Ad alcuni piace la guerra, ad altri no

Quest Ausel

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    L’uomo, per quanto infastidito dall’interruzione e dalla presenza del ragazzo, si fece da parte per permettergli di entrare nella bottega e riscaldarsi. Il Tasso non sapeva se quella gentilezza uscita così dal nulla, fosse dettata dal fatto che fuori imperversava la tempesta e il ragazzo era davvero zuppo o d’improvviso l’uomo si fosse destato da quello strano incantesimo che sembrava aver colpito tutta la città mettendola di cattivo umore. Probabilmente l’uomo si era anche accorto che il ragazzo non era poi tanto lontano dall’avere un’età prossima ai suoi nipoti o al figlio più piccolo. In un momento differente non avrebbe trovato tutta quella reticenza e la sua giovane età non avrebbe trovato delle porte a sbarrargli l’ingresso.
    Tralasciando tutto ciò, il Tasso venne invitato ad entrare e in quel momento ebbe la possibilità di osservare meglio cosa ci fosse all’interno della bottega stessa. Non era dissimile da quella in cui lavorava alle dipendenze, non più ormai, di Merion. L’uomo, con fare rapido, strappò la pergamena dalle mani del giovane e sembrò scusarsi dando la colpa a quel temperamento al tempo. Una volta accomodatosi, Ausel, ora nei panni di Zag, potè osservare meglio cosa lo circondava. Una fornace torreggiava al centro della stanza posta posteriormente a una grossa e pesante incudine. Dalla bocca infiammata della fornace proveniva un piacevole calore che avvolse il ragazzo tremante e umido. I suoi vestiti, per la corsa sotto l’acqua, per aver bussato alla porta o perché la tempesta era davvero molto forte, si erano riempiti di acqua e, ora, passo dopo passo, lasciavano a terra una piccola pozza. Dai suoi vestiti, poi, si elevavano delle strane nuvolette di vapore, l’acqua della pioggia che evaporava dai vestiti riscaldati dalla fiamma della fornace.
    Mentre il ragazzo si accomodava accanto alla fornace e all’incudine notando come l’uomo aveva lasciato in sospeso il lavoro su cui si era concentrato tutta la mattinata, il proprietario di quel posto si dedicò alla pergamena osservandola in ogni suo aspetto.
    Non ne era certo, non ne sapeva granché in effetti, ma pensò che potesse essere stata affissa da qualche rappresentante della città. Aveva escluso fossero state le milizie anche perché non sarebbero corse sotto la pioggia come dei ladri senza dare spiegazioni.

    "Sul fatto che non fossero milizie ci avevo pensato anche io." disse il Tasso osservando meglio l’uomo. La bottega era una fucina così come quella di Merion. Non aveva visto la pergamena sulla porta del vasaio così come non l’aveva vista da altre parti. Che questo fosse un indizio o solo un caso non poteva saperlo. Avrebbe dovuto andare a controllare se, in giro, accanto a qualche altro fabbro della città ci fosse la stessa pergamena con lo stesso disegno.
    "Piacere mio Thorian. Mi chiamo Zagreus, ma puoi anche chiamarmi Zag se preferisci."
    Disse il Lydden osservando l’uomo.
    "L’uomo per cui lavoro possiede una bottega che lavora sia il legname sia i metalli e, come per voi, anche noi siamo stati caldamente invitati a dedicarci solo sulle commesse della città. Non so se questo sia un caso che entrambe le botteghe hanno visto la presenza di queste etichette in pergamena o se sia, come avete pensato voi, qualcosa deciso dalla città stessa. Mi chiedo come mai, però, il tutto sia stato fatto proprio oggi, sotto la pioggia, e non un altro giorno."
    In effetti la domanda era lecita. Perché rischiare di “segnare” le botteghe interessate dagli ordini della città in una giornata di pioggia e scappando come dei ladri?
    "Se fosse tutto legittimo, perché quell’uomo è scappato?"
    Altra domanda lecita. Perché fuggire se era stato incaricato dalla città?
    "Ho paura che queste pergamene siano opera di qualcuno che vuole opporsi agli ordini della città e che … " Ausel stava forse diventando paranoico?
    "Se avessero segnato le botteghe interessate per uno scopo punitivo o, peggio, distruttivo? Con un tempaccio del genere nessuno uscirebbe per strada e nessuno potrebbe fermarli. Se non fossi arrivato io, lei nemmeno avrebbe saputo della presenza di quella pergamena sulla sua porta."
    In effetti era così? L’uomo l’aveva già vista e aveva ignorato il tutto? Come mai non si era accorto dei rumori? Probabilmente come nemmeno Merion se ne sarebbe accorto se non fosse stato per lui o per Aiden. Lavorando alla forgia, tra una martellata e l’altra, chi avrebbe sentito quel rumore alla porta? Poi con quel tempaccio che infuriava all’esterno.
    "Se fosse così … se qualcuno vuole fermare la produzione e danneggiare le botteghe, dovremmo fare qualcosa? Sicuro che non sa nulla di questi segni e di questi simboli?"
    Ausel non conosceva quella città come la conosceva un vero Myrense e se quei simboli provenivano da codici antichi o da qualche strano linguaggio, chi poteva saperlo meglio di un abitante della città? Non che questo dovesse essere vero, era anche probabile che nessuno fosse a conoscenza di quel linguaggio strano fatto di simboli geometrici.
    C’era solo un ulteriore tarlo da zittire. Quante altre botteghe erano state “segnate”?
    "Sapete se qualcun altro in zona sta lavorando sugli ordini della città? Voglio vedere se anche lui ha una pergamena sulla porta."
    Ausel doveva ricomporre quel mosaico per un solo motivo. Cosa volevano fare alla bottega di Merion?
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    L'uomo di fronte a lui ascoltava attentamente le sue parole, riflettendo sulle implicazioni di quanto aveva appena scoperto.

    "Zagreus" disse Thorian, pronunciando il nome con una nota di rispetto nella sua voce, ”ciò che dici è preoccupante. Se qualcuno vuole sabotare le botteghe che lavorano per la città, potrebbe esserci qualcosa di più oscuro in gioco." a quel punto però sorrise "Ma non mi getterei a capofitto in ipotesi così drastiche, anche se ammetto che potrebbe essere una storia abbastanza interessante da raccontare al mio giovane nipote". Ancora una volta sembrava che quello che si stava agitando più di tutti era Ausel stesso…era forse la natura del Tasso o solamente Myr e la sua gente aveva dimenticato cosa avesse voluto dire andare in guerra?
    ”Mi stai dando dello smemorato, ragazzo?” pur dicendolo guardò ancora una volta la pergamena come gli era stato suggerito ”starò invecchiando ma se questa figura avesse qualche significato per i fabbri di Myr di certo lo saprei” incrociò le braccia
    "Alla fine di questa via troverai una seconda forgia, è di mio fratello, Ephraim" disse bruscamente, i suoi lineamenti si indurirono tradendo un'ombra di dolore nascosto, poi sospirò, la sua voce roca carica di amarezza "Abbiamo litigato tempo fa su questioni di famiglia. Non l'ho più visto da allora, se non passeggiare per la via. Non so dunque se abbia la stessa pergamena che mi hai mostrato. In alternativa a circa due strade di distanza verso il porto ne troverai una più piccola, appartenete ad uno straniero, ormai è a Myr da più di dieci anni, non ho mai capito da dove venisse ma era qualche cittadina vicino alla Città Libera di Volantis.

    In ogni caso, se hai qualche prova a tuo carico ti consiglierei di andare dalle milizie, un paio di uomini sono sempre anche fuori dalla mia, porta, maledetti impiccioni, oggi però stranamente non si sono fatti vedere. Ragazzi che vogliono giocare ad andare in battaglia nel Mare di Myrth ma che scappano alla prima pioggia…tsk. Comunque i climi sono agitati, ragazzo, la milizia sarebbe certo interessata al fatto che qualcuno potrebbe voler danneggiare i propri affari…ma se fossero solo dei ragazzini più giovani di te intenti in qualche gioco per le strade, credo che nessuno ti toglierebbe molte, molte giornate buttato in qualche cella delle caserme"

    Difficile capire a quale versione delle due credesse di più quell’artigiano.

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    Ausel ascoltò il fabbro che lo aveva invitato ad entrare nella sua bottega, dopo una certa insistenza, e gli stava permettendo di asciugarsi al calore della fornace accesa la quale, per la presenza del Tasso, stava rimanendo inoperosa. L’uomo stava lavorando alla produzione di un’arma destinata alle milizie della città e il ragazzo lo aveva interrotto. Nonostante ciò, il fabbro lo ascoltò con molto interesse. Ciò che stava insinuando era preoccupante e lo stesso uomo se ne rendeva conto, anche se, sembrava, voler sminuire la cosa. Ad Ausel non interessavano questioni “oscure”, ma la praticità di quelle implicazioni. Se davvero qualcuno voleva sabotare quelle botteghe, il tasso ne aveva già salvate due. Ma era davvero così? Bisognava indagare oltre e prima di andare a chiedere aiuto alle milizie della città che, come lo stesso fabbro aveva fatto notare, stranamente erano sparite, il Lydden doveva avere qualcosa di più di una coincidenza. Gli servivano delle prove.
    "Non volevo assolutamente darle del bugiardo, mi perdoni se mi sono espresso male."
    Non era la prima volta che il Tasso sbagliava l’uso delle parole e questo gli aveva causato non pochi problemi. L’uomo si risentì di quelle affermazioni, ma nonostante tutto, diede un ulteriore sbirciata alla pergamena dando, però, lo stesso responso che aveva dato prima: non ne sapeva nulla.
    Probabilmente il ragazzo stava viaggiando troppo con la fantasia, ma se quei segni erano stati fatti dalle milizie, qualcosa dovevano pur significare ed essere più o meno noti. Se non lo erano, cosa c’era in ballo?
    Erano troppe domande che il tasso voleva risolvere soprattutto perché anche la bottega di Merion era interessata.
    Per fortuna il fabbro non fu così scortese e scontroso da frenare il ragazzo dandogli ben due botteghe gestite da fabbri da cui poter andare e valutare la presenza o meno di quella pergamena.
    "Se non vi dispiace, vorrei portare questa pergamena con me, così, nel caso non sia presente sulla porta di queste botteghe che lei stesso mi ha nominato, potrei comunque fargli vedere il segno sperando che qualcuno di loro possa saperne di più."
    Non ne era certo, ma perché non controllare? Ormai la figura incappucciata doveva essersi dileguata e riuscirla a trovare sarebbe stato davvero molto difficile se non impossibile. A quel punto, perché non tranquillizzare se stesso?
    "Prove purtroppo non ne ho. La figura incappucciata si è dileguata e non sono stato capace di raggiungerla. Sarebbe la mia parola che, non so quanto possa essere considerata attendibile dalle milizie. Ho questa pergamena presente sia sulla porta della vostra bottega come su quella dove lavoro, ma potrebbe essere una coincidenza. Se ne trovassi altre, allora potrebbe significare qualcosa."
    Non era detto che l’ipotesi del Tasso fosse quella giusta. Potevano aver segnato le botteghe per finalità del tutto positive e non negative come pensava Ausel. Doveva solo trovare qualche altra informazione utile.

    Delle due botteghe citate da Thorian, Ausel non ne conosceva nessuna. Myr era una città molto grande e non si potevano conoscere gli uni con gli altri. Inoltre lui era ospite di Merion relativamente da poco. Non poteva conoscere anche tutta la concorrenza. Probabilmente Merion sì, ma lui no.
    "Potrebbe anche non essere nulla di grave. Non posso saperlo se prima non controllo, non trovate?"
    Ciò che gli faceva paura era quella strana considerazione che lo stesso fabbro aveva della milizia. Sapeva che la guerra era prossima, non sapeva quanto prossima, eppure le milizie si allontanavano “scappando” alla prima pioggerellina.
    "Non è un comportamento tipico di un soldato. Che siano stati richiamati? E’ strano che scappano alla prima pioggia."
    Visto che si trovava, perché non approfittarne. "Per caso sapete contro chi si sta armando la città?"
    Solo qualche altro minuto e i vestiti del Tasso sarebbero stati asciutti, grazie al calore della forgia. Se l’uomo gli avesse dato la pergamena con il simbolo e gli avesse poi dato le ultime risposte alle domande, il ragazzo si sarebbe allontanato verso una delle due direzioni. Sarebbe andato prima dal fratello del fabbro e, solo poi, da quello che proveniva da qualche parte nei pressi di Volantis.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    "Mmmh" fu l'unico borbottio del fabbro nei confronti di Ausel quando questo si scusò con lui per aver messo in dubbio la sua memoria. Non disse altro, segno che probabilmente con l'età e il passare degli anni doveva aver capito quali erano le questioni da farsi scorrere addosso e quali invece meritavano di essere prese più sul personale.
    Thorian, dunque, accettò la richiesta del ragazzo di portare con sé la pergamena, osservando con una leggera espressione di preoccupazione. "Prendila pure" disse, facendo un gesto con la mano verso il foglio bagnato. "Spero solo che questa faccenda si risolva nel migliore dei modi, se dovesse concretizzarsi in qualcosa".
    A quel punto, l'uomo appoggiò la schiena ad una delle pareti della bottega "Devo essere sincero, Zagreus? Non mi meraviglierebbe che la milizia sia scappata alle prime gocce di pioggia, saranno andati a rintanarsi nella caserma più vicina ad aspettare che torni il Sole. Tsk, questa guerra sarà un disastro..." A quel punto approfittò per collegarsi all'altra domanda fatta da Ausel ma già dallo sguardo nei suoi occhi si poteva capire che non avesse la più pallida idea di cosa stesse succedendo in realtà "Di certo sarà qualcosa di grosso, non una spedizione punitiva nelle Terre Contese...forse vorranno punire direttamente il nuovo Arconte di Tyrosh per chissà quali malefatte...magari sarà stato proprio lui a uccidere il predecessore" Da buon Lord, Ausel sapeva bene che un accusa del genere se fosse stata pronunciata nelle Terre dell'Ovest da parte di un membro del popolino e se fosse arrivata alle orecchie sbagliate...beh, si sarebbe potuta tradurre solo in una sentenza di morte per chi avesse messo in giro tale pettegolezzo.

    Salutato il fabbro e approfittato della breve Ausel si avvicinò alla bottega del fratello dell'uomo appena conosciuto. Come indicato era alla fine della via e non ci vollero più di tre minuti a raggiungerla. Essa faceva ad angolo con un'altra strada. La prima cosa che avrebbe potuto notare è che la porta era ben sigillata con un grosso lucchetto che dava sull'esterno. Tuttavia, la sua attenzione sarebbe stata catturata anche da una pergamena simile a quella vista sulla bottega di Thorian, affissa vicino alla finestra, anch'essa chiusa. La pioggia scrosciante rendeva difficile vedere chiaramente, ma il simbolo sembrava familiare.
    Prima di poter fare qualsiasi mossa, avrebbe sentito anche il vociare di due guardie poco distanti, appena al di là dell'angolo e che si riparavano sotto la tettoia della bottega sul lato delle via che incrociava con quella da cui era arrivato. Entrambe sembravano concentrate sulla loro conversazione e non si accorsero minimamente della sua presenza.

    Allora, la bottega pare chiusa. Ci sono due guardie sull'altra via che non si sono accorte di Ausel e sembra che anche questa abbia la pergamena.Pari con loro? Tenti di entrare forzando il lucchetto? Prosegui verso l'altra bottega?

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    Il fabbro sembrò accettare le scuse del ragazzo e consegnò la pergamena in mano al Tasso con una certa preoccupazione negli occhi. Che le parole del Lydden avevano fatto breccia in lui? Che la possibilità di un danno ai fabbri della città fosse qualcosa di plausibile e non solo una fantasia giovanile?
    Ciò che disse, poi, diede da un lato una sorta di sostegno morale al giovane apprendista, dall’altro non voleva poi riporre tante speranze in quel suo parlare. Sperava che tutto si risolvesse nel migliore dei modi, chi non lo sperava, ma non era certo che potesse davvero essere come diceva il Lydden.
    Per quanto riguardava la questione milizie, invece, fu molto più prodigo di parole. Si pose con la schiena rivolta a una delle pareti della bottega in modo da guardare bene il ragazzo negli occhi. Non poneva nessuna fiducia nelle milizie della città e in quelli che si dichiaravano soldati di Myr. Che ne avesse, o meno, le sue motivazioni, queste non le rivelò. Per Thorin quel comportamento era del tutto naturale per degli uomini come loro. Un discorso del genere o un comportamento del genere, non solo a Deep Den, ma in qualsiasi altro feudo di Westeros, sarebbe stato deprecabile. Un soldato aveva come prima missione quella di difendere il suo signore e il popolo che costituiva il feudo. Non poteva essere certo che tale animo pompasse anche nei cuori di coloro che difendevano Approdo del Re o città più grandi, ma poteva essere certo che a Deep Den ogni singolo soldato era addestrato da Ser Camus con quell’intento, difendere i Lydden e difendere Deep Den.
    Ciò che gli rivelò sulla guerra non era nulla di nuovo. Le navi di Tyrosh erano sparite dal porto per settimane prima di essere avvistate nuovamente. Era stato lo stesso Merion a rivelarglielo e a dirgli che una delle navi mercantili più grandi della città di Tyrosh era approdata nuovamente nel porto di Myr. Se ci fosse stata in ballo una guerra tra le due città, era plausibile che la stessa città di Tyrosh non ne sapesse nulla e che Myr stesse approfittando di questo stato di subbuglio dettato dalla presenza del nuovo Arconte.
    Le rivelazioni di Thorian erano state fatte con la semplicità di chi sta parlando del più e del meno senza curarsi di ciò che potrebbero causare quelle parole. Ausel rimase ad osservare l’uomo quasi a bocca aperta mentre rivelava tali informazioni. Che fosse vero o meno, non si poteva accusare qualcuno senza delle prove e … un Arconte poi, che, per quello che il Lydden aveva compreso della gerarchia delle città libere, equivaleva a una carica più o meno paragonabile a quella del Maestro del Conio o di Corte ad Approdo del Re, se non proprio come quella di un lord. Erano parole che non potevano essere pronunciate con una libertà tale senza correre in un rischio per la propria vita.
    Il ragazzo annuì acquisendo quella nuova informazione e salutò il fabbro dopo aver preso la pergamena ed essersi riscaldato a sufficienza. La bottega era piccola ma accogliente e l’uomo non era per nulla scontroso. Gli sarebbe piaciuto rivederlo in circostanze meno turbolente.

    Uscito dalla bottega il ragazzo si avviò direttamente verso il luogo che lo stesso Thorian gli aveva indicato. Voleva valutare la presenza di una pergamena simile vicino alla bottega del fratello dell’uomo con cui aveva appena finito di parlare. Si mosse cercando di bagnarsi il meno possibile. Ormai la possibilità di ritrovare nuovamente lo sconosciuto incappucciato era pari allo zero. Perché non indagare e togliersi il dubbio?
Arrivato davanti al luogo che gli era stato indicato, Ausel vide una porta chiusa con un lucchetto. Provò a forzarla ma questa non si mosse e il rumore del catenaccio e del lucchetto si mescolò con quello della pioggia e del temporale. La finestra accanto alla porta era chiusa e la pergamena, per quanto fosse bagnata, spiccava come un segnale o un vessillo.
    La pioggia impediva di vedere bene il simbolo, ma era quello presente sulla pergamena della bottega di Thorian e quella sulla bottega di Merion. Ausel prese la pergamena in modo da riporla al riparo dei suoi vestiti, per quanto fossero comunque nuovamente un po’ bagnati e si guardò intorno. La bottega era chiusa e fin qui non ci pioveva. Cosa poteva fare? L’unica alternativa era andare dal fabbro proveniente dalle zone di Volantis e appena il Lydden provò a muoversi sentì delle voci che provenivano non poco distanti da lui. Il tasso si avvicinò girando l’angolo e veleno le due guardie ripararsi al di sotto di una tettoia.
    Il ragazzo si fece loro innanzi correndo e le salutò cercando di chiedere loro informazioni su ciò che sapevano di quella strana storia che gli avrebbe poi raccontato.

    ”Chiedo scusa se disturbo, ma … stavo cercando dei soldati da diverse ore.” Un po’ di sana adulazione poteva starci, in un tempaccio come quello. ”Siete le uniche da qui alle mura ad affrontare con ostinazione il compito gravoso che vi è stato dato.”
    Ausel stava cercando di usare tutta la sua dialettica e persuasione, se si poteva dire tale, sotto la pioggia, col freddo che entrava fin dentro le ossa e disturbandoli in qualunque cosa stessero discutendo.
    ”Ho rincorso una figura incappucciata che sta inchiodando queste pergamene … ” Ausel mostrò quella che aveva sottratto alla bottega del fratello di Thorian e la mostrò alle guardie.
    ”Non so perché lo sta facendo, non ha risposto alle mie domande ed è scappato facendo perdere le sue tracce. Mi è sfuggito e oltre ad aver attaccato questa sulla bottega dove lavoro come apprendista, l’ho trovata anche su quella di altri due fabbri in zona.”
    Il Tasso attese che una delle due guardie dicesse qualcosa per poi continuare ”Correndo dietro la figura incappucciata sono passato davanti ad diverse botteghe, ma solo quelle che lavorano il ferro e hanno ordini per le milizie della città hanno questa pergamena. Ho paura che qualcuno ci abbia preso di mira e voglia rovinare o ritardare le consegne che abbiamo per ordine della città di Myr.”
    Ok. Aveva detto ciò che doveva alle milizie.
    Lo aveva fatto con tono preoccupato anche perché il Lydden lo era davvero. Aveva timore che qualcuno stesse segnalando le botteghe per chissà quale scopo negativo e non gli era passato per la testa che potesse essere qualche bravata o un semplice segnale da parte delle milizie. Ma se così fosse, perché quella figura incappucciata stava scappando?





    Provo a fare un lancio di inganno, anche se non è proprio un inganno vero e proprio (dopotutto non posso sedurre le guardie, giusto?), oltre a rimarcare, come anche con Thorian, il suo tratto impudente.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Le guardie osservarono Ausel con sorpresa e sospetto mentre si avvicinava sotto la pioggia battente. La sua apparizione improvvisa, unita alla storia che raccontava, li fece indugiare prima di rispondere. Dopotutto, non era comune che qualcuno si avvicinasse a due soldati sotto un temporale con una storia così intricata e una pergamena misteriosa in mano.
    Uno dei due, più alto e con un'espressione più severa, prese la parola "Ragazzo, le tue parole portano notizie gravi. Non abbiamo sentito di queste pergamene né di qualcuno che le inchioda in giro per la città. Questo...questo potrebbe essere un serio problema."
    Per la prima volta sembrava che qualcuno stesse prendendo sul serio quelle strane coincidenze...ma era purtroppo ancora isolato.
    "Frena, frena Halwah, non abbiamo avuto altre segnalazioni di questo tipo, né ci sono stati ordini o avvisi su figure incappucciate. Non è che non vogliamo crederti, ma capisci, dobbiamo essere sicuri, ci sono molte tensioni in città, molte storie e voci che circolano, specialmente in tempi come questi." a intervenire era stato il secondo soldato, a prima vista di età simile al primo ma più basso e con un viso segnato da cicatrici.
    "Tuttavia" aggiunse, lanciando un'occhiata alla pergamena che Ausel aveva mostrato, "questo non significa che ignoreremo quello che hai detto. Prenderemo nota della tua segnalazione e la inoltreremo ai nostri superiori. Saranno loro a decidere come procedere."
    Ad Ausel poteva bastare tutto ciò?
    "Ci manca solo che quegli sporchi abbiano mandato qualcuno a sabotarci"
    A quel punto il secondo soldato tirò una occhiataccia al primo, che di certo non sfuggì ad Ausel, seppur il vento rendesse il tutto molto più caotico.
    "E sarà meglio glissare sul fatto che i cittadini non riescono nemmeno a trovare i nostri commilitoni per le strade della città...ci scusiamo, ragazzo ma quando capitano tempesta di questo calibro, anche gli animi più indomiti possono piegarsi"
    E se Ausel fosse ancora Lord? Avrebbe perdonato un atteggiamento del genere?
    "Hai altro da segnalare? Nella zona ci sono diverse botteghe e mi pare che diverse abbiano ricevuto gli ordini dalla milizia...anzi, a tal proposito, come ne sei al corrente giovane? Lavori come garzone?"

    Diciamo che non c'è proprio un inganno anche perché hai detto sostanzialmente il vero o ciò che Ausel crede sia vero.
    la seduzione non è intesa solo come aspetto amoroso ma più in generale come l'usare il proprio carisma per portare gli interlocutori a essere ben disposti verso qualcosa/qualcuno

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    Le due guardie osservarono Ausel che, sporco, bagnato e affannato non doveva essere proprio un bello spettacolo. La loro curiosità, però, li fece tentennare alla notizia di ciò che il ragazzo stava rivelando. Se davvero le parole del Tasso fossero state vere, qualcuno stava agendo alle loro spalle e a quelle della stessa città di Myr.
    ”Posso dirvi con certezza che fino a ieri sera non c’era nulla attaccato alla porta. Oggi, complice forse il maltempo, questa figura incappucciata ha approfittato del rumore del temporale per coprire le sue martellate e sfuggire ad occhi vigili.”
    Quella poteva essere una sua deduzione, ovviamente, ma nulla vietava che potesse essere andata proprio così. ”Pensavo fosse qualcuno che bussava alla porta e quando sono andato ad aprire l’ho visto scappare via e vicino la porta c’era questa pergamena.”
    Sarebbe stato inutile ripetere che la figura non si era fermata ai suoi richiami, sarebbe stato ridondante e, se si fosse fermata, poi, il ragazzo avrebbe anche scoperto cosa voleva e cosa significavano quei simboli.
    Uno delle due guardie sembrava credergli, anzi, era quasi inquieto mentre l’altro, forse più scettico, lo stava frenando. Non c’erano state altre segnalazioni e, come detto, non avevano visto nessuno scappare e, seppure lo avessero visto, chi poteva dire se fosse perché inseguito o perché voleva ripararsi dalla pioggia e rientrare a casa?
    ”Il non avere notizie certe ne fa nascere di fantasiose a volte. Si sente di tutto e non si sa a cosa credere.”
    Il ragazzo stava dando ragione alle guardie? In parte e voleva anche sostenerle. Dopotutto dovevano esserne certi e avere delle prove più concrete.
    Ausel osservò una delle guardie? A chi si stava riferendo? Chi poteva sabotarli?
    ”Posso chiedervi a chi vi riferite? Non dirò niente a nessuno, prometto.”
    Ausel, sotto le mentite spoglie di Zagreus, cercò di essere convincente. Dopotutto a chi poteva dirlo? La sua sarebbe stata una delle tante teorie che giravano e chi avrebbe potuto dire che la sua era quella vera?
    Ciò che non gli piacque, ma alla quale non poteva fare nulla, dopotutto, era quella strana affermazione. Gli animi più indomiti venivano piegati da una tempesta? Lui non aveva combattuto sotto un temporale, erta vero, ma le ballate narravano di battaglie sotto la pioggia e, lui, stava cercando di afferrare un potenziale furfante sotto la pioggia. Poteva dirsi più indomito delle milizie stesse? Da chi si stava facendo difendere quella città? E in quelle condizioni voleva scendere in guerra?
    ”Allora sono stato fortunato a trovare le guardie più coraggiose di Myr.”
    Sì, il ragazzo stava mentendo spudoratamente, adulandole, sperando di riuscire a cavar da loro qualche altra informazione utile.
    ”Sono un apprendista e il titolare della bottega dove lavoro deve consegnare degli ordini per la milizia. Per quello sono preoccupato, ne va del nostro stesso lavoro.”
    Per continuare sSo che non ne avete bisogno, ma in questa zona dovrebbe esserci un altro fabbro. Posso andare a vedere se anche lui ha questa pergamena o se ha visto qualcuno. In questo modo, io provo a vedere se ci sono altre conferme a quello che vi ho detto e voi non abbandonate la postazione. Non vorrei che per colpa mia venissero richiamate gli unici due soldati temerari.”[/color]


    Provo ad utilizzare seduzione adulandoli e vedendo se riescono a dirmi qualcosa o a convincerli a indagare maggiormente.
     
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    [8 + 2 + (49 + 72)/4] - [4 + 8/2 + 1*5]= 39-13= 26 Seduzione riuscita Adulazione riuscita


    Rincuorati e lusingati dalle lodi del fradicio giovane, le guardie si lasciarono sfuggire un’indiscrezione per rassicurarlo.
    Qualche tempo fa abbiamo indagato sulla sparizione di un armaiolo…ma in realtà non ne è venuto fuori nulla, è semplicemente riapparso dopo qualche settimana.
    E non è certo un crimine andarsene per qualche tempo senza dirlo ai vicini…
    Non saprei collegarlo a questa faccenda delle pergamene però…
    perché non puoi. Per quanto sia una strana faccenda non possiamo saltare a conclusioni affrettate.
    Però…
    La diatriba si risolse con una gomitata
    Apprezziamo l’iniziativa giovane, ma limitati a tenere gli occhi aperti ed informare le autorità se osservi altri comportamenti sospetti, specie se ad opera di stranieri -aggiunse quindi il più veterano dei vigilanti, congedandosi dal Tasso consegnandoli un piccolo fischietto di stagno.
    Confido che questo non ti faccia sentire autorizzato a fischiare per ogni nonnulla…sappi che il mio piede amministrerà la pena se dovessi venire a sapere che ti metti a dare falsi allarmi…ma almeno in futuro dovresti riuscire a cogliere l’attenzione di altri testimoni se non di noi.

    Copro Albi per questo giro.
    Scadenza: 15/03
     
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    Ausel, sotto le mentite spoglie di Zagreus, aveva fatto breccia nell’animo desideroso di complimenti ed egocentrico delle due guardie. Fossero state delle milizie di qualche feudo del Continente Occidentale, probabilmente, sarebbero già state spedite a zappare i campi o alla Barriera per imparare la vita dura e fargli apprezzare il loro reale compito, quello di proteggere la città, o nel caso di Westeros, il feudo.
    Quelle due guardie, quindi, spinte dai complimenti del Tasso, si lasciarono sfuggire delle indiscrezioni che potevano benissimo nascondere dei segreti. Per loro fortuna non era questo il caso e ciò che il Lydden ne dedusse fu solo una potenziale incompetenza delle guardie stesse. Era sparito un armaiolo che, poco tempo dopo era sbucato così, dal nulla, come era sparito dando però molto filo da torcere alle stesse milizie nel cercarlo. Era davvero stato così difficile trovarlo? Myr era molto grande, bisognava dire anche questo, ma nessuno lo aveva cercato nei luoghi dove potenzialmente poteva essere andato a nascondersi? A Deep Den avrebbero fatto ricerche in ogni casa e scovato il nascondiglio di quell’uomo … a Myr? Avevano cercato invano per quanto tempo? Una settimana?
    ”Forse aveva solo bisogno di staccare un po’ dal suo lavoro. Ci può stare.”
    Li rincuorò il Tasso. Dopotutto non potevano giungere a conclusioni affrettate, così come aveva detto uno delle due guardie. Per quanto volessero apparire discrete, le due guardie erano molto espressivi anche nella loro gestualità. Quella gomitata voleva dire molto di quanto non detto.
    A quanto sembrava, non erano ancora molto convinti di lui da fidarsi e, dopotutto, lui era solo un ragazzo e, per di più estraneo alle “faccende” di Myr.
    ”Lo farò, e, se non vi spiace, vi informerò personalmente. Sembrate le uniche guardie che hanno a cuore la città e il suo popolo. Date molta fiducia e …un giorno spero di diventare forte e coraggioso come voi.”
    Altra serie di complimenti accompagnati da sorrisi e un luccichio negli occhi. il ragazzo voleva apparire convincente e sicuro di ciò che stesse dicendo come se davvero pensasse che quelle due guardie fossero un mito da raggiungere. Era chiaro che, in cui suo, Ausel non pensava affatto che quelle fossero degne di definirsi tali. in uno scontro, anche il ragazzino balbuziente che Ausel aveva tirato fuori da Approdo del Re sarebbe stato in grado di batterli con una spada in mano. Al pensiero di quel ragazzino i suoi occhi si riempirono di lacrime e questo fu la reale causa del luccichio che le due guardie poterono notare nello sguardo del Tasso. Non era ammirazione verso di loro, ma ricordo verso quel ragazzino che, probabilmente, era morto nella vana speranza di cercarlo. Non poteva saperlo con certezza, ma quel vecchio che aveva incontrato sul molo di Myr aveva parlato di un ragazzino che cercava il suo lord.
    Quando le due guardie consegnarono il fischietto al ragazzo, Ausel prese quell’oggetto come se fosse molto importante. Voleva che le guardie pensassero che quel gesto e quell’oggetto rappresentassero tanto per il ragazzo.
    ”Sono molto onorato della vostra fiducia. Non ne abuserò. Andrò a vedere se anche l’altra bottega ha quella stessa pergamena e ve lo farò sapere. Sarete i primi che informerò. Posso chiedere i vostri nomi?”
    Disse Ausel sorridendo alle due guardie. uno di loro doveva chiamarsi Halwah o una cosa del genere. Lo aveva sentito solo di sfuggita e non voleva essere frettoloso.

    Dopo aver salutato le guardie, il Lydden mise il fischietto in tasca per andare a visionare la bottega di quel fabbro che doveva essere straniero, proveniente da Volantis, forse, secondo le deduzioni di Thorian. Attualmente aveva visto la pergamena solo sulla porta di tre fabbri che lavoravano per la città: la bottega di Merion, quella di Thorian e quella di suo fratello Ephraim. La pergamena ci sarebbe stata anche su quella del fabbro di Volantis? Anche lui lavorava per la città?
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Con due sorrisoni che sembravano realmente sinceri, le due guardie annuirono al giovane Ausel
    "Ah, dovremmo dirlo al capitano Yarh, ecco, questi sono i complimenti che meritiamo, non quelli che ci rifila, e se andiamo a dire che gli altri si ritirano in qualche bettola per non prendere la pioggia magari ci accusa pure di mentire! Tsk!"
    "Basta lamentarsi Halwah, un giorno ci metterai nei guai, te lo dico io! Io sono Iaar, siamo di stanza vicino alle guardiole della Luna Nera se ti dovesse servire qualcosa" Il tono rimaneva cordiale seppur più distaccato e formale di quello del commilitone e, a parere di Ausel, poteva comunque risultare che quella guardia continuava ad avere alcune riserve su tutta quella storia delle pergamene.
    "Ti ricordo comunque che il lavoro dei fabbri in questo momento è importante, non farei perdere tempo al bottegaio inutilmente, non saresti il primo che ha dovuto rifondere col proprio denaro il tempo speso inutilmente dei titolari di quelle attività"
    Un illecito alquanto strano ma se Myr doveva realmente andare in guerra, anche quel modo era utili per ottenere un po' di cassa.

    A quel punto, i due soldati si rimisero un po' vicini al muro delle bottega cui erano a difesa, così da proteggersi almeno parzialmente grazie alla porzione di tetto che spioveva.
    A quel punto ad Ausel non rimaneva che raggiungere l'ultima fucina, appartenuta all'uomo di Volantis di cui aveva discusso poco prima. Il tempo non dava tregua e raggiungere quel posto in condizioni normali non avrebbe richiesto più di una manciata di minuti ma quel giorno Ausel avrebbe dovuto camminare per almeno il triplo del tempo, un po' perché non era facile identificare l'edificio, un po' perché il vento richiedeva ogni momento togliersi la pioggia dalla faccia e dagli occhi, gocce che tra l'altro sembravano provenire direttamente dal mare dato che davano una sensazione di salsedine non indifferente.
    Infine, però, l'edificio apparve alla vista del Tasso, con una classica insegna di legno che sbatteva qua e là e che portava su di sé l'immagine di un martello.
    Da una rapida occhiata degli esterni non sembrava esserci appesa alcuna pergamena agli infissi e agli elementi di legno attorno a porta e finestre. A differenza della bottega precedente, quella non faceva angolo motivo per cui sembrava che l'intera parete fosse spoglia da elementi come quelli che Ausel cercava.
    La porta era chiusa, come molte in quella giornata, ma sembrava comunque che dall'interno provenissero dei battiti.

    Arrivato all'ultima fucina...provi a entrare o cerchi altri metodi/cose?

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    Le due guardie erano riuscite a “rilassarsi” e, probabilmente, le false lusinghe del Tasso erano state la causa di quella distensione d’animo e di pensiero. Se il primo era più convinto della storia e delle parole del Lydden, il secondo gradì i complimenti, ma rimase comunque alquanto dubbioso su ciò che il ragazzo stava raccontando. era comunque qualcosa di serio se le sue parole si fossero rivelate vere. Bisognava essere certi di ciò che si stava discutendo e delle accuse che si stavano lanciando contro, poi, non si sapeva bene chi. Ci sarebbero stati diversi indagati, forse, che avrebbero voluto fermare la guerra o bloccare il riarmo della città.
    Ciò che ottenne il Tasso fu il nome delle due guardie. Il primo si chiamava Halwah ed era quello più propenso alla storia di Ausel, forse anche perché voleva dire azione o, forse, perché avrebbe fatto di lui qualcuno di importante se la storia fosse stata vera e lui fosse stato uno dei protagonisti principali. Il secondo, quello più dubbioso, si chiamava Iaar e i due erano di stanza presso le guardiole della Luna Nera, un luogo che il tasso aveva già sentito.

    ”Grazie, lo terrò a mente.” disse il ragazzo che si era presentato come Zagreus donando loro un ultimo sorriso lusinghiero per poi allontanarsi una volta che le due guardie ebbero terminato quella conversazione. Le due si fecero più prossime alla parete in modo da non bagnarsi ulteriormente e dare modo al Tasso di potersi allontanare.
    
Ausel percorse quei pochi metri con l’acqua che gli sferzava sulla faccia infreddolendolo e facendolo tremare dal freddo. Se normalmente quella distanza sarebbe stata coperta in poco tempo, poco più di una manciata di secondi, in quelle condizioni, con il temporale che imperversava e la pioggia che impediva di vedere dove si stava andando, l’andamento del Lydden fu rallentato. Si muoveva con cautela per evitare non solo le pozzanghere o il fango che si era formato per le strade e che poteva risultare scivoloso e infausto, ma anche per togliersi la pioggia dalla faccia e cercare di vedere bene dove stava andando. Non era semplice riuscire a scorgere quella bottega che, con il sole o una semplice giornata nuvolosa sarebbe comunque apparsa subito alla vista grazie all’insegna che ne avrebbe indicato la posizione e identificato l’opera della stessa. Il vento sbatacchiava le persiane di legno e anche le insegne che, muovendosi oscillando, non permettevano una rapida identificazione da subito. Ci volle più tempo del previsto, in primis per raggiungere la bottega e in secondo luogo per riconoscerla. Una volta identificata il Tasso iniziò a guardare i vari punti visibili in modo da valutare la presenza della pergamena. Ispezionò la porta, l’architrave, le finestre e le imposte per vedere se ci fosse stata non solo la pergamena, ma anche un suo rimasuglio. Già quella della bottega da dove proveniva era mezza bagnata e, con il tempo che peggiorava, la pergamena, se mai ci fosse stata, poteva anche essersi inzuppata a tal punto da strapparsi. L’unica cosa che il Tasso potè fare fu quella di guardarsi attorno, a terra e sperare che la pergamena non fosse caduta nel fango o si fosse allontanata troppo. Si aggirò attorno alla bottega guardando a terra, prima vicino la porta, poi vicino alle strutture adiacenti alla bottega stessa.
    In quella posizione, e con le mani a terra, a gattoni, il Tasso dovette avvicinare il viso quasi al suolo per poter scorgere anche un minimo segno di pergamena bagnata, se mai questa ci fosse stata. Così conciato, il Lydden si ritrovò più e più volte la pioggia che gli colava dalla faccia raggiungendo le labbra. Quel sapore salmastro fece pensare al ragazzo che la tempesta proveniva dal mare. L’odore di terreno bagnato gli inebriava le narici mentre le mani, zuppe di terriccio infangato cercavano qualcosa che potesse somigliare vagamente a una pergamena.
    Se mai l’avesse trovata, il passo successivo sarebbe stato quello di bussare alla porta. Quando si era avvicinato allo stipite della porta per osservare e scorgere la pergamena, il Tasso aveva sentito al suo interno, all’interno della bottega, il rumore di qualcuno che stava lavorando, il martellio costante e ritmico di qualcuno che batteva il ferro.
    il padrone della bottega era all’interno della stessa. non poteva interrompere il suo lavoro senza quella pergamena. poteva anche essere che lo stesso fabbro avesse strappato la pergamena dalla sua porta, ma questa sarebbe stata solo fortuna. era più probabile che il maltempo l’avesse staccata dalla porta o il fatto che fosse troppo bagnata l’avesse fatta strappare e parte fosse andata a finire sul terreno bagnato coprendone le tracce a un primo sguardo.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Nonostante la ricerca meticolosa e la speranza che lo aveva guidato fin lì, la pergamena rimaneva introvabile. Ausel, con una meticolosità che contrastava con il caos del temporale, aveva perlustrato quegli esterni a fondo, mentre il battere incessante del fabbro mi mescolava a quanto sentiva all'esterno, causa temporale. Solo dopo un po' si sarebbe potuto rendere conto che il suo sforzo poteva essere stato vano. Il terreno intorno alla bottega, sebbene esaminato con grande attenzione, non offriva alcuna traccia di ciò che cercava. Una delle motivazioni poteva certo darsi alla pioggia che, incessante, aveva trasformato il terreno in un fango che avrebbe potuto facilmente inglobare quella pergamena nello schifo generale. Non era certo una possibilità remota e quel vento aveva a pensarci la forza sufficiente per portare via quella pergamena e farla volare chissà dove, forse perfino sui tetti degli edifici limitrofi.
    In alternativa, l'assenza di qualunque frammento o residuo che potesse essere ricondotto alla pergamena poteva indicare altrettanto chiaramente che, per qualche motivo, non era mai stata affissa esternamente alla fucina, come lui aveva creduto. Le motivazioni? Potevano essere delle più disparate ed effettivamente nessuno poteva capire quale fosse più corretta delle altre, di certo Ausel era stato visto, magari aveva interferito con i piani dell'incappucciato? Forse non era ancora passato da quella fucina? O forse non era nei suoi piani affiggerla all'esterno di quell'attività.

    Mentre queste ipotesi si facevano largo, una voce ruppe il monotono rumore della pioggia che martellava le strade. Proveniva dall'interno della fucina, un suono ovattato e indistinto che si mescolava con il battere del ferro. Nonostante il fragore del temporale, quel vociare riuscì a catturare l'attenzione del Tasso. La voce era profonda, maschile, potenzialmente quella del fabbro ma non avendolo mai visto non poteva certo dire che appartenesse a lui. Inoltre era impossibile distinguere le parole esatte attraverso la porta chiusa e il rumore della pioggia. Parlava con un tono che suggeriva una conversazione, forse una discussione o semplicemente un dialogo con un'altra persona all'interno della fucina. In effetti non si notava una voce diversa che gli potesse rispondere ma era ben difficile comprendere se non avesse attaccato un orecchio alla porta della fucina.

    Mmmhhh...non si trova alcuna pergamena appesa e neanche nei pressi, il perché non si sa...che si fa?

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    La ricerca spasmodica del Tasso non diede i frutti sperati. Con le mani nel fango, il volto rigato dalla pioggia e i vestiti, nonché il capo, zuppo d’acqua, non era certo un bello spettacolo. Non poteva nemmeno restare per troppo tempo in balia della tempesta o si sarebbe beccato qualche malanno. Per quanto potesse essere forte fisicamente, il suo corpo era pur sempre stato provato dalla fame e dal naufragio e, precedentemente, da uno sforzo tale da fargli perdere buona parte del suo peso. lo aveva recuperato, non tutto, ma da gracile ed emaciato quale era giunto alla porta di Merion, ora poteva dirsi quasi del tutto ripreso. Ci voleva ancora un po’ per ritornare quello di un tempo, quello che era stato prima della partenza verso Approdo del Re e da lì verso l’esilio, ma il peggio si poteva dire passato e lasciato alle spalle.
    Nella melma le sue dita non trovarono nulla. Attorno alla bottega, vicino la porta, vicino le finestre e nei pressi ella stessa, non vi era traccia alcuna di pergamena o di resti di quella che un tempo poteva essere stata una pergamena. Le motivazioni della sua assenza potevano essere molteplici. Il vento poteva averla staccata dalla porta e spedita chissà dove. Se lo scopo di quel simbolo doveva essere un segno tale da far riconoscere quella bottega come un potenziale bersaglio, lasciare che la pergamena venisse staccata dal vento e trovarsi un luogo segnato privo di segnaposto non era il massimo auspicabile. Ma il temporale poteva aver messo fretta alla persona e l’affissione della pergamena poteva essere stata meno scrupolosa di quanto doveva essere.
    Altra motivazione poteva essere la pioggia che aveva bagnato la pergamena a tal punto da farla staccare e farla cadere a terra mescolandola con la melma di terriccio e acqua. Oppure … poteva quella bottega non essere un bersaglio o, ancora, l’uomo che stava lavorando al suo interno poteva averla già staccata dalla sua porta.
    Queste erano tutte supposizioni e alcune non potevano essere nemmeno vagliate vista la natura delle stesse. L’unica cosa che poteva fare il Lydden era andare a chiedere direttamente all’uomo che stava lavorando all’interno dell’officina se avesse o meno visto quella pergamena.
    Il ragazzo, dopo essersi alzato e arresosi all’evidenzia che a terra non avrebbe trovato nulla, pose l’orecchio accanto al legno della porta per ascoltare quei rumori che si intervallavano con quelli del temporale. All’interno della bottega vi era un fermento che era dato, principalmente, dal battere del martello sul metallo rovente. Oltre a questo, ciò che udì il Tasso fu un vociare. Una, probabilmente quella del fabbro, stava parlando con qualcuno ponendo delle domande o ciò che sembravano tali a una persona che, fino a quel momento, non aveva ancora detto una parola. Probabile che avesse parlato prima che il Lydden ponesse l’orecchio sul legno.

    Dopo aver ascoltato qualcosa, il Tasso si decise a bussare. Le sue nocche cozzarono con il legno della porta e, per rendersi udibile sovrastando il rumore della pioggia e del martellare, il Lydden usò il batacchio di metallo per farsi sentire dall’interno.
    Se qualcuno avesse aperto, avrebbe chiesto spiegazioni di quel segno. Portava ancora la pergamena ben protetta dalla pioggia, tra il suo corpo e gli strati di vestiti.
     
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    Scusa per il ritardo


    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Quando la porta della bottega finalmente si aprì, un istante di silenzio accolse Ausel, quasi come se l'interno si fosse cristallizzato in attesa di capire chi avesse osato interrompere il lavoro di quella giornata tempestosa. La figura del fabbro era alla porta, proprio sull'uscio, i suoi lineamenti duri illuminati dalla luce soffusa proveniente dall'interno. Una grossa cicatrice sulla guancia sinistra che si sovrapponeva ad una bruciatura nello stesso punto. Dietro di lui, per un attimo, Ausel avrebbe potuto giurare di cogliere un movimento, come se qualcuno o qualcosa avesse velocemente trovato rifugio nell'ombra, ma il momento passò così velocemente che non ne fu certo.
    "Posso... aiutarti?" La voce del fabbro era profonda, ma un filo di esitazione sembrava intrecciarsi alle sue parole, come se fosse stato colto di sorpresa o fosse riluttante a lasciar entrare qualcuno.

    Con le vesti zuppe, Ausel estrasse la pergamena, un gesto secco sotto lo sguardo scrutatore dell'uomo di fronte a lui.
    Il fabbro fissò la pergamena, e per un momento il suo volto si contrasse in una maschera di preoccupazione malcelata. "Ehm" balbettò, con uno sguardo che rapidamente balzò da Ausel alla pergamena e poi di nuovo al giovane uomo. "Forse, forse dovresti... entrare." Le sue parole si interruppero come se cercasse di guadagnare tempo, forse per pensare a cosa fare o dire dopo.
    Se Ausel avesse accettato e si fosse tolto dalla tempesta, la porta si sarebbe richiusa alle sue spalle isolandolo dal diluvio. Il fabbro sembrava cercare le parole giuste e l'atmosfera calda della bottega avvolse Ausel, offrendo un temporaneo sollievo dal freddo. In fondo negli interni non era così diversa da quella di Merion. Guidato verso un angolo più riservato della stanza, dove l'aroma di metallo caldo erano meno soffocante, Ausel si trovò di fronte al fabbro che, con un'espressione ora più composta, ma ancora con tracce di nervosismo, sembrava pronto a parlare.
    "Quella pergamena..." iniziò il fabbro, la voce ora un sussurro carico di tensione. "Dove... dove hai detto di averla trovata?" La cautela con cui pronunciò le parole suggeriva che la risposta avrebbe potuto avere conseguenze inaspettate.
    Di questo poteva esserne certo.

    Tutto questo capita se accetti di entrare, altrimenti resti all'uscio.

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    La porta si aprì dopo un lasso di tempo che il Lydden non seppe quantificare. Quello che lo accolse fu un principale silenzio che venne interrotto dalla comparsa di una figura dai lineamenti duri che, alla luce delle fiamme della forgia, apparivano ancora più pronunciati.
    La fiamma viva all’interno della bottega illuminò quella che era una cicatrice sulla guancia sinistra. L’occhio del Tasso notò come, oltre alla cicatrice prima menzionata, vi fosse anche un segno di una bruciatura. In una bottega che lavorava il metallo non era difficile che alcune scintille sfuggissero dalla forgia stessa e si liberassero nell’aria cadendo tutte intorno. Una di queste avrebbe potuto prendere, in giovane età, il fabbro che si stagliava alla porta impedendo al ragazzo di poter passare oltre. Ciò che permise al Tasso di vedere quella bruciatura, gli impedì, però, di mettere a fuoco cosa succedeva alle spalle del fabbro stesso. Avrebbe potuto dire di aver visto qualcuno che si muoveva e si nascondeva nell’ombra, ma non avrebbe mai potuto esserne certo.
    La voce dell’uomo era molto più profonda di quella di Merion o del ragazzo stesso e lo accolse con un attimo di esitazione.Dopotutto stava interrompendo il suo lavoro. Era palese, sotto lo scroscio della tempesta, che avesse bisogno di scaldarsi e di prendere calore prima di incamminarsi e non era difficile pensarlo.
    ”Vorrei chiederle, gentilmente, di poter approfittare del calore della sua forgia per potermi asciugare un po’ e …”
    Notando che il fabbro non era dell’umore giusto per chiacchierare, estrasse la motivazione che lo aveva spinto a bussare alla sua porta: la pergamena zuppa. Lo fece in modo secco, quasi brusco, mostrandogli quel foglio su cui era inciso, a chiari segni, la figura che egli non riconosceva e che, a detta dei soldati e del fabbro precedente, nessuno conosceva. Cosa voleva mai dire quel simbolo?
    La pergamena o il simbolo sopra impresso, aveva avuto un effetto diverso rispetto alle parole del Lydden. Quasi desideroso di voler fare chiarezza, l’uomo chiese al ragazzo di entrare nella sua bottega, evento che non avrebbe di certo trovato remore da parte del Tasso.

    Una volta entrato nella bottega, il Lydden poté giovare del calore della fiamma presente nella forgia. Quel tepore e quel senso di coccola gli fece dimenticare per un attimo la tempesta che imperversava all’esterno e a tutta l’acqua che aveva preso dirigendosi, come una banderuola, ora a destra ora a sinistra alla ricerca di qualche indizio o informazione in merito a quella pergamena stessa.
    La porta della bottega si chiuse e il fabbro cercò di parlare trovando le parole giuste da utilizzare in una situazione del genere. Ciò che stupiva il Tasso era perché fosse così restio nel parlare. I soldati, così come il fabbro che aveva incontrato in precedenza, non si erano preoccupati nel dire ciò che gli passava per la testa. Perché lui sì?

    Lo condusse, ed Ausel si fece dirigere, in un angolo più appartato della bottega stessa dove le esalazioni del metallo infuocato sembravano meno forti, più attutite rispetto al luogo dove si lavorava. Nervoso più di prima, agitato per dir la verità, il fabbro cercò di parlare attraverso un sussurro. Dove aveva trovato quella pergamena? beh, per ora l’aveva trovata sulle porte di ben tre fabbri che lavoravano per la città di Myr. Non poteva essere un caso.
    ”Qualcosa mi dice che non puoi parlare liberamente.”
    Disse Ausel utilizzando lo stesso modo e timbro di voce, cioè sussurrando. Probabilmente ci aveva visto giusto, ma non ne era assolutamente sicuro. Nell’ombra c’era stato un movimento, forse, e … che fosse la figura incappucciata che stava inseguendo?
    ”C’è … qualcuno?” Chiese Ausel con un filo di voce guardando attorno.
    Aveva numerose domande e non poteva farle se l’uomo non poteva parlare.
    ”Cosa vuol dire e … perché era anche … qui?”
    Ausel fece un gesto del capo per indicare fuori dalla bottega. In effetti era stata trovata anche attorno alla bottega, un isolato più in là.
     
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