Ad alcuni piace la guerra, ad altri no

Quest Ausel

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    L’uomo, per quanto infastidito dall’interruzione e dalla presenza del ragazzo, si fece da parte per permettergli di entrare nella bottega e riscaldarsi. Il Tasso non sapeva se quella gentilezza uscita così dal nulla, fosse dettata dal fatto che fuori imperversava la tempesta e il ragazzo era davvero zuppo o d’improvviso l’uomo si fosse destato da quello strano incantesimo che sembrava aver colpito tutta la città mettendola di cattivo umore. Probabilmente l’uomo si era anche accorto che il ragazzo non era poi tanto lontano dall’avere un’età prossima ai suoi nipoti o al figlio più piccolo. In un momento differente non avrebbe trovato tutta quella reticenza e la sua giovane età non avrebbe trovato delle porte a sbarrargli l’ingresso.
    Tralasciando tutto ciò, il Tasso venne invitato ad entrare e in quel momento ebbe la possibilità di osservare meglio cosa ci fosse all’interno della bottega stessa. Non era dissimile da quella in cui lavorava alle dipendenze, non più ormai, di Merion. L’uomo, con fare rapido, strappò la pergamena dalle mani del giovane e sembrò scusarsi dando la colpa a quel temperamento al tempo. Una volta accomodatosi, Ausel, ora nei panni di Zag, potè osservare meglio cosa lo circondava. Una fornace torreggiava al centro della stanza posta posteriormente a una grossa e pesante incudine. Dalla bocca infiammata della fornace proveniva un piacevole calore che avvolse il ragazzo tremante e umido. I suoi vestiti, per la corsa sotto l’acqua, per aver bussato alla porta o perché la tempesta era davvero molto forte, si erano riempiti di acqua e, ora, passo dopo passo, lasciavano a terra una piccola pozza. Dai suoi vestiti, poi, si elevavano delle strane nuvolette di vapore, l’acqua della pioggia che evaporava dai vestiti riscaldati dalla fiamma della fornace.
    Mentre il ragazzo si accomodava accanto alla fornace e all’incudine notando come l’uomo aveva lasciato in sospeso il lavoro su cui si era concentrato tutta la mattinata, il proprietario di quel posto si dedicò alla pergamena osservandola in ogni suo aspetto.
    Non ne era certo, non ne sapeva granché in effetti, ma pensò che potesse essere stata affissa da qualche rappresentante della città. Aveva escluso fossero state le milizie anche perché non sarebbero corse sotto la pioggia come dei ladri senza dare spiegazioni.

    "Sul fatto che non fossero milizie ci avevo pensato anche io." disse il Tasso osservando meglio l’uomo. La bottega era una fucina così come quella di Merion. Non aveva visto la pergamena sulla porta del vasaio così come non l’aveva vista da altre parti. Che questo fosse un indizio o solo un caso non poteva saperlo. Avrebbe dovuto andare a controllare se, in giro, accanto a qualche altro fabbro della città ci fosse la stessa pergamena con lo stesso disegno.
    "Piacere mio Thorian. Mi chiamo Zagreus, ma puoi anche chiamarmi Zag se preferisci."
    Disse il Lydden osservando l’uomo.
    "L’uomo per cui lavoro possiede una bottega che lavora sia il legname sia i metalli e, come per voi, anche noi siamo stati caldamente invitati a dedicarci solo sulle commesse della città. Non so se questo sia un caso che entrambe le botteghe hanno visto la presenza di queste etichette in pergamena o se sia, come avete pensato voi, qualcosa deciso dalla città stessa. Mi chiedo come mai, però, il tutto sia stato fatto proprio oggi, sotto la pioggia, e non un altro giorno."
    In effetti la domanda era lecita. Perché rischiare di “segnare” le botteghe interessate dagli ordini della città in una giornata di pioggia e scappando come dei ladri?
    "Se fosse tutto legittimo, perché quell’uomo è scappato?"
    Altra domanda lecita. Perché fuggire se era stato incaricato dalla città?
    "Ho paura che queste pergamene siano opera di qualcuno che vuole opporsi agli ordini della città e che … " Ausel stava forse diventando paranoico?
    "Se avessero segnato le botteghe interessate per uno scopo punitivo o, peggio, distruttivo? Con un tempaccio del genere nessuno uscirebbe per strada e nessuno potrebbe fermarli. Se non fossi arrivato io, lei nemmeno avrebbe saputo della presenza di quella pergamena sulla sua porta."
    In effetti era così? L’uomo l’aveva già vista e aveva ignorato il tutto? Come mai non si era accorto dei rumori? Probabilmente come nemmeno Merion se ne sarebbe accorto se non fosse stato per lui o per Aiden. Lavorando alla forgia, tra una martellata e l’altra, chi avrebbe sentito quel rumore alla porta? Poi con quel tempaccio che infuriava all’esterno.
    "Se fosse così … se qualcuno vuole fermare la produzione e danneggiare le botteghe, dovremmo fare qualcosa? Sicuro che non sa nulla di questi segni e di questi simboli?"
    Ausel non conosceva quella città come la conosceva un vero Myrense e se quei simboli provenivano da codici antichi o da qualche strano linguaggio, chi poteva saperlo meglio di un abitante della città? Non che questo dovesse essere vero, era anche probabile che nessuno fosse a conoscenza di quel linguaggio strano fatto di simboli geometrici.
    C’era solo un ulteriore tarlo da zittire. Quante altre botteghe erano state “segnate”?
    "Sapete se qualcun altro in zona sta lavorando sugli ordini della città? Voglio vedere se anche lui ha una pergamena sulla porta."
    Ausel doveva ricomporre quel mosaico per un solo motivo. Cosa volevano fare alla bottega di Merion?
     
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