Le cugine di montagna

Corale Isabel-Daeva

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    • 9-13/15(dipende da voi) settembre 285 • Isola dell'Orso- Torre delle Ombre • Freddo- Nuvoloso• Isabel- Daeva

    Per Isabel quella era la prima volta che abbandonava l'isola natale e probabilmente la sua emozione sarebbe stata incontenibile; per quanto riguardava Daeva invece viaggiare oltre i confini di Isola dell'Orso era esperienza più comune. Per entrambe, in ogni caso, era la prima volta che si dirigevano a nord verso il muro di ghiaccio che da secoli proteggeva il Nord dall'Oltre.
    I preparativi per il viaggio avrebbero impiegato diverse ore ad entrambe le ragazze, ma Lady Mormont avrebbe avuto un paio di responsabilità in più; innanzitutto doveva decidere se portare Sadie con sé o lasciarla alle cure delle balie, ed in secondo luogo doveva scegliere con quale imbarcazione raggiungere l'estremo nord. Generalmente i membri della sua Casata si spostavano per mezzo di piccoli mercantili e quella opzione era sicuramente la scelta più immediata, tuttavia grazie agli accordi di Lord Stark ora l'Orsa aveva una seconda possibilità: usufruire della novella nave lunga realizzata dai Maestri d'Ascia condotti nei cantieri dell'isola. Tuttavia né Daeva né sua cugina possedevano le conoscenze necessarie per guidare una simile imbarcazione e si sarebbero dovute appoggiare all'aiuto di una decina di Uomini di Ferro.
    In ogni caso dopo poco meno di una settimana di navigazione nelle gelide acque della Baia di Ghiaccio, il profilo della Barriera sarebbe stato ben visibile allo sguardo di entrambe le ragazze che mai avevano visto qualcosa di così maestoso stagliarsi all'orizzonte. Isabel non ne possedeva ancora le conoscenze, ma Daeva avrebbe potuto spiegare alla cugina la nascita e l'origine di quel muro di ghiaccio che si allungava fino a perdita d'occhio. Il fortino dove sarebbero approdate era Torre delle Ombre, la struttura più occidentale della Confraternita dei Guardiani della Notte che fosse ancora in piedi.
    Rovine e devastazione non si contavano. La struttura in legno che avrebbe dovuto ospitare l'antico ordine era fatiscente e distrutta in più punti e persino l'argano che conduceva in cima alla Barriera era stato completamente distrutto e diversi costruttori dei Corvi erano al lavoro per tentare di ripararlo, appesi su lunghe funi a diversi metri d'altezza.

    Sostituisco Robb per questo post, si parte!
    E' un post assolutamente introduttivo, alcune cose da fare:
    1. Dirmi cosa vi portate dietro (che se per Isabel vuol dire solamente fare shopping eventualmente, per Daeva vuol dire anche dirmi di Sadie/dare disposizione ai Roote/dirmi quanti soldati si porta dietro).
    2. Decidere se optate per un'imbarcazione comune (6 giorni di navigaizone) o una nave lunga (4 giorni ma dovete farvi accompagnare dagli Uomini di Ferro).
    3. Farvi questo bel viaggio di 6 o 4 giorni a seconda della vostra scelta (Ila già sa, per Marwel: non serve descrivermi ogni giorno, ma darmi l'idea del viaggio ecco)
    4. Arrivate alla Torre delle Ombre, tutto cade a pezzi. Che si fa? A voi.

    PS=Daeva ha Geografia quindi sa che come è fatta la Barriera a grandi linee e ha l'add di Storia relativo quindi conosce anche le specifiche della costruzione ecc. Isabel ancora non ha queste competenze.


    Limite post: giovedì 7 ottobre
     
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    In an age of darkness light appears
    And it wards away the ancient fears
    March to the anthem of the heart
    To a brand new day, a brand new start
    To wonderlands of ice and snow
    In the desert heat where nothing grows
    A tree of life in rain and sun
    To reach the sky it's just begun


    . p r e p a r a t i v i '

    ' Sadie'

    Occhi spenti come le braci, che nonostante cerchino disperatamente di riprendere fuoco con lo stesso ardore che le aveva fino ad allora alimentate, erano costrette a rassegnarsi al fatto di aver esaurito le loro forze. E' così che Daeva guardò Sadie un’ultima volta.

    - Penso che dovremmo lasciarla a casa - Aveva chiesto a sua cugina Isabel di raggiungerla. Quel giorno avrebbero messo a punto le ultime decisioni in merito al loro imminente viaggio, ponendo così fine anche a quel margine di incertezza che si era creato attorno alla parte più tecnica della partenza. - La Barriera non è luogo per una bambina di pochi mesi. Tra il freddo, i pericoli, l'ignoto… Non posso permettere che le accada qualcosa, non potrei mai perdonarmelo. Qui sarà sotto le cure delle balie e di Lady Elysa, sarà al sicuro.- Strinse i denti. Dirlo ad alta voce le permetteva di accettare al meglio l’idea di dover passare un mese, se non di più, senza sua figlia. In un certo senso l’aiutava a concretizzarlo e, un po’ inconsapevolmente, era un modo per trovare l’approvazione ed il sostegno di sua cugina. Che fosse una parola di conforto o di rimprovero non le importava, le bastava sentire di non dover sopportare quel fardello completamente da sola.

    La decisione di lasciare Sadie alle cure di qualcun altro, seppur si trattasse di persone fidate, non veniva presa a cuor leggero. Ci vollero diversi giormi ed altrettante notti in bianco per giungere alla conclusione che, oltre ad essere la più dolorosa, sarebbe stata la cosa migliore da fare. Avrebbe interrotto l'allattamento e questo non le piaceva affatto, però era sicura che la piccola avrebbe quantomeno avuto tutto l’amore di cui necessitava. Lady Elysa sarebbe stata entusiasta di badare alla nipote in sua assenza e, nonostante il carattere peculiare, non avrebbe di sicuro permesso che le accadesse nulla.
    Ogni decisione però ha un costo e Daeva lo stava pagando a caro prezzo. Erano giorni che le mancava un riposo profondo e sincero, e sentiva un macigno sul petto tanto greve da toglierle il fiato. Non si stava preparando per una battaglia - o almeno lo sperava - eppure quel viaggio le parve il più temuto fino ad ora. Doveva pensare ad ogni preparativo, ogni dettaglio, a come spiegare al suo popolo il perché di quel viaggio. Non era ancora completamente a suo agio nel vestire i panni di una Lady, ma capiva che avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo. Glielo doveva.
    Si sedette alla scrivania e scrisse una lettera:

    CITAZIONE
    Alle genti di Isola dell’Orso
    Siamo appena usciti da una lunga guerra e dall’oppressione di Bruti e Uomini di Ferro. Mi è giunta inoltre la notizia dei deliri di Illyria Targaryen, una donna che ha sputato sulla nostra cultura ed il nostro credo minacciando l’ennesima persecuzione. Ma Isola dell’Orso non si piega. Isola dell’Orso, così come tutto il Nord, ha gli Antichi dalla sua parte. I nostri antenati vegliano su di noi e ci danno la forza, ci consigliano e ci guidano nei momenti più felici così come in quelli più bui. In questo momento di paura io vi chiedo di ascoltare le loro parole e di restare uniti, di alzare la testa fieri di quello che siete. Abbiamo resistito tutti questi anni alla prepotenza di uomini piccoli come i granelli di sabbia bagnati dal nostro mare, perdendo alcune battaglie ma vincendo sempre la guerra. Sarà così ancora una volta, ve lo prometto.
    Sono stata chiamata verso la Barriera per fare luce sulla tragica morte del Lord Comandante Jeor Mormont, che per anni ha vegliato su di noi proteggendoci dai pericoli dell’Oltre. Adesso questa protezione è in serio pericolo ed è necessario che erediti io, unica sopravvissuta trai figli di Jorah, questo fardello. Il mio viaggio sarà breve, in mia assenza sarete sotto la guida esperta di Lady Maege Mormont che già un tempo guidò sapientemente la nostra terra.

    Lady Daeva Mormont, Orsa Maggiore



    - Cosa ne pensi? Glielo devo…- Intinse la piuma di corvo nell'inchiosto per firmare la lettera.

    - Adesso mi resta da decidere come partire e con quanti uomini.- Sospirò e, dopo aver arrotolato e sigillato quella piccola pergamena ingiallita, portò una mano alle tempie per concentrarsi. - Isabel va’ in città e prendi pure quello che ti serve, io penserò ai dettagli del viaggio -

    Afferrò la mappa del Continente Occidentale per rendersi conto di quanti giorni avevano bisogno per viaggiare. Se avessero optato per un'imbarcazione comune avrebbero raggiunto la Barriera in sei giorni di navigaizone. Con una nave lunga ne sarebbero bastati quattro, ma il rovescio della medaglia era il farsi accompagnare dagli Uomini di Ferro dato che nessuno dei suoi aveva le competenze per portare in mare quell'imbarcazione. Non aveva ancora imparato a fidarsi di loro e forse non lo avrebbe mai fatto ma, l'idea che fosse preferibile sacrificare qualche Uomo di Ferro piuttosto che i soldati dell'Isola, le impose di riflettere con molta attenzione su quella scelta. A fatica ed ancora assediata dal dubbio, decise che sarebbero partite con una nave lunga ed un equipaggio composto da Uomini di Ferro che, oltre a navigare, sapevano cavarsela in battaglia e, oltre a loro, due uomini Mormont a cui affidae il compito di proteggere Isabel ad ogni costo.

    Annuì e picchiettò nervosamente la punta nell'indice sulla scrivania prima di prendere coraggio ed alzarsi dallo scranno. Stava rischiando molto con quella decisione, ma non poteva permettersi altre perdite. Si diresse in corveria e chiese a Maestro William di fare arrivare le sue parole a tutti gli abitanti dell’Isola.

    ' Isola dell'Orso'



    Lady Maege Mormont era la donna che le aveva insegnato a combattere, si fidava di lei e del suo giudizio più di chiunque altro su quell'Isola. Come aveva immaginato, la trovò in cortile ad addestrare nuove reclute. Si avvicinò chiedendole di conferire in privato.

    - Zia Maege, come sai partiremo per la Barriera. Ho bisogno che guidi l’Isola per me, come già facesti ai tempi di Jeor. Il popolo di conosce e ti stima, ma sappi che avrai a disposizione anche l’aiuto di Lord Lucas Roote. Ti prometto che baderò a Isabel, non permetterò che le accada niente. Per questo sono qui a chiederti di far partire con me due dei tuoi uomini migliori. Dì loro di portare armi ed aramature e di raggiungermi al porto. -

    ***



    Il prossimo passo era quello di dare tutte le disposizioni del caso ai Roote. Come le aveva chiesto James, avrebbe riferito loro le parole scritte nella lettera. Prima di farli convocare indossò un abito lungo e pettinò i capelli in una treccia, almeno davanti a loro doveva recitare la parte di una Lady presto moglie e madre.

    - Lord Lucas, Lady Elysa, gradirei parlare con voi in privato - Invitò i suoceri ad avanzare all’interno della stanza e chiese alla servitù di lasciarli soli. - Arriverò dritta al punto: a breve partirò per la Barriera assieme a mia cugina Isabel Snow. Ci sono misteri irrisolti sulla morte di mio nonno, il Lord Comandante Jeor Mormont, che potrebbero essere decisivi per il futuro del Continente. So che è una decisione azzardata, soprattutto perchè ho appena partorito una splendida bambina, ma l’ho presa perché so di poter contare su di voi Lady Elysa. - Guardò la donna dritta negli occhi per comunicarle l’immenso atto di fiducia che stava per compiere nei suoi confronti. - Avete cresciuto un uomo forte e determinato, che non ha paura di fallire ed ammettere i propri errori, l’uomo che sposerò non appena tutto questo sarà finito. Ed è proprio per questo che sono sicura che farete un lavoro eccelso in mia assenza. E voi, Lord Lucas - posò il suo sguardo, adesso lucente come oro liquido, sull’uomo - sono sicura che sarete un’ottima guida per il mio popolo al fianco di mia zia Lady Maege Mormont. So che vi sto chiedendo molto e che posso darvi poche spiegazioni, ma vi prego di fidarvi di me come io sto facendo di voi. Ma non è tutto. Pochi giorni fa ho ricevuto una lettera da James Roote -

    Prese tra le mani la lettera ed iniziò a leggere le parti che avrebbero interessato i Lord di Harroway - Poche sere fa, nel nostro accampamento, è stato perpetrato un agguato, anche se sventato quasi al meglio. Sono rimasto lievemente ferito, con qualche taglio e livido, ma niente di cui preoccuparsi. Io posso scriverlo, quei dieci che mi hanno assalito no. Tuttavia, ho scoperto che Città di Lord Harroway, sede del Casato dei Roote, è in mano nemica, tenuta in ostaggio da uno Smallwood. Ser Arthur è tenuto prigioniero, Edwin Roote, mio fratello, è disperso, ma tutti i soldati della casata sono ancora vivi. Ti prego di riferire tutto questo, anche se qualcosa non è di tua comprensione, ai miei genitori. Penserò io a risolvere la faccenda e riconquistare casa mia, di questo puoi tranquillizzare mio padre.
    Per il resto, non mi sembra prudente, nonostante tutto, scrivere per lettera i piani messi in atto per sconfiggere il nemico, e dunque non li scriverò. Sappi comunque che per ora io sto bene, e tutto sembra procedere, nonostante qualche piccolo intoppo, nei modi da noi sperati.
    -

    Attese la loro risposta.


    . p a r t e n z a '

    ' Giorno uno'

    Per il viaggio aveva deciso di indossare l’armatura e portare con sé tutte le armi che possedeva. Aveva legato i capelli in un’acconciatura pratica ma che lasciava allo scoperto la cicatrice che portava all’orecchio. Se inizialmente quell’inestetismo era stato motivo di forte imbarazzo, adesso era diventato parte di lei, lo esibiva con fierezza perché raccontava la sua storia.

    -Soldati- disse rivolgendosi agli uomini di Maege -marinai- guardò poi gli Uomini di Ferro -stiamo per affrontare un viaggio incerto. Voglio che sappiate fin da subito che questa missione è di fondamentale importanza, anche se so che al momento non possa sembrare così. Stando al capitano della ciurma ci vorranno quattro giorni di navigazione per raggiungere la Barriera e, una volta giunti, ci dirigeremo a Terra delle Ombre. Voi due avete il compito di proteggere mia cugina, Isabel Snow, a qualunque costo - disse enfatizzando quell’ultima frase - mentre voi affiancherete me nel caso in cui dovesse esserci una qualsiasi battaglia. E’ tutto chiaro? - Attese il responso degli uomini - E’ il momento di partire, che gli Antichi ci guidino e che il vostro dio guidi voi in questo viaggio -

    Salirono sull’imbarcazione.
    Il vento le sferzava le guance e le arrossava gli occhi confondendo quel dolore a quello che provava nel trattenere le lacrime. Dalla posizione in cui erano, il Castello risultava così lontano da essere scorto a fatica. Sadie… sua figlia era al sicuro, doveva mettere da parte la nostalgia ed apprezzare il fatto che almeno lei non avrebbe rischiato alcun pericolo. Prese un profondo respiro permettendo all’aria frizzante di invaderle i polmoni e cancellarle dal petto un po’ di apprensione. - Forse è meglio se riposiamo un po’, sarà un lungo viaggio e dobbiamo essere in forze - Disse a Isabel.


    ' Giorni due - quattro'



    I giorni passavano pressoché uno uguale all’altro. Aveva stabilito delle turnazioni per restare svegli la notte e dare il cambio al timoniere e alla vedetta, aveva messo un paio di uomini in cucina, altri a pulire o fare manutenzione della nave e non perdeva mai d’occhio sua cugina. Oltre al fatto che per lei era un’esperienza totalmente nuova, Daeva non si fidava degli Uomini di Ferro. Non fu difficile far loro capire che, al primo cenno irrispettoso nei suoi confronti, li avrebbe gettati in mare lei stessa.

    Quando finalmente furono nei pressi della Barriera si avvicinò ad Isabel. - Guarda - disse indicando l’enorme muro di ghiaccio che si scorgeva in lontananza - ci siamo, quella è la Barriera -

    Gli occhi dell’Orsa scintillarono di emozione. Da qualche ora a quella parte il vento si era fatto più gelido, ed il cielo plumbeo e lattiginoso, quella luce spettrale ed il silenzio innaturale spezzato solamente dalle acque infrante sulla chiglia, rendevano la vista di quella costruzione così imponente ancora più suggestiva. Rimase qualche istante senza fiato. Ne aveva sempre sentito parlare ma era la prima volta che poteva osservarla in prima persona.

    - E’ interamente fatta di neve, ghiaccio e pietra. Fu costruita circa ottomila anni fa proteggere i Sette Regni dalle Terre dell'Eterno Inverno. Si dice che durante la sua edificazione sia stata usata anche della magia… oramai non so più cosa sia leggenda e cosa realtà. -

    Più avanzavano però e più l’animo di Daeva si incupiva. Sarebbero dovuti approdare a Terra delle Ombre, ma quello che videro fu sconcertante. Davanti a loro comparvero le rovine di quella che tempo prima era la struttura più accidentale della Confraternita dei Guardiani della Notte.

    - Cos’è successo qui? - Disse con un filo di voce.

    Raggiunse il timoniere con gli occhi sbarrati. - Rallenta e avvicinati il più possibile a quegli uomini - Indicò alcuni guardiani che cercavano di ricostruire la struttura appesi a delle funi a diversi metri di altezza.

    - Guardiani, Fratelli… Sono Daeva Mormont, Orsa Maggiore, nipote di Lord Jeor Mormont. - Si annunciò a voce sufficientemente alta affinchè gli uomini potessero udirla. - Dove possiamo approdare? -



    2180 parole
    Recapitolando:
    - mi porto armi e armature che ho in scheda
    - Sadie la lascio alle cure delle balie e Lady Elysa
    - parto con la nave lunga e gli Uomini di Ferro che sappiano però anche combattere
    - metto due uomini del Mormont a proteggere Isabel
    - lascio il seggio alla guida di Maege e la supervisione di Lucas Roote


    Edited by Ilabx - 19/10/2020, 19:01
     
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    Era emozionata e terrorizzata al tempo stesso. Aveva passato intere notti sui libri, ad apprendere quanto più possibile le arti curative e i nomi delle erbe da potersi portare in viaggio per poter aiutare in caso di bisogno.
    Si sentiva abbastanza inutile, poichè non avrebbe saputo sguainare la spada e proteggere sua cugina, anzi, sapeva di essere un peso piuttosto che una consolazione, ma doveva cominciare a mettere il naso fuori casa se voleva crescere ed imparare ad affrontare il mondo.
    Non aveva cominciato la giornata nel migliore dei modi: le uniche ore in cui era riuscita a chiudere occhio, il suo cervello aveva creato uno scenario orribile e Isabel aveva aperto gli occhi mentre stava per essere inghiottita dal ghiaccio.
    La Barriera era il posto più interessante che avrebbe visto in diciotto anni di vita, ma di certo non poteva essere sicuro come lo era casa sua e questo la rendeva molto nervosa, ma al contempo curiosa di vedere con i suoi occhi la magnificenza di quel muro di ghiaccio di cui aveva solo sentito parlare.
    Si alzò dal letto più stanca di quando si era messa sotto le coperte e fece uno sbadiglio lungo e rumoroso.
    Si lavò il viso e rimase a fissare lo specchio per alcuni secondi, cercando di imprimere nella sua mente le forme del suo viso. Sarebbe tornata cambiata? ma soprattutto, sarebbe tornata? sapeva che quel viaggio non poteva essere sicuro al cento per cento e che sarebbe potuto succedere di tutto e avrebbe potuto contare solo sull'aiuto degli altri, mai in se stessa. Lei poteva curare dei tagli, abbassare la febbre, dare conforto, ma non poteva recare danno ai nemici.
    Si scostò una ciocca ribelle dalla fronte e sciolse la treccia che aveva tenuto i suoi capelli legati per tutta la notte, liberando la chioma fulva lungo la schiena.
    Indossò un abito rosso, semplice, nulla di troppo elaborato o costoso. Come lei, insomma.
    Uscì dalla sua stanza con il libro delle erbe in mano, pronta a raggiungere la cugina per organizzare la partenza insieme a lei.
    Un quadro dell'Albero Diga attirò la sua attenzione e per un attimo le sembrò che le foglie si muovessero al vento, come se qualcuno la stesse chiamando.
    Sorrise.
    Il mondo come lo conosceva lei stava cambiando, lentamente, in silenzio, come se non volesse destare sospetto nella mente della delicata Lady, come se lei dovesse esserne per sempre ignara e vivere la sua vita in un mondo che non esisteva più, all'oscuro di tutto il male che gli uomini si facevano tra di loro tutti i giorni, in tutto il continente.
    Quel viaggio le avrebbe aperto gli occhi, ne era certa.
    Bussò delicatamente alla porta della stanza della cugina ed entrò silenziosamente, come fosse uno spirito incarnato nel corpo di una ragazzina.
    Non la trovò serena, per nulla e questo la rabbuiò.
    Le disse che era meglio lasciare la bambina a Isola dell'Orso, nel luogo più sicuro e caldo in cui avrebbe trovato conforto tra le braccia di Lady Elysa.
    Si morse il labbro superiore e guardò in basso, in cerca di una parola di conforto per la cugina; le leggeva in faccia che la decisione che aveva preso le pesava quanto un macigno sul cuore, ma non sapeva cosa dirle per farla sentire meglio, così camminò verso Daeva le appoggiò una mano sulla spalla, stringendo leggermente per farle capire che non era sola in quel momento difficile.

    Chi meglio di una madre può prendere una decisione così sofferta, ma sicura e coraggiosa per il bene della propria figlia?

    Le porse una lettera e Isabel lesse le poche righe concise ch'erano uscite dal pugno della cugina e si inorgoglì al pensiero di avere il suo stesso sangue nelle vene. Non solo per lei Daeva era una madre saggia e attenta, ma era anche una valida guida per il suo popolo e quella lettera ne era la prova.

    Li lasci tutti in buone mani. Mia madre è capace disse.

    Aveva fatto una lista di ciò che sarebbe potuto servirle durante il viaggio, più che altro delle erbe da poter utilizzare in caso di necessità e fu lieta di obbedire a Daeva quando le disse che poteva andare in città a fare acquisti.

    Se avete bisogno di me, mandatemi a chiamare aggiunse prima di lasciare la stanza.

    Con il suo cestino di vimini, lasciò il palazzo allegramente, come una bambina mandata al mercato dalla madre.
    I profumi delle spezie appese a testa in giù e delle erbe aromatiche distribuite armoniosamente sui banchi ricoperti di teli colorati, la portavano indietro negli anni, quando da bambina chiedeva alla madre di insegnarle a riconoscere i fiori e le piante velenose da quelle buone e lei la portava in mezzo alle vie della città e le indicava i petali colorati e le foglie essiccate, spiegandole a cosa servissero e facendole annusare la fragranza.
    Si avvicinò ad un banco che tra le altre cose vendeva la lavanda e l'artemisia.
    Acquistò entrambe le erbe e le ripose nel cestino con cura, coprendole poi con un panno bianco.
    Tornò nella sua stanza, felice ed eccitata per l'imminente partenza, contenta di poter finalmente vedere qualcosa che non facesse parte dell'isola e sicura che accanto alla cugina aveva più possibilità di sopravvivere.
    Mise le erbe in un borsello e ripose il cestino al suo posto. Il sorriso che le si era dipinto in volto, pian piano si spense e al suo posto spuntò una linea netta e serrata, mentre le palpebre si abbassavano e riducevano gli occhi quasi ad una fessura. Inspirò dalle narici e schiuse le labbra per espirare, tentando di calmare il cuore che aveva preso a galopparle nel petto.
    Mosse lentamente gli occhi verso lo specchio e si guardò nuovamente, come se avesse timore di non riuscire a vedere il suo riflesso o di vederlo improvvisamente cambiato.
    Finì di preparare i bagagli, con calma.



    Non era andata a salutare sua madre, poichè aveva timore che la convincesse a rimanere e lei già sapeva che se le avesse spiegato quanto pericoloso fosse allontanarsi dalla propria casa, dalla propria famiglia, lei alla fine avrebbe ceduto e sarebbe rimasta.
    La preoccupazione negli occhi di Lady Maege l'avrebbe fatta sentire in colpa e lei avrebbe perso l'occasione di uscire dall'uscio e diventare donna.
    Si diresse al molo insieme alla cugina e alcuni uomini da lei scelti per affrontare il viaggio. Per tutto il tragitto Isabel non riuscì ad alzare gli occhi da terra, tremendamente imbarazzata dalla presenza di quei soldati e dei marinai, come se non avesse mai visto uno. Era in quei momenti che venivano fuori i pochi anni della fanciulla, tutta la sua ingenuità attorno alle sue gote rosse.
    Il discorso che fece Daeva quasi non lo sentì, tanto era immersa nei suoi pensieri, riprese coscienza di ciò che stava avvenendo quando sentì il suo nome seguito da "a qualunque costo". Si voltò a guardare i due soldati che l'avrebbero protetta da li, fino alla fine di quel viaggio e li guardò come per chiedergli scusa per qualcosa che ancora non era successo.
    A qualunque costo voleva dire che avrebbero dovuto sacrificare la loro vita se fosse stato necessario? lei non voleva che le persone mettessero a rischio la propria incolumità per salvare le sue penne, non lo trovava corretto, infondo lei non era una vera Mormont e nessuno le doveva niente. Quasi si pentì di aver accettato di seguire la cugina in quell'impresa.

    Non aveva mai navigato prima di quel giorno e aveva la sensazione di perdere l'equilibrio ogni volta che la nave sferzava un'onda, per quanto piccola fosse.
    Osservava l'orizzonte che disegnava una linea netta tra l'acqua e il cielo; si rese conto che non aveva mai guardato il mare come stava facendo in quel momento e si perse nei pensieri, mentre le sue iridi venivano inghiottite dal liquido grigio che avrebbe permesso loro di raggiungere la barriera.

    Forse è meglio se riposiamo un po’, sarà un lungo viaggio e dobbiamo essere in forze

    Si destò dai suoi pensieri ed annuì alla cugina, seguendola sotto coperta, in silenzio, come se fosse chiusa in preghiera.


    Non amava navigare questo era sicuro. Cominciava a mancarle il tepore di casa, il calore del fuoco nel camino della sua stanza e i suoi adorati libri, letti all'ombra degli alberi. La sua isola era piuttosto lontana e l'idea di doversi abituare al freddo e al suono del mare non l'allettava affatto, ma aveva preso una decisione e non poteva far altro che accettarne le conseguenze, senza lamentarsi.
    Aveva osservato gli uomini a bordo e nessuno di loro pareva impaurito o infastidito da quel viaggio scomodo, alla mercé del vento gelido e dell'umidità. Gli Uomini di Ferro le incutevano timore, probabilmente suggestionata da ciò ch'era successo in passato e dalla paura che avevano portato a Isola dell'Orso per diversi anni. Vederli camminare sullo stesso ponte dove passeggiava Daeva le faceva strano.
    Non aveva rivolto parola a nessuno dall'inizio del viaggio, nemmeno alla cugina, come se avesse paura di dire la cosa sbagliata; era convinta di essere un peso e non voleva dare altro fastidio, se non quello che già aveva recato.
    Vide la cugina avvicinarsi a lei e indicarle un enorme muro di ghiaccio.
    Si strinse nel mantello e schiuse le labbra, stupita di non essersi accorta di quello spettacolo che si era stagliato davanti agli occhi di tutti: era magnifica, enorme e maestosa. Non era mai riuscita ad immaginarla in tutta la sua immensità e pensò che i racconti non si avvicinavano nemmeno lontanamente a ciò che era veramente.

    È splendida disse soltanto.

    Le labbra s'incurvarono in un lieve sorriso, finchè non provò dolore a causa di una piccola spaccatura al bordo della bocca.
    Il freddo non aveva lasciato scampo alla pelle della fanciulla, troppo delicata per quei luoghi impervi, tanto da renderla pallida, simile ad una bambola di porcellana, fragile allo stesso modo.
    Daeva le spiegò ciò che sapeva della Barriera, mentre Isabel non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, come se le fosse stato fatto un incantesimo.
    Ma più si avvicinavano, più il viso della cugina si faceva cupo e gli occhi di Isabel si stranivano nel vedere delle rovine.

    Ma è sempre stato così? chiese ingenuamente.

    La velocità con cui Daeva si avvicinò al timoniere e il tono che utilizzò per chiamare degli uomini che cercavano di ricostruire ciò che era stato perduto, servirono ad Isabel per capire che no, non era sempre stato così.
    In che guaio si erano cacciate?

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    Uiiiiiiiiiiiiiiiiii grazie di aver scritto le parole a fine post!


    Isabel aveva ragione: quella non era una situazione comune.
    Torre delle Ombre era una fortezza che si ergeva forte e fiera in mezzo al freddo dell'inverno, un tempo! Quella costruzione esisteva dai tempi di Brandon il Costruttore, eppure ora era... A pezzi
    Come un mobile Ikea ancora non montato, insomma, solo che né Isabel né Daeva sapevano cosa un mobile Ikea fosse!

    Venne detto loro di ormeggiare la nave proprio lì, dopodiché un piccolo comitato di accoglienza si sarebbe parato di fronte alle due lady: si trattava di due cavalieri in armatura, entrambi con le facce stanche, ma che rimanevano dritti e fieri anche in mezzo a quella devastazione. Dovevano essere due importanti Guardiani della Notte, considerato il fatto che fossero persino scortati da una decina di Corvi.
    Il primo prese parola. Mie Lady, sono Ser Morris, comandante in carica di Torre delle Ombre, e questo è Ser Dinadan, il maestro d'armi. Vi diamo il benvenuto a Torre delle Ombre... O quel che ne resta, almeno. Commentò con una scrollata di spalle.

    I tempi non sono dei migliori, ma vi prego, seguiteci! Immagino gradirete un pasto caldo, voi e la vostra ciurma. Proseguì il cavaliere, giungendo le mani. In fondo, questo forte è stato attaccato più volte negli ultimi mesi che da quando è stato costruito! Commentò con una risata priva di allegria.
    Sì beh... La cavalleria dell'altopiano, i giganti, i Bruti, il Karstark... Sembra abbiano fatto a gara. Borbottò Ser Dinadan nel mentre, facendo cenno alle Lady di seguirli all'interno, o quel che ne era rimasto.
     
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    -No, per niente...- Rispose a Isabel con un filo di voce.

    Due uomini in armatura, fieri nonostante la devastazione alle loro spalle, dissero a Daeva di far attraccare l'imbarcazione in quel punto.
    Sotto di loro le acque erano blu come la notte e si infrangevano sulla chiglia con una delicatezza surreale, diametralmente opposta alla ferocia delle onde mosse dai venti burrascosi che spesso soffiavano su Isola dell'Orso. Si chiese quanto fossero profonde, quanti segreti potesse nascondere quell'eterno abisso. Alzò di nuovo lo sguardo per concentrarsi sui cavalieri e, osservandoli con più attenzione, potè facilmente riconoscere in loro lo stesso portamento che aveva da sempre percepito in suo nonno. Non v'erano dubbi che si trattasse di due Guardiani e, a dirla tutta, avrebbe azzardato piuttosto importanti.
    Diede dunque ordine al timoniere di ormeggiare ed invitò con lo sguardo Isabel alla calma. Per il momento avrebbe parlato Daeva.

    -Mie Lady, sono Ser Morris, comandante in carica di Torre delle Ombre, e questo è Ser Dinadan, il maestro d'armi. Vi diamo il benvenuto a Torre delle Ombre... O quel che ne resta, almeno.-

    Attese che anche Isabel si presentasse facendo scivolare ancora una volta lo sguardo oltre ai due uomini così che potesse posarsi tristemente su quella che una volta era stata la costruzione più sicura ed imponente dell'intero Continente. In quelle macerie erano contenuti così tanti sottintesi da lasciarla senza fiato. Non solo simboleggiava la devastazione del Nord, la perdita di ogni punto di riferimento, di ogni sicurezza che le avevano inculcato fin da quando era bambina... per lei era la chiara manifestazione della distruzione della sua famiglia. Così come la Barriera, sia Jeor che Jorah, assieme a tutti i suoi fratelli, erano caduti. Cosa poteva mai essere accaduto affinchè venisse ridotta a quello stato? E se erano stati in grado di far crollare la Barriera, quale contributo avrebbe potuto dare lei stessa, un piccolo granello di sabbia in un deserto, per proteggere la sua gente? In pochi secondi si rese conto che la situazione era ben più tragica di quanto avesse pensato fino a quel momento.
    Dovette reprimere il brivido che le percorse la schiena quando si immaginò circondata da centinia di nemici, il loro sangue a dipingerle le mani ed il volto, i pensieri focalizzati soltanto su una cosa: uccidere. Per molto tempo aveva dimenticato quella sensazione, eppure le era bastato così poco per sentire ancora l'adrenalina scorrerle a fior di pelle...
    Strinse la mascella e chiuse le palpebre in segno di dispiacere.

    -Non avevo idea che si fosse arrivati a tanto... Che la situazione fosse così drammatica.-

    -I tempi non sono dei migliori, ma vi prego, seguiteci! Immagino gradirete un pasto caldo, voi e la vostra ciurma. In fondo, questo forte è stato attaccato più volte negli ultimi mesi che da quando è stato costruito- Quel riso amaro che uscì dalla sua bocca non fece altro che raggelare ancor di più quell'atmosfera di per sé surreale.

    Daeva annuì. -Accettiamo con piacere la vostra ospitalità, vi assicuro che non creeremo alcun disturbo.- Lanciò uno sguardo eloquente alla ciurma. Aveva messo le cose in chiaro fin dall'inizio, al minimo passo falso non ci avrebbe pensato due volte a giustiziarli. -Fate quello che vi dicono, nulla di più e nulla di meno.- Con un tono decisamente più cordiale si rivolse alla cugina. -Andiamo Isabel, seguimi.-

    -Sì beh... La cavalleria dell'altopiano, i giganti, i Bruti, il Karstark... Sembra abbiano fatto a gara.-

    Daeva si fermò all'istante e guardò il cavaliere che le aveva invitate ad avanzare.

    -Avete detto il Karstark?-Aggrottò le sopracciglia. Un nome, scritto nero su bianco, andò ad incastrarsi trai suoi pensieri. -Red Karstark?- Chiese senza specificare altro. Per il momento doveva saggiare il territorio, capire fino a quanto sarebbero stati disposti a rivelare e quanto erano coinvolti nella storia di Jeor Mormont e della spada. Ma anche un'altra menzione l'allarmò, anche se in modo ben più lieve rispetto alla prima. -E la cavalleria dell'Altopiano...- Si guardò per un'ultima volta attorno sempre più incupita dalle immagini che le affollavano la visuale -Cos'è successo in questo posto? Fino ad oggi mi sono arrivate voci sempre meno nitide riguardo alla situazione della Barriera. L'unica notizia certa che ho è che nostro nonno, il vostro Lord Comandante, è morto qui. Mi sono stati consegnati i suoi averi, ma c'è qualcosa che non torna... Siamo qui per fare chiarezza, ma prima ho bisogno che mi diciate quanto è successo.- Forse era stata troppo diretta, forse aveva infranto migliaia di leggi diplomatiche, ma al momento il suo unico pensiero quella quello di ottenere risposte. -Per favore.-



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    Edited by Ilabx - 19/10/2020, 19:25
     
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    Lo sguardo preoccupato di Daeva mise in agitazione Isabel. Non si aspettava di vedere un castello dorato, circondato da acque cristalline, ma nemmeno una costruzione quasi totalmente distrutta.
    Il respiro della fanciulla si fece un po' più veloce, mentre si stringeva al suo mantello come fosse l'unica cosa a cui potersi aggrappare in una situazione di pericolo. Nella sua mente troppe domande si erano affollate: cos'era successo li? erano in pericolo? sarebbe tornata a casa sana e salva? sua cugina aveva un piano?
    Guardò i due uomini a cui Daeva aveva dato il compito di proteggerla e in quel momento le sembrò di vederli troppo piccoli, troppo minuti, troppo poco esperti. La mente le stava giocando un brutto scherzo.
    Il timoniere ormeggiò e Daeva guardò Isabel, come se avesse in qualche modo percepito le sue paure.
    La fanciulla mosse lo sguardo a terra, quasi non volesse più vedere ciò che aveva di fronte e attese di sentir parlare qualcuno, di sentire una qualsiasi voce spezzare il suono delle onde e dei martelli che picchiavano ritmicamente sul legno.
    Sollevò gli occhi per vedere chi le stesse rivolgendo parola e rimase immobile, come congelata da un improvviso vento gelido.
    Avrebbe voluto presentarsi al Comandante, ma nessuna parola uscì dalle sue labbra, schiuse solo per far passare più ossigeno. Il pensiero del pericolo le fece maledire il giorno in cui accettò di partire con la cugina.
    Senza accorgersene si avvicinò ad una sua guardia.
    Sir Morris le invitò a seguirlo e Daeva diede disposizioni chiare alla ciurma. Dalle sue parole potè notare che non si fidava ciecamente degli uomini a bordo della sua nave, ma come biasimarla? nemmeno Isabel li vedeva di buon occhio. In realtà aveva un'alta considerazione di ben pochi uomini, in generale.
    Isabel si guardò intorno ed osservò i volti stanchi degli uomini che lavoravano intensamente alla ricostruzione di Torre delle Ombre. Provò pena per loro e non riuscì ad immaginare ciò che avevano potuto vedere, provare e sentire.
    Lei non si intendeva molto di guerra, poichè preferiva passare le giornate china sui libri ad imparare a curare e dare sollievo alle persone, invece che a farle soffrire sotto il peso di una lama.
    Non si intromise quindi nel discorso di sua cugina con il Comandante, ma trasse un respiro profondo e si avvicinò a Sir Dinadan.
    Si abbassò il cappuccio, facendo cadere la lunga chioma fulva sulle sue spalle.

    Sir, il mio nome è Isabel Snow, figlia di Lady Maege Mormont. Volevo chiedervi se per caso aveste bisogno di cure per i vostri uomini.

    Non era una combattente e non poteva sostenere una conversazione di ragione politica, ma era in grado di curare alcune ferite superficiali e la sua aspirazione massima era sempre stata quella di rendersi utile in qualche modo in quel mondo malato.
    Si spaventava facilmente di fronte a uomini che non conosceva, arrossiva e si bloccava, forse data anche la sua giovane età, ma davanti ad una persona sofferente metteva da parte il terrore e il disagio e faceva di tutto per aiutare.
    Non vedeva questo suo pregio come un atto di coraggio, ma solo come una sofferenza interiore, come se le mancasse qualcosa da sempre e riempisse quel vuoto nell'unico modo che conosceva: facendo del bene.
    Alzò gli occhi verso l'uomo e le iridi smeraldine brillarono, come se avesse appena trovato il suo posto in quella particolare spedizione.

    Voglio dare una mano nel mio piccolo. Non so usare il martello e non posso mettere su un'impalcatura, ma posso bendare e dare sollievo, se me lo permettete.

    Le labbra s'incurvarono in un lieve sorriso, che spezzò quell'aria impaurita che si era portata dietro fino a quel momento.

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    Una tavola venne presto apparecchiata, pane e sale vennero portati alle due Lady.

    Il comandante in carica, Ser Morris, annuì di fronte alle domande della Mormont, prima di tracannare un lungo sorso di vino e lanciarsi nel racconto.
    Inizialmente, il clan dei Fiumi Gelidi ha attaccato e conquistato il castello di Torre delle Ombre. Abbiamo provato ad opporci, ma erano troppi e troppo forti... Anzi, è stato a grazie a quel...
    Strinse le labbra, cercando evidentemente un nome nella sua mente.
    Ingwe. Suggerì Dinadan, facendo un cenno all'altro cavaliere. Quello col cognome strano.
    Esatto! Ecco, Ingwe è riuscito a salvare un sacco di Guardiani della Notte. E' stato molto bravo, in effetti... Rimase in silenzio, probabilmente ripensando alle azioni di quell'enigmatica persona. Bah, in ogni caso, le sventure del castello non finirono lì, come potrete immaginare...

    La cavalleria dell'Altopiano, guidata da quel Red Karstark, ha attaccato per riprendere il castello. E' stata una gran bella battaglia, a quanto so. Il rosso si è fatto valere non poco...
    I bruti avevano anche i giganti, dalla loro. Spiegò brevemente Dinadan. E quei bestioni sono quelli che più hanno danneggiato il castello, come potrete immaginare...
    A questo proposito, milady... Borbottò Ser Morris. Red Karstark brandiva una spada di acciaio di Valyria, in quella battaglia, e tutti i superstiti sono certi si trattasse di Lungo Artiglio, la spada del comandante Jeor Mormont... Penso che questa informazione possa interessarvi.

    Al contempo, Ser Dinadan si illuminò nel sentire le parole della Snow. Dite che potete aiutare? Avete conoscenze mediche? Abbiamo dei feriti che potreste aiutare, allora! Propose con un barlume di speranza nello sguardo. SIete... Davvero in grado di aiutarli? Domandò ancora, deglutendo e alzandosi.
    Sarebbe una autentica salvezza, in effetti... Commentò Ser Morris, lisciandosi i baffi. Vi prego, fate un tentativo...
     
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    Camminarono fino all'interno della costruzione ormai in rovina ma più si guardava attorno e più veniva sopraffatta da un nauseante senso di oppressione. Cercò in ogni modo di celare quel malessere che le si dipingeva lentamente in viso, guardando di tanto in tanto il mare placido o il cielo plumbeo sopra le loro teste, concentrandosi sul salmastro che si adagiava dolcemente a fior di pelle. Sentiva al suo fianco la presenza di Isabel, la attirava come un magnete e silenziosamente le implorava di proteggerla. Ricordava benissmo cosa significasse lasciare casa propria per la prima volta ed intraprendere un viaggio verso l'ignoto, procedere senza sapere bene cosa fare o dove andare, abbandonarsi al fato e al volere degli Dei. Per qualche istante si vide riflessa in quegli occhi dubbiosi e spauriti, immaginando al posto di sua cugina la Daeva di qualche anno prima e desiderando con tutta sé stessa di rivolgerle una qualsiasi parola di conforto, assicurarle che sarebbe andato tutto per il meglio. Ma era davvero così? Come poteva incrociare il suo sguardo e prometterle che sarebbe andato tutto bene?
    Speranza. Se c'era una cosa che aveva imparato, è che è la speranza ad alimentare i nostri corpi e le nostri menti, quel che ci permette di stringere forte i denti e procedere a testa alta verso il futuro. Era quella che muoveva i suoi soldati prima di una battaglia, quella che vendeva a chi incontrava nel suo cammino. Quella che lei aveva perso da tempo e che avrebbe dovuto dare a Isabel.

    Una volta all'interno, sollevò gli angoli delle labbra in un abbozzo di sorriso verso sua cugina. Venne loro servito pane e sale.

    -Vi ringrazio- disse accettando quell'ospitalità e ponendo fine ai brontolii in cui si stava esibendo il suo stomaco. Non si era resa conto di quanto quel viaggio l'avesse stancata, di quanta fame avesse in realtà.

    -Inizialmente, il clan dei Fiumi Gelidi ha attaccato e conquistato il castello di Torre delle Ombre. Abbiamo provato ad opporci, ma erano troppi e troppo forti... Anzi, è stato a grazie a quel...-

    Clan dei Fiumi Gelidi, i primi nella sua lista del "chi ha incastrato Daeva Mormont -rubandole la spada di famiglia-?". Aveva fatto qualche ricerca a riguardo, l'unica cosa che aveva appreso sul loro conto era la crudeltà ed una natura spietata. Nulla che non avesse già affrontato in passato.

    -Ingwe. Quello col cognome strano.-

    Un nome detto con tanta superficialità ma che le provocò un brivido lungo la schiena.
    Ingwe
    Alzò la testa di scatto mentre cercava di mandare giù quel grosso boccone che aveva in gola. Non era sicura che si trattasse ancora del pane che le avevano offerto o di qualcosa che andava ben oltre.

    -Sintarostas?-

    Quell'uomo aveva riconquistato Isola dell'Orso in sua assenza, aveva retto il seggio fino a quando non era rientrata in patria. Avrebbe dovuto incontrarlo quel giorno in cui lei e Wilbur...

    -Era a Isola dell'Orso lui ha... tenuto in piedi l'Isola, cacciato gli invasori. Avrei dovuto incontrarlo, ma quel giorno non si presentò. Da allora non ho più sue notizie, è entrato nella mia vita come un'ombra e tale è rimasta...- strinse la mascella.

    -Esatto! Ecco, Ingwe è riuscito a salvare un sacco di Guardiani della Notte. E' stato molto bravo, in effetti... Bah, in ogni caso, le sventure del castello non finirono lì, come potrete immaginare...La cavalleria dell'Altopiano, guidata da quel Red Karstark, ha attaccato per riprendere il castello. E' stata una gran bella battaglia, a quanto so. Il rosso si è fatto valere non poco.-

    Dunque era dalla loro parte. A patto che ci fosse un reale schieramento. Allora perchè non ha mai avuto sue notizie?

    -I bruti avevano anche i giganti, dalla loro. E quei bestioni sono quelli che più hanno danneggiato il castello, come potrete immaginare...-

    Alzò le sopracciglia guardandosi attorno ancora una volta.

    -Fortunatamente non ne ho mai visti, ma posso immaginare. Basta guardare cosa hanno fatto.-

    -A questo proposito, milady... Red Karstark brandiva una spada di acciaio di Valyria, in quella battaglia, e tutti i superstiti sono certi si trattasse di Lungo Artiglio, la spada del comandante Jeor Mormont... Penso che questa informazione possa interessarvi.-

    Daeva annuì. Dunque era tutto vero e Red Karstark aveva la sua spada.

    -Sono qui proprio per questo. Non solo, a dire il vero, ma è un ottimo punto da cui iniziare. Avete idea di dove possa essere adesso? Ho bisogno di parlare con lui.- Si prese qualche istante per meditare attentamente su quanto avrebbe dovuto dire in seguito. Quel peso sul petto non faceva altro che aumentare, rischiava di soffocarla. -Stanno cambiando molte cose.- Guardò intensamente entrambi gli uomini negli occhi. -Nuove minacce irrompono nelle nostre case senza premurarsi di bussare.- Sbuffò ironicamente alle sue stesse parole -Vecchie minacce, a dire il vero. Più antiche di tutti noi, più antiche di tutto quello che conosciamo, invisibili. Siamo stati ciechi per molti anni, abbiamo ascoltato i nostri avi parlare a proposito di questo male oscuro. Ma abbiamo commesso un grave errore: abbiamo confuso le leggende con i ricordi, ricordi di una civiltà antica e ben più saggia della nostra. Ma non Jeor Mormont, non il vostro Lord Comandante. Lui sapeva che c'era qualcosa di molto più oscuro dietro a quei racconti ed era qui per impedire che quell'Oscurità penetrasse nel nostro mondo. So che le mie parole potranno sembrarvi quelle di un folle, ma spero proprio che non sia così. Cosa avete visto oltre alla Barriera? Ditemi, Ser- si protese in avanti -ditemi che quello che sto dicendo non ha alcun senso per voi ed io toglierò subito il disturbo ringraziandovi per l'ospitalità. Ma se non fosse così, se converrete con me che c'è ben oltre rispetto a quello che ci hanno sempre fatto credere, allora credo sia giunto il momento che mi diciate ogni cosa perché io, Daeva Mormont, ho un compito iniziato dalla mia famiglia molto tempo fa da portare a termine. Credo che Jeor volesse questo, credo che mi abbia condotta fin qui affinché potessi portare a termine quello che aveva iniziato: proteggere la Barriera e tutto il Nord.-


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    "Siete davvero in grado di aiutarli?"
    Lo era? Maestro William le aveva insegnato qualcosa e lei aveva passato la maggior parte della sua vita a studiare piante, erbe e qualsiasi rimedio che servisse a placare le pene degli uomini.
    Era davvero pronta ad affrontare i volti di chi soffriva? le iridi lucide di chi stava combattendo contro la febbre, i rantolii di dolore di chi aveva subito lacerazioni, la pelle pallida di chi stava per lasciare questo mondo.
    Sentì la paura risalire lungo la sua schiena, sotto forma di brivido e arrivare dritta nella sua mente, invadendola di immagini orribili e di fallimento.
    Si passò un dito sulla fronte, spostando una ciocca ribelle, come se volesse scacciare via quei brutti pensieri e tornare in se, con il coraggio che la contraddistingueva nel momento del bisogno.
    Aiutare le persone, afferrarne l'anima affinchè non lasciasse il loro corpo, vedere il loro volto colorarsi di una nuova vita: questa era la sua vocazione.
    Alzò il viso e guardò Sir Dinadan, poi Sir Morris e infine rispose:

    Posso.

    Una sola parola che racchiudeva tutto ciò che ella voleva essere in quella vita. Non era una vera nobile, non era una madre, una moglie, fino a quel momento non era stata nulla di ciò che gli altri si aspettavano da una donna, ma era giunto il giorno di provare ad essere qualcuno.
    Guardò Daeva e vide in lei tutto ciò che non sarebbe mai riuscita a diventare, ma per la prima volta non ne fu turbata e non pensò di essere inferiore per il suo rango, per la sua illegittimità.
    Due donne diverse che combattevano una causa comune, nel modo migliore che conoscessero.

    Se non vi dispiace, vorrei essere accompagnata dagli uomini feriti, per poter dare una mano.

    Lungo il tragitto pensò a cosa potesse fare e pensò che avrebbe voluto il Maestro li con lei. Non era un medico, forse solo lontanamente una guaritrice, ma ce l'avrebbe messa tutta per evitare la morte a quegli uomini o per accompagnarli incontro ad essa senza soffrire.
    Era certa di poter riuscire a cavarsela in qualche maniera, ma al contempo aveva paura di deludere i Cavalieri.
    La fecero entrare in una stanza non molto grande, dove alcuni guerrieri feriti cercavano di curarsi l'un l'altro alla meno peggio. L'odore del sangue e quello dell'alcool le riempirono le narici facendole girare brevemente la testa.
    Ciò che vedevano i suoi occhi era straziante, ma in qualche modo stimolante per lei che aveva voglia di dilettarsi nell'arte della medicina. Avrebbe dato conforto, anche solo regalando una carezza.

    Sono messi male... sussurrò quando notò un ragazzo molto giovane, sdraiato su un letto ormai impregnato del suo sangue.

    Cercò di mantenere lucidità e andò da lui con passo deciso.
    Il guerriero aveva una profonda ferita al ventre e un'altra alla gamba: nulla che lei potesse curare, ma non poteva nemmeno ignorarne i gemiti di dolore. Aveva il fiato corto e la fronte imperlata di sudore, ma era talmente messo male che Isabel era certa non si fosse nemmeno accorto della mano che gli aveva appoggiato sul viso. Un uomo, con una ferita superficiale alla spalla, gli teneva stretta una mano in silenzio e con gli occhi vuoti.
    Si chiese cosa avessero visto quelle persone, quanta sofferenza avessero provato durante e dopo la battaglia.
    Lo guardò sconsolata, con il cuore pesante e fece cenno di "no" con la testa, per dirgli che il suo amico non ce l'avrebbe fatta; prese dal suo borsello un piccolo barattolino di vetro e ne estrasse alcune gocce bianche dal suo interno, versandole nella bocca del ragazzo gravemente ferito.

    Questo allevierà il suo dolore disse.

    Si voltò verso Sir Dinadan e fece:

    Mi servono delle bende e dell'acqua. Forse non riuscirò a fare molto qui.

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    Isabel
    Ad un cenno del cavaliere qualcuno accorse portando alla fanciulla acqua e bende; tuttavia non sarebbe servito possedere l'anello di Medicina della Cittadella per accorgersi che quelle bende erano già state usate. Erano indubbiamente state lavate, ma in alcuni punti permanevano delle macchioline di sangue incrostato.
    "Mancano le risorse, milady."-tentò di giustificarsi Ser Dinadan, quasi come fosse colto dall'imbarazzo del frangente. E quindi prese a raccontare la situazione alla Snow, non perché volesse la sua complicità o addirittura spaventarla, ma poiché quello che desiderava per la Confraternita era vero supporto.
    "Quest'invasione di Bruti è stata terribile. All'inizio veniva paragonata a quella di Woten Occhiopesto, ma fidatevi milady, non avevamo mai visto nulla del genere. La furia e la quantità di selvaggi che si sono riversati contro la Barriera...ho temuto che stavolta il regno della civiltà fosse destinato a cadere."-commentò assecondando la ragazza nei bisogni che poteva avere nell'assistenza ai feriti.
    "Avete visto le condizioni del fortino? I nostri si sono messi al lavoro ma prima che venga rinforzato passeranno mesi. Ed i nostri numeri? Drasticamente tagliati. Ho visto centinaia di Confratelli perire..."
    Forse quelli non erano discorsi da fare ad una donna, ma se c'era sangue Mormont nelle vene di Isabel sicuramente non si sarebbe fatta impressionare troppo facilmente.
    "In queste condizioni non resisteremo ad un altro attacco se ce ne saranno e a sud sono impegnati a combattere per il Trono di Spade, non hanno tempo di mandarci rinforzi."-si strinse nelle spalle, quindi si guardò in giro ed abbassò un poco il tono della sua voce rivolgendosi solo ad Isabel - "Abbiamo bisogno di uomini, di viveri, di legno e di armi. Non potreste usare la vostra influenza per darci una mano?"


    Daeva
    "L'ultima volta che l'ho visto era diretto oltre la Barriera, verso il freddo più freddo. Aveva il compito di recuperare Lord Gaweyn Glover ed Ivhar Stark a quanto ne so dovrebbe esserci riuscito, ma non so molto altro, se non che fosse sposato con una Bruta. La figlia del Re Oltre la Barriera niente di meno...non mi ha mai convinto."-Ser Morris sbiascicò qualche informazione in risposta alle domande di Daeva -"Probabilmente al Castello Nero avranno informazioni più recenti, anche se ho sentito dire che forse proprio quei selvaggi abbiano rubato la spada dalle mani del Karstark...chi può dirlo..."
    Quando però la Mormont cominciò a piegare il discorso verso argomenti più particolari, il corpo del cavaliere si irrigidì quasi immediatamente. Lasciò che la ragazza finisse, quindi si assicurò con un cenno della mano che non ci fosse nessun altro orecchio nei paraggi.
    Tranne i loro tre.
    "Vostro nonno... Lady Mormont...ascoltatemi."-era come se Ser Morris non riuscisse a trovare le parole - "Non è la prima volta che sento simili discorsi. Quando è stato eletto Lord Comandante, vostro nonno ne faceva di simili agli altri generali, diceva che un grande pericolo era in arrivo dal freddo Nord, che dovevamo essere pronti a lottare contro un nemico ben peggiore dei Bruti. Tuttavia...beh, ci è mancato poco che non lo addormentassero per sempre nel sonno. Queste sono leggende per spaventare i bambini la notte, nulla di più."
    Il cavaliere però non aveva finito il suo discorso.
    "Smise di parlarne. Smise di parlarne una mattina, di ritorno da un'esplorazione con il Primo ranger ed una scorta di dieci soldati. Tornarono in due, probabilmente un manipolo di Bruti li aveva attaccati ma non ne parlò mai. E non parlò più neppure dei pericoli oltre la Barriera. I maligni dicono che quella notte regolò i conti con i suoi detrattori, qualcuno dice che ciò che ha visto nel freddo lo ha cambiato per sempre...non saprei dirvi milady."-Ser Morris sospirò portandosi le mani a massaggiarsi il mento.
    "Durante le mie esplorazioni non ho visto che foreste innevate e clan di Bruti più o meno selvaggi. Non so dirvi se vostro nonno fosse un pazzo o un visionario...quel che so è che il suo sguardo si era fatto spento."
    Anche gli occhi dell'uomo sembravano spegnersi nel ricordo di qualcuno che sicuramente aveva tanto ammirato.
    "Il Primo Ranger è ancora vivo. Ben Stark...il fratello minore di Lord Edwin."-l'uomo aveva parlato in un sussurro ma Daeva e le sue poche conoscenze di Storia avrebbero collegato quel nome allo zio di Lord Rickard Stark, parente di sangue di Lord Caleb.
    "Si crede sia morto, ma io l'ho visto. Si trova tra i Bruti oltre la Barriera, sorveglia la Foresta Stregata. Era lui ne sono sicuro, aveva le mani fredde come il ghiaccio ma mi ha salvato la vita da un branco di lupi. Forse lui sa cosa è accaduto quella notte."
    La voce di Ser Morris tornò a farsi normale e la sua schiena si raddrizzò.
    "Tuttavia vi avverto milady, non perdete voi stessa, il vostro ruolo e ciò che siete in questa disperata ricerca."


    Isabel buon lavoro crocerossina, qui nessuno sta calcolando sti poveri Guardiani della Notte. Vuoi prendertene tu il compito?
    Daeva tante info e tante cose da fare.
    Red è andato a recuperare con successo il Glover, la spada potrebbe essere persa tra i Bruti, o potrebbe avercela ancora lui. In ogni caso devi andare al Castello Nero per info più dettagliate.
    Loro non han visto nulla, forse nonnino sì. A saperne di più è un png resuscitato dall'oltretomba, da cercare nel freddo della Foresta Stregata.
    Insomma, tanti impegni, tante cose da fare, tanti posti dove andare, che si fa? XD


    Limite post: martedì 17 novembre
     
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    Più informazioni otteneva circa Red Karstark, più la sua testa si affollava di domande. Il mistero attorno a quella figura ancora incorporea si faceva sempre più oscuro e pressante, e sapeva bene che se avesse continuato a scavare sotto a quella montagna di fango c'era la seria possibilità che ne rimanesse soffocata. Sapeva ancora meglio quel che stava per accadere: l'Orsa aveva appena individuato la sua preda.
    Ci fu un momento, un brevissimo istante, in cui realizzò che con quel nome stava per iniziare una nuova e torbida caccia. Sarebbe diventata la sua ossessione. Quella brama di sapere, di portare luce e chiarezza, di conoscere ogni minimo dettaglio dello scenario che quel baule e quelle poche parole carpite dalle labbra del Maestro e dei Guardiani avevano pian piano dipinto davanti ai suoi occhi, la investì in tutta la sua potenza.

    Da che parte stai, Red?

    Un pensiero fugace che si palesò sulla sua fronte corrucciandola. Portò una mano davanti alla bocca, chinandosi in avanti ed appoggiando il gomito alle ginocchia per dare supporto alla testa che si era fatta improvvisamente pesante. Fece salire le dita fino a massaggiarsi le tempie. Due cose dette da Ser Morris, due cose che la colpirono in pieno petto: da un lato aveva recuperato Lord Glover e Ivhar Stark, dall'altro aveva sposato una Bruta. O meglio, la Bruta, figlia del Re Oltre la Barriera. Cosa significava? Che adesso avevano accordi persino con il Popolo dell'Oltre? Non solo erano scesi a patti con gli Uomini di Ferro, ma adesso anche con i Bruti? Aveva rischiato la sua vita e quella di James pur di evitarlo, eppure eccola qui davanti alla sua più grande paura resa adesso concreta.
    Era furiosa. No, non furiosa, era sprofondata in uno stato di collera cieca, al punto che rischiò di tagliare la lingua di Ser Morris per non dover sentire oltre.

    -Probabilmente al Castello Nero avranno informazioni più recenti, anche se ho sentito dire che forse proprio quei selvaggi abbiano rubato la spada dalle mani del Karstark...chi può dirlo...-

    -O magari l'ha donata a sua moglie come regalo di nozze. Chi può dirlo...- Una frase detta a denti stretti più a sé stessa che non all'uomo che aveva la sfortuna di starle davanti. Dunque il prossimo passo sarebbe stato il Castello Nero. Sospirò, lasciando che il Guardiano proseguisse.

    -[...] Tuttavia...beh, ci è mancato poco che non lo addormentassero per sempre nel sonno. Queste sono leggende per spaventare i bambini la notte, nulla di più.-

    Guardando il Ser potè leggere che v'era ben oltre dietro a quel "nulla di più". Infatti continuò.

    -[...] I maligni dicono che quella notte regolò i conti con i suoi detrattori, qualcuno dice che ciò che ha visto nel freddo lo ha cambiato per sempre...non saprei dirvi milady.-

    In un istante capì. Fu così chiaro che per poco non ne rimase accecata. Suo nonno li aveva visti, aveva visto quei mostri di cui aveva letto e di cui aveva sentito parlare. Non disse nulla, ma in cuor suo sapeva. Senza volerlo quel Guardiano le aveva appena confermato tutti i suoi sospetti.


    -Il Primo Ranger è ancora vivo. Ben Stark...il fratello minore di Lord Edwin.-

    Studiando la storia del Regno aveva sentito nominare Benjen Stark, Primo Ranger dei Guardiani della Notte. All'epoca non ci aveva dato particolare importanza, ma adesso quel nome assumeva tutt'altro sapore. Chi meglio di lui avrebbe potuto darle quello che cercava? Immediatamente vagò lontano con la mente. Tornò alla battaglia che cambiò per sempre la sua vita, sentì il sangue scorrerle tra le mani ed un pesantissimo peso sul petto. Rickard Stark stava morendo tra le sue braccia, la osservava come se fosse una figlia, aveva bisogno di morire guardando negli occhi i suoi cari e, in quel momento, Daeva era l'unica cosa di più simile ad essi. Lo aveva stretto fino a quando non vide anche l'ultimo alito di vita abbandonare il suo corpo per riconnettersi con gli Antichi.

    Mi dispiace... Mi dispiace così tanto Lord Rickard...

    Era un peso che aveva lentamente imparato a sopportare, eppure bastò così poco per renderlo nuovamente delle dimensioni di una valanga. Era così che erano morti suo padre e i suoi fratelli? Avevano avuto la fortuna di guardare negli occhi di un amico o avevano lasciato questo mondo da soli, impauriti e pieni di rimpianti? Quel non sapere la fece impazzire, glielo si lesse chiaramente in viso.

    -"Si crede sia morto, ma io l'ho visto. Si trova tra i Bruti oltre la Barriera, sorveglia la Foresta Stregata. Era lui ne sono sicuro, aveva le mani fredde come il ghiaccio ma mi ha salvato la vita da un branco di lupi. Forse lui sa cosa è accaduto quella notte. Tuttavia vi avverto milady, non perdete voi stessa, il vostro ruolo e ciò che siete in questa disperata ricerca.-

    Fece un sorriso amaro.

    -Ho perso me stessa molto tempo fa, Ser Morris.- Fece un sospiro. -Vi ringrazio, siete stato davvero utile. Io... ho dei doveri. Sono diventata Lady di Isola dell'Orso fin troppo presto, sono diventata madre ma le circostanze hanno fatto sì che mia figlia debba crescere senza cognome. Partirei per la Foresta Stregata in questo momento, non ve lo nego, ma... come vi ho detto, ho dei doveri. Ecco cosa farò: andrò al Castello Nero e continuerò le mie ricerche. Tornerò a Isola dell'Orso, cercherò di sistemare quello che la guerra ha distrutto e...- si avvicinò per sussurrare all'orecchio dell'uomo, così da evitare che qualcun altro la sentisse -partirò per l'Oltre Barriera. Andrò da sola, non ho intenzione di rischiare inutilmente vite preziose, ma vi chiedo un favore: se non dovessi mai tornare, premuratevi che la memoria di mio nonno non venga mai dimenticata. Nemmeno le sue "leggende per bambini". Non so chi sarà il prossimo Lord Comandante, ma vi prego di metterlo al corrente di ogni cosa, anche quelle che vi risultano insensate e prive di fondamento. E' estremamente importante.- Tornò in posizione eretta. -Posso ringraziarvi in qualche modo? C'è qualcosa che posso fare per voi?-


    Il piano è dunque quello di fare una visita al Castello Nero prima di rientrare. Daeva vuole andare oltre Barriera, ma ovviamente prima deve assicurarsi che Isola e sua figlia siano al sicuro. Quindi:
    Castello Nero --> Isola dell'Orso --> Oltre (possibilmente e con tutte le precauzioni del caso)


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    Le bende che le passò Sir Dinadan erano visibilmente macchiate di sangue e Isabel rimase sgomenta da ciò che aveva tra le mani. Guardò l'uomo e poi lo sguardo si posò su quei ragazzi feriti e sulle loro espressioni fredde, vuote, come se qualcuno avesse scavato nella loro anima e avesse portato via le emozioni, qualsiasi esse fossero.
    Sorrise a Sir Dinadan quando si accorse del velo d'imbarazzo che ricoprì il suo volto.

    Vanno bene anche queste disse.

    Intinse la stoffa nell'acqua fredda e si avvicinò all'uomo che teneva ancora stretta la mano del compagno; senza chiedere il suo permesso cominciò a tamponare la ferita alla spalla, cercando di non causargli troppo dolore, poi, una volta ripulita, prese un'altra benda e la legò attorno al taglio superficiale, legando i lembi con cura.
    Il ragazzo a cui aveva dato il latte di papavero fece un breve lamento, aprì gli occhi e guardò il compagno d'armi, poi il suo petto smise di gonfiarsi e le labbra si schiusero, mentre le iridi celesti cadevano nell'oblio.
    Il soldato che gli era seduto accanto, abbassò il capo e si portò la mano libera sul viso per coprire le copiose lacrime che cominciò a versare, seguite da alcuni singhiozzi di dolore.
    Isabel chiuse gli occhi del giovane deceduto e coprì il suo corpo con una coperta che si trovava ai suoi piedi, poi guardò Dinadan rammaricata di non aver potuto fare niente per aiutarlo e sospirò.
    Il Guardiano le raccontò ciò che era successo durante l'attacco e Isabel rimase sbigottita dalla furia accecante con cui gli uomini erano capaci di uccidere, di cancellare giovani vite, per cosa poi? potere? gloria? non ce n'era in tutto ciò, non se ne vedeva l'ombra in quella stanza intrisa di sangue, morte e dolore.
    Prese a camminare tra i Guardiani e si fermò vicino alla branda di un uomo non più giovanissimo in un evidente stato febbrile.
    Immerse uno straccio nell'acqua e glielo pose sulla fronte sudata, poi si voltò verso Dinadan e disse:

    Non avete un guaritore? qualcuno che possa ricucire i vostri uomini...

    Avete visto le condizioni del fortino? I nostri si sono messi al lavoro ma prima che venga rinforzato passeranno mesi. Ed i nostri numeri? Drasticamente tagliati. Ho visto centinaia di Confratelli perire...In queste condizioni non resisteremo ad un altro attacco se ce ne saranno e a sud sono impegnati a combattere per il Trono di Spade, non hanno tempo di mandarci rinforzi. Abbiamo bisogno di uomini, di viveri, di legno e di armi. Non potreste usare la vostra influenza per darci una mano? rispose lui.

    Isabel lo guardava quasi come se sapesse di cosa parlava. Aveva visto il fortino, ora guardava i Guardiani sopravvissuti e quelli morti e le immagini di una battaglia a cui lei non aveva partecipato si palesarono nella sua testa, come se invece di essere al caldo a casa sua fosse stata in mezzo a loro e avesse visto il loro sangue macchiare la neve.
    Provava molta tenerezza per loro e si sentiva in colpa a non avere i mezzi e le competenze necessarie per poterli aiutare come avrebbe voluto, ma poteva fare altro per loro.
    Pensò alle parole di Sir Dinadan e si guardò nuovamente attorno per osservare i volti sconfitti di quegli uomini.
    "Di certo non posso combattere, ma posso tessere le mie ragnatele in loro favore" pensò.
    Si alzò in piedi e guardò il Cavaliere negli occhi, serrò la mascella e strinse le labbra, come fosse stata appena presa da un impeto di rabbia.

    Sir, non vi lascerò soli, farò in modo che possiate avere ciò che chiedete, dovessi anche perire nel tentativo. Avete la mia parola.

    Le sue parole erano sincere, aveva messo insieme tutto il suo coraggio e aveva lasciato indietro la paura, sentendosi una volta tanto una vera Mormont.
    Finì di aiutare come poteva quei poveri soldati, poi si fece riaccompagnare nella sala dove si trovava sua cugina e si mise al suo fianco, attendendo che finisse di parlare con Sir Morris. Qualcosa era successo anche tra quelle mura e Isabel immaginò che sua cugina si trovasse di fronte ad un nuovo grattacapo e che quindi erano entrambe sulla stessa barca.
    La dama aveva bisogno di lei, delle sue conoscenze del mondo esterno, dei suoi consigli, così quando il discorso tra Lady Mormont e Sir Morris terminò, ella si avvicinò all'orecchio della cugina e sussurrò:

    Dobbiamo parlare, cugina. Ho bisogno del vostro aiuto.

    Sperava che Daeva potesse aiutarla in quella che era diventata la sua missione; era incerta, dubbiosa e un po' intimorita e già sapeva che prima o poi si sarebbe pentita di ciò che aveva promesso. Eppure i volti di quegli uomini colpiti non solo nel corpo, ma anche nell'orgoglio, non riusciva a toglierseli dalla testa, il loro sguardo vuoto, perso, grigio come le nubi in tempesta, se lo sarebbe portato dietro per molto tempo, come fosse il suo fardello.
    Si sarebbe portata sulle spalle il peso della Barriera, come un gelido mantello.

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    Ser Morris ascoltò la Lady. I suoi occhi leggermente sgranati rispetto al normale, continuarono a spalancarsi mentre apprendeva quel fiume di notizie dalla Mormont, fino alla sua richiesta finale.

    Ve lo prometto. Farò... Faremo tutto quello che è in nostro potere per rispettare questa promessa, tutti noi. La memoria di vostro nonno non verrà dimenticata, potete contarci. Giurò con tono grave.

    Noi... Avremmo bisogno solo di aiuto per ricostruire la Guardia della Notte, milady: uomini, legno, armi, viveri... Qualunque cosa può fare la differenza! Erano secoli, forse millenni, che la Guardia non correva un simile rischio, ora... C'è la possibilità che saremo gli ultimi Guardiani della Notte, e questo non è accettabile!

    Scosse la testa. Vi prego, usate la vostra influenza per aiutarci, fate sì che possiamo avere un futuro, in modo che possiamo continuare a difendere il continente.

    Dopodiché, il cavaliere si alzò. Darò disposizioni affinché possiate ricevere viveri sufficienti a farvi arrivare al Castello Nero. Vorrei poter fare di più, ma...
    Un cenno a indicare le pietose condizioni del forte valse più di mille parole.

    La conversazione terminò, ma subito Daeva venne trascinata in un'altra.

    Dobbiamo parlare, cugina. Ho bisogno del vostro aiuto.
    Aiuti, aiuti... Cosa avrebbe chiesto, invece, Isabel?
     
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    Condottiero

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    La richiesta di Ser Morris fu totalmente lecita. Avevano bisogno di rinascere dalle ceneri, di tornare ad essere una soluzione concreta a quella lunga notte che minacciava di incombere su di loro. Avrebbe fatto tutto il possibile per garantire la salvaguardia di quella Confraternita che, in un modo o nell'altro, sentiva di aver ereditato. Aveva ricevuto pochissime cose di suo nonno, ma era stato proprio quel poco che le avevano recapitato a condurla alla Barriera forte di alcune particolari ed inconsuete convinzioni ad affollarle la mente. Voleva pur dire qualcosa, doveva pur dire qualcosa.

    -Avete la mia parola Ser. Radunerò uomini e cercherò di raccogliere cibo e armi.-

    Ma non appena lo disse si rese conto della difficoltà di quella promessa, anche Isola dell'Orso era appena uscita da una lunga e logorante guerra. C'era però una soluzione, anche se si pentì di averla pensata l'istante esatto in cui lo fece: le segrete del suo seggio erano piene di prigionieri. Peccato solo che quei prigionieri fossero Bruti e Uomini di Ferro.
    Ci avrebbe pensato a lungo.

    -Vi ringrazio, avete già fatto anche più del dovuto. Siete un uomo buono Ser Morris, sono convinta che farete del bene qui alla Barriera.-

    Non appena finirono di parlare, Isabel catturò la sua attenzione. Si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle poche, semplici parole. -Dobbiamo parlare, cugina. Ho bisogno del vostro aiuto.-

    Fu naturale per lei mettersi sull'attenti. Irrigidì il volto guardando Ser Morris, poi sua cugina. Strinse i denti ed annuì.

    -Con permesso Ser, abbiamo un viaggio da organizzare.-

    Prese per una spalla Isabel e, quando furono poco distanti dal Guardiano, la osservò profondamente negli occhi.

    -E' successo qualcosa?- Chiese con fin troppa apprensione nella voce. Era perfettamente conscia di quanto fosse spropositata la sua reazione, ma in quel momento così delicato e con i nervi a fior di pelle fu davvero difficile mantenere la calma. -Comunque ho intenzione di fare un ultimo viaggio prima di rientrare a Isola dell'Orso. Andremo al Castello Nero, Ser Morris crede che lì potranno darmi informazioni più precise e recenti circa Red Karstark, l'ultimo uomo che si dice abbia visto la spada di famiglia.- Sospirò. -Questi uomini sono a pezzi Isabel... dovremo reclutare uomini, raccogliere cibo, armi e legname in un modo o nell'altro. Non possiamo rischiare che finisca per sempre la Confraternita dei Guardiani.-


    387 parole (scusate ma non c'era molto altro da dire)
     
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    • 13-22 settembre 285 • Torre delle Ombre - Castello Nero • Freddo- Nuvoloso• Isabel- Daeva

    Nove giorni di cammino nelle lande gelide della Barriera separavano Daeva e Isabel dalla loro prossima meta; Ser Morris aveva provveduto a fornire un uomo per accompagnarle e guidarle, sia per il nobile retaggio della Mormont e sia per consegnare a sua volta un messaggio al nuovo Lord Comandante dei Guardiani della Notte.
    E così, grazie alla loro nuova compagnia, il viaggio delle due ragazze fu allietato da nozioni e curiosità guadagnate mano a mano che procedevano lungo il lato meridionale di quell'enorme muro di ghiaccio. La prima notte si accamparono al Bastione Sentinella, oramai solamente un rudere tanto che non possedeva neppure un tetto dove ripararsi dal vento e dalla neve; si faticava a credere che una volta quello fosse stato un fortino di tutto rispetto.
    La seconda notte arrivarono a Guardia Grigia, anch'esso in gran parte devastato negli ultimi duecento anni; tuttavia secondo le informazioni del loro accompagnatore, a contribuire alla sua rovina ci furono numerosi e ripetuti attacchi dei Bruti. L'invasione di Woten Occhiopesto, quando Daeva e Isabel erano ancora bambine, aveva infine fatto collassare perfino i cancelli.
    Poi fu la volta di Porta di Pietra che a differenza dei precedenti si presentava ancora in buone condizioni, sebbene evidentemente disabitata da diversi alti; aveva persino un camino dove poter accendere un fuoco per riposarsi dalle fatiche del lungo cammino. Il Corvo le informò che suo nonno avrebbe avuto l'intenzione di ristabilire un piccolo contingente di uomin in quel castello, ma l'invasione dei Bruti aveva oramai ridotto la Confraternita alla metà della sua forza originaria.
    Con il fortino successivo, Collina Innevata, si ritornava invece alla situazione di rovina dei castelli precedenti; gli animali selvatici pasciavano tranquillamente in ciò che restava dei ruderi del castello e secondo il Guardiano della Notte spesso potevano essere avvistati anche orsi selvaggi durante le fredde notti.
    Ben altri nemici invece avevano occupato il castello successivo, la fortezza di Icemark; pare infatti che buona parte dell'esercito dell'Altopiano avesse disertato durante la battaglia contro i Bruti. Qualche centinaio di anime, guidate da intenti deprecabili, si era data alla macchia e al saccheggio dei villaggi vicini e aveva trovato proprio in quel fortino il posto perfetto per il loro quartier generale. Fortunatamente la questione era stata risolta da Lady Tyrell (nome e volto sconosciuti per Isabel, ma chiari alla Mormont che l'aveva vista alle Nozze di Fuoco); il castello era stato liberato con la forza ed i suoi occupanti trascinati verso sud.
    La sesta notte arrivarono al Forte della Notte, ma il loro accompagnatore si guardò bene dall'accamparsi al suo interno raccontando alle ragazze una storia da brividi; quello era il castello più antico di tutta la Barriera ma i Guardiani rabbrividivano solo a parlarne. Le due ragazze appresero del Cuoco di Topi, un osceno attendente che ai tempi degli Andali servì al Re una torta realizzata con la carne di suo figlio ucciso per l'occasione; gli Dei lo punirono trasformandolo in un ratto condannato a cibarsi solo della sua prole per l'eternità, punizione per aver violato la sacra legge dell'ospitalità. Le altre storie non erano certo meno terrificanti; c'era ad esempio quella dei settantanove disertori della Barriera che fuggirono dai Ryswell per trovare rifugio poiché tra di essi vi era persino il figlio del Lord, che però, invece di muoversi a compassione, consegnò il suo stesso figlio alla Confraternita. Furono scavate delle buche e lì seppelliti vivi i settantanove disertori, proprio sulla cima della Barriera in quel fortino, affinché la loro guardia durasse per tutta l'eternità. Le storie si fecero più macabre quando si finì a parlare di Danny Flint, una fanciulla di Casa Flint che, travestita da ragazzo, prese il Nero al posto del fratello; finì per essere violentata e uccisa proprio nel Forte ed il suo spirito inquieto continuava ad infestare i corridoi di quel castello.
    Quei macabri racconti sembravano oramai alle spalle al castello successivo, Lago Profondo; un luogo piccolo ma ancora ben conservato, con la grossa statua in pietra di una donna al suo ingresso. Le ragazze scoprirono che si trattava della Regina Alysanne Targaryen la Buona, onorata in questo modo per aver fatto costruire quel castello utilizzando unicamente il denaro ricavato dai suoi gioielli.
    Anche il fortino successivo, Porta della Regina, recava nel suo nome un omaggio a quella donna che tanto a cuore aveva preso la causa dei Guardiani della Notte.
    Ma fu solamente al tramonto del nono giorno di marcia che il gruppetto arrivò infine alla loro meta, il Castello Nero. Benché ancora in buone condizioni, anche questo fortino presentava le devastazioni provocate dalla guerra contro i Bruti ma almeno un centinaio di uomini si dava il suo da fare per ricostruire gli argani che conducevano fino in cima alla Barriera.
    "Siamo arrivati mie Signore. Sopra quel parapetto ci sono le stanze del Lord Comandante Lyon Lannister."
    Forse per Isabel il nome non avrebbe significato nulla, ma a Daeva si sarebbero dovute drizzare le orecchie l'orecchio; il suo promesso sposo in questo modo si trovava nelle Terre dei Fiumi per combattere proprio contro i Lannister...chi era quell'uomo che aveva preso il posto di suo nonno?

    Sostituisco Marco.
    Vi ho messo una descrizione dei punti salienti che incontrate durante il vostro viaggio così se vi va di aprire delle semilibere in questo o in quel punto se siete interessate ad approfondire qualcosa, potete farlo.


    Limite post: venerdì 11 dicembre
     
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