeva comunque all'interno passo dopo passo.
    Una forza sconosciuta spingeva Dederick a seguirlo, anche la dove i cunicoli si facevano
    più stretti e tortuosi e bisognava volare basso per non rischiare di incagliarsi né nei rostri di pietra che scendevano dall'alto,né da quelli che dal basso cercavano di raggiungerli.
    C'era da perdersi in quel sistema di caverne, ma l'umano seguiva lo stormo e lo stormo seguiva la sua guida ed il cammino seppur accidentato sembra procedere sicuro.
    Le radici degli Alberi Diga si intrecciavano a terra, mentre le pareti di pietra sembravano aver mangiato parzialmente diversi scheletri delle più strambe forme e dimensioni.
    Il rimbombo dell'acqua sembrò farsi a poco a poco più vicino mentre decine di occhi brillanti sembravano scrutarvi nell'oscurità.
    Gli occhi dell'umano finalmente si alzarono di nuovo verso l'alto, sul tronco di un albero posto a pochi passi dall'abisso nel quale scorreva l'acqua di un fiume sotterraneo.
    La guida andò ad appollaiarsi nuovamente sul ramo dell'albero che si inerpicava in varie forme che sembravano umane. La sua pelle era completamente bianca, tranne per una macchia rossa sulla guancia e sul collo.
    I capelli lunghi, bianchi e sottili e arrivavano fino al pavimento di terra.
    Gli mancava un occhio, mentre l'altro era rosso.
    Le radici di albero-diga lo avvolgevano e crescevano attraverso il suo corpo, passando per una gamba e nel punto dove si trovava l'occhio.
    Per quanto l'immagine potesse inquietare l'animo del rampollo di casa Glover, non lo scoraggio ad andare avanti, anzi in lui cresceva una curiosità apparentemente insaziabile.
    Vedendo la sua guida appollaiarsi proprio vicino a quella creatura capì che non vi erano imminenti pericoli da temere, per questo stavolta decise di avvicinarsi e non di rimanere in disparte ad osservare.
    Decise quindi di appollaiarsi proprio sulla spalla dell'uomo gracchiando una sola volta, come a volersi presentare <<craaaa!>>

    << alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte.>>
    La forma aveva parlato all'umano nella lingua degli umani eppure ti sembrava di aver compreso; l'umano tremò un paio di volte ma si avvicinò alla forma allungando il palmo della mano aperta contro il tronco. Diversi fratelli seguirono quel contatto appollaiandosi sui rami dell'albero, era quello il cammino da seguire?
     
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    Corinna Forrester • Oltre la Barriera •


    Gli uomini dimenticano. Solo gli alberi ricordano.




    -Troppi occhi per i miei gusti- sentenziò il corvaccio spettinato nei suoi pensieri.
    Lo stormo seguì il bipede tra le viscere della terra.
    Corinna, nonostante fosse in forma di corvo, sembrava aver mantenuto la sua fobia per gli spazi angusti.
    E così, ad ogni battito d'ala sentiva le pareti restringersi sempre di più, un labirinto intrecciato e aggrovigliato su se' stesso, che andava via via sempre di più a restringersi.
    Ansia.
    Affanno.
    Le ali andavano a sbattere contro le pareti.
    I corvi non erano volatili adatti a volare in ambienti chiusi.
    Sentiva le gocce di umidità cascare sul nero piumaggio.
    Senza pensarci due volte si spinse ai limiti della sua forza per poter volare più velocemente.
    Panico.
    Voleva uscire da quei cunicoli.
    Si sentiva frastornata, tutte quelle ali che si agitavano, tutti quegli occhi, le pareti nere e fredde...
    Ansia.
    Chiuse gli occhi e volò alla cieca.
    Doveva solo seguire il resto dello stormo.
    Un paio di volte l'ala strisciò sulle dure pietre.
    -Fa nulla.- pensò.
    -Mi ricresceranno le penne.-
    E poi finì.
    Finirono in una sorta di sala più ampia, con un enorme albero al centro.
    O meglio, le sue radici.
    Il corvo osservò attentamente l'albero.
    E solo dopo diversi minuti notò che alle radici di questo vi era un altro bipede...o almeno lo doveva essere stato un tempo.
    La sua pelle era completamente bianca, tranne per una macchia rossa sulla guancia e sul collo. I capelli lunghi, bianchi e sottili e arrivavano fino al pavimento di terra, sembrando quasi latte versato che gocciolava.
    Gli mancava un occhio, mentre l'altro era rosso. Le radici di albero-diga lo avvolgevano e crescevano attraverso il suo corpo, passando per una gamba e nel punto dove si trovava l'occhio.
    -Orrore.-pensò.
    "Gli alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte."
    Era...proprio la figura ad aver parlato?
    Proprio quello che ormai dava per morto?
    Le sembrò di sentire rumore di ossa sbriciolate mentre parlava, come se quella figura non avesse parlato per millenni e solo ora la bocca si ritrovasse a ripetere quell'antico gesto.
    Guardò anche l'umano.
    Si stava...avvicinando?
    Davvero aveva così tanto coraggio?
    Tremò.
    Lo vide con certezza: stava tremando anche lui.
    Il coraggio allora forse non era la parola più esatta...forse scelleratezza, follia, ingenuità, incoscienza.
    Corinna atterrò poco vicino all'albero, tenendo bene le distanze da quella spettrale figura e osservando tutto da distanza di sicurezza.
    Le sue piume erano importanti,ok?


    Edited by Cioffa - 17/5/2019, 18:20
     
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    Fratelli, sorelle, i tre occhi, una persona e un albero con la faccia.

    “Cra”

    Si è affollato qua dentro. Si appollaiò lontano dalla scena, doveva essere la pianta con la faccia il motivo per cui la persona si trovava dentro quel buco… e i tre occhi sono qua per lo stesso motivo… forse.
    Si lisciò le penne con sufficienza E io sono qui perché ci sono i tre occhi ora tutto torna.

    Guardò alcuni suoi fratelli avvicinarsi alla faccia albero in modo da condividere lo stesso contatto che anche la persona sembrava cercare.

    “Cra”

    Gli alberi non hanno la faccia, non voglio toccare un albero con la faccia! E se poi mi mangia? Faccia significa bocca e le bocche mangiano!

    "Gli alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte.”

    E gli alberi non parlano… no io non tocco un albero parlante.

    Si scosse l’umidità dal piumaggio e si guardò attorno, individuò la sorella che aveva tentato di spiumarlo durante il volo.
    Magari possiamo far pace! Voglio capire perché l’ha fatto… non ho mai rubato il verme di nessuno.
    Con un paio di battiti d’ali atterrò vicino alla sorella.

    “Cra!”

    Salve! La guardò con curiosità cercando di mostrarsi il più amichevole possibile.

    L’albero faccia sembrava avrebbe intrattenuto il resto dello stormo per un po’.
    Mi sa che dovremo aspettare gli altri qui.

    Spostava il peso da una zampa all’altra mentre cercava una reazione dalla sua nuova amica.
     
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    Il mare.
    Ecco cosa gli ricordava tutto ciò.
    I corvi, il muoversi in modo caotico eppure ben ordinato, se visto da lontano. Nessuno guardava un singolo corvo, tutti guardavano lo stormo, come un'onda che si abbatte sulla spiaggia attira più sguardi di un'esule goccia. Era la collettività a rendere forte lo stormo, a rendere importante ciascuno di quei corvi dalle ali nere come inchiostro.

    Nero... Come quella strana fessura in cui l'intero stormo si tuffò, quasi aspirato da essa.
    Gracchiò con disappunto: non gli piacevano i luoghi chiusi, preferiva poter volare liberamente tra le chiome degli alberi, in quei bellissimi mosaici verde scuro e bianchi formati da foglie e neve.

    Ma non aveva scelta, giusto?
    Ebbe come la consapevolezza che quel pensiero non gli fosse estraneo, ma anzi che fosse abituato a pronunciare quella frase. Non gli piacque, non voleva essere obbligato a fare ciò che non voleva, ma in fondo non voleva restare indietro, e soprattutto quell'umano lo attirava molto più di quanto quella strana sacca nel terreno lo repellesse.

    In realtà, si sentiva inesorabilmente attratto dal suo simile più potente, e addirittura lo seguì con affanno nel tunnel di roccia. Si chiese come facesse l'umano, in quella tenebra, a vedere qualcosa, quando lui stesso iniziava ad aver fatica. Per grazia degli Dei, nonostante tutto, riuscì a non schiantarsi, evitando agilmente gli spuntoni di pietra, di cui era sicuro di aver conosciuto il nome, un tempo.
    Svoltarono più volte, non aveva idea di dove stessero andando, né del motivo per cui l'umano stesse seguendo proprio loro, ma d'altronde lo stesso stormo seguiva il corvo con tre occhi con naturalezza, come se fosse l'unica cosa possibile... E forse lo era.

    Non era più certo di avere il controllo su quel suo corpo, su quelle sue ali... Le sentiva battere per mantenere la quota, sentiva l'aria carezzare il suo manto piumato, ma non era convinto che, se avesse voluto, avrebbe potuto fermare quel volo sfrenato.
    Non che volesse farlo, ovviamente, o si sarebbe certamente smarrito in quel folle sistema di caverne e cunicoli.

    Giunsero in quella che sembrava una sala: era spaziosa, tanto che l'intero stormo ebbe modo di radunarvisi. Caleb si guardò intorno, incuriosito: le pareti di dura pietra erano percorse da enormi radici, talvolta persino attraversate da esse. La natura indomita si prendeva ciò che desiderava, come desiderava, non conosceva freni, e nessuno era in grado di porgliene.
    Radici di ogni forma e dimensione si trovavano attorno a lui, alcuni corvi si erano già posati su di esse. Si udiva un fiume sotterraneo lì, in profondità. Il gorgogliare dell'acqua non faceva che rafforzare l'inquietudine del giovane corvo, che iniziava soltanto in quel momento a riconoscere ruvidi scheletri nel limitare della stanza, fino ad alzare lo sguardo su di lui.

    Lui. Il corvo con tre occhi su cui la sua guida si era appollaiata.
    Era un corpo, forse un tempo era persino stato umano. Ora difficilmente lo si sarebbe potuto pensare come tale, decisamente.
    L'acqua gorgogliava attorno a loro, evidentemente il suono rimbombava nelle pareti, o forse nelle ossa...
    Vide le radici aggrovigliate al corpo come enormi vermi, attraversavano il corpo dai capelli bianchi e forse quasi di legno come fosse terreno. Si augurò che i vermi di cui si cibava non fossero in grado di fare così.

    Volò in circolo qualche volta, mentre l'umano si avvicinava all'orrida figura. Tremava, eppure sembrava intenzionato ad incontrarla. Da vicino.
    Lui non lo avrebbe mai fatto, ma il corvo con tre occhi l'aveva portato lì, un motivo doveva esserci.

    "Gli alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte."

    Le tenebre erano fredde...
    Gracchiò confuso, mentre molti fratelli si radunavano sui rami dell'albero, come spinti da un'improvvisa coscienza comune a tutti loro.
    L'umano, al contempo, posò la mano contro il tronco, in completo silenzio.
    Caleb era sempre più confuso: perché l'umano si era voluto avvicinare a quella creatura abominevole?
    Non lo sapeva, ma sentiva di doverlo proteggere in qualche modo.

    Quindi, in tutta tranquillità, si appollaiò sull'umano. Era pronto per qualunque cosa sarebbe successa, adesso.
     
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    Dunque trip per Dederick! :)


    Dederick
    Fu come risvegliarsi all'improvviso dopo un incubo. Il corpo di Dederick era sudato sebbene facesse freddo in quelle lande gelide. La prima cosa che vide non appena riaprì gli occhi fu il sedere di un uomo, bianco come latte e con una sottile peluria.
    "Ma quello è il Karstark, come ho fatto ad arrivare fin qui?"
    Una voce alle spalle del Glover fu sufficiente a risvegliarlo dal torpore: l'umano che aveva sognato in quella caverna si trovava dietro di lui, in piedi e con accanto un uomo dai lunghi capelli bianchi che gli ricordava la figura intravista nel tronco in quella grotta. Restavano in piedi dietro di lui e fissavano insieme a Dederick un altro uomo intendo ad espletare i suoi bisogni a pochi passi da loro. Era un ragazzotto ma dal fisico possente e dall'altezza considerevole, i suoi capelli erano del colore del fuoco, ed i suoi occhi affilati e taglienti; si era voltato di scatto come se si sentisse spiato tirando su in fretta i calzoni a coprirgli le pudenda.
    Non era però verso di loro che si era rivolto, ma verso la figura di una donna alle loro spalle: alta, bionda, con le pellicce tipiche dei Bruti.
    "Lo Stark è scomparso, lo stanno cercando."
    L'umano che aveva sognato poco prima sembrò irrigidirsi, ma la figura dai capelli bianchi accanto a lui sembrò volerlo calmare.
    "Non possono vederci, non possono vedere nessuno di noi..."
    L'occhio della figura si spostò anche su Dederick che però sembrava essere invisibile non solo per il rosso e la donna ma anche per l'umano che aveva già visto. La donna si avvicinò al rosso di qualche passo per portarsi a stringerlo tra le braccia, con la grazia e la voluttà di un'amante.
    "L'uomo che stai cercando, il Glover, non dovrebbe essere troppo lontano oramai. Il Clan che lo ha catturato caccia a non troppe miglia a nord da qui, se riusciamo a coglierli di sorpresa potremo riprendercelo in poco tempo."
    I pensieri cominciavano a fluire a poco a poco più chiaramente nella mente di Dederick: aveva già sentito parlare di un Karstark e sapeva che era sulle tracce di suo padre oltre la Barriera. Era quello che aveva di fronte dunque l'uomo a cui aveva affidato la salvezza del Lord di Deepwood Motte? Non era mai stato in quei boschi ma era chiaro che si trovasse molto lontano da casa; se Lord Gaweyn non fosse sopravvissuto l'intera amministrazione del suo Regno sarebbe ricaduta sulle sue spalle.
    "Non mi interessa, non era questo che volevo vedere. Perché mi hai portato qui?"
    L'umano dagli occhi verdi sembrava agitato ma Dederick avrebbe potuto giurare di aver visto l'occhio buono della figura stringersi nuovamente su di lui per un istante.
    "Qualcun altro doveva vedere...ora andiamo."


    Nella grotta
    Tiro di seduzione Corben vs Corcora.
    [Giudizio mod + Affinità bersaglio/10 + Liv Competenza Seduzione/2 + (Attrazione + Diplomazia)/4] - [Giudizio mod + Intrigo/2 + liv controspionaggio*5]
    Giudizio mod Vicben= 5 circostanza (oh un animale cmq la compagnia la vuole, soprattutto un corvo) 3 modalità (un cra e la danzetta sulle zampette pensi sia sufficiente?) 2 scrittura= 10 punti
    Giudizio mod Corinna= 6 circostanza (anche te sei un animale ma magari vorresti vedere che accade) 2 modalità (oh lo hai beccato prima questo!) 2 scrittura= 10 punti
    Affinità Vicben/Corinna= Affinità casata/2 + Affinità casata maggiore/8 + Affinità vassalli/8 + Affinità cultura/2 + Affinità culto/100*pietà controparte + Affinità tratto specifico/5 + Affinità pg= 0 (non ha affinità Vicben segnate in scheda XD)
    [10 + 0 + 0 + (0+0)/4] - [10 + 17/2 +0]= 10 - 18,5= - 8,5 Parzialmente riuscita, reazione a discrezione di Cora
    Ossia....magari un poco ti fa pena sto coso ecco, ma reagisci come ti pare

    I tentativi del corvo maleducato erano goffi e patetici, abbastanza forse da intenerire il cuore di una corvetta non di certo per garantirsi un accoppiamento. Forse però il rituale di corteggiamento fu sufficiente per distrarre i due animali da quel che accadeva qualche passo più vicino allo strano albero. L'umano rovesciò occhi e testa all'indietro nell'esatto momento in cui toccò la corteccia con il suo palmo e tanto fecero anche i corvi che si erano appollaiati sui rami di quell'albero; ciò che restava ora dei suoi occhi erano solo due globi bianchi.
    Due occhi gialli apparvero dall'oscurità catturando ora sì anche l'attenzione dei due corvetti in disparte: era un umanoide forse ma piccolo e dalla pelle scura ma con delle macchie più chiare, come la pelle dei daini. Le sue orecchie erano ampie e si muovevano captando tutti i suoni che provenivano dalle caverne. Si avvicinò all'umano protendendo la mano verso la pelle della sua guancia; aveva in tutto quattro dita e dei lunghi artigli neri alle sue estremità. Prima che potesse toccare la pelle dell'umano, tanti occhi di gatto fecero la loro comparsa nel buio.
    180px-A_Child_Of_The_Forest_%C2%A9_acazigot
    Il piccolo umanoide ritrasse la mano spaventato mentre qualche esclamazione gutturale si alzava dalle profondità: era una lingua diversa da quella utilizzata dall'umano, eppure i corvi sembravano poter capirne il senso anche se non le parole.
    Sentivano il pericolo.
    Sentivano la rabbia.
    Uno squittio crescente arrivò a coprire persino quelle voci e dagli abissi di quelle caverne decine e decine di minuscoli topolini presero a riversarsi nella grotta. I loro piccoli occhietti erano iniettati di sangue e uno di loro, il più veloce, arrivò a mordere la zampetta sinistra della corvetta.


    Dederick: allora, sei di nuovo in forma umana, insieme a Ivhar e alla figura del tronco presentatasi in forma umana anch'esso. Ci sono un uomo (chiamato Karstark da Ivhar) e una donna che discutono del ritrovamento di tuo padre. Capisci che nessuno ti vede o ti sente a parte la figura con l'occhio rosso e capisci anche che ti sei "intrufolato" nel viaggio di questo Ivhar in qualche modo. Ora senti che ti stanno per portare via...hai tutta la coscienza di Dederick in questo momento quindi se vuoi interagire con la scena per scoprirne di più (sia di tuo padre, sia del Karstark, sia di questa specie di viaggio, sia della figura ecc) fallo ora o taci per sempre XD

    Tutti gli altri: Ivhar va in trance mentre Vicben fa la danza dell'amore. Incontrate questa nuova creatura che tenta di toccare Ivhar (Caleb tu sei il più vicino vedi se glielo permetti o no, è importante in entrambi i casi). Sentite delle voci e percepite il pericolo e la rabbia.
    Tanti topolini entrano, uno mozzica Corcora. Ovviamente eventuali combattimenti li gestisco in maniera narrativa, sappi per ora che Corcora non riesce ad appollaiarsi (per la ferita), quindi dovrà necessariamente volare tutto il tempo...

    LIMITE: LUNEDì 27 MAGGIO
     
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    Condottiero

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    Corinna Forrester •Oltre la barriera•


    Dicono che quando un corvo grida, un uomo muore.




    Osservò il corvo di fianco.
    Ma...che stava facendo con quella zampetta?!
    Ma ce stava provando?!
    Corcora si limitò a scansarsi di un mezzo passo, allungando una zampetta un po' più a destra, facendo seguire poi il resto del corpo.
    Non lo malmenò. Le faceva quasi tenerezza.
    Per questa volta era salvo.
    Si limitò a un "cra." secco e preciso, una sorta di monito al compare di stormo di stare attento, e successivamente un altro "cra", più carino e simpatico.
    Salve.
    Forse non meritava di farsi staccare l'osso del collo a beccate...

    -Staremo a veder...-


    Corcora non fece in tempo a finire il pensiero che la vista periferica le fece notare un dettaglio.
    Un...coso, si stava avvinando all'umano che era entrato in uno stato di incoscienza.

    -Dell'umano...chissenefrega.
    MA QUEL COSO COS'E?!-


    Aveva due occhi gialli che sembrarono quasi fari nell'oscurità.
    Era un piccolo esserino, QUASI come un umano, ma dalla pelle scura e con delle macchie più chiare, come la pelle dei daini.
    Daini.
    Corcora si ricordò l'ultimo pasto.
    Era cervo o daino?
    Beh, era carne di una bestia morta nella neve. Era deliziosamente squisita.
    Le orecchie della cosa erano ampie e si muovevano captando tutti i suoni che provenivano dalle caverne. Si avvicinò all'umano protendendo la mano verso la pelle della sua guancia;
    Corcora sbattè lievemente le ali.
    Cosa aveva in mente.
    Diede un colpetto d'ala al compare di fianco.
    Aveva in tutto quattro dita e dei lunghi artigli neri alle sue estremità.
    "Cra."
    No buono.
    Ma prima che potesse toccare la pelle dell'umano, tanti occhi di gatto fecero la loro comparsa nel buio.
    Corcora si guardò intorno.
    La cosa si stava trasformando in una cosa MOLTO brutta.
    E la situazione non le piaceva.
    Non fece in tempo ad alzarsi in volo che uno stupidissimo ratto dai denti gialli e mezzo spelacchiato le morse la zampetta.
    Corcora lanciò un "CRAAAAAA" di dolore, che nella caverna riecheggiò più volte, amplificandone il suono.
    Si girò furiosa e cercò di beccare il ratto malefico con il becco, mirando alla testolina insulsa.
    Ma si rese subito conto che non riusciva a reggere il peso delle sue piume sulla zampa ferita, e così si alzò in volo.
    Lì li vide.
    Tutto era pieno di topi, ne uscivano da tutti i pori della pietra.
    Decise di vendicarsi.
    Piombò in picchiata su un topo a caso, mirando possibilmente alla testa, anche se le sue capacità di manovrare un corpo volatile ancora non erano al massimo.
    La zampa faceva male.
    La sentiva pulsare, e forse stava pure perdendo sangue.

    -Grotta di cacca-

    pensò.
     
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    La vita dei corvi era piena di imprevisti.
    E di piume, ovviamente. Anche se Caleb potrebbe averne perse una decina nel vedere l'umano ribaltare gli occhi, facendoli diventare bianchi, e rimanere così, immobile...
    E, in tutto questo, sembrava che anche i suoi fratelli posati sui rami dovessero essere in preda alla stessa cosa che aveva colpito l'umano.
    Non capiva...

    Gracchiò preoccupato, guardandosi intorno in preda ai dubbi: cosa doveva fare, ora? Il corvo con tre occhi era lì, eppure non aveva più fatto nulla... Era fermo.
    Sulle prime, non comprese cosa stesse facendo, non finché non comprese il nesso tra la stasi dell'umano e quella dei suoi fratelli appollaiati sui rami dell'albero: sembrava proprio che il corvo con tre occhi stesse guidando gli altri fratelli senza di lui.
    Ci rimase male, in realtà, nel vedere gli altri racchiusi in una collettività che non gli apparteneva: se non poteva essere parte dello stormo, che poteva fare?

    CRA!

    L'esclamazione spaventata giunse perché un'orribile creatura dagli occhi gialli e gli artigli neri si era palesata di fronte al corvo, il quale gracchiò ostile, ma non fece in tempo a fermarla prima che toccasse l'umano.
    Vide con attenzione quella zampa deforme, con quattro lunghe dita che terminavano in artigli neri e lucidi. Sperò tanto che non avesse intenzione di colpire la gola dell'umano, o gliel'avrebbe tranciata senza il benché minimo sforzo.

    Sentì delle voci profonde, quasi assillanti, lungo il corridoio. Vide dei piccoli occhi simili a quelli della creatura di fronte a lui. Voleva capire chi fossero, voleva capire il motivo per cui si era palesata di fronte allo stormo.
    Un brivido corse lungo le penne del corvo, non più dovuto alla creatura, che sembrava essere colta anch'ella da un senso di agitazione impressionante, come le voci che continuavano a rimbombare, ma dovuto ad un suono di innumerevoli zampe che rimbombava nella grotta. Non prometteva nulla di buono.

    Osservò qualche istante la creatura, inclinando la testa da un lato. Non era capace di comunicarle con chiarezza, ma fece del suo meglio.
    Tu non fai male al mio umano e io non ti cavo quegli occhi. Stabilì, gracchiando mentre prendeva il volo, tentando di mettere a fuoco i dintorni.

    Ci volle un po', sulle prime non riuscì a vederli, sebbene il graffiante rumore di mille zampe fosse ben indicativo.
    Topi. Esseri schifosi che correvano per terra. Come i corvi, anche loro si muovevano in gruppo, sì, ma erano completamente privi dell'eleganza sopraffina dello stormo.
    Non potevano rivaleggiare, era ovvio. I corvi erano creature di tutt'altra bellezza.

    La bellezza, però, non li avrebbe aiutati in quello scontro che si iniziava a presagire.
    Vide i suoi fratelli muoversi in sincronia, preparandosi allo scontro. Lui stesso gonfiò le ali, fissando truce le creature orride che ciminciavano a sciamare per la grotta.
    Capì che, se non avesse vinto quello scontro, lo stormo sarebbe stato sconfitto, e l'umano avrebbe corso grandi pericoli.
    Non voleva nessuna delle due cose.

    Gracchiò con forza, scendendo in picchiata su una delle bestie e afferrandola con gli artigli, tentando di sollevarla dal suolo, sebbene fosse enormemente pesante.
    Guadagnò nuovamente quota, pensando a come poter contrastare le bestie. Forse la creatura dagli artigli neri l'avrebbe potuto aiutare...
    Sentiva appena quelle voci gutturali, ora quasi del tutto coperte dagli assordanti squittii.
    Decise che, in qualunque caso, avrebbe protetto l'umano.

    Sperava solo che la strana creatura, o forse il suo fratello con tre occhi, venissero in suo soccorso. Non avrebbe resistito a lungo, contro quell'assalto, quello era sicuro.
    Eppure si sentiva come se avesse già vissuto quella sensazione... Come se avesse già affrontato situazioni simili, o similmente improbabili.
    Gracchiò confuso per un istante, dopodiché assalì con furia l'orda di ratti, deciso a colpirli e sconfiggerli. A qualunque costo.
     
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    Guitto

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    Dederick
    Il Glover restò in silenzio, forse stordito da ciò che stava accadendo, talmente incomprensibile da sfidare l'umana ragione. Il bianco della neve a poco a poco sparì dal suo sguardo e colori ben più cupi ne presero il posto: solo qualche fiaccola illuminava la stanza sormontata da un gigantesco trono di spade. Un uomo dai capelli d'argento e dagli occhi violacei iniettati di sangue si era issato fino in cima, dal fianco sinistro una ferita aperta zampillava di sangue fresco; ai piedi del Trono tre figure dagli stessi lineamenti e con gli stessi identici occhi, un ragazzo inginocchiato, uno in piedi e la forma di una fanciulla quasi impalpabile in quella Sala del Trono.
    "I Targaryen, siamo ad Approdo del Re?"
    I compagni di viaggio di Dederick erano alle sue spalle nuovamente, ma stavolta anche il Glover era in piedi, defilato in quella scena così come accaduto precedentemente; il ragazzo non aveva mai incontrato nessuno dei presenti ma aveva visto il Drago del sovrano e i danni che derivavano dal suo fuoco.
    "Siete diventati all'improvviso così incapaci da non riuscire ad arrivare tutti e tre nello stesso momento? Quando vi chiamo dovete accorrere immediatamente! Due compiti ti avevo lasciato! Sposare la giovane Stark ed avere controllo del Nord e proteggere il regno in mia assenza! Mentre ti allenavi con la mazza ferrata, gli schiavisti mettevano a ferro e fuoco i Sette Regni! Un Greyjoy è stato più utile di te! Spero per voi due che tu sia ancora vergine, sorella, il troppo vino non è una scusa per mandare agli Estranei anni di piani per il futuro della nostra Casata!"
    La voce del Re rimbombò così forte all'interno della stanza da far tremare i polsi; era furioso e sebbene Dederick non ne conoscesse la ragione credeva che non fosse prudente far arrabbiare un Drago, in nessun caso.
    "Sei diventato debole..Hai sempre cercato di tenermi all'oscuro di quello che succedeva, il Concilio Ristretto ed il tuo Primo Cavaliere non hanno mai reputato necessaria la mia presenza. Ma non è solo questo, quando quello straniero ti ha detto del pericolo, sei partito come un topo che ha appena visto un pezzo di formaggio, senza considerare cosa potesse nascondere quel "formaggio".E ricorda...il più grande pericolo che la nostra Casata ha dovuto affrontare, sono i Targaryen stessi, non ripetiamo l'errore."
    Il ragazzo della caverna strinse i pugni in un gesto di rabbia, sembrava quasi che fosse sul punto di mettere al muro il biondo che aveva appena parlato.
    "Abbiamo appena seppellito mia sorella e ne parlano così, come fosse una vacca da comprare."
    L'uomo dall'occhio rosso ne frenò l'avanzata.
    "Loro non lo sanno, qui tua sorella non è ancora morta, ascolta."
    Qui non era ancora morta? Cosa voleva dire? La consapevolezza di avere di fronte a sé immagini del passato pulsò prepotente alla mente di Dederick, quali erano i poteri di quell'essere?
    "Hai ragione Kraer, da quando siedo su questa dannata seggiola io sono diventato l'uomo più debole di tutto il Continente Occidentale...da quando quel Folle di nostro padre si è seduto sul trono, ho vissuto come se avessi un bersaglio disegnato sopra la schiena...e dal giorno della Battaglia del Tridente la mia posizione si è indebolita sempre di più...siamo tutti sempre più deboli. Potrebbe essere stato chiunque, una casata che ci è avversa magari, ma quale?"
    A questo punto a scattare fu l'uomo che fino a quel momento era rimasto in ginocchio, gonfio di nuova rabbia.
    “Vuoi rendere il mio matrimonio una farsa? Una trappola…metterai tua sorella in pericolo per poter osservare i tuoi suddetti nobili nemici invece di mandarci ad affrontare chi ha osato minacciare la nostra casata?"
    Il sovrano non sembrò prendere bene nemmeno quelle rimostranze poiché nuovamente irritato si rivolse all'altro fratello.
    "Ti è andato di volta il cervello, Daerion?!Bada a come parli, sarai anche mio fratello, ma resto sempre il tuo re! Credi che essere sopravvissuto ad un incendio ti renda invincibile?Hai anche pensato di adottare una bambina...credi davvero di potertene occupare? Il tuo matrimonio mette in pericolo l'esistenza della piccola. Annullo fin da ora la tua adozione. Ella d'ora in poi entrerà di diritto nella nostra famiglia diventando così Amerey della Casa Targaryen...anche se ancora giovane, il suo destino sarà legato a quello di Viserys, la loro unione permetterà così che non si perda il nostro retaggio. La bambina crescerà a Roccia del Drago, il suo futuro è garantito. Mentre a te, ti proibisco di vederla: hai il compito fin da ora di sposarti con Aconé Tyrell e fare in modo che la nostra discendenza aumenti di numero. Ti tolgo molto, fratello..."
    Dederick non aveva le informazioni necessarie per comprendere quanto stava accadendo ma neppure il ragazzo della caverna sembrava molto ferrato sull'argomento perché continuava a rivolgersi al suo accompagnatore con sguardo confuso: "E' accaduto prima delle Nozze di Fuoco, Rhagar è appena tornato da Essos. E' questo che volevi farmi vedere? La sua rabbia? Ikarus ha incendiato la Foresta del Lupo, si tratta di lui? E' il pericolo che incombe su tutti noi?"


    Nella caverna
    La strana creatura toccò la guancia dell'umano incidendo qualche linea sulla sua pelle prima di allontanarsi a passi rapidi sparendo in uno dei cunicoli della caverna. Lo sciame di ratti andava ingrossandosi a poco a poco di più; i due corvi si gettarono in picchiata ma benché i loro colpi risultassero costantemente mortali, il numero dei topi aumentava e questo non sembrava un buon segno. Giunsero alle cosce dell'umano ma prima di poter affondare i loro minuscoli artigli nella loro carne furono come spaventati da qualcosa e si guardarono bene dal toccare l'umano passandogli intorno ed evitandolo accuratamente.
    Almeno lui dunque era salvo.
    Lo sciame però si ammucchiava istante dopo istante puntando dritto verso lo strano albero dove tanti fratelli stavano ancora appollaiati; presto li avrebbero raggiunti, perché quelli non volavano? Perché restavano immobili? Sarebbero morti. Sarebbero morti tutti.
    Via.
    Il gracchiare delle voci era ricominciato e non c'era bisogno che qualcuno traducesse il senso delle loro parole: dovevano andarsene il prima possibile se volevano sopravvivere a quella caverna.


    Dederick
    Flashback della quest "Il Ritorno del Re". Anche stavolta se vuoi intervenire in qualche maniera puoi farlo, sei nel passato, Rhaegar è incazzato a morte, l'umano si domanda se sarà il suo Drago il pericolo per il Nord.

    Tutti gli altri
    Scelta saggia far toccare Ivhar dalla creatura, lo Stark al momento è protetto dai ratti, voi no. Adesso ci divertiamo con un push your luck.
    Ciascuno di voi ha a disposizione 10 punti vita corvo, quando arrivate a 0 punti vita siete morti.
    Io ora vi dò una piccola scala di azioni, ognuna delle quali decurta un tot di punti vita.
    CODICE
    Ogni turno di permanenza nella caverna da ora in poi-2 punti vita
    Combattere contro i ratti -3 punti vita
    Non combattere contro i ratti (farsi mozzicare) -5 punti vita
    Tentare di svegliare i corvi (e Dederick)/ l'umano -7 punti vita
    Tentare di interagire con le creature - 8 punti vita

    Quindi se ad esempio Vicben combattesse per poi scappare dalla caverna gli decurterei solamente (-3 punti vita -2 per questo turno) per un totale di 5 punti vita >> Vicben lascia la caverna ancora vivo.
    Se invece Vicben vuole svegliare Dederick per poi scappare (- 7 punti vita, - 5 punti vita per non aver combattuto, -2 punti vita per essere rimasto nella caverna) per un totale di -14 punti vita >>> Vicben muore.

    Praticamente, qualcuno deve necessariamente lasciarci le penne ora (ovviamente nelle vesti da corvo), e più starete nella caverna più morirete. Ora dovete semplicemente scegliere chi sacrificare e come sacrificarlo, ovviamente con cambiamenti nel corso delle cose XD

    Limite risposta: lunedì 3 giugno
     
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    No, la strana creatura non si era rivelata molto utile.
    A quanto pareva, era soltanto interessata nell'accarezzare il volto dell'umano con il suo grande artiglio... O almeno credeva.
    Riuscì a lanciare un'occhiata all'umano, sul cui volto ora si intrecciavano delle misteriose linee. Che gli era successo?
    Gracchiò allarmato, appollaiandosi sulla sua spalla, in cerca di qualcosa da fare. La situazione iniziava ad essere tragica, come avrebbe potuto sistemare le cose?
    E poi, soprattutto, cosa significava quel simbolo che la strana creatura aveva ritratto sul volto dell'umano?
    Iniziava a preoccuparsi.

    Si guardò intorno, non riusciva a capacitarsi della situazione che stava vivendo. La strana creatura si era ritirata, i ratti avevano iniziato a sciamare nei dintorni, ormai era difficile distinguerli dal terreno, che era diventato un'oscura massa informe.

    Come poteva fermarli?
    Osservò impotente la massa di bestie orrende avventarsi sull'umano, il quale continuava a non reagire a stimolo alcuno. Sapeva che tutto ciò avrebbe portato ad una marea di guai brutta almeno quanto quella di topi, pochi piedi sotto di lui.
    I roditori si avventarono sulle gambe dell'umano, per desistere dopo qualche istante: non sapeva come mai, ma sembravano non avere più intenzione di assalirlo, anzi se ne staccarono in fretta.

    Non ebbe il tempo di gioire per la novità, perché comprese dove i topi si stessero dirigendo: dallo stormo immobile, impotente, paralizzato dal viaggio nel quale il corvo con tre occhi li stava guidando.
    Erano prossimi alla morte, come poteva salvarli? Non avrebbero reagito, e lui non aveva idea di cosa fare.
    Doveva salvarli, doveva salvarli a qualunque costo, ma i topi erano troppi per lui... Lui era solo, non sarebbe riuscito a sconfiggere i topi.

    Iniziò a sentire del dolore, non sapeva come mai, ma ebbe la sensazione di scivolare via, come se fosse stato immerso nella neve gelida e tutto ciò che c'era di caldo in lui stesse scivolando via.
    Ebbe paura, ancor più paura di prima. Non poteva sconfiggere i ratti, e non poteva neppure sperare di salvare i suoi simili, non ne era in grado...
    Cosa poteva fare?

    Si guardò nuovamente intorno, sempre più allarmato.

    Aveva bisogno di aiuto, non poteva fare altro... Doveva salvarsi. A tutti i costi.
    E doveva salvare l'umano, e i corvi... Doveva fare qualcosa, qualunque cosa.
    Ma cosa?
    Scattando, afferrò la sua sorella, lanciatasi in mezzo ai ratti, e tentò di portarla sull'umano. Lì sarebbe stata al sicuro... No?

    Continuava a guardarsi intorno, volando ad alta quota, per quanto la grotta lo permettesse.
    Aveva bisogno di aiuto: dei corvi non potevano sconfiggere un'orda di ratti a terra.
    Ma forse... Forse qualcuno ci sarebbe riuscito.
    Ebbe l'idea. Se l'umano era intoccabile, forse era per il fatto di essere stato toccato da quelle strane creature... Forse loro avrebbero potuto salvare il corvo con i tre occhi e l'intero stormo!
    Poteva farcela, sapeva che non erano lontane, doveva solo convincerle ad aiutarlo.

    Iniziò a gracchiare con forza, nel tentativo di attirare la loro attenzione al di sopra della cacofonia generata dai topi.
    Ricordava le loro voci agitate, non avrebbero aiutato l'umano senza un vero motivo, lo avrebbero aiutato di nuovo. Avrebbero protetto lo stormo.
    Dovevano farlo, non voleva restare solo, senza il suo stormo.
    E non voleva morire per colpa dei ratti. Non lo avrebbe mai voluto.

    Il dolore continuava a farsi sentire, pulsante, ma si sforzò di ignorarlo, convogliando tutte le sue forze nel tentativo di richiamare le strane creature. Aveva bisogno del loro aiuto, non lo avrebbero lasciato solo! Lui non lo avrebbe mai fatto, era un bravo corvo, lui.
    Lanciò un'altra occhiata preoccupata all'albero, poi alla sorella ferita. Forse, se anche lei avesse richiamato le creature, sarebbero accorse.
     
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