Posts written by Brule

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    Osmund aprì la porta della Sala e trovò sir Rondar ad aspettarlo subito fuori. Se ne stava giusto qualche passo più in là, probabilmente per non dare l'impressione di aver origliato i loro discorsi né di avere alcuna intenzione di farlo.
    -Possiamo proseguire con la visita del castello- gli disse. -Passerò a trovare il maestro più tardi.-
    Mentre il ciambellano descriveva i vari ambienti della fortezza, l'Hornwood lo ascoltava con attenzione e seguiva con gli occhi ogni suo movimento. Quelle stanze vecchie e pregne di umidità sarebbero state da quel momento in poi la sua casa e lui aveva tutta l'intenzione di entrarci subito in confidenza.
    Quando l'uomo gli chiese se avesse intenzione di incontrare la gente del paese, Osmund fece un cenno d'assenso. -Lo farò- rispose -ma domani. Il viaggio è stato lungo e tutti noi abbiamo bisogno di riposare.- Voleva che il popolo di Willow Wood lo vedesse nel pieno delle sue forze, e poi era sicuro che avrebbe avuto bisogno di ogni briciolo di energia per affrontare le varie questioni che si sarebbero presentate.
    -E soprattutto voglio incontrare chiunque abbia incarichi di una certa importanza- disse, tornando con la mente a quanto aveva visto alle Cascate del Tumbler, pochi giorni prima, dove ad Edwin come prima cosa era stato presentato il borgomastro. -Chi si occupa delle questioni economiche, militari…- Fece un gesto vago con la mano come per includere tutto il resto.
    La situazione nelle Terre dei Fiumi era delicata, lo sapeva già e i discorsi dei Frey alla corte del Roote glielo avevano confermato. Non poteva permettersi di perdere tempo.
    -Sir Rondar, lascio a te l'organizzazione- disse, abbozzando un sorriso e chinando appena la testa in segno di ringraziamento. -Prima di raggiungere i miei alloggi, però, ti chiedo un'ultima cosa: carta e inchiostro. A Porto Bianco aspettano una risposta.-

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    -Molto bene, ti raggiungerò tra poco per continuare il nostro giro…-
    Osmund seguì con lo sguardo sir Rondar mentre sistemava la legna nel camino. Negli occhi del ciambellano gli sembrava di leggere un grande attaccamento a quei luoghi, una devozione resa evidente dalla cura che metteva in quei gesti semplici.
    Questo poteva essere sia un bene che un male.
    "Deve aver servito bene i Ryger. Sarà ugualmente fedele a casa Hornwood?" si chiese, mentre l'uomo si chiudeva la porta alle spalle. Sperava di poter contare fin da subito sulla gente di Willow Wood, ma non si faceva grosse illusioni. Molto sarebbe dipeso dalle sue prime azioni come nuovo lord.
    Restò ad ascoltare ser Ygon che cercava di proporre una soluzione alla richiesta proveniente da Porto Bianco, ma la sua risposta non lo convinse per niente.
    -No, no…- sbuffò, scuotendo la testa. -Non possiamo attaccarci alla geografia delle Terre dei Fiumi. Lord Wyaman non è un idiota…-
    Avrebbe potuto usare la scusa della cattiva accoglienza. Una menzogna decisamente più credibile, ma pur sempre una menzogna e Osmund sapeva che per i Manderly non sarebbe stato troppo difficile venire a conoscenza della verità.
    Sistemò di nuovo la pergamena sul tavolo, bloccandola con la daga da una parte e una mano dall'altra. La fissò per alcuni istanti, scorrendo per l'ennesima volta le parole con lo sguardo, e infine aggiunse: -Devo essere sincero con lui. Gli dirò che non possiamo permetterci di abbandonare Willow Wood, non adesso. Al nostro ritorno rischieremmo di trovare delle terre inospitali, e questa volta per davvero.-
    Alzò gli occhi per sondare la reazione degli uomini del suo seguito, anche se era piuttosto sicuro di avere il loro appoggio.
    -Più tardi scriverò la mia risposta e la affiderò al maestro perché la mandi con un corvo a Porto Bianco. Per adesso è tutto…- Accennò alla porta con un cenno della testa. -Possiamo andare.-

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    Osmund tirò leggermente le briglie e piazzò il cavallo alle spalle di sir Rondar, facendo cenno di essere pronto a rimettersi in marcia. Prima di spronare l'animale, però, si voltò verso l'uomo che impugnava l'asta da cui pendeva il vessillo di casa Stark e con un gesto della mano gli ordinò di abbassarlo.
    -Può bastare- gli disse.
    Probabilmente per la maggior parte degli abitanti di quei luoghi era una figura uguale a tante altre, ma per quei pochi che avevano la capacità di riconoscerlo, il metalupo avrebbe significato solo una cosa: Nord. E al primo ingresso nei suoi nuovi domini sarebbe stato poco saggio presentarsi come uno straniero.
    Chiese invece che gli fosse consegnato uno degli scudi su cui era stata dipinta l'alce degli Hornwood e lo imbracciò, assicurandosi di tenerlo bene in vista.
    "È bene che la gente di Willow Wood impari a conoscere questi colori" pensò, stringendo le cinghie con la mano guantata.
    Quando furono tutti pronti, Osmund toccò con i talloni i fianchi del cavallo e lo mise al passo. Mano a mano che si avvicinavano, la sagoma scura della fortezza si faceva sempre più nitida davanti a loro. L'Hornwood ne approfittò per osservarla. Rondar dovette accorgersene, perché gli si avvicinò rapido e cominciò subito descrivergli le diverse aree del castello. Osmund ascoltò senza distogliere mai lo sguardo, accompagnando di tanto in tanto le parole dell'uomo con brevi cenni d'assenso.
    Il castello era piccolo e, ad uno sguardo superficiale, neanche troppo difendibile. Con qualche intervento qua e là, però, le cose avrebbero potuto migliorare, ne era certo.
    Il drappello s'inoltrò nell'abitato, sfilando tra le case e gli sguardi della gente che, finalmente, cominciava a mostrarsi. Nei loro occhi Osmund lesse curiosità, ma la diffidenza e la paura suscitata da uomini armati fece sì che nessuno osasse avvicinarsi troppo alla strada. Solo alcuni bambini, improvvisamente, corsero loro incontro saltellando come lepri tra le file degli armati e infilandosi tra le zampe dei cavalli.
    Sir Rondar li condusse nella Sala Grande del castello. -La Sala dei Salici- mormorò Osmund, ripetendo le parole della loro guida, mentre posava gli occhi sul grosso albero che s'innalzava al centro della stanza incutendo una strana sensazione di rispetto. Senza volerlo, si ritrovò a pensare agli enormi alberi-diga, così comuni al Nord e così rari una volta superata l'Incollatura.
    "Dovrò farne arrivare uno dalla foresta di Hornwood" pensò.
    Il Maestro interruppe quei pensieri, congedandosi. Osmund lo salutò chinando il capo poi aggiunse, accennando alla lettera con il sigillo dei Manderly: -Presto verrò a cercarti per la mia risposta.-
    "Sì, ma quale risposta?"
    Si massaggiò una tempia, come se quel pensiero gli avesse provocato il mal di testa. Lord Wyaman lo aveva cresciuto ed educato alla vita da cavaliere, come poteva rifiutargli il suo aiuto?
    "Lo hai già salvato dai Bruti, su quella collina…" gli sussurrò una voce dall'interno. Ed era vero. Ricordava bene quel giorno. E, soprattutto, quanto ci avrebbe messo la gente di Willow Wood a rivoltarsi contro di lui se avesse preso i suoi uomini e fosse ripartito subito? Per un'impresa disperata, oltretutto…
    Posò la pergamena sul tavolo e con gli occhi scorse il testo che suo zio aveva fatto scrivere.

    È per questo che vi domando di onorare il legame di sangue che ci unisce…

    Inspirò piano, lasciando che l'aria umida gli riempisse lentamente i polmoni, poi spostò lo sguardo su sir Rondar. -Ti ringrazio per l'accoglienza, ser. Prima di proseguire, però, avrei alcune questioni di cui discutere con i miei uomini. -
    Una volta solo con i suoi, Osmund si sarebbe rivolto a ser Ygon Snow e gli avrebbe consegnato la lettera, invitandolo a leggerla. Alla fine gli avrebbe chiesto: -Tu cosa faresti?-

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    Il cavallo sbuffò quando Osmund tirò le redini.
    -Dovremmo esserci.- L'Hornwood indicò con la mano una pietra piantata nel terreno fangoso al lato della strada. Alle sue spalle lo scalpiccio di decine di zoccoli che affondano nella melma piano piano s'interruppe lasciando il posto al borbottio di animali e uomini affaticati. Il viaggio era stato lungo, più di quanto avesse immaginato alla partenza, e le condizioni del terreno, martoriato da una qualche piaga piovuta dal cielo, non avevano fatto altro che rallentare la marcia.
    Avevano abbandonato le Cascate in fretta e furia alle prime luci del giorno, dopo una notte trascorsa col fiato sospeso e i nervi tesi per quanto successo durante il banchetto e per la consapevolezza che l'assassino poteva trovarsi ancora all'interno del castello.
    Il sorgere del sole alla fine era arrivato come una liberazione, permettendo loro di lasciarsi alle spalle quei fatti di sangue e, soprattutto, i Frey.
    Osmund scese dal corsiero e si chinò sulla stele. Era ben levigata e, al contrario di tutto il resto lì intorno, appariva in buone condizioni, segno che qualcuno doveva averla sistemata non molto tempo prima. Fece scorrere le dita sulla figura che vi era incisa, l'alce di Casa Hornwood, e d'un tratto avvertì dita gelide accarezzargli il cuore.
    Nostalgia?
    Era la prima volta che gli capitava da quando aveva lasciato casa sua.
    Si voltò verso ser Ygon e annuì con decisione. -Ci siamo- confermò, poi si raddrizzò sulle gambe e, avvicinatosi al cavallo, rimontò in groppa.

    -Vi ringrazio.-
    Osmund chinò il capo per salutare la piccola delegazione venuta a dargli il benvenuto, un manipolo di uomini d'arme e un maestro che quasi si teneva in disparte.
    "Hanno fatto ridipingere i loro scudi" osservò mentre li passava in rassegna con lo sguardo. Sembrava un lavoro eseguito di recente, come per la pietra di confine. Poi posò gli occhi sul drappo che penzolava dall'asta impugnata da uno dei soldati.
    "Non devono aver visto molti metalupi da queste parti."
    Abbozzò un sorriso, apprezzando comunque il tentativo di quella gente di manifestare la sua fedeltà nei confronti del nuovo lord. Erano stati nemici nella guerra tra la Corona e i Lannister e lui stesso era quasi morto per mano degli uomini dei Ryger, ma adesso… Alzò gli occhi verso il castello, soffermandosi sul fiume che scorreva poco lontano, e rivolse agli dei una supplica silenziosa, pregando di non incontrare troppa ostilità. Sempre che gli dei potessero sentirlo, così lontano dalle foreste del Nord.
    Fissò per alcuni istanti le case che sorgevano intorno alla fortezza cercando di capire dove si trovassero tutti gli abitanti, ma non riuscì a scorgere nessuno. Un'accoglienza decisamente diversa da quella che il popolo delle Cascate aveva riservato al Roote.
    Stava per interrogare sir Rondar, quando il maestro si fece avanti e gli consegnò una pergamena. Osmund la esaminò brevemente e subito riconobbe nei nastri che la avvolgevano i colori familiari di casa Manderly. -Porto Bianco?- chiese spostando gli occhi sul maestro, la fronte aggrottata per la sorpresa. Cosa potevano volere da lui? Si concesse un breve respiro, quindi aprì la lettera e lesse rapidamente il testo.

    -Merda...- imprecò a bassa voce.
    Alzò gli occhi dalla missiva e li piantò in quelli dell'uomo che poco prima gli aveva dato il benvenuto e che, probabilmente, tra tutti era quello con più autorità.
    -Sir Rondar, portaci al castello.-

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    I desideri non invecchiano quasi mai

    CITAZIONE
    Osmund: 10 p.e. base + 3 Mod + 4 Interazione – 70% (53 gg ritardo) +10% ritardo mio= 7 p.e.
    +1 Punto Diplomazia
    +2 Prestigio

    Affinità
    Ser Ryman Frey -3
    Ser Dafyn Vance -4
    Casa Frey -3
    Lord Edwin Roote +3
    Eve Frey +2
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    CITAZIONE (Freene @ 1/1/2024, 13:14) 
    Fine macroperiodo

    Introiti: 3.000 ori dalle tasse + 0 modifiche + 0 edifici produttivi + 0 rotte commerciali + 100 per Amministrazione 10 + tutto dimezzato per Affinità inferiore a 20 e lontananza dal seggio= 1.550 ori aggiunti al tesoretto

    Casse del castello: 11.050 ori > 12.600 ori

    Punti milizie da spendere entro il 31 gennaio:500 base + 0 edifici militari + 0 ordine pubblico= 500 punti milizia

    Azioni per il prossimo macroperiodo (scadenza 30 giugno) 3 edifici costruibili + 3 rotte commerciali

    MALUS: sei al secondo macroperiodo lontano dal seggio con un'Affinità inferiore a 20, gli introiti sono stati dimezzati.
    +
    Avendo Amministrazione inferiore a 20, ogni edificio ti costerà 500 ori extra.

    Brule su su facciamo rotte commerciali qui!


    Aggiornamento milizie:
    500 punti milizia
    - 170 fanti (170)
    - 60 arcieri (120)
    - 50 picchieri (150)
    - 15 cavalieri (60)

    Per le rotte commerciali e le costruzioni aspetto di arrivare a Willow Wood per giocarmi la cosa in quest, libera o semi-libera.
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    Confermo ;)
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    Penso che Osmund abbia intenzione di raggiungere Willow Wood e togliersi di torno tutti i Frey il prima possibile :D
    Credo che una sua partenza sia più coerente con la piega che hanno preso gli eventi.
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    Il Vance indietreggiò di un paio di passi, ma questo fu tutto ciò che concesse ad Osmund. Non sembrava troppo intimorito dalla sua reazione, anche se aveva preferito non rimanergli troppo vicino. Evidentemente l'amicizia di Ryman lo faceva sentire tanto al sicuro da non sentirsi in dovere di tenere a freno la lingua.
    L'Hornwood restò in piedi, immobile, incassando le repliche prima del Vance e poi del Frey.
    -Ser Ryman…- stava per rispondere, ma Eve lo interruppe con la sua scenata. Si limitò a seguirla con lo sguardo. A lei avrebbe pensato in un altro momento, forse. Quando la ragazza ebbe lasciato la stanza, tornò a fissare l'uomo che l'aveva accusato, seppur in modo velato, di essere un traditore. Scosse lievemente il capo in segno di disprezzo. Avrebbe voluto dire qualcosa, anche se non aveva bene in mente cosa, ma per sua fortuna Edwin intervenne per riportare ordine ed evitare che quella che doveva essere una serata di festa si trasformasse in un'occasione di nuovi conflitti.
    Osmund lo ascoltò in silenzio, rimanendo fisso nella stessa posizione. Alla fine annuì in segno di assenso, ma soprattutto per ringraziarlo per aver tentato di toglierlo da una situazione che stava diventando per lui sempre più scomoda.
    -Certo, lord Roote- rispose. -Come dici, abbiamo tutti bisogno di ragionare con una mente lucida.-
    Sapeva che le parole di Edwin non sarebbero bastate, ma gli stavano concedendo un momento di tregua.
    Con misurata lentezza, perché tutti potessero vederlo, tornò a sedere e si riempì di nuovo il calice di vino. Alla luce delle torce ne ammirò il colore, fece ruotare la coppa, apprezzò il profumo e ne bevve un sorso, tutto cercando di mostrare una calma che in realtà non provava. In realtà aveva solo bisogno di qualche istante per trovare le parole giuste.
    Alla fine si voltò verso il futuro erede delle Torri Gemelle.
    -Ser Ryman- disse -Willow Wood appartiene al Nord. La mia fedeltà va solo agli Stark…- Girò appena la testa verso lo Snow al suo fianco e, fingendosi sinceramente interessato, gli chiese: -Ser Ygon, dimmi, sono arrivati corvi da Grande Inverno?-
    Scrollò le spalle come se fosse chiaro che la risposta sarebbe stata negativa, poi tornò a rivolgersi al Frey.
    -Mi dispiace, ser Ryman, nessun ordine dal mio signore.-

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    Osmund lasciò che fossero gli altri a scegliere dove sedere. Ciò che davvero gli interessava era saperne di più su quello che era successo con il Karstark e, visto il modesto numero di partecipanti al banchetto, non sarebbe stato così difficile ascoltare quanto veniva detto anche all'altro capo del tavolo.
    Spostò la pesante sedia di legno e prese posto accanto a ser Ygon, guardando con la coda dell'occhio Eve Frey. Avrebbe potuto chiedere al cavaliere di Porto Bianco di cedergli il posto accanto alla ragazza, ma preferì lasciar perdere per evitare che gli altri si ponessero troppe domande. Ser Jared in particolare, che non vedeva l'ora di appioppargli una delle vedove di casa Frey.
    "E poi le donne richiedono attenzioni, soprattutto in occasioni come queste."
    Non gli sarebbe certo dispiaciuto intrattenersi con Eve, ma quella sera ci sarebbero stati discorsi da seguire, informazioni da raccogliere e sguardi da intercettare. Forse avrebbe avuto altre occasioni. Forse...
    La cena procedette in un clima piuttosto teso, tuttavia Osmund rimase al suo posto senza mai intervenire. Sorrise quando c'era da sorridere, sollevò il calice quando c'era da brindare, anche quando ser Ryman pronunciò parole che suscitarono la perplessità di molti. Frasi che a lui non parvero così scandalose, ben poca cosa rispetto a quelle che si potevano udire sotto una qualsiasi tenda di un accampamento militare.
    Ad un certo punto, però, il Vance decise di agitare le acque.
    Osmund s'irrigidì quando sentì le mani di ser Dafyn posarsi sulle sue spalle, ma lo lasciò parlare senza mai voltarsi. Restò seduto, stringendo i denti fino a sentirli scricchiolare per evitare di rispondere alle insinuazioni di quell'uomo. Si limitò a riempirsi il calice di vino e a trangugiarne un sorso ogni volta che sentiva la situazione sul punto di sfuggirgli di mano.
    Alla fine il Vance smise di sputare il suo veleno e dopo la domanda del Frey nella sala calò il silenzio.
    -Lord Karstark è stato mio compagno d'armi...- disse Osmund senza troppa enfasi. Sentiva addosso gli sguardi di tutti. Tutti aspettavano una sua reazione, ne era sicuro, non gli serviva neanche sollevare gli occhi dal bicchiere per rendersene conto.
    -Abbiamo combattuto insieme più di una volta...-
    Sollevò il calice e sorseggiò un po' di vino facendolo ruotare ritmicamente in bocca per poi lasciarlo scendere lentamente in gola.
    -Abbiamo riconquistato insieme Isola della Chela...-
    Ricordò la freccia che lo aveva quasi ammazzato all'inizio della battaglia, la sentì mentre lacerava la sua carne. Istintivamente portò la mano alla gamba sinistra e si toccò la cicatrice.
    "Non eravamo neanche sbarcati... cane di un arciere..."
    Un altro sorso.
    -Vance- sussurrò, la voce così bassa che nessuno avrebbe potuto sentirlo.
    Cosa diavolo voleva da lui quel tizio? Membro di un'infima casata, che non aveva neanche mai sentito nominare prima di arrivare alle Cascate, e si permetteva di mettere in dubbio la sua lealtà?
    "Vogliono mettermi alla prova? Vogliono davvero solo i miei uomini?"
    Ne dubitava. Ma, soprattutto, non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe trovato una volta giunto a Willow Wood. Come avrebbe potuto promettere qualcosa?
    E poi sapeva che la gente lì avrebbe visto in lui un nemico, un occupante, mandato dal re che li aveva sconfitti e che aveva fatto a pezzi la famiglia che reggeva quel seggio da generazioni. Non poteva arrivare e mandare subito la gente a morire.
    Le tempie presero a pulsargli furiosamente al pensiero di quello che avrebbe dovuto affrontare a Willow Wood.
    Scosse la testa e ingollò un altro po' di vino.
    D'un tratto avvertì di nuovo la presenza ingombrante e malevola di ser Dafyn alle sue spalle e sentì una vampata di calore salire fino alla testa, carica di rabbia, paura e inquietudine.
    Scattò in piedi spingendo con forza la sedia con la schiena, nel tentativo di colpire il Vance.
    -Mi date del traditore?- sibilò, fronteggiando l'uomo e avvicinandoglisi pericolosamente. Con un gesto istintivo portò la mano al fianco, ma non trovò nessuna arma.
    -Mi date del traditore?- ripetè, alzando la voce.
    Sputò a terra e rimase immobile, gli occhi piantati in quelli di ser Dafyn e il petto che si gonfiava e sgonfiava come un mantice.

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    Countdown 2024!

    8 dicembre: +1 punto esperienza
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    E quindi quel tizio grasso e rumoroso era Ryman Frey. Decisamente diverso dall'idea che s'era fatto. Non glielo avevano mai descritto, ma dopo tutte le storie e i discorsi ascoltati sul suo conto Osmund se l'era immaginato come un individuo con lineamenti affilati e uno sguardo inquisitore, e invece…
    Sorrise nel vederlo scendere da cavallo atteggiandosi a uomo di guerra, con quell'aspetto che invece indicava una persona quantomeno poco avvezza all'uso delle armi. L'esperienza, tuttavia, gli suggeriva di non lasciarsi andare a giudizi affrettati: i campi di battaglia erano pieni sorprese e ne aveva visti di uomini come quello spogliare i cadaveri di soldati con corpi scolpiti dall'esercizio e dalla fatica.
    Si tenne un paio di passi più indietro mentre Edwin accoglieva il nuovo arrivato. Come tutti avevano previsto, e più volte insinuato, Ryman era venuto per ricordare al nuovo Signore delle Cascate chi comandasse davvero in quelle terre e lo stava facendo senza tanti giri di parole.
    Osmund osservò con curiosità la reazione del Roote. "Non avrà vita facile" pensò, continuando a tenere lo sguardo fisso su di lui per cogliere eventuali segni di nervosismo. Ma più che Edwin furono gli altri Frey a mostrarsi insofferenti nei confronti del parente e del suo sarcasmo. Solo lady Eve pareva più interessata ad altro. Osmund si accorse che la ragazza sembrava cercare la sua attenzione, ma le concesse solo uno sguardo fugace.
    Quando ebbe terminato con Edwin, Ryman si rivolse a lui e Corinna. Osmund allora gli si avvicinò e chinò leggermente la testa.
    -Ser Ryman- lo salutò, poi restò ad ascoltare quanto il Frey aveva da dirgli.
    Abbozzò un sorriso infastidito sentendolo parlare degli uomini che avrebbe dovuto cedere, ma quando sentì nominare Elmo d'Argento cambiò improvvisamente espressione. "Infame" ripeté tra sé e sé, gli occhi sbarrati. Aveva quasi dimenticato le voci che avevano accompagnato la loro partenza dalla capitale. Il tradimento era dunque confermato! Il Karstark aveva combattuto con lui a Isola della Chela, era un eroe di guerra e adesso veniva chiamato infame.
    Una strana sensazione lo assalì, uno strano formicolio alla bocca dello stomaco. Non gli piacque per niente.
    Scosse la testa per scacciare i terribili pensieri che avevano fatto irruzione nella sua mente. Avrebbe raccolto altre informazioni più tardi e il banchetto sarebbe stato un'ottima occasione per farlo.
    -Grazie per l'offerta, ma non ce ne sarà sicuramente bisogno- rispose infine, forzandosi a sorridere. Avrebbe voluto sottolineare che Willow Wood rispondeva solo agli Stark, ma preferì lasciar perdere per il momento. -Avrai sicuramente cose più importanti da fare. Noi sapremo trovare la strada di casa.-

    Parole: 428

    Osmund se ne torna in disparte, per avviarsi verso il luogo del banchetto non appena ser Ryman se ne sarà andato.
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    Il sole aveva cominciato a calare tingendo il cielo e le nuvole del colore dell'oro. Di lì a poco sarebbe scesa la notte, ma quella strana giornata era tutt'altro che conclusa.
    -Il banchetto… Non so cosa aspettarmi- ammise Osmund, borbottando verso ser Ygon mentre si sistemava il mantello di lana scura sulle spalle. -Non ho sentito molta gente parlar bene di Ryman Frey. Spero solo che non venga con l'intenzione di creare problemi. Per quanto ci riguarda, ne avremo già abbastanza una volta arrivati a Willow Wood.-
    Anche se la sua fedeltà andava agli Stark e non al lord dei Fiumi, la vicinanza dei suoi nuovi domini alle Torri Gemelle lo costringeva a tenere gli occhi aperti e a stare attento a ciò che sarebbe successo quella sera.
    Considerata l'età del vecchio Walder Frey, sarebbe stato saggio tenersi buono il suo erede.
    -Andiamo, ormai saranno vicini.- Chiuse il mantello con un semplice fermaglio di ferro e si incamminò per raggiungere il luogo in cui avrebbero incontrato il futuro Signore del Guado.

    Erano tutti lì. Edwin e Corinna, che salutò con un cenno del capo, ser Jared, il Vance, lady Eve...
    La Frey stavolta indossava abiti più adatti al suo rango che la facevano apparire decisamente diversa dalla ragazza vista alle stalle solo poche ore prima. Mentre attraversava la folla Osmund la guardò con la coda dell'occhio, ma lei non mostrò di averlo notato e lui preferì fare altrettanto.
    Non si era ancora fermato, che qualcuno gridò:
    -Eccoli! Sono loro! Sono qui!-
    Osmund si voltò nella direzione da cui proveniva la voce. A qualche decina di passi da lui, uno degli uomini di guardia, un tizio corpulento vestito con un'armatura di cuoio e maglia di ferro, gesticolava vistosamente indicando oltre le Rapide Nere.
    Osmund si schermò gli occhi con una mano e, guardando nella direzione indicata dall'armigero, scorse alcuni vessilli grigi in cima a un'altura.
    -Eccoci, dunque- disse a ser Ygon. Il cavaliere di Porto Bianco, in piedi alla sua destra, si limitò ad annuire.
    -Sarà meglio raggiungere Edwin e Corinna.-
    Lui, Ygon, la Forrester… tutti loro erano ospiti del Roote e, in quanto lord, spettava a Edwin il compito di presentarli al nuovo arrivato.

    Parole:364
  14. .
    La stagione dell'amore

    CITAZIONE
    Osmund
    10 p.e. +3 mod +3 Interazione -30% ritardo non giustificato= 12 p.e.
    +3 Intrigo +1 Diplomazia
    +1 Prestigio


    Affinità
    Lady Leonarda Frey +1
    Lady Eve Frey +5
    Casa Frey +1
    Ser Rhael -1


    Edited by Brule - 30/1/2024, 20:01
  15. .
    Osmund assistette in silenzio alla sfuriata della Frey, le sopracciglia sollevate per lo stupore. Aveva previsto una reazione, del resto aveva appena mandato in fumo il piano che la ragazza aveva ideato e preparato probabilmente già diversi giorni prima, ma non s'era aspettato parole come quelle che gli erano appena state vomitate addosso.
    -Lady Eve…- sospirò non appena la giovane gli ebbe dato le spalle. Lei però non si voltò.
    Attese alcuni istanti, ma Eve cominciò ad allontanarsi nella direzione da cui erano venuti senza accennare a fermarsi.
    Osmund inspirò a fondo, senza mai distogliere lo sguardo.
    -Lady Eve!- chiamò di nuovo, alzando il tono della voce.
    Ancora niente. Sembrava non avere la minima intenzione di tornare indietro.
    Forse avrebbe dovuto aggiungere qualcosa per essere più convincente, ma il suo cervello non gli suggerì niente di meglio che chiamare ancora il nome della ragazza, sperando che bastasse per farla tornare sui suoi passi. E poi cosa altro avrebbe dovuto dirle? Che aveva cambiato idea e che alla fine sarebbero fuggiti insieme durante il banchetto, come lei desiderava? Anche volendo mentire per tenerla tranquilla, ormai era troppo tardi.
    La Frey era sempre più lontana. Se non l'avesse inseguita presto sarebbe sparita tra la vegetazione.
    "Non posso lasciarla andare da sola" pensò. "Non con tutti i soldati che ci sono in giro…" Con quei vestiti addosso in pochi l'avrebbero riconosciuta o avrebbero creduto di avere a che fare con una nobile. Questo aumentava di molto il rischio di fare incontri spiacevoli. E lui non poteva permettere che le accadesse qualcosa. Con lady Leonarda aveva chiuso un occhio, lasciandola andare, ma con lei… Non se lo sarebbe perdonato.
    Alzò gli occhi al cielo con un lento sospiro e si mise all'inseguimento.
    -Lady Eve, aspetta!- gridò, pur sapendo che non sarebbe servito a niente. Aumentò l'andatura, avrebbe corso se necessario. Una volta raggiunta, le si sarebbe piazzato davanti e le avrebbe chiesto di tornare con lui al castello, rassicurandola sul fatto che avrebbe trovato il modo di farla partire insieme a lui.

    Parole: 338
272 replies since 13/1/2017
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