I due re della notte

Caleb Stark & Layre Blackwood

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    Era il tramonto, e il figlio di Lord Rickard camminava lungo la sponda del fiume delle rapide nere. Era arrivato da poco ad Approdo dei Re, e voleva stare solo, ripensare a tutto quello che era accaduto. A ogni passo corrispondeva un pensiero.
    Mi ha chiesto di mantenere il segreto
    Dei pesci nuotavano nell'acqua, liberi, ignari di quanto stava accadendo sulla terraferma.
    Ci rivedremo? Daerion non lo renderà mai possibile
    Vide dei marinai, al porto, bestemmiare contro tutti i sette inferi mentre scaricavano una cassa da una nave.
    E qui? Le vorrei parlare, ma è improponibile.
    Tutta colpa di quei cazzo di matrimoni Sbuffò un uomo.
    Per oggi abbiamo quasi finito Max Disse un altro, indicando qualche altra cassa.
    Ci deve essere una soluzione...
    Per gli Dei! Non ne posso più Disse il primo, esasperato, tornando al suo lavoro.
    Una sola, maledetta soluzione
    Ma la soluzione, se esisteva, non era conosciuta dallo Stark.
    E poi me ne andrò...
    Si sedette sulla sponda del fiume, osservando le acque tumultuose.
    Nella sua mente si rincorrevano centinaia di pensieri. I Targaryen, Aconé, i matrimoni, Zacharian e le sue parole...

    Le cose non sono mai semplici Caleb Stark.... Voi del nord vedete tutto in bianco ed in nero ma la vita è piena di grigi e vi sovrasteranno in silenzio se non sarete in grado di scorgerli...


    Quelle parole avevano scavato nella corazza che Caleb aveva eretto attorno a sé.
    Grigi... Intendeva quindi dire che a volte, semplicemente, non esiste una cosa giusta da fare?
    Era complicato. Caleb aveva deciso di imparare ad avere una visuale più completa del mondo rispetto ai suoi predecessori, ma spesso il modo di pensare con il quale era stato istruito prevaleva sul resto.

    Certo che non è stato un caso, ho messo io le voci della nostra presenza in queste zone, in modo tale che voi potesse trovarmi. Quando son fuggito da quelli che erano i miei...compagni, anche se potrei dire più aguzzini, ho fatto in modo di esser preso da voi. Voglio giustizia, l'ho già detto...


    Che giustizia può volere? E' lui il criminale...

    Anche se...


    Non è Hightower a guidarli, ma un vecchio, non ben identificato. Di certo il disertore dei Guardiani avrà dato loro una mano! Si sono introdotti a Nido dell'Aquila e mi hanno rapito. Solo grazie all'intervento di mio fratello e di Lord Greyjoy, oltre alle forze congiunte della Valle e delle Isole di Ferro, mi è stato concesso di essere qui oggi a poterne parlare con voi.


    Cosa può aver spinto un uomo dei Guardiani della Notte a disertare, allearsi con un vecchio a capo di un gruppo di banditi e poi fuggire da loro?

    La vita è piena di grigi che vi sovrasteranno in silenzio se non sarete in grado di scorgerli...

     
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    Le acque di Approdo del Re.
    Forse seguendo la sua natura, erano state quelle il primo contatto che aveva cercato una volta sistematosi in città.

    Era fin da dopo pranzo che Layre vagabondava lungo gli argini delle Rapide Nere ed il porto, esplorandoli nei loro meandri; e questi gli si stavano aprendo poco a poco come ostriche sotto le dita, rivelandosi un vero scrigno di meraviglie.
    Marinai di Città del Gabbiano, mercanti di Arbor, prostitute giunte persino da Lancia del Sole e giocatori d'azzardo professionisti dell'Ovest, mendicanti, bambini con banchetti di molluschi appesi al collo, donne che vendevano monili di conchiglie e lische di pesce. Per molte di quelle persone, il viaggio alla capitale rappresentava l'occasione della vita. Per tutto il giorno Layre aveva scambiato due parole con chiunque si fosse fermato ad ascoltarlo, giocato a dadi, sgraffignato seppie appena pescate che gli avevano tinto di nero la bocca; era riuscito persino a farsi raccontare da un vecchio pescatore intento a riparare la sua rete aneddoti del regno di Aerys il Folle.
    Ma ormai, con il freddo dorato del tramonto che scioglieva l'arsura del giorno, anche i gabbiani si stavano ritirando.
    Tutta la fiumana si era spostata all'interno, lasciandosi alle spalle frammenti caotici del suo passaggio. Il caldo della giornata si stava disperdendo in lontananza nei vicoli, verso il cuore della città; ora si stava ravvivando nell'odore unto delle taverne, nei richiami delle madri alle finestre, nelle lanterne che andavano accendendosi sulle porte, a segnalare alcove sporche di calore umano. Nel fresco della brezza erano rimasti solo gli ultimi vascelli che stavano scaricando le loro merci, le imprecazioni degli scaricatori esausti, e i pescatori che preparavano le loro imbarcazioni per la pesca notturna.

    Seduto su un ormeggio lì dove il fiume lambiva il mare, Layre si rigirava distratto una vongola fra le dita.
    Immerso nella promiscuità del popolo, nascosto dalle sue responsabilità; si era sentito meglio, finché era durato. Respirò la pace liquida che saliva dal movimento dei flutti e lasciò la gamba libera di penzolare nel vuoto. Mai come in quel momento, nella città di gloriose dinastie e guerre leggendarie, si sentiva piccolo, vissuto sempre all'ombra dei boschi. Maestri strateghi, campioni di spade, lord in grado di stringere nel pugno vassalli e ribellioni. Era questa la realtà che un giorno avrebbe dovuto imparare a fronteggiare? La consapevolezza di non esserne ancora all'altezza era angosciante, eppure le sue ansie non riuscivano a trovare appieno il loro sfogo nella sua solitudine, assorbite anzitempo dalla pacatezza del fiume.

    Un gatto rosso e bianco si aggirava guardingo per la banchina, nella sua quotidiana ricerca di sopravvivenza.
    La sua coda fremette alla vista di un pesce caduto, e d'un balzo saltò in una zuffa contro un gabbiano per la contesa della preda. Dopo pochi secondi di versi rabbiosi, il gatto rosso ebbe la meglio; azzannò il pesce e risalì lesto lungo la foce del fiume, alla ricerca di un luogo tranquillo dove consumare la sua vittoria.
    Layre lo seguì con lo sguardo, e laddove sparì il felino, qualcun altro catturò la sua attenzione. Era un ragazzo giovane, ma gli abiti di foggia costosa e una lunga spada al fianco tradivano i suoi nobili natali. Quasi di sicuro faceva parte dell'aristocrazia giunta ad Approdo del Re per le nozze reali, uno di quei nobili che tanto amavano sfoggiare la loro ricchezza ovunque.
    O forse sei solo tu a voler vestire i panni di uno straccione.
    Tuttavia, il ragazzo non sembrava lontamente contagiato dall'euforia collettiva per il matrimonio regale; i suoi occhi misuravano i frangenti delle Rapide Nere come se ad ogni onda i suoi pensieri s'aggravassero di un peso.
    Un rampollo senza scorta e senza spavalderia. Inaudito. Che avesse preso un granchio e si trattasse forse di un cavaliere errante?
    I fili della curiosità già stavano tirando i suoi arti, così Layre scivolò giù dall'ormeggio e si diresse silenzioso verso il giovane. Oltre che appagare la sua indiscrezione, quella era un'occasione irripetibile per sperimentare se le lezioni da Kujur potessero finalmente trovare applicazione nella vita reale. Agli occhi dei poveri sapeva apparire come un aristocratico; perché non sfidare il contrario?
    Ad ogni passo, i suoi occhi indagavano. Sugli abiti raffinati non c'erano simboli di appartenenza, nè altro che suggerisse il suo grado di potere. Era un combattente? Un cavaliere? Un lord? Se si fosse trattato di un altro nobile delle Terre dei Fiumi, quale divertente coincidenza sarebbe mai stata? Scoprire in quale stendardo risiedesse la lealtà del giovane e al contempo non far trapelare nulla su di sé, queste erano le due vittorie da conseguire.
    Una volta che gli fu vicino, si rigirò il mitile fra le dita ossute e lo porse al ragazzo.

    - Una vongola per i vostri pensieri, mio lord.

    Nel suo sorriso artefatto risaltavano le labbra nere e i denti striati di violaceo; poteva quasi apparire un marinaio di Qarth, se le sue vesti non fossero state così modiche e lacere.
    Ad ogni modo, quella frase dovette suonare strana persino alle sue orecchie, perché abbassò il capo in una risata soffocata.

    - Perdonate l'insolenza. Non sono qui per venderle molluschi o altre... conchiglie. Ma la malinconia del tramonto non si addice ad un avvenimento tanto lieto come il matrimonio alle porte. Le ombre dei cattivi pensieri rischiano di trascinarvi in acque ben più nere di queste, non trovate mio lord?
     
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    Caleb sentì dei passi leggeri avvicinarsi, poi la voce leggermente roca di un giovane rivolgersi a lui. Chi sarà stato? Non ne aveva idea, ma voleva scoprirlo.

    - Una vongola per i vostri pensieri, mio lord. Disse il ragazzo avvicinandosi allo Stark, che lo guardò. Era magro, emanciato, completamente diverso dal futuro marito di Selene Targaryen. La sua pelle era pallida, di una sfumatura cerea. I capelli chiarissimi, di uno sbiadito biondo paglia, erano lunghi sino alle sopracciglia, dello stesso colore, che nascondevano il vivido nocciola degli occhi vispi, leggermente arrossati e con delle occhiaie scure a farli sembrare infossati.
    Caleb sbatté le palpebre Una... Vongola per i miei pensieri? Chiese sorpreso, prendendo la conchiglia dalle dita sottili e ossute del ragazzo. Non poteva essere un marinaio importante, i suoi vestiti non erano quelli di un ricco marinaio, e non aveva di sicuro la corporatura adatta. Forse un mozzo? Era possibile, ma Caleb pensava di essere comunque fuori strada.

    - Perdonate l'insolenza. Non sono qui per venderle molluschi o altre... conchiglie. Ma la malinconia del tramonto non si addice ad un avvenimento tanto lieto come il matrimonio alle porte. Le ombre dei cattivi pensieri rischiano di trascinarvi in acque ben più nere di queste, non trovate mio lord?
    Lo Stark sorrise, aveva cercato di non essere scoperto da nessuno, infatti non portava lo stemma della sua casata, ma quel ragazzo dal nome sconosciuto lo aveva quasi scoperto, doveva stare più attento. Aveva la netta impressione di trovarsi di fronte a una persona dalla mente acuta, e voleva scoprire di più.

    Fortunatamente... Perché non ho esattamente voglia di comprare molluschi Rise Caleb Avete ragione, questi dovrebbero essere giorni di festa, giorni lieti per tutti noi. La più grande delle alleanze stà per essere stipulata, la Corona è stata veramente astuta, il re è molto più capace dei suoi predecessori, senza alcun dubbio. Sospirò, Nessuno però pensa a quello che gli sposi vogliono. Chissà se Ser Daerion Targaryen, Selene Targaryen, Caleb Stark o Aconé Tyrell Suo malgrado, la voce dello Stark si incrinò leggermente mentre nominava la donna che amava Hanno mai amato qualcuno, magari hanno sognato di poter sposare quel qualcuno, di essere felici... Ci avete mai pensato? L'ombra di un sorriso si affacciò sul volto dello Stark No... Non lo avete mai fatto. Eppure credo che voi siate una persona attenta... Gli porse la mano Io sono... Ad un tratto gli venne un'idea, e un sorriso divertito gli increspò le labbra ...Kujur, mercenario di Delta delle Acque, lieto di conoscervi, voi invece come vi chiamate? Aveva volutamente usato il nome della spia di Delta delle Acque, che aveva incontrato solo una volta, di sfuggita.
    A te la mossa pensò.
    Avrebbe presto scoperto il nome di quel ragazzo, che stava nascondendo qualcosa. Non era un marinaio, né un pescatore, eppure si comportava come uno di questi.
    Il gioco è iniziato.i>
     
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    Stentava a crederci. Non solo quel giovane non lo aveva scaraventato fra le rapide torbide, ma aveva addirittura assecondato il filo della sua immaginazione, accettando quella vongola dalle dita come un tacito accordo.
    Ed ora rideva, anche se più che ilarità sembrava una risata spinta fuori dalla tristezza che reclamava sempre più spazio fra i suoi sentimenti.
    Un ragazzo quantomai interessante.

    - Kujur- sorrise -dunque ora hai un nome, mercenario del tramonto.
    Che diamine vuol dire?!
    Stavolta fu sua la tentazione di calciarlo in acqua, malgrado la stazza del giovane. Kujur?! O quella serpe di fiume gli stava tirando un brutto scherzo, o si trattava di una coincidenza al limite del paradossale. Ma no, riflettè rapido. Kujur non avrebbe mai rivelato subito il suo nome, mettendolo così in allerta; prima lo avrebbe trascinato in qualcosa di estremamente imbarazzante, umiliante ed ambiguo, per poi farsi quattro risate ai suoi danni.
    Di certo la risposta lo aveva preso in contropiede, però, memore degli insegnamenti ricevuti, imbrigliò le sue emozioni senza lasciarle trapelare sul volto.

    - Delta delle Acque, hm?- schioccò la lingua nera -bel posto dove decidere di vendere la pelle.

    Si accovacciò accanto al ragazzo, i gomiti sulle ginocchia e gli avambracci lasciati penzoloni davanti a sé. Era naturale che ora fosse il turno di quello strano giovane ad avere curiosità sul suo conto, ma era ben preparato a ripetere la storia che ormai aveva recitato innumerevoli volte da quel pomeriggio.

    - Viviamo in un regno piccolo, Kujur; io sono Jaremy, e -pensa i casi della vita-, vengo giusto da un po' più a nord di te, da Sala delle Ghiande. Lasciatelo dire, sei fortunato a stare sotto i Tully: loro almeno hanno il conio. Io sto sotto i vassalli dei loro vassalli, gli Smallwood. Come lord non sono nulla di che, anche se detto fra noi, lady Ravella è... ehm, notevole- si inclinò verso di lui con un sorriso complice -diciamo che Sala delle Ghiande vale una visita solo per le sue colline, se ci siamo intesi.

    Non aveva senso mentire in modo spudorato sulla propria provenienza; come aveva detto Kujur -il suo maestro, non il suo interlocutore-, se dovevi dire una menzogna era fondamentale avere basi solide su cui costruirla, affinché questa non crollasse come un castello di foglie secche. E lui non aveva altre conoscenze geografiche bastevolmente approfondite se non della sua terra.
    Spinse le gambe in avanti e si lasciò cadere a sedere, le ginocchia abbandonate a dondolare lungo l'argine.

    - Ho fatto su e giù dal Tumblestone tutta la vita, ed ora eccomi qui, a cercare di rimediarci un po' di guadagno dalle nozze. Come tutti noi, del resto.

    Lo squadrò e sbuffò una mezza risata.

    - Anche se te hai avuto più fortuna di me, a quanto vedo. Sembra che il tuo mestiere ti abbia reso bene- e con un cenno eloquente indicò i vestiti e la spada -pensa che ti avevo addirittura scambiato per un lord. O l'aria di mare mi ha reso cieco, cosa che non escludo, o hai una gran bella stoffa per diventarlo- scherzò.

    Inclinò la testa di lato e se la grattò pesantemente, quasi avesse le pulci. Aveva trascurato di lavarsi i capelli dopo il viaggio proprio perché sarebbe stato un popolano più credibile con i capelli impastati di sporco, ma il fastidio che ora gli procuravano gli stava facendo rivalutare la praticità della sua idea. Se non altro, la testa girata nella direzione del ragazzo gli fornì una scusa per osservarlo più da vicino, e non mancò di notare il modo in cui teneva dritta la schiena e alto il mento; malgrado la giovane età, il suo fisico era davvero quello di un combattente ben addestrato, temprato e possente. Persino lo sguardo, di un azzurro vivace, brillava di orgoglio. Non c'era verso che fosse Kujur, quella specie di malefica anguilla rinsecchita. Che si trattasse allora di un suo informatore?
    Un mercenario altero, pulito e romantico.
    Se davvero era un informatore di Kujur, la sua scelta di interpretazione era piuttosto stramba. Più che una spada al soldo sembrava un cavaliere delle antiche ballate, di quelli ornati di fiori e tanti bei sentimenti. Forse era un Florian a cui mancava la propria Jonquil. Per gli Antichi, sua madre adorava quella ballata; lei, che era così rigida e frigida che Layre si chiedeva tutt'ora come fosse stato possibile il suo concepimento.

    - Ah. Bah. Nobili- alzò un sopracciglio, e calciò la superficie dell'acqua con la punta della scarpa malconcia -loro ce l'hanno sempre facile. Tetto sopra la testa, pancia piena e culo profumato. Fanno la bella vita finché non crepano, e stanno lì a lamentarsi se devono sposarsi con uno sconosciuto; è il minimo a cui devono sottostare, dico io. E gli va pure di lusso, alla fin fine. Ognuno di loro finisce sempre con più terre e ricchezze di quante ne possedesse prima. Tipo adesso, pensaci: i Targaryen si beccano il Nord e l'Altopiano, e gli altri due rampolli, il lupo e la rosellina, loro beh; si beccano i Targaryen. A fine giornata tutti tornano a casa più ricchi e potenti. Per innamorarsi di sguattere e cavalieri e mettersi le corna a vicenda avranno tutta la vita davanti.

    Chissà se anche per i suoi genitori era stato così; entrambi erano a tal punto levigati dalla vita che sembrava impossibile potessero perdersi in facezie come il romanticismo, ma forse era stata proprio la crudeltà del dover dire addio a un amore giovanile ad averli resi così inamovibili. Forse era questo il motivo per cui la ballata di Jonquil e Florian riscuoteva un così profondo successo presso sua madre e molte altre lady. Una blanda speranza che il vero amore potesse davvero venire coronato, un giorno; il colpevole sogno di un futuro diverso per ognuna di loro.
    E chissà se anche a lui sarebbe toccato lo stesso destino, dover ammantare una lady rassegnata con il simbolo dei Blackwood. Quasi si spaventava della sua impassibilità a quella visione. Essere cresciuto nella freddezza familiare o circondato da poveri la cui passione era stata sgravata via dopo il quinto figlio lo aveva quasi anestetizzato nei confronti dell'amore. Aveva sì provato attrazione fisica, a volte poco conveniente. Ma a parte l'affetto che nutriva per la sua famiglia, non era mai stato scosso da un sentimento così forte da scaldargli i suoi istinti più intimi.

    - Te l'avevo detto che il tramonto rende malinconici, Kujur- sdrammatizzò -nel mio caso, forse più ciarlieri. Perdonami se sono stato indelicato. Per parlare così, devi di sicuro portare qualche fanciulla nel cuore.

    Ovvero qualche puttana da campo, se sei davvero il mercenario che dici di essere. Forse speri che guadagnando abbastanza potrai finalmente chiederle di sposarti. Illuso.

    - E' anche per lei se sei qui?

    Edited by Aeryx - 18/12/2020, 13:10
     
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    - Kujur... Dunque ora hai un nome, mercenario del tramonto. Disse il ragazzo sorridendo. Sembrava turbato dal "nome" dello Stark, ma non disse nulla.
    Sapevo che solo i cavalieri, i nobili o i Lord avessero un titolo, quale onore mi fate Rise fingendo un inchino con il capo Tu invece chi sei?

    - Delta delle Acque, hm? Bel posto dove decidere di vendere la pelle.
    Un'altra risata Un posto come gli altri... Ora come ora non ci sono guerre, e rimango senza lavoro, vivendo di quanto ho guadagnato finora

    Il biondino si accovacciò accanto a Caleb -Viviamo in un regno piccolo, Kujur; io sono Jaremy, e -pensa i casi della vita-, vengo giusto da un po' più a nord di te, da Sala delle Ghiande. Lasciatelo dire, sei fortunato a stare sotto i Tully: loro almeno hanno il conio. Io sto sotto i vassalli dei loro vassalli, gli Smallwood. Come lord non sono nulla di che, anche se detto fra noi, lady Ravella è... ehm, notevole- Sorrise con aria complice, facendo sorridere Caleb a sua volta -diciamo che Sala delle Ghiande vale una visita solo per le sue colline, se ci siamo intesi.
    Terre... Prosperose, oserei dire Sogghignò lo Stark in risposta.

    - Ho fatto su e giù dal Tumblestone tutta la vita, ed ora eccomi qui, a cercare di rimediarci un po' di guadagno dalle nozze. Come tutti noi, del resto.
    Caleb sospirò Verissimo, io continuo a sperare che possa scoppiare un qualche piccolo conflitto... Per esempio c'è stato l'insulto del Baratheon alla Tyrell... Il suo nuovo marito potrebbe prenderla sul personale, che ne so

    - Anche se te hai avuto più fortuna di me, a quanto vedo. Sembra che il tuo mestiere ti abbia reso bene- Continuò indicando spada e abiti del ragazzo -pensa che ti avevo addirittura scambiato per un lord. O l'aria di mare mi ha reso cieco, cosa che non escludo, o hai una gran bella stoffa per diventarlo-
    Cazzo... Meglio non farcelo pensare va
    Questa? Chiese ridendo ed estraendo fluidamente la spada Si è fatta pagare, la ragazza, ma di certo è la più fedele compagna che abbia mai avuto. Sospirò melodrammatico Per quanto mi piacerebbe molto avere una spada forgiata dal grande Tobho Mott, il fabbro di questa città... Di ceerto qualunque guerriero vorrebbe impugnare un'arma forgiata da lui.

    - Ah. Bah. Nobili. Loro ce l'hanno sempre facile. Tetto sopra la testa, pancia piena e culo profumato. Fanno la bella vita finché non crepano, e stanno lì a lamentarsi se devono sposarsi con uno sconosciuto; è il minimo a cui devono sottostare, dico io. E gli va pure di lusso, alla fin fine. Ognuno di loro finisce sempre con più terre e ricchezze di quante ne possedesse prima. Tipo adesso, pensaci: i Targaryen si beccano il Nord e l'Altopiano, e gli altri due rampolli, il lupo e la rosellina, loro beh; si beccano i Targaryen. A fine giornata tutti tornano a casa più ricchi e potenti. Per innamorarsi di sguattere e cavalieri e mettersi le corna a vicenda avranno tutta la vita davanti.
    Kujur inarcò un sopracciglio Siete mai stato innamorato? Sono certo che sposare qualcuno mentre si ha un altra persona nel cuore debba essere... Doloroso.

    - Te l'avevo detto che il tramonto rende malinconici, Kujur nel mio caso, forse più ciarlieri. Perdonami se sono stato indelicato. Per parlare così, devi di sicuro portare qualche fanciulla nel cuore.
    Caleb rise, e stava per rispondere quando il ragazzo aggiunse - E' anche per lei se sei qui?
    Ora la faccia del mercenario era diversa... Aveva stretto le labbra e poi sorriso con aria triste. Sì... E sì... Sono qui anche perché qui vi è colei che porto nel cuore... Ma forse su questo sono più sfortunato dei nobili Disse con una smorfia.
     
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    Beccato.

    Layre non cambiò espressione mentre Kujur continuava a parlare, ma dentro di sé si allargò un sorriso.
    Non era mai stato davvero certo di chi fosse, e ora più di prima sospettava che gli stesse nascondendo la sua vera identità; eppure, malgrado la falla che credeva di aver colto nel suo racconto, quel mercenario ravvivava il suo interesse. La sua non era un'allegria cortese di chi è solito fingere per accattivarsi il proprio interlocutore. Il caleidoscopio dei suoi sentimenti faceva alternare la figura di un ragazzo abituato ad amare l'allegria ad un giovane indurito dai pensieri, creando uno strano susseguirsi di sorrisi e sguardi amari di cui Layre era sempre più curioso di conoscere i motivi.

    - Oh! Pft...

    Suo malgrado gli scappò una risata che non si curò di coprire. Ai Sette le lezioni di septa Justine ed il suo "un vero lord non mostra mai né denti né lingua".

    - La sposina novella che ha tirato una sberla ad un Baratheon? Però! Coi controcazzi, la rosellina...- fece una pausa per assicurarsi che non ci fosse nessuno intorno, a parte il gatto rosso defilato a consumare la sua cena, e proseguì a voce più bassa -non ho mai visto un Baratheon di persona, però mi danno l'idea di essere dei bestioni corazzati e quasi sempre avvinazzati. Se la Tyrell è riuscita a tenere testa ad uno di loro, forse è una scelta migliore come sposa...

    Lasciò volutamente cadere il discorso, troppo rischioso da esprimere nella capitale, curioso se Kujur ne avrebbe comunque colto il significato. Rhaella poteva anche essere una buona persona, ma di certo non era stata una buona regina; lungi da Layre giudicare chi reagiva col terrore agli abusi fisici, ma quella donna non aveva saputo porre un freno alla follia del marito. Si era riparata dietro uno scudo di lividi, silenzi e lacrime, mentre attorno a lei i Sette Regni bruciavano per colpa di una fiamma il cui innesco era stato così defilato da passare inosservato a tutti.
    Se Daerion Targaryen avesse maturato gli stessi semi di follia del padre, forse uno schiaffo o due ben piazzati in pubblico avrebbero almeno funto da campana d'allarme per il regno, prima che Aconé Tyrell venisse arsa viva sul posto. Perché sì, ad Approdo del Re le chiacchiere sullo sposo argenteo e la sua apparente sintonia col fuoco saltavano di bocca in bocca come grilli; racconti assurdi persino per Layre di come il principe fosse riemerso illeso dalle fiamme. E per quanto i popolani tendessero sempre a distorcere e modificare gli avvenimenti fino a renderli leggende, Layre sapeva che tutte le loro fole affondavano le loro radici in un terreno di verità. Che l'ombra della vecchia gloria dei Targaryen si stesse stagliando all'orizzonte?
    I suoi pensieri vennero assorbiti dalle parole del soldato di ventura riguardo la sua innamorata.

    - Diamine, brutto affare- raschiò.

    Quel ragazzo poteva forse mentire sulle sue origini, ma non sembrava mentire sui suoi sentimenti.

    - Non per farmi gli affari tuoi, Kujur- si morse l'interno della guancia per valutare le parole da usare -ma chi è la sciocca che si fa sfuggire uno come te? Insomma, guardati: il denaro non ti manca, anche a fisico sei ben messo. Sei pure educato e hai tutti i denti, roba rara per un mercenario. Se è così cieca da non vedere che buon partito saresti, non credo meriti i tuoi sospiri al tramonto. Senti, un consiglio da uomo a uomo: molla il suo culo pretenzioso e trovati una ragazza che ti ami per come sei.

    Strizzò un occhio per pensarci su.

    - O forse... non dirmi che è già sposata. Diamine, ti piace il rischio, eh?- commentò con un fischio basso -roba pesante.

    Da un lato amava interpretare un carattere che non era il suo, esprimere pensieri che non gli appartenevano davvero; dall'altro non aveva ancora ben capito come calibrare le sue parole, e temeva sempre di perdere il precario equilibrio donato alla personalità che stava interpretando.
    Chissà come, lo colpì l'immagine di septa Justine che si schiaffava una mano in volto e scuoteva la testa rassegnata. Layre poteva anche possedere l'abilità di sussurrare, ma quando si trattava di discorsi d'educata empatia, aveva la stessa leggiadria di una vacca sul ghiaccio. Tuttavia Kujur sembrò non dare troppo peso alla sua malagrazia, almeno per il momento.

    - Io innamorato? Oh, sì- sorrise melanconico al fiume -sempre di chi non ho potuto avere.

    Il suo animo in tumulto aveva perso l'ago della bussola di ciò che desiderava davvero.
    Il benessere della sua famiglia, gli antichi fasti dei Blackwood. Sorella Oscura. I suoi corvi di Raventree Hall. Saper vedere oltre, vivere per sempre nel suo mondo di strade e povertà, giochi d'azzardo, sussurri alle prostitute e favori illegali. Chiudere gli occhi a suo padre quando il peso degli anni lo avrebbe sopraffatto, e riceverne il testamento di terre e mura.
    Era perfettamente conscio del fatto che non avrebbe mai potuto ottenere tutto. L'azzardo era troppo alto persino per un giocatore avventato, eppure rinunciare anche solo ad uno di questi desideri gli pareva insostenibile; senza che se ne rendesse conto stava già imboccando il bivio che l'avrebbe condotto o al tradimento verso colui che sarebbe dovuto diventare, o al tradimento verso chi era nato per essere.
    L'età lo consacrava come un giovane uomo, ma da parte sua non c'era mai stato un vero interesse nel dimostrarsi tale. Aveva paura di raccogliere tutto fra le sue mani, l'eredità di un lord che tanto aveva saputo dare ai suoi domìni tranne che un successore degno di lui.
    Ci sarà tempo, si era detto.
    Ma il tempo rubato al dovere, strisciando nei vicoli d'ombra, scorreva sotto le sue dita come acqua di torrente senza che lui potesse arrestarne il corso. Era angosciante sapere che era toccato a lui.
    Lord Blackwood doveva essere un uomo ferreo e ammantato di nero, non un pallido graffio venefico.
    Facendo leva sulle braccia, si lasciò cadere d'un filo più vicino al guerriero e torse completamente il volto nella sua direzione.

    - Solo una cosa mi sfugge, Kujur. Sala delle Ghiande è decisamente a sud di Delta delle Acque. Una delle città del sud più vicine e facile a conoscersi, oserei dire. Strano che tu non abbia notato il mio errore.

    Credo che tu sia di Delta delle Acque quanto io lo sono di Lancia del Sole, mercenario del tramonto.
    Sgranò gli occhi arrossati ed osservò immobile il ragazzo senza curarsi di apparire inquietante o maleducato. Non voleva perdersi neanche un frammento di una sua eventuale reazione.
     
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    - La sposina novella che ha tirato una sberla ad un Baratheon? Però! Coi controcazzi, la rosellina...-
    Una risata senza gioia fu la risposta Oh sì che lo è
    -non ho mai visto un Baratheon di persona, però mi danno l'idea di essere dei bestioni corazzati e quasi sempre avvinazzati. Se la Tyrell è riuscita a tenere testa ad uno di loro, forse è una scelta migliore come sposa...
    Caleb, anzi, Kujur, lanciò un'occhiata enigmatica al ragazzo Che ciò che accadde in passato non accada di nuovo... Che le azioni del padre non diventino quelle del figlio. Non ci serve un'altra famiglia tormentata al potere, E' questo che intendi, vero? Chiese, pur sapendo la risposta. Era quello su cui lui stesso aveva riflettuto a lungo, preoccupato per il futuro di Aconé.
    Tornò per un attimo a guardare le acque davanti a lui, mentre il Jaremy tornava a parlare - Diamine, brutto affare- Disse con voce arrochita, una voce che non gli si addiceva molto. Caleb sospirò abbozzando un mezzo sorriso
    - Non per farmi gli affari tuoi, Kujur. Disse ancora il pescatore, richiamando la sua attenzione.
    Dimmi pure
    Ma chi è la sciocca che si fa sfuggire uno come te? Insomma, guardati: il denaro non ti manca, anche a fisico sei ben messo. Sei pure educato e hai tutti i denti, roba rara per un mercenario. Se è così cieca da non vedere che buon partito saresti, non credo meriti i tuoi sospiri al tramonto. Senti, un consiglio da uomo a uomo: molla il suo culo pretenzioso e trovati una ragazza che ti ami per come sei
    Lo Stark sospirò tra i denti Le cose non sono così semplici. Rispose con aria malinconica
    Il pescatore si mise immediatamente a pensarci, evidentemente era molto curioso - O forse... non dirmi che è già sposata. Diamine, ti piace il rischio, eh?- Emise un fischio basso. -Roba pesante.
    Beh... Sì, non sei così lontano dalla verità in fondo... Farfugliò Caleb, per poi respirare profondamente Purtroppo gli Dei non sono stati buoni con me, non in questo campo, e hanno dato il mio cuore a una persona che non avrò mai Ammise d'un fiato.

    - Io innamorato? Oh, sì. Sempre di chi non ho potuto avere. Disse Jaremy sorridendo alle acque tumultuose.
    Caleb non indagò, ma sorrise Beh, oggi ho scoperto che ho qualcosa in comune con un pescatore che ho conosciuto per caso ad Approdo dei Re, interessante Concluse con una risata.
    Fu in quel momento che il biondo si puntellò sulle braccia, e sgranò gli occhi arrossati osservando lo Stark. - Solo una cosa mi sfugge, Kujur. Sala delle Ghiande è decisamente a sud di Delta delle Acque. Una delle città del sud più vicine e facile a conoscersi, oserei dire. Strano che tu non abbia notato il mio errore.
    Hai detto che solo una sciocca si lascerebbe sfuggire uno come me, Jaremy... Io ti dico invece che solo una sciocca si lascerebbe sfuggire un ragazzo dalla mente acuta come la tua, perché è quella l'arma più grande di una persona. Davvero, bravissimo
    Ora però doveva andarsene.
    Si alzò agilmente, sorridendo Ora devo proprio andare, Jaremy, ma sono sicuro che prima o poi ci rivedremo. E' stato un piacere parlare con te.
    Si voltò, e ben presto la sua figura scomparve tra le ombre della città.
     
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