Posts written by -IngegnI-

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    Ausel Lydden "parlato"
    Ausel Lydden pensato


    Livello: 28
    P.E. base:
    Tratto educativo: Studioso
    Contro-tratto: Impudente

    N° parole: 457



    Il fabbro mosse gli occhi verso un angolo della bottega palesando i dubbi che il Lydden aveva avuto. Qualcuno era all’interno della bottega e lo stava osservando. Le mani dell’uomo si strinsero con foga attorno al manico del martello come a ricercare una sorta di sicurezza in quell’arnese che, nella sua quotidianità, rappresentava l’elemento essenziale del suo lavoro.
    Quei simboli, quel segno presente sulla pergamena, indicava qualcosa. Il fabbro era riuscito a dire solo queste poche parole prima che dall’ombra una figura si facesse avanti e si mostrasse. Era una figura incappucciata, zuppa d’acqua, come lo era il Tasso e … che fosse la figura che aveva cercato invano di catturare? Non si vedeva il volto della figura e, per quel che il Tasso potesse saperne, poteva essere lui come un’altra. Ciò che lo stupì fu la presenza di un’arma nelle sue mani. Stava stringendo una lama che brillava alla luce delle fiamme della forgia.
    La figura incappucciata si mosse di pochi passi andando a posizionarsi tra il Lydden e l’unica via di fuga presente nella bottega, la porta da dove il ragazzo era entrato.
    La figura parlò con un accento stranamente distante da quello che poteva aver sentito dalle persone di Myr eppure non avrebbe saputo dire da quale parte del continente orientale quell’accento potesse giungere. Non ne sapeva nulla e aveva abitato poco in quelle terre per poter anche solo avere una vaga idea. Non era di Myr, probabilmente. Ciò che disse, poi, fu alquanto eloquente. Era un uomo che si muoveva sotto la guida del Dio della Luce. un ulteriore fanatico? Poteva essere.
    ”Chi ti dice che io sia un semplice curioso? Potrei essere nel luogo giusto al momento giusto per poter compiere anche io il volere del signore della luce.”
    Non aveva idea di come si trattassero i fanatici, ma da quel poco che aveva potuto intuire con la cugina del Targaryen e la sua strana idea di essere la voce della Fanciulla, essi erano convinti di essere mandati dalla divinità stessa per compiere un volere. Anche i fanatici del dio Cinghiale erano giunti nelle Terre della Corona per compiere un volere, quello di sacrificare delle persone al dio cinghiale. Che anche il dio della luce fosse desideroso di sangue?
    ”Se sono qui, può essere che il dio della luce mi voglia qui e se ho seguito te è perché quel simbolo mi ha chiamato.”
    Ausel stava cercando di sfruttare tutto ciò che aveva imparato sfruttando la dialettica. non era il suo forte, ma poteva servire a questo scopo?
    ”Illuminami con la sapienza del dio e allontana con la sua luce le tenebre che oscurano la mia mente. Fammi comprendere e potremmo ritrovarci come compagni.”


    Provo ad utilizzare la seduzione per cercare di evitare di morire in primis e di capire cosa stanno facendo in nome di questo sio.
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    Semi: Serve un posto dove stare

    Ottieni:
    - 5 affinità Ornys
    -2 affinità myr
    +3 affinità schiavi
    +2 affinità westeros
    1 punto albero qualità
    1 punto intrigo


    Affinità Lhosthak passa da +11 a +6
    Affinità Myr passa da +5 a +3
    Affinità Schiavi passa da +5 a +8
    Affinità Westeros passa da a

    Intrigo passa da 105 a 106

    Il punto qualità lo assegno a Scelta delle scarpe che passa a 1/5
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    Ausel Lydden "parlato"
    Ausel Lydden pensato


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    N° parole: 986



    Una città non poteva essere sicura se non ben difesa e, con un affollamento di persone, la probabilità che qualcosa andasse storto era alta. Non aveva conoscenze sulle difese della città stessa, quanto fossero resistenti le mura e quali meccanismi di difesa avesse adottato la città in caso di guerra o di assedio, ma … sperava tanto di sbagliarsi e che il Lhosthak avesse ragione.
    Purtroppo il Tasso aveva ancora i racconti e, dolorosamente, anche le immagini di quello che era successo ad Approdo del Re. Quando era giunto, insieme a lord Ferret e lord Brax alla capitale del regno per inchinarsi davanti al Targaryen, essendo vassalli dell’Ovest, li avevano costretti a fare un giro lungo e “informativo” i ciò che il Leone era stato capace di fare. Aveva ammassato i civili e questo Ausel lo sapeva. Il Leone voleva solo usarli per evitare che il Targaryen usasse il fuoco del suo drago, ma la realtà era stata un’altra. La popolazione era servita a fargli sì da scudo, ma anche da diversivo in quanto si era ritrovata a svolgere un ulteriore ruolo: quello di carne da macello. Tutto un quartiere di Approdo del Re, nonché due edifici tra cui il Tempio di Baelor erano esplosi a seguito di numerose quantità di Altofuoco incendiate. La detonazione era stata tale da radere al suolo numerose case e fare una vera strage. Ausel lo aveva visto con i suoi occhi grazie alla macabra pensata dell’allora Mano del Re, di far imprimere ai vassalli dell’Ovest le azioni del proprio Protettore. Ausel aveva tentato di fare qualcosa, ma inutilmente.
    ”Posso immaginare.” Fu il commento del Tasso alle parole del diplomatico di Myr. Era chiaro che lui avesse quelle informazioni e che non volesse divulgarle per evitare che ci fosse il panico tra la popolazione. Era logico e coerente evitare che la popolazione cadesse nel terrore e rischiasse di, colta dal panico, fare più danni. Meglio tenerli nell’ignoranza finché era possibile.
    C’erano modi ben peggiori? Stava pensando alle fosse dei lottatori? Nessuno schiavo sarebbe stato contento di non avere nulla da are piuttosto che avere la libertà. Forse non gli sarebbe servita a migliorare la propria condizione di vita, ma la schiavitù non garantiva certo loro una vita dignitosa.

    Il diplomatico aveva centrato il punto con una chiarezza che Ausel non era riuscito a inquadrare. I profughi, lui tra i primi, era uno straniero e praticavano una religione che condannava il pilastro portante dell’economia della città stessa senza contare che, le loro abilità, avrebbero intaccato i mercati locali rapite una concorrenza non equa.
    ”Potrebbero imparare la lingua.” Disse il Tasso. Dopotutto c’era riuscito anche lui e pian piano anche Aidan ci stava riuscendo. Sulla religione non avrebbe potuto dire nulla in quanto anche lui non si era convertito e nemmeno poteva dirsi religioso.
    ”Direi che sono pochi coloro che hanno potuto permettersi questo privilegio … ” “Pagandosi la propria libertà”, pensò il Tasso. Quanti bravi lavoratori non avevano avuto il denaro sufficiente a pagarsi l’ingresso in città vuoi perché la nave era naufragata vuoi perché avevano solo il minimo indispensabile per pagarsi la traversata. Avevano sperato in una fortuna al di là del mare e si erano ritrovati in catene e con il collare al collo. Non credeva agli dei perché se davvero fossero stati presenti, perché non stavano intervenendo? Perché non aiutavano il popolo che continuava a pregarli?
    Il rammarico era palese sul volto del ragazzo. Aveva sperato di trovare un aiuto in quell’uomo, ma si era sbagliato.
    ”Lei si riterrebbe al sicuro se fosse difeso da soldati che, alla prima tempesta, scappano come conigli rintanandosi al calduccio di una bettola? Si riterrebbe al sicuro se le guardie, che dovrebbero garantire ordine e disciplina, si voltano dall’altro lato per evitare di vedere certe scene? Si riterrebbe al sicuro se le armi con cui si difende la città sono fatte cercando di farne quante più possibili nel minor tempo possibile?”
    Ausel stava sostenendo lo sguardo del diplomatico. Era certo di quello che stava dicendo in quanto, durante l’acquazzone e il temporale furioso di cui il diplomatico poteva ricordarsi, nessun soldato era presente per le strade della città. Nessun uomo della milizia cittadina stava controllando la bottegai Merion così come nessuno stava controllando le altre botteghe che lavoravano per la città come avrebbero dovuto fare. Erano così impegnate a difendersi dalla pioggia da non vedere figure che attaccavano pergamene alle porte delle botteghe della città. E che dire del capitano delle guardie che aveva fatto finta di non vedere l’imbonitore che frustava donne e bambini. Per non parlare delle armi che erano state richieste alle botteghe della città. Ausel si era tenuto basso con le cifre, ma nonostante questo, il lavoro sarebbe stato in perdita in quanto il costo della produzione sarebbe stato inferiore ai guadagni. E se qualcuno avesse utilizzato materiale di scarto per fare quelle armi e rientrare nelle spese o velocizzare i tempi producendo armi meno … temprate o efficienti?
    ”Myr si sta armando e sia io sia Merion, il proprietario della bottega, preferiamo andare in perdita piuttosto che fornire armi scadenti alla città.”
    “Si può dire lo stesso degli altri?” stava pensando il Tasso.
    ”Una guardia che alla prima difficoltà fugge, non merita fiducia. Una guardia non temprata dalle intemperie non è un buon soldato. Queste sarebbero le ultime difese della città?”
    Ausel non era più un lord e, se avesse mantenuto il titolo, insieme a Ser Camus, avrebbe impedito che una cosa del genere si verificasse.
    ”Lei si sentirebbe sicuro a Myr? Una città che combatte e sue guerre col denaro e non con i propri soldati?”
    Myr era una delle città che comprava mercenari per combattere le proprie guerre e la cui milizia, per giunta, era sollevata dal sentirsi in dovere i difendere la propria città e i propri concittadini.
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    Ausel Lydden "parlato"
    Ausel Lydden pensato


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    N° parole: 666


    La porta si aprì dopo un lasso di tempo che il Lydden non seppe quantificare. Quello che lo accolse fu un principale silenzio che venne interrotto dalla comparsa di una figura dai lineamenti duri che, alla luce delle fiamme della forgia, apparivano ancora più pronunciati.
    La fiamma viva all’interno della bottega illuminò quella che era una cicatrice sulla guancia sinistra. L’occhio del Tasso notò come, oltre alla cicatrice prima menzionata, vi fosse anche un segno di una bruciatura. In una bottega che lavorava il metallo non era difficile che alcune scintille sfuggissero dalla forgia stessa e si liberassero nell’aria cadendo tutte intorno. Una di queste avrebbe potuto prendere, in giovane età, il fabbro che si stagliava alla porta impedendo al ragazzo di poter passare oltre. Ciò che permise al Tasso di vedere quella bruciatura, gli impedì, però, di mettere a fuoco cosa succedeva alle spalle del fabbro stesso. Avrebbe potuto dire di aver visto qualcuno che si muoveva e si nascondeva nell’ombra, ma non avrebbe mai potuto esserne certo.
    La voce dell’uomo era molto più profonda di quella di Merion o del ragazzo stesso e lo accolse con un attimo di esitazione.Dopotutto stava interrompendo il suo lavoro. Era palese, sotto lo scroscio della tempesta, che avesse bisogno di scaldarsi e di prendere calore prima di incamminarsi e non era difficile pensarlo.
    ”Vorrei chiederle, gentilmente, di poter approfittare del calore della sua forgia per potermi asciugare un po’ e …”
    Notando che il fabbro non era dell’umore giusto per chiacchierare, estrasse la motivazione che lo aveva spinto a bussare alla sua porta: la pergamena zuppa. Lo fece in modo secco, quasi brusco, mostrandogli quel foglio su cui era inciso, a chiari segni, la figura che egli non riconosceva e che, a detta dei soldati e del fabbro precedente, nessuno conosceva. Cosa voleva mai dire quel simbolo?
    La pergamena o il simbolo sopra impresso, aveva avuto un effetto diverso rispetto alle parole del Lydden. Quasi desideroso di voler fare chiarezza, l’uomo chiese al ragazzo di entrare nella sua bottega, evento che non avrebbe di certo trovato remore da parte del Tasso.

    Una volta entrato nella bottega, il Lydden poté giovare del calore della fiamma presente nella forgia. Quel tepore e quel senso di coccola gli fece dimenticare per un attimo la tempesta che imperversava all’esterno e a tutta l’acqua che aveva preso dirigendosi, come una banderuola, ora a destra ora a sinistra alla ricerca di qualche indizio o informazione in merito a quella pergamena stessa.
    La porta della bottega si chiuse e il fabbro cercò di parlare trovando le parole giuste da utilizzare in una situazione del genere. Ciò che stupiva il Tasso era perché fosse così restio nel parlare. I soldati, così come il fabbro che aveva incontrato in precedenza, non si erano preoccupati nel dire ciò che gli passava per la testa. Perché lui sì?

    Lo condusse, ed Ausel si fece dirigere, in un angolo più appartato della bottega stessa dove le esalazioni del metallo infuocato sembravano meno forti, più attutite rispetto al luogo dove si lavorava. Nervoso più di prima, agitato per dir la verità, il fabbro cercò di parlare attraverso un sussurro. Dove aveva trovato quella pergamena? beh, per ora l’aveva trovata sulle porte di ben tre fabbri che lavoravano per la città di Myr. Non poteva essere un caso.
    ”Qualcosa mi dice che non puoi parlare liberamente.”
    Disse Ausel utilizzando lo stesso modo e timbro di voce, cioè sussurrando. Probabilmente ci aveva visto giusto, ma non ne era assolutamente sicuro. Nell’ombra c’era stato un movimento, forse, e … che fosse la figura incappucciata che stava inseguendo?
    ”C’è … qualcuno?” Chiese Ausel con un filo di voce guardando attorno.
    Aveva numerose domande e non poteva farle se l’uomo non poteva parlare.
    ”Cosa vuol dire e … perché era anche … qui?”
    Ausel fece un gesto del capo per indicare fuori dalla bottega. In effetti era stata trovata anche attorno alla bottega, un isolato più in là.
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    Ausel Lydden "parlato"
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    N° parole: 662


    A quanto sembrava il diplomatico non aveva molto tempo da dedicargli e non poteva nemmeno essere aiutato da quel ragazzo che voleva fare qualcosa per lui. La notizia del terreno che stava riprendendo a dar frutto, almeno in parte, sembrò rallegrarlo quel tanto da distoglierlo temporaneamente dai suoi impegni. Cosa ci fosse di così urgente non gli era dato sapere, ma aveva davvero pochissimo tempo per poter formulare una domanda, la domanda per cui era giunto fino a lì.

    ”Avete ragione, non posso comprendere.”

    Era davvero così? Non poteva insistere e avrebbe lasciato all’uomo decide se dare fiducia al ragazzo o meno. Era giunto per una domanda, anzi più di una e doveva ora porle. Aveva provato a rendersi utile, ma non era il tempo e il luogo, quello.

    ”So che la città si sta armando e … qualcosa mi dice che le attenzioni non sono rivolte lì dove sono sempre state, verso le Terre Contese. Mi piacerebbe sapere, sempre se possibile, dove poter portare le persone a cui tengo molto e quali città stanno per combattere contro Myr.”

    Il suo primo pensiero era andato alla famiglia di Merion. La dolce Ages si era preso cura di lui, così come il mercante senza contare le gentilezze della figlia, Tegan. Per quanto aveva avuto degli screzi con Thoros, il figlio di Merion, non voleva vederlo in balia della guerra. Non sarebbe stato in grado di reggere una spada, figuriamoci di poter combattere e, poi, gli dispiaceva soprattutto per Aidan, il ragazzino di Raventree Hall. Voleva aiutare tutti loro e se avesse saputo dove poterli dirigere, sarebbe stato meglio che lasciarli in città con una milizia che alle prime gocce d’acqua scappava via.

    ”La città è piena di profughi senza una dimora e un lavoro e piena di schiavi. Vorrei poter utilizzare questi profughi per diversi scopi perché, da quello che ho visto nelle varie piazze della città, alcuni sono venduti per placare i piaceri dei compratori e non per quello che sanno realmente fare.”

    Forse il Tasso stava parlando troppo. La sua lingua lo aveva già portato a mettersi nei guai e, forse, lo stava facendo di nuovo. Voleva salvare i profughi dell’Ovest dalla schiavitù, e, possibilmente, da una ulteriore guerra. C’erano persone che avevano familiarità con le armi, come nel costruire così come nel maneggiarle, come i soldati che aveva incontrato con Thoros e Ages in cerca di qualche commissione o di qualcuno da proteggere in un viaggio in altre terre. Chi sapeva costruirle avrebbe potuto lavorare per la città e non essere impiegato a zappare le terre di qualche ricco e grasso signore rendendo vana l’arte imparata dal rifugiato stesso. C’erano i soldati che avrebbero potuto combattere e apportare nuove strategie alle battaglie. C’erano persone che avrebbero potuto davvero far fruttare terreni se solo gli avessero dato quel compito e non sbattuti chissà in quale bordello solo perché piacenti. E che dire dei pochi istruiti scappati perché senza una casa o perché sfrattati? Avrebbero potuto aiutare con il loro sapere, curare i feriti, dare una nuova visione d’insieme. C’erano poi le donne che avrebbero potuto aiutare con i lavori di tessitura e i bambini che avrebbero potuto dare una mano e non reclusi in qualche luogo di piacere per sollazzare vecchi depravati.
    Se solo avessero avuto qualcuno che, invece di renderli schiavi, avesse dato loro modo di esprimere ciò che sapevano fare.

    ”Ci sono soldati tra loro, fabbri, armaioli, carpentieri e cerusici. Quanto materiale sprecato solo per il piacere di possedere una persona e non dare loro modo di esprimere il meglio di se stessi.”

    Era giunto in quel luogo per avere delle informazioni e stava dispensando consigli? Doveva smetterla di parlare senza pensare.

    ”Chiedo scusa per la mia imprudenza. Se possibile, ero giunto da voi per avere informazioni sulla guerra, quali potevano essere i posti sicuri per le persone a cui tengo e salvare gli innocenti.”
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    Ausel Lydden "parlato"
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    N° parole: 539


    La ricerca spasmodica del Tasso non diede i frutti sperati. Con le mani nel fango, il volto rigato dalla pioggia e i vestiti, nonché il capo, zuppo d’acqua, non era certo un bello spettacolo. Non poteva nemmeno restare per troppo tempo in balia della tempesta o si sarebbe beccato qualche malanno. Per quanto potesse essere forte fisicamente, il suo corpo era pur sempre stato provato dalla fame e dal naufragio e, precedentemente, da uno sforzo tale da fargli perdere buona parte del suo peso. lo aveva recuperato, non tutto, ma da gracile ed emaciato quale era giunto alla porta di Merion, ora poteva dirsi quasi del tutto ripreso. Ci voleva ancora un po’ per ritornare quello di un tempo, quello che era stato prima della partenza verso Approdo del Re e da lì verso l’esilio, ma il peggio si poteva dire passato e lasciato alle spalle.
    Nella melma le sue dita non trovarono nulla. Attorno alla bottega, vicino la porta, vicino le finestre e nei pressi ella stessa, non vi era traccia alcuna di pergamena o di resti di quella che un tempo poteva essere stata una pergamena. Le motivazioni della sua assenza potevano essere molteplici. Il vento poteva averla staccata dalla porta e spedita chissà dove. Se lo scopo di quel simbolo doveva essere un segno tale da far riconoscere quella bottega come un potenziale bersaglio, lasciare che la pergamena venisse staccata dal vento e trovarsi un luogo segnato privo di segnaposto non era il massimo auspicabile. Ma il temporale poteva aver messo fretta alla persona e l’affissione della pergamena poteva essere stata meno scrupolosa di quanto doveva essere.
    Altra motivazione poteva essere la pioggia che aveva bagnato la pergamena a tal punto da farla staccare e farla cadere a terra mescolandola con la melma di terriccio e acqua. Oppure … poteva quella bottega non essere un bersaglio o, ancora, l’uomo che stava lavorando al suo interno poteva averla già staccata dalla sua porta.
    Queste erano tutte supposizioni e alcune non potevano essere nemmeno vagliate vista la natura delle stesse. L’unica cosa che poteva fare il Lydden era andare a chiedere direttamente all’uomo che stava lavorando all’interno dell’officina se avesse o meno visto quella pergamena.
    Il ragazzo, dopo essersi alzato e arresosi all’evidenzia che a terra non avrebbe trovato nulla, pose l’orecchio accanto al legno della porta per ascoltare quei rumori che si intervallavano con quelli del temporale. All’interno della bottega vi era un fermento che era dato, principalmente, dal battere del martello sul metallo rovente. Oltre a questo, ciò che udì il Tasso fu un vociare. Una, probabilmente quella del fabbro, stava parlando con qualcuno ponendo delle domande o ciò che sembravano tali a una persona che, fino a quel momento, non aveva ancora detto una parola. Probabile che avesse parlato prima che il Lydden ponesse l’orecchio sul legno.

    Dopo aver ascoltato qualcosa, il Tasso si decise a bussare. Le sue nocche cozzarono con il legno della porta e, per rendersi udibile sovrastando il rumore della pioggia e del martellare, il Lydden usò il batacchio di metallo per farsi sentire dall’interno.
    Se qualcuno avesse aperto, avrebbe chiesto spiegazioni di quel segno. Portava ancora la pergamena ben protetta dalla pioggia, tra il suo corpo e gli strati di vestiti.
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    Davanti alle porte della dimora del diplomatico di Myr, il Tasso attese rimuginando su cosa avrebbe potuto dire o con cosa avrebbe potuto iniziare quel discorso che tanto gli premeva. Erano passate settimane dal torneo di Cyvasse e dalla consegna delle due statue che, con sua soma gioia, avevano fatto dimenticare quella sconfitta così schiacciante e bruciante, più per il Lhosthak che per lui che, come aveva sempre detto, non sapeva giocare a quel gioco.
    Le porte vennero aperte e fu sempre il solito uomo di colore ad accompagnarlo lungo i corridoi dorati e intarsiati, nonché abbelliti da statue ed oggetti vari di cui la casa era piena. Da quel poco che sapeva, l’uomo aveva collezionato oggetti da ogni dove e dopo la morte della moglie si era lasciato andare non trovando in nessun oggetto quella bellezza che prima vedeva quando sua moglie era in vita. Fu sorpreso quando, qualche settimana prima, aveva consegnato le due statue e l’uomo non le aveva rinchiuse lì dove finivano i vari regali che gli venivano fatti. Era stata una gran gioia e anche un grandissimo onore vedere quelle due statue disposte in una sala apposita. Per vedere se le due statue erano ancora al loro posto, il ragazzo sbirciò da una delle grandi sali cercando di osservarle o di scorgerne almeno una anche solo di sfuggita. Probabilmente non era quello il corridoio dove si trovava la sala e non riuscì a vederle. Non poteva certo chiedere all’uomo che lo stava scortando se le statue fossero ancora la loro posto. Anche Ages, la moglie di Merion, per quanto frequentasse quella casa, era “relegata” alle cucine e non avrebbe potuto darle informazioni al riguardo.
    Gli sarebbe, però, dispiaciuto, se quelle statue fatte con molta fatica e tantissimo impegno, fossero gettate nella stanza del dimenticatoio. Aveva dovuto lavorarle per tantissimi giorni per dare loro quelle fattezze richieste, la statua del dio dai mille volti nelle due colorazioni, bianche e nere dettate dalla natura dei due legni utilizzati e la statua dalla duplice prospettiva, il suo lavoro più riuscito, forse.
    Arrivarono in prossimità delle stanze del diplomatico della città e l’uomo che lo aveva accompagnato, gli chiese di attendere fuori, come era solito fare, per annunciarlo. Dopo qualche minuto, l’uomo di colore uscì per permettere al Tasso di accedere alle stanze del Lhosthak e avere con lui quell’incontro richiesto.

    Ausel attraversò la tenda che lo separava dalle stanze e si ritrovò un luogo che no riuscì a riconoscere subito. C’era sempre quel tocco di esotico dettato dagli incensi profumati che riempivano l’aria dello studiolo con le piante che arrivavano fino al soffitto e drappi colorati che illuminavano la sala con tonalità pastello. L’uomo sembrava molto invecchiato più per la postura e la trascuratezza che per la reale età anagrafica. Lo aveva sempre incontrato con la barba curata e i capelli sempre in ordine anche se non alla moda e colorati come gli abitanti di Myr. Ora, davanti al Lydden, c’era un uomo che sembrava non dormisse da giorni e che non si desse una sistemata da altrettanto tempo.
    Sulla scrivania davanti all’uomo c’era una tazza fumante di qualche strana bevanda e numerose carte impilate le une sulle altre. Il Lhosthak stava leggendone alcune quando alzò lo sguardo e pose i suoi occhi sul ragazzo. Lo salutò con cortesia, come sempre, dandogli modo di cominciare la discussione.

    Probabilmente aveva interrotto qualcosa relativo al suo lavoro o … era un elemento di disturbo che lo avrebbe distolto dal lavoro stesso?

    ”Mi spiace disturbarla, signore." Sembrava davvero molto impegnato che fu naturale per il Tasso proseguire con "Se disturbo, posso passare qualche altro giorno.”

    C’erano molte cose di cui discutere oltre alle sue richieste. Poteva anche cominciare con l’informarlo su come stava gestendo quel pezzo di terra che gli era stato affidato. Sì, forse poteva essere un buon inizio.

    ”Volevo farle sapere che il pezzo di terra che mi avete affidato è stato ripulito da tutte le erbacce, il terreno spianato e sto sistemando le strutture in legno riparando lì dove possibile e sostituendo dove è necessario. Sta riprendendo vita.”

    Quel terreno non era stato sfruttato dal Lhosthak che lo vedeva più come un peso che altro. Aveva fatto costruire delle strutture in legno simili a baracche e dei magazzini, ma non lo aveva mai utilizzato come terreno da coltivazione anche perché era circondato dai vigneti dei vicini.

    Osservando l’uomo, però, Ausel non sapeva se poter continuare o meno. Aveva altro da chiedere e la sua impazienza e preoccupazione poteva essere percepita.

    ”Posso aiutarla in qualche modo?” Si ritrovò a dire osservando le numerose carte che minacciavano di sommergerlo.

    Parole: 780
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    N° parole: 774


    Le due guardie erano riuscite a “rilassarsi” e, probabilmente, le false lusinghe del Tasso erano state la causa di quella distensione d’animo e di pensiero. Se il primo era più convinto della storia e delle parole del Lydden, il secondo gradì i complimenti, ma rimase comunque alquanto dubbioso su ciò che il ragazzo stava raccontando. era comunque qualcosa di serio se le sue parole si fossero rivelate vere. Bisognava essere certi di ciò che si stava discutendo e delle accuse che si stavano lanciando contro, poi, non si sapeva bene chi. Ci sarebbero stati diversi indagati, forse, che avrebbero voluto fermare la guerra o bloccare il riarmo della città.
    Ciò che ottenne il Tasso fu il nome delle due guardie. Il primo si chiamava Halwah ed era quello più propenso alla storia di Ausel, forse anche perché voleva dire azione o, forse, perché avrebbe fatto di lui qualcuno di importante se la storia fosse stata vera e lui fosse stato uno dei protagonisti principali. Il secondo, quello più dubbioso, si chiamava Iaar e i due erano di stanza presso le guardiole della Luna Nera, un luogo che il tasso aveva già sentito.

    ”Grazie, lo terrò a mente.” disse il ragazzo che si era presentato come Zagreus donando loro un ultimo sorriso lusinghiero per poi allontanarsi una volta che le due guardie ebbero terminato quella conversazione. Le due si fecero più prossime alla parete in modo da non bagnarsi ulteriormente e dare modo al Tasso di potersi allontanare.
    
Ausel percorse quei pochi metri con l’acqua che gli sferzava sulla faccia infreddolendolo e facendolo tremare dal freddo. Se normalmente quella distanza sarebbe stata coperta in poco tempo, poco più di una manciata di secondi, in quelle condizioni, con il temporale che imperversava e la pioggia che impediva di vedere dove si stava andando, l’andamento del Lydden fu rallentato. Si muoveva con cautela per evitare non solo le pozzanghere o il fango che si era formato per le strade e che poteva risultare scivoloso e infausto, ma anche per togliersi la pioggia dalla faccia e cercare di vedere bene dove stava andando. Non era semplice riuscire a scorgere quella bottega che, con il sole o una semplice giornata nuvolosa sarebbe comunque apparsa subito alla vista grazie all’insegna che ne avrebbe indicato la posizione e identificato l’opera della stessa. Il vento sbatacchiava le persiane di legno e anche le insegne che, muovendosi oscillando, non permettevano una rapida identificazione da subito. Ci volle più tempo del previsto, in primis per raggiungere la bottega e in secondo luogo per riconoscerla. Una volta identificata il Tasso iniziò a guardare i vari punti visibili in modo da valutare la presenza della pergamena. Ispezionò la porta, l’architrave, le finestre e le imposte per vedere se ci fosse stata non solo la pergamena, ma anche un suo rimasuglio. Già quella della bottega da dove proveniva era mezza bagnata e, con il tempo che peggiorava, la pergamena, se mai ci fosse stata, poteva anche essersi inzuppata a tal punto da strapparsi. L’unica cosa che il Tasso potè fare fu quella di guardarsi attorno, a terra e sperare che la pergamena non fosse caduta nel fango o si fosse allontanata troppo. Si aggirò attorno alla bottega guardando a terra, prima vicino la porta, poi vicino alle strutture adiacenti alla bottega stessa.
    In quella posizione, e con le mani a terra, a gattoni, il Tasso dovette avvicinare il viso quasi al suolo per poter scorgere anche un minimo segno di pergamena bagnata, se mai questa ci fosse stata. Così conciato, il Lydden si ritrovò più e più volte la pioggia che gli colava dalla faccia raggiungendo le labbra. Quel sapore salmastro fece pensare al ragazzo che la tempesta proveniva dal mare. L’odore di terreno bagnato gli inebriava le narici mentre le mani, zuppe di terriccio infangato cercavano qualcosa che potesse somigliare vagamente a una pergamena.
    Se mai l’avesse trovata, il passo successivo sarebbe stato quello di bussare alla porta. Quando si era avvicinato allo stipite della porta per osservare e scorgere la pergamena, il Tasso aveva sentito al suo interno, all’interno della bottega, il rumore di qualcuno che stava lavorando, il martellio costante e ritmico di qualcuno che batteva il ferro.
    il padrone della bottega era all’interno della stessa. non poteva interrompere il suo lavoro senza quella pergamena. poteva anche essere che lo stesso fabbro avesse strappato la pergamena dalla sua porta, ma questa sarebbe stata solo fortuna. era più probabile che il maltempo l’avesse staccata dalla porta o il fatto che fosse troppo bagnata l’avesse fatta strappare e parte fosse andata a finire sul terreno bagnato coprendone le tracce a un primo sguardo.
  9. .
    Ausel era molto preoccupato di ciò che stava per scatenarsi sulla città di Myr. La guerra era alle porte e da quello che aveva scoperto, le milizie della città non erano poi così addestrate come si credeva. Non poteva fare di tutta un'erba un fascio, questo era ovvio, ma la prima impressione non era stata assolutamente positiva, anzi. Quale due guardie che aveva incontrato nelle strade della città sotto la pioggia torrenziale non erano di certo un fiore all'occhiello, si sarebbe potuto dire tutto il contrario. Cosa sarebbe successo se la città fosse davvero scesa in guerra contro una città libera molto più forte e addestrata? Myr, da quello che aveva saputo dalle lezioni in casa Merion, si era sempre affidata a mercenari pagati per combattere per la città. Erano anni, forse secoli, che le milizie della città non scendevano in guerra in prima linea e questo li rendeva davvero delle pedine in balie dell'intemperie. Non sarebbero state in grado di fronteggiare un vero scontro, figuriamoci una serie di battaglie che la guerra comportava. Come si sarebbe protetta la città da un'assedio? Aveva fatto scorte? Le stava facendo?
    Le voci che giravano per la città erano tutte discordanti e molti non erano ancora in grado di realizzare a cosa sia stava andando incontro. La preoccupazione del Tasso, però, era finalizzata a delle persone in particolare. Aveva a cuore la famiglia di Merion, così come Aidan. Gli dispiaceva vedere quel ragazzino nuovamente sballottolato da una guerra che non aveva voluto lui. E poi c'erano tutti i rifugiati di Westeros a cui il Tasso ancora non aveva trovato un posto dove stare. Doveva iniziare a muovere il culo se voleva salvare loro e tutti coloro a cui teneva.

    Con questo intento decise di andare dall'unica persona che poteva aiutarlo: il Lhosthak.

    Erano poche settimane che il Tasso non frequentava più load casa del diplomatico della città. La moglie di Merion continuava a fare la cuoca nelle cucine della casa dell'uomo ed era stata lei a fargli avere quel primo lavoro a cui poi erano seguite le due statue. Non cercava un altro lavoro, ma voleva comunque delle informazioni e un aiuto, se fosse stato possibile.

    Dopo aver bussato alla porta di legno della casa del Lhosthak, il Tasso attese che gli venisse aperto per poter essere condotto dall'uomo, se avesse voluto riceverlo.

    Intento duplice se possibile.
    - Avere qualche informazione sulla guerra imminente
    - Trovare un posto per gli esuli di Westeros o anche solo un'indicazione su dove cercare un potenziale rifugio per se e gli altri.
  10. .
    Ausel Lydden "parlato"
    Ausel Lydden pensato


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    Ausel, sotto le mentite spoglie di Zagreus, aveva fatto breccia nell’animo desideroso di complimenti ed egocentrico delle due guardie. Fossero state delle milizie di qualche feudo del Continente Occidentale, probabilmente, sarebbero già state spedite a zappare i campi o alla Barriera per imparare la vita dura e fargli apprezzare il loro reale compito, quello di proteggere la città, o nel caso di Westeros, il feudo.
    Quelle due guardie, quindi, spinte dai complimenti del Tasso, si lasciarono sfuggire delle indiscrezioni che potevano benissimo nascondere dei segreti. Per loro fortuna non era questo il caso e ciò che il Lydden ne dedusse fu solo una potenziale incompetenza delle guardie stesse. Era sparito un armaiolo che, poco tempo dopo era sbucato così, dal nulla, come era sparito dando però molto filo da torcere alle stesse milizie nel cercarlo. Era davvero stato così difficile trovarlo? Myr era molto grande, bisognava dire anche questo, ma nessuno lo aveva cercato nei luoghi dove potenzialmente poteva essere andato a nascondersi? A Deep Den avrebbero fatto ricerche in ogni casa e scovato il nascondiglio di quell’uomo … a Myr? Avevano cercato invano per quanto tempo? Una settimana?
    ”Forse aveva solo bisogno di staccare un po’ dal suo lavoro. Ci può stare.”
    Li rincuorò il Tasso. Dopotutto non potevano giungere a conclusioni affrettate, così come aveva detto uno delle due guardie. Per quanto volessero apparire discrete, le due guardie erano molto espressivi anche nella loro gestualità. Quella gomitata voleva dire molto di quanto non detto.
    A quanto sembrava, non erano ancora molto convinti di lui da fidarsi e, dopotutto, lui era solo un ragazzo e, per di più estraneo alle “faccende” di Myr.
    ”Lo farò, e, se non vi spiace, vi informerò personalmente. Sembrate le uniche guardie che hanno a cuore la città e il suo popolo. Date molta fiducia e …un giorno spero di diventare forte e coraggioso come voi.”
    Altra serie di complimenti accompagnati da sorrisi e un luccichio negli occhi. il ragazzo voleva apparire convincente e sicuro di ciò che stesse dicendo come se davvero pensasse che quelle due guardie fossero un mito da raggiungere. Era chiaro che, in cui suo, Ausel non pensava affatto che quelle fossero degne di definirsi tali. in uno scontro, anche il ragazzino balbuziente che Ausel aveva tirato fuori da Approdo del Re sarebbe stato in grado di batterli con una spada in mano. Al pensiero di quel ragazzino i suoi occhi si riempirono di lacrime e questo fu la reale causa del luccichio che le due guardie poterono notare nello sguardo del Tasso. Non era ammirazione verso di loro, ma ricordo verso quel ragazzino che, probabilmente, era morto nella vana speranza di cercarlo. Non poteva saperlo con certezza, ma quel vecchio che aveva incontrato sul molo di Myr aveva parlato di un ragazzino che cercava il suo lord.
    Quando le due guardie consegnarono il fischietto al ragazzo, Ausel prese quell’oggetto come se fosse molto importante. Voleva che le guardie pensassero che quel gesto e quell’oggetto rappresentassero tanto per il ragazzo.
    ”Sono molto onorato della vostra fiducia. Non ne abuserò. Andrò a vedere se anche l’altra bottega ha quella stessa pergamena e ve lo farò sapere. Sarete i primi che informerò. Posso chiedere i vostri nomi?”
    Disse Ausel sorridendo alle due guardie. uno di loro doveva chiamarsi Halwah o una cosa del genere. Lo aveva sentito solo di sfuggita e non voleva essere frettoloso.

    Dopo aver salutato le guardie, il Lydden mise il fischietto in tasca per andare a visionare la bottega di quel fabbro che doveva essere straniero, proveniente da Volantis, forse, secondo le deduzioni di Thorian. Attualmente aveva visto la pergamena solo sulla porta di tre fabbri che lavoravano per la città: la bottega di Merion, quella di Thorian e quella di suo fratello Ephraim. La pergamena ci sarebbe stata anche su quella del fabbro di Volantis? Anche lui lavorava per la città?
  11. .
    Semi: A come alleato o come avversario?

    Commenti:
    +2 affinità Città Libere
    -2 affinità locandieri (o se hai qualcosa già di simile)
    +1 prestigio
    1 punto Albero Qualità
    1 punto diplomazia
    1 punto parametro a piacere per il ritardo subito nell'assegnazione ricompense


    Affinità Città Libere passa da +41 a +43
    Affinità Locandieri passa da 0 a -2

    Prestigio passa da 25 a 26
    Diplomazia passa da 72 a 73

    Amministrazione passa da 90 a 91

    La qualità la assegno a Uso del Profumo che passa da 3/4 a 4/4
  12. .
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    Le due guardie osservarono Ausel che, sporco, bagnato e affannato non doveva essere proprio un bello spettacolo. La loro curiosità, però, li fece tentennare alla notizia di ciò che il ragazzo stava rivelando. Se davvero le parole del Tasso fossero state vere, qualcuno stava agendo alle loro spalle e a quelle della stessa città di Myr.
    ”Posso dirvi con certezza che fino a ieri sera non c’era nulla attaccato alla porta. Oggi, complice forse il maltempo, questa figura incappucciata ha approfittato del rumore del temporale per coprire le sue martellate e sfuggire ad occhi vigili.”
    Quella poteva essere una sua deduzione, ovviamente, ma nulla vietava che potesse essere andata proprio così. ”Pensavo fosse qualcuno che bussava alla porta e quando sono andato ad aprire l’ho visto scappare via e vicino la porta c’era questa pergamena.”
    Sarebbe stato inutile ripetere che la figura non si era fermata ai suoi richiami, sarebbe stato ridondante e, se si fosse fermata, poi, il ragazzo avrebbe anche scoperto cosa voleva e cosa significavano quei simboli.
    Uno delle due guardie sembrava credergli, anzi, era quasi inquieto mentre l’altro, forse più scettico, lo stava frenando. Non c’erano state altre segnalazioni e, come detto, non avevano visto nessuno scappare e, seppure lo avessero visto, chi poteva dire se fosse perché inseguito o perché voleva ripararsi dalla pioggia e rientrare a casa?
    ”Il non avere notizie certe ne fa nascere di fantasiose a volte. Si sente di tutto e non si sa a cosa credere.”
    Il ragazzo stava dando ragione alle guardie? In parte e voleva anche sostenerle. Dopotutto dovevano esserne certi e avere delle prove più concrete.
    Ausel osservò una delle guardie? A chi si stava riferendo? Chi poteva sabotarli?
    ”Posso chiedervi a chi vi riferite? Non dirò niente a nessuno, prometto.”
    Ausel, sotto le mentite spoglie di Zagreus, cercò di essere convincente. Dopotutto a chi poteva dirlo? La sua sarebbe stata una delle tante teorie che giravano e chi avrebbe potuto dire che la sua era quella vera?
    Ciò che non gli piacque, ma alla quale non poteva fare nulla, dopotutto, era quella strana affermazione. Gli animi più indomiti venivano piegati da una tempesta? Lui non aveva combattuto sotto un temporale, erta vero, ma le ballate narravano di battaglie sotto la pioggia e, lui, stava cercando di afferrare un potenziale furfante sotto la pioggia. Poteva dirsi più indomito delle milizie stesse? Da chi si stava facendo difendere quella città? E in quelle condizioni voleva scendere in guerra?
    ”Allora sono stato fortunato a trovare le guardie più coraggiose di Myr.”
    Sì, il ragazzo stava mentendo spudoratamente, adulandole, sperando di riuscire a cavar da loro qualche altra informazione utile.
    ”Sono un apprendista e il titolare della bottega dove lavoro deve consegnare degli ordini per la milizia. Per quello sono preoccupato, ne va del nostro stesso lavoro.”
    Per continuare sSo che non ne avete bisogno, ma in questa zona dovrebbe esserci un altro fabbro. Posso andare a vedere se anche lui ha questa pergamena o se ha visto qualcuno. In questo modo, io provo a vedere se ci sono altre conferme a quello che vi ho detto e voi non abbandonate la postazione. Non vorrei che per colpa mia venissero richiamate gli unici due soldati temerari.”[/color]


    Provo ad utilizzare seduzione adulandoli e vedendo se riescono a dirmi qualcosa o a convincerli a indagare maggiormente.
  13. .
    CITAZIONE (Albi_96 @ 24/2/2024, 22:54) 
    sono state assegnate le ricompense?
    -IngegnI-
    Blatros

    No, ma stavo attendendo
    :)
  14. .
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    Il fabbro sembrò accettare le scuse del ragazzo e consegnò la pergamena in mano al Tasso con una certa preoccupazione negli occhi. Che le parole del Lydden avevano fatto breccia in lui? Che la possibilità di un danno ai fabbri della città fosse qualcosa di plausibile e non solo una fantasia giovanile?
    Ciò che disse, poi, diede da un lato una sorta di sostegno morale al giovane apprendista, dall’altro non voleva poi riporre tante speranze in quel suo parlare. Sperava che tutto si risolvesse nel migliore dei modi, chi non lo sperava, ma non era certo che potesse davvero essere come diceva il Lydden.
    Per quanto riguardava la questione milizie, invece, fu molto più prodigo di parole. Si pose con la schiena rivolta a una delle pareti della bottega in modo da guardare bene il ragazzo negli occhi. Non poneva nessuna fiducia nelle milizie della città e in quelli che si dichiaravano soldati di Myr. Che ne avesse, o meno, le sue motivazioni, queste non le rivelò. Per Thorin quel comportamento era del tutto naturale per degli uomini come loro. Un discorso del genere o un comportamento del genere, non solo a Deep Den, ma in qualsiasi altro feudo di Westeros, sarebbe stato deprecabile. Un soldato aveva come prima missione quella di difendere il suo signore e il popolo che costituiva il feudo. Non poteva essere certo che tale animo pompasse anche nei cuori di coloro che difendevano Approdo del Re o città più grandi, ma poteva essere certo che a Deep Den ogni singolo soldato era addestrato da Ser Camus con quell’intento, difendere i Lydden e difendere Deep Den.
    Ciò che gli rivelò sulla guerra non era nulla di nuovo. Le navi di Tyrosh erano sparite dal porto per settimane prima di essere avvistate nuovamente. Era stato lo stesso Merion a rivelarglielo e a dirgli che una delle navi mercantili più grandi della città di Tyrosh era approdata nuovamente nel porto di Myr. Se ci fosse stata in ballo una guerra tra le due città, era plausibile che la stessa città di Tyrosh non ne sapesse nulla e che Myr stesse approfittando di questo stato di subbuglio dettato dalla presenza del nuovo Arconte.
    Le rivelazioni di Thorian erano state fatte con la semplicità di chi sta parlando del più e del meno senza curarsi di ciò che potrebbero causare quelle parole. Ausel rimase ad osservare l’uomo quasi a bocca aperta mentre rivelava tali informazioni. Che fosse vero o meno, non si poteva accusare qualcuno senza delle prove e … un Arconte poi, che, per quello che il Lydden aveva compreso della gerarchia delle città libere, equivaleva a una carica più o meno paragonabile a quella del Maestro del Conio o di Corte ad Approdo del Re, se non proprio come quella di un lord. Erano parole che non potevano essere pronunciate con una libertà tale senza correre in un rischio per la propria vita.
    Il ragazzo annuì acquisendo quella nuova informazione e salutò il fabbro dopo aver preso la pergamena ed essersi riscaldato a sufficienza. La bottega era piccola ma accogliente e l’uomo non era per nulla scontroso. Gli sarebbe piaciuto rivederlo in circostanze meno turbolente.

    Uscito dalla bottega il ragazzo si avviò direttamente verso il luogo che lo stesso Thorian gli aveva indicato. Voleva valutare la presenza di una pergamena simile vicino alla bottega del fratello dell’uomo con cui aveva appena finito di parlare. Si mosse cercando di bagnarsi il meno possibile. Ormai la possibilità di ritrovare nuovamente lo sconosciuto incappucciato era pari allo zero. Perché non indagare e togliersi il dubbio?
Arrivato davanti al luogo che gli era stato indicato, Ausel vide una porta chiusa con un lucchetto. Provò a forzarla ma questa non si mosse e il rumore del catenaccio e del lucchetto si mescolò con quello della pioggia e del temporale. La finestra accanto alla porta era chiusa e la pergamena, per quanto fosse bagnata, spiccava come un segnale o un vessillo.
    La pioggia impediva di vedere bene il simbolo, ma era quello presente sulla pergamena della bottega di Thorian e quella sulla bottega di Merion. Ausel prese la pergamena in modo da riporla al riparo dei suoi vestiti, per quanto fossero comunque nuovamente un po’ bagnati e si guardò intorno. La bottega era chiusa e fin qui non ci pioveva. Cosa poteva fare? L’unica alternativa era andare dal fabbro proveniente dalle zone di Volantis e appena il Lydden provò a muoversi sentì delle voci che provenivano non poco distanti da lui. Il tasso si avvicinò girando l’angolo e veleno le due guardie ripararsi al di sotto di una tettoia.
    Il ragazzo si fece loro innanzi correndo e le salutò cercando di chiedere loro informazioni su ciò che sapevano di quella strana storia che gli avrebbe poi raccontato.

    ”Chiedo scusa se disturbo, ma … stavo cercando dei soldati da diverse ore.” Un po’ di sana adulazione poteva starci, in un tempaccio come quello. ”Siete le uniche da qui alle mura ad affrontare con ostinazione il compito gravoso che vi è stato dato.”
    Ausel stava cercando di usare tutta la sua dialettica e persuasione, se si poteva dire tale, sotto la pioggia, col freddo che entrava fin dentro le ossa e disturbandoli in qualunque cosa stessero discutendo.
    ”Ho rincorso una figura incappucciata che sta inchiodando queste pergamene … ” Ausel mostrò quella che aveva sottratto alla bottega del fratello di Thorian e la mostrò alle guardie.
    ”Non so perché lo sta facendo, non ha risposto alle mie domande ed è scappato facendo perdere le sue tracce. Mi è sfuggito e oltre ad aver attaccato questa sulla bottega dove lavoro come apprendista, l’ho trovata anche su quella di altri due fabbri in zona.”
    Il Tasso attese che una delle due guardie dicesse qualcosa per poi continuare ”Correndo dietro la figura incappucciata sono passato davanti ad diverse botteghe, ma solo quelle che lavorano il ferro e hanno ordini per le milizie della città hanno questa pergamena. Ho paura che qualcuno ci abbia preso di mira e voglia rovinare o ritardare le consegne che abbiamo per ordine della città di Myr.”
    Ok. Aveva detto ciò che doveva alle milizie.
    Lo aveva fatto con tono preoccupato anche perché il Lydden lo era davvero. Aveva timore che qualcuno stesse segnalando le botteghe per chissà quale scopo negativo e non gli era passato per la testa che potesse essere qualche bravata o un semplice segnale da parte delle milizie. Ma se così fosse, perché quella figura incappucciata stava scappando?





    Provo a fare un lancio di inganno, anche se non è proprio un inganno vero e proprio (dopotutto non posso sedurre le guardie, giusto?), oltre a rimarcare, come anche con Thorian, il suo tratto impudente.
  15. .
    Ausel Lydden "parlato"
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    Ausel ascoltò il fabbro che lo aveva invitato ad entrare nella sua bottega, dopo una certa insistenza, e gli stava permettendo di asciugarsi al calore della fornace accesa la quale, per la presenza del Tasso, stava rimanendo inoperosa. L’uomo stava lavorando alla produzione di un’arma destinata alle milizie della città e il ragazzo lo aveva interrotto. Nonostante ciò, il fabbro lo ascoltò con molto interesse. Ciò che stava insinuando era preoccupante e lo stesso uomo se ne rendeva conto, anche se, sembrava, voler sminuire la cosa. Ad Ausel non interessavano questioni “oscure”, ma la praticità di quelle implicazioni. Se davvero qualcuno voleva sabotare quelle botteghe, il tasso ne aveva già salvate due. Ma era davvero così? Bisognava indagare oltre e prima di andare a chiedere aiuto alle milizie della città che, come lo stesso fabbro aveva fatto notare, stranamente erano sparite, il Lydden doveva avere qualcosa di più di una coincidenza. Gli servivano delle prove.
    "Non volevo assolutamente darle del bugiardo, mi perdoni se mi sono espresso male."
    Non era la prima volta che il Tasso sbagliava l’uso delle parole e questo gli aveva causato non pochi problemi. L’uomo si risentì di quelle affermazioni, ma nonostante tutto, diede un ulteriore sbirciata alla pergamena dando, però, lo stesso responso che aveva dato prima: non ne sapeva nulla.
    Probabilmente il ragazzo stava viaggiando troppo con la fantasia, ma se quei segni erano stati fatti dalle milizie, qualcosa dovevano pur significare ed essere più o meno noti. Se non lo erano, cosa c’era in ballo?
    Erano troppe domande che il tasso voleva risolvere soprattutto perché anche la bottega di Merion era interessata.
    Per fortuna il fabbro non fu così scortese e scontroso da frenare il ragazzo dandogli ben due botteghe gestite da fabbri da cui poter andare e valutare la presenza o meno di quella pergamena.
    "Se non vi dispiace, vorrei portare questa pergamena con me, così, nel caso non sia presente sulla porta di queste botteghe che lei stesso mi ha nominato, potrei comunque fargli vedere il segno sperando che qualcuno di loro possa saperne di più."
    Non ne era certo, ma perché non controllare? Ormai la figura incappucciata doveva essersi dileguata e riuscirla a trovare sarebbe stato davvero molto difficile se non impossibile. A quel punto, perché non tranquillizzare se stesso?
    "Prove purtroppo non ne ho. La figura incappucciata si è dileguata e non sono stato capace di raggiungerla. Sarebbe la mia parola che, non so quanto possa essere considerata attendibile dalle milizie. Ho questa pergamena presente sia sulla porta della vostra bottega come su quella dove lavoro, ma potrebbe essere una coincidenza. Se ne trovassi altre, allora potrebbe significare qualcosa."
    Non era detto che l’ipotesi del Tasso fosse quella giusta. Potevano aver segnato le botteghe per finalità del tutto positive e non negative come pensava Ausel. Doveva solo trovare qualche altra informazione utile.

    Delle due botteghe citate da Thorian, Ausel non ne conosceva nessuna. Myr era una città molto grande e non si potevano conoscere gli uni con gli altri. Inoltre lui era ospite di Merion relativamente da poco. Non poteva conoscere anche tutta la concorrenza. Probabilmente Merion sì, ma lui no.
    "Potrebbe anche non essere nulla di grave. Non posso saperlo se prima non controllo, non trovate?"
    Ciò che gli faceva paura era quella strana considerazione che lo stesso fabbro aveva della milizia. Sapeva che la guerra era prossima, non sapeva quanto prossima, eppure le milizie si allontanavano “scappando” alla prima pioggerellina.
    "Non è un comportamento tipico di un soldato. Che siano stati richiamati? E’ strano che scappano alla prima pioggia."
    Visto che si trovava, perché non approfittarne. "Per caso sapete contro chi si sta armando la città?"
    Solo qualche altro minuto e i vestiti del Tasso sarebbero stati asciutti, grazie al calore della forgia. Se l’uomo gli avesse dato la pergamena con il simbolo e gli avesse poi dato le ultime risposte alle domande, il ragazzo si sarebbe allontanato verso una delle due direzioni. Sarebbe andato prima dal fratello del fabbro e, solo poi, da quello che proveniva da qualche parte nei pressi di Volantis.
1272 replies since 28/5/2013
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