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    Onestamente? Lilyanne non aveva mai avuto nessuna intenzione di sposarsi con Matarys. Gli aveva dato una possibilità, perché era una persona gentile checché se ne dicesse, ma sposarlo e allontanarsi da Dorne quando aveva fatto tanta fatica per tornare nel principato? Neanche per sogno.

    Purtroppo, le toccava agire prima del tramonto. Avrebbe volentieri evitato un bagno di sangue normalmente, ma le veniva lasciata poca scelta; il suo paese aveva bisogno di lei, perché nelle mani di Matthew ogni cosa sarebbe scomparsa e ogni passo e lotta compiuta fino a quel momento sarebbero stati vani: suo fratello era un folle, e Lilyanne l’aveva lasciato agire anche troppo. Lo sguardo della donna cadde su uno dei gioielli poggiati sulla scrivania; nulla di troppo elaborato, solo un pendaglio ricavato da un orecchino di sua madre quando Lilyanne era ancora piccola. Perle. Perle da lutto, per la morte di un qualche parente. Perle bianche, provenienti dal mare e dai suoi flutti salati come le lacrime. Lily si chiese se avrebbe pianto per suo fratello, o se lui avrebbe versato una singola lacrima per lei. Era comunque certa che nessuno dei due sarebbe arrivato vivo alla mattina successiva.

    Il piano che aveva in mente era semplice; aveva usato la scusa di aver bisogno d’aria per passare del tempo nei giardini della fortezza, e nel frattempo Flick e Ross erano andati a prenderle quello che le serviva e poggiare tutto tranne l’anello che le era stato donato. Nel frattempo Lily era rimasta a passeggiare con Lowell, in apparenza discutendo del più e del meno.




    Oggetti:
    Anello di vetro (+7 attrazione +2 prestigio)
    Pugnale in acciaio (+7 attacco +2 difesa)
    Vestito di Cotone (+10 attrazione +10 resistenza caldo)
    Corpetto (+10 attrazione)
    Mantello in Seta (+10 attrazione, +20% riuscita intrigo)
    Veleno di Belladonna
    Veleno di Medusa

    Ha con sé i 3 gregari + Malakeh
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    Le sopracciglia di Lilyanne si alzarono sempre di più, senza che la dorniana facesse troppo per nascondere la sua espressione curiosa e sorpresa. Vostra sorella? Perdonatemi, ma pensavo che i vostri usi fossero di mantenere il sangue di Valyria il più … puro, ecco, possibile il che significava che “per mia sorella” poteva significare che la ragazza era malata o aveva qualche altra strana tara poco definita. Vi va di parlarmi di lei? Come si chiama? È chiaro che vi sta a cuore. Permettetemi di conoscere chi amate. della sorella non le importava onestamente un accidente, doveva ammetterlo, ma tanto valeva far parlare l’uomo e camminare in città finché poteva. Era sicura che sarebbero venuta a riprenderla con il guinzaglio molto presto.

    Furono tuttavia le parole successive a costringerla a controllare la sua espressione, gli occhi d’onice per un secondo freddi come le pietre da cui prendevano il colore. Quel nobile signor nessuno, che proveniva dall’altra parte del mondo, aveva veramente il coraggio di insultare la capitale del Principato davanti alla sua legittima erede?! Le mura non mi terranno al sicuro, marito raddrizzò la schiena, voltandosi appena verso la fortezza che avevano lasciato. Ciò che mi minaccia ha il mio sangue, e mi aspetta nei corridoi del mio stesso palazzo. Non esiterà ad inseguirmi pur di prendere ciò che vuole da me perché no? Tanto valeva rendere subito le cose chiare al suo futuro marito. Ovvero che non c’era da fidarsi di quello che presto sarebbe diventato suo cognato. Le nostre mura forse sono basse, ma ci hanno protetti dai draghi; la nostra famiglia si mischia al popolo perché è da loro che proviene la nostra vera forza. era sempre stato il popolino, la chiave. La fonte della potenza di qualunque vero sovrano. I Martell sarebbero stati persi durante la Conquista senza la loro gente a dargli potenza. Siamo gente orgogliosa, Matayrs; vi prego di non insultare la mia gente o la mia città, su cui i nostri figli regneranno perché essere nobili qualunque a Volantis, se poteva governare su tutta Dorne, ben più estesa e ormai uno dei luoghi più ricchi dei Sette Regni, una delle poche regioni neppure sfiorate dalla guerra?
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    Dovendo tirare ad indovinare con le poche informazioni che aveva a disposizione, Lilyanne poteva immaginare il piano che passava in testa al suo geniale fratello: mandarla a Volantis, quasi dall’altra parte del mondo, a sfornare bambini per un aspirante signore dei draghi con l’unico scopo di levarsela dai piedi. Non il suo piano più intelligente o raffinato, ma efficace non c’era che dire.

    All’alba, fratello lo corresse distrattamente, gli occhi ancora fissi su Matarys. Se Mahtrēl dīnagon rȳ vēzñāqo, skori se rizmun iksis hae mele hae īlva nesh. I Martell si sposano all’alba, quando il deserto è rosso quanto i nostri vessilli aggiunse a beneficio del suo futuro marito, più interessata a spiegarlo a lui. La bellissima donna bionda era lì per tradurre: lasciò a lei la scelta fra ricordare a Matthew e Arslen l’antica tradizione o meno.

    Voglio conoscere il mio futuro sposo oggi, mostrargli la città hen skore iksan dārilaros di cui sono erede. Era passato tempo da quando aveva studiato il valyriano, ma almeno era felice di vedere che le era servito a qualcosa. Istia shijetra nyke, jorrāelagon valzȳrys; gaoman daor emagon spoke Valyrīha isse iā bōsa jēda dovete perdonarmi, caro marito; è passato molto tempo da quando ho avuto modo di parlare valyriano le sarebbe servito esercizio. Esercizio, e qualche ora per conoscere meglio Matarys. Scoprire le sue intenzioni, le sue vere intenzioni. E magari sventolargli davanti la possibilità di mettere una figlia sul trono di Dorne e prendersi un erede per la sua Volantis. L’idea di due gravidanze disgustava la principessa e non poco, ma era un sacrificio che sarebbe stata costretta a compiere prima o poi nella vita, lo sapeva da sempre. Sperava di non dimostrarsi fertile quanto Aconé o altre donne, che passavano da una gravidanza all’altra con allarmante rapidità.

    Si rese conto che aveva formulato una richiesta rivolta a nessuno in particolare; perché per il momento Matthew le dava ordini, ma sarebbe stato il suo futuro marito a decidere per lei dal giorno dopo in poi. L’idea di non essere più alla mercé di suo fratello le scatenava una gioia selvaggia. Aconé e Caleb stanno girando per Essos. Se riuscissi a raggiungerli in qualche modo, potrei almeno avvisarli della follia in cui è scivolato mio fratello. Quando farà qualcosa di estremamente stupido, almeno saranno preparati. Non si illudeva che la Lady e il Lord del Nord potessero aiutarla veramente, almeno non per il momento; ma doveva loro almeno un avviso, e non si fidava dei corvi di un Maestro controllato da Matthew.
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    Maledizione

    Era stata troppo lenta con i suoi preparativi a quanto pareva, visto che il Cavaliere si stava già avviando a lasciare il castello … che stranezza però. Un esponente di casa Dayne che non solo non si fermava per la notte nel castello del suo signore – anche se era solo mattina – ma che addirittura entrava solamente per discutere qualche minuto con il suo Principe. Lilyanne si morse le labbra, sollevando appena sotto le caviglie la gonna leggera che indossava: aveva bisogno di affrettare il passo senza rischiare di inciampare. Sarebbe stato ben più comodo indossare un paio di pantaloni … ma purtroppo non sempre si potevano avere le occasioni migliori.

    Le dava da pensare tuttavia ciò che stava succedendo, il modo improvviso e inusuale con cui Ser Harmen – che a quanto pareva aveva avuto modo di far girare la testa ad ogni donna del castello con il suo arrivo – aveva deciso di andarsene da Lancia del Sole … oppure era stato cacciato? Per un secondo, Lily meditò di tornare indietro. Riprovare con Matt, ora che certamente si trovava nella sala del trono. Ma sarebbe stato inutile: il Principe di Dorne, suo stesso fratello, le aveva rifiutato udienza una miriade di volte e rifiutava di vederla. Lilyanne strinse le labbra, muovendosi risoluta verso il cancello della fortezza. Una volta in vista del cavaliere, riconoscibile sperava almeno per il vestiario se non per la loro antica amicizia, si sarebbe azzardata ad accennare una serie di passi di corsa. Ser Harmen! aveva bisogno perlomeno di parlargli, se non altro per tentare di convincerlo a portarla via con sé. Ser Harmen, aspettate! e anche se così non fosse stato … almeno gli avrebbe chiesto di cosa aveva discusso con suo fratello. O dal suo viso avrebbe capito quali menzogne Matt spargeva su di lei. Sono Lilyanne Martell. Portatemi via da qui, vi prego.

    310 parole
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    Inutile prendersi in giro: in quella fortezza, che un tempo aveva chiamato casa e che era stata un porto sicuro in cui sperare di rifugiarsi durante le tempeste che infuriavano nei sette regni, rischiava di rimanerci intrappolata e morire. La libertà di cui aveva avuto appena un assaggio le veniva negata sempre di più, indubbiamente per ordine di suo fratello. Un fratello che non aveva ancora visto. Un fratello che era … no, non importava.

    Inizialmente Lilyanne era rimasta in silenzio nella sua stanza, tranquilla, perfino con la notizia dell’arrivo di Ser Dayne: eppure, al pensiero che lui parlasse con Matt… l’idea dell’amico d’infanzia che parlava con suo fratello non le piaceva. Per niente. Se voleva veramente strappare Dorne a Matt, aveva bisogno dei Dayne come alleati.

    Per questo aveva fatto i bagagli: il fagotto che aveva lasciato a Ros e Flick, che l’avrebbero seguita a distanza di qualche minuto, conteneva i suoi averi essenziali che le sarebbero serviti per il viaggio. Non aveva intenzione di rimanere e Lancia del Sole.

    Lasciando da parte l’esitazione, Lily si alzò dalla sedia su cui era rimasta fino a quel momento, spalancò la porta e lanciò un semplice sguardo alle due servette prima di dirigersi verso la sala principale. Chissà che non riuscisse a prendere due piccioni con una fava, e lanciare uno sguardo anche a quel fratello che ormai sentiva di non conoscere più.

    Supponeva fossero in une delle sale principali, quelle usate per i ricevimenti, e lì si sarebbe diretta. Se non li avesse trovati, si sarebbe rivolta ad una delle guardie o ad uno dei servi di palazzo per chiedere informazioni e giungere alla sua meta.

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    Nel frattempo, Lowell nonostante le esitazioni iniziali pareva essersi deciso a muoversi: avendo seguito con lo sguardo lo strano giovane era rimasto indeciso qualche istante, era meglio dirigersi di nuovo verso il corpo centrale della fortezza, raggiungere la sua signora e portarle la notizia degli sconosciuti? Oppure attendere una seconda occasione per parlare con il ragazzo? Alla fine Lowell si decise a posizionarsi fuori dalla bottega in cui era entrato il Dalt, in attesa di vederlo uscire.
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    Mai avrebbe pensato che un periodo passato in quella che in teoria doveva essere casa sua sarebbe stato così penoso. Lilyanne aveva atteso, annoiata ma moderatamente fiduciosa, di essere chiamata al cospetto di Matthew. Aveva deciso di dare al fratello un’altra possibilità, l’ultima, prima di chiudere gli occhi di fronte al loro legame e decidere di agire altrimenti.

    La prima sera non aveva avuto molte speranze. Sapeva che era troppo presto.

    La seconda, nessun messaggio era arrivato. Nessun servitore le aveva detto di recarsi in uno dei cortili o in una delle sale del palazzo.

    La terza era passata allo stesso modo.

    E poi la quarta.

    La quinta.

    Era passata oltre una settimana dal suo arrivo, e in otto giorni nessuno si era fatto sentire. Lilyanne aveva parlato con alcune delle figure del palazzo, aveva avuto modo di riprendere alcune lezioni e aveva conosciuto Lowell, il suo nuovo assistente. In otto giorni, avevano fatto in tempo ad arrivare a Lancia del Sole – anche se trafelati – Flick e Ros, partiti da Approdo del Re poco dopo di lei. Avevano addirittura ritrovato Malakeh nella Fortezza Rossa, ed erano riusciti a portare la vipera fino alla capitale dorniana.

    Erano arrivati giusto in tempo per veder partire Rhaegar, che invece di recarsi personalmente da Lilyanne aveva scelto di farle recapitare un biglietto.

    Mentre Ros e Flick rimanevano con la loro signora, Lowell aveva deciso di uscire e guardarsi attorno. Che la Principessa non avesse intenzione di rimanere a Lancia del Sole era scontato a suo parere: cosa poteva fare bloccata lì? Di sicuro non aiutare la gente di Dorne come pareva desiderare, né perorare la sua causa di fronte ad un Principe che rifiutava in ogni modo di incontrarla. Andare via era senza dubbio la scelta più intelligente. Nel suo cammino, Lowell era arrivato alla via principale di Lancia del Sole, arricciando il naso per la puzza: rimase fermo a lato della strada, discosto dagli altri servitori, una mano a coprirsi il viso per osservare i due viaggiatori che stavano passando in quel momento. Parevano gente importante, viste le cavalcature e il vestiario. Abbigliato con lo stemma dei Martell bene in vista sul petto, Lowell rimase in attesa di vederli passare per sapere dove si sarebbero diretti.

    -373 parole
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    Ma che non fate pasquetta?? Non va bene, prendetevi due giorni che poi se no i sindacati si lamentano ...
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    Lily,
    Mi appresto a partire per risolvere la faccenda alle Stepstones e per tornare successivamente alla Capitale, dove pare ci siano problemi. Ti do tempo ancora un mese per riuscire a convincere tuo fratello per le nostre nozze, nel caso fallissi dovrò chiudere il mio cuore e agire per il meglio del Regno. Ho rimandato la questione troppo a lungo: è ora che mi comporti da Re e non da ragazzo innamorato.
    Qualsiasi sia l'esito, sappi che ti vorrò sempre bene e ti considererò un'amica, oltre che una preziosa alleata.
    Arrivederci,
    Rhaegar.



    Non per la prima volta in vita sua, Lilyanne si trovò a chiedersi come poteva dire al Re dei Sette Regni che era un coglione. O perlomeno, come poteva dirglielo in una maniera diplomatica che non la lasciasse del tutto senza opzioni.
    Rhaegar era bravissimo a parlare: era considerato un poeta e un artista, due professioni che richiedevano almeno un minimo di abilità con le parole. Sarebbe stato meglio per tutti se il drago si fosse impegnato un po’ di meno a comporre ballate e un po’ di più a governare il suo regno, ma Lilyanne decise di sorvolare sulla questione e concentrarsi invece sul contenuto della missiva che le era stata portata qualche ora prima, e che in quel momento si trovava sulla sua scrivania mentre rifletteva sul da farsi.

    In cuor suo, Lily sapeva bene che la decisione era già stata presa: l’ossessione di Rhaegar aveva già portato troppi danni al regno, e la situazione incerta di Dorne non garantiva la stabilità necessaria a Westeros. Il sovrano avrebbe dovuto iniziare ad ignorare il proprio cuore già molto tempo prima. Una parte di Lilyanne non poteva che sentirsi lusingata sapendo di essere stata posta sopra gli affari di stato, avendo legato il sovrano a sé in maniera così profonda da fargli dimenticare i propri doveri … tutto il resto di lei, che rifiutava di comportarsi da ragazzina sciocca e farsi guidare dal suo ego, non poteva che essere irritata sia con Rhaegar che con Matthew per l’intera situazione. Mai come in quel momento si era sentita solo una donna sballottata da una parte all’altra, usata senza ritegno in una partita per il potere in cui lei era solamente una pedina.

    Io sono Lilyanne di Casa Nymerios Martell ricordò a sé stessa. Sono il miglior partito dei Sette Regni. erano parole grosse, tutto considerato. Ma non erano forse vere? Le casate maggiori o avevano perso le loro figlie o erano cadute in rovina una dopo l’altra. Anni di guerre e pestilenze avevano assottigliato i ranghi dei nobili, portando alla quasi scomparsa delle grandi casate che per secoli avevano governato il continente. Delle fanciulle nobili e in età da marito, Lilyanne era la più importante … o lo sarebbe stata, se solo non si fosse trovata un demente come fratello. Chiuse gli occhi, premendo i palmi contro le palpebre chiuse e cercando di riflettere, lottando contro il mal di testa e le lacrime che rischiavano di emergere. Non era stato neanche il messaggio in sé a ridurla in quello stato, ma l’intera situazione: era tornata a casa dopo anni di assenza, lottando per cercare di ritornare da coloro che amava … e l’unica, piccola famiglia che le rimaneva non si era neppure degnata di darle il bentornato. Suo fratello si era rifiutato di vederla e Rhaegar aveva deciso di andarsene senza neanche pensare di chiederle se volesse tornare ad Approdo del Re.

    Mi stai lasciando a morire, stupido coglione prese un respiro profondo, abbassando le mani e riaprendo gli occhi. Raddrizzò lentamente le spalle, sforzandosi di fare un altro respiro. Un mese. Un mese per agire, e solo quelle poche ore per decidere. Dopo anni nel limbo in cui aveva coltivato mille speranze, sogni e desideri, ogni volta diversi e guidati dalla foga del momento. Cambiare idea mille volte e poi una ancora, muoversi in una direzione e poi l’altra, sempre certa che ci sarebbe stato qualcuno a prenderla in caso fosse caduta. Lilyanne aveva ricevuto così tanti aiuti in vita sua: i suoi genitori, i suoi sudditi, Caleb, Aconé, l’intero Nord che era sceso a Sud per combattere una guerra che non li riguardava … immaginava che, a quasi vent’anni, fosse ora di iniziare a muoversi sulle proprie gambe e con le forze che era riuscita a radunare fino a quel momento.

    Sul fatto che Matthew avrebbe tentato di liberarsi di lei, in un modo o nell’altro, non aveva alcun dubbio. Così come non aveva dubbi sul fatto che la situazione rischiava di peggiorare in fretta in caso lei per prima non si fosse mossa.
    La lettera del re in fin dei conti non cambiava davvero qualcosa. La decisione di rimanere a Dorne l’aveva già presa: non si sarebbe tirata indietro a quel punto, sarebbe stato ipocrita da parte sua. Quanto al matrimonio … Suona come un problema che avrò in futuro. Per il momento, aveva altro a cui pensare. Per fortuna, a diciannove anni non era ancora così vecchia da necessitare di un matrimonio urgente per avere figli il prima possibile. Aveva ancora tempo per preoccuparsi prima del suo popolo e poi della sua discendenza.

    -Libera
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    CITAZIONE (Cioffa @ 20/2/2023, 18:05) 
    Capite ora con chi mi hanno Shippato gli Antichi Dei?

    Con me tesoro. Dimentica questi orrido personaggi e vieni a Dorne
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    Un tempo, Lilyanne aveva detestato le lezioni con il Maestro più di qualunque altra cosa. Era stata una bambina attiva, desiderosa di muoversi nella piazza d’armi e di imbracciare una lancia piuttosto che starsene immobile ad ascoltare i racconti, raramente gloriosi o interessanti, di persone morte da tempo. Non aveva visto la saggezza e il potere che potevano arrivare dalla conoscenza, e di certo era stata solamente seccata dalle insistenze di suo padre per farle imparare. Le era parso che la vita di una fanciulla, perfino di una dorniana, fosse da sempre fin troppo legata alla casa e agli interni: la Septa al tempio, il Maestro nella sua torre, e solo saltuariamente lezioni di economia con il Ciambellano … Lily aveva scalpitato e saltato, si era mossa nervosa sulla sedia mentre il vecchio e ormai defunto maestro Myles le parlava. Aveva odiato ogni istante di quelle lezioni; ma dopo essere tornata, con gli anni e le esperienze vissute a pesare sulle spalle ancora giovani - non poteva fare a meno di chiedersi se si sarebbe pentita, guardando indietro; se avrebbe rimpianto le decisioni che stava per prendere e le avrebbe maledette -, doveva ammettere che perfino quelle lezioni ascoltate con scarso interesse le erano state utili. Alla Fortezza Rossa non aveva avuto modo di completare a dovere la propria istruzione, e tantomeno durante la guerra non aveva avuto modo di imparare quasi nulla. Intendeva approfittare di quei mesi che si era concessa a Dorne per imparare tutto quello che poteva, sfruttando Maestro Yorgos e le sue conoscenze.

    Stavolta aveva preso appuntamento: tornata agli antichi abiti rosso-arancio, che richiamavano i colori dei Martell, Lilyanne era attesa alla corte di Yorgos per una di quelle che si erano trasformate in lezioni pomeridiane. Maestro, buon pomeriggio un tempo si era inchinata davanti a Myles, che l’aveva vista crescere e aveva conosciuto per tutta la vita: quello tuttavia non era un trattamento per l’uomo che si trovava davanti. Ieri abbiamo parlato delle terre dell’ovest; ricomincerei da li’ se siete d’accordo si erano scambiati qualche convenevolo, ma non avendo nessuno dei due tempo da perdere furono rapidi a passare alla lezione vera e propria. O meglio, al ripasso di quella precedente. Lilyanne aveva studiato gli alfieri di Dorne, dell’Altopiano, del Nord e dei Fiumi nel corso degli anni. Era ora di conoscere anche quelli che erano stati di fatto i peggiori nemici del reame per gli ultimi anni: i Lannister e i loro alfieri; di questi ultimi, non tutti si erano uniti alla ribellione.

    Gli Algood sono una delle famiglie che non hanno seguito Tywin Lannister nella ribellione, rimanendo fedeli alla Corona: hanno per questo ottenuto il controllo di Tarbreck Hall, un tempo seggio di Casa Plumm. In origine gli Algood risiedevano in una piccola fortezza vicino a Lannisport. Il loro stemma rappresenta una corona d'alloro d'oro in campo blu bordato d'oro. Attuale capo della casata e’ Lord Lyonel, sposato con Lady Priscilla Plumm. I due hanno vari figli, di cui una ha sposato un membro di Casa Cerwyn. mentre parlava stava sfogliando i suoi appunti, assieme al libro che Yorgos le aveva prestato il giorno prima e che Lily aveva passato tutto il pomeriggio e buona parte di quella mattina a leggere, in modo da imparare perlomeno gli stemmi e i nomi, se non proprio l’intera geografia del Continente Occidentale - Lilyanne era ambiziosa, assolutamente, ma aveva anche poco tempo da perdere.

    Come gli Algood, anche i Banefort di Banefort sono vicini alle Isole di Ferro: il loro stemma e’ un uomo incappucciato nero su grigio, circonadato da una cornice infuocata. Lord Quentyn Banefort e Lady Mirella Westerling governano attualmente il territorio; sono una famiglia piuttosto numerosa, maggiormente legata alle case Westerling, Mallister, Brax e Lenford. il Maestro stava annuendo leggermente, e Lilyanne si chiese come facesse a sapere che non sbagliava se non aveva neanche un libro davanti. Probabilmente sapeva tutte quelle informazioni a memoria, senza bisogno di libri. O forse fingeva. Fortuna che Lily era certa delle proprie informazioni. Nella Guerra dei due Re, appena terminata, sia casa Bettely che Casa Brax si sono schierate con Tywin: per punizione sono state private dei loro titoli e dei loro possedimenti, ora in mano a Casa Tyrell dell’Altopiano.

    Nonostante si siano schierati con i Lannister nel recente conflitto, Casa Crakehall di Crakehall ha mantenuto il suo seggio. Il loro stemma rappresenta un cinghiale bianco e nero in campo marrone, mentre il motto recita “nessuno tanto feroce”. Sostengono di discendere da Crak l’Uccisore di Cinghiali, vissuto durante l’Era degli Eroi. Hanno sostenuto i Blackfyre nella loro ribellione. dovevano avere il tradimento del sangue, fu la considerazione interiore di Lilyanne. Alcune Case erano marce in quel modo.

    Mentre il sole di Dorne, la loro fonte di vita e loro maggior difesa, il primo soldato al servizio del Principato, continuava il suo cammino infuocato nel cielo il Maestro e la Principessa continuarono a discutere. Rapidamente vennero elencate le casate dell’Ovest successive: i Turnberry di Pendroc, con lo stemma formato da nove fragole su una decusse bianca a sfondo verde e rosso; una casata minore dominata da Lord Tobbot, privo di moglie ma pieno di bastardi. Poi casa Prester, alfieri diretti di Castel Granito, con il loro bue rosso su sfondo bianco e verde e le parole “mai stanchi” a rappresentarli; parole strane per una Casata, ma che in qualche modo a Lilyanne ricordavano il “mai inchinati, mai piegati, mai spezzati” dei Martell. Bisognava davvero non stancarsi mai per vivere secondo quel motto. Chissà se Lord Lucion Preston e i suoi parenti provavano mai il desiderio di mollare tutto e diventare ciechi di fronte alla frase che doveva essere scritta ovunque nel loro castello.

    Una Casa a cui la Ribellione - o meglio, la mancanza di essa e la fedelta’ dei suoi membri al Trono - aveva in apparenza giovato erano stati i Sarsfield di Sarsfield il cui motto “dritti al bersaglio” era in apparenza veritiero visto che avevano guadagnato il seggio di Casa Clegane in seguito alla fallita ribellione dei Lannister. Il loro stemma era una freccia di smeraldo su una fascia diagonale bianca, il tutto su uno sfondo verde come i prati dell’Altopiano.

    Fra le Casate che sarebbe stato indubbiamente difficile prendere sul serio c’erano gli Swyft di Campo di Grano, il cui stemma era un gallo blu in campo giallo e le coraggiose parole recitavano “Sveglia! Sveglia!”. Lily quasi era scoppiata a ridere il giorno prima quando aveva saputo di quella casata, e decise di essere pietosa e non commentare oltre mentre passava avanti. Di sicuro Lord Steffon e la sua famiglia dovevano essere fierissimi di scendere in battaglia con un gallo sullo scudo.

    In contrapposizione ad altre, ai Lydden di Deep Deen la Ribellione di Tywin aveva portato solo sventure: il loro Lord, Ausel, era stato esiliato alla Barriera; ed era sua sorella a tenere il castello e governare le sue terre. Di sicuro la casata che aveva come stemma un orso in campo spezzato verde e marrone aveva avuto momenti più fortunati. Cosi’ come Lord Ausel, anche il Lord di Casa Lefford era rimasto fedele a Tywin durante non una ma ben due ribellioni: durante la prima avevano perso il controllo della loro sede ancestrale, Zanna Dorata, e in seguito all’ennesima sconfitta la famiglia era stata quasi sterminata. Il loro blasone sfoggiava una piramide dorata su sfondo blu, con un sole oro a splendere in cielo.

    La vita non era cambiata poi molto passando dai Lannister ai Serrett, almeno per i Kennington di Kayce: il loro simbolo erano due soli neri e due soli oro, stesi su un sfondo nero e oro diviso in quattro quarti. Erano diventati Lord millenni prima, quando i Re del Ferro avevano ceduto il posto ai Re della Roccia; si diceva che il loro fondatore, Herrock, avesse conquistato la città con l’aiuto delle sue prostitute. Se non altro avevano una storia divertente - e un corno da sfoggiare alle feste. Non a tutte le casate rimanevano oggetti o racconti altrettanto interessanti.

    Casa Farman di Isola Bella aveva una storia affascinante alle spalle: da sempre in lotta con gli Uomini di Ferro, erano stati costretti a difendere la loro isola e la loro fortezza, Belcastello, da coloro che li minacciavano; ad un certo punto, prima di piegare il ginocchio ai primi re Lannister. Anche per forza, aveva considerato cinicamente Lilyanne: i Lannister avevano sposato l’ultima figlia dei Re Farman, non avevano avuto molta scelta. E in ogni caso, essere vassalli potenti era meglio che ridursi a Re deboli; peccato che Tywin Lannister non avesse capito quel dettaglio. Non avevano subito grosse ripercussioni durante l’ultima Ribellione, in ogni caso, e lo stemma delle tre navi su sfondo blu, circondate da una striscia di giallo e una di rosso, continuava a sventolare fiero su Isola Bella.

    Lo stesso non si poteva dire per le sei conchiglie bianche su sfondo sabbia dei Westerling, che se non altro avevano il vantaggio di rimanere fedeli a se’ stessi: avevano sempre appoggiato Tywin Lannister, e avevano continuato a farlo fino alle estreme conseguenze, perdendo il seggio e le terre in seguito alla ribellione. Lilyanne non si soffermo’ particolarmente su di loro - senza un territorio, una casata nobile non era niente.

    Esattamente come i Plumm, che avevano perso terre e onore nelle due ribellioni in cui erano rimasti fedeli ai Lannister: le tre palle viola su sfondo giallo difficilmente sarebbero tornate a governare un castello dopo aver perso il loro vecchio seggio a Tarbreck Hall.

    Lo stemma preferito di Lily, che doveva ammettere a malincuore di trovarlo migliore perfino di quello Martell, apparteneva senza ombra di dubbio a Casa Marbrand di Ashmark: rappresentava un albero in fiamme su sfondo grigio, e il loro stemma recitava “splendiamo bruciando”. C’era indubbia grandiosità in quelle parole e quel sentimento, l’idea che un magnifico sacrificio personale potesse in qualche modo cambiare le cose. O meglio, che si potesse rimanere meravigliosi anche in mezzo alle fiamme - anche mentre si moriva bruciati vivi.

    Vi ringrazio per avermi ascoltato, Maestro; ci vediamo domani piu’ probabile che si rivedessero a cena; non importava: Lily aveva altro da fare per quel giorno, e non aveva tempo purtroppo per discutere oltre di qualcosa che non fosse Dorne.

    -1716 parole
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    L’ultima cosa che serviva Lilyanne Martell, Principessa di Lancia del Sole e di Dorne, era incontrare un pazzo sadico con manie di protagonismo. Di conseguenza i Sette, nella loro infinita sapienza, le avevano mandato solo Lowell Dunn. Solo vent’anni di lezioni di etichetta e un fermo autocontrollo impedirono a Lily di sospirare e affondarsi il viso fra le mani. E solo la mancanza di una bottiglia a portata di mano le impedì di darsi all’alcolismo disperato per dimenticare i suoi problemi.
    Ottimo emise un sospiro, facendo cenno a Lowell di rimanere fermo e alzandosi. Si affccio’ alla porta della camera, rivolgendosi alla guardia. Entra solo se e quando ti chiamo, ma rimani nei paraggi se non altro non sarebbe entrato sfondando la porta come gli aveva detto poco prima, meglio di niente.
    Dopo aver sbrigato quell’incombenza richiuse la porta dietro di se’, tornando a guardare Lowell. Aveva cercato di non dare a vedere quello che le aveva provocato quel racconto, perché in realtà non aveva sentito nulla mentre le parlava di come avesse torturato e ucciso altri esseri umani. Lilyanne aveva visto la morte, e l’aveva provocata. Non le riusciva difficile comprendere come mai la scossa di potere e adrenalina che provocava l’omicidio potesse diventare inebriante. Se lei si era sempre astenuta dall’agire in base alle proprie pulsioni tuttavia, non si poteva dire lo stesso per Lowell. Poteva servirle. Io non credo negli omicidi senza quartiere e senza scopo ne’ aveva interesse a trovarsi un coltello fra le scapole, ma pareva che in quella corte tutto fosse cambiato rispetto alla sua infanzia. Molto bene, Lowell: deduco che colui che siede ora sul trono dei Principi di Dorne non ti abbia ricompensato per i tuoi servigi. Servimi, aiutami ad ottenere quello che desidero, e saro’ io a ripagarti per quello che hai fatto all'assassino dei miei genitori. A prescindere dalle motivazioni che ti hanno spinto, hai reso un grande servizio ai Martell. Il minimo che si possa fare e’ premiarti per questo. Una vittoria era una vittoria in fondo, a prescindere dai mezzi utilizzati.
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    Nessuno che avesse pensato di interrogare Lady Lucasta? Seriamente? Lilyanne arcuo' un sopracciglio nel guardare il Ciambellano, scegliendo tuttavia di non dire nulla per il momento. Capisco non capiva; o forse semplicemente non voleva farlo. Lady Lucasta e' ancora prigioniera qui a Lancia del Sole, immagino Per non destare sospetti: i Toland non potevano essere suoi alleati, non poteva permettersi di associarsi a loro dopo quel tradimento. No, meglio andare a cercare aiuti a Stelle del Tramonto, dai Dayne. E chissa' ... ma meglio non pensare troppo avanti nel tempo: era preferibile concentrarsi su cio' che stava vivendo e quello che le stava capitando attorno, piuttosto che perdersi in fantasticherie prive di fondamento. Era di certo piu' utile di qualunque vendetta,che comunque sarebbe stata vuota ed in ritardo. Il fatto che Matt, o chi per lui, non avesse in alcun modo ricompensato coloro che lo avevano aiutato a riprendere il trono era stata una mossa sciocca. Una a cui avrebbe pensato Lilyanne a porre rimedio.
    Mentre si avvicinavano al nucleo piu' antico della fortezza, Lily pote' notare come le guardie fossero aumentate rispetto alla sua infanzia: una misura precauzionale che condivideva, anche se rischiava di crearle problemi. Un sorriso leggero le si dipinse in volto mentre camminava, ricordando di quando correva scalza per quei corridoi - di quando scappava da Vicben che voleva gettarla in una delle fontane, alla disperata ricerca di Matt o di suo padre in modo che potessero proteggerla. Per tutta la vita aveva considerato i fratelli suoi alleati, si era nascosta dietro di loro o gi era stata affianco. Aveva desiderato una famiglia; ma il calore di Dorne non era mai filtrato fra i suoi Principi: per resistere ai draghi, i Martell si erano dovuti fare di ghiaccio. Lilyanne si era sempre sentita piu' simile al fuoco, aveva sempre avuto sabbia bollente sotto la pelle.
    Le Catacombe di Lancia del Sole erano molto diverse dalle Cripte di Grande Inverno: vi si respirava una piacevole aria fresca, erano luminose e ben pulite. I suoi antenati avevano preferito i catafalchi alle statue, e forse ad un occhio disattento quelle sale sarebbero parse piu' adatte ai banchetti che ai morti. Eppure, quello era il luogo che la nobile casa Nymerios Martell aveva scelto per custodire il proprio passato. L'odore dolce della decomposizione era stemperato dal profumo di incensi e di spezie misto all'odore della sabbia di Dorne, che non abbandonava i suoi regnanti neppure della morte.
    La tomba del Principe Olyvar era quasi semplice. Quasi dimessa. Non fosse stato suo padre, Lilyanne forse l'avrebbe sorpassata senza pensarci un secondo. Quasi non noto' l'uomo che l'aveva guardata invece di inchinarsi. Quasi non ascolto' Arslen che le suggeriva dove guardare. L'avrebbe saputo anche senza il suo aiuto: in fondo, era davanti alla tomba di Olyvar che era concentrato il maggior numero di candele e offerte. Quella fedelta' e riverenza non l'avevano salvato in vita, ma almeno ora che era morto potevano essere mostrati.
    I dorniani non piangevano. Anche i figli dei Principi sapevano che l'acqua era preziosa e sprecarla una sciocchezza. I dorniani urlavano e si strappavano i capelli, cantavano canzoni colme di rimpianto e passavano le notti svegli e in lutto. Erano rumorosi nel dolore quanto nella gioia, se non di piu', che' i morti meritavano tanto rispetto quanto i nuovi nati. Per la prima volta, Lilyanne desidero' aver partorito un figlio. Poterlo prendere per mano e portare davanti alla tomba di Olyvar in una presentazione tardiva. Desidero' aver avuto un figlio con Rhaegar per mostrare a suo padre che i suoi piani si erano realizzati, che i suoi desideri venivano rispettati anche nella morte. Voleva mostrare ad Olyvar un rispetto che in vita non gli aveva mai concesso e che ora, con lui morto, era piu' facile dare. Non pianse per suo padre.
    Quando poso' gli occhi sul catafalco destinato a sua madre tuttavia, le lacrime quasi le punsero gli occhi. Quasi. Perche' Lilyanne Martell era molte cose, ma di sicuro non qualcuno che piangeva facilmente. Non credo di poterti portare a casa, mamma La gente del Nord, a quanto aveva visto, non era brava con le emozioni. Lily aveva visitato brevemente le cripte a Grande Inverno, fredde e oscure e antichissime. Elyanne era stata una Stark fino al giorno della sua morte. I colori e la vita di Dorne non le erano mai appartenuti. Ma li' c'era la sua famiglia, e gli Stark - che erano creature di neve e ombra, con i loro occhi grigi e quel raro sorriso capace di riscaldare anche nel mezzo del gelido Nord - non abbandonavano mai coloro che amavano. Lilyanne non aveva toccato la tomba di suo padre, ricordando ancora la distanza che li aveva separati. Non si era inchinata o piegata, anche se non credeva di essere ancora intera, ancora la stessa dopo i mesi passati lontano dalla sua terra. Ma si era avvicinata a quella di sua madre a sufficienza per dare un'idea di intimita', sussurrando una scusa che aveva un sapore vuoto. Cos'era casa, per una donna che era passata da un mondo all'altro per amore?
    La Martell fece un passo indietro, voltandosi verso le persone ancora presenti. Si soffermo' brevemente sull'uomo che aveva avuto il coraggio di guardarle il viso e non i piedi mentre si muoveva verso le tombe dei suoi genitori, e per un lungo istante si senti' fiera di se' stessa. Forse non era intera, ma non era neanche spezzata. Pareva valere lo stesso per Dorne. Intendo rimanere a Dorne, Ciambellano. Questa e' la mia terra, e l'ho trascurata troppo a lungo in favore del nord Era tornata a guardare verso Arslen, gli occhi d'onice decisi. La sua assenza aveva fatto solo danni, aveva creato solo problemi e malumori. Non intendeva lasciare mai piu' quella terra. Vi ringrazio. Non intendevo disturbarvi. gli occhi scivolarono poi sulle persone di cui aveva interrotto il lavoro con il suo arrivo. E infine, nuovamente, sull'uomo che l'aveva fissata qualche minuto prima. Si mosse verso di lui, scivolando sul pavimento lucido. Accompagnate me e il Ciambellano all'esterno Era un'affermazione, ma aveva il tono di una domanda. Lo sconosciuto l'avrebbe seguita anche mentre usciva dalle cripte assieme ad Arslen, che era stato di nuovo rapito dalla Principessa?
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    Benvenuto!
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    I messaggi in codice sono estremamente noiosi da comporre, Corinna, e se non si concorda un codice con l’altra persona possono anche risultate incomprensibili. Naturalmente, il loro scopo è quest’ultimo: comunicare informazioni sensibili in sicurezza
    Aveva fatto approntare per loro uno dei terrazzi in ombra della Fortezza, in cui soffiava un vento troppo leggero per smuovere i fogli di pergamena disposti sul tavolo. Lilyanne li aveva presi dalla biblioteca, assieme ad un paio di volumi che non si era preoccupata di chiedere: nessuno pareva fermarla, e di conseguenza aveva smesso di domandare il permesso per ogni azione neanche fosse stata una bambina. La divertiva l’idea di essere in un rango sociale a metà, non ancora regina ma non più semplice principessa dorniana, e di mettere a disagio coloro che interagivano con lei che non sapevano come trattarla. Man mano che cresceva la conoscenza con Corinna tuttavia, diventava sempre più facile per le due interagire: la donna del nord – Amica dei Giganti, veniva chiamata – non aveva peli sulla lingua, ed era un piacere chiacchierare con lei. Anche se di lì a poco sarebbero entrambe partite verso nuovi pericoli, Lilyanne sperava davvero di rivederla.
    Il primo metodo, e il più semplice, è quello del salto semplice: invece di avere un alfabeto in A, B, C, D, … e così via, si salta in avanti o indietro di una lettera Erano sedute vicine, in modo che Corinna potesse vedere ciò che Lily tracciava sul foglio che avevano davanti. Ad esempio, prova a tradurre questo. Ho preso una parola – un titolo, in realtà – e ho fatto un salto in avanti di una lettera. Dovrebbe risultarti piuttosto familiare. ci pensò un istante, per assicurarsi di non sbagliare, prima di tracciare le parole “TFS DPSJOOB” con sicurezza. Davanti a loro c’era anche un alfabeto, per rendere le traduzioni più semplici. Attese che Corinna completasse l’esercizio, prima di riprendere a spiegare. Si possono sostituire le lettere con i numeri, oppure con simboli inventati; Tuttavia questo non è un codice, è poco più di un gioco mentale. Un vero codice sarebbe concordare una parola fra noi, ad esempio “Gigante”: a questo punto sapremmo di dover muovere tutte le lettere tranne G, I, A, N, T ed E. Sono solo esempi molto semplici, per farti capire come funziona la fantasia era il requisito principale per una spia, forse l’unica cosa che servisse davvero assieme al fegato di tradire qualcuno che aveva riposto in te la sua fiducia. La crittografia e i codici in genere danno per scontato che le due parti siano preparate a tradurre, anche solo concordando una parola d’ordine o un vero e proprio linguaggio prima che i messaggi criptati vengano spediti. Purtroppo questo non è sempre il caso: a volte è necessario decrittare codici sconosciuti, per mille motivi diversi. le poggiò davanti alcuni esempi di messaggi crittati con le traduzioni sotto, assieme al metodo utilizzato per risolvere gli enigmi. Purtroppo non ci sono trucchi, tranne l’esperienza e la conoscenza: decrittare un messaggio è spesso un’operazione molto lunga, i Maestri hanno decine e decine di esempi di codici che non sono mai stati decifrati. E hanno altrettanti esempi di battaglie e intere guerre vinte o perse grazie a quei codici non aveva bisogno di spiegare a Corinna che sapere chi attaccare e in quale punto era tanto importante quanto saper comandare truppe in battaglia: la raccolta di informazioni, e la capacità di comunicarle in fretta e in sicurezza, era di conseguenza fondamentale sia per combattere che per evitare le battaglie. Lilyanne odiava la guerra: preferiva uccidere dieci persone ad una cena, piuttosto che cento in un campo di battaglia. Soprattutto perché le prime morti sarebbero state responsabilità totalmente sua, un fardello solitario; se avesse fallito, la colpa sarebbe ricaduta unicamente sulle sue spalle. L’idea di mandare altri a morire al posto suo su un campo di battaglia la ripugnava e la faceva rabbrividire d’orrore. Hai capito tutto?

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    Chissà che fine aveva fatto Anya, la bellissima spia che aveva iniziato ad insegnare ad una giovanissima Lilyanne i principi della tortura e dei veleni? Forse era morta durante la presa di Lancia del Sole, o nei giorni e le settimane che l’avevano seguita. Forse era stata giustiziata, ma più probabilmente era stata eliminata il silenzio e senza fare rumore, scomparsa nel nulla senza che nessuno si chiedesse che fine avesse fatto. Lily non dubitava che qualcuno avesse preso il suo posto: c’era sempre bisogno di spie e gente di quella risma nelle varie corti. Perfino a Grande Inverno, nell’onorevole Nord, esistevano esperti di veleni.
    E di tortura.
    Il motivo per cui Lilyanne, i capelli nerissimi raccolti in una treccia che le circondava le spalle e scivolava oltre la spalla sinistra, si trovava in uno dei numerosi terrazzi della Fortezza Rossa in compagnia di Sir Corinna Forrester. La guerriera del Nord aveva i capelli rossi e, come la principessa Martell aveva avuto modo di scoprire nell’ultimo periodo, una visione della vita per molti versi simile alla sua. Le due si erano trovate a loro agio nel periodo seguente alla nomina a cavaliere di Ser Corinna, e avevano parlato sempre più spesso e sempre più volentieri. Fino ad arrivare all’argomento che in quel momento le aveva portate a riunirsi e a parlare, naturalmente.
    Lilyanne vestiva come sempre in rosso: non era solo il colore che preferiva, o quello della sua casata, ma riteneva anche che fosse quello che la fasciava al meglio, facendo risaltare la sua pelle abbronzata e i colori accesi tipici dei dorniani. Era naturale chiedersi quali tratti Targaryen avrebbe ereditato la sua prole, a patto che ne ereditasse qualcuno. A patto che il matrimonio andasse avanti era ovvio. Ma quella era una questione di cui si sarebbe preoccupata dopo quel pomeriggio.

    La mia insegnante sosteneva che le regole della tortura sono tre: pazienza, che deve possedere il torturatore; disperazione, fattore indispensabile per far confessare il torturato; e infine la capacità di trovare e sfruttare il punto debole della tua vittima

    Stava spiegando Lily, la voce bassa e calma mentre si muoveva in ambiti che qualunque altra Lady del continente – figlia di un Lord Maggiore e sorella di un altro, destinate ad essere madri e mogli e a badare alla casa prima che a qualunque altra cosa – avrebbe ritenuto rivoltanti. Anche Lilyanne li aveva pensati come tali. Aveva vomitato anche l’anima dopo la sua prima tortura, e non se ne vergognava: era con fierezza che pensava ai propri progressi, perché tempo prima non riusciva neppure a parlare di torture senza trovarsi nauseata fino all’impossibile. Era stata un’esperienza traumatica quella a cui l’aveva sottoposta Anya, ma Lilyanne aveva fatto in modo di superarla e uscirne vincitrice – o almeno così sperava.

    Forse non concordo con i metodi di insegnamento di Anya non temeva quel nome, non più; perché era piuttosto sicura che fosse morta. Anche se non sarebbe stata convinta della sua dipartita fino a che non si fosse trovata davanti il suo cadavere decapitato. Forse neppure allora. Ma su queste regole fondamentali aveva ragione. Mi disse che il suo metodo preferito era chiudere la sua vittima nelle segrete, nel buio totale, per ore e giorni in modo che perdessero il senso del tempo e fossero disperati al pensiero del minimo contatto umano. Questo metodo per lei non ha mai fallito

    Fortuna? Abilità? Lilyanne non si illudeva che fosse solo questo il segreto del “successo” della ex spia di Lancia del Sole, sapeva che erano coinvolti anche coltelli e lame di ogni genere, schiaccianocche e qualunque altro orrore la mente umana potesse partorire.

    Per torturare, tuttavia, serve anche fantasia. La capacità di mettersi nei panni della propria vittima, comprendere la sua paura più profonda e minacciare di renderla realtà.

    Spiegò, poggiando un gomito sul bracciolo della sedia e lanciando la treccia oltre la spalla, lasciando che tornasse a penzolarle sulla schiena, muovendosi piano nell’aria immobile. Era veramente caldo, almeno in quel pomeriggio di primavera in cui le due donne si trovavano a parlare. Un argomento che non sarebbe stato di certo considerato adatto ad una Lady qualunque … ma nessuna delle due era una Lady qualunque, c’era da dirlo. E per qualche motivo, Lilyanne dubitava che Corinna si sarebbe sentita male nel torturare qualcuno. Aveva l’aria di essere molto più dura, e aver visto molte più cose di quante desse ad intendere. O forse era solo l’aria da guerriera e quel titolo di “Ser” che denunciavano la sua abilità con la spada a darle quell’impressione.

    I trucchi psicologici sono più efficaci, ma … anche il terrore funziona bene quando necessario, Corinna. Intimidire la tua vittima, spaventarla con l’inevitabile dolore fisico, è qualcosa che nel breve periodo e in situazioni di pericolo può anche funzionare. Spiegò, ben sapendo che molto probabilmente Corinna non avrebbe avuto il lusso di lunghi periodi di tempo per far parlare la persona con cui stava interagendo. Suoi prigionieri. Di guerra, probabilmente. È sempre meglio catturare due persone e tenerle separate per confermare le informazioni, oppure per utilizzarle come leve l’una contro l’altra. Aggiunse, mordicchiandosi il labbro inferiore e lasciando vagare lo sguardo attorno a loro per controllare che non ci fossero occhi o orecchie indiscrete a spiarle, tornando poi a guardare la giovane davanti a lei. Inoltre, hai il doppio delle probabilità che parlino catturandone due. Che una persona riesca a resistere alla tortura è un conto, che ci riescano due … è molto più complesso Non si era resa conto di quanto fosse diventato semplice pensare a certi dettagli; forse era vero che la guerra e le vicissitudini degli ultimi anni l’avevano indurita, perché un tempo mai Lilyanne si sarebbe sognata di fare certe considerazioni, anzi era convinta che non si sarebbe mai abituata … eppure, alla fin fine non era stato poi così difficile.

    Ovviamente ognuno ha i suoi metodi, Corinna. Trova il tuo e lascia che sia l’istinto a guidarti … anche se prego i Nuovi e Antichi Dei che non dovrai mai ricorrere alla tortura per strappare informazioni dai tuoi nemici. È una pratica aberrante, per quanto necessaria alle volte.

    L’aveva sorpresa che la ragazza le chiedesse informazioni in merito; ma chi era lei per giudicare?

    Addestramento fra PG - Le tre regole della tortura

    -1.035 parole
    -14 punti esperienza
    -Tratto Vipera di Dorne liv.4


    Cioffa
26 replies since 14/2/2014
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