Ad alcuni piace la guerra, ad altri no

Quest Ausel

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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Bottega di Merion


    Era passata circa una settimana abbondante da quando Ausel e la fucina di Merion avevano aperto le loro porte e soprattutto le loro braci alla commessa di armi per la milizia. I giorni si erano susseguiti in una noiosa e lavorativa spirale che aveva lasciato ben poco spazio a chiunque lavorasse lì di pensare ad altro. L'umore di Merion era migliorato col passare dei giorni ma era chiaro e lampante che la mente dell'uomo andava spesso a qualche ricordo del passato e l'incertezza del futuro rendeva ancora più cupi alcuni pomeriggi dove nessuno osava parlare e solo il battere dei martelli contro i ferri ravvivavano la situazione.
    Quegli ordini avevano assorbito completamente la manodopera e la mancanza di tempo per produrre altri materiali si erano riversata inevitabilmente su una mancanza di cliente che acquistassero manufatti o materiali. In realtà le scorte in magazzino avrebbero permesso ancora parecchie vendite ma era quasi come se l'essere diventato fornitore diretto della milizia avesse cambiato il target di clientela. Era così dunque, si lavorava e si parlava poco. Giorno dopo giorno.
    Una mattina si levò una tempesta. La pioggia cadeva a scrosci, il vento ululava tra le strade deserte e i cittadini erano intenti a ripararsi dal cattivo tempo. La fucina per un assurdo caso, era dunque meno silenziosa poiché il vento entrava impetuoso da chissà quali spifferi qua e là.
    E...dunque...Nessuno avrebbe notato l'uomo sconosciuto che si sarebbe avvicinato di soppiatto alla porta della fucina, ben chiusa per evitare che le raffiche di vento portassero all'interno lo scrosciare d'acqua piovana.
    toc toc
    Nessuno si sarebbe accorto di niente, poiché proprio in quel momento...
    sdeng sdeng
    ...il giovane Aiden provava a battere il ferro finché era caldo, e non figurativamente, non ottenendo talaltro grandi risultati. Una gatta da pelare in più per Ausel, poiché il giovane per quanto era chiaro che provasse a metterci del suo e a migliorare le proprie lavorazioni sembrava non riuscirsi ad applicare nei lavori un po' più complessi, rimanendo ad uno stadio basilare della lavorazione del metallo.
    tonf tonf
    "Mmmh?"
    Aiden si girò versò una delle finestre ben chiuse e serrate dagli scuri. La guardò per un secondo, poi tornò a cercare di lavorare il ferro.
    "Tuc tuc"
    Quella volta nessuno si girò ma ad Ausel sembrò quasi di sentire il suono di un volatile che stava provando a colpire con il proprio becco il legno. Che degli animali provassero ad avventurarsi all'esterno con quel tempaccio era poco probabile a dirla tutta...però quel rumore sembrò isolato perché subito dopo non ci fu altro che le solite folate di vento.

    parole: 418

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    Tutto era cambiato dal giorno in cui le milizie di Myr avevano attraversato l’ingresso della bottega ed era inutile negare l’evidenza. Ausel e Merion si parlavano di rado e il lavoro occupava l’intero arco della giornata anche oltre le classiche ore di luce sforando costantemente nelle prime ore della sera. I due avevano avuto una discussione in merito alle scelte che lo stesso ragazzo aveva preso. In assenza del proprietario della bottega, il Tasso si era spinto oltre le più oscure paure dell’ex mercante, quella di sottoscrivere un contratto, per quanto verbale, con le milizie stesse e rendere quella bottega una delle tante che avrebbe armato nuovamente la città. Merion era stato contrario e non aveva nascosto il suo risentimento palesando tutte le sue paure colpendo profondamente il Lydden anche nei suoi sentimenti. Per quanto “buono”, il ragazzo aveva questa strana pecca, segnarsi le cose. Era fiducioso, forse anche troppo, e quando veniva deluso, questa mancanza lo segnava profondamente. Non era la prima volta che aveva riposto le sue speranze in qualcuno per poi vedersele ingannate, basti pensare al Leone, a colui che si faceva chiamare “Amico del Drago” e, in ultimo, a Merion. Aveva dato tanto a quell’uomo e, bisognava essere onesti, aveva anche ricevuto tanto da lui. Non si sarebbe aspettato un ripensamento tale.
    A conti fatti, quindi, le giornate da quando la bottega era diventata una delle tante fabbriche di armi della città, si erano ingrigite. Si parlava poco, si lavorava tanto e gli unici rumori erano il battere del martello sul metallo, lo sfrigolio del metallo bollente nell’acqua per la tempra o il raschiare della pialla sul legno. Ci si alzava presto, si pranzava con poco e si andava a dormire sfiniti e doloranti. Non c’era il tempo di pensare ad altro, nemmeno a commissioni più semplici e per quanto il Lydden cercasse di addossarsi il carico maggiore lasciando a Merion la decisione di decidere cosa fare quel giorno e a cosa dedicarsi, notava come anche l’uomo non avesse più tanta voglia di fare altro, nonostante il magazzino avesse risorse e scorte che potessero soddisfare ancora molti clienti diversi dalle milizie della città.
    I primi giorni, quindi, furono davvero molto bui. Merion era pensieroso e Aidan doveva iniziare ad imparare. Poi, giorno dopo giorno, qualcosa sembrò rendere Merion meno ombroso. Il suo umore sembrava essere migliorato anche se non è che si dialogava molto. Poteva essere solo una semplice illusione del Tasso, un volersi riconciliare con l’uomo.
    Lo stesso Ausel aveva notato come quei giorni stessero segnando anche Aidan. I due dormivano e vivevano nella bottega e il Tasso aveva notato come il ragazzino di Raventree Hall sentisse su di se delle aspettative. Si era parlato di una sua istruzione e il Tasso doveva dividersi tra il lavorare e insegnare al ragazzo come svolgere le cose più basilari per poi dargli nozioni sempre via via più avanzate.
    La settimana trascorse in quello stato finché, un giorno, un temporale non colpì la città rendendo la stessa meno affollata del solito. Non che la bottega aveva visto clienti dopo quel famoso giorno, anzi, sembrava che la voce si fosse sparsa tutta intorno e i clienti che prima affollavano la bottega ora si tenevano in disparte. Come se entrare in quella bottega non facesse più per loro o … potevano aver paura di ciò che le milizie avrebbero potuto fare. Spesso si vedevano fare la ronda intorno alla bottega come a controllare se la stessa lavorasse ai loro ordini o facesse altro venendo meno alla parola data.

    Quel giorno, quindi, il temporale aveva reso ancora più nera la giornata. La pioggia cadeva a scrosci e il vento ululava tra le persiane della bottega e tra alcuni spifferi rendendo la fucina più silenziosa. Nessuno dei tre sentì bussare alla porta perché in quel momento Ausel stava osservando il giovane Aidan battere il ferro. Non era pronto e non si poteva pretendere da lui molto di più nel giro di così pochi giorni. Bisognava essere onesti e consapevoli di chi si aveva davanti. Aidan poteva essere paragonato a un bambino che aveva appena smesso di gattonare e iniziava a fare i suoi primi passi barcollando e perdendo l’equilibrio ogni tre per due. Era già tanto che continuava a rialzarsi dopo ciò che aveva vissuto ed era davvero troppo chiedergli di correre se a stento riusciva a stare in piedi. La sua istruzione avrebbe richiesto molto tempo e, di tempo, probabilmente il Tasso non ne aveva molto. Lui avrebbe cercato di fare del suo meglio per insegnare al ragazzino e permettergli di poter proseguire sostituendolo nel momento in cui, era consapevole, le milizie lo avrebbero “reclutato”. Quanto fosse lontano quel giorno non era dato saperlo, ma il Tasso non si sarebbe perso d’animo.
    "Batti con più forza, ce la puoi fare. Piano piano imparerai a dosarla."
    Il Tasso stava cercando di rassicurarlo e di non fargli pesare tutto quello che stava succedendo. Dopotutto non era colpa del ragazzino e, se il metallo non era la sua strada, forse il legno gli sarebbe stato molto più congeniale essendogli più familiare.
    Qualcosa sembrò distrarre Aidan mentre colpiva ancora quella barra di metallo dopo averla riscaldata per poi fargli scuotere le spalle e ritornare su ciò che lo aveva impegnato fino a quel momento. Poi qualcosa, invece, questa volta incuriosì il Lydden che si guardò attorno rivolgendo la sua attenzione alla porta chiusa della bottega. Un rumore simile a qualcosa di acuminato che batteva sul legno. Un uccello che cercava di entrare all’interno della bottega?
    Il Tasso restò in ascolto ancora un po’ non sentendo altro che il vento al di fuori della bottega che spirava con raffiche molto forti.
    Come per sincerarsi che non ci fosse davvero nulla, il Tasso si avvicinò alla porta di legno e mise l’orecchio contro le assi per sentire se ci fosse qualcosa al di fuori. La curiosità avrebbe portato alla rovina quel ragazzo, forse, e, scostando di poco la porta, l’aprì. La tenne ferma anche col piede per evitare che il vento la spalancasse irrompendo nella bottega. Il buio all’esterno era quasi totale.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Bottega di Merion


    Aiden guardò per un secondo Ausel avvicinarsi alla porta, di certo aprirla per far entrare quella bufera non sarebbe stata la cosa più congeniale ma non aveva certo l'audacia di questionare la sua azione. Pertanto, ancor prima che potesse aprirla e tenerla bloccata con un piede, era già tornato al lavoro, provando a intuire cosa intendesse il suo "maestro" quando gli dava i consigli per dosare la forza nel momento in cui andava a battere sul ferro.
    In ogni caso, quando Ausel appoggiò l'orecchio al legno di cui era fatta la porta, non sentì più nulla. O meglio, si sentiva un bel baccano fuori dall'attività commerciale, causa del maltempo, ma niente che assomigliasse al battere contro il legno. Però, appena tolto l'orecchio e mentre stava per aprire la porta, si sentì nuovamente
    Tuc tuc tuc Tre colpi, questa volta netti e precisi, che non venivano dalla porta a cui egli stesso era accostato ma verso il limitare destro della bottega che dava sulla strada, esattamente all'opposto di dove si era sentito il primo colpo.
    A quel punto, preso dalla curiosità, Ausel avrebbe potuto aprire leggermente la porta, facendosi comunque inondare da una prima scarica di pioggia che, cadendo di sbieco, lo colpì direttamente in faccia, sferzando le guance anche con un'ondata di aria fredda che raramente aveva sentito in quella città. Molto probabilmente sul Mare Stretto doveva esserci una tempesta da qualche parte.
    In ogni caso, ancora una volta non si sentì più nulla ma...
    ciaf ciaf ciaf se Ausel avesse buttato l'occhio a destra, ma per far ciò avrebbe dovuto aprire ancora un po' la porta, avrebbe potuto notare una figura incappucciata correre via, veloce e lontano.
    Ancor prima di pensare a qualsiasi cosa, gli occhi di Ausel si sarebbero fermati sulla porta che aveva appena aperto. Era uno dei punti dove aveva sentito battere e, effettivamente, all'esterno di essa era stato piantato un chiodo che doveva tenere ferma una pergamena, già zuppa d'acqua. Su di essa non c'era scritto niente ma era stato disegnato un triangolo con inchiostro nero.

    Che si fa? Potenzialmente Ausel può anche correre dietro all'incappucciato ma ha già un po' di vantaggio e il tempo non aiuta. Sempre che si voglia acciuffarlo, chiaro.

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    Poggiando l’orecchio contro il legno, il Tasso non sentì altro che il rumore della bufera e lo sferzare della pioggia contro il legno della porta. Che all’esterno ci fosse un putiferio era poco ma sicuro e chi folle si sarebbe mai messo in viaggio con un tempaccio del genere? Solo qualcuno che aveva un compito o un comando che potesse costare la vita in caso di fallimento.
    Aiden ritornò a battere il ferro su cui stava lavorando mentre il Lydden, staccato l’orecchio dalla porta e pronto ad aprirla, sentì nuovamente quel rumore sordo provenire, questa volta dalla parte opposta da dove aveva sentito la prima volta quel battere.
    "Lo avete sentito anche voi questa volta?"
    Ormai era certo. Non poteva essere un animale a produrre quel suono ed era qualcuno che stava bussando … un po’ troppo forte per essere delle mani umane. Non poteva averlo sentito solo lui quel suono. Per quanto Aiden stesse battendo sul ferro, non poteva essere stato il solo.
    Aprì la porta della bottega cercando di far entrare quanto meno vento possibile e beccandosi tutta l’acqua che il cielo stava scaricando sulla terra. Il vento inclinava la direzione della pioggia e il Tasso si beccò una sferzata di acqua dritta in faccia che lo fece rabbrividire e tremare. Per quanto la bottega avesse degli spifferi e doveva essere isolata meglio, quell’improvvisa doccia fredda lo fece tremare e gli ricordò quanto fosse calda e accogliente quella bottega. Se qualcuno era al di fuori e stava cercando un riparo, non poteva lasciarlo in mezzo alla strada sotto quel tempaccio e rischiare di morire assiderato o chissà in quale avvallamento del terreno a seguito di una gamba rotta muovendosi su quelle strade ora rese davvero pericolose dalla pioggia incessante.
    "C’è nessuno?"
    Chiese il Tasso sperando di udire una voce umana. Non era sicuro di volerla sentire perché in caso affermativo, voleva dire che davvero qualcuno stava girovagando in città sotto quella pioggia da chissà quanto tempo. Se non avesse sentito nulla, probabilmente avrebbe ricevuto un commento acido da parte di Merion che gli intimava di non dare retta, la prossima volta, al battere degli uccelli contro le porte delle botteghe durante una tempesta. Aprì ancora di più la porta facendo entrare la pioggia ai suoi piedi. Si affacciò e questa volta non si sentì nulla se non … "Hei dove vai?"
    Era stato attirato da un rumore di acqua calpestata. Si voltò giusto in tempo per vedere, alla sua destra, una figura incappucciata scappare via e correre lontano. Prima di poter fare qualunque cosa i suoi occhi indugiarono su un foglio di carta ormai già zuppo di acqua piantato con un chiodo al legno della porta della bottega. Era stato quello il rumore che il Tasso aveva sentito e che anche Aiden aveva udito a tal punto da distrarsi. Che avessero messo altri foglio in altre parti della bottega?
    "Merion controlla le finestre e cugino, prendi questo foglio."
    Il Tasso aveva rimosso il foglio quasi incollato al legno per via della pioggia e lo stava porgendo ad Aiden. "Muoviti e non rovinarlo."
    Diede il foglio al ragazzino per poi fiondarsi verso quella figura che stava correndo e sembrava già troppo distante per essere raggiunta.
    Qualcuno stava minacciando Merion? Non aveva letto il foglio, ma voleva saperne di più. Cosa ci faceva un tipo del genere sotto un tempo così a mettere dei fogli su una porta di una bottega?
    "Fermati, non voglio farti del male." disse nella lingua di Myr.
    Avrebbe anche potuto promettergli il mondo, quell’incappucciato non si sarebbe di certo fermato. Probabilmente non lo avrebbe raggiunto, ma Ausel voleva provarci. Dopotutto voleva capire che stava succedendo.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Bottega di Merion


    Merion e Aiden sembravano aver preso Ausel quasi per un pazzo per i primi secondi.
    "Cosa, ti è dato di volta il cervello? Controllare le finestre? Ma cosa stai dicendo?" Borbottando qualcosa che neanche bene Ausel riuscì a capire, Merion provò a dare un occhio alla porta che Ausel aveva aperto ma non si spostò minimamente di un passo, restando ben felicemente alla giusta distanza dalla fornace che, con un clima come quello, non era poi così sgradevole.
    Aiden, invece, quasi avesse ricevuto un ordine che non poteva minimamente rifiutare, si avvicinò ad Ausel e presa la pergamena piuttosto inzuppata e la rigirò cautamente tra le mani, come se anche lui cercasse di capire quella figura geometrica se avesse un punto corretto da cui essere osservata. Merion alzò leggermente la testa per provare a vedere cosa ci fosse sulla pergamena ma pur vedendo il triangolo sembrò non dare minimo peso alla cosa, ignorando completamente la situazione e tornando a lavorare su una piccola placca di acciaio che stava cercando di limare in alcuni punti.
    Mentre Aiden annuiva e depositava la pergamena sopra uno straccio appoggiato sul bancone, Merion provò a richiamare all'interno Ausel, con voce troppo flebile perché il Tasso riuscisse a sentire. Il vento e il battere delle pioggia incessante infatti non erano rumori da poco e l'intento d'inseguimento della misteriosa figura incappucciata aveva lo aveva portato fuori dalla bottega in un istante.
    Era mattina ma faceva freddo, era buio e il vento disturbava parecchio i sensi del ragazzo, inoltre il maltempo aveva portato a non presentarsi anche le guardie della milizia che in quei giorni sostavano nei pressi della bottega sia come protezione che per assicurarsi che tutto procedesse come concordato. L'unica cosa positiva era che, essendoci veramente pochissime persone per le strade, la figura incappucciata, seppur già molto lontana e non raggiungibile dalle parole di Ausel che vennero pronunciate al vento come unico uditore, restava visibile in lontananza, mentre correva.

    Questo permise ad Asuel di correre col bersaglio visibile per circa tre minuti, al termine dei quali, svoltando a sinistra, si sarebbe ritrovato in una lunga e stretta stradina di una zona primariamente residenziale. Non era certo luogo in cui risiedevano le persone di spicco di Myr ma nemmeno luogo di ritrovo dei malviventi come le zone dei bassifondi.
    Ormai il volto e i capelli del ragazzo erano completamenti fradici e anche tenere bene gli occhi aperti sembrava complicato. Guardando le strutture ai lati della stradina non si vedevano particolari insegne anche se c'erano diverse porte che permettevano l'accesso agli edifici. Poco lontano, sulla destra, si intravedeva una forma di cartello di legno appeso sopra un portone. Anche se scolorito, sembrava che su di esso ci fosse disegnato una ampolla.
    Il cielo si illuminò per un secondo, poi un botto come se fosse esploso un barile di altofuoco.
    Che tempaccio.

    Parole: 465

    Puoi fermarti nella stradina, tentare di entrare in qualche edificio (bussare o direttamente aprire la porta), tornare indietro o proseguire per la stradina per vedere dove porta.

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    Come sospettato, Merion non si mosse dalla postazione che aveva preso da quando avevano iniziato a lavorare quella mattina. La fornace gli offriva il calore necessario a riscaldarlo in quella giornata così umida e piovosa. Aiden, invece, si mosse con velocità e con una certa cura andò a prendere il foglio inzuppato dalle mani del ragazzo per poi disporlo sul tavolo al di sopra di un panno in modo da fargli assorbire un po’ di acqua. Ausel non vide bene cosa fosse disegnato sul foglio se non un’immagine che poteva vagamente somigliare a un triangolo e quando si mosse per inseguire quella figura incappucciata non ascoltò cosa lo stesso proprietario della bottega gli stava sussurrando dietro. Per Ausel fu quasi un sussurro in quanto le parole dell’uomo vennero sovrastate dal rumore della fucina e dallo scrosciare della pioggia, nonché dai rombi dei tuoni.
    Ausel si mosse correndo e cercando di recuperare il terreno che la figura incappucciata aveva posto tra lui e il Tasso. Non si accorse nemmeno di essere passato accanto a una milizia tanto era concentrato sulla “preda” da inseguire. Avrebbe potuto urlare qualcosa al miliziano? Probabilmente no, ma se loro sorvegliavano la bottega come avevano permesso che quella figura martellasse e appiccicasse delle insegne alle loro finestre o alla porta? Il tempaccio non aiutava di certo e non se la sarebbe potuta prendere con loro se avevano preferito ripararsi sotto qualche tettoia piuttosto che sorvegliare la bottega con maggior attenzione. Dopotutto chi si sarebbe mai azzardato a muoversi sotto un temporale del genere?
    Il Lydden, quindi, iniziò a correre cercando di inseguire la figura incappucciata lungo le strade di Myr. Aveva un enorme vantaggio e per quanto Ausel corresse, non riusciva a ridurre la distanza. Passarono attraverso delle stradine e quando la figura svoltò a sinistra, il tasso ebbe la paura di averlo perso. Non vi erano tante persone lungo la strada soprattutto per via del tempo e questo poteva essere un bene perché la visuale era ottimale nonostante la pioggia gli avesse già incollato i capelli alla fronte e agli occhi. Per quanto cercasse di tenere gli occhi aperti, il ragazzo non riusciva a vedere bene per via della pioggia che gli rendeva tutto … annacquato.
    Svoltando a sinistra si ritrovò a inseguire il nulla. Davanti a sé non vi era nessuna figura che stava correndo. Si ritrovò in una zona residenziale, non per i facoltosi della città, ma nemmeno per ladruncoli. Alcune porte conducevano ai palazzi e il Tasso le superò velocemente. Una di queste aveva un’insegna che, per quanto sbiadita, sembrava disegnare una sorta di ampolla. Non era la figura che aveva visto sul foglio, ma non poteva nemmeno esserne tanto certo. Non aveva sentito sbattere una porta e, il temporale non lo avrebbe aiutato in quel senso. Seppur la figura fosse scappata all’interno di uno di quei portoni e avesse battuto la porta, quante probabilità c’erano di udire il rumore con la pioggia che tamburellava sui tetti, il ciaf ciaf delle sue scarpe sul terreno bagnato e i tuoni che rombavano nel cielo?
    Il tempo di guardare quell’insegna che, prima il lampo e poi il tuono indicarono l’arrivo di un fulmine. Il Tasso decise di proseguire andando a percorrere tutta la stradina e affacciandosi alla fine di essa. Dove avrebbe condotto? Cosa stavano facendo Merione Aiden? Avevano chiamato le guardie? Qualcuna di esse lo aveva seguito? Dopotutto era scappato come una saetta dalla bottega e … qualcosa doveva essere successo per farlo muovere così di fretta. Una delle milizie avrebbe controllato o, al massimo, avrebbe fatto domande nella bottega. Cosa aveva rivelato quel foglio?
    C’erano troppe domande e una sola persona poteva rispondere … quella figura incappucciata. Dove era finita? Il Tasso sperò di vederla, anche solo con la coda dell’occhio, al di fuori di quella stradina.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    La corsa di Ausel aveva avuto un effetto, sì, ma non quello sperato. IL volto del ragazzo era grondante d'acqua, forse misto ad un accenno di sudore. Il vento, impetuoso e freddo, faceva sventolare tanto le insegne quanto delle banderuole che erano state appese a delle corde che passavano da un lato all'altro degli edifici. I colori erano piuttosto spenti, probabilmente nessuno aveva mai avuto l'accortezza di ritirarle giù dopo lo scopo per il quale erano state montate in passato. Lo scenario era veramente spettrale, quasi come mai aveva visto la Città di Myr, sempre invece ricolma di persone che tentavano in qualche nuovo modo di fare la fortuna. Davanti agli occhi di Ausel non vi era niente, né l'incappucciato né altre persone, una scena immutabile nel tempo, quasi.
    Le speranze di trovare proprio quell'uomo incappucciato, sfuggito poco prima attraverso la stradina giunta ora al termine, erano sempre minori e la sua fuga, avvenuta in mezzo alla tempesta, aveva reso ancora più enigmatica il motivo per il quale aveva appeso quel simbolo su una porta. Nonostante il tempo non aiutasse, arrivare al termine della via diede la possibilità ad Ausel di riconoscere almeno parzialmente il punto in cui si trovasse. Poco distante, non più di tre minuti di camminata, secondo delle stime, si sarebbe dovuto aprire un piccolo spiazzo dove circa due volte al ciclo lunare si riuniva un mercato scoperto. Di certo quel giorno solo un matto avrebbe avuto l'ardore di montare la propria attività ma, attorno alla piazzetta, erano sorte diverse attività commerciali, rendendo il luogo un punto di ritrovo per almeno le persone che vivevano nei paraggi.
    A memoria il Tasso avrebbe potuto ricordare un vasaio, o comunque un lavoratore di ceramica in generale, una pescheria che si appoggiava direttamente al porto vicino, una piccola bettola e, probabilmente, anche un fabbro, per grande gioia di Merion che doveva confrontarsi sempre con altri "avversari".
    Quali sicurezza aveva però che l'incappucciato si fosse diretto in quella direzione? Nessuna, anzi, oltre a poter proseguire verso destra, strada che portava al luogo citato, vi era anche una stradina più stretta che procedeva a sinistra e che, sebbene non si vedesse bene, sembrava proseguire con il quartiere residenziale.

    Della figura incappucciata nessuna traccia, io ti do qualche informazione di contorno ma dove andare spetta sempre a te!

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    Ausel aveva corso come non mai, anche perché il suo fisico provato ancora dal naufragio e dal mese in cui si era nutrito di acqua e ciò che trovava, non gli permetteva di fare delle maratone. Come pronosticato, perse la figura incappucciata senza avere idea di dove si fosse nascosto o fosse andato. Il vento continuava a soffiare sbattendo imposte e scuotendo le insegne che creavano un baccano non indifferente. La pioggia non aiutava minimamente a vedere dove fosse andato a finire qualcuno e, seppure le strade fossero prive di persone in quel momento, lo sguardo del Tasso era annebbiato dalla pioggia. Il freddo, poi, si stava insinuando dentro le ossa e lo stava facendo tremare. In tutto ciò, non aveva assolutamente idea di quello che stava succedendo alla bottega e di dove fosse l’incappucciato.
    Se la sua memoria non lo ingannava, in quel luogo lui c’era già stato. Probabilmente quelle banderuole dai colori spenti gli dicevano qualcosa. La strada si divideva in due direzioni, l’una verso destra l’altra verso sinistra. Se da un lato si vedeva qualcosa che doveva assomigliare al quartiere residenziale con le sue case curate e le strade prive di sporcizia, anche se con quel tempo dubitava di trovare le strade pulite, dall’altro lato doveva esserci il luogo dove si riuniva il mercato due volte ogni ciclo lunare. Avrebbe dovuto tentare la sorte e provare a chiedere a qualcuno se quell’uomo incappucciato fosse passato da quelle parti. Quante probabilità ci fossero che il mercato si stesse facendo? Non poteva saperlo se non si fosse spinto fino alla piazzetta e quante altre possibilità ci fossero che l’incappucciato fosse passato per di lì e qualcuno lo avesse visto?
    Doveva tentare la sorte e il Tasso si mosse verso la piazzetta. Vedere qualche tenda sorgere nonostante cercasse di opporsi alla furia del vento e della pioggia, diedero un po’ di speranza al ragazzo che si mosse arrivando a parlare col vasaio. Non lo conosceva bene, ma poteva sempre contare sul fatto che tra “colleghi” ci si sarebbe dovuti aiutare.
    "Scusate se vi importuno." Il vento e la pioggia non erano d’aiuto nemmeno in quel contesto. Il Tasso dovette iniziare ad alzare la voce per farsi sentire. Probabilmente era anche un buon modo per attirare l’attenzione delle altre persone che potevano esserci in quella piazzetta, folli e pazzi come lui alla fine a sfidare la natura e la sua furia.
    "Chiedo scusa. Avete visto qualcuno correre con un cappuccio nero sul capo? Ci ha derubato e lo stavo inseguendo, ma l’ho perso di vista. Vi prego, aiutatemi."



    Chiedo perdono per l'attesa. Me ne ero dimenticato.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Nonostante il tempo non fosse altro che in via di peggioramento, il vasaio si trovava curvo sotto la protezione traballante di un piccolo baldacchino. Vicino a lui vi era la ruota da tornio e, a quanto pare, le condizioni metereologiche non l'avevano disturbato dal suo intento nel modellare l'argilla umida. Anche se non era la sua arte, Ausel riconosceva che la mani erano abili e le dita sporche di argilla dovevano sapere il fatto proprio, nonostante ciò le gocce di pioggia si infrangono non solo sul suo capo ma anche, cadendo laterali, sul tornio che aveva davanti. Il suono della tempesta sovrastava il lieve giro della ruota ma il vasaio sembrava pienamente concentrato sulla sua opera, tantoché neanche le prime parole del Tasso lo fecero desistere dal guardare quel piccolo ammasso di argilla assottigliarsi sempre di più per assumere una forma più alta.
    "Un accento strano" commentò senza però staccare gli occhi dalla ruota "Di solito sono i giovani come voi a creare questo genere di problemi"
    Le banderuole che raffiguravano un piccolo vaso che erano esposte sopra di lui, appese qua e là sul baldacchino, sventolavano violentemente, schizzando tutta la pioggia che cadeva su di esse.
    "Un uomo incappucciato, eh?" Il vasaio sollevò lo sguardo, occhi penetranti quanto le gocce di pioggia e un viso sottolineato da tratti rugosi, nonostante dovesse essere più giovane rispetto Merion. Per un momento l'attenzione del commerciante e produttore si era spostata dalla ruota da tornio all'interlocutore.
    "Immagino abbiate notato che oggi il cielo non sia particolarmente benvolente con la nostra Città Libera...di uomini incappucciati ne sono passati diversi, cosa vi ha rubato? Forse con la descrizione posso dirvi se è passato qualcuno che portava dimensioni simili con sé!"
    Il tono era particolarmente cordiale anche se niente avrebbe tolto ad Ausel quella sensazione che all'uomo non fregasse assolutamente nulla del furto che il Tasso aveva subito.
    "Nel frattempo, sedetevi pure sullo sgabello che è dietro di me, se avete desiderio vi posso indicare il prezzo delle figure di animale in terracotta, sono particolarmente richieste in questi tempi e sono sicuro che nemmeno questa tempesta sottrarrà tutti dal desiderio di poterne portare a casa una"
    Le statuette erano disposte sulla bancarella, ed effettivamente raffiguravano bene l'essenza degli animali che esse raffiguravano.

    Resti lì a discutere o cerchi immediatamente altro per trovare eventuali tracce?

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    Ausel si ritrovò a dialogare con quello che avrebbe riconosciuto come un vasaio. L’insegna che sbatteva a causa del vento e della pioggia, indicava benissimo la sua professione e, probabilmente, il ragazzo non era stato in grado di osservarla per via dei toni scuri che apparivano poco evidenti quel giorno, grigio di suo per via del temporale che stava colpendo la città di Myr.
    Ciò che sorprese il Tasso fu la stoicità dell’uomo. Nonostante il temporale, il vasaio stava continuando a svolgere il suo lavoro come se nulla fosse e, in un primo momento, era sembrato anche sordo alle domande del ragazzo.
    Fu con sorpresa, proprio quando il Lydden stava per abbandonare la bottega del vasaio e dirigersi verso altri interlocutori che l’uomo, non molto anziano, forse poco più giovane di Merion, gli rispose senza troppi giri di parole. Non fu di alcun aiuto e il suo modo accusatorio non fece altro che irritare il ragazzo già di suo poco propenso alla pazienza dovendo recuperare del terreno perduto nei confronti di quell’individuo incappucciato.
    "Grazie per il suo tempo!"
    Disse il Lydden senza badare al tono di voce utilizzato. In un contesto differente avrebbe avuto più rispetto per un uomo dell’età del vasaio e avrebbe anche avuto una maggior accortezza alle parole utilizzate, ma non trovando ciò per cui era entrato, in fin dei conti il vasaio non era nemmeno tenuto a dirgli cosa aveva visto e chi aveva visto, il Tasso non riuscì ad essere gentile.
    "Non vi auguro di ritrovarmi nella mia condizione, ma di trovare aiuto piuttosto che silenzio."
    Infastidito, il Tasso uscì dalla bottega dove si producevano articoli in argilla. Bisognava dire che l’uomo sapeva svolgere il suo mestiere i suoi prodotti parlavano per lui riguardo le sue abilità. Ciò che disturbò il ragazzo fu il totale disinteresse per ciò ce gli era capitato. Aveva sperato di smuovere un po’ l’animo del commerciante ponendosi in una situazione in cui, eventualmente, anche l’uomo si sarebbe potuto ritrovare se non si era già ritrovato in passato. Aveva fatto un buco nell’acqua e, ora, non gli restava che guardarsi attorno. In una giornata del genere, con un tempaccio di quel tipo, non avrebbe avuto ulteriore fortuna. Prima di ritornare su i suoi passi, decise di tentare un’ultima volta. Aveva perso del tempo con l’uomo e aveva dato ulteriore vantaggio all’incappucciato. Per poterlo raggiungere avrebbe dovuto avere davvero una botta di fortuna.
    Si guardò attorno alla ricerca di qualche indizio che potesse tornargli utile, come delle impronte dello stesso tipo distanziate tra loro a indicare una corsa, qualche foglio caduto a terra che potesse indicare il passaggio di quell’uomo in una qualche direzione.
    Rimpianse amaramente di non aver avuto con se dei coltelli da lancio. Avrebbe potuto ferirlo, se non fermarlo, e seguire quella scia di sangue. Per le leggi di Myr non poteva girare armato e il Tasso aveva deposto la sua unica arma nella bottega. Sorrise spazientito. Se anche l’avesse avuta dietro, non avrebbe comunque ottenuto nulla.


    Prova a guardarsi attorno per scorgere qualcosa di utile.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    l'uomo tolse lo sguardo dalla sua creazione solo per qualche istante, per posarlo su Ausel e alzare leggermente le spalle, in un'azione che il Tasso avrebbe riconosciuto essere di massimo disinteresse. Curioso come alcuni atteggiamenti e azioni non fossero per niente diversi dal continente occidentale a quello orientale.
    Le azioni del ragazzo l'avevano portato orami piuttosto lontano dalla bottega di Myr e tutto pareva portare nell'unica direzione in cui sembravano essersi perse completamente le tracce della figura incappucciata che aveva appeso quel particolare simbolo dipinto sulla pergamena alla bottega di Merion. Forse l'aveva sorpassato? O forse aveva preso chissà quale altra strada?
    Anche guardandosi attorno, sembrava che non ci fossero particolari indizi e di certo il tempo non aiutava i sensi del ragazzo a focalizzarsi su possibili spunti per comprendere dove fosse finito il fuggiasco.
    L'unica cosa da fare poteva essere controllare più vicino le attività ai margini della piazza. Molte di queste sembravano chiuse, o meglio, di certo la quasi totale mancanza di clienti aveva fatto propendere alcuni commercianti a nemmeno aprire le proprie botteghe, magari utilizzando quel tempo imposto per rilassare i propri corpi con del sano riposo.
    Fu però, dopo buoni cinque minuti di camminata sotto la incessante pioggia, che l'occhio di Ausel cadde esattamente alla sua destra, vicino al muro che stava costeggiando. Era una robusta porta di legno, di certo più pregiata di quella della bottega di Merion, sagomata con cura e ornata di dettagli intagliati, che nella sostanza raffiguravano un uomo intento a battere il proprio martello su un incudine. Una vera e propria storia di artigiani dediti all'arte della fucina intagliata su una porta di ingresso.. Una pergamena, un tempo probabilmente ben curata ma ora già fradicia, era stata appesa sulla porta. Il simbolo su di essa poteva essere riconosciuto immediatamente dal Tasso, dato che era lo stesso che aveva visto, anche se per pochi secondi, solo poco tempo prima. Le altre porte che aveva visto, chiuse o socchiuse che fossero, non avevano avuto alcuna affissione su di esse...possibile che fosse un caso che entrambe fossero delle attività dove veniva gestito il ferro e l'acciaio?

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    L’uomo continuò ad ignorare il ragazzo sollevando le spalle e dandogli solo un leggero briciolo della sua attenzione. Per quanto ne avesse subite, il Lydden non si era incattivito e, anche di fronte a tanto disinteresse, non era riuscito a lanciargli una cattiveria. Non sarebbe nemmeno stato utile arrivare a colpire fisicamente l’uomo. Cosa ne sarebbe scaturito se non un’azione riprovevole da parte sua?
    Doveva accettare che, probabilmente, non era riuscito a scuotere psicologicamente ed emotivamente quell’uomo. Avrebbe dovuto fare quella sua ricerca e continuarla da solo. Ormai era troppo lontano e si trovava nel perfetto bivio dell’inconsapevolezza. Cosa fare? Tornare indietro voleva dire buttare al vento, e alla pioggia, quella corsa forsennata alle calcagna dell’uomo incappucciato. Se avesse rinunciato alla ricerca sarebbe dovuto tornare indietro fin alla bottega con un’unica certezza: aver perso il furfante e non ricevere una risposta, almeno non nell’immediato. Cosa avrebbe detto a Merion? Lui avrebbe potuto scoprire qualcosa di più? Dopotutto conosceva quella città molto meglio di lui e conosceva anche la gente di Myr. Cosa volesse dire quello strano simbolo?
    Continuare? L’altra scelta era continuare a inzupparsi e infreddolirsi nella vana e cieca speranza di trovare qualcosa che potesse dargli anche solo un minimo di speranza.
    Ausel era cambiato, di questo era certo. Non era più il ragazzo che aveva lasciato Deep Den con la speranza di tornarci e gestire quel feudo. Non era quel giovane che vedeva il buono nelle cose e nelle persone. Non era più il Lydden che si era fidato di troppe persone che gli avevano voltato le spalle o che lo avevano usato. Chi era ora? Non lo sapeva ancora. Aveva imparato a mentire. Non che questo fosse un merito positivo o negativo, dipendeva come si utilizzava questa nuova … scelta di vita. Poteva sfruttare nuove potenzialità e possibilità che, probabilmente, a Deep Den non avrebbe sviluppato o acquisito. Aveva una sorta di missione che voleva portare avanti. Aveva un luogo dove poter iniziare a muovere i primi passi verso questa sua nuova strada e … una nuova città che poteva offrirgli qualcosa. Purtroppo si stava ritrovando a camminare su strade pericolose in quanto la pace di quella città era in pericolo. La guerra stava bussando alle porte di Myr e non si conosceva chi fossero gli alleati e chi i nemici.
    Aveva già visto troppi morti e troppo sangue scorrere anche se non era stato lui a versare quel liquido rosso o a porre fine alla vita di quelle numerose persone. Aveva avuto una voce in capitolo. Avrebbe potuto salvare molte più persone e non lo aveva fatto. Non sapeva, all’epoca, come farlo o, non era stato abbastanza sveglio da comprendere come farlo nel migliore dei modi.
    Non poteva lasciare che anche questa ricerca andasse in malora. Non sarebbe stato lui a decidere il risultato anche perché poteva averlo perso e l’incappucciato aver seguito un’altra strada e non quella battuta dal Lydden. Per quanto avesse voluto avere delle risposte, non sempre ciò che si voleva era possibile ottenerlo e questo lo aveva imparato a sue spese già troppe volte da averne il principio ben stampato nella mente.
    Doveva continuare finché non si fosse ritrovato a seguire una via cieca, una strada priva di uscite.
    Nella piazza non vi erano altre botteghe aperte e quelle poche che presentavano un minimo di vita avevano chiuso per mancanza di clienti che, in una giornata come quella, era più che giustificata. Nessuno avrebbe fatto qualche acquisto e, seppur qualcuno fosse stato costretto ad uscire e andare al mercato, avrebbe acquistato solo prodotti di prima necessità, gli unici che avrebbero costretto qualcuno a camminare sotto la pioggia e il vento. Chi mai sarebbe uscito per acquistare qualcosa in ceramica o del legno o altro rischiando anche di danneggiarlo?
    Passarono circa cinque minuti in cui il Tasso, sotto la pioggia battente e il vento che soffiava penetrando tra gli strati di tessuto di cui il Tasso era ricoperto fino a gelargli le membra, girovagò alla ricerca di qualcosa perlustrando la zona. La vista e l’udito non erano facilitati nella ricerca di qualcosa di particolare. Il rumore disturbava ogni possibile suono di passi o di corsa a meno che l’incappucciato non stesse camminando accanto a lui. Lo stesso si poteva dire per il grigiore costante che permeava la zona e fin dove arrivava lo sguardo. Poi qualcosa avvenne. L’occhio del ragazzo cadde su un particolare che lo destarono dalle titubanze e dai pensieri negativi che si affollavano nella sua mente. Sulla porta era appeso un foglio di carta. Aveva visto giorni migliori e la pioggia lo aveva danneggiato, ma …

    TOC TOC TOC

    Il Tasso iniziò a bussare in modo molto violento contro il legno dell’officina. Su quella pergamena, seppur ormai del tutto fradicia, vi era il disegno che, per un attimo, aveva visto sulla pergamena che aveva consegnato ad Aidan. Era lo stesso simbolo e ne era certo.

    Continuò a bussare e solo allora si rese conto che quella bottega lavorava il ferro. Il vento stava spingendo il Tasso contro il legno e il Lydden non poté ignorare l’insegna, quella sagoma che rifletteva gli strumenti del mestiere: un’incudine e un martello. Era davvero una bella porta rispetto a quella che permetteva l’accesso alla bottega di Merion e, probabilmente, anche il luogo dove lavorava aveva avuto un’insegna simile prima poi tolta da Merion quando quella bottega era diventata il magazzino dell’ex mercante.
    Quando si era guardato intorno non aveva visto altre pergamene e … che fossero state affisse solo davanti a particolari luoghi di lavoro? Che fosse un richiamo o un segno?
    Avrebbe interrogato qualcuno, se fosse venuto ad aprire qualcuno.
     
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    Ausel • 9 febbraio • Mattina • Strade di Myr


    Il battito incessante del pugno di Ausel contro il legno sembrava un'invocazione, un grido di ricerca in mezzo al diluvio, simile ai colpi che il cielo lanciava per mezzo dei suoi tuoni. Non ci fu risposta immediata, solo il suono del vento e della pioggia.
    La porta sembrava restare immobile ma improvvisamente Ausel notò un movimento all'interno. La sagoma di una figura si stagliò nell'ombra. Poi, con cautela, la porta si aprì, rivelando un uomo dall'aspetto rozzo e il volto mezzo nascosto da una barba ispida.

    "Che cosa vuoi?" chiese bruscamente l'uomo, la sua voce soffocata dalla tempesta. Quel giorno sembrava che le buone maniere fossero rimasta nascoste da qualche altra parte, forse dove ancora si poteva scorgere il Sole.
    La porzione della fucina visibile dalla porta presentava un'immagine parziale della bottega ma l’incudine dominava la scena. Sotto la luce tremolante proveniente dalla fornace, la sua superficie rifletteva il calore dato dal pezzo di ferro in quel momento di lavorazione, anche il profumo era quello caratteristico del ferro riscaldato, una miscela di odori metallici e terre bruciate che l’olfatto del giovane riconosceva bene. Ausel doveva averlo interrotto dalla lavorazione anche perché sembrava che all’interno dell’attività non ci fosse alcun cliente.
    A tal proposito, l’uomo continuò:
    "Ho già ripetuto a tutti i venti che soffiano impetuosi che non accolgo più richieste di commissioni per almeno tre mesi, inoltre anche tutte le rimanenze di magazzino hanno avuto la prelazione dai miei clienti abituali. Quindi a meno che tu non voglia ripararti giusto per qualche minuto, è meglio che tu vada in qualche altra fucina."

    Il tema della pergamena, in quelle parole, era stato del tutto escluso.


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    Ausel continuò a picchiare contro il legno della bottega nonostante la tempesta stava soffiando e sferzando come non mai. La pioggia battente aveva quasi inzuppato il ragazzo e il vento lo aveva ridotto a ripararsi contro gli stipiti per ricevere un po’ di protezione dal freddo.
    Nessuno si mosse nella bottega e nessun rumore, seppur inutile, venne udito dal ragazzo. All’esterno era praticamente impossibile riuscire a sentire qualcosa provenire dall’interno.
    Poi, quando Ausel ebbe quasi perso le speranze che qualcuno sarebbe venuto ad aprire, una figura iniziò a stamparsi dietro quelli che erano i vetri della bottega. La stessa figura si fece sempre più vicina e andò ad aprire la porta inveendo contro il ragazzo. Quel cattivo tempo stava mettendo tutti di cattivo umore. Nessuno sembrava rivolgere agli altri una buona parola. Il Tasso non se ne curò e attese che l’uomo terminasse di rivolgersi a lui con quel tono poco cordiale prima di dire la sua. Dalla porta semi aperta, il Lydden riuscì a notare la presenza di un’incudine che dominava tutta la scena che poteva essere osservata da quella fenditura creata dall’apertura della porta. Dalla fornace era possibile notare la presenza di un bagliore che poteva provenire solo da un metallo rovente in lavorazione. Anche l’aroma che si sprigionava nell’aria era caratteristico di quell’arte e il Lydden era sicuro di ciò che stava percependo anche perché praticava quel mestiere da un po’ in quella nuova città che lo aveva adottato.
    Non essendoci nessuno, l’uomo stava lavorando per portarsi avanti o per qualche commissione che gli era arrivata o, e lo scoprì poco dopo, per la città stessa. Il fabbro osservò il ragazzo dall’alto verso il basso e dopo aver grugnito per il fastidio che il ragazzo gli stava arrecando, lo stava interrompendo nel suo lavoro, continuò sempre con quel tono grave e poco gentile. Da quelle parole il Lydden comprese che, come era successo per Merion, anche quel fabbro era stato invitato dalla città di Myr a sospendere le varie commissioni e a lavorare solo su ordine della città stessa. Era indifferente cosa gli fosse stato ordinato, dopotutto la lista era abbastanza lunga e il Tasso ricordava ancora alcune voci della stessa.

    "Chiedo scusa se l’ho interrotta, buon uomo, ma sono qui solo per questa."
    Ausel stava indicando, con una mano tremante per il freddo, quella pergamena affissa ala porta della bottega. Era ormai zuppa, ma si poteva ancora scorgere il segno che vi era stato impresso sopra.
    "Questa mattina ho visto un uomo incappucciato che ne inchiodava una alla porta della bottega dove lavoro e ho provato a seguirlo. Mi ha seminato e, guardandomi attorno, ho visto che quella stessa pergamena segnava la vostra bottega. Volevo solo sapere se ne foste a conoscenza e se potevate dirmi cosa sapevate."

    Qualche piccolo pensiero gli stava venendo in mente. Se quell’uomo lavorava, come lo era per Merion, alle dipendenze della città a seguito di quel caloroso invito portato dalle milizie della città, quei fogli stavano ad indicare questo? Erano un modo per segnare chi stava armando la città?

    "Se non vi è disturbo ulteriore, potrei entrare e riscaldarmi un attimo? Sono … zuppo."
     
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    "Mmmh…Certamente" rispose il fabbro guardando Ausel con una certa diffidenza. Aprì completamente la porta della bottega per permettergli di entrare, poi richiuse immediatamente per ripararsi dalla tempesta, non prima però di aver strappato la pergamena che era stata inchiodata piuttosto goffamente al legno della porta "Il tempo sta mettendo tutti di cattivo umore, come avrai notato." disse in maniera un po’ burbera ma quasi a scusarsi.
    Ausel venne dunque accompagnato all’interno della bottega per potersi così riparare dalla pioggia e dal vento. Notò subito l'ambiente caldo e fumoso, con l'incudine al centro della scena e la fornace a illuminare il locale, come aveva intravisto poco prima. Quel calore non era per niente una cosa brutta in una giornata come quella. "Una pergamena attaccata sulla alla porta come alla mia? Mmmh, mi chiedo cosa possa significare, forse è solo qualcosa appeso dalle milizie cittadine…anche se dubito vadano in giro in un giorno come questi incappucciate e fuggano senza dare spiegazioni."
    Il fabbro a quel punto annuì, poggiando il martello su un tavolo e avvicinandosi al giovane. “Nah, non so nulla di questa pergamena" disse con franchezza. "Sto lavorando qui dentro da quando la tempesta ha iniziato a peggiorare. Mi hanno ordinato di concentrarmi solo sulle commesse della città." Commentò, dando la certezza ad Ausel che Merion non era stato l’unico ad essere indirettamente contattato.
    “Potrebbe essere un rappresentante della città, incaricato di coordinare le attività degli artigiani in vista di qualche altro progetto importante” per quanto curioso potesse sembrare, era evidente che quell’uomo non stesse dando molto peso alla faccenda. D’altronde non era altro che una pergamena con una figura geometrica segnata sopra di esso. ”Quindi dici di averne vista un’altra uguale? Che bottega possiedi ragazzo, hai idea di che cosa sia?
    Il mio nome è Thorian, piacere”


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