Marcia del disintegro

Libera forse di Creazione Vicare, Vicare Vorys e Moca.

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    Alfiere

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    Nono Giorno (4 marzo); Da qualche parte nell’Incollatura
    Vicare Vorys
    Moca Immaginata
    Il Bastone Immaginata
    L'Uomo del Crannog

    Lo sa, lo sa- Strinse una ciocca di crine di Moca
    Lo sai, lo sai…la strada è quella giusta. - era da un po’ che stava stressando la povera giumenta, ma era solo legittimo che condividesse anche solo parte dell’angoscia del suo cavalcante.
    Ad angosciare Vicare non era la mancanza di sicurezza rispetto al percorso intrapreso, o meglio, lo era specificamente parlando, ma più generalmente erano gli alberi, gli alberi e l’aria soffocante degli infiniti acquitrini.
    Fino al Moat Cailin era stato un viaggio regolare, una dignitosa pausa dalle continue navigazioni: la terra era aspra, asciutta, l’orizzonte era ampio…poi erano iniziate le paludi. Giorno, notte, mattina, pomeriggio e sera; non poteva girarsi nemmeno indietro lasciando a Moca la possibilità di guidare il viaggio perché quell’ambiente lo avvolgeva completamente. Gli ricordava la Foresta di Qohor…solo più umido e ancor più misero.

    La giumenta sembrava conoscere almeno in parte la strada, ma il sentiero era talmente infido da costringere l’attenzione del braavosiano a essere costante
    E questo sarebbe il Nord? Fosse congelato lo preferirei quasi. Meno fango nel quale rimanere intrappolato, meno miasmi, meno insetti.
    Chissà quei meschinelli se hanno ripreso già il loro viaggio verso la Barriera
    Adesso li avresti anche a cuore?
    Ma no…curiosità…
    Risparmiati la bugia che ti stavi per raccontare: lo sai bene che non meritano la loro sorte
    Nessuno merita la propria sorte, ne sono la prova su gambe.
    Ed io su zoccoli.
    Chissà se realmente Moca rimpiangeva di essere finita affibbiata ad uno straniero ben fuori dal proprio ambiente. Dal canto suo Vicare era finito come Ogust, lo stalliere di Porto Bianco, a parlare con un cavallo ed in più a farsi rinfacciare questioni etiche da questo.
    Che poi che ne sai tu di morale? Cavallo.
    Assassino
    Vuoi gli alberi, vuoi la solitudine, Vicare sentiva di star veramente ammattendo.
    Consolati, quando emergeremo da questa palude, il mondo si sarà scordato di te, anzi vedi di ripassare la tua pronuncia perché potrebbero metterti allo spiedo se capiscono che non sei di qua.
    Astrid non si scorderebbe certo di me
    Perché ha riempito le sue giornate maledicendo il tuo nome: l’hai prima ingannata, sedotta, disonorata e poi abbandonata per seguire una missione che hai subito tradito.
    Vicare sospirò cercando una via di fuga dalla scomoda conversazione con la sagace giumenta - L’ho fatto per lei, per noi e Kristoff. Non potevo sapere dell’occasione che si sarebbe presentata a Porto Bianco.
    Kristoff è del colore delle acque lacustri, anzi ora come ora sarà già sciolto nel terreno, nettare dolce per i vermi
    Vicare trasalì guardando sconcertato il proprio bastone, la cui impugnatura serpentina aveva appena deciso di schierarsi assieme a Moka
    Pure tu? Sono messo proprio male
    Mi porti in giro come un trofeo quando sappiamo tutti che da quell’incubo ti sei salvato per scelte altrui.
    Vicare considerò l’idea di gettare il bastone fuori dal sentiero, sprofondando nel fango non sarebbe stato rinvenuto prima di un secolo.
    Dovresti a tutti gli effetti, anzi nemmeno avresti dovuto raccogliermi. Invece mi porti dietro come un servizievole ratto porta a spasso le proprie pulci.
    Non aveva un granché da ribattere, tutto tornava purtroppo.
    Ti avrei portato più volentieri a Nord, avresti portato a termine qualcosa; rispettato un impegno.
    Se ci fosse giustizia ti dovrei far perdere qua dentro

    Se ci fosse giustizia non mi avrebbero mandato in questa missione
    Se ci fosse giustizia saresti morto prima di perdere i denti da latte.

    La vista di qualcosa di chiaramente umano gli distolse i pensieri da quella torbida spirale e, per un momento, animali e cose tornarono a essere inanimati. L’aveva notato prima di tutto dall’odore di fumo, nascosto agli occhi dalla terribile foschia dell’Incollatura: un forno? O una fornace?
    Avvicinandosi a piedi, dopo aver legato Moca ad un albero per le redini, Vicare lo identificò come un piccolo ma funzionante forno in terracotta.
    Quando lui e l’Uomo incrociarono gli sguardi entrambi sobbalzarono spaventati dalla presenza di entrambi.
    Da dove venite straniero? Non vi ho sentito arrivare.- l’accento era terribile, l’uomo sgradevole alla vista, sembrava avere qualcosa che non andava, ma Vicare poco si fidava dei propri sensi quella particolare mattina. O pomeriggio?
    Nord - si limitò a rispondere volgendo lo sguardo al forno, oggetto più facile la osservare - Ho sentito l’odore di bruciato…come avete fatto? - domandò incuriosito dalla presenza di un fuoco acceso in quell’ambiente.
    Una gran bella fatica seccare le fascine…un po’ di olio ed acciarino. Asciugo altri ramoscelli poggiandoli sulla canna fumaria. Per questo son sempre di fretta, bisogna trovare nuovi rami, asciugarli, metterli a bruciare prima che i bracieri siano estinti e ripetere…altrimenti la legna non brucerà mai - spiegò dettagliatamente l’Uomo, preso dalle minuzie e dettagli del suo lavoro.
    Pane?
    Ti sembro pieno di farina? Il pane lo compro. Il forno è debole ma qua cucino metalli: se ne trovano sempre a giro dopo che passano gli eserciti.
    Era vero, nel forno sopra i bracieri c’era uno stampo dove minuti pezzettini scintillanti di quello che poteva essere stagno.
    Anch’io - sorrise Vicare contemplando la coincidenza
    Eh?
    Anch’io “cucino” metalli. Sono orafo di professione.
    Orafo? Mica sai fare monete? - domandò l’Uomo, incerto forse del significato della parola.
    Non posso dire di averlo mai fatto…posso fare qualcosa che ci somigli sicuramente
    Ti andrebbe? Io riesco a trasformare Due Stelle di Rame in Tre. Se tu mi dessi una mano con i ramoscelli ed i metalli potrei sbrigarmi, tornare al villaggio prima.
    Vicare alzò le mani e scosse la testa. Era già in troppi guai così com’era.
    Posso darti un consiglio però…un segreto per lavorare anche il più duro dei metalli in un forno freddo.
    Ciarlatano
    A sì? Tecniche di Città?
    Tecniche d’Oriente, sono di Braavos.
    Non l’avrei detto…va bene, sono tutto orecchie
    Devi decidere se ridere o piangere scricciolo o non so per cosa deriderti
    In cambio mi presterete il vostro forno?
     
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    Allora, se cerchi di ucciderlo per fare le tue zozzerie vai col tentativo e ruoliamo.
    Se non cerchi di ucciderlo e ti serve solo il forno fai pure. Al limite vediamo poi in moderazione se sei stato convincente abbastanza o se prova a scucirti qualche soldo/cosa.
     
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    Beh certo, è chiaro, ma occorre trovare sufficiente combustibile - rispose dopo una breve riflessione il fabbro.
    Basta davvero il braciere, ve lo assicuro, il metodo è prodigioso. - il fabbro di Qohor aveva una fornace bella calda, ma a Valyria rammentava un fuoco piuttosto primitivo.
    Anzitutto un contenitore, un vaso di argilla o ghisa -gesticolò un po’ nervoso. L’ideale sarebbe stato d’oro, idealmente magico. Haelo lo aveva assicurato che gli strumenti non influivano sull’incantesimo, ma chi era Haelo alla fine? C’era stato a Valyria lui? Mica.
    Con le sue pinzacce da fabbro squattrinato l’omuncolo tirò fuori dal forno un piccolo crogiolo dove delle grezze pepituzze di metalli misti stavano, ancora non caldi abbastanza per la fusione.
    Occhio che scotta…il mio nome comunq
    No, preferirei di no…forse tu corri pochi rischi qua nella palude, ma io viaggio molto, preferirei i nostri nomi ci rimanessero l’un l’altro ignoti. - era già tremendo abbastanza doverci parlare a differenza della schiava “utilizzata” a Qohor.
    Niente nomi, dunque, sarebbe stato meglio così: anche per un rospo era probabilmente meglio non conoscere il nome del serpente.
    La mia cavalla si è finalmente zittata
    Eh?
    La mia cavalla, il mio cavallo è donna. -spiegò temendo di aver reso male il femminile di cavallo
    Il tuo cavallo? - niente. Vicare avrebbe potuto consolarsi con l’ottusità di quell’essere di palude. Il motivo per cui i pesci si mangiano ed i cani si carezzano: i primi sono esseri talmente stupidi da non suscitare pietà alcuna. Era la stessa cosa, la stessa cosa.
    Lascia perdere, tieni il recipiente qua… - indicò un po’ imbarazzato. Suo padre l’aveva fatto a quella maniera, ad un suo pari…lui lo aveva fatto ad una schiava legata e, probabilmente, ubriacata da Haelo. Ma arrivato a quel punto Vicare non si poteva certo perdere in dubbi come “ Ho quello che ci vuole? ”. Non fosse andato fino in fondo Moca lo avrebbe deriso fino ai confini di quella fetida palude.
    Ti serve il martello?
    Hm? - Il martello dico, ti serve?
    No -rispose Vicare che in testa aveva un unico strumento che portava alla cinta -Dovrei riuscire a modellare con le pinze, è un metodo molto facile. - certo è che si trattava di un bel rischio: quello mica era acciaio di valyria “crudo” come nel laboratorio di Haelo, lì si trattava di crearlo ex novo come aveva tentato suo padre…e mica si ricordava il Vorys senior su cosa avesse intenzione di sperimentare il suo sangue puerile all’epoca.
    E’ importante che tenga ben fermo e saldo il crogiolo però, va bene? Io devo concentrarmi…Mo paṣẹ fun… ọ irin… Tẹ si… ifẹ mi… - prese a ripassare Vicare non badando alla possibile estraniazione del farabutto. Era abbastanza estraniato lui stesso dopotutto. La formula doveva essere recitata successivamente, con il sangue fresco nel recipiente, ma valeva la pena avercela pronta e chiara.
    Calma…concentrazione…precisione… - per quel caprone doveva essere strano sentir dire quelle parole per un’operazione tutto sommato semplice, per lui si trattava solo di tenere fermo con le sue tenaglie quel misero crogiolo.
    Per Vicare si trattava di afferrare quel primate per la barba, issargli il capo e reciderli i vasi arteriosi e venosi del collo prima che questo tentasse di resistere. Non poteva negare un brivido di eccitazione, un solo anno prima sarebbe stato per lui impensabile anche solo fantasticare una situazione del genere. Ma Elijah aveva scoperto le carte, non si poteva più fuggire dal destino. Non si può mai.
    Dopo aver inspirato un’ultima volta i miasmi della palude, Vicare sfilò il pugnale, fratello del bastone maledetto di quel tempio sulla Rhoyne, e si mosse con decisione.

    MALUS PESO=peso equipaggiamento-forza/10-resistenza*4
    MALUS PESO=4-45/10-0*4= -0,5
    VELOCITA'= Destrezza/3 +liv competenza arma - malus peso
    VELOCITA'= 50/3 +1 – 0= 17,6

    ATTACCO=9*45/10 + 1*3 + (7 *1) = 50,5

    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    Pugnale Curioso (7/2/4)
    Tunica di Lana (7 attrazione +10% resistenza freddo)
    Bastone da passeggio Serpente (9 Attrazione)
     
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