Vessilli Rossi come il sangue

Quest ovest

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Condottiero

    Group
    Member
    Posts
    1,130
    Prestigio
    +15
    Location
    ---

    Status
    Anonymous
    Il primo giorno solo il vessillo dei Lydden garriva al vento, un centinaio di tende addobbava quel campo che costeggiava la strada dell'oro. Una settimana dopo al tasso bianco si affiancarono altri animali, cinghiali, cani, unicorni, furetti, pavoni e leoni. Animali e non, tutte le casate dell'Ovest avevano risposto a quella chiamata e ora le cento tende dei Lydden erano solo una piccola parte dell'armata dell'Ovest. Fuori dalle tende gli uomini si allenavano e affilavano spade, il rumore dell'acciaio regnava ovunque. Il figlio di Lord Lewis Lydden giaceva a terra in una pozzanghera, sporco di fango fino al collo aveva in bocca il sapore ferroso del sangue.

    Rialzati in piedi

    Un sottufficiale dei Lydden lo squadrava distante, mentre l'avversario del giovane rampollo lo fissava in attesa della prossima mossa di quel ragazzo.

    Devi migliorare la tecnica, gli uomini dei Targaryen non rimarranno fermi, una volta caduto a terra sarai morto in pratica.

    Attorno a Ausel e il suo avversario vi era un cordone di uomini, che in silenzio, giudicavano. Era risaputo, il figlio del Lord non era abile con la spada, anzi. L'attesa si prolungò troppo e il sottufficiale diede l'ordine all'avversario di Ausel di malmenarlo con la parte piatta della lama. I colpi caddero sul petto e le spalle a mo di bastonate, la dura lama si abbatteva con moderata ferocia sul piccolo tasso fino a quando una voce non tuonò, spezzando il silenzio che si era creato attorno a quella patetica scena.

    ALZATI RAGAZZO!

    Quello di Lord Lewis non era un consiglio, non era una richiesta, era un ordine, Ausel Lydden avrebbe dimostrato a tutti che era un uomo pronto a combattere e non un poppante. Il giovane armiere si distanziò di pochi metri dal ragazzo, la spada dritta d'innanzi a se che gli divideva in due il viso. Attese Ausel per alcuni pochi secondi e quando ai suoi occhi il rampollo fu' pronto si lanciò in un semplice attacco, menando un leggero colpo verso il busto del tasso. Un attacco semplice da parare, forse voleva entrare nelle sue grazie non facendolo sfigurare d'innanzi al padre. O forse in realtà era un cane pure lui a combattere.

    Contadino di campagna/soldato di leva
    Marzialità 15 pv 60
    marzialità divisa : Att 10 dif 5
    arma: spada di ferro att 8 dif 5 peso 5
    competenza arte della spada 3
    attacco semplice
    VARIABILE * ATT/10 + valore di attacco dell'arma. esempio che ti lascio per capire che combino
    2* 10/10 + 8 = 10 attacco

    rimanenti
    pv 60 attacco 8 difesa 5


    Heeere we go! prepariamoci per la guerra e impariamo a menare le mani.
    Hai in mano una spada di ferro att8 dif5 peso 5
    qui trovi il regolamento combattimenti


    Il tempo di risposta disponibile é una settimana dall'ultimo post. Se si é impossibilitati a rispondere nel tempo stabilito basta comunicarlo nel topic assenze informando su quando si tornerà attivi. Se non ci saranno comunicazioni, il pg salterà il turno e sarà mosso come png dallo staff se necessario per quel turno. Ogni turno di *assenza*costerà un malus del 10%in punti esperienza.

    Il moderatore ha tempo una settimana per rispondere. Se é impossibilitato incaricherà un altro mod di occuparsene.
    Se dopo una settimana il topic non avrà ricevuto moderazione, i pg potranno proseguire in libera muovendo eventualmente altri png e riceveranno un "risarcimento" del 5% in punti esperienza a fine quest.
    Limite minimo parole= 600 parole
     
    .
  2.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Livello: 6
    Punti PE base: /
    Tratto educativo: Studioso/Leone Ruggente (+10% Guadagno pe quando si usa Marzialità (Liv. 1))
    N° parole: 1053

    Marzialità 18 pv 69
    Marzialità divisa: Att 8 Dif 10
    Arma: spada di ferro Att 8 Dif 5 Peso 5
    Competenza Arte della spada: 2
    VARIABILE * DIF/10 + valore di attacco dell'arma
    5*10/10+5=10


    Ausel era a terra dolorante. Era stato fiero di essere stato chiamato da suo padre ad accompagnarlo in quell’occasione così importante e ora, se ne stava quasi pentendo. Non perché veniva battuto anche da un semplice contadino, ma per la vergogna che stava portando alla sua casata. Suo padre sapeva bene la sua incapacità con quell’arma, pur tuttavia, continuava a fargliela maneggiare.
    Arma che per Ausel sembrava così lontana dalla sua idea di guerriero. Forse per sua natura preferiva stare in disparte, nelle retrovie, quasi in difesa.
    Suo padre, però, aveva continuato a dire di no. Da quando quel giorno gli concesse la possibilità di addestrarsi con Ser Camus, Ausel dovette scendere a compromessi, compromessi e promesse mai mantenute fino ad allora. Promesse che avevano lo stesso amaro sapore del fango misto a sangue che in quel momento gli riempiva la bocca, promesse che continuavano a farlo imbestialire, promesse che, ormai, non avevano più lo stesso valore di prima.
    Attorno a se, il rumore delle lame affilate si mescolava meccanicamente, come una ruota mal oleata all’interno di un ingranaggio vecchio, con il cozzare metallico delle lame.
    Ausel stava guardando verso l’alto. Da quella posizione poteva vedere i vari stivali che coprivano i piedi appartenenti a diversi uomini che avevano fatto capannello attorno al piccolo Tasso e al suo avversario.
    Solo il primo giorno, forse anche il secondo erano stati tranquilli, passati a mirare il luogo e a fantasticare su ciò che sarebbe successo. Ogni giorno diversi vessilli affollavano quel campo conquistato in primis dai Tassi. Lo divertiva riconoscere i diversi vessilli e si esaltò quando capì di non aver sprecato le ore nello studio del Maestro Dite, il vecchio uomo a cui Ausel si sentiva più legato. Un legame fatto di amore per la stessa materia: la conoscenza.
    Voltò leggermente il capo e riuscì a sentire solo silenzio, un silenzio imbarazzante. Sarebbe stato meglio un qualsiasi rumore proveniente da quegli uomini che erano lì a giudicare lui, il figlio di suo padre, l’erede di Deep Den. Lui, l’uomo che avrebbe dovuto prendere in mano, un futuro, tutte le decisioni. L’uomo che in quella situazione era tutto, tranne che un uomo.
    Mai come allora si sentiva privato di ogni sua capacità di controllo. Avrebbe voluto piangere, forse lo fece, ma chi se ne sarebbe accorto tra il sudore e gli schizzi di fango che gli avevano imbrattato le guance quando si ritrovò a terra immerso nel fango. Sentiva ora solo dolore a livello della bocca. Sicuramente il colpo subito gli aveva procurato una contusone da cui era fuoriuscito del sangue. Poteva sentire il sapore metallico delle emazie invadergli la lingua o il suo inesorabile e lento scorrere lungo il mento.
    Con la lingua cercò di sincerarsi di non aver nulla di rotto a livello dentale. Un labbro spaccato o una guancia morsa durante il colpo erano facilmente rimarginabili, mentre per un dente spezzato o saltato non sarebbe stato lo stesso.
    Aveva atteso troppo.
    Aveva sentito il sottoufficiale dei Lydden aveva messo in chiaro il suo futuro se fosse rimasto incapace come era ora. Sarebbe stato ucciso senza se e senza ma. Forse la morte lo avrebbe liberato da tutti i tormenti che si portava dietro. Forse sarebbe stato più dolce e più semplice essere ucciso che continuare una vita di menzogne. Attese troppo pensando al “se fosse”.
    Una voce tuonò degli ordini e una serie di colpi dati con il piatto della spada caddero come macigni sul petto e sulle spalle di Ausel. Cercò di trattenere le urla, costringerle a ritornare in gola dove erano state generate. Era un incapace, questo sì, ma avrebbe fatto di tutto per non aggiungere altra onta a suo padre. Padre, che preferiva costringere suo figlio a seguire le passioni e le volontà paterne piuttosto che spingerlo a migliorare le sue doti e le sue capacità. Altri colpi sulle sue spalle lo rifecero cadere andando a spalmarlo con il capo nel fango. I lunghi capelli biondicci, un colore tra il biondo dei Lydden e il rosso ramato dei Webber, e ricci vennero coperti, in parte, da un misto di acqua e terriccio che incollarono i suoi capelli rendendoli ina massa informe. Alcune ciocche si appiccicarono alla fronte del giovane Ragnetto, come sua madre preferiva chiamarlo lontano dalle orecchie di suo padre.
    Una voce tuonò qualcosa.
    I colpi cessarono donando ad Ausel la libertà di un respiro. L’aria entrò attraverso le narici e la bocca conferendo al respiro un odore strano. Odore della paura, della consapevolezza di essere inadeguato, odore e sapore di quello che realmente era: fango. Non poteva nemmeno definirsi sola acqua o sola terra, elementi ognuno con delle proprietà e delle caratteristiche che lo avrebbero reso qualcuno, cioè una persona dall’animo fermo, stabile portante oppure qualcosa di movimentato, limpido, vitale. Cosa era diventato? Fango, cioè qualcosa che aveva stuprato la limpidezza e la vitalità dell’acqua rendendola inguardabile o che aveva compromesso la rigidità della terra rendendola instabile, incapace di ogni sostegno. Quello era Ausel in quel momento: un ragazzo inguardabile e insicuro.
    Lord Lewis, suo padre, aveva ordinato al figlio di rialzarsi con un tono perentorio e autoritario come solo lui sapeva fare. In quel momento avrebbe voluto gridargli qualcosa, dirgli che non sarebbe mai diventato ciò che lui pretendeva. Ma a cosa sarebbe servito? Non aveva ascoltato prima perché avrebbe ascoltato ora.
    Il giovane soldato si era allontanato permettendo ad Ausel di rialzarsi. La lama di ferro si conficcò nel terreno permettendo un appoggio al giovane Lidden e un aiuto nel sorreggersi. Il giovane Tasso ebbe poco tempo per rimettersi in posizione e capire cosa stesse succedendo. Il ragazzo era partito con un attacco dritto verso il suo corpo, centrale. Ausel non pensò al fatto che fosse semplice da parare o che, forse, il giovane soldato gli stava facendo un favore. Per quale assurdo motivo avrebbe dovuto aiutarlo dopo averlo già costretto ad assaporare il suo stesso sangue e averlo coperto di ridicolo prima di coprirlo di fango.
    Ausel portò la spada il più rapidamente possibile, per quanto le sue forze palesemente minate permettevano, offrendo il piatto della lama di ferro che in quel momento stava stringendo come unico elemento di salvezza. Possibile scudo ad un ulteriore caduta di stile.
    Tutto si sarebbe risolto in quella manciata di secondi che lo separavano dal un imminente impatto.

    Edited by -Nicolas- - 3/1/2018, 12:21
     
    .
  3.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Condottiero

    Group
    Member
    Posts
    1,130
    Prestigio
    +15
    Location
    ---

    Status
    Anonymous
    Le lame al contatto stridettero, nessuno si stupì dell'accaduto, non era un gran colpo. Terminato quel veloce scontro i due si separarono nuovamente, ancora una volta uno di fronte all'altro. Il Lord sbraitò ancora qualcosa, dal suo punto di vista probabilmente era un insegnamento.

    Un buon Lord deve saper combattere, o passerà l'intera vita dietro i suoi uomini, come un infante attaccato alla gonna della madre!

    Di certo non un incoraggiamento, successivamente altre parole uscirono dalla sua bocca, suo figlio non poteva subire e basta come un allocco.

    Attacca Ausel! Attacca! O quando sarò morto nessuno di loro di rispetterà!

    Lo sguardo dell'avversario di Ausel era spento, quasi stupito, perchè il rampollo non attaccava? Perchè si difendeva e basta? Si stava forse prendendo gioco della sua umile persona? O forse era sfinito? Lui sapeva quale era il suo dovere, obbedire ai suoi superiori, fare bella figura, vincere la guerra e tornare a casa, magari con qualche moneta d'oro in più in tasca. Voleva entrare nelle grazie del ragazzo, ma se perdeva contro un giovane che non attaccava ci avrebbe perso la faccia davanti a tutti. Posizionò la spada sopra la propria testa, il colpo pronto per essere scagliato di nuovo contro il tasso. Fece un paio di passi sul lato del giovane e infine si lanciò di nuovo in un attacco, questa volte più violento, puntando alla sua spalla. Mentre il colpo calava la sua bocca si aprì e un ruggito riecheggiò per tutto il campo. O combatteva o perdeva un braccio.

    Contadino di campagna/soldato di leva
    Marzialità 15 pv 60
    marzialità divisa : Att 10 dif 5
    arma: spada di ferro att 8 dif 5 peso 5
    competenza arte della spada 3
    attacco semplice
    VARIABILE * ATT/10 + valore di attacco dell'arma. esempio che ti lascio per capire che combino
    6* 10/10 + 8 = 14 attacco

    rimanenti
    pv 60 attacco 2 difesa 5


    Buon anno,
    allora muoviamoci che dal prossimo turno facciamo entrare un altro pg in quest.


    Ti ricordo il calcolo dei danni, anche se pari subisci un contraccolpo e si deve applicare questa parte del regolamento:

    2- Si confronta l'efficacia dell'attacco portato e l'efficacia della difesa, e il primo è minore o uguale al secondo.
    In questo caso, si prende una quantità minima di danno, pari a att totale avversario/2 - differenza e un malus a ogni mia mossa successiva pari a 1 * colpi ricevuti, questo dovuto alla stanchezza da combattimento.

    CITAZIONE
    Il mio avversario ha 40 attacco. Mi sferra un fendente da 30, io difendo per 40. Paro completamente il colpo, ma mi prendo comunque 30/2-10(differenza)= 5 danni, e ad ogni mia successiva mossa dovrò diminuire di 1 il risultato.
     
    .
  4.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Livello: 6
    Punti PE base: /
    Tratto educativo: Studioso/Leone Ruggente (+10% Guadagno pe quando si usa Marzialità (Liv. 1))
    N° parole: 1088

    Marzialità iniziale: 18 pv 69
    Punti danno subiti: 10/2 – 0 = 5
    Punti vita: 69 – 5 (punti danno) => 64
    Marzialità divisa: Att 8 Dif 10
    Arma: spada di ferro Att 8 Dif 5 Peso 5
    Competenza Arte della spada: 2

    - DIFESA:
    VARIABILE * DIF/10 + valore di difesa dell'arma
    6*10/10+5=11

    - ATTACCO:
    VARIABILE * ATT/10 + valore di attacco dell'arma
    5*8/10+8=12

    Rimanenti
    PV 64 _ Att 3 _ Dif 9


    Ausel aveva parato il colpo inferto dal giovane ragazzo, il contadino, che aveva davanti. Le lame cozzarono e gemettero al contatto lanciando un urlo stridulo metallico che fece accapponare la pelle del giovane Tasso. Nonostante la prova non eccelsa del giovane Lydden, il colpo si fece sentire. Il giovane subì un contraccolpo che lo fece retrocedere di qualche passo. L’altro, il contadino, si allontanò anche lui. Ora erano di nuovo al punto di partenza. Ausel aveva il polso della mano sinistra che doleva leggermente. Era la zona del corpo che aveva subito maggiormente il colpo propagatosi su tutta la lama. Nuovamente il capannello di uomini rimase in silenzio aspettandosi qualcosa da loro due, o qualcosa da Ausel. Ausel, il figlio del grande generale Lewis Lydden non era in grado di parare un semplice colpo come quello lanciatogli dal contadino. Ausel, incapace anche di reggersi in piedi, Ausel il ragazzo che preferiva leggere invece di allenarsi. Ecco dove si trovava ora quel ragazzo: in mezzo al fango tra uomini che lo stavano giudicando senza nemmeno conoscerlo a fondo. L’unica cosa che vedevano in lui era la sua inesperienza e la sua inettitudine con quell’arma, la spada.
    Il lord suo padre sbraitò qualcosa con quella sua voce tonante e autoritaria. Ausel capì solo una cosa: suo padre stava dimostrando al mondo intero racchiuso in quel circolo ristretto di persone quanto suo figlio fosse inadatto. Il giovane Tasso avrebbe dovuto prendere quelle parole come uno sprone, forse qualcun altro lo fece. Avrebbe voluto dirgli che molti generali e comandanti avevano combattuto dietro i propri uomini comandandoli dalle retrovie e muovendoli come delle pedine. A cosa sarebbe servito? A fargli fare una grossa e sonora risata.

    “Un uomo si valuta per il coraggio che dimostra. Stare nelle retrovie non è coraggio, è codardia.”

    Solo questo avrebbe ottenuto. Sospirò e rimase immobile aspettandosi un ulteriore attacco da parte del contadino che non vedeva l’ora di mostrare tutta la sua potenza contro quel piccolo e inutile ragazzo che aveva la fortuna (o la sfortuna) di portare il cognome dei Lydden. Altre parole uscirono dalla bocca di suo padre. Queste erano parole che lo colpirono non per la loro gravità, ma per le ferite che generarono nel cuore del ragazzo; per la verità che portavano con loro. Nessuno avrebbe rispettato un ragazzo incapace di impugnare una spada. Nessuno avrebbe rispettato un ragazzo che preferiva la compagnia di persone del suo stesso sesso. Nessuno avrebbe rispettato un codardo.
    Ausel non era un codardo. Non si riteneva tale, almeno pensava. Ci voleva coraggio per andare contro al volere di un padre. Ci voleva coraggio nel seguire i propri sentimenti anche se erano contrari alle leggi dei Sette Dei. Ci voleva coraggio in un certo qual modo. Coraggio oppure presunzione. Forse era davvero presunzione quella che stava animando il giovane Tasso. Pensava di aver coraggio nel seguire i propri sentimenti, ma non faceva altro che nascondersi. Taceva agli altri ciò che era per paura e vigliaccheria. Credeva che andare contro il proprio padre era coraggio. Dire di no alle armi per seguire la via della conoscenza era una smania giovanile. Da arrogante e altezzoso aveva deciso di fare un dispetto all’uomo che aveva detto di no alla sua passione, l’arco. Quindi cosa c’era di meglio che odiare ciò che l’uomo amava? Ciò non era coraggio, ma solo una ripicca o una provocazione che si stava ritorcendo contro.
    Guardò gli uomini che si erano racchiusi intorno a lui. Sembrò di vedere qualche faccia nota. Forse alcuni di essi erano stati degli studenti di Ser Camus Hill. Qualcuno lo aveva visto allenarsi sul campo di addestramento di Deep Den. Qualcuno sarebbe intervenuto in suo soccorso? Nessuno. Suo padre aveva ragione e Ausel dovette ammetterlo a se stesso, una cosa molto difficile da fare.
    Sembrò rivedere il ragazzo dai capelli scuri che aveva una volta provato ad insegnargli qualcosa. Gli aveva permesso di far pratica con gli attacchi obliqui durante una delle esercitazioni del cavaliere. Se fosse uscito vivo da quella situazione non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Era inutile ripromettersi di imparare l’utilizzo di quell’arma. Ormai non aveva più interesse nell’apprendere come utilizzarla. Non ebbe il tempo di pensare a cosa avrebbe fatto poi.
    Il contadino si portò in avanti e ruotò le braccia in modo da portare la spada sopra la sua testa. Fece dei passi di lato costringendo il giovane Tasso a seguirlo con lo sguardo. Ausel portò la spada a protezione del corpo. Era impacciato, o almeno così si riteneva. Il contadino si scagliò contro di lui con la spada alta sopra la sua testa e pronta a tagliarlo in due.
    Il ragazzo gli andò contro. Ausel non avrebbe potuto parare appieno il colpo, lo sapeva. Non era in grado di poter offrire una buona difesa perché era inadatto con quell’arma. Incapace. Insicuro e inesperto.
    Come prima portò la spada in alto. Questa volta la portò a difesa della spalla. Il colpo era uno di quelli che il giovane Tasso odiava, i colpi obliqui, i colpi che faceva fatica a deviare o a difendere. Cercò di fare del suo meglio. Portò la spada a protezione della spalla e l’urlo istintivo che il contadino emise gli fece venire un brivido lungo tutta la schiena. Pregò il Guerriero che gli desse la forza necessaria per uscire indenne da quella situazione, anche se sicuramente la divinità si sarebbe voltata dall’altra parte preferendo aiutare il contadino che un insulso sodomita.

    “Un uomo si valuta per il coraggio che dimostra”

    Ausel stava ripensando a quelle parole mentre il contadino calava la sua spada contro di lui.

    Il colpo subito fece indietreggiare Ausel che portò il piede sinistro dietro e lo puntò a terra come punto di sostegno. In questo modo riuscì a mantenersi fermo e saldo. Doveva reagire. Ora o mai più. Doveva reagire e quello era il momento. Doveva reagire. Il tasso si riconosce dalla sua voglia di cambiare, di ricominciare. Ausel doveva essere quel tasso. Doveva cambiare.
    Doveva. Appunto, doveva.
    Ausel inspirò profondamente. Portò la spada in avanti. Il piede destro si portò in avanti. Pancia piatta e spalle larghe. Stringendo la spada con entrambe le mani caricò un fendente. Non voleva fargli del male, ma doveva. La spada sarebbe calata in un movimento rapido verso il capo del contadino. Non urlò, non emise nessuno suono. Restò in silenzio ascoltando il battere del suo cuore e il suo respiro carico di tensione e di apprensione. Il colpo che Ausel aveva scagliato era forte, o almeno lui pensava fosse molto forte.

    Edited by -Nicolas- - 3/1/2018, 12:21
     
    .
  5.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Condottiero

    Group
    Member
    Posts
    1,130
    Prestigio
    +15
    Location
    ---

    Status
    Anonymous
    Gluck, ecco come si chiamava quel contadinello, Gluck non si aspettava un simile attacco da parte del rampollo di casa Lydden, infatti non fece in tempo a seguire con gli occhi la lama che si avvicinava. Un secondo era sopra Ausel, quello dopo era tra i suoi occhi, in mezzo alla fronte. La spadda si conficcò nel cranio di Gluck come una accetta in un ceppo di legno, un suono sordo e muto, come la folla in quel momento. Il contadino cadde a terra esanime trascinandosi con sè la lama incastrata, il cranio spaccato in due, non un verso, non una parola, solo il sangue che usciva violentemente da quella rottura, andando a inzozzare delle scarpette bianche, le uniche calzature femminili presenti ad assistere a quello scontro.

    Lad-Lady Lannister! State bene?

    La piccola di casa Lannister, silenziosa fino a quel momento ora era il bersaglio delle attenzioni delle sue guardie di scorta. Aveva assistito a tutto lo scontro, e ora ne era diventata vittima a sua volta, o perlomeno le sue scarpe lo erano. Nel frattempo Ausel ricevette una forte pacca sulla spalla, chi si poteva permettere di trattarlo in quel modo davanti a suo padre? Ovviamente Ser Camus Hill.

    Allora sai fare qualcosa! Finalmente ti vedo tirare fuori le palle!

    Gli occhi andarono a poggiarsi su Gluck.

    O di lui non preoccuparti, la famiglia verrà informata della sua "mancanza di attenzione", e magari il Lord tuo padre sarà così magnanimo da sganciare un paio di dragoni. Oh sta arrivando, spalle dritte e petto in fuori ragazzo!

    Ser Camus estrasse la spada dal cranio del giovane, trascinandolo successivamente via da quel campo infangato e lasciando dietro di se un fiume scarlatto.Nel frattempo Lord Lydden si avvicinò a suo figlio con aria soddisfatta.

    Oh figliolo! Ben fatto, un grande colpo, hai lasciato tutti di stucco...

    La bocca si avvicinò all'orecchio del figlio.

    Pure quella giovane Lady, Lady Lannister, fossi in te coglierei l'occasione.

    Doveva apparire come un consiglio, ma in realtà era un ordine, una Lannister era un ottimo partito per suo figlio, forse il migliore, avrebbe avvicinato i tassi ai leoni. Conversare era la base per costruire un rapporto e Lord Lydden era consapevole del fascino che un guerriero poteva proiettare su una donna. Suo figlio aveva appena ucciso un uomo, delle belle parole sarebbero riuscite ad ammaliare quella giovane ragazza? Probabilmente si.

    Va, mostrati come l'uomo che sei, ci rivedremo più tardi.


    Muore il tizio e ta dan ecco elly lannister, interagite pure, mettetevi pure d'accordo per chi posta prima, scegliete voi. Forse meglio che parte Ausel a parer mio! Vai campione, colpisci duro
     
    .
  6. Chiara_92
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Elly non aveva mai assistito ad un combattimento vero e proprio, né tantomeno era mai stata circondata da così tanti soldati ed armigeri di ogni genere. Di solito, durante la sua permanenza a Castel Granito o nella fortezza di suo padre a Lannisport, le uniche armi ed armature che vedeva erano quelle delle guardie di palazzo, che in quattordici anni di vita non aveva mai visto entrare davvero in azione.
    Le era bastato così poco tempo al di fuori delle solide mura domestiche per rendersi conto di quanto orribile e cruento fosse il mondo là fuori.

    In quel caso il più grosso errore della scorta personale della piccola Lannister fu il non rendersi conto che stesse assistendo di persona a quell’improvvisato scontro tra un giovane, apparentemente di casa Lydden, e quello che sembrava un contadinotto da due soldi. Nulla di eccezionale, in realtà, ma il fatto di non aver mai assistito ad una vera e propria lotta aveva attirato la sua attenzione in maniera magnetica. Non era certo l’unica ad avere i suoi occhi puntati sui due duellanti, ma in cuor suo non poteva non domandarsi il motivo di tanta brutalità verso i confronti di quel giovane. Che aveva combinato, per meritarsi di essere costretto a battersi contro qualcuno ben più grande di lui?

    Erano tutte domande a cui Elly non sapeva come trovare una risposta e anche se avesse voluto non sarebbe comunque riuscita a fiatare: di fronte ai fendenti e ai violenti attacchi di ciascuno dei due contendenti, la leoncina di Lannisport rimase come ammaliata: aveva ascoltato storie di cavalli e cavalieri fino allo sfinimento, pochi anni prima, ma non aveva mai immaginato che, in un combattimento all’arma bianca subentrasse così tanta violenza. Era ancora ferma agli ideali cavallereschi delle fiabe e delle favole raccontatele dalla sua balia quando era bambina e quel giorno, probabilmente, avrebbe rappresentato la vera e propria linea di demarcazione tra l’infanzia e l’inizio dell’adolescenza.

    Ogni tanto, Elly sentiva levarsi in aria anche le grida di un uomo adulto, l’unico, tra tutti i presenti, che osava proferir parola e rivolgersi ad uno dei due combattenti, che in quel momento si studiavano come leoni affamati in attesa di sbranare la propria preda.
    La maggior parte delle parole urlate dall’uomo erano una sorta di incoraggiamento verso il ragazzo nella mischia, probabilmente suo figlio o comunque qualcuno con un legame di sangue con lui. Il motivo per cui teneva così tanto al fatto che facesse bella figura apparve dunque evidente.

    Elly si ritrovò il cuore in gola: e se quel giovane non fosse riuscito a sconfiggere il suo avversario? Che sarebbe accaduto? Lo avrebbero fatto frustare? Gli avrebbero dato un cavallo e lo avrebbero cacciato via? O sarebbe stato picchiato da ognuno degli uomini del cordone?

    Ben presto però Elly si pentì di essersi avvicinata così tanto al luogo del combattimento: certo, i duelli cavallereschi non facevano per lei, questo era chiaro, ma il fascino dell’assistervi per la prima volta l’avevano portata a muovere qualche timido passo in quella direzione, affascinata dal clangore delle lame e dai movimenti sinuosi di quella specie di danza mortale. Era giunta ad essere a pochi metri di distanza dal luogo del combattimento e per tutto il tempo, come un serpente ipnotizzato da un incantatore, non aveva distolto i suoi occhi azzurri dalla lotta, che terminò in un modo tanto rapido quanto cruento.

    Ad avere la meglio, a dispetto delle previsioni e di quanto la situazione precedente suggerisse, fu proprio il giovane, che piantò la sua lama nel cranio dell’uomo, che si spaccò con uno schiocco secco. Il corpo esanime del duellante più adulto crollò al suolo come un sacco di patate gettato dalla finestra, senza emettere alcun suono, sotto gli occhi degli astanti. Il sangue rossastro proveniente dalla testa sfondata di quel contadinotto, però, andò inaspettatamente a finire proprio sulle scarpe di Elly, che nel frattempo era sbiancata come un cencio lavato di fronte ad un simile spettacolo. La piccola Lannister aveva spalancato i suoi occhi, nel notare quell’orrendo color cremisi inondarle le calzature buone che si era portata da Castel Granito. Dalla ferita dell’uomo, ne era sicura, Elly riusciva ad intravedere le cervella spappolate dell’uomo e dovette distogliere lo sguardo, cercando di evitare di sentirsi male di fronte a tutti.
    Solo allora era stata notata dalle guardie della sua scorta personale, che si erano prontamente prodigate per accertarsi delle sue condizioni.
    Annuendo rapidamente e in silenzio, Elly arretrò spaventata di qualche passo. Quella a cui aveva appena assistito era, senza ombra di dubbio, la cosa più disgustosa e macabra a cui avesse mai assistito in vita sua e non avrebbe voluto ripetere l’esperienza per nulla al mondo. Per qualche istante si sentì le ginocchia estremamente deboli, come se non fossero più state in grado di sorreggere il peso del suo corpo e dovette reggersi per qualche istante ad una guardia della sua scorta, per evitare di crollare al suolo priva di sensi. Inspirando un paio di volte a fondo riuscì fortunatamente a darsi un contegno.

    “Perché farli combattere così…” Mormorò in un filo di voce quasi inudibile, tra sé e sé. E se lei, una semplice spettatrice a cui non avrebbe mai dovuto assistere a quello spettacolo, ne era rimasta turbata a tal punto, Elly non voleva neppure immaginare in che condizioni potesse trovarsi il giovane rampollo di casa Lydden, colui che era stato praticamente costretto a scegliere tra la propria vita e quella di un comune contadino.

    In quel momento, per qualche ragione a lei ignota, cercò lo sguardo del vincitore, ma lì per lì non venne ricambiata: l’uomo che fino a poco prima aveva gridato per incoraggiare il ragazzo durante la lotta, si stava complimentando con lui, per poi bisbigliargli qualcosa all’orecchio. Ad Elly non era sfuggito il fatto che stesse lanciando qualche sguardo nella sua direzione, ma decise di far finta di nulla: dopotutto non era educazione interrompere un discorso padre-figlio… o scudiero-cavaliere, per quello che ne sapeva; decise dunque di attendere la fine di quella conversazione. Dopotutto, l’altro ragazzo era probabilmente l’unica persona della sua età, là attorno.
     
    .
  7.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Ausel Lydden ”parlato”
    Ser Camus Hill «parlato»
    Lord Lewis Lydden parlato



    Livello: 6
    Punti PE base: /
    Tratto educativo: Studioso/Leone Ruggente (+10% Guadagno pe quando si usa Marzialità (Liv. 1))
    N° parole: 2.032

    Marzialità 18 pv 69
    Marzialità iniziale divisa: Att 8 Dif 10
    Punti danno subita: 10/2 + 3 = 8
    Punti vita: 64 – 8 (punti danno) => 56
    Arma: spada di ferro Att 8 Dif 5 Peso 5
    Competenza Arte della spada: 2

    Rimanenti
    PV 56 _ Att 3 _ Dif 8


    Ausel non si aspettava di riuscire a parare il colpo, e infatti non lo parò completamente. La spada riuscì a cozzare contro quella del contadino e a ridurre minimamente i danni subiti. Vuoi la volontà di reagire, vuoi la codardia che ti sprona a fare qualcosa di insensato, vuoi qualsiasi cosa, ma Ausel riuscì a mettersi alle spalle quel secondo contatto e a spingersi in avanti. Quello che successe fece rimanere di stucco tutti. Davvero tutti, Ausel compreso.
    In un impeto di, chiamatela come volete, Ausel colpì con un fendente il contadino che aveva davanti. Esso era un ragazzo molto più grande di lui, molto più forte di lui e molto più abile di lui. Questo era innegabile. Purtroppo la sua preghiera era stata ascoltata. Mai una divinità o uno dei volti del Dio lo aveva ascoltato. Mai si era sentito in debito con uno di loro, nemmeno con la Fanciulla che gli aveva permesso di incontrare Lajos. Mai si era sentito in obbligo come si sentiva ora. E ciò lo stava facendo sentire malissimo. Un dolore che lo aveva colpito allo stomaco e stava salendo e salendo e salendo invadendo pian piano il petto e poi anche la gola.
    Il Guerriero aveva volto il suo sguardo verso di lui e gli aveva infuso forza, Ausel non capiva per quale assurdo motivo. La spada di metallo che il giovane Tasso stringeva tra le mani aveva eluso la difesa del contadino andando a piantarsi nel cranio del ragazzo. Nessun elmo era a protezione del capo del ragazzo, della sua bellissima chioma e del suo cervello.
    Il ragazzo non mancò di fissare con occhi sbarrati Ausel, occhi che pian piano persero quella lucentezza, la scintilla della vita. Le gambe del ragazzo più grande del giovane Tasso cedettero non reggendo più il peso di un corpo vivo. Il corpo del contadino cadde su se stesso come un sacco di cipolle. La spada Di Ausel fu strappata dalle sue mani seguendo il corpo inerme del ragazzo mentre la spada che avrebbe dovuto difendere quel contadino era riversa a terra. Sangue stava fuoriuscendo da quella ferita. Più che una ferita sembrava una crepa nel terreno roseo del suo capo. Il rosso aveva invaso parte della sua chioma rendendola di un colore simile al terriccio. Nel suo lento ma rapido movimento di caduta, Ausel poté vedere qualcosa di grigio apparire in quella crepa. Il giovane Tasso non voleva assolutamente pensare a cosa aveva appena visto, a cosa quella sostanza grigia potesse essere, anche se sapeva benissimo cosa fosse.
    Uno strano movimento partito dall’addome gli fece arrivare parte dei succhi gastrici contenuti in un sacco chiamato stomaco, da questo alla sua gola bruciando tutto ciò che trovava lungo il suo cammino. Aveva la sensazione che qualcosa di rovente gli fosse stata conficcata in bocca e spinta giù per la gola.
    Il ragazzo era a terra. Ausel si guardò le mani. Quelle mani che prima stringevano una spada sporche di fango, ora erano libere dall’arma, ma lorde del sangue di quel povero uomo. Tutti intorno a lui erano rimasti in silenzio. Ausel poteva sentire il suo cuore martellare nel petto, nella testa e in qualunque parte del suo corpo.
    Nuovamente lo strano sentore di movimento al livello dello stomaco produsse un secondo conato. Sì, Ausel stava subendo da parte del suo corpo, atti di ribellione a quell’azione appena compiuta. Conati di vomito si fermavano a livello della gola o poco più oltre trasportando l’acido fin dentro la bocca e lasciandogli uno strano sentore di bruciore. Non aveva ancora vomitato, ma contava di farlo a breve, davanti a tutti, infangando ancor di più l’onore di suo padre. Non era nemmeno stato in grado di rendersi conto di quello che stava facendo o di quello che aveva appena fatto Lui, Ausel, lui, aveva appena spaccato il cranio a un ragazzo. Aveva appena privato gli occhi di una madre di rivedere nuovamente suo figlio. Aveva appena troncato la possibilità di un suo futuro, lui, che un futuro nemmeno lo voleva in quel mondo che lo riteneva un fallito e un sodomita, buono solo a dare spettacolo durante un rogo.
    Non si era nemmeno reso conto di quello che stava succedendo in quel momento. Una squadra di armigeri con lo stemma del leone rampante su sfondo rosso cremisi stava circondando una ragazzina dai capelli color dell’oro e gli occhi azzurri. Ausel non aveva degnato gli uomini come la ragazzina di uno sguardo Tutto di lui puntava su quel corpo esanime a terra. Avrebbe voluto gridargli che gli dispiaceva per ciò che era successo. Che lui non voleva assolutamente che ciò finisse in quella maniera. Tutto inutile. Provò anche ad aprire la bocca e ciò che uscì fu solo silenzio. Silenzio, lo stesso silenzio che aveva accolto lo scontro fin dall’inizio, lo stesso silenzio che aveva circondato i due ragazzi che duellavano tra loro, lo stesso silenzio del ragazzo mentre crollava a terra, lo stesso silenzio del giovane Tasso che non aveva detto una sola parola contro quell’uomo che continuava ad urlargli contro di mostrare le palle. Un silenzio che avrebbe accompagnato quella salma per sempre rotta solo dal pianto disperato della madre e della sua famiglia quando qualcuno le avrebbe portato la notizia dell’accaduto.
    Gli occhi di Ausel si inumidirono e forse stava anche piangendo, ma chi lo avrebbe notato in mezzo a tutto quel fango che gli copriva il volto e tutta la persona. Era stato spinto diverse volte in mezzo a quel misto di acqua e terra che ormai non si capiva dove iniziasse la persona e dove il fango.
    Portò lo sguardo sulle sue mani e si rese conto di quanto fossero sporche. Cercò di pulirsele sul pantalone e su ciò che stava indossando. Forse il fango secco avrebbe rimosso quello schifo che stava impiastricciando e rendendo appiccicose le sue mani.
    Venne voltato bruscamente e la stessa persona, o una persona diversa, gli diede una pacca sulla spalla. Ausel diresse lo sguardo verso la fonte di quella pacca e vide un volto noto in mezzo a tanto scompiglio. Era il cavaliere che addestrava le truppe di Deep Den, la Tana. Era Ser Camus Hill.
    «Allora sai fare qualcosa! Finalmente ti vedo tirare fuori le palle!»
    Ausel guardò l’uomo senza nemmeno riuscire a capire cosa stesse dicendo. Lo vide muovere le labbra e articolare parole, cosa che lui non era ancora in grado di fare dopo quella situazione così … brutta.
    ”Chi … chi era. Cioè, come … come si … come si chiamava?”
    Ausel aveva provato ad articolare una frase di senso compiuto, ma l’unica cosa che era riuscito ad emettere erano quei suoni balbettanti.
    «Chi Gluck? Oh di lui non preoccuparti, la famiglia verrà informata della sua "mancanza di attenzione", e magari il Lord tuo padre sarà così magnanimo da sganciare un paio di dragoni. Oh sta arrivando, spalle dritte e petto in fuori ragazzo!»
    Il giovane Tasso rimase disgustato dal poco tatto e del poco rispetto che Ser Camus stava dimostrando nei confronti del povero contadino. Avrebbe voluto sapere chi fosse per potersene ricordare e non destinarlo all’ignoto e al dimenticatoi della storia. Poter guardare la sua famiglia, se ne avesse una. Dirgli che gli dispiaceva per ciò che gli avevano fatto fare. Per ciò che aveva fatto. Era tutta colpa sua se quel ragazzo era morto. Suo padre, poi, avrebbe anche dato un contentino alla famiglia. Ora forse avrebbe vomitato se Ser Camus non lo avesse guardato permettendogli di vedere suo padre diretto verso di lui.
    Involontariamente si mise in posizione: spalle dritte, pancia in dentro e petto in fuori. Tutto esternamente dimostravano fierezza, forse. Ciò che davvero era Ausel in quel momento era rappresentato dal suo io interiore. Aveva paura, vergogna e rabbia per ciò che aveva fatto. Avrebbe voluto scappare per andare non sapeva dove. Lontano, purché non lì in quel momento.
    Ser Camus portò lontano il contadino trascinandolo come una bestia o un sacco pieno di letame, lasciando una scia lungo il tragitto, una scia scarlatta. Intanto lord Lydden venne verso il suo giovane figlio con aria fiera e soddisfatta.
    Oh figliolo! Ben fatto, un grande colpo, hai lasciato tutti di stucco …
    Poi la sua bocca si avvicinò all’orecchio del figlio e sussurrò qualcosa.
    Hai avuto il battesimo del sangue figliolo e ora, ti ci vorrebbe del divertimento.
    Il lord guardò in direzione della ragazzina che aveva assistito a tutta la scena pensando potesse essere di gradimento per suo figlio.
    Pure quella giovane Lady, Lady Lannister, fossi in te coglierei l'occasione.
    Ausel guardò suo padre quasi indifferente. Nulla dalla sua bocca aveva sorretto l’animo del giovane Tasso. Aveva supposto che suo padre potesse essere deluso per la sua mancanza di autocontrollo, per aver non ferito, ma ucciso un uomo. Avrebbe preferito vedere suo padre urlargli contro quanto fosse stato scorretto attaccarlo in quel modo. Avrebbe preferito tutto, ma non sentire la completa mancanza di un minimo di sentimento e di rispetto per una persona che lui stesso aveva scagliato contro il figlio. Probabilmente avrebbe stretto la mano al contadino se a terra ci fosse stato suo figlio. Perché illudersi di un comportamento diverso se l’unica cosa che suo padre aveva provato a fare da quando era nato era quello di renderlo qualcuno che Ausel non voleva. Probabilmente avrebbe anche fatto la parte di essere ferito, rammaricato. Ma il giorno dopo, forse la sera stessa, avrebbe rimosso suo figlio, una palla al piede per la casata dei Lydden.
    Va, mostrati come l'uomo che sei, ci rivedremo più tardi.
    L’uomo che era. Se solo avesse saputo che suo figlio, lo stesso figlio che stava guardando in quel momento e stava lodando, non era perfettamente un uomo nel senso stretto della parola. Se solo avesse saputo cosa era successo un anno prima. Se solo avesse saputo cosa davvero era e voleva Ausel.
    Guardandosi e non volendo parlare con nessuno, tantomeno con una Lannister dalla puzza sotto il naso. Una Lannister, la stessa “razza ingrata” (secondo suo padre) che non portava lustro e onore alla famiglia Lydden, la stessa insulsa razza che doveva tutto ai Lydden e ai Webber, la stessa razza che ora voleva mischiare alla sua. Quanta incoerenza.
    Guardando suo padre riuscì a dirgli.
    ”Così conciato e sporco?”
    Nulla di meglio era riuscito a formulare. Cosa poteva mai aspettarsi da Lord Lydden? Il lord suo padre lo scrutò con biasimo e lo guardandò torvo. Sarebbe rimasto lì a fissarlo mentre andava alla conquista della rocca di Lannister. Ausel doveva andare da quella ragazza e parlargli o ne avrebbe pagato le conseguenza, poi.
    Tutto voleva fuorché parlare con quella ragazzina in mezzo ad armigeri Lannister. Scosse il capo e cercò di darsi un contegno. Si tolse parte del fango dai vestiti e dal volto. Il fango secco veniva via con facilità, a differenza del sangue. Il sudore gli aveva attaccato parte dei capelli alla fronte e la sua chioma tra il biondo e il rosso presentava macchie marroni di fango.
    Dal collo in giù era difficile distinguere il marrone del fango dai colori, il marrone e il verde, dei Lydden. Ausel squadrò la ragazzina. A prima vista non gli avrebbe dato più di tredici anni. Forse era ancora una ragazzina in fase di crescita. Era magrolina e dal colorito chiaro, difficile a dirsi se di costituzione o dovuto allo spettacolo. L’unica cosa che poté fare fu quella di avvicinarsi a lei e provare a parlarle. Cercò di fermarsi prima che gli armigeri dal leone rampante sul petto lo bloccassero.
    Notò le scarpe bianche chiazzate di rosso della ragazzina e provò a sorridergli, anche se in cuor suo non aveva nulla da sorridere. Provò a guardare la ragazzina e a parlarle con un tono chiaro e calmo, anche se nulla c’era di calmo in Ausel.
    ”Vengo per porre le mie scuse se questo … ”
    Guardò il capannello di uomini che si stava dissipando e poi nuovamente la giovane ragazza dai capelli dorati e gli occhi azzurri.
    ” … macabro spettacolo vi ha turbato.”
    Non sapeva davvero cosa dire alla ragazzina che stava guardando. Era strano che non stesse piangendo per ciò che aveva visto. Ausel voleva trovarsi molte miglia lontane da quel posto.
     
    .
  8.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Condottiero

    Group
    Member
    Posts
    1,130
    Prestigio
    +15
    Location
    ---

    Status
    Anonymous
    Un servo dei Lydden si avvicinò al giovane Ausel con due panni in mano.

    Mio signore! Questo per il viso, è sporco di sangue e terra.

    Gli pose uno dei due panni, mentre con l'altro iniziò a pulirgli la placca frontale dell'armatura, mostrando il tasso in rilievo sotto un piccolo strato di fango, tutto ciò mentre il suo giovane padrone attendeva risposta dalla Lannister. Fu' una delle guardie a spezzare il silenzio che si era creato.

    Mia Lady, costui è Ausel Lydden, figlio di Lord Lewis Lydden.

    Accompagnò quelle parole con un ampio gesto della mano.

    Ser? Lydden, le presento Lady Elly Lannister, figlia di Stafford Lannister di Lannisport.


    Allora vi faccio conoscere, tanto siete veloci, per rispondere al mp di chiara "si, ogni due post posto io, ma comunque se avete richieste particolari basta farle" XD visto che volete chiacchierare un pochino no problem! Io faccio solo da contorno.


    ausel te non puoi muovere i png in quest senza il permesso del mod, se io faccio dire determinate parole al Lord rimangono quelle, nessuna licenza poetica. Puoi muovere png minori che non influiscono sulla trama tipo servi e guardie ma niente di più senza il permesso, questa non è una libera.
     
    .
  9. Chiara_92
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Subito dopo che l’uomo ebbe finito di parlare col ragazzo a pochi metri di distanza da Elly, questo prese subito a cercare di togliersi di dosso gran parte del fango e del terriccio che inevitabilmente gli si erano appiccicati addosso, con risultati grossomodo soddisfacenti. Non sarebbe tornato certo pulito e splendente come se si fosse appena vestito, ma quello era inevitabile; in un ambiente del genere, anche la persona più cauta ed attenta non avrebbe potuto sottrarsi allo sporco sui propri indumenti. Il viso, per fortuna, fu alquanto più semplice da ripulire, dopo che un membro della servitù si fu avvicinato a lui. In alcuni punti dei vestito del giovane, il fango finiva per mischiarsi col rosso scarlatto del sangue della vittima, e a differenza del sudiciume del suolo, non vi era un modo per togliere quelle macchie rossastre. Se le sarebbe dovute tenere addosso come un macabro segno della sua vittoria contro quel contadino di poco valore. Non che Elly sminuisse un combattimento del genere. Per com’era fatta lei, non avrebbe vinto una battaglia neppure se il suo avversario fosse stato un lattante in fasce. Ciò che colpì subito la piccola leoncina, attirando la sua attenzione in maniera magnetica, era l’azzurro delle iridi del ragazzo, molto simili alle sue, ma vederle su un’altra persona era tutta un’altra cosa, in senso ovviamente positivo, a riprova del fascino irresistibile che due occhi color ghiaccio erano capaci di suscitare in lei. Se fosse stata nei suoi panni, Elly avrebbe dato non sapeva cosa per potersi fare un bagno caldo e levarsi dai capelli tutto il fango accumulato durante la battaglia. Subito dopo essersi dato una sommaria ripulita, il giovane si avvicinò. Le guardie della scorta di Elly, fortunatamente, rimasero immobili, sebbene fossero sicuramente pronti ad intervenire anche in casi privi di rischi come quello. L’ardore con cui si accingevano a proteggerla ogni qualvolta qualche sconosciuto era certamente ammirevole, ma in taluni casi era fin troppo pressante, per Elly. Le era già stata spiegata più volte l’importanza della scorta per una nobile, ma spesso riteneva che la loro apprensione fosse fin troppa e fu ben felice di non doverci avere a che fare. Anzi, in quel caso, più unico che raro, in realtà, fu proprio uno dei due armigeri a fare le opportune presentazioni.
    Aveva già sentito parlare di casa Lydden. Non nello specifico, in realtà… aveva udito quelle che erano poco più che semplici voci e dicerie, ma conosceva bene il tasso inciso sull’armatura del giovane.
    “E’ un piacere, mio signore” Gli disse timidamente, abbozzando ad un leggero sorriso. Le erano stati insegnati i principi del galateo e della buona educazione e il fatto che si trovassero in mezzo a terre selvagge non era certo una buona scusa per iniziare a comportarsi come un’irrispettosa quattordicenne qualsiasi, né tantomeno avrebbe voluto confermare lo stereotipo del Lannister snob che guardava il mondo dall’alto in basso.
    Gli occhi del giovane caddero subito sul dettaglio al momento più evidente, in Elly, ossia le visibili macchie di sangue sulle sue calzature. Quelle difficilmente sarebbero andate via: il rosso vermiglio sul bianco era praticamente impossibile da levare, a prescindere dal tipo di detergente utilizzato.
    A quel punto, un leggero sorriso si allargò sul viso del giovane e anche Elly continuò a sorridergli in risposta. Non era solo una questione di cortesia… in realtà era la prima volta che si trovava al cospetto di un ragazzo della sua età o forse, a giudicare dalla corporatura, di poco più grande… ad ogni modo, per lei era un’esperienza nuova; l’aveva sognata per tanto tempo, ma non avrebbe mai pensato di ritrovarsi così a corto di metodi da usare per rompere il ghiaccio che spesso si veniva a creare dopo le presentazioni, così decise di seguire l’esempio del giovane combattente, che probabilmente meglio di lui sapeva come iniziare una conversazione. Fu in effetti ciò che accadde pochi istanti dopo: a parlare per primo fu proprio lui, e la prima cosa che fece fu avanzare le proprie scuse per lo spettacolo tetro a cui Elly aveva assistito, all’insaputa di tutti. Apprezzava la gentilezza, ovviamente, ma non poteva certo incolpare il ragazzo: lui non aveva motivo per essere biasimato, per come aveva percepito gli eventi, era stato costretto a battersi e la scelta era tra lo sconfiggere il proprio avversario e… chissà quale altro orribile finale a cui la piccola Lannister evitava volentieri di pensare.
    “N-Non fa nulla, ser…” Rispose lei con un filo di voce, come se questa faticasse inizialmente ad uscire dalla sua bocca. Ancora scossa da ciò che aveva visto, non si era neppure accorta di aver probabilmente sbagliato ad usare l’aggettivo “Ser”. Era alquanto improbabile che un giovane di quell’età potesse già essere cavaliere, ma subito dopo essersi resa conto della gaffe, balbettò un "Ehm, voglio dire, mio signore". Ci fu un breve momento di pausa, a cui seguì un “Alla fine… non avevate scelta, era una questione di vita o di morte”. Era ancora sinceramente convinta del fatto che il giovane sarebbe potuto essere ucciso da quel contadino, se non si fosse difeso in maniera appropriata ed era inevitabile che l'aver ucciso il suo primo avversario potesse averlo sconvolto.
     
    .
  10.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Ausel Lydden ”parlato”
    Ausel Lydden «pensato»

    Livello: 6
    Punti PE base:
    Tratto educativo: Studioso
    N° parole: 981

    Come fatto notare, il nome del contadino non lo vengo a sapere da Ser Camus.


    Mentre il giovane Tasso attendeva una risposta dalla giovane ragazza che si trovava tra lui e gli armigeri dal leone rampante come stemma, un servo dei Lydden andò a consegnare ad Ausel due panni umidi. Uno era per il viso che a detta del servo era sporco di sangue e fango. Il sangue del povero contadino. Aveva ottenuto il nome dello sconfitto da uno dei soldati di suo padre che dopo lo spettacolo sembravano guardarlo in modo diverso, forse. Ausel non aveva badato alle loro espressioni o a cosa potevano mai pensare in quel momento, non gli interessava diventare qualcuno solo per aver ucciso per la prima volta un uomo. Era davvero orrendo togliere la vita a una persona. Guardarlo in faccia e vederlo morire. Non riusciva a capire perché gli altri fossero entusiasti. Pensava che combattere fosse diverso. Nobile e cavalleresco. Non così traumatico e sporco e violento. Durante gli addestramenti sembrava tutto così … così diverso. L’unica cosa che gli interessava era capire per quale motivo lui era vivo e il contadino era morto. Il contadino. Il suo nome era Gluk e non lo avrebbe più sentito nominare. Non era certo che se fosse stato vivo avrebbe sentito nuovamente quel nome, ma cosa ne poteva mai sapere lui.
    Prese il panno e cominciò a togliersi il fango dal viso. Anche prima lo aveva fatto, ma il risultato non era stato quello sperato. Dopotutto provare a togliere del fango con delle mani insudiciate non era certo il massimo. Il panno in principio immacolato e grondante acqua, ora era diventato qualcosa di indecente da vedersi e gocciolava di tanto in tanto quel misto dal colore indefinito. Era pressoché fango. Fango. Chissà perché continuava a sentirsi simile a quello schifo. Forse perché si sentiva davvero uno schifo in quel momento. Mentre la pelle del suo viso ritornava a vedere la luce del pallido sole dopo essere stato coperto da croste di fango secco, la sua divisa non se la passava meglio. Il servò riuscì nel migliore dei modi a far emergere i colori della sua casata e lo stemma di famiglia, il tasso.
    Ausel si rivolse al servo che aveva pulito la sua armatura e gli rivolse uno sguardo spento. Non voleva essere maleducato, ma davvero non si sentiva di sorridere a tutti. Alla ragazzina lo aveva fatto perché costretto. Se non fosse stato mandato quasi a calci da suo padre, nemmeno gli avrebbe rivolto la parola.
    ”Grazie.”
    Si stava rivolgendo al servo. Nonostante avesse il cuore cupo e l’animo non di certo felice, non era costretto a ignorarlo. Dopotutto era stato gentile ad aiutarlo. Era il suo lavoro, sì, ma era stato gentile. Ausel aveva bisogno di trovare qualcosa di bello e di concretamente degno di nota, anche un semplice gesto, per ritenere quella giornata migliore di quanto non fosse. Nulla poteva migliorare il suo stato d’animo. Nulla poteva riportare in vita Gluk, nulla poteva ridare nuovamente limpidezza a quello che Ausel era stato fino a poco tempo prima. Il tono di voce non era felice, ma nel solito tono basso, profondo. Quasi triste.
    ”Grazie per il panno.”
    La ragazzina ancora non aveva proferito parola. Probabilmente Ausel aveva giudicato male quella piccola creatura che stonava in quella marmaglia di soldati il cui unico scopo era lottare e duellare. Era rimasta sconvolta da quello che aveva visto a tal punto da non riuscire più a parlare o a dire semplici frasi. A parlare per lei fu uno degli armigeri che si era frapposto tra i due ragazzi. Presentò Ausel come figlio di lord Lewis Lydden il tutto accompagnato da un ampio gesto della mano guantata. Ausel annuì in segno di assenso confermando le parole dell’uomo. Poi, presentò la ragazzina. In primis chiamò Ausel ser. Tutto era fuorché un cavaliere. Ausel sorrise impercettibilmente all’uomo correggendolo. Non era sicuro che ciò fosse corretto farlo, ma agli Inferi le buone maniere.
    ”Non posso fregiarmi di quel titolo, signore. Non sono ancora cavaliere.”
    Poi, volgendo lo sguardo verso la ragazzina a cui a stento dava più di tredici anni, chinò il capo. Era un segno di rispetto e cortesia. Almeno stava cercando tra i meandri della sua memoria cosa doveva fare in determinate circostanze. Era difficile ragionare con la continua immagine del contadino che crollava davanti ai suoi occhi colpito a morte dalla sua spada. Lui che nemmeno voleva combattere fino a quel punto. La ragazzina gli rispose con voce tremante quasi stentasse a trovare le parole giuste. Poi, forse ascoltando il suo piccolo rimprovero al soldato accanto a lei, si corresse chiamando Ausel “signore”. Nell’attimo di pausa che seguì la correzione della piccola Lady, Ausel ne approfittò per riparare al danno fatto. Sapeva che la ragazzina era una Lannister, una lady quindi. Eppure non si era rivolto a lei con la cortesia dovuta. Tutto stava andando alla malora, ogni insegnamento avuto, ogni maledettissima cosa.
    ”Mia Lady.”
    Poi alzando il capo e guardando la ragazzina dritta negli occhi, disse.
    ”Chiedo venia per la mia mancanza. Il … il duello mi ha …”
    «Non puoi dire che ti ha scosso. Ragiona stupido tasso. Ragiona prima di parlare.»
    Tra le varie immagini ripetute a loop del contadino e del suo gesto “eroico”, la sua mente cercava di trovare un modo per farlo riprendere.
    ” … il finale mi ha disorientato un po’. Non era ciò che ci aspettavamo.”
    «Gluk di certo non se lo aspettava. Basta. BASTAAAAA.»
    La piccola Lannister, figlia di un leone di Lannisport, nemmeno una Lannister di Castel Granito, gli disse qualcosa che doveva sollevargli il morale, forse. Chissà se il padre sapeva che la piccolina non era una dei leoni più influenti. Bah.
    Ausel inclinò di poco il capo. Alla fine davvero non aveva scelta?
    Distolse lo sguardo per poggiarlo prima sul terreno dove prima era riverso il corpo del contadino e poi nuovamente verso la ragazza.
    ” C’è sempre una scelta, mia lady.”
     
    .
  11.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Condottiero

    Group
    Member
    Posts
    1,130
    Prestigio
    +15
    Location
    ---

    Status
    Anonymous
    La guardie osservavano silenziose quella strana coppia, la loro conversazione procedeva a rilento, forse la Lady era rimasta sconvolta alla vista del sangue? Forse era troppo timida? O forse era il tasso ad essere rimasto shockato. Le parole ricche d'incertezza di Ausel non facevano altro che confermare la seconda possibilità, ma a loro che fregava? Erano solo guardie.

    Mio signore! My Lady... Lord Tywin ha indetto una riunione, tra mezzora alla tenda del Leone.

    Tenda del Leone, così era chiamata la tenda più grande dove Lord e comandanti disquisivano riguardo a quella campagna militare. I due ebbero tempo di conversare ancora un pò prima di dirigersi verso il tendone rosso che svettava al centro dell'accampamento.

    Chiacchierate, dividetevi e sistematevi, insomma fate quello che volete. ps: Ausel vai e colpisci! Se avete particolari richieste mandatemi pure un pm.


    All'interno della tenda vi erano riuniti una decina di Lord famosi in tutto l'Ovest, comandanti, Ser e alcune Lady. Un grande tavolo in mogano scuro dominava il centro della tenda,seduto a quel tavolo vi era Lord Lydden, che con un gesto della mano indicò a suo figlio di posizionarsi dietro di lui.

    Tendone classico, tavolata, lord seduti e figure di minor rilievo in piedi. Anche qui, decidi se farti i cazzi tuoi o se obbedire al babbo! Lady Lannister te hai carta bianca.


    Svariati minuti dopo fece in scena Lord Tywin, un uomo alto e magro, dai corti capelli biondi che iniziavano a lasciar spazio a quelli bianchi, famoso non per la sua forza fisica ma per il suo ingenio politico e militare. Rimase in silenzio in piedi, affianco alla sua sedia osservando i presenti. La sua mano si allungò prendendo in mano un piccolo calice ricolmo di vino e rimase in attesa. I suoi occhi indagatori ponderavano ogni parola, assaggiavano ogni sguardo, dalla più giovane delle dame al guerriero più anziano, un silenzio disarmante accompagnava i suoi occhi.

    Vi lascio il tempo delle ultime battute ecc prima di lanciarvi nella mischia e nei discorsi politici. Se volete agire e urlare o dire qualcosa tipo "tywin culo chi non lo dice culo" questo è il momento
     
    .
  12. Chiara_92
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Col passare dei minuti, Elly cominciò a riprendersi da quel più che comprensibile stato di shock e confusione: quella era la prima morte che vedeva di persona e nessuno avrebbe potuto dirle che la sua reazione fosse stata esagerata o fuori luogo: erano sì cose che su un campo di battaglia avvengono per centinaia, a volte migliaia di uomini, ma era anche vero che una Lady come lei e della sua età non avrebbe mai visto nulla di tutto ciò, se le coincidenze non l’avessero portata ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Nel frattempo, il ragazzo di casa Lydden, dopo essersi adeguatamente ripulito, volle correggere l’errore commesso dalla piccola Lannister; fu in quel momento che, all’udire le sue parole, Elly arrossì leggermente: il colorito sulle sue guance e sulle gote cambiò in una frazione di secondo, ogni qualvolta commetteva un errore che era consapevole di poter evitare.
    “Ehm… sì, certo, scusatemi. E’ che ancora a volte sbaglio ad usare i titoli onorifici in modo adeguato” Balbettò la ragazzina, ridacchiando per stemperare la tensione e passandosi una mano sulla nuca, tra i suoi folti capelli color oro.
    “Evita di dire altre cavolate, Elly, da brava” Si ripeté mentalmente, non sapendo bene per quale motivo stesse balbettando in quel modo.
    Fu allora che il giovane decise di adoperare tutte le formalità del caso, facendo un rispettoso cenno col capo in segno di riverenza, quasi a cercare di compensare il presunto errore di non essersi rivolto a lei sin da subito in modo “adeguato”.
    Elly, da parte sua, scosse leggermente la testa in modo rassicurante, ancora vagamente sorpresa del fatto che persino un ragazzo all’apparenza più grande di lei dovesse rivolgersi a lei in quel modo. Ma quella non era una visita ufficiale, né un’occasione particolare di qualche tipo: non c’erano i suoi genitori o i suoi zii a controllare che tutto si svolgesse secondo l’etichetta ed Elly, nonostante ne avesse appreso le basi, cercava di trasgredire le formalità ad ogni occasione che le si presentava.
    “N-non è necessario, mio signore” Mormorò, sorridendogli in segno rassicurante, quasi lusingata da quel gesto “Possiamo pure tralasciare il galateo, in casi come questo. A Castel Granito sono già costretta a rispettare fin troppe regole e ora che mio zio è troppo impegnato per controllare che io rispetti davvero tutte le formalità voglio approfittarne” Aggiunse subito dopo, ridacchiando divertita ma scoccando allo stesso tempo un’occhiata alle guardie, quasi come a dir loro “Non vi azzardate a riportare alcuna delle parole che ho appena detto”.
    Ad ogni modo, Elly comprese subito dove volesse andare a parare Ausel, quello era il suo nome: la morte del suo avversario non era in programma ed era stato, dal suo punto di vista, un tragico incidente, una fatalità che l’aveva comprensibilmente shockato, specialmente per il fatto di essere convinto, come ribadì in seguito, di avere una possibilità di scelta.
    “Dal mio punto di vista, mio signore…” Cominciò a dire Elly, prima di essere interrotta dalle guardie, che fecero sapere ai due nobili di essere convocati nella tenda di suo zio Tywin di lì a mezz’ora, per via di una riunione. Sul volto di Elly apparve un’espressione confusa: conoscendo suo zio, abile comandante ed esperto stratega, avrebbero parlato di soldati, schieramenti e spostamenti delle truppe e del convoglio. Come mai era richiesta anche la presenza di una ragazzina poco più che quattordicenne che dell’arte bellica non capiva nulla? C’era qualcosa sotto, ma d’altro canto uno strano entusiasmo si impadronì della sua mente: non aveva mai assistito ad alcuno di quei Consigli… o come si chiamavano e finalmente avrebbe squarciato il velo che li rendeva misteriosi.

    “Dicevamo…” Mormorò Elly, una volta svanita quella momentanea interruzione, riprendendo il discorso troncato poco prima “E’ vero, c’è sempre una scelta, ma secondo me oggi avete preso quella migliore. Nel senso, non sapevate cosa sarebbe accaduto se non foste riuscito a… beh, ad ucciderlo” L’ultima parola fu quasi un bisbiglio uscito dalla bocca di Elly, quasi come se potesse essere punita per aver pronunciato una parola del genere “E poi avete reso contento vostro… era vostro padre, quell’uomo che ho visto poco fa?” Domandò, preferendo accertarsi di non dire altre stupidaggini ed evitare figuracce di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

    I due, poco dopo, si separarono: sarebbe stato inappropriato, per una ragazzina della sua età, cambiarsi di fronte ad un ragazzo, anche se di poco più grande di lei: poco importava, comunque, si sarebbero rincontrati di lì a pochi minuti, giusto il tempo di rendersi entrambi presentabili per presenziare alla riunione indetta da Tywin Lannister.
    Le guardie, all’entrata della tenda, si fecero subito da parte, nel vederla passare. Una volta entrata e sedutasi sulla prima sedia capitatale sottomano, si sfilò le scarpe sporche di sangue ormai parzialmente essiccato. Dal baule da viaggio che si era portata da Castel Granito, Elly estrasse un paio di scarpe simili a quelle che indossava in quel momento: la sola differenza erano le numerose macchie di sangue che macchiavano la superficie candida delle stesse. Tuttavia non fece la benché minima smorfia disgustata, nello sfilarsele: non era certo un bello spettacolo, ma di certo non voleva fare la figura della schizzinosa e spocchiosa Lannister viziata, nonostante nessuno potesse vederla là dentro. Era una questione di coscienza personale e ci teneva a lasciare l'opinione che aveva di sè stessa completamente intatta.


    Ho tralasciato la parte della tenda del Leone perchè Ausel mi ha chiesto di poter dividere il tutto in due post, in caso vada fatto tutto in un unico post mi basta copiaincollare la parte perchè l'ho già scritta.
    Nicolas, ho presunto che Ausel seguisse Elly nella tenda, spero di aver fatto giusto ahahah ^^"


    Edited by Chiara_92 - 9/1/2018, 23:17
     
    .
  13.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Ausel Lydden ”parlato”
    Ausel Lydden «pensato»

    Livello: 6
    Punti PE base:
    Tratto educativo: Studioso
    N° parole: 1.434



    Il tempo stava scorrendo lentamente tra i due. Ausel notò la lentezza con cui la ragazzina dalla capigliatura dorata rispondeva alle sue parole. Probabilmente anche Ausel era lento nel formulare frasi e questo poteva spiegarsi facilmente con ciò che era appena accaduto. Era il suo primo vero duello e non era per nulla andato come doveva andare. Nessuno si sarebbe aspettato quella fine e fracassare il cranio di una persona, qualunque fosse il suo retaggio, non era facile da mandare giù. Un grandissimo boccone amaro da ingoiare.
    Chissà cosa gli avrebbe detto Lajos in quel momento. Probabilmente il figlio del conciaio non avrebbe detto nulla, ma la sua presenza sarebbe stata di conforto al giovane Tasso. Anche solo saperlo vicino o averlo vicino avrebbe sollevato il morale al ragazzo di casa Lydden. Avrebbe sicuramente detto tutto a Lajos, confidando i suoi timori e le sue paure. Purtroppo non era lì e non poteva sapere cosa sarebbe successo.
    Quando Ausel corresse la giovane Lannister sull’uso improprio del termine cavaliere, la ragazza si scusò balbettando e ridacchiando cercando di apparire serena e meno imbarazzata.
    Ausel mosse leggermente il labbro superiore destro arcuandolo in un mezzo sorriso stentato. Voleva sembrare meno distante e asociale del solito. Difficile a dirsi e ancor più difficile a farsi. Cercò di trovare un certo sollievo in quel disagio della ragazzina. Almeno non era il solo a sentirsi in quello stato: poteva contare in una compagnia non da poco. Ad Ausel non scappò il leggero colorirsi delle guance della ragazza, sinonimo di impaccio e di imbarazzo. A confermare la tesi del giovane Tasso furono anche i gesti della piccola Lannister. Si era appena passata la mano tra i capelli dorati.
    Poteva anche essere stato lo stesso Ausel a indurla verso l’essere in disagio. La stava fissando dritta negli occhi e quando si rese conto di poter essere la causa di tanto scombussolamento, distolse lo sguardo. Ausel conosceva l’imbarazzo, ma soprattutto il disagio, di vedersi fissare in quel modo. Come se qualcosa nella persona non andasse, non fosse giusta.
    La ragazza si scusò di non aver adoperato il giusto titolo e Ausel non poté che fare ammenda mentalmente. Non che lui avesse fatto tutto correttamente. Si era perfino dimenticato di rivolgersi a lei con il dovuto rispetto formale. Infatti, quando lo fece, la ragazzina di Lannister scosse il capo muovendo leggermente i suoi capelli dorati. Disse al giovane Tasso di non preoccuparsi e di non ricorrere a quei titoli formali. Era fin troppo ossessionata a Castel Granito che in quella circostanza ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ausel non poté che concordare sorridendo. Inoltre, aveva definito suo zio un controllore dell’etichetta. Ausel poteva solo immaginare cosa fosse vivere a Castel Granito ed essere costretti a sottostare a migliaia di regole. Spesso Ausel infrangeva quelle che gli venivano imposte subendo, a volte, anche le conseguenze.
    Continuando a mantenere una certa distanza anche nel tono di voce, Ausel guardò il piccolo scricciolo che aveva davanti. Sembrava una bambina in mezzo a tanto orrore. Nonostante ciò, aveva ancora la voglia e la forza di sorridere, imbarazzarsi e avere a modo suo un certo controllo, anche se non totale. Vedere una bambina avere più forza di lui, lo rese ancora più chiuso. Si rattristò in volto chiedendosi se ad averlo scosso fosse stato l’esito del duello o il duello in sé. Ausel non era certo il migliore spadaccino in quella piccola porzione di esercito, eppure aveva avuto la meglio. Forse a sconvolgerlo era stato vincere lo scontro, non l’aver ammazzato una persona. Cioè, l’aver ucciso quel contadino, Gluk, aveva acuito un senso di disagio palesatosi nel momento in cui aveva compreso di aver vinto. L’aver vinto era stato il primo grande colpo da metabolizzare, in quanto era quasi convinto di perdere lo scontro, seguito poi dall’esito nefasto della morte di Gluk. Scosse il capo e si costrinse a sorridere. Il disagio era il suo e non doveva farlo trasparire. Forse era troppo tardi per farsi quel discorso.
    ”Va bene.”
    Poi guardando nuovamente le sue iridi azzurre, continuò dicendo.
    ”Come potrei chiamarla … ”
    «Finché non te lo dice dovrai chiamarla “mia signora”. Non lasciare la frase appesa.»
    ” … mia signora?”

    La ragazzina lo chiamò “mio signore” e se lei non pretendeva l’uso delle formalità, come avrebbe potuto pretenderlo lui?
    Stava per proseguire quando alcune guardie informarono i due che a breve il lord Tywin avrebbe indetto una riunione nella sua tenda, quella più grande.
    Ausel guardò prima le guardie e poi se stesso. Di certo non avrebbe fatto una bella figura presentandosi in quel modo. Chissà se avrebbe avuto del tempo per potersi almeno darsi una ripulita sommaria. Sarebbe stato il suo primo vero concilio di guerra. Avrebbe ascoltato le parole di lord Tywin Lannister. Avrebbe preso parte, insieme a suo padre, a qualcosa di mai visto prima. Suo padre era esperto di riunioni, ma Ausel no. Chissà cosa si sarebbe detto, chi avrebbe parlato e di cosa si sarebbe discusso. Sicuramente di eserciti e obiettivi, ma la strategia militare era materia nuova per Ausel. Avrebbe compreso tutto? Avrebbe capito il perché di molte azioni? Quella riunione sarebbe stata una vera carica esplosiva ricca di informazioni che la sua mente avrebbe dovuto metabolizzare piano piano. Trasformazione delle informazioni, assimilazione e poi elaborazione. Si stava entusiasmando per una riunione? Sì.
    La giovane Lannister rispose a tono ai due gendarmi e dichiarò di volersi prima cambiare.
    ”Credo che solo Ausel va bene. Non sono così vecchio da essere già un “signore”. Vero? Non mi trovate vecchio, giusto?”
    Stava cercando di riprendersi a poco a poco. L’immagine della testa di Gluk che veniva aperta come un melone era difficile da mandar via, ma poteva trovare qualcosa per rimediare a quello. La ragazzina sembrava imbarazzarsi per qualunque cosa o sentirsi a disagio. Che male c’era nell’accelerare quella reazione? Non avrebbe esagerato. Era pur sempre una Lannister e poteva andare dritta di corsa da suo padre o suo zio e far tagliare la testa a quell’imbecille di un Tasso. Alla testa ci teneva, per ora. Forse era la parte migliore e che sapeva ben usare dopo altro. Forse Lajos sarebbe stato d’accordo oppure no. Chi lo poteva sapere. Ricordarsi di Lajos e del suo volto lo fece illuminare. Aveva trovato quel qualcosa che riusciva a distoglierlo da ciò che era successo su quel campo di battaglia. Pensare a un ragazzo non era certo il massimo, ma se funzionava, agli Inferi il resto. Tanto comunque gli Estranei se lo sarebbero preso prima o poi (era un modo di dire) mandandolo in uno degli Inferi più profondi (e questo non era certo un modo di dire).
    Ausel si oscurò in volto e disse.
    ”Sì, è mio padre e sì, era abbastanza contento. Hai ragione nel dire che non posso sapere cosa sarebbe successo, ma avrei potuto colpirlo sulla corazza. Non so perché non l’abbia fatto sinceramente. Non è bello uccidere una persona e non è per niente così incantevole come vogliono farti credere.”
    Ausel aveva smesso di usare il tono formale, dopotutto era stata la ragazzina a chiederglielo.
    I due erano rimasti in quel luogo da diversi minuti e per evitare malelingue, Ausel decise di assecondare quella separazione che sembrava consenziente.
    ”Se non ti dispiace, potrei accompagnarti alla tenda del Leone dopo essermi reso presentabile. Dobbiamo andarci entrambi e non vedo perché non accompagnarti. Sempre se per te va bene. Prometto di non fare troppo tardi.”
    Accompagnò tutto con un sorriso. Vedere quella ragazzina arrossire e diventare impacciata lo divertiva nel modo buono del termine.
    Era meglio non invitarla nella sua tenda. Chissà cosa avrebbero potuto dire gli altri nel vederla entrare nella tenda del giovane Tasso.
    Di certo suo padre avrebbe fatto faville se Ausel avesse colto il fiore della piccola leonessa, ma i parenti della Lannister non sarebbero stati altrettanto felici e gioiosi. Forse nello squartare il Tasso sì. Privarlo di qualche appendice o della testa avrebbe reso felice i Leoni. Meglio non dargli tante gioie.

    I due si separarono e Ausel andò nella sua tenda, un piccolo padiglione a lato del campo. Alla porta vi erano due guardie dei Lydden a fare la ronda. Ausel entrò e chiese allo stesso ragazzo che prima gli aveva portato dei panni umidi di aiutarlo a preparare dell’acqua in modo da rendersi presentabile. Intanto si tolse gambali e placca pettorale. Per la placca dovette fare diverse manovre prima di togliersela da solo. Intanto si tolse la maglia, il pantalone e le scarpe luride di fango e sangue. Prese dei vestiti dal suo baule personale e li sistemò su ciò che doveva essere un letto.
     
    .
  14.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Lord

    Group
    Ovest
    Posts
    5,009
    Prestigio
    +122
    Location
    Da un lontano mondo.

    Status
    Offline
    Ausel Lydden ”parlato”
    Ausel Lydden «pensato»

    Livello: 7
    Punti PE base:
    Tratto educativo: Studioso
    N° parole: 1.160



    Nella tenda Ausel si rinfrescò il più rapidamente possibile. Per fortuna il fango non aveva oltrepassato la barriera degli abiti imbrattandogli la pelle. Eliminando i vestiti, tutto il fango era stato debellato. Ora bisognava solo eliminare quell’odore acre di sudore e di paura. Ausel aveva avuto molta paura durante il combattimento e quel tanfo gli si era incollato addosso. Il ragazzo che aveva aiutato Ausel in precedenza, gli portò l’acqua con cui si sarebbe rinfrescato. L’acqua era profumata con aromi e detergenti che avrebbero rimosso il fetore di sudore. Prese parte dell’acqua con una ciotola e se la versò in testa cercando di rimuovere il poco fango che li aveva sporcati. Dovette versarsene altre due di ciotole di acqua profumata per rimuovere tutto lo sporco. Non era quello che si aspettava, ma era già tanto avere dell’acqua pulita. Era … tiepida ed era stato generoso nel dare quel termine. Con un panno rimosse l’acqua in eccesso e cercò di asciugarli il meglio che poté. Nel frattempo si rinfrescò in tutti i punti strategici. Aveva poco tempo e doveva sfruttarlo al massimo, fino all’ultima manciata di secondo.
    Sul suo letto erano disposti gli abiti che avrebbe usato per assistere alla sua prima riunione di guerra. Era ancora felice e questo suo entusiasmo lo manifestò mentre si rivestiva. Forse al ragazzo che gli aveva portato l’acqua e i panni umidi in precedenza nemmeno gli interessava minimamente ciò che Ausel stava blaterando, ma al giovane Tasso poco importava.
    ”Chissà di cosa si parlerà. Sono circolate delle voci sul tema della riunione?”
    Ausel si mise la casacca infilandola prima dalle braccia e poi dalla testa. Sulla spalla sinistra era ben visibile lo stemma della casata dei Lydden attraverso una spilla a forma di tasso.
    ”Chissà che voce avrà il lord di Lannister?”
    «Chissà se avrà portato il suo figlio bastardo. Si dice che è molto attraente.» Pensò tra sé e sé.
    «Non porterà suo figlio bastardo qui.»
    «Se lo porta mi rifarò gli occhi.»
    Ausel sorrise e mentre si infilava il pantalone pulito, notò come l’aver pensato a un ipotetico bel ragazzo nella tenda del concilio aveva mosso e agitato qualcosa che la ragazzina Lannister non aveva fatto. Per ora. Era pur sempre una bimba ai suoi occhi, così piccola e fragile. Con un panno pulito si tolse le ultime gocce dalla testa. Sarebbe stata umida, ma meglio quella che una testa sporca. Con le mani cercò di dare un certo garbo ai suoi capelli. Capelli tra il biondo dorato e il rosso.
    ”Pensi sia stata una cattiva idea chiedere alla piccola Lannister di accompagnarla?”
    Ausel non era molto discreto. Sì, non era molto discreto e a volte parlava oltre il dovuto.
    Si infilò gli stivali neri e ringraziò il ragazzo per avergli portato l’acqua. Questa non era calda come avrebbe desiderato, ma in quella circostanza era anche troppo avere dell’acqua.
    Uscì dalla tenda e non seppe dove andare. Come un perfetto deficiente, aveva dato una sorta di appuntamento alla ragazzina senza dire un luogo o un punto di riferimento dove farsi trovare.
    Un perfetto idiota.
    Si avviò verso il luogo del loro incontro. Ovviamente la ragazzina non era lì. Figurati se non si faceva venire a prendere sotto casa. Ausel cercò con lo sguardo una tenda che potesse essere quella di una Lannister. Andò verso la direzione opposta a quella che aveva preso lui per dirigersi verso la sua tenda. Se fosse stata per strada l’avrebbe vista. Idiota sì, ma totalmente cretino, no.
    Oltrepassò il punto di separazione dei due ragazzi, il punto dove si erano fermati a parlare dopo il disastroso duello, dirigendosi poco oltre. Due tende più in là, quasi a vista d’occhio, Ausel poté notare la piccola e minuscola ragazzina Lannister. Aveva come nome Elly, grazioso.
    Ausel gli si avvicinò alla ragazza. Notò i suoi stivali pulito e cercò di farle un complimento. Le ragazze amavano i complimenti. Sua madre e quella grandissima … donna della Septa Esmeralda gli avevano detto diverse volte che i complimenti erano ben apprezzati dalle ragazze.
    ”Sei davvero graziosa.” Gli sorrise e subito si rese conto della gaffe fatta.
    «Rimedia, ORA.»
    ”Non volevo dire che prima non lo fossi.”
    «Stai zitto. Fai più bella figura.»
    ”Andiamo? Non vorrei farti arrivare tardi.” Disse imbarazzato per la magra figura senza guardare la ragazzina.

    I due si avviarono verso il tendone rosso che svettava al centro del campo. Era difficile non notarlo data la sua grandezza e la sua imponenza. Ausel fece entrare prima Elly entrando dopo di lei. In questo modo non avrebbero visto che entravano insieme. Si faceva strani pensieri, inutili a volte, forse.
    ”Credo che dovremmo separarci.”
    Sembrava rammaricato, ma non lo era del tutto. Avrebbe assistito a un consiglio di guerra e voleva avere gli occhi puntati su Lord Tywin piuttosto che su Elly. Se prima la ragazza poteva essere una priorità, ora non lo era più Ad interessarlo erano i discorsi da cui avrebbe potuto apprendere qualcosa, qualcosa che ignorava.
    L’interno del tendone vedeva alcuni dei lord dell’Ovest riuniti insieme ad molti comandanti e cavalieri e anche diverse lady.
    Al centro della tenda vi era un tavolo in legno di mogano scuro e seduto a quel tavolo vi era il lord Lydden, padre di Ausel. L’uomo lo chiamò con un gesto della mano. Ausel, tra l’imbarazzato e l’orgoglioso, si diresse verso quella direzione. Diede un ultimo sguardo alla piccola Elly salutandola con un sorriso. Si avviò verso suo padre. Il lord gli fece cenno di sedersi dietro di lui e Ausel seguì l’ordine. Sottovoce e avvicinandosi a suo padre, Ausel disse.
    ”Spero di essere in tempo.”
    Intanto si guardò intorno cercando di notare altre persone della sua stessa età. Se fossero stati ragazzi non li avrebbe disdegnati. Se c’erano solo ragazze avrebbe dato più attenzione alla discussione senza perdersi in altre visioni.

    Diversi minuti dopo, entrò in scena Lord Tywin Lannister. Egli era un uomo molto alto e magro e Ausel poté notare come alcuni capelli bianchi si facevano largo tra la chioma dorata tenuta in ordine. Il lord protettore dell’Ovest rimase in silenzio studiando i presenti. Ausel si sentiva a disagio se suo padre lo guardava, figuriamoci se a guardarlo fosse stato lord Tywin. Cosa avrebbe mai potuto dirgli. Prese un calice contenente del vino, suppose Ausel e restò in attesa. Ausel non sapeva la motivazione di quel silenzio, ma il tutto dava una sorta di solennità all’evento, ma anche di imbarazzo.

    Ausel si guardò intorno. Il silenzio infondeva un senso di disagio in Ausel che per stemperare il momento di attesa, pensò a qualcosa di diverso. Non gli andava di ritornare nuovamente a Gluk e alla sua testa spaccata e per evitare che tale silenzio permettesse alla sua mente di occuparlo con quell’immagine, Ausel si costrinse a ripensare a un canto che aveva sentito durante il viaggio. Lo aveva canticchiato mentalmente per non farsi sentire da suo padre che gli stava vicino durante il viaggio e lo stava canticchiando mentalmente ora.
     
    .
  15. Chiara_92
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Col passare dei secondi, l’imbarazzo di parlare per la prima volta con un perfetto sconosciuto di sesso opposto e per giunta della sua stessa età, andò scemando; le parole sembravano ad aver iniziato ad uscire in maniera molto più istintiva e naturale… e se questo da un lato era un bene, dall’altro la esponeva al rischio di ulteriori figuracce, che sotto gli occhi di un suo coetaneo forse era meglio non fare. Avrebbe dovuto prestare la massima attenzione ad ogni singola parola detta, ma sapeva di non poter avere il controllo su tutto.
    Alcuni, magari, avrebbero apprezzato la spontaneità con cui Elly parlava: il suo modo a volte ingenuo di esprimersi era una caratteristica che non si sarebbe scrollata di dosso molto facilmente, tuttavia era possibile che altri non tollerassero quello che avrebbero potuto associare ad una presunta infantilità. Elly non sapeva se Ausel appartenesse alla prima o alla seconda categoria, ma non poteva certo uscirsene con un “Ehy, scusami, non è che ti do fastidio se non mi esprimo parlando in maniera aulica e raffinata come le dame di corte?”.
    Probabilmente lo avrebbe scoperto col tempo.
    Per il momento il fulcro della concentrazione era trovare un modo con cui chiamarsi reciprocamente. Ausel fu il primo a chiedere alla leoncina come preferisse essere chiamata. Ed Elly, dopo un paio di secondi di rapidissima riflessione, affermò con tono gentile “Elly va più che bene, mio signore. Non ho titoli onorifici di alcun genere e… anche se ne avessi avuti, avrei preferito usarli solo nelle occasioni formali. In certi casi si può sorvolare sulla forma, almeno credo”.
    Non sapeva effettivamente come avrebbe reagito, in caso fosse diventata Lady di qualche regno, magari con l’obbligo di dover associare il suo nome a due o tre titoli… sarebbe stato strano, questo era indubbio.
    Subito dopo aver congedato le guardie, il loro discorso riprese e stavolta fu Ausel a dichiarare che chiamarlo direttamente per nome andasse più che bene: i titoli onorifici, dal suo punto di vista, invecchiavano, come in seguito affermato chiaramente dallo stesso Tasso, cosa che fece ridere Elly di gusto, in particolar modo alla domanda sul fatto che potesse trovarlo vecchio.
    Scuotendo la testa, la ragazzina rispose “No assolutamente, mio sig…” A quel punto si corresse al volo, mormorando “Ehm, volevo dire Ausel. Scusatemi, mi viene automatico, a volte”. A quel punto Elly tacque, nel momento in cui ascoltò la risposta del ragazzo relativa all’identità di quell’uomo che aveva intravisto poco prima, confermando in pieno la sua teoria. La reazione che aveva avuto l’uomo fu abbastanza strana, per lei: comprensibile, ma strana: probabilmente i rispettivi padri si aspettavano risultati diversi dai propri figli: lei era femmina, nessuno avrebbe mai preteso che ammazzasse qualcuno per la prima volta ed oltretutto non era in grado neppure di reggere saldamente una spada con entrambe le mani, sarebbe stato impossibile, per lei. In un certo senso, però, pur non avendo mai provato a combattere in vita sua, sentiva di poter capire Ausel. Non tanto per quello che avesse provato in combattimento, quanto per il fatto che uccidere qualcuno per la prima volta non dovesse certo essere una bella sensazione. A lei non era mai capitato, ma in quel caso non serviva un’esperienza diretta sul campo, quanto un minimo di empatia. E fortunatamente quella era una dote naturale della ragazzina di Lannisport. D’altro canto era ciò che accadeva in guerra e in battaglia, per cui a suo parere non vi erano colpe da affibbiare a questa o quella parte. Era semplicemente accaduto.
    “Magari ti è venuto istintivo…” Ipotizzò Elly, usando la forma informale che si era ripromessa di usare per rivolgersi a lui “Mi hanno detto che ai soldati in combattimento scatta qualcosa che li spinge a fare di tutto pur di difendersi. Alla fine, come avevo detto prima, hai evitato le conseguenze derivanti dall’essere eventualmente sconfitto, qualunque esse fossero” Aggiunse poi, nel tentativo di rincuorarlo, vedendolo ancora abbattuto e scosso per quanto appena accaduto.
    Sicuramente ci sarebbe voluto un po’ per fargli dimenticare quell’episodio, non che ci fosse nulla di male a sentirsi sconvolti di fronte a ciò che era appena successo, in realtà, ma presto o tardi il tempo avrebbe annebbiato il ricordo di quel giorno…
    Fu Ausel a parlare subito dopo, offrendosi di scortarla alla Tenda del Leone, il luogo prestabilito per la riunione indetta da Tywin Lannister, non prima di essersi opportunamente ripulito dal fango e dal sangue che ancora macchiavano i suoi vestiti. Ed Elly, ovviamente, non si tirò certo indietro.
    “Mi farebbe molto piacere, davvero” Gli sorrise lusingata, annuendo: se avesse visto le sue guance avrebbe notato che, rispetto al resto della sua pelle, avevano assunto un colorito ben più vivo. A quello, purtroppo, non aveva rimedio: solo parlando e parlando con i suoi coetanei, specialmente se di sesso opposto, avrebbe imparato a ridurre quell’effetto. Comprendeva comunque il motivo per cui fossero costretti a separarsi: non sarebbe stato molto appropriato, per i due, farsi vedere assieme nelle rispettive tende. Le parole tendevano a volare ed Elly non voleva mettersi nei guai o, peggio ancora, mettere nei guai Ausel.
    “Allooora, ci vediamo tra poco” Aggiunse poi, muovendo qualche passo all’indietro ed esibendosi in un inchino: non aveva un vero e proprio piano per i congedi informali ed Elly non avrebbe mai voluto risultare maleducata, andandosene semplicemente così.

    Nella tenda, Elly ripensò a quanto appena accaduto, alle parole che lei ed Ausel si erano scambiate e a quel misterioso bisbiglio che il padre del Tasso aveva sussurrato all’orecchio del figlio. Come mai guardava nella sua direzione? Sapeva di non avere niente da temere, ovviamente, in quel momento non sospettava certo che qualcuno avesse intenzione di farle del male.
    In un campo pieno di soldati Lannister? Sarebbe stata una follia. Una delle dame era stata mandata a chiamare, nel frattempo, ed Elly aveva chiesto di farsi spazzolare i capelli: non sapeva bene il perché, ma voleva evitare di dare una brutta impressione al primo ragazzo della sua età con cui avesse modo di parlare direttamente: aveva già intravisto altri giovani rampolli ai banchetti e ai ricevimenti, ma quello era il primo che le prestasse realmente attenzione, dato che in tutti gli altri casi, i ragazzi avevano occhi solo per le sue sorelle più grandi e lei veniva trattata come la bambina di turno e la cosa la irritava alquanto: aveva solo quattordici anni, certo, ma il fatto di non essere neppure considerata o calcolata da chiunque non poteva che ferirla.
    Forse era anche per quello che il suo sguardo appariva finalmente illuminato ed allegro. Non solo per il viaggio, ma anche per quel nuovo incontro che le fece recuperare un po’ di fiducia in se stessa e negli altri.
    Decise altresì di cambiarsi d’abito: l’altro non si era sporcato durante il tragitto, ma moriva dalla voglia di provare quel vestito azzurro che si era portata appositamente da Castel Granito. Fortunatamente, anche grazie all’aiuto di quella specie di… domestica, se così si poteva definire, non impiegò troppo tempo a prepararsi.
    Nel mentre si era anche posta qualche interrogativo sulla riunione: se la sua presenza era stata consentita, voleva forse dire che avrebbero parlato di qualche argomento comprensibile anche per lei? Ben presto lo avrebbe scoperto e, in cuor suo, moriva dalla curiosità di sapere cosa bollisse in pentola.
    Non disse nulla alla domestica, su quanto accaduto poco prima e del suo incontro con Ausel. Non conoscendola, preferiva evitare di rivelare parti della sua vita privata che avrebbero potuto essere usate contro di lei o contro il ragazzo di casa Lydden.
    Una volta cambiatasi d’abito e preparatasi a dovere, uscì rapidamente dalla tenda, mettendosi alla ricerca del ragazzo, ma in mezzo a quel formicaio di armature, elmi, lance, vessilli e spade non era certo facile. C’era un continuo viavai di armigeri e soldati e, nel rendersi conto di non avere idea di dove potesse essere il punto di incontro o la tenda del ragazzo (Oltre a non sembrarle adeguato il presentarsi di fronte ad essa), fece l’unica cosa che le parve sensata in quel momento: dirigersi verso il punto dove avevano parlato poco prima: se la fortuna le avesse sorriso, anche lui avrebbe fatto lo stesso. Mentalmente cercò di ricordare, ma era sicura di non aver udito nulla a proposito di dove avrebbero dovuto incontrarsi, per cui poteva solo fare affidamento sul favore degli dèi.
    Il problema era che, in mezzo a quella confusione, non era certo facile orientarsi e, come conseguenza, Elly non si fermò nel punto dove avevano conversato poco prima, bensì alcuni metri più in là. Fu Ausel a trovarla per primo e lei si accorse del ragazzo in avvicinamento quando ormai era a pochi passi da lei. Si sentì alquanto stupida a non averlo notato prima, sarebbe bastato cercare qualunque cosa avesse lo stemma di un tasso, come la casacca da lui indossata in quel momento, ma la ragazzina non sembrava averci pensato.
    A prendere la parola per primo ci pensò proprio il giovane Lydden, commentando la graziosità della ragazzina. Elly, da parte sua, non potè che sorridergli lusingata; era la prima volta che un suo coetaneo gliene faceva uno e fu una sensazione totalmente nuova. Concentrata com’era su Ausel, non diede troppo peso al fatto che, dal punto di vista del ragazzo, tale frase potesse essere fraintesa.
    “Grazie mille” Gli sorrise nuovamente, leggermente arrossita in viso “Anche tu stai molto bene, vestito così” Ribattè la Lannister, con gentilezza ma anche con sincerità: senza il fango addosso, Ausel sembrava davvero un’altra persona, in senso positivo, ovviamente… non che la conversazione di prima fosse stata in qualche modo influenzata dalla terra che macchiava il suo volto e i suoi abiti. Era stata ugualmente piacevole, ma sicuramente, per il giovane, non doveva esser piacevole doversi muovere e parlare ricoperto dal fango del terreno.
    Alla richiesta di avviarsi verso la Tenda del Leone, i cui vessilli svettavano alti nel cielo più degli altri, Elly annuì, rispondendo “Certo, in marcia!”, imitando il linguaggio militare in modo scherzoso, sebbene non fosse propriamente un asso in ambito di imitazioni. Non fu un tragitto troppo lungo, ovviamente, ma il fatto di non essere più scortata da due guardie nerborute ed armate fino ai denti, bensì da un suo coetaneo piuttosto carino era una piacevole novità molto gradita ad Elly.
    Una volta che i due furono giunti di fronte alla tenda in questione, il giovane avanzò l’ipotesi di separarsi, entrando ad intervalli diversi. Elly non ebbe bisogno di chiedere il perché: evitare inutili voci e pettegolezzi sui due ragazzi era quantomeno cruciale e si ritrovò d’accordo con l’opinione di Ausel.
    “Va bene. Possiamo parlare dopo, se ti va” Gli disse con garbo, facendo il suo ingresso nella tenda.
    Al centro di quell’improvvisata sala riunioni vi era un enorme tavolo, attorno a cui vi erano numerosi ufficiali e lord di varie casate, assieme anche ad alcune lady. Elly scelse di sedersi nel primo posto libero di fianco a quello a capotavola, forse quello che avrebbe occupato Lord Tywin Lannister stesso. Non parlò con nessuno, all’interno della tenda: non c’era nessuno che conoscesse, là dentro, a parte Ausel, il cui sguardo si incrociò con quello della ragazzina, che prontamente sorrise di rimando al Lydden, facendo ovviamente attenzione a non dare troppo nell’occhio.

    All’ingresso di suo zio Tywin, tutti si ammutolirono: la severità del suo sguardo di ghiaccio era ben nota in tutti i Sette Regni ed Elly ne era ormai avvezza. Fu allora che la sequela di domande le tornò nuovamente in mente, ma fortunatamente non avrebbe dovuto attendere ancora a lungo prima di vedere soddisfatta la propria curiosità.

    Ho fatto tutto in un unico post, scusate il papiro ahahahahah
     
    .
53 replies since 20/12/2017, 21:49   1121 views
  Share  
.