La donna del Porto

Quest per Aconé e Lily

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    Dal 20 Dicembre ai primi di Febbraio



    La donna del Porto
    balla con l'abito corto
    rossa nella sera se ne va



    Un marinaio issava le vele di una barca e cantava a squarcia gola sovrastando persino il frastuono del popolino, le grida di terrore, il clangore delle spade e delle armature. I volti attorno a lui erano esangui, pieni di paura, straziati e gonfi di lacrime, ma quell'uomo no. Gridava, gridava alla vita, cantava come se avesse voluto passare l'ultimo giorno in terra con il sorriso sulle labbra. Vederlo armeggiare con le funi era uno spettacolo da mozzare il fiato: danzava sull'albero maestro, con eleganza tendeva quei teli bianchi che bramavano di distendersi al vento, con delle piroette viaggiava da poppa a prua.

    Una mattina ha preso la barchetta
    perché voleva andare alla città,
    che il padre con la zappa le rubava tutta la felicità.
    Trovata fu rinchiusa in un convento,
    però poi fuggì dall'aldilà
    e in questa strada sporca come il mondo quanto è bello camminar.



    La gente continuava a correre disperata, alcuni si fermavano ad asoltare quel canto così fuoriluogo da sembrare grottesco, altri ancora cercavano in ogni modo di salire su quella barca. Ma il marinaio aveva levato il ponticello che collegava la banchina a quella che per molti poteva essere l'unica via di salvezza, perché non poteva permettere il passaggio ad alcuno che non fosse lei, la vera donna del Porto.

    Inizia il vostro viaggio <3 Divertitevi
     
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    Dopo 5 lunghissimi giorni....arrivo a rispondere

    Per quanto avesse potuto leggere sui libri o immaginare nella sua fantasia, Aconé non aveva mai avuto prova di cosa volesse dire disperazione; lo sentiva in quel momento, nel cuore che tumultuoso si ribellava nel suo petto, nell'odore pungente di fango ed escrementi di quella zona della città, nelle urla della gente che tentava di fuggire al massacro imminente e nelle frecce che danzavano nell'aria di altrettante povere guardie messe a difendere qualcosa che presto o tardi sarebbe caduto.
    Ecco cos'era la disperazione e la Tyrell ne aveva avuto solo un assaggio. Strinse con più forza lo stiletto nella mano nascondendosi dietro lo scudo che Jotun manteneva fermo davanti a lei; il rumore delle frecce e delle pietre che sbattevano contro il metallo le fermavano il respiro ad ogni istante, ma fu un grido proveniente dalle sue spalle invece a rallentarle il cuore, proveniva dalla sua guardia. Si voltò ma l'armigero continuò la sua camminata in avanti spingendola contro la Porta del Fiume e forzando l'ultima resistenza per portare la sua protetta finalmente al di fuori delle mura della città, su una specie di banchina ove ogni pescatore si accingeva a preparare la sua barchetta per lasciare quella maledetta capitale.
    "Jotun, Jotun! Sei stato colpito? Fammi vedere!"
    Stavolta fu la Lady a forzare la stretta dell'uomo di Porto Bianco sul suo scudo voltandosi indietro ad osservare cosa gli fosse capitato; una consistente quantità di sangue defluiva dalla sua spalla sinistra, quella con la quale aveva continuato imperterrito a sorreggere lo scudo di fronte alla fanciulla. Un dardo si era conficcato nella pelle; no la Rosa non era un Maestro ma aveva assistito Lomys in diverse occasioni e valutò velocemente che l'uomo non dovesse essere in pericolo di vita ma non riusciva neppure ad immaginare il dolore che stesse provando in quel momento. Eppure, senza colpo ferire, Jotun era rimasto fedele al suo compito preferendo proteggere Aconé piuttosto che sé stesso. Un sottile velo lucido coprì gli occhi della fanciulla, solo per qualche istante, non era quello il momento di commuoversi, ma quell'uomo avrebbe meritato di più, molto di più.
    "Non hanno colpito punti vitali, cerca di resistere. Appena saremo al sicuro me ne occuperò te lo prometto."
    Già, e avrebbe anche dovuto disinfettare il taglio sul suo avambraccio che si era procurata prima nelle sue stanze, non era nulla in confronto ad una freccia conficcata nella spalla ma curare una ferita era il primo passo per restare in salute secondo il Maestro di Alto Giardino. Non erano ancora al sicuro, fuori dal pericolo rappresentato dall'esercito dei Lannister e dei Targaryen insieme. Perché se gli uomini del Leone avevano da rimostrarle l'abbandono del padre durante l'ultima ribellione ed il matrimonio con i Draghi, Rhaella avrebbe avuto probabilmente qualcosa da ridire nello scoprire che la nuora aveva rubato un uovo di Drago e praticamente sottratto alla Corona due dei suoi eredi. Ripose lo stiletto negli stivali offrendo il braccio a Jotun e, dopo essersi assicurata che Lilyanne avesse ancora Amerey per la mano, spronò il gruppetto a continuare il proprio cammino.
    "Lilyanne state bene? Amerey? Flick? Non siamo ancora al sicuro dobbiamo salire sulla barca, seguitemi!"
    Tentò di riportare velocemente alla mente le parole che l'uccelletto di Varys le aveva sussurrato diversi minuti prima nella Fortezza Rossa.

    Contate cinque barche non appena siete in grado di scorgere la prima,
    vedrete un mercante che canta a gran voce


    Ma avrebbe dovuto contare anche le barchette dei pescatori o solo le navi più grosse destinate ai commerci e ai mercanti? Scosse la testa portando gli occhi sulla banchina. Stava parlando di Varys, di certo aveva calcolato ogni cosa.
    Uno
    Un pescatore tentava di far salire la propria famigliola su una barchetta di fortuna scansando con un remo chiunque tentasse di salirci sopra, avrebbero rischiato di farla rovesciare e non aveva intenzione di condannare i propri cari a morte per salvare degli sconosciuti, chi lo avrebbe potuto biasimare?
    Due
    Una più grossa nave mercantile invece permetteva a chiunque di potervi accedere promettendo un viaggio sicuro ma a costo di qualche moneta; volendo il gruppetto non avrebbe avuto difficoltà a pagare il biglietto ma se v'erano sciacalli in grado di speculare anche in una situazione del genere chi avrebbe garantito alla Tyrell che una volta scoperta la sua identità non sarebbe stata venduta tempo poco?
    Tre
    Distolse con orrore lo sguardo da una rissa che si stava svolgendo sul ponte di una piccola imbarcazione, la situazione non era troppo diversa da quella che si respirava all'interno delle mura. La morte di qualcuno poteva voler dire la salvezza di un altro.
    Quattro
    Un bambino nudo e sporco aspettava seduto sul bagnasciuga che la madre finisse di contrattare ben altro prezzo che le monete per poter salire sul legno di una barca che, almeno nelle intenzioni della donna, avrebbe dovuto condurli in salvo.
    Cinque
    "Eccola!"
    Non potevano sbagliarsi; un uomo urlava a squarciagola una canzone che ancora non comprendeva appieno. Appariva festoso, come se intorno a lui non si stesse consumando una qualche tragedia. Per qualche verso assomigliava a Faccia di Cera, il giullare che tanto caro le era stato durante la permanenza nella Fortezza Rossa; recitò mentalmente una preghiera affinché anche quel pover'uomo trovasse riparo in quei tempi duri. Il marinaio stava preparando la nave dalle grosse vele bianche danzando con ammirabile eleganza sugli alberi dell'imbarcazione, apparentemente noncurante di ciò che gli capitava attorno.
    La donna del Porto
    balla con l'abito corto
    rossa nella sera se ne va

    "Giusto!"

    dite di essere "la donna del porto" e vi faranno accedere


    Lasciò per un secondo il braccio di Jotun alzando le mani verso l'alto e cercando di richiamare l'attenzione dell'uomo nella sua direzione. Che avrebbe dovuto fare, gridare a tutti il suo <codice segreto>? Sperare semplicemente che il marinaio comprendesse di chi si trattava nonostante fosse travestita da serva? No, l'istinto di lavarsi il volto e mostrare la sua vera identità fu frenato nell'istante stesso in cui venne partorito. Era ancora troppo vicina alle guardie non poteva permettersi nulla del genere. Avanzò dunque a passi ampi nell'acqua del mare tendendo di nuovo le braccia verso l'alto, le onde le bagnavano la gonna fino alle ginocchia ma ancora non lambivano i cuscini che aveva nascosto sotto al sedere per simulare grasso.
    "Qui! Qui! Sono io la donna del porto!"
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    Lilyanne aveva letto di epiche battaglie, di momenti storici fondamentali e di tremendo terrore per anni. Si era immersa nei libri, divorando qualunque racconto, vero o inventato che fosse, e si era quasi fatta odiare dal povero Myles pur di ottenere altri manoscritti capaci di saziarla. Si era immaginata in mezzo a quegli eroi, la lancia in mano – e il suo fedele drago/nave al fianco, era ovvio! –, osservata da folle intere che sprofondavano nella follia al suo passaggio. Aveva vissuto di sogni e, fino a quel momento, non aveva fatto sostanzialmente una beata m. per realizzarli. A malapena si era mossa da Lancia del Sole, in barba alla sua sete di avventure, e quand’era uscita da Dorne? Apriti cielo! Aveva passato il suo tempo a lamentarsi: a Nord era troppo freddo, stupidi nordici col culo sempre congelato; nell’Altopiano c’era il profumo, e che profumo! I Tyrell erano maestri nell’arte del farla annusare. E, per piacere, Lily non voleva nemmeno cominciare a parlare di Approdo del Re. Grande storia, vista niente male, ma potendone fare a meno lei non aveva intenzione di tornarci, non senza un … beh, un grosso esercito alle spalle, qualche guerriero superpompato – e possibilmente anche supersexy e pronto a gettarsi nel fuoco per amor suo – ad accompagnarla e magari anche un bel drago cavalcato da una bionda coronata niente male pronto a ridurre in cenere i Lannister. Quindi, in pratica, in qualunque momento della sua esistenza fosse tornata ad Approdo sarebbe stato comunque troppo presto. E, Lannister al potere o no, avrebbe preso a schiaffi Tyche. Ma forte. Molto forte. E magari l’avrebbe anche rasata a zero nel sonno, così, perché non si dicesse che Lilyanne Martell era una che portava rancore.

    E se muoio … per l’amor dei Sette, giuro che se muoio l’ammazzo a quella bionda! Lei, i suoi cugini di non so quale grado e pure il suo schifosissimo zietto. Le stermino la famiglia se muoio. Le stermino la regione se muoio, altro che famiglia! Ovest schifoso. A nessuno piace l’Ovest. I Lannister sono i Greyjoy della terraferma: vanno dove vogliono, puzzano e tutti li guardano male quando passano. Stupidi Lannister. E stupidi Greyjoy

    L’anno prima aveva, come da tradizione, fatto il fioretto di lamentarsi di meno. Ma lamentarsi era … oh, era così maledettamente piacevole! Perché lamentarsi era così piacevole? In ogni caso, quando aveva espresso quel buon proposito, non sapeva un bel niente dell’anno che la attendeva. Non pensava ad esempio che i suoi genitori sarebbero morti, che suo fratello non sarebbe morto con loro e che lei si sarebbe trovata a fuggire vestita da septa con due bambini, un cane, un soldato ferito e una donna incinta. Sembrava l’inizio di una brutta barzelletta, quella che un qualche parente poco simpatico ripete sempre alle riunioni di famiglia e che non fa mai ridere nessuno. In ogni caso, quando la tua vita somiglia ad una brutta barzelletta non c’è molto che puoi fare, eccetto lamentarti e pregare: per il primo, Lilyanne poteva considerarsi una campionessa, una maratoneta delle lamentele; per il secondo, se anche non era abituata aveva comunque gli abiti giusti, il che era sempre un passo avanti rispetto alla situazione. Con gli abiti giusti, si poteva fare tutto. Anche scappare da una Approdo del Re a ferro e fuoco con la strana compagnia che le era toccata in sorte. Si, toccata in sorte era la definizione giusta: potendo scegliere, non avrebbe preso nessuno di coloro che le stavano accanto in quel momento. Tranne forse Jotun. Della carne da cannone era sempre utile. Lily si chiese perché all’improvviso si fosse immaginata la guardia del corpo di Aconé con una giubba rossa addosso: sarebbe stata utile per farlo confondere con i Lannister, se non altro. Che cosa stupida.

    Riportò lo sguardo su Aconé quando giunsero al porto: ora toccava a lei. Era Aconé Tyrell la Donna del Porto, a lei sola potevano aprirsi le porte della salvezza. Lily non esitò a seguirla lungo la banchina, controllando che Flick tenesse sempre per mano Amerey e che se la tirasse dietro: tuttavia, anche il bambino sembrava intimorito da quella situazione. La dorniana gli strinse una mano sulla spalla, senza sapere bene che dire: non voleva lanciarsi in un azzardato “andrà tutto bene”, perché c’era la concreta possibilità che diventassero tutti cadaveri entro il tramonto o la fine del molo, e del resto non esisteva quasi nessun’altra formula di conforto così universale.

    Se le cose si mettono male, prendi la bambina e corri. Vai dove ti pare, ma tienila lontana dai Lannister. Mi sono spiegata?

    Lo sussurrò piano al ragazzino. Aveva chiamato Amerey bambina, mettendola sotto la protezione di Flick, anche se quella povera creaturina bionda e terrorizzata non aveva che pochi anni meno del suo protetto. L’aveva ipoteticamente affidata a Flick. Invece di confortarlo, gli aveva scaricato addosso l’ennesima responsabilità. Invece di crollare sotto la pressione, il bambino prima incurvò e poi drizzò di nuovo le spalle, annuendo serio. Flick e Amerey. Amerey e Flick. Nati nella polvere, nel niente, finiti a fare compagnia a due principesse, a due donne che in sostanza combattevano per prendere la corona: Aconé, come moglie di Daerion, dopo la scomparsa di Rhaegar e Kraer, poteva reclamare il trono per il suo bambino; Lilyanne d’altra parte puntava a ritrovare e sposare proprio il Re disperso nel Nord. In tutti quei guai e quei complotti, i bambini non c’entravano nulla. La dorniana fu tentata di dirgli di andare via e scappare ora, in fretta, prima che le cose degenerassero. Mandarli via, limitare i danni: lei ed Aconé erano riconoscibili, sarebbero state viste e inseguite e uccise. Jotun, lui non si sarebbe mai separato dalla Tyrell. Ma Amerey e Flick avevano ancora la possibilità di farcela. Potevano essere utili alle principesse certo, ma potevano anche scappare. Potevano riuscirci, volendo. Lily strinse la mano attorno alla spalla di Flick: l’avrebbe lasciato andare solo se le cose si fossero messe davvero male. Lilyanne Martell era, in fin dei conti, solo una lamentosa egoista.



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    Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla spalla di Jotun accompagnato da un’espressione sofferente. L’uomo era abituato al dolore, riusciva perfettamente a muoversi e restare lucido, motivo per cui rassicurò la Principessa: avrebbe resistito fino a quando non sarebbero stati al sicuro.

    Il marinaio non smise un istante di cantare, ma il suo sguardo iniziò a perdersi tra la folla in maniera più accorta. Una donna sembrava richiamare la sua attenzione. Fece una piroetta sulla fune ed atterrò in piedi sul bordo della nave, un piede avanti all’altro in una precaria condizione di equilibrio.

    - Qui! Qui! Sono io la donna del porto! -

    L’uomo fece per allungare un braccio verso la fanciulla, ma subito storse il naso e la ritrasse.

    -La donna del porto sarà accompagnata da un uomo, un cane e una bambina. Io vedo un uomo, un cane, una bambina, una donna e un bambino. Questo marinaio chiede spiegazioni-

    Fre cerca di convincerlo che gli altri che sono con te sono innocui e che ti stanno seguendo per tua volontà. In base alla tua risposta, valuterò se potete passare allo step successivo o no. Per velocizzare ruolati pure anche che salite (situazione post spoiler), io andrò subito dopo di te e scriverò le indicazioni sotto spoiler, poi andrà Lily di conseguenza.

    ***

    Calò la scala che avrebbe permesso alla combriccola di salire sulla nave e li raggiunse con un balzo. Riprese a cantare ed abbracciò Aconé danzando assieme a lei sulle sue stesse note. Fu una danza delicata, inadatta alla situazione così caotica, una danza necessaria. L’uomo studiò il volto della Tyrell, ne assaporò ogni dettaglio così da non poterla dimenticare. Allungò una mano invitandola a salire e fece la stessa cosa con la Martell. Piroettavano sulla banchina come se tutt’attorno vi fosse un tendone rosso a dividerli dalla platea e, quando fu soddisfatto, fece salire anche Lily su quell’ancora di salvezza.

    Erano pronti a partire.
     
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    Era fatta, l'uomo si stava allungando per tenderle la scaletta e permettere ai suoi di salire a bordo, ancora qualche istante e sarebbe stata finalmente salva. Fu quasi con orrore quindi che guardò il marinaio mentre ritraeva la mano mostrandosi dubbioso, stavolta circa l'identità degli accompagnatori della ragazza. Varys aveva calcolato che Aconé si sarebbe trascinata dietro anche Amerey, ma non Lilyanne ed il suo servetto e questo doveva aver scombussolato le informazioni dell'uomo che già di suo non le sembrava pienamente in regola con il resto dell'umano pensare. Era eccentrico, danzava e cantava mentre infuriava la battaglia e si esprimeva come se tutta quella faccenda fosse solo un gigantesco gioco.
    La Tyrell decise all'istante che quell'uomo le sarebbe piaciuto, almeno in un centinaio di altre situazioni; ma in quel momento la sua stranezza poteva solo rappresentare un ulteriore ostacolo da superare. Sarebbe stato così semplice lasciare la Martell ed il ragazzino su quella riva e salire a bordo soltanto con chi era già in programma di fuggire, eppure non lo avrebbe fatto e non solo perché la dorniana avrebbe potuto svelare la posizione della Rosa nel caso fosse stata catturata. Aveva un debito con la Principessa di Lancia del Sole e questo non consisteva soltanto nell'averla condotta nel passaggio segreto che li aveva condotti fuori dalla Fortezza Rossa; suo fratello l'aveva illusa eppoi aveva deciso di sposare un'altra donna e non credette neppure per un attimo che suo padre avrebbe mandato qualche truppa a Dorne per salvare il suo regno e suo fratello. Restava solo lei, Aconé Tyrell, a poter fare qualcosa per quella ragazza che tante volte si era dimostrata un volto amico nei suoi confronti e non sarebbe riuscita a mollarla a terra in una città in fiamme.
    "Sono con me, non possiamo lasciarli qui."
    Avrebbe urlato come prima cosa, per rendersi conto subito dopo che probabilmente non era quello l'atteggiamento giusto da adottare con quello strano individuo. La logica ed il raziocinio non sembravano attecchire sull'animo del marinaio e intavolare una lunga discussione sulla motivazione e l'identità di Lilyanne non era qualcosa che il gruppetto poteva permettersi in un simile frangente. Occorreva cambiare strategia e insidioso come serpente strisciante, l'esempio del cugino Tosco le bussò alle tempie suggerendole una nuova tattica da adottare.
    "La donna del Porto ha avuto bisogno di aiuto per correre da voi."
    Si inchinò leggermente con l'acqua che le incollava l'ampia gonna alle gambe, indicando con le mani la Martell ed il ragazzino che portava accanto a sé. Doveva convincersi a portare anche loro su quella dannata barca; per un momento pensò di provare a corromperlo con del denaro ma in quel modo correva un doppio rischio. Il primo era che la folla potesse accorrere da lei attaccandola per prelevarle quegli spiccioli e garantirsi un sicuro passaggio, la seconda era che un uomo del genere fosse tutto meno che fedele al dio denaro e che di fronte ad una simile offerta chiudesse ogni possibilità per tutto il gruppo di mettersi in salvo. No, occorreva convincerlo in altra maniera.
    "E' stata la donna del Porto ad invitarli sulla vostra barca, per ringraziarli e cantare insieme sulla vostra nave, lontano da qui..."
    Si guardò freneticamente in giro sospirando per l'agitazione e l'emozione; incrociò lo sguardo di Lilyanne un istante, quindi sollevò le verdi iridi verso l'alto alla ricerca della forza e del coraggio di continuare quella pantomima. Schiarì la voce alla maniera che Faccia di Cera le aveva insegnato ed iniziò ad intonare un leggero canto alla volta del marinaio, una dimostrazione pratica delle parole appena rivolte all'uomo. Scelse una musichetta infantile, l'unica che in quel momento le sovveniva alla mente che fosse allegra ed in armonia con il canto spensierato dell'uomo che avrebbe fatto la differenza tra la loro vita e la loro morte, e la melodia le affiorò alle labbra.

    "Cinque persone nel castello rosso,
    hanno saltato a due piedi un bel fosso,
    stanno cercando, dicono loro
    l'uomo che compiere deve un lavoro.
    Però..
    uno è alto, una è Septa e una grassa
    e due bimbi a imbrogliar la matassa
    certo capisci se sei uomo accorto
    che son con me, la donna del Porto."


    Concluse la sua piccola e patetica esibizione con un profondo inchino pregando ogni essere sulla faccia del suo pianeta di essere stata abbastanza convincente, quindi tornò a tirarsi su lentamente e a rivolgere la domanda decisiva al marinaio: "Possiamo salire dunque?"



    *****
    La mano del marinaio si strinse nella sua per aiutarla a salire a bordo, ma prima che potesse voltarsi per controllare che anche il resto della compagnia la raggiungesse, l'uomo sembrò cambiare idea iniziando a condurla in una strana danza. Il primo pensiero che balenò in testa alla Tyrell fu di urlare che era una trappola, solo una trappola per rapirla ma prima che dalla gola le uscisse alcun suono, si rese conto che no, il marinaio non aveva intenzione di condurre la barca lontano dalla Baia con solo la donna a bordo, voleva solo ballare.
    e in questa strada sporca come il mondo quanto è bello camminar
    Lasciò che l'uomo la stringesse a sé per quanto cuscini e pancione ne impedissero il movimento e posò con delicatezza la mano libera sulla spalla del marinaio, lasciando che fosse lui ad indicarne ritmo e misura. Non conosceva la canzone che continuava ad urlare a squarciagola muovendo i passi in maniera scomposta sul ponte della nave; non era nulla, nulla di ciò che era stato insegnato ad Aconé dalla Septa o dalla Lady madre. Era un ballo libero, senza regole, senza ritmi, come se fosse solo la musica a governare l'incedere dei cuori e dei piedi sul legno.
    il giorno vende al sole del mercato il sale dolce della libertà
    Immerse per qualche istante gli occhi nello sguardo dell'uomo che ne studiava il viso ed i lineamenti, ancora in buona parte coperti dal trucco, come se cercasse di memorizzarne il viso ed ogni altro aspetto, e all'improvviso fu come fare un salto nel mare. Non aveva mai navigato ma chiunque avesse solcato il mare almeno una volta aveva la stessa luce di quell'uomo nello sguardo, libertà. Era quello che stava cercando, agognando con tutte le sue forze da quando catene e vincoli sociali l'avevano costretta ad una vita non voluta. Libertà. Quella di viaggiare, di seguire il cuore, di ballare scompostamente mentre la battaglia infuriava nella città.
    a volte al gregge infame della gente serve un lupo nero da ammaestrar
    Chiuse gli occhi lasciandosi trascinare da quella voce e quella melodia, pestando i piedi sul legno e volteggiando nel fumo degli incendi che si alzavano in vari punti della città; l'odore del mare nelle narici si mescolava a quello della cenere. Non avrebbe permesso più a nessuno di decidere la sua vita.
    Era libera.

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    Vi fa salire, ma resta un pochino sospettoso. Lily se vuoi anche tu cerca di rassicurarlo, così evitate sorprese o colpi di scena futuri. Avendo risposto io con 3 giorni di ritardo rispetto a quanto detto, hai 3 giorni per rispondere
     
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    Aveva sentito da qualche parte che tenere la mano ad un’altra persona aveva valore terapeutico. Regolarizzava il respiro e il battito, rendeva più facile andare avanti, faceva sentire meno soli durante le difficoltà. Lilyanne aveva sempre odiato tenere la mano a qualcuno: a Dorne, le mani erano sudaticce e disgustose, sempre troppo calde. Tenere la mano di un altro, una mano umida di sabbia, era disgustoso. E poi lei girava sempre a cavallo, in quella situazione preferiva il corpo forte dell’animale fra le gambe piuttosto che una mano molliccia nella sua.

    In quel momento in effetti tenere una mano sulla spalla di Flick la aiutava. Non era proprio un mano nella mano, certo, ma sentire il muscolo piccolo eppure forte del ragazzino sotto le dita la faceva sentire meglio, le permetteva di rimanere aggrappata alla realtà senza aver paura che la sua mente scivolasse via, indietro, verso luoghi più sicuri e tranquilli.

    Sono morta. Se mi distraggo adesso sono morta

    Era una consapevolezza deprimente, quasi quanto il pensiero che il suo destino era nelle mani di Aconé Tyrell: una donna incinta, travestita da vecchia e grassa serva, che aveva tutti i motivi per desiderare Lilyanne morta. Tanto per dirne una, con la dorniana defunta ci sarebbe stata una persona in meno a voler riportare Rhaegar sul trono, e quindi una persona – anzi, un’intera stirpe – in meno a frapporsi fra il bambino che la Tyrell portava nel grembo e la corona; e questo senza contare il fatto che in fin dei conti l’Altopiano e Dorne non erano mai stati in buoni rapporti, o che solo pochi mesi prima Lilyanne fosse stata rifiutata proprio dal fratello della bionda, e che quindi fosse legittimo pensare che se non altro non avrebbe esitato a giocare qualche tiro mancino ai novelli sposi di Alto Giardino se ne avesse avuto l’occasione. In buona sostanza, Aconé non aveva nessuna buona ragione per voler tenere in vita la Martell.

    No, probabilmente non mi aiuterà. Non importa. Ho ancora il piano B … si, ma come realizzarlo a questo punto? Raggiungere il Tempio sarebbe un’impresa … e anche la caletta … forse c’è un passaggio qui attorno per tornare nella Fortezza Rossa … si, c’è di sicuro, ma come trovarlo? No, mi ammazzeranno di sicuro, o peggio ancora qualcuno potrebbe seguirmi … e Flick? Mi resterà fedele o sceglierà di abbandonarmi?

    Nelle sue elucubrazioni, in tutti i suoi calcoli, Lily ricordò una cosa fondamentale solo quando fu sul punto di salire sulla barca: Aconé era, sostanzialmente, una buona. Quella consapevolezza fu un fulmine a ciel sereno. Aconé era una brava persona. Di più: lei e Aconé erano, dopo mesi e mesi passati a mangiare pasticcini e a scacciare assieme la noia, amiche. Stavano fuggendo assieme si, ma non perché non potevano andarsene con le loro sole forze. C’era anche quello, certo, ma era che … beh, che Lily non voleva andarsene senza quella donna così irritantemente perfetta accanto. Erano amiche. La dorniana si appoggiò alla balaustra della nave, sostenendosi davanti a quella consapevolezza. Aveva un’amica. Non le succedeva da … da tanto. Da Adhara. Ma Adhara era andata via, e l’ultimo gesto di gentilezza di Lily nei suoi confronti era stata mandarla in una Dorne distrutta, in cui suo padre era morto e dove l’attendeva una guerra che forse l’avrebbe uccisa. Ora, accompagnava Aconé lontano da una città in fiamme, verso un destino incerto per entrambe. Le sue amiche avevano proprio una vita grama. Lily si mise a ridacchiare fra sé e sé, desiderando ballare e cantare come faceva l’uomo della nave: erano vivi, erano liberi. Aveva ragione quello strambo, perché essere tristi? Quando l’uomo si avvicinò, la dorniana gli rivolse un mezzo sorriso, chinando il capo nella sua direzione.

    Non so chi siete, ma vi ringrazio …

    Non sapeva cos’altro dire, eppure sentiva che c’era qualcos’altro. Che doveva aggiungere qualcos’altro. Rialzò lo sguardo, fissando l’uomo negli occhi.

    Mi avete salvato la vita. Voi e la Donna del Porto. Sono debitrice di entrambi, ora: prometto di proteggerla e aiutarla.

    Si, avrebbe aiutato Aconé. L’avrebbe seguita. Aveva abbandonato i suoi amici e la sua famiglia … non poteva perdere anche la Tyrell. Non perché le aveva salvato la vita, ma perché non le aveva fatto promesse, non aveva parlato: nel momento del bisogno, aveva agito. Fosse stata uomo, avrebbe conquistato il mondo … e, pur essendo donna, in una lotta per il potere Lily avrebbe scommesso su di lei fino all’ultima stella di rame. Sarebbe stato interessante starle accanto.


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    Il marinaio storse il naso due o tre volte, ma poi allungò la mano anche alla dorniana per aiutarla a salire sulla nave. Erano salvi, c'erano tutti. -Avete convinto il marinaio, ed ora qual è la vostra destinazione?- Chiese ritraendo la scala e spiegando le vele. Ogni suo movimento era elegante e al tempo stesso grottesco, ma ogni qualvolta eseguiva i suoi compiti dava l'impressione di sapere esattamente cosa fare. Guardò la ferita di Jotun e tremò. -Che brutta ferita! Tenete, questi dovrebbero aiutare!- Allungò ad Aconé delle bendre, ago filo, acqua e tutto il necessario per curare l'uomo.

    Bene, andate pure in libera per i prossimi due o tre giorni, indicate la destinazione, mettete su un piano... insomma, progettate la vostra fuga ahaha io intervengo da marinaio e contorno (quindi la balia e amerey), i gregari potete muoverli voi :)
     
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    GIORNO 1
    Qual è la vostra destinazione?
    Aconé si guardò attorno per un attimo spaurita, come a voler cercare nei suoi compagni di fuga un qualche consiglio; non aveva mai pensato di poter davvero lasciare quella maledetta Fortezza e si sentiva del tutto impreparata a prendere in mano la destinazione di quella compagnia fuggiasca, eppure ora era lì. Era stato di certo grazie alla Martell se era riuscita a lasciare il castello, ma era merito suo e del suo silenzioso lavorare coi membri del Concilio se ora avevano una nave ed una speranza e non avrebbe lasciato a niente e a nessuno quella responsabilità che ora spettava solo a lei.
    "Per prima cosa allontaniamoci da questa Baia. Puntiamo verso nord, continuate a navigare fino a quando non si vedranno più i fumi della città."
    Un cenno del capo della Tyrell fu l'unico congedo che concesse al marinaio prima di afferrare il braccio della dorniana conducendola sul parapetto della nave, lontana dal resto della comitiva e persino da Jotun alle prese con bende ed acqua. Le urla della gente e dei soldati si levavano da ogni dove così come i fumi degli incendi, non solo quello appiccato da lei stessa, persino la Fortezza Rossa appariva in fiamme da quella posizione; che i Lannister fossero già arrivati dalla Regina? Non riusciva a sentirsi in colpa con quella donna tanto ottusa da negare persino l'evidenza, eppure in quel castello aveva lasciato fin troppe persone e fin troppe prove della sua fuga. Lord Chelsted ad esempio, ed anche Varys che per quanto ne potesse sapere la giovane vedova poteva rivelarsi un nemico tanto quanto si era dimostrato amico.
    "Credi che Tyche sapesse qualcosa?"
    Certo che ne era informata. L'aveva capito fin dal primo istante nel quale le era stata assegnata come dama di compagnia da Rhaegar che in una simile mossa ci fosse il pericoloso zampino di Tywin, ma la leonessa si era dimostrata una ragazza amichevole, gentile persino. Lei sapeva dell'uovo di ceramica e delle intenzioni in merito della Rosa, quindi ben presto anche il Lord di Castel Granito sarebbe stato al corrente che quello deposto nel castello non era che un falso e che il vero uovo di Drago si trovava ora nelle mani di Aconé. Un'altra gatta da pelare dunque.
    "Immagino tu voglia tornare a casa, ma non potevo far virare la nave verso sud. Non sappiamo quale sia la situazione a Dorne, i Manwoody non hanno mai risposto alla nostra lettera..." frenò un attimo la lingua, se alla Tyrell mancava Alto Giardino anche se la sua famiglia si trovava ancora lì, chissà cosa doveva sentire in quel momento la Martell!
    "Quello che voglio dire è che non sai se tutte le Casate vi sono restate fedeli e quante sono perite nel tentativo di difendere la tua Casata. Non abbiamo un esercito, non abbiamo nulla, mi dispiace..un giorno...un giorno tornerai a casa. Al Ricevimento del Solstizio mi promettesti di mostrarmi i giardini di Lancia del Sole, e non dimentico simili promesse."
    Aveva preso una decisione e non sarebbe tornata indietro, eppure continuava a restare lì in attesa di qualche reazione da parte di Lilyanne. Un condono, una giustificazione, una comprensione, persino uno schiaffo...tutto sarebbe andato bene in un simile frangente.
    "Jotun ha bisogno di me, cerca di riposare se riesci."

    ****
    "Direi che è arrivato il momento di mollare quella spada, non credi?"
    La ragazza si slacciò velocemente i cinturini del capello da servitrice liberandosi finalmente di quella inutile costrizione e facendo lo stesso con i cuscini che le ingrandivano sedere e forme simulando la grassa serva che era riuscita a fuggire dal castello. I riccioli le caddero sulle spalle come una piccola e sudata cascata, i capelli di certo ne rovinavano la forma ma in quella circostanza non sarebbe interessato a nessuno. Il braccio della Rosa si portò a sorreggere il compagno, ancora tutto imbardato, permettendogli di liberarsi dell'arma e dell'armatura e accompagnandolo a sedere a terra, accanto agli strumenti forniti dal marinaio per disinfettare la ferita.
    "Basta un po' d'acqua per lavarla, non serve che vi disturbiate con quei...così Lady Aconé"
    Il soldato guardò quasi inorridito gli aghi a terra e all'ex principessa venne da sorridere, finalmente e in maniera liberatoria dopo quella giornata infernale. E così erano gli aghi la paura che terrorizzava anche un uomo grande e grosso come Jotun, temprato dai fuochi di mille battaglie ma spaventato da un semplice aghetto. Non ascoltò alcuna preghiera portandosi accovacciata accanto a lui e portandosi a lavare con calma ed accuratezza la ferita della sua guardia.
    "Serve disturbarsi invece, la ferita potrebbe infettarsi e rischiereste persino di perdere un braccio o peggio ed ho troppo bisogno di voi per permetterlo."
    Regalò un occhiolino all'armigero di Porto Bianco mettendo a tacere qualsiasi protesta e detergendo ancora più a fondo la ferita scavata dalla freccia. Quei soldati non avevano esitato un attimo a scagliare le loro armi contro una folla innocente invece di portarsi a difendere la loro capitale. Beh, lei del resto era fuggita in tutta fretta, di certo non era la persona più adatta a dare lezione di morale e coraggio in quel momento. Immerse la mano in una delle ciotoline ai piedi di Jotun chiudendola a pugno, un poco di sale imprigionato tra le dita, prima di lasciarlo cadere chicco a chicco sulla ferita aperta tra i lamenti silenziosi della sua guardia.
    "Essere colpito è stato meno doloroso di questo..."
    "Suvvia ho sopportato ben di peggio, fai l'uomo."
    Il Maestro pietoso lasciava la ferita infetta secondo Lomys ed Aconé ricordava bene quella lezione, ecco perché restò insensibile ad ogni lamentela del soldato continuando a disinfettare ogni lembo di ferita con il sale vivo. Quindi, quando fu convinta che non v'era più modo per alcun microbo di rovinare quella spalla, prese in mano l'ago incoccando il filo come quell'arciere aveva fatto con la sua freccia. Anche l'ago fu lavato accuratamente, quindi con estrema attenzione, la ragazza lo usò per bucare un lembo di pelle, proprio sull'orlo della ferita ancora aperta.
    "Dove avete imparato a farlo?"
    "E' stato il mio Maestro, Lomys, ad insegnarmi. Da piccola ero una vera discola e non di rado mi cacciavo nei guai o qualcuno dei miei fratelli si rompeva qualcosa. Imparare è stato naturale, eppoi sapevo che un giorno mi sarebbe servito."
    Ancora un sorriso mentre le dita dell'uomo stringevano disperate la gonna della fanciulla in cerca di un qualche sollievo. Chiudere una ferita non era troppo diverso dal cucire e la Rosa era diventata piuttosto brava in questo; ecco perché non trovò alcuna difficoltà a chiudere quel buco sulla spalla mettendo al sicuro il sale al suo interno così come la muscolatura, e per assicurare il filo alla pelle lo legò con un bel doppio nodo prima di staccarlo coi denti e posare a terra quanto avanzato. Si prese qualche istante per rimirare il suo lavoro mentre Jotun finalmente tirava un sospiro.
    "Dovrebbe tenere. Te la bendo perché non sei in grado di star fermo e rischi di riaprirla, ma domani la ricontrolliamo."
    Un cenno di assenso da parte della guardia che sollevò l'arto per permettere alla ragazza di avvolgerlo con cura nelle bende fornite dal marinaio, si lasciò andare ancora ad un sorriso e ad un attimo di lieve intimità con quell'uomo che ancora non comprendeva perché avesse deciso di stare accanto a lei.
    "Senza di te non ce l'avrei fatta Jotun. Hai promesso a Caleb di proteggermi, ma questo andava ben oltre quanto ti veniva richiesto."
    "Non è stato nulla, solo un graffietto. Sapevo che ce l'avremmo fatta."
    Bugiardo
    "Non ho mai avuto molti amici. Ad Alto Giardino c'erano i miei fratelli sì, ma la famiglia è qualcosa di diverso credo. Poi c'è stata Approdo. Credevo di potermi fidare di Lady Tyche e beh credo di essere stata abbondantemente smentita dagli eventi. Tutti coloro di cui mi fido, fatta eccezione per chi tu sai, sono qui. Su questa nave. E tu sei uno di quelli Jotun."
    "E questo che vuol..che vuol dire?"
    L'uomo guardò la fanciulla dubbiosa mentre questa gli fissava l'ultimo giro di bende alla spalla chiudendo del tutto la ferita oramai disinfettata. Aconé rise tornando a fatica in piedi e donando una pacca sulla spalla sana del soldato, prima di sussurrargli qualcosa all'orecchio.
    "Che puoi smetterla di darmi del voi."

    ***
    Un paio di manciate d'acqua sul volto avevano avuto il potere di rovinare tutto il trucco della ragazza che ora colava in più punti restando attaccato al viso in altri. Non doveva essere la più graziosa delle visioni e pensò bene di darsi una ripulita con il grembiule da servetta che ancora portava addosso prima di presentarsi da Amerey, dopotutto quella bambina non doveva sopportare anche quella orrenda vista. Quando finalmente fu da lei si sedette a terra, all'aria aperta e sotto il cielo che iniziava a tingersi di nero con qualche piccola stella alta sull'orizzonte; la brezza era leggera e fresca ed Aconé invitò la bambina a sedersi accanto a lei se avesse avuto voglia di accontentarla.
    "E' stata una giornata dura, ti sei spaventata? Sei stata molto coraggiosa sai?"
    Avrebbe dovuto dirle tante cose, rivelarle della morte di Daerion, indagare su quella fantomatica chiave, eppure in quel momento preferì semplicemente lasciare che la creatura si addormentasse senza aggiungerle altro peso a gravarle sulle spalle. Se lei glielo avesse permesso infatti le avrebbe preso i capelli tra le mani ancora bagnate d'acqua, per poterle ripulire da quel grano i granelli di fumo con cui la Tyrell aveva cercato di mascherarla. In che razza di casino l'aveva cacciata?
    "Domani andrà meglio, dovresti cercare di riposare.Quando sono triste canto sempre una ninna nanna che ho sentito tanto tempo fa cantata ad un bimbo ancora in fasce. Ha il potere di calmarmi, sta a sentire...
    La fanciulla si schiarì leggermente la voce, la musica l'aveva accompagnata dall'inizio della sua avventura su questo mondo e sapeva che avrebbe continuato a giocare una parte importante nella sua vita. Quella bimba aveva bisogno di una madre se glielo avesse permesso Aconé sarebbe stata fiera di prendere in mano quel privilegio e quella responsabilità.
    Loo-li, loo-li, loo-li, lai-lay
    Loo-li, loo-li, loo-li lai-lay
    Poggia il capo e ti canterò una ninnananna
    che ti porti indietro negli anni del Loo-li lai-lay.
    Ti canterò per farti addormentare e ti canterò fino a domani,
    benedicendoti col mio amore per la strada che percorrerai..
    che tu possa navigare lontano verso i campi della fortuna,
    con diamanti e perle al tuo capo e ai tuoi piedi,
    e che tu non debba mai bandire la sfortuna,
    e che tu possa trovare la gentilezza in tutti coloro che incontrerai.
    Che qualcuno in cielo possa sempre aver cura di te
    e guidarti passo dopo passo,
    che ti protegga e ti tenga al riparo da ogni danno.
    Loo-li loo.li lai-lay.
    Che tu possa portare amore e che tu possa portare felicità,
    ed essere riamato fino alla fine dei tuoi giorni,
    ma ora addormentati, non voglio trattenerti,
    starò soltanto seduta qui per un po' cantandoti loo-li loo-lay.



    GIORNO 2

    Le sarebbe servito un bagno caldo e dei vestiti asciutti ed in ordine, ma considerate le circostanze Aconé ritenne di potersi accontentare anche di quella sorta di sacco di iuta grigio che doveva chiamarsi tunica agli occhi della povera gente, uno dei vestiti che si era trascinata dietro per nascondersi meglio tra la gente del popolo. I capelli erano sciolti ed in disordine e sarebbe servita ben più di una domestica per districare i nodi che le sarebbero venuti in quella situazione, eppure quella mattina la Tyrell appariva radiosa, forte del proposito che aveva partorito durante la notte. Aveva riunito sul ponte tutti gli occupanti dell'imbarcazione pronta a fornire una meta e dei dettagli al marinaio e ai suoi compagni di avventura. Andò subito dritta al punto, riservandosi le spiegazioni per gli istanti successivi.
    "Andremo a Grande Inverno."
    Gli occhi osservarono prima Jotun che spalancò i suoi di sorpresa, quindi Lilyanne ed Amerey, tornando solo alla fine sul marinaio al quale aveva comunicato la destinazione del loro viaggio. Doveva delle spiegazioni che non sarebbero tardate ad arrivare, ma prima la ragazza voleva assicurarsi della fattibilità della sua proposta.
    "Esistono dei porti sicuri dove attraccare per avvicinarci il più possibile? Jotun ,tu vieni da Porto Bianco giusto? Quanto dista dal castello degli Stark?"
    Il soldato socchiuse gli occhi, era evidente che non ne fosse certo e la Tyrell pregò in cuor suo ogni dio vecchio e nuovo affinché almeno il marinaio sapesse che pesci prendere in quella circostanza.
    "Tywin Lannister non è uno stupido. E' stato il miglior Primo Cavaliere che il Regno abbia mai avuto e molto probabilmente il miglior stratega in circolazione; Rhaegar è stato solo fortunato a non averci lasciato le penne la prima volta. Dubito che i Lannister abbiano assediato Approdo del Re senza un buon piano e una buona riserva di alleati su cui contare. Tutti su questa nave sono in pericolo. Io porto in grembo un Targaryen, tu Amerey sei stata adottata dalla Regina e tu Lilyanne aspetti un matrimonio reale che Tywin non può offrirti. Certo potrebbe legittimare il suo bastardo ma in pochi a Westeros accetterebbero un figlio illegittimo come Re e questo lo sa perfettamente anche il nostro Leone. Quanto a voi tre, beh voi ci avete aiutato a fuggire e questo può essere di certo passabile di forca."
    Concluse rivolta al marinaio, a Jotun e a Flick. Evitò di aggiungere che si trovava personalmente nell'incresciosa situazione di essere invisa sia ai nemici dei Targaryen sia ai Targaryen stessi dopo aver rapito di fatto due possibili eredi e rubato un uovo di Drago. Poteva bastare il pericolo dei Signori di Castel Granito per il momento.
    "Ogni mare ed ogni castello verranno setacciati da cima a fondo, la nostra priorità è trovare un posto sicuro dove nasconderci. Lancia del Sole purtroppo è caduta e ad oggi non ne abbiamo notizie, tornerei di corsa ad Alto Giardino ma come potete immaginare è il primo posto dove verrebbero a cercarmi, probabilmente verremmo fatti prigionieri prima ancora di giungere all'Altopiano. Non ci restano molte opzioni disponibili se vogliamo escludere Roccia del Drago che probabilmente cadrà a breve.."
    Si prese un lungo respiro lasciando che chi di dovere facesse i suoi ragionamenti; di certo Jotun non si sarebbe fatto molto problemi ed Amerey probabilmente non avrebbe compreso le implicazioni politiche di una simile vicenda, ma la Martell poteva e di certo avrebbe tirato le somme. Gli Stark erano la scelta più logica sotto diversi punti di vista e sperò che la dorniana appoggiasse la sua idea.
    "Non sappiamo di chi possiamo fidarci e chi abbia già ceduto alle lusinghe del Leone. Lord Caleb però è cugino della Principessa Lilyanne, nonché marito della Principessa Selene e mio personale amico, se c'è qualcuno di cui possiamo fidarci ad esclusione delle nostre famiglie quello è lui. So perfettamente che il Nord è in guerra con i Bruti, ma so anche che la Barriera dista svariate miglia da Grande Inverno e che lì troveremo di certo accoglienza e rifugio. Ma non solo..."
    Osservò di sfuggita la dorniana mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Sapeva quanto stava per fare e ne conosceva la valenza politica, ma sapeva anche che Tywin Lannister sul trono avrebbe significato per lei e per il suo bambino un'esistenza di fuga e che qualsiasi altra sistemazione per i Targaryen non le avrebbe assicurato alcunché. Lì qualcuno c'era però, qualcuno che poteva scegliere.
    "Mio padre ha mandato un cospicuo numero di soldati in soccorso al Nord, c'è un esercito silenzioso che aspetta, che mi aspetta. E c'è il nostro Re."
    Si avvicinò di qualche passo alla Martell non scostando neppure per un secondo il suo sguardo dagli occhi di pece della ragazza, abbassò solo un poco la voce ma non per mantenere le sue parole nascoste quanto in maniera del tutto naturale in virtù dell'importanza di quanto stava per dire e fare.
    "Non importa cosa hai in mano adesso, sei e resterai Lilyanne Martell, Principessa di Lancia del Sole e cugina del Protettore del Nord. Sei stata promessa a Rhaegar Targaryen, io ne sono testimone così come tutti coloro a cui ho scritto la notizia e non c'è alcuna fanciulla nubile in tutta Westeros più nobile di te e miglior partito per il Re. Non giurerò fedeltà a qualcuno che non è stato seduto sul suo Trono per più di cinque giorni da quando è stato incoronato dall'Alto Septon, ma se andremo a riprenderci l'Ultimo Drago e farai valere il tuo diritto di matrimonio..."
    Aconé barcollò piegandosi leggermente, il pancione ne ostacolava i movimenti eppure riuscì a fatica a posare il ginocchio a terra, di fronte ai piedi della Martell verso cui rialzò nuovamente lo sguardo fermo e deciso.
    "Allora giurerò fedeltà a te Lilyanne, mia Regina."


    GIORNO 3
    Non ricordava di aver mai indossato lo stesso vestito per più di un giorno ma di certo una nave di fuggiaschi non poteva permettersi lavaggi e cambi frequenti, e così il fiore di Alto Giardino era costretto ancora in quella tunica grigia con i capelli sempre più in evidente disordine. C'era di positivo che non avrebbe dovuto faticare molto per apparire come una stracciona date le circostanze.
    "Le scorte che abbiamo basteranno per il viaggio?"
    L'apprensione della Tyrell veniva tutta riversata sul povero marinaio in quella mattina ma se era lei la responsabile di quella spedizione doveva preoccuparsi anche delle faccende più elementari come le provviste; non sarebbe scampata all'esercito Lannister per morire di fame su una nave.
    "E' il caso di stare alla larga da ogni castello, non sappiamo quali nobili siano stati corrotti e correremo solo rischi inutili. Se servono delle provviste ci limiteremo a far scendere Flick in qualche mercato od in qualche locanda aspettandolo qui sull'imbarcazione. Dovrebbe essere compito dei mozzi procurarsi del cibo, non dovrebbe dare troppo nell'occhio, coprirò io le eventuali spese."
    Avrebbe ascoltato con cura ogni risposta ed ogni domanda del marinaio prima di correre a cercare Amerey, avevano tanto di cui parlare e aveva rimandato quel momento fin troppo.
    *****
    Oramai la gravidanza le rendeva difficoltoso stare troppo tempo in piedi, specialmente sotto al sole, quindi ogni volta che ne aveva l'occasione si stendeva con più o meno grazia per terra, sul legno della nave o sui vestiti messi a mo' di cuscino ed anche in quella occasione, dopo aver trovato la piccola Gem, non esitò un secondo a mettersi comoda alla buona grazia dell'etichetta. Non sapeva bene come avrebbe iniziato quella conversazione ma c'erano tante cose da dire e non poteva più permettersi di lasciare quella creatura all'oscuro.
    "Da dove vengo io coltivare i fiori non è semplice giardinaggio, è un'arte e quando cresciamo ci insegnano ogni suo segreto checché lo vogliamo o no. Per dirti la verità non ricordo molto di come farle crescere, ma ricorderò per sempre la bellezza di un particolare tipo di calla. Ha le radici grosse ed erbose, non troppo dissimili dai normali arbusti per buona parte dell'anno. Potrebbe essere considerata erbaccia e persino strappata ma ha il potere di resistere ad ogni evento atmosferico avverso. Poi un giorno di primavera e per un solo giorno, sboccia in tutta la sua straordinaria bellezza mostrando al mondo e al sole di che pasta sono fatti i suoi fiori. Credo che tu condivida lo stesso destino di questo fiore."
    Avrebbe quindi fatto segno alla bambina di accomodarsi ancora vicino a lei se lo avesse voluto per accarezzarle i capelli e sistemare almeno i suoi che avevano la fortuna di essere lisci e quindi meno inclini ai nodi.
    "La gente non si accorge a prima vista di ciò che sei e di quanto vali, perché te ti sei fatta forte per sopportare ogni guaio che gli Dei ti hanno rovesciato addosso. Eppure un giorno sboccerai e mostrerai a tutti ciò che sei, mia piccola calla e chi non ti ha trattato con il rispetto che meriti si accorgerà del suo errore."
    Inspirò profondamente, non era il caso di girarci ancora troppo intorno, non avrebbe di certo fatto bene a nessuna delle due.
    "Non rivedremo più Daerion...è stato ucciso..."
    La morte del marito non gli aveva provocato lo stesso sconquassamento emotivo di quella di Victor, eppure non ne era stata felice neppure per un secondo ed anche in quel momento l'espressione della Rosa era tinta di tristezza e malinconia. Non era stato un buon compagno né quello che la donna voleva accanto a sé, eppure era convinta fosse un brav'uomo e di certo quella bambina lo adorava.
    "Ti voleva davvero bene, questo lo so per certo. Quando Rhaegar ti ha tolta dalle sue braccia ha smesso di sorridere e non l'ha più fatto in tutti i giorni in cui siamo stati insieme."
    Restò in silenzio lasciando che la bambina facesse tutto quanto quello che sentiva nel cuore, che fosse piangere, fare domande, arrabbiarsi, avrebbe accettato tutto cercando di tenere Amerey accanto a sé affinché sentisse che lei c'era e non sarebbe andata via tanto facilmente.
    "Ascoltami, ascoltami.."- la mano della Rosa avrebbe provato ad accarezzare la testolina della piccola ponendole i capelli dietro un orecchio in una carezza leggera.
    "So che non mi conosci ancora bene e so che Rhaegar ti ha affidato alle cura di Rhaella, ma Daerion ti amava più di chiunque altro al mondo e per me resterai sua figlia e così come ciò che porto in grembo. Non so che cosa dovremo affrontare e chi ci troveremo davanti, ma fino a quando mi resterai accanto farò tutto quanto è in mio potere affinché nessuno possa farti del male e se lo vorrai mi prenderò cura di te esattamente come farò con mio figlio. Come una famiglia..."
    Chiuse la mano a pugno liberando solo il mignolo in ricordo di quanto faceva tanti tanti anni prima, quasi un ricordo di una vita passata oramai eppure forte dentro di lei; porse quel mignolo ad Amerey invitandola a stringerlo a mo' di promessa se solo lei avesse voluto.
    "Non ti lascerò sola e se tu me lo permetti sarò lì quando sboccerai come lo splendido fiore che sei."

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    Alfiere

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    Dorne
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    GIORNO 1:

    Continuava a guardarla. Continuava a guardare la città che bruciava, le fiamme che lambivano le mura rosse della Fortezza. Rhaella era ancora dentro? E Varys? Lilyanne sperò di no. Pregò che Tywin il bastardo fosse già entrato, che stesse lacrimando e soffocando fra le fiamme … era solo un peccato non poterlo vedere mentre si contorceva e moriva. Quello però era solo un pio desiderio: l’Usurpatore di Lannister probabilmente era ancora con il suo esercito. Al massimo poteva sperare nella morte di Tyche. Distolse gli occhi dalla città in fiamme solo quando le si avvicinò Aconé, scuotendo appena il capo al suo indirizzo.

    Ma certo che lo sapeva. In questi mesi ci siamo dimenticati che è una Lannister. Rhaella doveva impedirle di mandare e spedire lettere, o perlomeno doveva aprirle dalla prima all’ultima, far perquisire la sua stanza …

    Tyche era una prigioniera politica. Lilyanne, come Rhaella e probabilmente Aconé stessa, aveva pensato che fosse possibile addomesticare il leone, mettergli le catene e fargliele accettare di buon grado. Visto che mangiava dalla sua mano, non l’avrebbe più morsa, giusto? Sbagliato. Tyche le aveva tradite tutte, senza pensarci.

    In ogni caso ora non ha senso pensare a questo. Né a lei né a Dorne. Non posso tornare, non da sola. Posso solo pregare che mio fratello sia vivo, e che ce la faccia.

    Stava rinunciando a Dorne. Lo sapeva. Matt l’avrebbe salvata. Matt sarebbe stato un eroe. Se anche prima qualche Lord preferiva lei al fratello, ora avrebbero avuto fiducia solo in lui, non in lei. Si osservò le mani. Poteva solo pregare. Le inutili preghiere rivolte a qualche inutile dio che non l’avrebbe mai ascoltata, che forse non esisteva nemmeno.

    Se non ritrovo Rhaegar, sarà stato inutile. Tutto, completamente inutile. Tutte le rinunce, tutti i sacrifici. Dorne, Hadray, perfino Viktor e Vicben … ho rinunciato a tutto per Rhaegar

    In un certo senso, Rhaegar era stato l’inizio della sua vita: prima era solo una mocciosa qualunque, che prendeva lezioni di combattimento quasi per gioco. Prima non era nessuno. Il Re le aveva salvato la vita, donandole una nuova esistenza e un nuovo nome. Vipera di Mare. Buffo, visto che dopo quel salvataggio Lilyanne aveva sempre odiato le barche. E ora l’aspettavano mesi di viaggio su quell’orribile bagnarola. La vita era ingiusta, orribile e con un contorto senso dell’umorismo. Se non altro non si trovava più nella città in fiamme.

    GIORNO 2:

    Di Tywin il Re tra un millennio e più
    ancor si parlerà
    non certo per le sue virtù
    né per la sua bontà.
    Lontano è Re Rhaegar contro
    i bruti a guerreggiar
    e quel buono a nulla fa
    tutti quanti tribolar.
    Fenomeno d'incapacità
    nei libri di storia lui sarà
    il re più fasullo di Westeros.
    Il re più fasullo di Westeros.
    Sul trono sta seduto là
    lui gioca a fare il re,
    neanche sa di far pietà
    ridicolo com'è.
    Fa le bizze come un matto
    se non ha quel che vuol lui
    poi diventa mammone...
    e si succhia il ditone.
    Ah! Ce l'han tutti con lui!
    Ma quando Rhaegar tornerà
    il comodo suo più non farà!
    Va' via, re fasullo di Westeros!
    Va' via, re fasullo di Westeros!
    Ci tartassa con le tasse
    e ci porta tutto via
    ma un giorno lui si pentirà
    di ogni ruberia.
    E fino a che con i Targaryen
    un uomo ci sarà
    i soldi che ci ruba
    scomparire si vedrà.
    Neanche avrà tempo di dir "Ba"
    che la camicia perderà!
    Tywin re fasullo d'Inghilterra!
    Quell'avido, cupido,
    pavido, stupido,
    zotico, lepido,
    stolido, trepido,
    ladro, rapace ed incapace
    d'un re fasullo di Westeros!
    Yeah!




    Era proprio soddisfatta della sua creazione, partorita in una nottata passata a morire di freddo a poppa, pregando che quella cavolo di nausea passasse. La noia faceva miracoli, e iniziare a canticchiare sulle note di un insulto a quel lurido cacaoro di un Lannister era meno faticoso – e disgustoso – che immaginare cos’avrebbe fatto ai biondi signori di Castel Granito una volta che li avesse avuti fra le mani. Inoltre, pensare a smembramenti e torture quando si era in preda al mal di mare era un ottimo modo per regalare un buon pasto ai pesci. Lily doveva essere forte. Mostrarsi tale, perlomeno, in modo che nessuno venisse a romperle l’anima con domande idiote, ad esempio chiedendole …

    State bene, Principessa?

    Ecco, appunto. Flick si approfittava del fatto che lei non gli avrebbe mai torto nemmeno un capello, di questo ormai era certa. Beh, alla peggio gli avrebbe rigurgitato addosso quei tre bocconi di pesce che aveva mangiato per pranzo. Poteva succedere di peggio. Tanto quel pesce era disgustoso.

    Ma certo. Pensavo solo a che canzoncine portare sul continente una volta scesa da questa barca. Tanto i Lannister non piacciono a nessuno

    Non era vero. I Lannister non erano amati, ma erano di sicuro temuti. Non era stato sempre così però. Lily non doveva per forza sterminarli … solo assicurarsi che a capo della casata ci fosse un Lord debole. Uno come il padre di Tywin. Il Vecchio Leone, quindi, doveva lanciare il suo ultimo ruggito. E Tyche … si, anche lei doveva morire. Lei e tutta la sua famiglia, per sicurezza. Padre, le sorelle a cui le aveva accennato, anche la madre. Creare un vuoto di potere. Bisognava solo ammazzare i Lannister dentro la capitale, quelli più importanti. Il nucleo principale: i figli di Tytos e i loro discendenti. Gli altri con un po’ di fortuna ci avrebbero messo qualche anno prima di smetterla di scannarsi a vicenda, e per allora sarebbero stati una casata debole, dilaniata dalle lotte interne.

    è una bella canzone, molto allegra

    Flick, era evidente, pensava che Lilyanne fosse impazzita. La dorniana gli rivolse un sorriso, stringendogli la spalla con gentilezza.

    Lo so che non vinceremo con una canzoncina per bambini. Ma non possiamo starcene con le mani in mano per tutto questo tempo, non credi? Abbiamo ancora molti giorni di viaggio davanti a noi

    O almeno così credeva: doveva andare a parlarne con Aconé, decidere dove andare. L’avrebbe fatto non appena le fosse passata la nausea, era una promessa. Appena le fosse passata. Con calma. Appena Flick si fu allontanato, Lily tornò a chinarsi sul parapetto, mormorando una mezza imprecazione e cercando di tenersi il pranzo nello stomaco. Sarebbe stata una traversata maledettamente lunga.

    ---



    Le parole di Aconé erano sensate: il Nord era per molti versi la scelta più logica, anche Lily l’aveva accarezzata nel progettare la sua fuga. Il mal di mare si era fortunatamente attenuato, tanto da permetterle di partecipare a quella sorta di riunione, e dopo le parole della Tyrell le diede pace quel tanto che bastava per pensarci.

    Perché non la Valle, allora? Gli Arryn si sono dimostrati sempre fedeli. In più, da loro non c’è una guerra. Forse sarebbe meglio per te fermarti da Lord Damon Aconé, mentre io proseguo al Nord per cercare il Re

    A Lily arrivare a Porto Bianco avrebbe fatto comodo, visto che Rhaegar era diretto proprio lì prima di scomparire – di nuovo, la dorniana si chiese perché non avesse montato la sua maledetta lucertola, come quando era volato a Nord. Ma doveva proprio avere un marito tanto imbecille? –. Se non era caduta in mano ai bruti, si trattava pertanto di un buon posto da cui partire per cercarlo. Comunque fosse andata, era molto probabile che una volta sbarcate le strade della dorniana e di Aconé si separassero, forse per sempre, di certo per un lungo periodo: Lily sarebbe andata a cercare il Re, doveva farlo, e una volta trovato progettava di cospargerlo di colla e appiccicarlo al Trono di Spade in via permanente; Aconé … beh, Aconé avrebbe partorito di lì a qualche mese, e poi avrebbe dovuto decidere che farsene della sua vita e come proteggere quella del nascituro.

    L’aveva sognato tanto a lungo che sarebbe stata in grado di disegnarlo, tratteggiarlo con un po’ di carboncino e un foglio di pergamena meglio del suo stesso volto. Qualcuno – non importava chi, aveva sempre pensato – che si inginocchiava davanti a lei, che le giurava fedeltà, che prometteva lealtà e verità, giurava fede e coraggio … a lei, Lilyanne. Non perché era una Martell, non perché aveva sposato un uomo importante, era figlia di un uomo importante o sorella di un uomo importante. Un uomo o una donna che chinasse spontaneamente il capo al suo cospetto, perché pensava che Lily valesse davvero qualcosa, che potesse fare grandi gesti e guidare un gruppo di persone verso un futuro più luminoso. Aveva immaginato di allungare la mano verso quello sconosciuto, uno sconosciuto irrilevante, che acquisiva importanza in virtù di quel giuramento; l’aveva sognato e aveva pensato di aiutarlo ad alzarsi con un sorriso, dicendogli che non era importante, che non voleva grandi gesti ma solo fatti, gioendo però dentro di sé per quella piccola vittoria. Ce l’aveva impresso nelle palpebre, quel sogno, ed era perfino più importante di quello – in realtà più recente – in cui Matt si inchinava al suo cospetto, perché lei era Regina e lui solo un Principe.

    Invece, quando Aconé si inginocchiò, impacciata e lenta per via del pancione, Lilyanne non sorrise. Era un gesto che aveva valore quello dell’inginocchiarsi, ma non era quello l’importante: era Aconé Tyrell, sposa di un Targaryen, una delle persone più forti e carismatiche che aveva mai incontrato. L’idea che si inginocchiasse davanti a lei era sbagliata, come il drago che china il capo di fronte alla pecora. Come una rosa senza spine. Eppure, in un punto indefinito della sua mente germogliò il pensiero che quel gesto aveva ancora più valore, se a farlo era una persona degna di ammirazione come la Tyrell: Lilyanne la guardò seria, intabarrata in un paio di brache maschili e una camicia di cotone, vestita come un ragazzo e probabilmente altrettanto attraente. Non era ancora un giuramento, ma quasi.

    Giuro che lo troverò. Troverò il Re e lo riporterò sul trono che è suo di diritto, o morirò nel tentativo. Lo giuro sul Sole e sulla Lancia. Ritroverò Rhaegar, e non gli farò più lasciare la Capitale senza preavviso. Lo trasformerò in un buon Re Aconé, in qualcuno di cui potersi fidare.

    GIORNO 3:

    Approderemo a Porto Bianco quindi, o sbaglio?

    Era di nuovo vestita da ragazzo: un paio di brache e una camicia … in cotone. Il clima non era ancora abbastanza freddo da farla rabbrividire, ma quella roba di certo non l’avrebbe aiutata contro il gelo del Nord. Doveva procurarsi della roba in lana, e doveva farlo in fretta, meglio ancora sarebbe stato cucirsi un mantello di pelliccia. Con gli stivali in pelle dono del Velaryon ai piedi e la spessa treccia nera che le ricadeva fra le scapole, Lily si sentiva molto simile all’idea delle piratesse che aveva da ragazzina. Beh le mancava il corpetto di pelle, oltre ad una sciabola e a dei bei pirati a torso nudo attorno, ma tutto sommato si poteva accontentare. Aveva passato la mattina a cercare di insegnare qualcosa a Flick sull’uso delle armi, rinunciando visto il terreno poco stabile in cui si trovavano e ripiegando sulle lezioni di etichetta, storia e veleni: almeno con quelli non doveva muoversi troppo dal parapetto della nave, il punto in cui si sentiva meglio in assoluto grazie all’aria salmastra. E poi, la faceva sentire utile sfamare i pesci con il contenuto del suo stomaco di tanto in tanto. In ogni caso, una volta finito con quell’incombenza era andata a cercare Aconé. Avevano molte cose di cui discutere, sia riguardo al viaggio che sulle azioni successive.

    Non frantendermi, ne sono felice: ho scritto parecchie lettere quand’ero alla Fortezza Rossa, nel tentativo e nella speranza di poter trovare Rhaegar senza dovermi andare a congelare a Nord … Jeor Mormont mi ha informato che il Re è partito dal Castello Nero diretto proprio a Porto Bianco, dove però non è mai arrivato. In effetti, sarebbe stata la mia meta subito dopo Grande Inverno. O quello o la Barriera, è un punto di partenza come un altro

    L’idea di perdersi fra i ghiacci del Nord non la allettava particolarmente, e di sicuro non le piaceva l’idea di farlo nel bel mezzo di una guerra con i bruti. La dorniana rimase a fissare l’orizzonte, già infreddolita al pensiero: si sarebbe davvero, davvero dovuta fare quel mantello di pelliccia.

    Tu invece cosa farai Aconé? Dopo che arriveremo a Grande Inverno intendo. Sono certa che gli Stark ci accoglieranno, io … ho mandato una lettera a Caleb, riguardo ai miei genitori, ma nel caso non fosse arrivata e io trovassi una buona ragione per non seguirti a Grande Inverno, vorrei che fossi tu a dirglielo Aconé. Sei sua amica, e perdere un familiare è sempre un brutto momento, anche se non conosci la persona di cui si parla. Credi di poterlo fare?


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    Condottiero

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    Il marinaio teneva gli occhi fissi davanti a sé correggendo la rotta di tanto in tanto. -Attraccheremo a Karhold mie Signore- disse non perdendo il suo sorriso e senza virare lo sguardo nella loro direzione. Poi si corresse -E Signori. Ci vorranno esattamente diciotto giorni, facciamo venti se vogliamo viaggiare con calma. Grande Inverno disterà altri diciotto giorni di cammino dal porto ma...- Questa volta si voltò osservando il pancione di Aconé -Nella vostra condizione ne aggiungerei altri dieci. Ed ora vi consiglio di riposare- Riprese poi a canticchiare tra sé e sé.
    Aconé avverte un malessere durante il viaggio. Avento già ruolato i primi tre giorni ve ne mancano quindici prima di attraccare. Ovviamente non vi chiedo di ruolare quindici giorni, ma fare un accenno alle cose salienti e distribuendole nel tempo che avete. Esempio, ogni tanto Aconé avrà degli sbalzi di umore dovuti alla gravidanza, dolori piuttosto ricorrenti a causa della scomodità ecc. Se avete qualcosa da dirvi o da progettare fatelo liberamente ecc.


    8 Gennaio, Karhold
    In lontananza era possibile vedere un piccolo porto, niente in confronto a quello che si erano lasciati alle spalle ad Approdo Del Re. Non era popolato, soltanto qualche pescatore sembrava svolgere qualche piccolo lavoro di manutenzione alle proprie barche mentre altri gettavano le reti in mare. L'unico ostacolo che avrebbe potuto frapporsi trai viaggiatori ed il poggiare nuovamente i piedi sulla terra ferma, erano una decina di guardie incaricate di sorvegliare la postazione.

    -E' il porto più vicino alla città anche se questa dista qualche ora di cammino. Quelle- indicò i soldati -sono guardie incaricate della sorveglianza. C'è stata qualche invasione qui a Nord, ultimamente- disse non abbandonando l'ironia che lo contraddistingueva -Comunque- riprese -Non dovrebbero essere tanto fiscali con donne e bambini... L'unico che mi preoccupa è il guerrieri ferito-

    Come presito, i soldati imbracciarono le armi pronti per respingere un'eventuale minaccia. -Annunciatevi- Disse uno di questi.

    Il marinaio estrasse dalla tasca un gruzzolo di dragoni e cervi d'argento -Chiedo solo di poter attraccare. Sto riportando a casa dai mariti le signore e l'uomo incaricato di proteggerle, pagherò tutto il tempo della mia permanenza-

    L'uomo che aveva parlato diede un colpo di gomito al compagno. -E' vero Signore?- Chiese in direzione di Lily ed Aconé -E quanto sarebbe questa permanenza?- Aggiunse indicando con il mento il sacchetto prezioso che stringeva tra le mani.

    -Non meno di un mese-

    Erano tanti soldi.
    Convincete ste guardie che non vi hanno rapite e procedete pure oltre. Il viaggio sarà questo:
    - dall'8 al 18: cammino nella foresta fino a Forte Terrore. Viste le condizioni ci mettete 15 giorni anzi che 10, quindi arrivate il 23 Gennaio
    - dal 23 al 31: cammino su per le montagne fino a Grande Inverno. Viste le condizioni ci mettete 16 giorni anzi che 8, quindi arrivate l'8 di Febbraio

    Non ho intenzione di fare qualcosa di troppo impegnativo, ma comunque mantenere la coerenza, quindi per ora ruolate fino a Karhold stando ovviamente attente ad essere furtive e tutto. In base a quello che fate deciderò se qualcuno vi becca o no :)


    Edited by Ilabx - 6/5/2018, 15:52
     
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    "Ci ho pensato tante volte alla Valle, ma non è un luogo sicuro, non per me almeno." Il respiro di Aconé si perdeva nell'aria fresca del pomeriggio addolcendo ogni parola che usciva dalle sue labbra. C'era un solo segreto che ancora manteneva per sé e che non riusciva a rivelare a nessuno, neppure alla Martell che tante avventure aveva vissuto insieme a lei. Eppure le doveva delle risposte in qualche modo visto che aveva deciso i piani di quella fuga senza neppure pensare di consultarla.
    "La Fortezza Rossa sarà piena dei carteggi che ho avuto con Lord Damon. Mi ha invitata da lui, mi ha offerto protezione. Beh, ha offerto protezione al figlio di Daerion che mi riposa in grembo in verità. Dopo Alto Giardino sicuramente verranno a cercarmi a Nido dell'Aquila, ma non è per quello che non andrò dai Falchi."
    Inspirò lentamente portando le mani a scansare i riccioli che le si incollavano alla pelle del viso ad ogni folata di vento.
    "Gli Arryn sono fedeli alla Corona, io ho appena rapito due eredi della Corona: Amerey e colui che partorirò. Se Rhaella ce l'avesse fatta, se ci fosse qualche possibilità per la Corona di risorgere contro i Lannister di certo Damon non si farebbe alcun problema a consegnare la bimba e mio figlio alla famiglia alla quale appartengono per diritto di legge e questo io non posso permetterlo."
    I palmi aperti riposavano ora sul pancione, il viso tinto da un sorriso leggero finalmente calmo e risoluto dopo tante tribolazioni e tante indecisioni. Sapeva quale sarebbe stata la strada da intraprendere ed era un'assoluta novità nella vita della giovane Rosa.
    "Con la morte di Daerion nel momento in cui partorirò non sarò più di alcuna utilità per i Targaryen e Rhaella non è di certo una mia grande sostenitrice. Non mi permetteranno di restare accanto a mio figlio e se dovessero farlo non sarei che una prigioniera e Lilyanne, ho faticato così tanto a conquistare la mia libertà che non intendo rinunciarci proprio ora. Devo trovare Rhaegar e domandare a lui di poter crescere mio figlio ad Alto Giardino, con la tua intercessione magari...quella sì che potrebbe essere d'aiuto."
    Un ultimo sorriso rivolto stavolta alla dorniana, la mano che si portava sulla spalla della ragazza prendendo l'incarico che ella le stava donando. Non rispose alcunché limitandosi ad annuire ed impegnandosi con quel gesto a portare a termine la missione che le era stata assegnata. Certo che poteva farlo, Caleb avrebbe saputo tutto.

    ****
    GIORNO 7 dalla partenza
    "Sicura di star bene, Aconé?"
    Non aveva ancora compreso perché quell'uomo continuava a seguirla nonostante Aconé lo trascinasse sempre nelle più torbide e pericolose delle situazioni, ma Jotun era sempre lì, pronto a sostenerla e a preoccuparsi per lei ogni volta che il colorito roseo delle guance della Tyrell lasciava il posto al pallore della neve. Di certo non serviva alcun bravo Maestro per rendersi conto che la vedova non era al meglio delle sue condizioni. Non c'era un muscolo che non le dolesse e faticava persino a restare in piedi qualche giorno; le mancava farsi un bagno caldo e avere qualcuno che le massaggiasse le caviglie gonfie ma non era così disperata da domandare una cosa del genere alla sua guardia del corpo. L'unica straordinaria fortuna che le era capitata era stata quella di non vomitare mai a differenza della povera Martell che non sembrava gradire troppo quel tipo di viaggio. Dopotutto una qualche perla la sorte doveva pure lasciarle in eredità dopo tutto quello che le stava capitando, no?
    "Non preoccuparti per me. Presto arriveremo a Grande Inverno e per allora dobbiamo essere pronti. Ci sei mai stato?"
    L'uomo scosse la testa ancora non completamente convinto delle condizioni della sua protetta e facendo attenzione a non ostacolarle il cammino sul ponte in legno di quella nave. La Rosa non sembrava però intimorita, solo estremamente dolorante ed infastidita, quello sì. Era strano che la fanciulla conoscesse il Nord meglio del soldato che proveniva da quelle terre ma a volte il destino era beffardo ed ironico e l'ex Principessa non si sarebbe fatta alcun problema a cavalcarlo.
    "Dovremo fare un'ottima impressione quando ci presenteremo con la nostra vera identità. Fammi vedere cosa sai fare avanti, io sono Lady Elysa."
    Jotun restò interdetto per qualche secondo cercando di capire dove volesse andare a parare la strana ragazza; non c'era bisogno di istruzioni per comprendere come dire il proprio nome e la propria qualifica a chicchessia e a dir la verità il soldato cominciava ad averne abbastanza di quelle lezioni di galateo, eppure si prestò nuovamente alle richieste di Aconé come padre gentile con una bambina capricciosa. Se fosse bastato quello a tranquillizzarla e a farla stare meglio, beh avrebbe inscenato anche quella piccola recita.
    "Lady Elysa, sono Jotun, guardia del corpo di Lady Aconé."
    La Tyrell alzò gli occhi al cielo; quell'uomo si era sforzato tanto e durante quella settimana aveva imparato a smussare diversi aspetti del suo carattere, tuttavia non era ancora sufficiente e commetteva ogni volta gli errori più semplici, quelli che essa stessa aveva imparato ad evitare molti anni prima. Evitò di dare in escandescenze limitandosi a dissentire con il capo e preparandosi a spiegare in cosa stavolta l'armigero aveva peccato.
    "Non ti ho detto nulla, non ti ho fatto alcun cenno, non dovevi dire alcunché."
    "Ma siete stata voi a chiedermi di presentarmi, ho fatto quanto mi avete detto!"
    "Era una prova e mi spiace dirtelo ma non l'hai superata. Devi aspettare sempre che sia la persona più importante presente nella Sala a darti il permesso di parlare o a concederti il diritto di salutarla. In questo caso Lady Elysa, se ci fosse stato Lord Caleb avresti dovuto aspettare lui."
    Stavolta fu il soldato a sollevare lo sguardo verso le nuvole sbuffando leggermente e riprendendo la sua posizione, pronto a ricominciare la recita non appena Aconé avesse voluto. La ragazza strinse le braccia sotto al petto sorridendo a Jotun e abbassando il capo in segno di saluto; era importante che comprendesse che erano le persone socialmente più elevate od importanti a dettare il ritmo della conversazione e a concedere il diritto di parola e fino a quando non avesse avuto quel permesso avrebbe dovuto restare in silenzio.
    "Chi siete?"
    "Jotun mia Signora, guardia del corpo di Lady Aconé."
    L'armigero ripetette con attenzione la frase precedente condendola stavolta anche del titolo per riferirsi alla Flint e di un inchino storto che secondo i suoi intenti doveva di certo aver fatto colpo sulla Tyrell che invece serrò le labbra scuotendo nuovamente la testa. Era un altro no.
    "Quando ci si presenta bisogna qualificarsi, non basta dire semplicemente il tuo nome e la tua professione. Ti chiami Jotun, d'accordo, specifica da dove vieni e chi sei e quando introduci un'altra persona presenta con il nome proprio seguito da quello della sua Casata e da tutti i titoli che essa possiede in ordine di importanza, lasciando per ultimi quelli semplicemente onorifici. Infine se necessario procedi con la geneaologia, conosci la mia giusto?"
    Un cenno di assenso da parte della guardia, pronta a ripetere nuovamente l'operazione. Anche stavolta stette particolarmente attento nel parlare soltanto dopo che la piccola dittatrice ebbe concesso il suo permesso dandogli diritto di parola e benché balbettasse alla ricerca del termine adatto di tanto in tanto si sentì comunque soddisfatto del proprio lavoro.
    "Sono Jotun, mia Signora, soldato semplice di Porto Bianco, ora al servizio di Lady Aconé Tyrell, Principessa di Sala dell'Estate, Rosa del Destino, figlia di Lord Mace Tyrell."
    Ancora un inchino scomposto, mano destra sul cuore e goffaggine in ogni gesto. Aconé sorrise facendo comunque un cenno di assenso per la presentazione, almeno la prima parte ora era accettabile anche se dubitava che l'uomo avrebbe incontrato altrettanta facilità nel presentare Lady con un ventaglio di titoli molto più ampio di quello della giovane Rosa. L'inchino invece, quello era assolutamente da cancellare.
    "Non va bene inchinarsi a questa maniera. Considera che generalmente gli uomini non si inchinano, anzi stringono la mano quando si presentano a uomini loro pari, anche in questo caso chi per primo si presenta per primo porge la mano da stringere e fai in modo che la stretta sia vigorosa. A nessuno piace tenere in mano qualcosa di molliccio e indica pochezza di carattere. Solo se si viene presentati ad un uomo più importante è richiesto l'inchino per gli uomini, ma questo verrà fatto inginocchiandosi sul ginocchio sinistro e tenendo il destro in elevazione, capo chino e per carità nessuna mano destra sul cuore non sei in un tempio!"
    Jotun scostò velocemente la mano dal torace rigirandosela davanti agli occhi come se fosse indeciso su quale fosse la posizione per quell'aggeggio, come se con due semplici parole Aconé gli avesse fatto dimenticare la posizione naturale delle sue braccia.
    "Ma Lady Elysa non è un uomo. Come si conclude la presentazione ad una donna?"
    Aconé porse la sinistra verso la sua guardia del corpo tenendola tesa di fronte a sé, con il dorso rivolto verso l'alto, leggera eppure al contempo forte, delicata e decisa, pronta per essere stretta dal soldato se si fosse sbrigato a capire cosa la Principessa gli stesse chiedendo. Jotun però non comprese e strinse vigorosamente la mano della fanciulla strappandogli una smorfia di dolore e una risata.
    "Santo cielo Jotun! Se salutassi così Lady Elysa ti ritroveresti in carcere la sera stessa probabilmente. Il baciamano testone! Non lo hai mai visto fare?"
    Stavolta fu la Rosa a sporgersi in avanti afferrando con la destra la mano riluttante del soldato e portandola ad altezza del suo cuore, quindi si sporse in avanti inchinando capo e schiena di fronte all'improvvisata signorina e portò le labbra accanto alla pelle di quella mano senza tuttavia toccarla, limitandosi a mimare un bacio gentile, poi, mentre si sollevava lentamente per tornare alla sua posizione e lasciare di nuovo la mano al suo legittimo proprietario, avrebbe lasciato scorrere lo sguardo negli occhi dell'armigero di Porto Bianco completando in tal modo saluto e presentazione.
    "Ecco come ci si presenta ad una donna, testa di rapa!"

    ******
    GIORNO 13 dalla partenza
    Il mondo era particolarmente bello guardato a testa in giù ed Aconè aveva finalmente trovato una posizione che potesse alleviare i suoi dolori di schiena: aveva rovesciato una botte di legno vuota e vi si era accasciata in modo tale che la curvatura del legno accompagnasse la lordosi gravidica e da quella posizione lasciava che il capo rovesciasse all'indietro e prendeva a dondolarsi avanti ed indietro in un massaggio tanto strano ed indecoroso quanto soddisfacente. Quasi rischiò di cadere di sedere quando davanti ai suoi occhi si pararono i piccoli piedini della figlioccia che la spronarono a tornare a guardare il mondo dal verso giusto finalmente. Non aveva alcuna intenzione e a dire il vero alcun modo di tornare in piedi in quel momento, quindi restò a gattoni sul ponte della nave mandando all'aria ogni accenno di etichetta che tentava di impartire a Jotun e fu in quella posizione che fece cenno ad Amerey di avvicinarsi un poco per parlare con lei. Da quando erano fuggiti avevano chiacchierato parecchio e le aveva insegnato nozioni in grado di riempirle la testa e allontanarla dal pensiero di Daerion, il terzo genitore perduto, eppure non avevano ancora affrontato l'argomento per il quale, prima di ogni altra cosa, Aconé l'aveva trascinata su quella nave strappandola alle braccia di Rhaella.
    "Cosa sai dei Draghi Amerey? Ti piacciono?"
    Forse avrebbe dovuto smetterla di prendere sempre così alla larga gli argomenti con quella povera piccola ma era nel carattere della Tyrell e benché si sforzasse di essere più semplice e diretta non le era congeniale.
    "A me hanno sempre fatto un po' paura. Certo Ikarus è guidato da Rhaegar, ma se ci fosse un uomo cattivo sulla sua groppa? Non voglio neppure pensarci..."
    Non sapeva perché stava infilando quei brutti pensieri nella testa della bambina, o meglio in realtà ne era perfettamente consapevole ma dentro di sé sapeva che non sarebbe stato corretto farlo e quasi istantaneamente frenò la sua lingua cambiando strada. Aveva promesso a quella creatura di proteggerla e di starle vicino e non avrebbe cominciato a mancare al suo giuramento ingannandola in quella maniera.
    "Ikarus è l'unico Drago esistente, ma ci sono molte uova ancora vive in diverse parti del Continente, sai? Alcune le ho viste coi miei occhi."
    Si guardò attorno cercando di comprendere se vi fossero orecchie indiscrete pronte a captare ogni parola che uscisse dalle sue labbra, quindi, solo se fosse stata estremamente sicura che non fosse nessuno, avrebbe parlato alla piccola in un sussurro.
    "Ce ne sono tre nella tesoreria della Fortezza Rossa, so che a Daerion era stato affidato il compito di proteggerle ma adesso che non c'è più e che i Lannister hanno conquistato Approdo del Re non oso immaginare cosa potrebbe accadere!"
    Uno sguardo negli occhi della piccola prima di guardarsi nuovamente in giro per scorgere qualsiasi curioso che potesse mettersi in mezzo al suo cammino, fosse anche Jotun che in quel momento doveva rimanere all'oscuro di quanto la Rosa invece sapesse.
    "Fortunatamente sono chiuse in una cassaforte di acciaio valyriano, praticamente inespugnabile. Dovrebbero essere al sicuro, non credi?"

    ****
    GIORNO 16 dalla partenza
    Era rimasta sola tutto il giorno alternandosi tra crisi di pianto, attacchi di panico, risate isteriche e rabbia furente. Non comprendeva cosa accidenti le stesse succedendo e se quelli fossero stati solo gli effetti della gravidanza non dubitava che le donne fossero molto più coraggiose degli uomini per poterle affrontare. Non bastavano i dolori con i quali faticava a scendere a patti, ora anche il suo umore ci metteva lo zampino ballando come nave in un mare in tempesta. Era stato per evitare discussioni inutili o di far restare male qualcuno che si era allontanata dal resto della strana ciurma per tutta la giornata uscendo fuori coperta soltanto a tarda sera quando le stesse erano alte nel cielo e illuminavano una notte altrimenti scura come pece. Scura come i capelli della dorniana che sventolavano nel vento fresco della sera disegnando dolci onde sulle sue vesti e sulla sua nuca.
    Aconé non avrebbe saputo dire se era la ragione a spingerla a parlare con lei o gli sbalzi d'umore della giornata, ma era passato fin troppo tempo da quando si trovavano su quella nave e sapeva che vi era ancora una questione da affrontare con la Martell, per cui decise infine di avvicinarsi a lei accostandosi al suo fianco sulla balaustra in legno della nave.
    "Non mi sono mai fermata ad osservare le stelle. Voglio dire, sono bellissime certo, ma non del genere di romanticismo che piace a me. Ho sempre preferito i fiori, le coccinelle che si muovono lentamente sulle foglie, l'odore della terra bagnata. Sono una che guarda alle cose di qua piuttosto che a quelle di su."
    Gli occhi verdi della fanciulla si perdevano quasi nell'oscurità della notte e benché si trovasse a proprio agio sulla nave, notizia del tutto strana dati gli standard della ragazza, comprendeva che non era quello l'ambiente dove poteva germogliare al meglio a differenza di Daerion che profumava di mare e cenere.
    "Non mi restano molte persone e la maggior parte di quelle che mi sono care si trovano lontane da me. Ho scelto male in passato di chi potermi fidare ma sento di non sbagliare stavolta. Ho scelto di fidarmi di te."
    Non si ricordava quando avesse smesso di dare del voi alla Principessa di Lancia del Sole e fosse passata ad un più colloquiale "tu" ma oramai era quello ciò che le veniva più naturale e a meno che Lilyanne non si fosse esplicitamente opposta, avrebbe continuato a parlarle in questa maniera. Gli occhi della Tyrell si scostarono dal cielo affondando in quelli della Martell nella speranza di trovare del terreno fertile. Forse stava per commettere soltanto un madornale errore ma quella fanciulla aveva condiviso con lei molto più di quanto avessero fatto centinaia di ancelle o cugine eppure non si era ancora azzardata a chiamarla amica. Poiché le loro terre venivano da decenni di conflitti aperti e poiché suo fratello le aveva spezzato il cuore scegliendo una Florent, ecco quelle potevano essere buone motivazioni. Ma c'era di più di una Martell in Lilyanne, così come c'era molto più di una Tyrell in Aconè e non avrebbe permesso ancora ad altre occasioni di andare sprecate.
    "C'è un'altra motivazione per la quale ho spinto per andare a Grande Inverno."
    Deglutì scostandosi dalla balaustra e portando le mani nella scollatura dalla quale con estrema lentezza estrasse un ciondolo d'argento che ora riposava ben visibile sul suo petto sotto la luce della Luna. La parte superiore del piccolo tondino era ricoperta di pietra d'onice e brillante nell'oscurità della notte un metalupo faceva bella mostra di sé sopra la pietra nera. Era il ciondolo che lo Stark aveva realizzato per lei ad Alto Giardino.
    "Durante il Ricevimento del Solstizio, dopo...dopo la disavventura con il Baratheon...ho passeggiato nella Foresta del Lupo con..con Lord Caleb..."
    La voce della Rosa tremava mentre riportava alla mente quei ricordi e le dita della destra si accarezzavano le labbra, come a rievocare quel dolce contatto che da troppi mesi le era stato negato.
    "Per noi è sciocco innamorarsi, lo so. Non avrei dovuto, non avremmo dovuto..ma mi ha baciato e..e..tutto il resto non ha avuto più senso. Quando lo avete incontrato ad Alto Giardino alla ricerca di Zacharian, beh..era venuto a chiedere la mia mano a mio padre e se gli accordi di Rhaella non l'avessero preceduto sarei stata al suo fianco invece che su questa nave a fuggire da Lannister e Targaryen."
    Il sorriso della Rosa si incrinò e lo sguardo da sognante tornò serio mentre le mani riportavano velocemente il ciondolo al suo posto, nascosto nelle vesti della giovane. Aveva appena confessato il suo più grande segreto a Lilyanne Martell, la donna più capace di usarlo contro di lei se fosse servito. Eppure Aconé sapeva che non avrebbe avuto altra scelta, una volta a Grande Inverno v'era il rischio che qualcosa saltasse fuori e si scoprisse e c'era anche il caso che la Tyrell stessa fosse costretto a rivelarlo a Lady Elysa per farsi accogliere in Casa Stark. Non voleva che la dorniana lo scoprisse per vie traverse, non ora che voleva considerarla un'amica.
    "Ma così non è stato e per quanto desidererei dirti che porto in grembo il figlio di Lord Stark e non quello del terzogenito morto dei Targaryen, così non è: Caleb non mi ha sfiorata neppure con un dito quando ha scoperto che ero promessa sposa del Drago. E' sciocco maledire il fatto che non l'abbiano ucciso prima? Sciocco no, ma di certo poco delicato. Beh poco male mi avrebbero fatto sposare Kraer, o forse addirittura Viserys ti immagini?"
    La Tyrell tentò di recuperare velocemente il sorriso in modo da rassicurare la Martell sulle sue intenzioni; presto se tutto fosse andato secondo i piani Lilyanne avrebbe sposato Rhaegar e la posizione della Rosa a Grande Inverno poteva divenire scomoda per i Targaryen stando alle rivelazioni di Aconé.
    "Sono rimasta in contatto con Caleb tutto questo tempo e i miei sentimenti nei suoi confronti non sono mai stati più forti e se il cuore di Lupo non mente, neppure i suoi. Ecco perché sono convinta che non ci tradirebbe mai, neppure per tutto l'oro di Castel Granito. Ma non devi preoccuparti, sono vedova ma Cuore di Ghiaccio non lo è e non farà nulla che possa nuocere al suo matrimonio puoi credermi. Qualche giorno fa mi hai chiesto cosa avrei fatto una volta giunta a Grande Inverno."
    Aconé si staccò finalmente dalla balaustra facendo qualche passo sul ponte della nave e tornando a fissare la dorniana.
    "Partorirò e crescerò mio figlio al sicuro da chiunque. E' questa ora la mia priorità."

    *****
    GIORNO 18 arrivo a Karhold
    Karhold e non Porto Bianco.
    Ancora una volta le contingenze avevano escluso una possibilità che avrebbe fatto comodo alla Martell ma se davvero il Re era diretto nel castello dei Manderly una volta arrivate a Grande Inverno Aconé era sicura che avrebbero trovato una maniera per spedire qualcuno a controllare, possibilmente guidato da Lilyanne in persona per essere sicuri che nessuno facesse sciocchezze. Le dispiaceva quasi lasciare quella nave per scendere di nuovo sulla terraferma, paradossalmente nonostante l'iniziale paura dell'acqua si era trovata molto bene e non rimpiangeva i tempi in cui pensava che con i piedi sulla solida terra si stava più al sicuro. Tuttavia Grande Inverno non aveva alcun porto, questo lo ricordava bene dopo il suo viaggio, e l'unica maniera per poter arrivare dagli Stark era mettere i piedi a terra e sbarcare a Karhold.
    Avesse saputo chi fossero i signori di Karhold avrebbe abbozzato un qualche discorso ma visto e considerato che non ne sapeva proprio nulla, si sarebbe attenuta al piano principale, gli abiti da donna del popolo già indosso. Aveva avuto la decenza di cambiarsi, indossando un vestito verde chiuso da qualche laccio di cuoio ed i capelli legati in una lunga treccia dietro la schiena, eppure quelle vesti erano stracci in confronto a ciò a cui era stata abituata.
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    Aveva abbandonato i vestiti scollati per le maniche lunghe sperando che bastassero per tenerla al caldo eppure non aveva fatto i conti con il freddo del Nord. Forse quegli infusi per il raffreddore che si era procurata non sarebbero stati del tutto inutili. La primavera doveva essere soleggiata anche nella terra dei Lupi, almeno secondo le sue idee, peccato essersi completamente sbagliata!
    La necessità di non prendere alcun malanno la spinse ad indossare non solo le rodate scarpacce di cuoio ai piedi, ma anche le calze ed i guanti in lana che aveva realizzato prima del viaggio. Non osò oltre poiché le vesti di lana erano fin troppo vistose e avrebbero attirato inevitabilmente l'attenzione sulla compagnia.
    Era pronta a dare qualsiasi spiegazione ai soldati di guardia al porto che avevano ovviamente fermato la nave per domandare spiegazioni ma prima che potesse aprir bocca il marinaio la precedette mentendo come solo Faccia di Cera le aveva insegnato. L'iniziale stupore fu sostituito subito da un sorriso quando la Tyrell ricordò a chi appartenesse quell'uomo di mare messo lì su quella nave, niente di meno che il Maestro dei Sussurri. La sua spiegazione era ottima ma costituiva un piccolo cambio di rotta nei piani presi con Jotun e doveva intervenire per chiarire i nuovi dettami prima che il soldato di Porto Bianco intervenisse rovinando ogni cosa.
    "Certo che è vero signori. I nostri mariti sono mercanti di stoffe, lino taffetà..conoscete? Possono trovare la miglior seta di tutto il continente e vendervela al miglior prezzo. Per voi o le vostre signore si intende. Noi siamo sarte, se vogliono l'abito già confezionato non c'è alcun problema, con un piccolo sovrapprezzo ovviamente. Non abbiamo il permesso di prendere accordi a loro nome in verità ma se siete interessati di certo troveremo il modo di tornare e fare affari con voi."Guardate questi guanti, li ho realizzati con le mie mani mica roba da niente!"
    Non poteva sperare che il resto della comitiva mentisse in quel frangente ma si augurò che quanto avesse detto a Jotun fosse chiaro anche ad Amerey, il silenzio era l'arma migliore in quei casi e se la guardia avrebbe dovuto necessariamente fingersi muto la bambina avrebbe potuto nascondere tutto in una naturale timidezza. L'opzione dei mercanti di stoffe le sembrò la migliore per spiegare la ricchezza del bottino che sventolava il marinaio e scegliere i tessuti era stato naturale data la dimestichezza delle due donne con l'argomento che le avrebbe fatte cadere sempre in piedi.
    "Parlo troppo vero? Mio marito me lo dice sempre, non c'è persona al mondo in grado di sopportarmi. Ecco perché ha assunto un muto come guardia del corpo, poveretto il disgraziato è costretto ad ascoltarmi per forza!"
    Fateci passare. Fateci passare..
    3889 parole di cui 1233 di add di Etichetta 3 (minimo 700 parole).
    Allora resoconto.
    Rispondo a Lily
    Addestro Jotun
    Provo ad informarmi se Amerey sa qualcosa delle uova e della cassaforte (e nel contempo mi preparo ad un'eventuale controprova di furtività se qualcuno è in agguato)
    Svelo il segreto di pulcinella a Lilyanne sperando non lo usi per fottermi.
    Mi accodo alla menzogna del mercante.

    Addosso ho calze guanti e scarpe che in totale mi danno: +25% resistenza al freddo.

    punti aconé= 5 punti add (75% add) +2 tratto +1 lunghezza + eventuale affinità/mod
    punti jotun= 7 punti + 2 add -2 tratt0 + 1 lunghezza


    Edited by Freene - 16/5/2018, 14:49
     
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    Alfiere

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    GIORNO 5:

    Va bene Flick, ripassiamo. Cosa ti ho detto sugli Stark? È stato poco tempo fa, dovresti ricordartelo. È stata una delle prime okay, ma te le ho spiegate tutte le casate

    Era vero, gliel’aveva spiegato. Gli aveva parlato della nobile Casa Stark di Grande Inverno. Mentre il suo piccolo ed estremamente smemorato allievo si lambiccava il cervello per rispondergli, Lilyanne tornò ad appoggiarsi alla ringhiera in legno della nave, inspirando l’aria salmastra e maledicendo il mar di mare. Non ne soffriva fino a qualche anno prima, ma del resto non aveva mai navigato in acque aperte, solo in quelle protette di un fiume o di un lago. Era una ragazza del deserto, lei, e com’era giusto che fosse aveva scarsa familiarità con l’acqua.

    Qualche settimana prima, Fortezza Rossa

    Quindi gli Stark discendono da Brandink …

    Lily stava iniziando a rivalutare sia l’intelligenza di Flick che le capacità di Maestro Myles, pace all’anima sua. Era stata anche lei un’allieva tanto pessima, tanto svogliata e … okay si, probabilmente lo era stata. Anzi, sicuramente. E, nella maniera più assoluta, non aveva provato alcuna gioia nel sentir parlare di Casa Stark. Anzi: nella sua mente di ragazzina, nella sua completa idiozia, aveva perfino cercato di rimuovere quelle informazioni preziose dal cervello, di non farcele entrare a tutti i costi! Ora, si aggrappava a quei pochi ricordi, maledicendo la sé stessa del passato e cercando di passare un po’ di sapere a Flick.

    Brandon, non Brandink. Continua Flick dai, cosa ti ho appena detto di Casa Stark?

    Gliel’aveva appena detto sul serio, anzi glielo diceva oramai da giorni: sin dalla partenza di Hadray e della sua scorta si era detta che Flick non poteva fare quel cavolo che gli pareva e che, cosa ancora più importante, non poteva comportarsi come un villico privo di cultura. Un giorno sarebbe diventato grande, sarebbe cresciuto come protetto di una Martell, e in ogni caso nel frattempo doveva incontrare uno dei Lord Maggiori del Continente Occidentale e la sua famiglia; probabilmente non sarebbe neanche stata l’ultima volta. Meglio che, nel frattempo, si adeguasse al fatto che comunque qualcosa doveva imparare. Lily si massaggiò le palpebre, sospirando. Non sarebbe stato semplice trasformare quel marmocchio in un piccolo Lord, ma del resto nessun ragazzino nasceva per studiare. Suo fratello Vicben, ad esempio, forse a malapena sapeva la storia della loro casata. Anzi probabilmente nemmeno quella: Lilyanne l’aveva sempre visto trotterellare dietro a Ser Elys, senza degnare Maestro Myles e la sua torre di uno sguardo.

    Ehm … Casa Stark è una nobile casata del nord … hanno un lupo … no, volevo dire un metalupo! Ecco, hanno un metalupo sullo stemma …

    Le faceva un po’ pena a dire il vero, ma sapeva di non potergli imboccare le risposte ogni volta. Prima o poi, Flick si sarebbe dovuto prendere le sue responsabilità, senza essere sempre aiutato da lei. Lily picchiettò delicatamente con il dito sul libro di storia, dove c’erano sia lo stemma che il motto degli Stark.

    Leggi. Devi esercitarti anche con questo

    Era tristemente vero, e Flick si appoggiò sui gomiti per guardare il libro. Lilyanne si preparò mentalmente a quello strazio: ascoltare il moccioso leggere era una vera e propria tortura. Era stentato, balbettava e sembrava veramente idiota.

    La nobile Casa Stark di Grande Infer … Inverno. Lo s-s-stem-ma … Lo stemma è un meta-lupo grigio su fondo bianco. Il … moto … no, il motto, è “L’inverno sta arr … arrifan … arrivando”

    Flick riprese a fissare il paragrafo successivo, l’aria di qualcuno che considera una pura offesa avere davanti certa roba. Lily iniziò a meditare cosa mangiare a pranzo: ci sarebbero stati di sicuro panini morbidi e carne, ma in quel periodo la tavola era sempre piena di dolci in caso Lady Aconé avesse qualche particolare voglia dovuta alla gravidanza, oltre a certe zuppette liquide e dall’odore fruttato che, anche con tutta la buona volontà, non riuscivano proprio ad ispirare la Principessa di Lancia del Sole.

    Vai avanti, dai. Che altro sai degli Stark?

    A giudicare dalla sua espressione, assolutamente nulla. Però qualcos’altro doveva sapere. Era impossibile che non si ricordasse proprio nient’altro. A Lily sarebbe andata bene qualunque cosa.

    Ecco … il Lord è Rickard Stark, è sposato … ehm …

    La dorniana sospirò. A lei non piaceva studiare storia, ma Flick era peggio.

    Con Lady Elysa Flint-Stark. In realtà era sposato, visto che Lord Rickard è stato recentemente ucciso in combattimento dai bruti. Ora il Lord è Caleb, che si è sposato qualche mese fa con Selene Targaryen, te lo ricordi questo?

    A giudicare dall’espressione di Flick no, non se lo ricordava. Lily imprecò mentalmente contro la stupidità di quel marmocchio.

    In realtà il primo in linea di successione era Ivhar Stark, che però si è unito ai Guardiani della Notte … ti spiegherò dopo chi sono. In ogni caso dopo Caleb e sua sorella, Keriann, ci sono i Martell, quindi io e mio fratello Matt. Nostra madre era una Stark, la sorella di Lord Rickard

    Era, anche lei come il fratello, stata uccisa in un luogo in cui teoricamente era al sicuro, in cui doveva essere signora e padrona anche dell’aria dei propri sudditi. Lily non si concesse nemmeno un secondo di tristezza, né per lei né per suo padre: perché essere tristi, quando si poteva essere arrabbiati? Hadray, i suoi genitori, tutti coloro che amava … loro erano stati la sua pietà, la sua gentilezza. La sua misericordia e il suo cuore. Ora era tranquilla, libera di agire e vendicarsi indisturbata.

    Ma parlando d’altro si, il loro fondatore storico è Brandon il Costruttore, a cui si attribuisce anche la costruzione della Barriera e di Capo Tempesta, la fortezza dei Baratheon. Questo secondo la leggenda, bene inteso. Un tempo, gli Stark erano i Re dell’Inverno: lo sono stati per migliaia di anni, venerando gli Antichi Dei dei Primi Uomini, da cui discendono i Lupi. Mantengono tutt’ora questa tradizione, assieme a tutto il Nord e ad alcune casate del Sud. Storiche sono sia l’alleanza degli Stark con i Guardiani della Notte che la loro rivalità con i Bolton di Forte Terrore, che hanno come simbolo l’uomo scuoiato. Da loro discende la Casa Karstark di Karhold, e si inchinano solo di fronte ai Targaryen: Thorren Stark è conosciuto come il Re in Ginocchio proprio per questo motivo.

    C’erano una marea di altre cose da dire, ma Lily era stanca, assetata e si chiedeva che tipo di carne avrebbero servito alle Lady quel giorno a pranzo. Coniglio, magari? O pollo. Le piaceva il pollo. Sperava solo non pesce, perché non sopportava come lo facevano lì alla Fortezza Rossa. Avrebbe lasciato Flick a leggere mentre andava a dare un’occhiata in cucina …



    Non importa: dimmi almeno come si chiama il Lord di Grande Inverno.

    Quella era facile, il ragazzino poteva ricordarselo. Era solo un nome.

    Ehm … Calef? No, Clabel … uhm … Caleb! Lord Caleb Stark! Giusto?

    Lily annuì, sollevata: almeno non doveva ripeterglielo altre quindici volte. Solo altre cinque o sei. Prima o poi gli avrebbe anche insegnato qualcosa sul bonton.


    GIORNO 16:

    Come?!

    Okay, okay. Lily era abituata ad avere cotte e segreti, adorava parlare di questi argomenti e si era sempre ritenuta piuttosto brava ad intuire i sentimenti altrui. Ma che Caleb e Aconé volessero saltarsi addosso a vicenda e fare tanti piccoli lupacchiotti le era proprio sfuggito. Era talmente sorpresa da questa notizia, che smise di avere il mal di mare: in tutta sincerità questa fu una fortuna, perché fino a cinque minuti prima era stata pronta a rigettare cena, pranzo e forse anche la colazione. Caleb e Aconé … Lily abbassò lo sguardo, osservandosi le mani. Non li aveva mai guardati, al matrimonio. Aveva studiato Rhaegar, si era fatta conquistare da Hadray. Ma non aveva mai, nemmeno una volta, pensato di osservare per più di qualche minuto il lupo e la rosa. Non ricordava nemmeno se avessero ballato assieme oppure no. Poggiò una mano sul polso di Aconé, rivolgendole un sorriso che poteva solo sperare fosse gentile e non vagamente nauseato – il mal di mare era tornato di gran carriera, evviva!

    Sai meglio di me che Caleb ha fatto bene, Aconé. Ora, sarai madre di un Targaryen, invece che di uno Snow

    Era crudele dirglielo in faccia, ma Lilyanne aveva esaurito da tempo i peli sulla lingua. Beh, Aconé era vedova, e se Caleb l’amava ancora allora probabilmente questo l’avrebbe messo di buon umore: Daerion era morto, e con i Targaryen non più sul trono il lupo avrebbe potuto facilmente ripudiare Selene e sposare la Tyrell.

    Non conosco bene mio cugino, ma gli Stark sono uomini e donne d’onore. Mi fido di loro

    Si fidava di loro, di Caleb, di quegli sconosciuti con cui aveva qualche goccia di sangue in comune, più che di Matt. Se anche suo fratello fosse stato sul trono di Dorne, Lilyanne non l’avrebbe raggiunto comunque: chi le assicurava che non l’avrebbe svenduta ai Lannister? Che non l’avrebbe tradita? Era il tipo di cosa che suo fratello avrebbe fatto, se per lui ci fosse stato un guadagno. Beh, no grazie. La dorniana strinse i pugni, osservando il mare nero come la pece davanti a lei. Per colpa dei Targaryen, era lontana da Dorne quando i suoi genitori erano morti; per colpa dei Leoni, sarebbe stata lontana anche quando Matt si sarebbe ripreso il potere o sarebbe morto nel tentativo. Come poteva definirsi ancora una Principessa di Dorne? Non c’era stata, non ci sarebbe mai stata, per la sua terra. Ingoiò le lacrime: non avrebbe pianto. No, questo mai. Non avrebbe urlato. Sarebbe diventata di ghiaccio e pietra, si sarebbe costruita una corona se non fosse riuscita a trovare Rhaegar. I Lannister al potere? Dopo quello che avevano fatto? Mai. Li avrebbe tirati giù dai loro scranni d’oro, gli avrebbe fatto sputare sangue. Avrebbe cancellato la loro famiglia dagli annali. Con o senza Rhaegar al suo fianco.


    GIORNO 17

    Era andata alla ricerca di Aconé quel pomeriggio, già pensando al fatto che sarebbero sbarcate il giorno dopo: fra le mani aveva le due boccette di tintura, sperando che la Tyrell apprezzasse l’idea.

    Eccoti! Ti stavo … ti stavo giusto cercando.

    Dove si trovavano, al centro della nave, il rollio era meno intenso, ma non poteva garantire nulla sulla possibilità di non vomitare addosso alla vedova Targaryen.

    Domani sbarcheremo, stavo pensando che … ugh … che Amerey è davvero molto riconoscibile.

    Aveva sbagliato a mangiare a pranzo: ora sentiva tutta quella roba farle su e giù nello stomaco.

    Avevo preparato delle tinture … bionda e rossa … potremmo provare ad usarle sui suoi capelli, per camuffarla. Farla passare per la figlia di una di noi, o la sorella di Flick o … qualche altra cosa. L’importante è che non sia una Targaryen.



    GIORNO 18, arrivo a Karhold:

    Aveva pensato di vestirsi da Septa, ma alla fine aveva desistito: lì al Nord non potevano essere troppo ben viste, e in ogni caso c’era sempre il tempo per mettersi il velo. Il vestito in fondo era sempre quello, grigio e triste, con il mantello di seta ben avvolto intorno alla vita e ai fianchi per simulare un grasso che non c’era e aggiungere calore, i bracciali in pelle ben nascosti sotto le maniche e gli stivali avvolti attorno alle gambe. Si sarebbe dovuta provocare vestiti un poco migliori forse, o perlomeno diversi, ma ci avrebbe pensato in seguito. Le borse erano piene, e sopra di esse c’erano gli scampoli di cotone rimasti dalla creazione dei vestiti, oltre a qualcosina di lana. Avrebbero coperto gli oggetti sottostanti, perlopiù libri e vestiti. Lily toccò quasi inconsciamente la gonna: ben nascosta dalle pieghe della stoffa c’era la cintura piena di boccette di legno, a loro volta colme di veleno. Poche gocce di quella roba avrebbero ucciso chiunque: era un pensiero comunque consolante, assieme al coltello infilato negli stivali.

    Si accodò ad Aconé, sbuffando alle sue parole alle guardie.

    Si, e questo costringe me a dirti di chiudere quella boccaccia. Sono soldati, non vedi? Gente seria, che non è interessata alle tue chiacchiere da comare. Ragazzo! Tu, lì, vieni qui ad aiutarmi!

    I mesi alla Fortezza Rossa le avevano schiarito la pelle, ora molto più somigliante a quella di un abitante del Nord, e Lily sperava vivamente che il volto allungato degli Stark facesse il resto, discostandola ancora un po’ dai dorniani, attenuando la somiglianza. Aveva anche parlato a voce alta, storpiando le parole e l’accento, sperando che la parlata del Sud non si sentisse.


    2083 parole, di cui 1777 di add di storia 2 a Flick
     
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    Condottiero

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    Amerey ascoltò le parole della Rosa ed i suoi grandi occhi andarono a puntarsi al cielo come a ripescare un ricordo ormai lontano. -Io le ho viste- disse -"La chiave è nel seme del drago"- recitò a voce bassa, e subito il suo umore si fece più cupo. -Me... me lo diceva Daerion- Lacrime salate iniziarono a scenderle lungo le guance.

    ***

    I due uomini si guardarono titubanti. -Potete attraccare... Ma fate attenzione, il Nord non è più un posto sicuro...-

    -Siete uomini di senno miei Signori- concluse il marinaio. Allungò loro il gruzzolo di denaro -Vi ringrazio per la vostra accoglienza e per il lavoro che state svolgendo-

    Scesero dalla barca ed iniziarono il loro nuovo viaggio.
    Bene, cammino per la foresta. Anche qui, arrivate il 23 Gennaio, decidete voi quanti giorni ruolare, se saltare dirette a Forte Terrore ecc. Ho intenzione di fare easy e chiudere in fretta, avete sofferto anche troppo ahaha


    23 Gennaio, Forte Terrore
    Il Marinaio si voltò verso le ragazze. -Direi che è meglio riposare- indicò una locanda non molto distante -Seguitemi-

    Vennero accolti dall'oste, il quale indicò loro tre stanze in cui avrebbero potuto riposare ed illustrò le pietanze di quella sera. Nessuno fiatava e quelle poche conversazioni scambiate venivano sussurrate come se la folosofia condivisa fosse quella del non fare domande. Nessuno cantava, nessuno mostrava allegria... la guerra aveva portato via ogni cosa.
    Vi ho fatte entrare in locanda perché magari volete chiedere qualche informazione alla gente del luogo o bhu, anche qui liberissime di skippare oltre se non avete niente da fare ;)
     
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    Baciata dal Fuoco

    Doveva dargliene atto, Lily era molto più in gamba di lei per quel che riguardava travestimenti e simili: la tinta rossiccia con cui avevano impiastricciato i capelli di Amerey sotto il consiglio della Martell faceva egregiamente il suo lavoro e, almeno secondo le istruzioni, fino a quando non sarebbe stata lavata accuratamente più e più volte, sarebbe rimasta sui capelli della bambina tingendoli come fiamme vive. Non era inusuale nelle Terre dei Fiumi avere i capelli rossicci, ricordava perfettamente il fuoco nella chioma dell'enigmatico Rowan e di sua madre, e dei mercanti originari di qualche villaggio accanto a Delta delle Acque erano molto più plausibili al Nord piuttosto che lontane carovane del Sud. Non aveva approfondito la conversazione nelle serate precedenti poiché era evidente che ogni ricordo di Daerion scuoteva l'animo tormentato di quella povera creatura ed insistere sarebbe equivalso a infierire crudelmente nella sofferenza di una bambina. Eppure le parole di Amerey si erano conficcate come lame nella mente di Aconé e persino mentre erano finalmente sbarcati nel porto di Karhold ed avevano imboccato il sentiero per la Foresta, risuonavano in testa come nenia per infanti.
    La chiave è nel seme di Drago
    Aveva immaginato che nell'impossibilità di consegnare personalmente la chiave alla bambina, le avrebbe quantomeno regalato un enigma ed un indovinello che le sarebbero stati utili in futuro, eppure quelle parole le sembravano completamente oscure. Dubitava che vi fosse qualche riferimento al figlio che portava in grembo; Daerion era partito prima ancora che Aconé potesse comunicargli la lieta novella, ma v'era anche la possibilità che avesse pensato ad una qualche maniera di trasmettere il retaggio ai propri eredi. Che per caso avesse lasciato il prezioso oggetto a Sala dell'Estate in attesa del trasferimento della sua famiglia?
    No, improbabile. Qualcuno che volesse trasmettere la propria eredità ad una discendenza, avrebbe quantomeno dovuto preoccuparsi di farla questa discendenza. Il Principe invece l'aveva posseduta un'unica volta, durante quel torneo nuziale, per poi evitarla di sfiorarla come avesse la lebbra. Di certo il seme di Drago a cui si riferiva non aveva nulla a che vedere con suo figlio. Non voleva però dire che il Targaryen non avesse un'altra discendenza. Sapeva che i bastardi con sangue valyriano nelle vene venivano chiamati "semi di Drago" e il Drago di Fuoco avrebbe potuto avere una bella discendenza disseminata chissà dove. Chissà quanti figli illegittimi sarebbero venuti a pretendere chissà che cosa in un futuro ed il pensiero che Daerion ne avesse potuto favorire qualcuno donandogli la chiave di un tesoro così prezioso la tormentava.
    Ma le alternative non si fermavano al Principe e ai suoi bastardi. Era davvero possibile che in tutta la sua vita Rhaegar non avesse mai giaciuto con una donna? E che lo stesso si sarebbe potuto dire di Kraer o addirittura di Re Aerys? In questo caso pensare di riuscire a scoprire un segreto così importante da rovesciare gli equilibri stessi del continente sarebbe stato molto più complesso di tutto ciò che Aconè avesse fatto fino a quel momento. Ma forse si stava fasciando la testa per nulla. Forse Daerion aveva soltanto voluto essere romantico celebrando l'unione con la Rosa; il seme che aveva infatto portato dalle Terre dell'Ovest appositamente per lei era stata una rosa dalle sfumature dorate, che a breve sarebbe nata rigogliosa nei giardini che portavano il nome di Aconé nei dintorni di Sala dell'Estate. E se avesse sepolto la chiave nella terra di quei giardini, lì dove riposava il seme trasportato dal Drago?
    E' un Targaryen, stupida.
    Non avrebbe mai legato qualcosa di così importante e personale come delle uova di Drago al matrimonio con una parvenu di una Tyrell. Sarebbe stato qualcosa di molto più fine e molto più legato agli uomini dagli occhi violacei e dai capelli d'argento.
    "Stai bene con i capelli rossi, sai? Non è un colore che si addice a tutte, ma sembra fatto appositamente per te, evidentemente sei nata per portare il fuoco addosso."
    Il sorriso che rivolse ad Amerey era sincero eppure velato di una nota di malinconia. Aveva strappato quella bambina dalla famiglia adottiva, una famiglia che portava il cognome dei reali e che poteva darle ciò che ogni fanciulla sogna di ricevere. Le aveva salvato la vita probabilmente considerando che non aveva idea di cosa fosse successo della Regina e della sua corte durante l'assedio, ma l'aveva anche condannata ad una vita di fuga insieme alla Tyrell. Probabilmente sarebbe stato più giusto per lei riconsegnarla alla famiglia reale, se ancora ci fosse stata, e permetterle di vivere la vita che meritava; o l'affetto di qualcuno che chissà un giorno avrebbe potuto chiamare madre valeva di più di onori e oro?
    "Hai paura del fuoco? Il pensiero che qui da qualche parte si aggirino il Re ed Ikarus da una parte mi tranquillizza dall'altra mi terrorizza, strano eh? Daerion è sempre stato...diverso dagli altri. Più..più vicino a noi in qualche modo, almeno rispetto ai suoi fratelli..non per niente aveva stretto amicizia con Damon Arryn, dubito che di Kraer si possa dire lo stesso."
    Ila mi ha chiesto di aiutare Amerey a rispondere alla lettera di Damon per giustificare il ritardo nella risposta, procedo qui dunque.

    "Aconé!"
    La voce cristallina della bambina richiamò l'attenzione della Tyrell alle scartoffie che la creatura stava faticosamente tirando fuori dal suo vestitino di stracci prima di porgergliele davanti in una richiesta che la stupì ed insieme intenerì.
    "Prima di scappare ho ricevuto questa da Lord Damon. Volevo rispondere ma prima di cominciare sei venuta a prendermi per andare via dalla Fortezza e non ho nemmeno cominciato a scrivere. Non voglio che pensi che non volevo rispondergli...mi aiuti tu?"
    La Rosa annuì prendendo la missiva tra le mani e bevendone avida e curiosa il contenuto; non c'era nulla da dire, Damon Arryn sapeva come far sciogliere il cuore di una fanciulla, qualunque fosse la sua età. Probabilmente con gli anni di Amerey persino Aconé si sarebbe fatta di burro e avrebbe ceduto al fascino del Falco, esattamente come sua cugina Amarantha. Era strano che non le aveva più mandato notizie da Nido dell'Aquila, ma la Redwyne non era di certo una stupida, di certo doveva aver trovato il modo se non per farsi sposare dagli Arryn quantomeno di tornare a casa con qualcosa in tasca.
    Concentrati, la lettera
    Amerey aveva già tirato fuori un pennino ed una boccettina di inchiostro, pronta a vergare le parole che le sarebbero servite per rispondere a dovere all'amato cavaliere. Forse avrebbe dovuto soltanto restare in silenzio e lasciare che fosse la bambina a scrivere tutto quanto quello che volesse evitando di infarcire quella lettera, inevitabilmente, delle sue paure e delle sue preoccupazioni, ma vi era anche la possibilità che la piccola rivelasse la loro ubicazione e quello sarebbe stato di certo da evitare. Forse supervisionare le sue parole non sarebbe stato tanto sbagliato.
    "Visto e considerato che siamo a gennaio e che prima di un altro mese probabilmente non avrai modo di spedire la risposta, io comincerei scusandomi per il ritardo, che ne dici?"
    La bimba annuì sistemandosi a dovere su una pietra per meglio scrivere ed intingere il pennino nell'inchiostro. Non aveva che scritto due parole quando la Rosa intervenne nuovamente per darle sostegno.
    "Puoi dire che sei fuggita dalla Fortezza, non preoccuparti."

    Mio cavaliere,
    mi dispiace averti risposto così tardi, ma Approdo del Re è stata attaccata dai cattivi dai soldati e sono dovuta scappare via con Aconé e il fratellino, posso rispondere soltanto ora.


    Intervenire a quel punto sarebbe stato troppo tardi. Probabilmente a quest'ora ad Approdo avevano già scoperto che lei non era affatto morta come aveva fatto credere, soprattutto nel momento in cui Lilyanne avrebbe incontrato il Re. Che quest'informazione quantomeno seguisse la strada che la Tyrell intendeva fargli prendere.
    "Va bene. Non dire dove stiamo andando, non sai chi potrebbe leggere quella lettera prima che arrivi a Damon. Potrebbe essere pericoloso."
    Gli occhi della piccola si fecero lucidi ed Aconé capì immediatamente che non si trattava della sua richiesta ma della notizia che il suo cuore voleva riportare all'amato Falco e che la mente rifiutava di scrivere nero su bianco.
    "Damon tiene molto a te, si vede. Ti conviene essere sincera. E' preoccupato delle tue condizioni, aprigli il tuo cuore. Se vuoi paralare di tuo padre puoi farlo.."

    Le cose non vanno tanto bene purtroppo. Mi hanno detto che papà è stato ucciso e non riesco a smettere di piangere dal male che mi fa. Mi manca tanto e mi manchi anche tu.


    La mano della Rosa si portò sul fuoco dei nuovi capelli di Amerey accarezzandoli nel tentativo di calmarla.
    "Ti ha detto che puoi contare sempre su di lui...sii gentile anche tu. Raccontagli qualcosa di bello, qualcosa che gli offra un bel ricordo di te nei giorni a venire."

    Però Aconé mi sta insegnando un sacco di cose e mi ha tinto i capelli di rosso, dice che sto molto bene. Ho conosciuto Flick, un ragazzino della mia età, è molto simpatico e ci ha aiutato a scappare. Non è un cavaliere come te però è valoroso ed è mio amico.


    "Prima di chiudere la lettera è buona educazione ringraziare, informarti di come vanno le cose a Nido dell'Aquila, chiedere di Viserys ad esempio...dopotutto è il tuo promesso sposo."

    Spero che a Nido dell'Aquila vada tutto bene e che anche Viserys stia diventando un cavaliere forte come te.
    Spero di rivederti presto
    Amerey


    17 GENNAIO
    Aria di casa

    "Questa dovrebbe essere la primavera, questa! Qui a terra c'è ancora il ghiaccio che disgela dall'inverno e non c'è fiorellino di campo che sia spuntato tra i cespugli. Solo arbusti e bacche di bosco. Il freddo dell'aria lo senti nelle ossa.."
    Aconé sapeva perfettamente che c'erano vesti e mantelli che non avrebbe potuto utilizzare in quelle condizioni se non avesse voluto rischiare di diventare ben visibile nel verde della foresta, e magari farsi attaccare da qualche bandito o addirittura farsi scoprire da qualche soldato al seguito dei Lannister o del Re. Sperava dunque che guanti, calze e calzari fossero sufficienti a ripararla dalla frescura primaverile del Nord, dopotutto non era ancora inverno e benché la temperatura fosse decisamente più bassa rispetto a quella di Alto Giardino non avrebbe rischiato l'ipotermia. Un raffreddore forse sì, ma per quello si era adeguatamente preparata trascinandosi dietro infusi e tisani contro bronchiti e malattie da raffreddamento. Il fatto che si potesse sopravvivere in quelle condizioni però non voleva dire che la Tyrell non ne soffrisse affatto. Anche la dorniana doveva risentire del freddo abituata ai climi caldi della sua terra ed era convinta che sia Amerey sia Flick avrebbero volentieri fatto a meno di quella passeggiata nei boschi; solo una persona della compagnia appariva del tutto tranquilla, non si lamentava e sembrava perennemente assente, come se da giorni pensasse ad altro o avesse fatto suo il ruolo dell'accompagnatore muto, Jotun. Avanzavano fianco a fianco eppure l'armigero non rivolgeva neppure uno sguardo alla sua protetta limitandosi ad accennare un sì o a regalarle un sorriso spento.
    "Jotun, che succede? E' da quando siamo attraccati a Karhold che ti comporti in modo strano. Questa è la tua terra, pensavo fossi felice di tornare a casa, ci accoglieranno a braccia aperte vedrai."
    "Ho lasciato queste terre da troppo tempo oramai, fatico a riconoscerle come casa e dubito che saranno accoglienti con me."
    Lo sguardo del soldato di Porto Bianco restò fermo in avanti a seguire il sentiero e lontano dalla ragazza che tentava inutilmente di tirarlo su di morale. Aconé però non aveva intenzione di darsi per vinta, non così facilmente.
    "Oh, ma devono è la vostra tradizione dopotutto."
    Finalmente Jotun si voltò ad incrociare gli occhi verdi della fanciulla con aria interrogativa; non aveva calcolato che probabilmente i costumi che aveva imparato con sua madre si riferivano alla nobiltà e non a qualcuno che aveva vissuto tutta la sua vita nella miseria vendendo la propria mano per denaro.
    "Mi riferisco alla Legge dell'Ospitalità introdotta dai Primi Uomini e ancora viva in queste terre. Quando un padrone di casa accoglie degli ospiti nel suo castello è tenuto ad offrire loro del pane e del sale. Una volta che gli ospiti hanno consumato l'offerta sono totalmente sotto la protezione del padrone di casa. Qualsiasi cosa dovesse accadere agli ospiti sarà responsabilità del padrone che si prende in carico la loro incolumità. Violare le leggi dell'ospitalità è un sacrilegio e non credo che qualcuno qui al Nord tradirebbe i propri Dei, quindi puoi stare tranquillo, non c'è verso che qualcuno ti cacci via."
    Era sempre rimasta piacevolmente sorpresa da questo costume tipico dei discendenti dei Primi Uomini eppure in quel momento, mentre camminava su un terreno scivoloso e ancora mezzo ghiacciato, la Tyrell ne comprese istantaneamente il significato. Viaggiare in quelle terre poteva essere molto pericoloso, specialmente durante i rigidi inverni; era essenziale che una volta raggiunto il castello vi si trovasse una qualche ospitalità per non morire assiderati ed affamati. Probabilmente gli uomini per prevenire crimini in tal senso che potessero scoraggiare ancor più del clima i viaggi, si erano dati queste regoli rispettate ancora all'epoca in tutti i domini di Casa Stark.
    "Dite che accoglierebbero sotto la propria ospitalità anche un assassino?"
    Istantaneamente la Rosa frenò i propri passi allungando una mano per fermare il braccio di Jotun ed avvicinarlo al suo. No, doveva aver capito male, cosa accidenti stava dicendo? Sua nonna le diceva sempre che persino dopo aver mangiato insieme un quadrato di sale si fatica a conoscere una persona, ma quell'uomo era stato il suo scudo e la sua spada, il suo compagno e la sua risata quando non v'era nessun altro. Non c'era verso che fosse un assassino.
    "Di cosa stai parlando? Tu non hai ucciso nessuno se non in guerra suppongo, ma quello non fa di te un assassino."
    Gli occhi di Jotun si tinsero di una luce nuova, quasi violenta; si fermò in seguito al richiamo della Tyrell ma stavolta fu lui a prendere lei per un braccio fermandola sul posto e trafiggendola con lo sguardo. Era un occhio nuovo, che la Rosa non vi aveva mai visto, così come mai aveva percepito la forza della sua stretta e nella sua voce.
    "Rispondete. Cosa fanno agli assassini in questa terra? Mi faranno impiccare nella piazza?"
    "N..no.."- la voce di Aconé tremò solo un poco- "l'omicidio è un crimine punito con la morte dai Primi Uomini, ma qui non esistono boia. Non ti impiccherebbero in piazza, chi pronuncia una sentenza deve essere la stessa persona che la esegue. Se tu..se tu fossi colpevole di omicidio e gli Stark ti condannassero...beh..Caleb ti decapiterebbe con la sua spada. Per Zacharian ha..ha viaggiato per tutto il continente per eseguire la condanna di persona. Loro, beh..fanno così. Dicono per avere le mani sporche della responsabilità delle loro azioni."
    Jotun mollò la stretta dando le spalle alla fanciulla con un sorriso amaro disegnato sul volto e riprese a camminare, lentamente, attraverso la boscaglia del sentiero, nuovamente perso nei suoi pensieri. L'ex Principessa avanzò di qualche passo tornando nuovamente a prendergli il braccio; a quel punto era lei prima ancora di lui ad aver bisogno di conferme e chiarimenti.
    "Chi hai ucciso?"
    "Non conto nemmeno le vite che ho preso in guerra ed in battaglia. Ma vi è una vita, una morte, che davvero pende dalle mie mani. "- gli occhi del soldato si portarono sui suoi palmi aperti e rivolti verso l'alto, erano segnati da più cicatrici e rughe di quante la Tyrell ne ricordasse.
    "Ero stato assoldato per proteggere una fanciulla, figlia di funzionari di Porto Bianco. Eravamo in viaggio fino a Grande Inverno quando la carovana fu assaltata da banditi. Ero così pieno di me da non accorgermi che uno di loro si era già intrufolato sul carro e aveva tagliato la gola della ragazza. Quando uccisi tutti gli altri ero felice. Sorrisi persino. Non scorderò mai il suo viso quando la vidi...i suoi occhi gridavano terrore. Avevo il compito di proteggerla e non ci sono riuscito. L'ho uccisa, io l'ho uccisa capisci?"
    Strinse forte la sua mano guardandola negli occhi in una sorta di appello accorato; non era soltanto una missione la sua, e questo era ben visibile. Jotun era innamorato di questa donna e non essere riuscito a proteggerla l'aveva distrutto. Ora lei, nuovamente stupida, lo aveva riportato nelle terre dove aveva perso l'amore della sua vita, costringendolo a rivivere un simile tormento.
    "Mi dispiace..."
    "A quest'ora sarà cenere dispersa nel cielo e nelle Foreste. Ero così spaventato dai suoi genitori e da una condanna che sono scappato via, senza neppure poter dire addio al suo corpo, senza poter partecipare ad una..ad una veglia.."-una lacrima si dipinse sulla guancia dell'uomo. Non v'era davvero nulla che poteva dire per farlo sentire meglio?
    "Questo non è necessariamente vero."
    Gli occhi del soldato si illuminarono per un istante, il dorso della mano ad asciugarsi prontamente la lacrima fuggiasca.
    "Qui nel Nord non bruciano i corpi dei propri defunti. Il costume è seppellirli in tumuli di famiglia. Nei sotteranei di Grande Inverno vi sono delle cripte dove sono sepolti tutti i membri di Casa Stark; la vostra protetta era di origini ricche. Di certo i suoi genitori le avranno costruito una tomba adatta da qualche parte sulle montagne. Se riuscissimo a scoprire dove si trova potresti ancora portarle dei fiori e..e salutarla.."
    "Grazie."-una nuova forza era apparsa sul suo viso.
    Grazie

    GIORNO 23
    Marinaio di donne e d'amor

    Mai aveva desiderato tanto ardentemente poggiare il suo sedere in una locanda come dopo quindici giorni di cammino nella Foresta. Tutti erano stati estremamente gentili con lei aspettandola e facendo tutte le soste che la vescica debole di Aconé e le sue gambe da donna incinta richiedessero. Tuttavia due settimane di cammino erano più di quanto persino in tempi non sospetti la fanciulla avesse sopportato e le sue caviglie erano gonfie come due piccole botti. Neppure indagò quanto l'oste avesse chiesto per una notte per due camere, e appena le fu dato il permesso corse lesta al piano superiore per infilarsi in una camera e stendersi sul letto, con le gambe in aria e ben appoggiate al muro per tentare di sgonfiarle e ridurre il dolore e la pressione. Aveva bisogno anche di un bagno caldo e di togliersi quei vestiti di dosso. Puzzava, cosa che mai nella vita si era concessa e le secrezioni di latte dovute alla gravidanza le avevano macchiato il vestito imponendo un cambio.
    "Immagino che se la prospettiva di una gravidanza non ti sembra così bella dopo avermi visto in queste condizioni, Amerey"
    Avevano diviso le camere in modo tale che Amerey dormisse con Aconé, Lily e Flick in una stanza ed i maschietti nell'altra, per garantire quantomeno un pizzico di intimità e permettere a tutti di rinfrescarsi nella decenza del pudore. Non v'erano bagni caldi e avrebbe dovuto ancora aspettare a lungo per far tornare i capelli all'antico splendore, ma quantomeno poteva utilizzare l'acqua calda del catino messa a disposizione per pulirsi nell'intimità prima di cambiarsi d'abito.
    Aveva conservato ancora quel pizzico di vergogna che le imponeva di non spogliarsi completamente alla vista di estranei, fossero anche donne, ma stavolta la Tyrell si sarebbe limitata a dare le spalle ad Amerey e a slacciarsi la veste sporca lasciandola scivolare fino alla vita. Probabilmente in un'altra occasione il suo corpo sarebbe stato anche considerato piacente da qualcuno, ma in quel momento si sentiva solamente un'enorme mongolfiera in procinto di esplodere ed il contatto dell'acqua calda con i senti gonfi e turgidi non fu che un sollievo che si esaurì in fretta.
    "Non dovrebbe mancare poi molto per Grande Inverno. Quando saremo dagli Stark potrò finalmente indossare i vestiti che mi sono trascinata dietro senza la paura di essere attaccata e derubata da qualche bandito. Cucirò qualcosa anche per te Amerey, e non appena Lily avrà ritrovato Rhaegar farò qualcosa anche per il vostro matrimonio."
    Si sentiva una sciocca a pensare ad un futuro che mai come in quel momento le appariva lontano, ma era la sua unica e magra consolazione al pensiero del vestito da popolana che stava indossando e chiudendo attorno al suo corpo rigonfio. Andava bene, sarebbe andato bene.

    ***
    "Non perdere di vista la borsa Jotun, per nulla al mondo."
    Un avvertimento sottovoce al suo armigero e di nuovo la Tyrell era corsa, mano di Amerey ben stretta, al piano di sotto per consumare finalmente un pasto caldo che non fossero farinacei e frutta secca conservati dal marinaio.
    "Non ho mai visto una locanda così silenziosa, Lily..". La Rosa si strinse sottobraccio alla compagna accomodandosi al bancone dell'oste ed ordinando per sé una zuppa calda ed un poco d'acqua fresca, e per la bambina qualcosa di dolce con cui poter finalmente far tornare il sorriso sul suo faccino. Non si era mai fermata a pensare adeguatamente alla difficoltà di vivere in un paese in guerra e qualsiasi domanda in quel momento poteva sembrare fuori luogo, eppure la curiosità di Aconé non sarebbe stata facile da tenere a bada.
    "Come vanno gli affari buon uomo?"
    Si sarebbe rivolta all'oste prima di affondare il cucchiaio nella calda minestra e portarne un unico, meraviglioso, sorso alle labbra. Era una straniera, ma questo sarebbe stato evidente anche se non avesse aperto bocca, quindi tanto valeva porre le domande che le rigiravano in testa.
    "E' tanto che non torno in queste terre, i Bruti sono giunti fin quaggiù? Come si sta comportando l'esercito di Lord Caleb, si hanno notizie dal fronte?"
    A quel punto qualsiasi notizia sarebbe stata ben gradita per l'affamata Aconé.
    3581 parole di cui 1297 di addestramento
    Addestramento Cosmopolitismo 1 (parole minime 800)

    Punti add Aconé= 6 punti (75% totale) + 2 tratto diplomatica + 1 lunghezza + eventuale mod/affinità jotun
    Punti add Jotun= 8 punti base + 2 (25% add ricevuto) -2 tratto +1 lunghezza + affinità aconè


    Edited by Freene - 16/5/2018, 14:49
     
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16 replies since 3/4/2018, 13:39   588 views
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