Il ritorno del petalo

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    Cavaliere

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    Fin dall’uscita dal passo, Hadray aveva mantenuto un’andatura spedita, per non dire azzardata. I dubbi, i problemi, le situazioni, le novità che doveva portare, lo stress, e la mancanza della sua casa, della sua famiglia, gli avevano fatto perdere qualsiasi precauzione. La notte dormivano poche ore, soltanto il necessario per far riprendere i cavalli, e subito ripartivano, a velocità insostenibili. Il coppiere, legato com’era rallentava e non di poco la marcia, ma il giovane erede non si fidava al punto di slegargli le mani. Non dimenticava il sangue che gli macchiava il viso e le vesti, quando lo aveva trovato con il pugnale appena estratto dal cadavere del mostro che lo aveva rapito. Non aveva intenzione di rischiare, proprio ora che era così vicino dal tornare a casa.
    Quando incrociavano i villaggi contadini dell’Altopiano, non si fermavano, se non raramente per pranzare. Arrivati a collina del Corno, si erano fermati soltanto per cambiare i cavalli ormai stremati, e per prenderne uno per il prigioniero, che fino a quel momento aveva camminato dietro ad Aaron, coi polsi legati.
    Lì gli era stata recapitata la lettera di Aconé. Sua sorella. E le parole che vi aveva letto non avevano fatto altro che gettargli altra inquietudine sul cuore, e Hadray aveva accelerato ancora, per quanto possibile la velocità della marcia. Diverse volte, lo stalliere aveva cercato di farlo rinsavire, per il bene dei cavalli, che se li avessero persi la loro marcia sarebbe stata rallentata ancora di più… Ma nulla da fare. L’instabilità di Alta Torre, Zacharian, la posizione dei Tyrell, il prestigio della sua casa in pericolo… E suo padre, suo padre a casa, a capo di tutto. Quell’incosciente. Lo aveva mandato nella tana del lupo, per pigrizia, aveva rischiato una guerra, la morte del figlio e di 3 degli eredi di Westeros, per semplice pigrizia. Nei suoi territori bande di banditi tagliavano la testa a intere popolazioni maschili di villaggi sperduti, e lui se ne rimaneva lì, bellamente seduto sul suo seggio.
    Con il sangue carico d’odio, era proseguito il suo viaggio fino a una piccola distanza dal Castello, dove l’impazienza aveva preso la mano definitivamente.
    Spronò al massimo delle forze le povere bestie, per l’ultima volta.
    “Hadray! Signore, è tornato! Finalmente!”
    Furono le urla delle guardie che lo accolsero.
    Lui scese da cavallo, gli occhi sognanti. Alto Giardino. La sua casa.
    “Prendete i cavalli, potrebbero svenire da un momento all’altro. Dite al vostro capo di promuovere Aaron e lo stalliere, mentre Fymas e Cabe sono sollevati dal loro incarico di soldati per la loro incapacità. Possono fare quel che vogliono, per quel che mi riguarda possono anche lavorare nelle stalle fino a che non si saranno meritati di nuovo un posto nella guardia.”
    Era tornato.
    Victor, Aconè, sto arrivando.
    Alto Giardino, finalmente a casa.
     
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