Dimmi cosa vedi.

Semilibera Ausel Lydden - Lewys Lydden (Torgon)

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    Durante la cavalcata verso Approdo del Re, Ausel aveva solo una cosa in testa. Oltre a cercare di capire qualcosa in più di una battaglia e dialogare con Aldray e Steffon con l’intento di imparare, il giovane Tasso continuava a ritornare con la mente a quella discussione avuta con suo padre all’interno della Tenda del Leone. Discussione era una parola grossa. Alla fine era stato solo Ausel a parlare e a dire quelle cose a suo padre. Era stato quanto mai sincero in quell’occasione e non ce ne erano state altre in precedenza dopo la loro separazione senza una motivazione logica. Ausel sapeva di deludere suo padre quotidianamente. Ne era consapevole, come era cosciente del fatto che non sarebbe mai diventato l’uomo che suo padre sperava, l’uomo in grado di portare avanti il cognome di famiglia. Nonostante tutto, Ausel aveva una sua aspirazione. Non voleva deluderlo fino in fondo e se c’era la possibilità di poter innalzare il nome dei Lydden anche senza combattere, ma permettendo al suo popolo di vivere in serenità e prosperità, questo lo avrebbe fatto. Dopotutto voleva comunque diventare il lord di Deep Den. Senza progenie, forse, ma non un cattivo lord. Avrebbe continuato a far fiorire quella piccola Tana e tutta la popolazione che viveva intorno a quel piccolo possedimento nel cuore delle montagne dove passava la Strada dell’Oro.
    Dopo aver dialogato con i due soldati a cavallo, aveva scoperto dalle loro parole che entrambi non erano cavalieri, ma semplici soldati, Ausel, a metà del pomeriggio, quando anche i due uomini erano troppo stanchi per parlare con lui, si era portato in avanti spronando il suo cavallo a muoversi più rapidamente. Diede di talloni sui fianchi dell’animale il quale aumentò il passo superando quelli che gli stavano davanti. Il suo obiettivo era quello di andare da suo padre. Avrebbe dovuto rivolgergli la parola. Glielo doveva.
    Oltrepassò diversi uomini a piedi con al fianco spade e altre armi. Alcuni cavalieri erano ai fianchi dei fanti mentre suo padre, lord Brax e lord Swyft erano davanti alla colonna di uomini. Dopo qualche passo Ausel riuscì ad arrivare accanto a suo padre che stava parlando con uno dei due lord. Ausel non vide l’insegna dell’uomo, quindi non poté dire quale dei due lord stesse rispondendo a suo padre.
    «Vi prego Dei, fate che mi parli.»
    Ausel cavalcò qualche minuto in disparte e quando suo padre smise di parlare, cercò la sua occasione Suo padre non amava essere disturbato nel mezzo di una discussione o di un dialogo con persone illustri e questo Ausel lo sapeva. Sapeva che avrebbe dovuto usare parole che avessero smosso suo padre per poter parlare da solo con lui. La sua paura più grande non era il fatto che suo padre avrebbe potuto licenziarlo e rispedirlo in fondo alla colonna, no, ma il fatto di umiliarlo davanti agli altri lord. Probabilmente non lo avrebbe fatto per non infangare il cognome dei Lydden, ma tutto era possibile dopo quello che Ausel aveva detto e fatto il giorno prima.
    Si avvicinò a suo padre e salutò i due lord accanto come si conveniva.
    ”Buon pomeriggio miei lord di Brax e di Swyft. Buon pomeriggio padre.”
    Accostò il suo cavallo a quello del genitore e gli studiò il suo volto. Non voleva averlo offeso con quell’interruzione. Non stavano parlando, ma ciò non voleva dire che stessero pensando a cosa dirsi. Rivolto ai due lord, disse loro.
    ”Chiedo venia miei lord di Brax e di Swyft. So che siete impegnati a pianificare diverse strategie e lungi da me disturbarvi o arrecarvi offese, ma sareste così gentili da permettere quattro parole tra un figlio e suo padre? Vorrei dirgli delle cose e non credo che stasera potremmo averne la possibilità.”
    Poi, rivolto a suo padre, disse:
    ”Mi fareste questa cortesia, padre? Credo che dobbiamo chiarire alcune questioni prima che sia troppo tardi.”
    Stava supplicando suo padre.
    Sperò con tutto se stesso che lo seguisse e che si allontanasse dalla colonna. Non voleva discutere di quello che era successo davanti agli altri.
    Avrebbe anche preferito scendere da cavallo, fermarsi in mezzo ai campi, qualunque cosa pur di parlare con lui e chiarirsi. Non voleva morire senza aver detto a suo padre quello che voleva dirgli: il perché di tutta quella delusione ogni volta che lo guardava. Voleva sapere cosa vedesse in suo figlio, cosa vedesse davvero oltre all’involucro di carne e ossa che lo costituiva.
    Cosa vedevano i suoi occhi di uomo e non di padre. Quegli occhi azzurro cielo, profondi come era oscuro il pensiero che l'uomo aveva di lui. Ausel avrebbe davvero fatto di tutto per capire come risolvere quella situazione. Avrebbe preferito qualcosa di più calmo e tranquillo, ma se doveva andare in guerra, almeno voleva morire felice e sicuro di aver chiarito con suo padre.


    Babbo, non darmi il due di picche. Nemmeno una cinquina però ahahhahahahha
     
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    Il volto di Lord Lydden era rillassato e tranquillo, sorrideva mentre colloquiava, visto da fuori appariva come un uomo di mezz'età intendo a chiaccherare con due vecchi amici. La vista del figlio fece corrugare le labbra in una morsa seria, ferma, gli occhi lo puntarono come per dirgli "cosa diavolo vuoi", ma la lingua rimase serrata. Il nome dei Lydden era sacro e non poteva venir infangato davanti a tutti. Non voleva dar modo ai soldati dietro di lui di parlare, dargli dei pettegolezzi sul Lord e sul suo figlio imbranato. Ascoltò in silenzio le parole di Ausel prima di chinare leggermente il capo verso i due Lord con cui stava parlando.

    Miei Signori.

    Di seguito spronò il cavallo al trotto, distanziando la colonna di trenta metri e rallentando successivamente. Attese il figlio per pochi istanti prima di pronunciare poche parole con un tono lapidario.

    Ti ascolto Ausel.


     
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    Ausel aveva visto tutto. Aveva notato e osservato il volto di suo padre cambiare da un’espressione di totale tranquillità e gioia a una di totale … disapprovazione. Non voleva vederci disgusto o rammarico. Forse un po’ di rammarico era visibile in quegli occhi azzurri che lo stavano fissando dall’alto verso il basso.
    Aveva tutta l’espressione di una persona che non voleva essere disturbata e avrebbe accettato qualsiasi imprevisto tranne quello di vedere suo figlio lì.
    Il lord suo padre si congedò dagli altri lord e lo stesso fece Ausel in segno di rispetto. Li salutò con un cenno della testa e ripetendo le stesse parole di suo padre.
    Allontanatosi dai due lord, il padre di Ausel spronò il cavallo al trotto. Ausel cercò di seguire suo padre dando di talloni nei fianchi del cavallo che seguì le direttive del fantino. Si stavano allontanando e Ausel poté notare dietro di sé la colonna di uomini che si faceva sempre più piccola e lontana. Non sapeva di preciso di quanti piedi li avessero distanziati, ma dopo un certo punto, suo padre rallentò il cavallo. Ausel non fu così rapido e tirò le redini del cavallo quando fu quasi accanto all’uomo. I due cavalli rallentarono e ritornarono prima al passo e poi si fermarono. Fu il lord suo padre a parlare per primo dopo alcuni minuti di silenzio. Ciò che disse fu davvero disarmante. Tre semplici parole che pesarono molto sull’animo del giovane Tasso.
    Non era per nulla propenso a discutere, forse, ma Ausel voleva a tutti i costi congedarsi da lui con il cuore leggero e con la consapevolezza di aver cercato in tutti i modi di capire cosa suo padre davvero volesse da lui e per lui.
    La voce tagliente di suo padre entrò in contrasto con la voce rammaricata di suo figlio. Ausel cercò di guardarlo negli occhi, ma non era in grado di sostenere il suo sguardo severo e accusatorio. Ci aveva provato in passato e tutte le volte aveva fallito distogliendo lo sguardo per primo.

    ”Padre, davvero non avete nulla da dirmi dopo le parole che vi ho lasciato ieri sera, nella tenda del Leone? Merito davvero solo il vostro silenzio?”

    Il sole era alto nel cielo azzurro, solcato da fiere nubi bianche vaporose che osavano, di tanto in tanto, oscurare quella fonte di luce. Ausel guardò suo padre. Il cavallo che stava reggendo il peso del ragazzo mosse il capo e cercò di aggiustarsi il morso che gli bloccava la bocca e andava a incastrarsi tra i denti. Ausel pose una mano sul capo dell’animale accarezzandolo. Probabilmente gli aveva fatto male quando aveva tirato le redini di scatto e di questo si dispiacque. Sperò che le carezze potessero essere un buon modo per chiedergli scusa.
    Tornando a guardare suo padre e nuovamente i suoi occhi azzurri accusatori, gli disse:

    ”Speravo di poterne discutere insieme e, invece, mi avete ignorato. Ho sperato foste stato impegnato con gli altri lord, quindi pensavo di poterne discutere stamattina, e ancora silenzio.”

    Ausel non stava alzando la voce, a cosa sarebbe servito. Era dispiaciuto di aver ottenuto solo altro silenzio dopo la sua uscita. Non pensava fosse qualcosa di disdicevole. Aveva solo mostrato a suo padre quanto tenesse a lui.

    ”E’ davvero così riprovevole quello che ho detto?”

    Ausel aveva detto diverse cose la sera prima. Aveva pensato alla sua pelle, questo era vero. Aveva preso in considerazione se stesso e la sua vita e, in un moto di vergogna per ciò che aveva pensato, aveva deviato sugli uomini di suo padre. Gli occhi di suo padre sembravano scavagli nel cuore e sapere già prima cosa stesse per dire. Era inutile mentire.

    ”E’ vero. Stavo pensando a me stesso e alla brutta fine che potrei fare quando ho chiesto di pensare ai vostri uomini. È vero, so di non essere un bravo spadaccino, ma non ho mentito su ciò che ho detto dopo. Siete mio padre e tengo alla vostra salute.”

    Ausel pensò a tutte le volte che non aveva esternato quel sentimento verso suo padre. Fino all’età di nove, dieci anni era così bello poter correre da lui e attaccarsi alle sue gambe e giocare quei cinque minuti prima di lasciarlo alle sue faccende. Da quando era diventato “grande” quell’unione sembrava essersi dissolta. Era anche vero che Ausel stava provando qualcosa di strano dentro di sé. Era anche vero che era difficile parlarne con suo padre. Era pur vero che Ausel aveva iniziato a isolarsi e a esprimere il bene meno frequentemente e con la morte di suo nonno suo padre era diventato molto più assente indaffarato come era a portare avanti il castello e tutto ciò che gli era stato affidato.
    Avrebbe potuto fare di più. Ausel si accusava di aver mollato. Di aver fatto ragionare la sua indole da adolescente votata alla ribellione verso ciò che erano i suoi genitori. Era un qualcosa di non voluto, di cui Ausel aveva abusato fino ad arrivare a quella situazione.
    Forse era del tutto inutile quella discussione. Cosa avrebbe ottenuto se non aumentare l’ira e la vergogna di suo padre.

    ”Va bene. Se davvero non volete più parlarmi, mi sta bene e ne accetto il verdetto. Sono io che vi ho offeso e arrecato vergogna con le mie azioni e parole. So di non essere ciò che speravate fossi e ne prendo atto. Vorrei solo sapere cosa vedete quando mi guardate.”
    “Il Ragno non accetta imperfezioni: se la tela viene danneggiata, non la ripara. La distrugge e ne tesse una nuova, più bella e scintillante di prima”. Le parole dei Webber risuonarono nella sua testa. Non poteva dirle sapendo che suo padre teneva molto al nome dei Lydden. Perciò decise di utilizzare la sua ultima carta. Cosa poteva fare se non quello di mantener fede al simbolo della sua casata?

    ”Il Tasso non arretra perché coraggio e tenacia lo porteranno al cambiamento. Vi dimostrerò in qualche modo di meritarmi nuovamente le vostre parole.”

    Ciò che ad Ausel importava era che suo padre rispondesse a quella semplice domanda: cosa vedeva in lui quando lo guardava. Non sapeva ancora come sarebbe cambiato e cosa avrebbe fatto per farlo. Doveva solo provarci e vedere cosa gli riservava il futuro.
     
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    No..

    Il ragazzo aveva ragione, era un uomo, meritava una risposta, ma non dal Lord, da suo padre.

    Non meriti il mio silenzio, meriti di sapere la verità, verità che per troppo tempo non ho voluto vedere.

    Nonostante non parlassero molto Lord Lydden conosceva il temperamento del figlio, un uomo gentile, un carattere più da corte che da campo di battaglia, una dote anche quella, ma non adatta al loro attuale contesto. Lo sguardo si indurì, non era facile pronunciare e accettare quella realtà.

    Ausel tu sei un codardo. La sola idea di dover affrontare una discussione animata col prossimo, o di impugnare una spada da allenamento ti spaventa. Sei uno di quei uomini che quando vede un problema preferisce passarci affianco, lasciarlo alle spalle senza affrontarlo, a testa bassa e in silenzio.

    Suo figlio, il suo figlio maschio, alla pari di una Lady vergine durante la prima notte di nozze.

    E' questo il futuro Lord Lydden? E che valori insegnerà ai suoi discendenti? Che ogni problema può essere affrontato con una carezza? Con la parola? Noi dell'ovest non siamo uomini di sangue, uomini di violenza come gli abitanti delle Isole di Ferro o quegli ubriaconi della Tempesta. Ma alcune cose non vengono risolte con la penna, il nostro signore è la prova vivente di come deve essere un vero Lord, paziente, comprensivo, ma non accomodante, ricordati le Piogge di Castamere.

    Doveva capire la differenza tra onore, orgoglio di appartenere a un determinato luogo e l'essere avventati e cercare la battaglia anche dove non vi era bisogno.

    Tenacia e coraggio... spero che ad Approdo oppongano resistenza, ma Tywin è un uomo che non lascia nulla al caso. Se ci saranno soldati Targaryen da spazzare via chiederò che sia tua ad occupartene, magari la battaglia ti farà capire cosa vuol dire coraggio, cosa vuol dire affrontare un problema.

    Lord Tasso spostò gli occhi dall'orizzonte al figlio.

    Tu cosa vedi Ausel? Come ti vedi. Il mio giudizio è forse errato?
     
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    Il lord suo padre voltò lo sguardo verso l’orizzonte.
    Ausel ispirò e cercò di farsi coraggio. Suo padre gli stava chiedendo di rispondergli e non voleva restare in silenzio.
    ”Non è completamente errato, padre. Come mi vedo? Come una persona che continua a deludervi, ogni sua azione è una delusione. Sono una delusione perché preferisco i libri alla spada, sono una delusione perché preferisco stare in disparte piuttosto che cercare lo scontro diretto, sono una delusione perché mi vorreste totalmente diverso. Lo so, padre, ma non sono ciò che si definisce un eroe e se dovessi scegliere tra l’essere il Tizio X che abbatte venti uomini con la sua spada in battaglia o il Tizio Y che preferisce stare nelle retrovie e salvare il culo al Tizio X, preferisco il Tizio Y. Sono un codardo?”

    Ausel era in ansia, col cuore che gli batteva a mille per aver chiesto a suo padre di parlargli, ma soprattutto perché stava rispondendo. Era più forte di lui. Per quanto si sforzasse, Ausel non riusciva a comprendere cosa gli facesse paura. Cosa avesse suo padre da creargli quel timore senza un senso. Non riusciva a spiegarselo perché non aveva subito violenze o avuto parole dure da quell’uomo. Sì, era stato severo in certi momenti, ma se avesse dovuto dare un giudizio negativo, non riusciva a trovare un appiglio per ritenerlo un cattivo padre. Lord Lewis non era per nulla un cattivo padre e nemmeno un cattivo marito. Amava la donna che aveva sposato e aveva amato incondizionatamente anche quel piccolo pargolo che animava le loro giornate in quella tetra Tana che era Deep Den durante le giornate più buie. Lo aveva amato e gli aveva dato un’istruzione. Lo aveva cresciuto dandogli qualcosa e pretendendo altro. Era perfino sceso a compromessi col figlio per vederlo allenarsi con la spada. Gli aveva permesso di ampliare le sue conoscenze, di permettere alla sua mente di essere riempita di informazioni provenienti dalle più disparate fonti di conoscenza. Non aveva preteso solo che suo figlio si allenasse dalla mattina alla sera, no, aveva approvato i suoi capricci. Definirlo un cattivo padre era la cosa più sbagliata che Ausel avesse potuto dire di quell’uomo. Purtroppo, non sapeva cosa avesse reso quel loro rapporto così ostile ancor prima che suo nonno venisse a mancare. Ausel accusava suo padre, ma tutto era dovuto a lui, solo che non voleva ancora ammetterlo e vederlo. Le stesse parole che suo padre aveva appena usato. Come Ausel, anche suo padre non aveva voluto vedere da tempo. Forse per tutto il tempo nel quale il giovane Tasso aveva chiuso i suoi occhi.
    Suo padre voleva rivelargli la verità di quel silenzio. Ausel aveva notato il volto di suo padre indurirsi e divenire serio. Tutto ciò voleva dire nulla di buono e Ausel ebbe paura di cosa suo padre stesse per dire.
    Che avesse saputo di ciò che realmente era? Sicuramente la sua incapacità con la spada rendeva suo padre così severo. Tutti sapevano di quanto fosse poco pratico e ciò urtava molto l’animo del lord. Ma per quanto ciò potesse renderlo rabbioso, qualcosa di più doveva averlo indotto al silenzio, qualcosa di più profondo, di più immorale, di più vergognoso.
    Ausel sgranò gli occhi.
    Suo padre probabilmente sapeva e gli stava rinfacciando quanto fosse lontano dall’essere un vero uomo, l’uomo che si aspettava, l’uomo che voleva come figlio, l’uomo che avrebbe amato davvero e non qualcosa di immondo e di sporco e di depravato.

    Ciò che disse suo padre non riguardavano la sua più profonda paura, il suo timore atavico. Ecco, Ausel aveva forse trovato la motivazione che lo spingeva ad avere timore di suo padre, la motivazione che lo aveva allontanato pian piano dall’uomo che un tempo lo amava. Era più forte di lui, suo padre gli metteva agitazione e quel suo sguardo severo sembrava colpirlo e leggergli nel profondo dell’animo, leggere tutte le sue colpe e le sue mancanze. Sembrava spogliarlo di tutte le sue corazze che spesso ergeva con gli altri a difesa di se stesso. Suo padre era l’unico che riusciva a fargli avere paura, una paura più profonda, una paura che Ausel non poteva allontanare perché, purtroppo, non poteva farci nulla. Era sbagliato per ciò che suo padre voleva e cercava in lui.
    Il lord suo padre lo aveva appena definito un codardo e tali parole gli fecero davvero male. Si sentì mancare il fiato perché non si riteneva certo un eroe, ma nemmeno un vero codardo. Tale parola era da scongiurare in un potenziale guerriero e Ausel non voleva certo cucirselo addosso o sentirsi chiamare con quell’appellativo.
    Scosse il capo in segno di negazione.

    ”Padre non è vero. Non mi spaventano i problemi come non mi spaventa la spada. Non potete dire questo. Non sono bravo con la spada per il semplice motivo che non sono bravo e non perché ho paura.”
    A sentire le parole che stava pronunciando, Ausel dovette ammettere che un filino di verità c’era. In realtà Ausel non aveva mai considerato la questione da quel punto di vista. Si riteneva un incapace con la spada solo perché non voleva applicarsi e quindi non gli piaceva l’arma. Non aveva mai pensato che a bloccarlo fosse la paura e ripensando a quella sensazione, Ausel non aveva paura di maneggiare una spada. Non gli piaceva stare nella mischia e la spada rappresentava l’arma della mischia per eccellenza.
    ”Mettetemi altro in mano che quella dannata spada. Fatevi dire da Ser Camus il duro allenamento che ho fatto.”
    A rigor di logica bisognava essere onesti e Ausel poteva ritenersi più pratico con altre armi piuttosto della spada solo perché poteva stare in disparte, poteva stare lontano dalla mischia e agire indisturbato senza dover pensare a chi lo attaccasse per primo.
    Sull’affrontare i problemi a testa bassa, su quello aveva ragione. Non poteva dargli torto. Uno fra tutti erano le lezioni di storia con il Maestro Dite. Dopo aver fatto una prima lezione e aver visto cosa comportavano, Ausel aveva abbandonato e solo dopo diversi mesi riuscì a riprenderle. Dovette essere suo padre a stimolarlo e a dargli un incentivo. Da solo non le avrebbe mai riprese. Sì, aveva affrontato quel problema aggirandolo e facendo finta non ci fosse.
    Suo padre lo conosceva davvero bene nonostante il loro non parlare di frequente.
    ”Le ricordo le Piogge di Castamere. So che con la penna non si risolvono tutti i conflitti, padre, ma non sono un completo fallimento come mi state descrivendo. Non sono così stupido e so di essere differente da voi e dall’ideale di lord che mi state mostrando, ma potrei diventare quello che mi state descrivendo. Datemi il tempo di imparare.”

    Ausel sgranò nuovamente gli occhi. Suo padre sarebbe stato capace di mantenere quella promessa. Lo sapeva e temeva che ciò potesse avverarsi. Come si sarebbe comportato Ausel in una situazione del genere? Non ne poteva essere certo. Sicuramente avrebbe cercato di non morire. Prima cosa da imparare era il non fare l’eroe e Steffon e Aldray erano stati chiari. Trovare il vantaggio e poi colpire. Non poteva esserne certo finché non si sarebbe trovato in quella circostanza. Poteva immaginare tutti i possibili scenari, ma nulla poteva verificarsi, come potevano verificarsi tutti.
    Ausel accettò quel verdetto. Non poteva tirarsi indietro.
     
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    Minchia nico gli esempi con x e y nel medioevo ahahah


    Non sei un maestro, in battaglia tutti fanno la loro parte e prima o poi l'uomo delle retrovie si ritroverà davanti a combattere. Fare una certa esperienza sul campo ti farà capire molte cose, nessun comandante incomincia dalle retrovie.

    Una volta che Ausel finì di parlare il suo signore replicò, senza pensarci due volte, lui sapeva cosa era meglio per suo figlio.

    Tu hai avuto la fortuna di nascere Lydden, la tua fortuna è che nelle battaglia che ci aspetteranno te sarai in prima linea poche volte e per quelle poche volte ti dovrai affidare a te stesso e non al guerriero o al padre. Un figlio dei campi invece perirà in una di queste battaglie, per difendere il suo comandante, ti è chiaro questo? Pensi che un contadino dell'Ovest decida di sua spontanea volontà di legarsi una spada alla cintura e combattere per i tassi? Tu seguiresti un Lord che non hai mai visto? O che non abbia nessuna esperienza?

    Lo sguardo tornò fisso sulla strada.

    Avrai il tempo per imparare, io ti ordino solo di fare quello che ora necessitiamo e ora è il tempo della spada. Spero che questo ti sia chiaro.

    Fece avvicinare i due cavalli, in modo da poter essere più vicino al figlio, a volte ci voleva il muso duro, a volte bastava spiegare le cose come stavano, la pura e semplice verità che andava accettata. Gli strinse la spalla, un contatto più da uomo e meno da padre, una stretta per fargli capire la sua presenza, non una carezza.

    Non temere, non permetterò che tu muoia trafitto da una lancia, sei mio figlio, il futuro di questo casato. Ma ora che sono ancora in vita tu devi farti un nome, perchè quando sarò morto sarà quello che rappresenterà casa Lydden. Lord Ausel Lydden, famoso per aver combattuto ad Approdo del Re, signore di Deep Den e difensore della Strada dell'Oro. Ogni tua azione rappresenta casa Lydden, ed è mio compito come Lord e come padre far si che tu sia pronto a prendere il mio posto al massimo delle tue possibilità.
     
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    Suo padre lo rimbeccò aspramente. Gli ricordò di non essere un Maestro, anche se Ausel non aveva quella aspirazione. Forse sì, voleva apprendere qualcosa in più del mondo in cui si trovava e i Maestri erano i depositari della conoscenza di Westeros e oltre e probabilmente sarebbe stato nel suo elemento naturale in mezzo a quegli uomini anziani e dalle mille conoscenze variegate. Già ora non faceva altro che sfruttare la mente del povero Maestro Dite chiedendogli qualunque cosa gli passasse per la mente. Altra considerazione, Ausel non avrebbe cominciato nelle retrovie come si aspettava di fare. Gli aveva appena detto di non essere quello che si poteva definire un eroe, di voler stare nelle retrovie per poter svolgere meglio ciò che avrebbe voluto fare. Suo padre era stato categorico. Forse, iniziare dalle retrovie avrebbe permesso a qualsiasi comandante di poter apprendere con mano tutti i problemi dei vari soldati. Essere il comandante di uomini che nemmeno si conoscevano risultava così sbagliato ed egocentrico. Si aveva in mano la vita di contadini e cavalieri che dovevano affidarsi solo ed esclusivamente a loro stessi e alle decisioni di una persona che conoscevano a stento o che avevano sentito nominare.

    Il lord suo padre aspettò che Ausel terminasse di parlare prima di poter intervenire senza perdere tempo. Gli rinfacciò i suoi natali e gli mise davanti la cruda realtà della situazione. La sua natalità gli avrebbe salvato la vita diverse volte in quelle battaglie che si sarebbero succedute perché solo in poche occasioni sarebbe stato in prima linea a combattere i nemici. Gli altri lo avrebbero fatto per lui tutto il tempo. Aveva perfettamente ragione e Ausel non poté che essere d’accordo con lui. Un contadino non aveva scelta e avrebbe dato la sua vita per una causa non sua, per un lord che nemmeno conosceva. Molti di loro erano stati strappati dai campi, dalle loro famiglie e dai loro figli senza nemmeno volerlo. Molti di loro non avevano nemmeno mai impugnato una spada. Di questo non ne era sicuro, ma Gluk ne era un esempio, forse. Ausel, invece, aveva avuto una scelta, in un certo qual modo. Era stato addestrato anche se lui non aveva mai preso sul serio quelle lezioni. Ausel aveva avuto la possibilità di migliorarsi nell’arte della guerra. Era stata una sua scelta, sconsiderata con il senno di poi, non sfruttare quelle opportunità per preferire i piaceri di una buona storia o della conoscenza in senso lato.
    ”Sì, padre, mi è chiaro.”
    Suo padre aveva perfettamente ragione e Ausel non poteva controbattere.
    Secondo suo padre, Ausel avrebbe avuto tutto il tempo di imparare. Ciò che gli stava chiedendo era di combattere.
    Ausel annuì muovendo il capo. Il suo cavallo restò fermo sotto di lui muovendosi ogni tanto giusto per far vedere la sua presenza. Ausel accarezzò nuovamente la criniera del cavallo.
    Il cavallo di suo padre si avvicinò al suo e quando i due uomini furono vicini, il lord gli disse altro. Gli stava stringendo la spalla non con durezza, ma nemmeno con dolcezza. Era il suo modo di far sentire la sua presenza e di dirgli qualcosa.
    Ausel colse quelle parole come un monito e un modo per avvicinare i due. Ausel annuì nuovamente e riuscì a dire solo poche parole.
    ”Cercherò di rendervi orgoglioso, padre.”
    Il problema era che nonostante le sue parole, c’erano tanti altri segreti che avrebbero potuto mettere nei guai sia lui, sia il nome di tutta la sua casata, affondarla in un mare di melma e di sterco dalla quale sarebbe stato difficile risalire.
    Non sapeva se essergli grato o meno di ciò che aveva detto. Non voleva che suo figlio morisse per mano di una lancia . Ciò perché davvero gli voleva bene perché era conscio della scarsità di suo figlio? Ausel non volle sapere quella risposta. Dopo diversi mesi, se non anni, finalmente erano riusciti a parlare nuovamente. A parlare come due persone civili. Era stato duro sentirsi dire certe parole, ma ad Ausel servivano Gli serviva essere spronato come gli serviva qualcosa per farlo andare avanti. Forse le parole da sole non sarebbero bastate, ma erano pur sempre un inizio, un inizio per poter costruire qualcosa, qualcosa per e con suo padre.
    Tutto si sarebbe risolto durante la sua prima vera battaglia che si sarebbe tenuta a breve. Lì, si sarebbe visto tutto il suo carattere e la sua volontà di voler cambiare e diventare, almeno in parte, ciò che suo padre voleva.
     
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    Allora, con millenni di ritardo arrivo a chiudere! ^_^

    +2 Diplomazia per aver cercato di spiegare il tuo pensiero e aver tenuto il punto con il buon padre (che voleva un maschietto)
    +5 Affinità Lord Lydden (Ma il papy vuole vedere il sangue sulle tue mani ad Approdo, vuole un uomo)
     
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7 replies since 31/1/2018, 15:39   177 views
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