Ad alcuni piace la guerra, ad altri no

Quest Ausel

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    Le due guardie erano riuscite a “rilassarsi” e, probabilmente, le false lusinghe del Tasso erano state la causa di quella distensione d’animo e di pensiero. Se il primo era più convinto della storia e delle parole del Lydden, il secondo gradì i complimenti, ma rimase comunque alquanto dubbioso su ciò che il ragazzo stava raccontando. era comunque qualcosa di serio se le sue parole si fossero rivelate vere. Bisognava essere certi di ciò che si stava discutendo e delle accuse che si stavano lanciando contro, poi, non si sapeva bene chi. Ci sarebbero stati diversi indagati, forse, che avrebbero voluto fermare la guerra o bloccare il riarmo della città.
    Ciò che ottenne il Tasso fu il nome delle due guardie. Il primo si chiamava Halwah ed era quello più propenso alla storia di Ausel, forse anche perché voleva dire azione o, forse, perché avrebbe fatto di lui qualcuno di importante se la storia fosse stata vera e lui fosse stato uno dei protagonisti principali. Il secondo, quello più dubbioso, si chiamava Iaar e i due erano di stanza presso le guardiole della Luna Nera, un luogo che il tasso aveva già sentito.

    ”Grazie, lo terrò a mente.” disse il ragazzo che si era presentato come Zagreus donando loro un ultimo sorriso lusinghiero per poi allontanarsi una volta che le due guardie ebbero terminato quella conversazione. Le due si fecero più prossime alla parete in modo da non bagnarsi ulteriormente e dare modo al Tasso di potersi allontanare.
    
Ausel percorse quei pochi metri con l’acqua che gli sferzava sulla faccia infreddolendolo e facendolo tremare dal freddo. Se normalmente quella distanza sarebbe stata coperta in poco tempo, poco più di una manciata di secondi, in quelle condizioni, con il temporale che imperversava e la pioggia che impediva di vedere dove si stava andando, l’andamento del Lydden fu rallentato. Si muoveva con cautela per evitare non solo le pozzanghere o il fango che si era formato per le strade e che poteva risultare scivoloso e infausto, ma anche per togliersi la pioggia dalla faccia e cercare di vedere bene dove stava andando. Non era semplice riuscire a scorgere quella bottega che, con il sole o una semplice giornata nuvolosa sarebbe comunque apparsa subito alla vista grazie all’insegna che ne avrebbe indicato la posizione e identificato l’opera della stessa. Il vento sbatacchiava le persiane di legno e anche le insegne che, muovendosi oscillando, non permettevano una rapida identificazione da subito. Ci volle più tempo del previsto, in primis per raggiungere la bottega e in secondo luogo per riconoscerla. Una volta identificata il Tasso iniziò a guardare i vari punti visibili in modo da valutare la presenza della pergamena. Ispezionò la porta, l’architrave, le finestre e le imposte per vedere se ci fosse stata non solo la pergamena, ma anche un suo rimasuglio. Già quella della bottega da dove proveniva era mezza bagnata e, con il tempo che peggiorava, la pergamena, se mai ci fosse stata, poteva anche essersi inzuppata a tal punto da strapparsi. L’unica cosa che il Tasso potè fare fu quella di guardarsi attorno, a terra e sperare che la pergamena non fosse caduta nel fango o si fosse allontanata troppo. Si aggirò attorno alla bottega guardando a terra, prima vicino la porta, poi vicino alle strutture adiacenti alla bottega stessa.
    In quella posizione, e con le mani a terra, a gattoni, il Tasso dovette avvicinare il viso quasi al suolo per poter scorgere anche un minimo segno di pergamena bagnata, se mai questa ci fosse stata. Così conciato, il Lydden si ritrovò più e più volte la pioggia che gli colava dalla faccia raggiungendo le labbra. Quel sapore salmastro fece pensare al ragazzo che la tempesta proveniva dal mare. L’odore di terreno bagnato gli inebriava le narici mentre le mani, zuppe di terriccio infangato cercavano qualcosa che potesse somigliare vagamente a una pergamena.
    Se mai l’avesse trovata, il passo successivo sarebbe stato quello di bussare alla porta. Quando si era avvicinato allo stipite della porta per osservare e scorgere la pergamena, il Tasso aveva sentito al suo interno, all’interno della bottega, il rumore di qualcuno che stava lavorando, il martellio costante e ritmico di qualcuno che batteva il ferro.
    il padrone della bottega era all’interno della stessa. non poteva interrompere il suo lavoro senza quella pergamena. poteva anche essere che lo stesso fabbro avesse strappato la pergamena dalla sua porta, ma questa sarebbe stata solo fortuna. era più probabile che il maltempo l’avesse staccata dalla porta o il fatto che fosse troppo bagnata l’avesse fatta strappare e parte fosse andata a finire sul terreno bagnato coprendone le tracce a un primo sguardo.
     
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