Mo so cazzi

Quest per Thea e Torrad

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    Alfiere

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    La spedizione a Nord era stata disastrosa. Mal coordinata, mal pensata, male su tutta la linea. E ora gli uomini di ferro se ne sarebbero tornati a casa.

    Thea Greyjoy e Torrad Codd erano a bordo della Danzatrice delle Dita. Avevano deciso di prendere il mare aperto, tenendosi lontani dalla costa. Un loro avvistamento avrebbe potuto fomentare gli uomini del Nord e l'ultima cosa di cui avevano bisogno era un altro scontro. Eppure la scelta del mare aperto era rischiosa quanto quella di tenere la costa a vista. In mare aperto possono succedere tante cose spiacevoli. Un tempesta investì la flotta quando ormai mancavano pochi giorni all'arrivo alle isole. La Danzatrice era riuscita a superarla tutto sommato indenne, ma così non era stato per tutte.

    Mia signora

    Un marinaio bussò e senza attendere risposta, entrò nella cabina di Thea

    Abbiamo perso dieci navi. La Marea Rossa è affondata... e abbiamo perso la Vittoria di Ferro...

    L'ammiraglia, la nave su cui viaggiava il comandante della Flotta, Harlon, e assieme a lui il principe Torgon e sua moglie

    partiamo molto easy. Avete dei dispersi, ma non siete lontani dalle isole. Decidete voi cosa fare, sono aperto a qualsivoglia proposta
     
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    Théa Greyjoy
    a demon's fate

    — Mo so cazzi —

    Uno, due, tre, quattro, cinque.
    La Tempesta rombava: la si sentiva chiara anche da lì.
    Uno, due, tre, quattro.
    Ogni tanto dalle finestre proveniva il bagliore dei lampi, oscurando persino la presenza effimera delle candele incaricate di dar luce alla stanza. La loro cera, tuttavia, stava finendosi e la fiamma aveva abbandonato la già timida vivacità iniziale.
    Uno, due, tre.
    Aveva ripreso coscienza in quei giorni, abbandonata in un letto umido del suo stesso sudore. Oh, si sentiva quantomai patetica. Aveva un dolore struggente alle spalle e un mal di testa che si espandeva dalla nuca agli occhi; urinava sangue e sentiva quello stesso liquido ogni dì e ogni notte alla gola, che la infettava con quel suo sapore di ferro. Le veniva da vomitare, le girava la testa non appena si erigeva su due piedi; passava il tempo a contare, come in quel momento, le goccioline che s’infrangevano sul suo petto.
    Ma era ancora viva.
    Uno, due.
    Non aveva smesso – nemmeno per un singolo istante – di chiedersi perché lo fosse. Aveva creduto di aver perso per sempre la grazia del Dio Abissale, il quale era stato stupidamente ignorato da lei nei suoi segni, nei suoi segnali. Se Lui aveva porto la mano, lei gliel’aveva mozzata. E questo era ai suoi stessi occhi un peccato imperdonabile.
    Eppure, era ancora lì, capace quantomeno di pensare. E tra quei pensieri, non ve n’era uno che ricordasse vagamente la felicità: era affranta, delusa e pure arrabbiata. Arrabbiata con Torgon, quel suo nipote che aveva sempre pensato come un rivoluzionario, forte nella sua imprudenza e capace di pensare sia con il cuore che con il cervello; egli si era invece rivelato un coglione, un impudente, uno stupido e, soprattutto, un debole. Era svenuto prima e si era lasciato cogliere dalla paura dopo. Si era lasciato insultare, lasciando che fosse la stessa Théa a prendere le redini del popolo di cui lui era invece Lord. Ed è lì che si dannava l’anima, versando lacrime asettiche e solitarie, che quasi venivano ignorate dai lineamenti facciali. Si era perduta nei gironi del peccato per suo nipote 3 per quella catena di legami che era poi la sua famiglia: la stessa che temeva di rivedere. Théa peccava d’egoismo e questo, al contrario del Codd, per esempio, stava costandole non solo la vita, ma tutto ciò che sarebbe accaduto dopo la sua morte. Era questo il motivo per cui, intimamente, aveva sperato di morire sotto le frecce degli uomini di ferro: per punire se stessa e poter sperare in un dopo decoroso tanto quanto lo pensava da giovane.
    Uno.
    Tre colpi sulla porta anticiparono l’entrata di un uomo. La luce che proveniva da fuori l’abbagliò, costringendola a riparare i suoi occhi con la mano sinistra ancora squarciata a causa della freccia. Quando questi si avvicinò, portandole oscure notizie, non poté che disperare ulteriormente. Stava perdendo persino la compostezza, che mai le era mancata dinnanzi ai suoi uomini. Il petto le si alzava e le si abbassava in modo convulsivo, mentre dalle sue labbra proveniva soltanto un ansimo spezzato dal poco fiato che aveva. Cercò di calmarsi, di regolarizzare il suo respiro.
    Non appena ebbe un minimo di controllo su se stessa, disse: “Ordina che alcuni uomini abbandonino in barca le navi, sempre che ve ne siano a bordo. Ne bastano quattro. Dì loro di non arrendersi finché non avranno ritrovato almeno i resti: noi in prima persona non possiamo rischiare altre navi.” - mentre l’uomo sfoggiava un rozzo inchino, voltandole le spalle per adempire al suo dovere, lo fermò, con un’ulteriore richiesta: “E chiamami il Codd: mi hanno detto sia su questa nave. Se si rifiuta, portamelo a forza, in piedi o inginocchiato: fa lo stesso.
    E, a porta chiusa, si sedette sul letto. Non pianse, ma si prese comunque il viso tra le mani.
    E mo? Mo so cazzi.


    639 parole.
     
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    Come ordinate.

    Chiuse la porta alle sue spalle. In fretta gli ordini vennero comunicati e alcuni uomini si calarono sulle lance per andare alla ricerca di qualche eventuale superstite. Sul ponte, ad osservare le manovre, c’era anche Torrad Codd. Se ne stava per i fatti suoi sul castello di poppa. Fino a che una voce dura e secca non si rivolse a lui

    Codd. Lady Greyjoy ti vuole vedere nella sua cabina... ora!


    Da qui potete proseguire voi liberi, a meno che non richiediate un intervento del mod
     
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    Costa Ovest



    Harlon si lanciò giù dalla nave con al seguito tutti i suoi uomini, o almeno quelli che si era portato dietro, i più grossi e i più forti. Veri e propri armadi che spediti superarono un immobile Torgon e raggiunsero la sua Zia moribonda. Torrad era lontano ma osservò la scena con curiosità, era viva? Probabilmente sì, ma era grave, Harlon la sollevò e se la portò con sé verso la costa gridando qualcosa anche al Principe delle Isole di ferro.

    Thèa fu portata sulla Danzatrice delle Dita da Harlon il Tempestoso, era irato, schiumava bava da ogni angolo della bocca e lo stesso Torgon, ora avevo lo sguardo vacuo di chi aveva perso, di chi non era preparato a prendersi un pugno in faccia, anche se si parla di un pugno metaforico. Si era visto la porta chiudersi in faccia innumerevoli volte, i Nord non erano Rodrick Harlaw, non erano il resto di quella famiglia né tanto meno gli altri traditori. Erano uomini testardi che dalla loro avevano un immenso numero di soldati.
    Ma non era solo Torgon ad aver fallito, lo avevano fatto tutti gli uomini di ferro, avevano fallito e lo avevano fatto miseramente, sotto ogni fronte, avevano fatto fare una figura meschina a tutte le isole di ferro, scatenando non di meno una guerra con il Nord. Una guerra inutile che non serviva ad altro se non a tener impegnati gli eserciti dei due regni.

    La nave prese il largo e presto raggiunse l'immensa nave ammiraglia, la Vittoria di Ferro, ancora una volta Harlon tornò a inveire su tutti, ormai erano lontani dalla costa e non v'era più insistenza di allontanarsi. Le sue parole erano dure, eppure, nulla fu rivolto contro il Codd, non una parola o una critica. Forse era un segnale che il commodoro non ce l'avesse con lui? Che forse era stato lunico a fare delle scelte intelligenti e ponderate? O forse, semplicemente, quanto fatto da Torgon era troppo grave per poter perdere tempo anche sul Codd.

    ***



    A largo, lontani dalla Costa Ovest



    *Broom*

    Il rombo di un tuono squarciò l'aria, la Danzatrice delle Dita, in quell'occasione stava davvero danzando. Rollava pericolosamente durante una violentissima tempesta. Le onde si infrangevano contro lo scafo della nave e a volte erano talmente alte che finivano sul ponte e poi filtravano dalle entrate finendo sotto coperta, là v'era davvero molta umidità, a terra si raccoglieva tranquillamente un dito d'acqua che in quel momento era il minimo.
    Uomini andavano avanti e indietro gridando robe sullo sbrigarsi; ordini gridati dal capitano di quella nave che grazie alla sua agilità riusciva tranquillamente a tener testa alla potenza delle acque.

    Questa è la collera dell'abissale. Ascoltami. commentò il Codd mentre si metteva in ginocchio sull'acqua. Stava parlando alla sua lucertola domestica che lo osservava con sguardo incuriosito. I suoi occhi neri fissavano l'enorme Codd che proseguì con il parlare. E' stato lui a inviare il Saltcliffe. L'abissale lo sapeva. scosse la testa mentre si prostrava al suolo come per pregare La colpa è dei Greyjoy. Della loro cocciutaggine! continuò. Fortuna voleva che la tempesta fosse troppo forte; lo avessero sentito gli altri, probabilmente molti lo avrebbero aggredito accusandolo di, magari, tradimento.
    Torgon ha ucciso gli Harlaw che volevano riportarci all'antica via. Ci ha fatto salire quassù, ci ha costretti a trattare con i Nord! Ci ha messo in ridicolo di fronte a loro.
    Thèa ha ucciso un uomo mandato dall'Abissale, il suo messo, decapitato da una donna, da una Greyjoy. Non va bene.
    Non va bene!!
    Il Codd gridò queste parole, grida che però erano totalmente oscurate dal baccano della tempesta. Lui era chiuso in quella che era una piccola camera, là, in ginocchio sull'acqua a pregare Abissale. Ho sbagliato anche io. Anche io, con questo pugnale, ho partecipato nel dare inizio alla guerra. Quest'arma non è stato un dono. E' stata una maledizione. Effettivamente quell'arma donatagli da Harlon il tempestoso aveva fatto più danni che altro. Tutto quello che io faccio è per il trono del mare e per l'antica via. Io non ho sputato in faccia al tuo emissario.
    Grandissimo, punisci in questa tempesta tutti coloro che lo meritano ma non questa nave. Non me.


    ***



    Il Mattino successivo.



    E si svegliò, senza aprire gli occhi, senza muoversi, si svegliò. La sola cosa che sentiva era il silenzio, un lieto silenzio; la tempesta era terminata e loro ne erano usciti indenni.
    Si sentiva stanco, pieno di dolori e soprattutto bagnato, totalmente bagnato dalla testa ai piedi, sentiva la sua stessa puzza, simile a quella di un cane bagnato, si costrinse ad aprire gli occhi; aveva sonno.
    Il Codd era riverso, spalle a terra, su una pozza d'acqua salata all'interno della sua cabina, i lunghi capelli erano zuppi, così come lo era anche la sua barba, i capelli, pantaloni e stivali. E' passata. constatò il gigante mentre si metteva a sedere, la sua lucertola era là, che dormiva sul letto dove il Codd non aveva messo piede quella notte, aveva pregato affinché tutto terminasse e chiedendo perdono per gli errori di quel giorno sulla costa. Erano passati un po' di giorni ma non lo aveva ancora fatto, non fino a quel momento.

    Lasciata la propria cabina, si diresse verso l'esterno della nave, salì i gradini e si trovò sul ponte, il sole era caldo e il Codd aveva bisogno di asciugarsi dopo quella nottata.
    Là fuori tutti erano impegnati a risistemare la nave dopo la notte di burrasca, qualche scheggia o cima spezzata qua e là e tanta, tanta roba da rimettere a posto.
    Proseguì verso il castello di poppa Non sono tutte. commentò osservando il resto della flotta sparso qua e là; non vedeva l'enorme nave Ammiraglia dove stava quel cane di Torgon, che avesse deciso di allontanarsi? Di accelerare per arrivare prima? Sarà tornato di nuovo al nord per riproporre una trattativa. pensò divertito.

    Non passò molto prima che qualcuno attirasse la sua attenzione Codd. Lady Greyjoy ti vuole vedere nella sua cabina... ora!
    Che cazzo voleva la Greyjoy? Torrad non se lo fece ripetere due volte e dopo qualche grugnito si apprestò ad andare verso la cabina del capitano la cui entrata era direttamente sul ponte.
    Si è ripresa quindi.
    Torrad Codd raggiunse velocemente l'entrata, aprì la porta e rimase fermò, là, per qualche istante, in attesa che gli occhi si abituassero alla condizione di semi oscurità, quindi entrò, richiudendo la porta dietro di sé. Cosa vuole da un semplice Codd la sorella di Lord Quellon? il Codd decise di interpretare il buon uomo di ferro per quell'occasione Ti sei ripresa vedo..

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    Théa Greyjoy
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    — Mo so cazzi —

    Con estrema delicatezza, quasi non riconoscesse quella sensazione, prese a delineare quelli che erano i contorni della catena. Ricordava ancora il momento in cui la fece incidere sulla sua pelle, ammaliata dal fascino della pratica di natura orientale e al contempo conscia di ciò che stava andando a fare. Pensava che i legami con la sua famiglia sarebbero rimasti eterni, come dei nodi inestricabili che nemmeno il vento più forte avrebbe potuto sciogliere. Théa era sempre stata una donna dal cuore grande, che lei stessa pensava come morbido e sin troppo docile in confronto a quello aspro e duro degli altri uomini di ferro. Credeva che sua madre le avesse lasciato quel dono, e, col tempo, ebbe modo di accettarsene; considerava la sua famiglia come la colonna portante della sua stessa vita, che se fosse crollata si sarebbe portata appresso anche la sua anima. A quel pensiero drammatico, quindi, associò una catena e così venne fuori l’idea per il tatuaggio che si estendeva dalla spalla a poco sotto il collo. Ma in quel preciso istante, in cui le lacrime presero autonomamente a rigarle il viso, nel quale il mare le suggeriva di raggiungerlo e il suo stesso corpo tremava senza una chiara motivazione, poté amaramente scoprire che la catena si era definitivamente sciolta, corroborata dal dolore che attanagliava Casa Greyjoy.


    Il suo viso doveva essere ancora arrossato quando Torrad Codd varcò la soglia della porta. Era come lo ricordava, con la barba e i capelli scuri che si trovavano in un rozzo intreccio di peli, dalla mole pressoché disumana e possessore di un fisico che ben si discostava da quello di un guerriero invece atletico e muscoloso. Era una figura tanto apparentemente semplice quanto in realtà misteriosa, continuamente velata da una maschera immaginaria che aveva potato dubbi ed interrogativi nella mente della Greyjoy.

    Lo accolse col silenzio, sistemandosi con le spalle nel cuscino di piume e le gambe sul letto che oramai aveva preso ad odiare. Poi, accompagnandosi con un lungo sospiro, lo invitò a prendere posto in una delle sedie presenti nella stanza. Sul suo viso non trasparivano particolari emozioni, sebbene il Codd potesse ben speculare sul rossore che investiva gote ed occhi. Gli regalò uno sguardo esplicitamente sprezzante, che s’addolcì quando abbassò lo sguardo; poi, con voce schietta e cruda, diede alito alla notizia che, forse, avrebbe chiarito le sue idee sull’energumeno di Casa Codd: “Torgon Greyjoy è morto.” - il petto s’alzò vistosamente e con esso anche quello sguardo lucido che più di ogni altra cosa la denudava. - “E con egli l’intera Vittoria di Ferro. O almeno, è questo che Dio mi sta facendo capire: la Tempesta e la sparizione della più importante delle navi non può essere una coincidenza.” - le mani s’incrociavano sul grembo, laddove le dita indugiavano freneticamente tra di loro. Negli occhi di Théa c’era sia il mare che il cielo. L’ennesimo sospiro anticipò un tono di voce asettico, basso, macchiato indubbiamente da una retorica malinconia: “La notizia ti colpisce? ...lui, dopotutto, aveva riconosciuto il tuo valore, Torrad Codd. Che Dio mi perdoni se ho dubitato di te e del suo pensiero, ma ecco...l’essere stata così tanto lontana dalla vita e così tanto vicina a Dio mi ha dato modo di riflettere.” - scosse la testa. - “No, in realtà non ci ho riflettuto: appena ho rivisto la luce queste cose le sapevo già.
    Rimase di nuovo in silenzio. Tutto ciò era ironico: poco prima lo disprezzava e adesso stava quasi aggrappandosi all’idea di avere soltanto lui sufficientemente vicino da poter ascoltare le sue parole.
    L’ira di mio fratello ricadrà sulle personalità più alte qui in mezzo: io e tu. Per questo ti ho chiamato.” - fu allora che si alzò. Lentamente lo raggiunse, chinandosi all’altezza dell’uomo seduto. Poggiò il proprio ginocchio su quello destro del Codd e all’orecchio gli sussurrò: “Dimmi solo a chi appartiene la tua fedeltà, se al Trono del Mare o ai Greyjoy. Dimmi anche quanto tieni alla tua vita.

    Siamo sulla stessa barca.


    Abbiate pietà verso questi ultimi due post. Un giorno torno ad avere tempo e a scrivere come Dio comanda, lo giuro.
     
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    “Torgon Greyjoy è morto.”

    Silenzio, un lungo silenzio durante il Quale Torrad registrò ogni aspetto di quella stanza come se fosse una fotografia da portare nel cuore per sempre perché le prime parole di Thée non solo lo colsero alla sprovvista ma non erano per nulla attese. Aveva passato giorni, settimane e forse anche mesi a escogitare un dannatissimo piano per eliminare quel bastardo Greyjoy, quel traditore dell'antica via e invece ... com'era morto?
    Quell'annuncio lo rallegrava al punto che non se lo stava nemmeno domandando; avrebbe voluto prendere e saltare per il ponte della nave, gridare e al contempo prendere quella donna che aveva di fronte e baciarla, non perché Théa gli piacesse ma perché aveva dato una notizia fantastica.
    Logicamente, non fece nulla di tutto ciò, cercò invece di mantenere un comportamento tranquillo e pacato, osservò Théa e mimò una faccia non troppo dispiaciuta ma nemmeno felice.

    E com'è successo? domandò mimando un po' di sorpresa mentre avanzava verso il letto.
    Eravamo così vicini a Pyke ... quasi quasi voleva sembrare dispiaciuto ma non ce la faceva; raggiunse un sedia e la tirò verso di sé,
    sospirò, osservandosi ancora attorno, quella cabina così buia e isolata, mugolò e si lasciò cadere sulla sedia che emise un gemito, uno scricchiolio simile a una minaccia, come se stesse avvertendo il Codd di non fare movimenti bruschi, o sarebbe caduto con il culo per terra. Beh, certamente non l'avrebbe fatto, assecondò il volere della sedia e invece di buttarsi con le spalle sullo schienale, rimase piegato in avanti mentre la sorella di Lord Quellon continuava a parlare.

    “E con egli l’intera Vittoria di Ferro. O almeno, è questo che Dio mi sta facendo capire: la Tempesta e la sparizione della più importante delle navi non può essere una coincidenza.”

    Solo notizie belle no eh? quella era una disgrazia, la Vittoria di Ferro, la nave ammiraglia dell'intera flotta era colata a picco, tirata a fondo da quel pezzo di piombo di Torgonb Greyjoy. Ora si trovava sul fondale del Mare del tramonto e dubitava che sarebbero riusciti a recuperare qualcosa.
    Eppure, per qualche attimo il pensiero tornò a quella notte quando Torrad pregò il dio abissale

    Grandissimo, punisci in questa tempesta tutti coloro che lo meritano.


    L'abissale lo aveva davvero ascoltato? Possibile? O era solo una coincidenza? Non lo sapeva, quello di cui era sicuro, però, era che ora non rimaneva più nessuno ad insultare il Dio Abissale massacrando i suoi stessi uomini e rifiutando la vecchia via e questo era un bene.
    L'ammiraglia mormorò inconsciamente mentre la donna riprendeva a parlare, quelle che tirava fuori, ora, non erano notizie ma un flusso di pensieri che la donna stava lasciando uscire, pensieri sullo stesso Codd e sul fratello; Dove vuole arrivare? si domandò, non aveva mai creduto che Torgon avesse visto qualcosa di buono in lui, anzi ... era sicuro che se lo stesse tenendo vicino proprio per un motivo ben preciso, tenerlo lontano da qualsiasi affare losco, e ce l'aveva fatta.

    “L’ira di mio fratello ricadrà sulle personalità più alte qui in mezzo: io e tu. Per questo ti ho chiamato.”
    Non fosse stato tirato al nord, probabilmente avrebbe incontrato ancora lady Kisha Blacktyde - Farwynd e avrebbe organizzato tutto un nuovo giro per rimuovere i Greyjoy dal potere e chissà, forse Torgon sarebbe morto lo stesso. Un po' gli dispiaceva di non averlo eliminato lui stesso, ma tutto il dispiacere scompariva quando pensava che lord Quellon avrebbe potuto incazzarsi con lui e dargli magari colpe per non aver fermato suo figlio, quel demente che aveva voluto tornare indietro a ridiscutere ancora una volta con i Nord, beccandosi non uno ma due schiaffi in faccia di seguito. Mugugnò irritato da tal pensiero.

    E che dovrei fare io? domandò a mezza bocca, come se non potesse fare niente, ma la Greyjoy rispose al suo quesito con un'altro quesito “Dimmi solo a chi appartiene la tua fedeltà, se al Trono del Mare o ai Greyjoy. Dimmi anche quanto tieni alla tua vita.”
    E non era una domanda così, vuota. Quella domanda aveva un peso e Torrad soppesò tutto E' una prova? Vuole vedere a chi sono fedele? E se fosse che vuole preservare la sua casata da altre sciagure? Il Codd si guardò attorno, non vide armi o null'altro di strano, non era una trappola, eppure gli veniva difficile fidarsi di una Greyjoy.
    Fiducia, che cos'è? Il Codd non l'aveva mai data a nessuno, passavano i secondi e il silenzio si faceva pesante e assordante, ma alla fine decidette Il Trono del mare, chiunque ci sia seduto sopra. Lasciò il vuoto alla seconda domanda, come per far capire quanto inutile questa fosse. Attese in silenzio, ancora silenzio, tanto silenzio. Osservò la donna i cui occhi e faccia sembravano leggermente arrossati, in fine, parlò, ancora una volta.

    Siamo sulla stessa barca.
    Il Codd sorrise, che Théa avesse deciso di tradire il resto della sua famiglia? Non lo sapeva ma come un pesce pilota si unisce a uno squalo, il Merluzzo di Casa Codd sapeva che per sopravvivere in quell'oceano doveva unirsi al Kraken più vicino.
    A cosa sta pensando la Lady delle Isole di Ferro?

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    Théa Greyjoy
    how God wants me

    — Mo so cazzi —

    Al mondo esistono svariate musiche. Vi sono canzoni per poveri, per nobili e ubriaconi, e ancora brani che vanno suonati solo in determinate occasioni, come i funerali o le feste.
    Théa non seppe dire che musica fosse, ma quella che uscì dalle labbra del Codd ebbe un effetto del tutto piacevole al suo udito. Addirittura se ne compiacque, ritenendosi soddisfatta quando quello parlò per l’ultima volta. Era come una carezza su pelle nuda, di quelle materne, che fuggono il terribile sentimento della solitudine. Forse, cominciava a sentirsi meno sola in quel mare di pesci in cui i Kraken stavano man mano sprofondando.

    Lei non voleva toccare il fondo.
    Non poteva.

    Qualunque cosa il Dio Abissale mi chiederà.

    Con la stessa altezzosità che era solita mostrare, ella s’allontanò dal corpo del Codd, accompagnandosi con il suono del pavimento che su ordine dei suoi passi, quasi fossero i direttori di una surreale orchestra, scricchiolava.
    Fece un mezzo giro su se stessa prima di riprendere posto sul letto, con le suola dei piedi che sfioravano il legno liscio e al contempo scheggiato dagli anni che aveva addosso.
    Prima dicevo di sapere qualcosa da quando mi sono svegliata. Ebbene, sapevo che il fatto stesso di aver riaperto gli occhi è un segno. E se anche tu riesci a vedermi, Codd, significa che Dio ha in serbo qualcosa anche per te;” - lo guardava con occhio critico, cercando di non perdersi il minimo lineamento fuori posto. Non sapeva quanto quell’uomo credesse in Dio. - “credo nel fato, e credo nella forza. I Greyjoy hanno sulle spalle un fato grigio e la loro forza sta perdendo sempre di più: mio fratello è giunto ad un punto di non ritorno, e benché nelle Isole tutti gli uomini lo temano, molti di loro staranno cominciando a dubitare della sua forza. Io non voglio che questo accada. Non a me.” - a quel punto scoprì leggermente la spalla, il giusto affinché l’omone potesse osservare quel che lei aveva da mostrare: un tatuaggio, una catena. Era qualcosa di intimo e segreto e, proprio per questo, confidava che quello credesse a quanto stesse accadendo in quella cabina. - “In una catena, è facile che vi siano degli anelli deboli. Ma quando tutti quegli anelli sono deboli, la catena va sostituita.
    Lentamente, si alzò. Di nuovo. Ma stavolta non smosse alcun passo in direzione del più infimo dei nobili. Si mosse per la cabina, cominciando un moto circolare. Toccò ogni mobile, si guardò allo specchio, poi si fermò. C’era una caraffa di vino. Uno di quelli colorati di rosso, che avevano un sapore che tradiva ogni genere di vino pregiato: sapeva d’acqua e, nel migliore dei casi, anche d’uva: uno schifo di sapori a cui gli uomini di ferro erano abituati e, in un modo che gli uomini delle Terre Verdi avrebbero faticato a comprendere, affezionati.
    Riempì mezza coppa d’argento, poi ne riempì completamente un’altra. “Vieni. – disse, attendo che egli si facesse realmente avanti. Dopodiché gli avrebbe passato la coppa, alzando la propria prima di sorseggiare quella bevanda che manco le piaceva, ma che stava bevendo quasi per sete.
    Una smorfia sdegnata, derivata ovviamente dal primo dei sorsi all’aspra bevanda, anticipò le sue parole:
    Attenderò notizie dagli uomini che ho incaricato di trovare prove della possibile morte di mio nipote e di sua moglie. Arriverò a Pyke, e dirò di essere sofferente: lo sono. Poi, farò ciò che Dio mi chiederà. Ma prima...” - lo guardò, poi, quasi d’istinto gli afferrò la mano. Le labbra schiuse. - “ho bisogno di sapere se sono da sola, od ho il tuo appoggio. Hai detto di essere fedele a chiunque stia seduto sul Trono del Mare, Codd, ma lo hai tradito chiamandomi Lady. Il mio culo non sta su quella sedia, né mai qualcuno ha promesso che prima o poi ci sarebbe stato.” - la presa sulla mano non era forte, né debole. Era giusta. E poi, egli aveva una mano che poteva essere benissimo il triplo della sua, se non il quadruplo. - “Dammi prova che anche tu vuoi spezzare la catena e preservarne un solo anello. Dammi prova che, anche tu, vorresti non una Lady, ma una Regina alle Isole di Ferro.
    E, sebbene avesse affrontato il discorso con voce bassissima sin dall’inizio, quelle parole, al limite del sussurro, stonarono anche il suo di udito. Tutto ciò la logorava, andava contro lei stessa. Ma era doveroso. Le Isole avevano bisogno di una nuova catena, di una Regina.
     
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    A cosa sta pensando la Lady delle Isole di Ferro?

    Fino a che punto, adulare, poteva rivelarsi rischioso? Più volte aveva sbagliato a rapportarsi, Théa l'ultima volta l'aveva colpito con un pugno sul mento, si era accaparrato le antipatie di Torgon e del guercio all'esecuzione di Rodrick Harlaw; non era saggio, a volte, dire qualcosa troppo apertamente, ecco perché si era sempre professato fedele al trono del mare eppure in quel momento aveva trasgredito, era andato contro a quella frase e lo sapeva.
    In realtà era fedele a chi seguiva l'antica via che quel trono rappresentava, né più né meno.
    Ma aveva soppesato bene quella frase? Il suo pericolo intrinseco? Quelle parole se fossero state sentite dalla persona sbagliata sarebbero state dannatamente pericolose.
    Erano informazioni e il Codd a quella parola "Informazioni" aveva sempre dato un peso superiore perché: Le informazioni sono potere. aveva spesso ribadito.
    Ma alla fine, non era la risposta migliore da dare per fargli capire che avrebbe avuto tutta la sua fiducia? Per il Codd, sì.

    Lady delle Isole di Ferro, meglio al comando sul trono del mare piuttosto che un Quellon con quella psicopatica della moglie Liz o peggio ancora quel pazzo di Torgon con sua moglie Sygrid, quella ragazzina dallo sguardo schivo che in poco tempo, come un ragno che aveva scalato la scala del potete fino a fare il nido sullo scranno della Lady di Dieci Torri.
    Il figlio di Quellon, oltretutto, si era rivelato un bastardo ripudiando totalmente l'antica via per, e per cosa?
    Contrattare con il nord! Uccidere il suo stesso popolo, quegli uomini che avevano fatto quanto di più giusto per il popolo di ferro e per le loro isole tornando all'antica via.
    No, se c'era qualcuno vagamente degno di stare su quel trono, quella probabilmente era quella donna bionda di fronte a lui. Forse il Dio Abissale l'aveva fatta sopravvivere per un motivo valido.

    “Qualunque cosa il Dio Abissale mi chiederà.”
    La risposta fu diretta, ma al contempo dannatamente vaga, un po' come dire che si serviva il trono del Mare. Il Codd rimase perplesso, anche perché il Dio Abissale alla fine non chiedeva nulla, se non che i suoi figli seguissero l'antica via, ed era per questo che forse Torgon era stato punito dall'abissale che per di più aveva affondato la più grande nave ammiraglia delle Isole di Ferro, forse una punizione trasversale proprio nei confronti di tutto il suo popolo per la pessima strada che avevano intrapreso.

    Torrad rimase fermo, adagiato su quella vecchia sedia, la sentiva gemere malamente ad ogni suo movimento, a unirsi alle sue minacce di rompersi ci pensò il pavimento, un vecchio e logoro pavimento in legno che scricchiolava ad ogni passo di Théa, come se quest'ultima pesasse quanto un cavaliere in armatura pesante o un Poni, sembrava che là dentro tutto fosse troppo delicato o che l'aria stessa fosse troppo pesante e gravasse sull'ambiente.
    Di cosa si stava parlando? Di eliminare la famiglia "reale"? Tutti i Greyjoy rimasti? Il Codd ci aveva sempre pensato a qualcosa del genere ma non aveva mai avuto abbastanza libertà d'azione, non aveva avuto il tempo necessario per entrare nelle trame di Pyke e delle isole tutte;
    non aveva trovato il bandolo di quella matassa che gli avrebbe facilitato infinitamente il compito. Che fosse proprio LEI quel bandolo? Quell'Anello "debole" della Catena di cui lei stessa parlava.

    “In una catena, è facile che vi siano degli anelli deboli. Ma quando tutti quegli anelli sono deboli, la catena va sostituita.” Non poteva che trovarsi d'accordo con quell'intenzione, ma come voleva mettere in atto una tale sostituzione? Torgon aveva eliminato molti aiuti che il Codd avrebbe potuto sfruttare ... beh, poteva sempre tornarsene a Luce Solitaria e cercare qualcuno. Aelon Natharis fu il nome che gli tornò alla mente, l'emissario della Banca di Ferro ma prima che iniziasse a viaggiare con i pensieri, ecco venne chiamato.

    Vieni

    Quel vino non era nulla di ché, era abituato a quel pessimo sapore che per lui di pessimo aveva ben poco. Era cresciuto a Pyke come un Pyke e non come un ricco nobile che beveva i vini dell'Altopiano o delle terre verdi in generale.
    Fece schioccare la lingua mentre lo assaporava come qualcosa di prelibato, era contento di aver abbandonato quella seria scricchiolante, ora si sentiva più sicuro, più tranquillo.
    Osservava quella donna dall'alto in basso, era dannatamente più piccola di lui ma al contempo era così decisa da non sembrare per nulla un fuscello al vento, improvvisamente, mentre parlava gli afferrò la mano con una presa decisa

    “Ho bisogno di sapere se sono da sola, od ho il tuo appoggio. Hai detto di essere fedele a chiunque stia seduto sul Trono del Mare, Codd, ma lo hai tradito chiamandomi Lady. Il mio culo non sta su quella sedia, né mai qualcuno ha promesso che prima o poi ci sarebbe stato.”
    Anche lei lo aveva notato ma decise di esser, per una delle rarissime volte in vita sua, sincero Il trono del mare è un ideale. Chiunque si faccia portavoce dell'antica via e del Dio Abissale è fedele a quel trono. Nessun'altro.
    La Greyjoy strinse ancor di più la sua mano, una stretta ferrea, quasi inamovibile che fu seguita da altre parole della bionda “Dammi prova che anche tu vuoi spezzare la catena e preservarne un solo anello. Dammi prova che, anche tu, vorresti non una Lady, ma una Regina alle Isole di Ferro.”

    Vuoi prove di fedeltà? sorrise mentre si allontanava dalla donna, svuotò il suo boccale tutto d'un sorso e mentre guardava il suo fondo, prese a parlare Non sono bravo nel combattimento, quindi non potrò darti la mia spada, non ho un titolo importante da poterti fare promesse valide ma ho informazioni e piani che ancora sono in piedi.
    Barcollano, sì, ma reggono in piedi con i pochi mattoni rimasti. Perciò ti darò delle informazioni. Le informazioni sono la cosa che da realmente potere. Luce Solitaria: Quando sono andato là, quasi un mese fa, eravamo una flotta intera ma sono stato io con i miei uomini ad entrarvi.
    Nessuna ferita, nessun vero combattimento. Quando siamo arrivati allo scontro finale io e i miei sei Pyke contro Lady Farwynd e due suoi uomini; io non ho combattuto ma l'ho fatta scappare per farla ricongiungere a suo marito e se tanto mi da tanto, se lei è viva nonostante tutto. Non siamo soli ma abbiamo ancora tutta la famiglia Farwynd dalla nostra parte.

    SI voltò verso Théa, non era sicuro che questa fosse ancora convinta, quindi aggiunse il suo ultimo Jolly La sera stessa, sono andato nelle segrete e ho liberato un Valiryano che si era rivelato essere un emissario della banca di ferro. I Farwynd avevano un grosso debito con loro ed era là per riscuotere e ora, quest'uomo è in debito con me ... ora se riuscissimo a trovare degli Harlaw compiacenti e altre famiglie scontente di quanto fatto dai tuoi amorevoli fratelli. Potremmo capovolgere Pyke dalla base alla cima.
    Gli si avvicinò e poggiò il boccale là dov'era prima. Allora?



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    Che schifo sto post...ma si può chiudere sta "quest", se non c'è altro.


    Spaccò le labbra; fu, per diversi istanti, sorpresa. Quell’uomo, quell’essere alto tanto quanto un portone e grosso uguale, era riuscito non solo ad ingannare Torgon – che di per sé non era un’impresa particolarmente ardua -, ma persino gli uomini che il Drumm si era portato appreso: era riuscito a tessere una tela d’inganni ampia come il mare dinnanzi ad un occhio che lei stessa aveva considerato particolarmente acuto.

    Dovette respirare profondamente. I suoi occhi vagarono per la stanza, mentre involontariamente il suo corpo indietreggiava, a passettini che quasi manco percepiva. Era bastata la prima impressione, quando Torgon lo presentò, a farle capire cosa egli fosse, ma non pensava fosse stato capace di arrivare a tanto a Luce Solitaria, per quanto avesse sin dall’inizio nutrito dei sospetti. Fidarsi di quell’uomo così fortemente lontano dagli ideali del Dio del Mare le stava risultando difficile, ma doveva sfruttare una persona quantomeno abile per arrivare laddove Dio la voleva. Aveva avuto la vita salva solo per questo.

    Bene,” - iniziò, la voce anticipata dall’ennesimo, profondo respiro. - “Andrai a Luce Solitaria non appena saremo giunti a Pyke.” - a quel punto fermò il suo continuo girare per la stanza: s’impuntò dinnanzi a lui, con le mani lungo ai fianchi e le labbra schiuse: “Mi troverai Lady Farwynd e questo...valyriano. Non so che ruolo abbia all’interno della banca di ferro, né se effettivamente si trovi ancora a Luce Solitaria, l’unica cosa importante è che mi darai modo di parlargli, e che tu mi dirai cosa effettivamente pensi di fare col suo appoggio.
    Era un bei capelli, un uomo delle Terre Verdi, ma non era un nordico, non era nemmeno di Westeros. Avrebbe accettato l’ausilio di chiunque se questo fosse servito a raggiungere un obbiettivo concreto.
    Ci vedremo quando avrai Lady Farwynd e quest’uomo tra le mani. Se il mio amato fratello non me ne darà la possibilità, invece, dovrai cominciare a raccogliere uomini scontenti dell’operato di mio fratello. Tra gli Harlaw ce ne saranno, come hai sottolineato te stesso.

    Ma sappi che alla prima mossa sbagliata, al primo intrigo celato ai miei occhi, finirai dal Dio della Tempesta. Non ci sono in mezzo solo le nostre vite, ma qualcosa di immensamente più grande; più grande persino di te, Torrad Codd.
     
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    Per stasera provo ad aprirti da solo!
     
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