Sì, ma i cavalli?

Seduto su una delle numerose pietre che costellavano Vaes Khadokh, Rakharo rovesciò la propria borraccia riversandone il contenuto sul braccio ferito. Il sangue, non ancora secco, che lo ricopriva scivolò rapidamente sulla pelle lasciando scoperto il taglio da cui era uscito. Nonostante il dolore che aveva provato, la ferita non era particolarmente grave; sarebbe bastato tenerla pulita e avrebbe potuto aspettare fino a Vaes Dothrak prima di farsela cucire. Alzò dunque lo sguardo osservando la scena che gli si parava davanti. Rovina era poco distante da lui, la testa decapitata di Quaro perdeva ancora gocce di sangue, legata per la treccia alla sella del cavallo. Alcuni metri più in là vi erano i Cavalieri di Sangue, finalmente usciti dalle ombre, che immobili osservavano torvi i traditori. L'astio per ciò che quegli uomini avevano fatto era ancora vivo in loro, e probabilmente anche in suo padre. Ma era certo che anche lui avrebbe convenuto che non potevano permettersi di perdere un centinaio di uomini in quel momento, specie se questi ultimi erano pronti a tornare di loro spontanea volontà nel khalasar. Lo scontro appena vinto, la presenza degli uomini fidati di Merago e, molto più probabilmente, la minaccia dei nemici alle porte dovevano averli fatti rinsavire e avevano mantenuto fede al loro accordo. Non era in grado di dire se ci sarebbero stati problemi di sorta in futuro (gli avrebbe fatto comodo Khenna per quello), ma per il momento tutto sembrava andare secondo i piani. I Dothraki stavano cominciando a radunare i cavalli mentre lui e i suoi compagni si sarebbero concessi qualche ora di riposo, poi l'intero gruppo sarebbe partito all'alba. Aveva in mente di far partire Leqso un paio d'ore prima per "avvertire suo padre" di ciò che era accaduto; in realtà l'avrebbe mandato solo avanti come scusa per continuare a far credere a quegli uomini che Merago era molto vicino. Non pensava avrebbero gradito scoprire che aveva mentito...
Si sarebbero poi dovuti ritrovare a Vaes Khewo col Cavaliere per ricevere la conferma del Khal mentre, idealmente, lui tornava a Vaes Dothrak col resto degli uomini. Questa era la storia a cui si sarebbe attenuto.
Qualcosa tuttavia attirò la sua attenzione. Ora che i cavalli si stavano ammassando poté effettivamente notarne il numero piuttosto esiguo; erano almeno il doppio di quelli che avevano recuperato alla battaglia di Sarnor ma comunque, considerando anche quelli, non andavano minimamente a lenire l'enorme perdita che avevano subito dal furto di Arraqo. Con un grugnito strinse quindi la ferita con delle bende e si alzò in piedi dirigendosi verso uno degli ex-traditori. Era uno di quelli che l'avevano "accolto" alla sua entrata nella rovina.

"Che è successo al resto dei cavalli?"

A giudicare dalla reazione dell'uomo, Rakharo sapeva già che la risposta non gli sarebbe piaciuta affatto.

"Arraqo ci aveva detto di andare avanti ed aspettarlo qui. Aveva intenzione di fondare un nuovo khalasar, renderci forti, potenti, e tornare a razziare i khal che lasciavano Vaes Dothrak ricchi di provviste. Non tutti erano d'accordo."

Incrociò le braccia, attento al discorso. Gli fece piacere sapere che non era andato tutto liscio come l'olio a quel bastardo, ma intuì che ciò avrebbe causato problemi anche a lui.

"Alcuni hanno pensato che tornare a Vaes Dothrak non fosse una buona idea e hanno preferito allontanarsi per i fatti loro tradendo anche Arraqo. Da quel che so avevano intenzione di scorrazzare nei dintorni delle città degli uomini di latte per domandare tributi. Ce ne è una non troppo lontano da qui, Qohor la chiamano, in mezzo ad una foresta boh.. roba in cui i cavalli non corrono bene."

Come volevasi dimostrare! Quell'idiota era stato incapace di tenere assieme i suoi uomini e ora toccava sistemare la faccenda. Si portò una mano sulla fronte con un sospiro stanco. Tornare a Vaes Dothrak con quei cavalli e quegli uomini potevano migliorare un minimo la situazione in cui versava il khalasar ma solo momentaneamente. Se voleva avere un'eredità decente, doveva riprendere tutto ciò che gli era stato rubato.
Diede un'altra occhiata al Dothraki.

"I... traditori... erano più di voi?"

"Oh sì, quasi il doppio! Ecco perché nessuno di noi gli ha detto niente."

Schioccò la lingua, evidentmente seccato. Quel bastardo si era lasciato scappare quasi duecente uomini per la sua incapacità di comandare.

"Ma abbiamo mantenuto la maggioranza dei cavalli. Fossi in te non me ne preoccuperei, a quest'ora saranno già tutti morti.

Inarcò un sopracciglio. Quell'informazione rendeva la sua decisione decisamente più semplice: se fosse andato verso Qohor ad inseguire i restanti traditori, avrebbe trovato un numero di uomini decisamente superiore al suo, con una ricompensa di cavalli inferiore a quella che aveva appena ottenuto. Un eventuale scontro avrebbe comportato solo una perdità di uomini, e di conseguenza meno uomini con cui controllare un maggior numero di cavalli. L'idea non gli piaceva più di tanto ma non voleva neanche mandare a puttane tutto quello che aveva appena ottenuto per troppa superbia.
Sospirò, grattandosi il mento.

"D'accordo, finite di preparare i cavalli!"

Detto questo, si allontanò dalla fola dirigendosi verso i Cavalieri. Puntò lo sguardo su Leqso.

"Vai a Vaes Khewo ed aspettaci lì. Dirò loro che sei andato ad avvertire mio padre del successo della missione e quando arriveremo lì affermerai che il Khal è tornato a Vaes Dothrak e ci attende lì. Tutto chiaro?"