Ad alcuni piace la guerra, ad altri no

Quest Ausel

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    La ricerca spasmodica del Tasso non diede i frutti sperati. Con le mani nel fango, il volto rigato dalla pioggia e i vestiti, nonché il capo, zuppo d’acqua, non era certo un bello spettacolo. Non poteva nemmeno restare per troppo tempo in balia della tempesta o si sarebbe beccato qualche malanno. Per quanto potesse essere forte fisicamente, il suo corpo era pur sempre stato provato dalla fame e dal naufragio e, precedentemente, da uno sforzo tale da fargli perdere buona parte del suo peso. lo aveva recuperato, non tutto, ma da gracile ed emaciato quale era giunto alla porta di Merion, ora poteva dirsi quasi del tutto ripreso. Ci voleva ancora un po’ per ritornare quello di un tempo, quello che era stato prima della partenza verso Approdo del Re e da lì verso l’esilio, ma il peggio si poteva dire passato e lasciato alle spalle.
    Nella melma le sue dita non trovarono nulla. Attorno alla bottega, vicino la porta, vicino le finestre e nei pressi ella stessa, non vi era traccia alcuna di pergamena o di resti di quella che un tempo poteva essere stata una pergamena. Le motivazioni della sua assenza potevano essere molteplici. Il vento poteva averla staccata dalla porta e spedita chissà dove. Se lo scopo di quel simbolo doveva essere un segno tale da far riconoscere quella bottega come un potenziale bersaglio, lasciare che la pergamena venisse staccata dal vento e trovarsi un luogo segnato privo di segnaposto non era il massimo auspicabile. Ma il temporale poteva aver messo fretta alla persona e l’affissione della pergamena poteva essere stata meno scrupolosa di quanto doveva essere.
    Altra motivazione poteva essere la pioggia che aveva bagnato la pergamena a tal punto da farla staccare e farla cadere a terra mescolandola con la melma di terriccio e acqua. Oppure … poteva quella bottega non essere un bersaglio o, ancora, l’uomo che stava lavorando al suo interno poteva averla già staccata dalla sua porta.
    Queste erano tutte supposizioni e alcune non potevano essere nemmeno vagliate vista la natura delle stesse. L’unica cosa che poteva fare il Lydden era andare a chiedere direttamente all’uomo che stava lavorando all’interno dell’officina se avesse o meno visto quella pergamena.
    Il ragazzo, dopo essersi alzato e arresosi all’evidenzia che a terra non avrebbe trovato nulla, pose l’orecchio accanto al legno della porta per ascoltare quei rumori che si intervallavano con quelli del temporale. All’interno della bottega vi era un fermento che era dato, principalmente, dal battere del martello sul metallo rovente. Oltre a questo, ciò che udì il Tasso fu un vociare. Una, probabilmente quella del fabbro, stava parlando con qualcuno ponendo delle domande o ciò che sembravano tali a una persona che, fino a quel momento, non aveva ancora detto una parola. Probabile che avesse parlato prima che il Lydden ponesse l’orecchio sul legno.

    Dopo aver ascoltato qualcosa, il Tasso si decise a bussare. Le sue nocche cozzarono con il legno della porta e, per rendersi udibile sovrastando il rumore della pioggia e del martellare, il Lydden usò il batacchio di metallo per farsi sentire dall’interno.
    Se qualcuno avesse aperto, avrebbe chiesto spiegazioni di quel segno. Portava ancora la pergamena ben protetta dalla pioggia, tra il suo corpo e gli strati di vestiti.
     
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