Okkat

Quest per Kammo

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    Davvi sembrava particolarmente felice. Felice che il marito avesse riportato carne a sufficienza per sfamare il khalasar per un po', che indossasse una pelliccia di hrakkar, e soprattutto che avesse perfino riportato un cucciolo di quel pregiato leone. Era evidente che il Grande Stallone lo aveva benedetto e questo l'aveva messa di buon umore, tanto che quella notte aveva accettato persino la sua compagna di gravidanza nella tenda con loro due.
    Le luci del sole facevano capolino tra le tende, ma prima che Kammo potesse svegliarsi Davvi lo era già e stava spazzolando con cura la pelliccia che le due schiave avevano realizzato per il Khal.
    "Ti rimetterai in marcia subito? Se indosserai questo copricapo potremmo anche passare per la Via dell'Acciaio. Nessuno oserebbe mettersi contro un Dothraki che ha ammazzato un hrakkar. Anzi, meglio, che possiede un cucciolo di hrakkar."
    Probabilmente le cose non stavano esattamente come le stava dipingendo la donna, ma di certo avrebbe goduto di un certo prestigio ora e non solo tra i membri del suo Khalasar quando la voce fosse girata. Tirli invece sembrava preoccupata, sebbene apprezzasse a sua volta il valore del Khal; aveva sentito i guerrieri parlottare tra loro e sapeva che se non ci fosse stato Kammo probabilmente qualcuno di loro ci avrebbe rimesso le penne.
    "Ho sentito dire che a nord di qui, una trentina di giorni di marcia, prima di arrivare alle montagne del Regno di Jogwhin, ci sono dei piccoli villaggi. Quando ero nel vecchio Khalasar c'era una vecchia che ci raccontava un sacco di storie sulla bellezza di queste montagne e proveniva da uno di quei villaggi. Magari potremmo cercare aiuto, oppure una guida per attraversare le Ossa."
    "Il tuo Khal non ha bisogno di aiuto. E' lui la nostra guida."

    30 giorni di marcia a piedi verso nord in cerca di villaggi e guide?
    Riesploriamo le montagne in cerca di tesori?
    Andiamo dritti e duri per la strada principale come dice Davvi?

    Fai pure tutto ciò che devi :)

    Il tempo di risposta disponibile é una settimana dall'ultimo post. Se si é impossibilitati a rispondere nel tempo stabilito basta comunicarlo nel topic assenze informando su quando si tornerà attivi. Se non ci saranno comunicazioni, il pg salterà il turno e sarà mosso come png dallo staff se necessario per quel turno. Ogni turno di *assenza*costerà un malus del 10%in punti esperienza.

    Il moderatore ha tempo una settimana per rispondere. Se é impossibilitato incaricherà un altro mod di occuparsene.
    Se dopo una settimana il topic non avrà ricevuto moderazione, i pg potranno proseguire in libera muovendo eventualmente altri png e riceveranno un "risarcimento" del 10% in punti esperienza a fine quest.


    Edited by TsundereBoy - 19/4/2019, 19:55
     
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    Kammo aprì un occhio. Era stata una nottata epica, senza che lui lo chiedesse, quando aveva raggiunto Davvi nella tenda l’aveva trovata in compagnia di Tirli e non l’aveva cacciata. E così avevano festeggiato in tre e Kammo aveva avuto modo di chiedere alla figlia di Gralato come stesse. In fondo dal diktat di Davvi, aveva cercato di non dare troppe attenzioni alle altre donne del khalasar, sia per non alzare troppo la temperatura (e lui si scaldava con poco, lo aveva scoperto a malincuore) sia per non far adirare la khaleesi. Però anche Tirli era incinta e aveva iniziato a stare male… Insomma era brutto che la benedizione di un figlio facesse stare male le femmine. Anche perché se stavano male, poi mandavano in bianco gli uomini… era un cane che si mordeva la coda.
    Davvi non era nel letto con lui, solo Tirli giaceva al suo fianco, con la testa appoggiata al suo petto, ma non dormiva. La khaleesi invece spazzolava orgogliosa la pelliccia dello hrakkar con la quale Mirri e sua nonna avevano realizzato uno splendido copricapo.
    “Cavolo!” esclamò ammirato. “Devono aver lavorato tutta la notte!” disse, accarezzando i capelli di Tirli. “Dovrò andarmi a complimentare con loro. Le ricompenserò con una doppia razione di carne, se la sono meritata” commentò tra sé e sé.
    "Ti rimetterai in marcia subito? Se indosserai questo copricapo potremmo anche passare per la Via dell'Acciaio. Nessuno oserebbe mettersi contro un Dothraki che ha ammazzato un hrakkar. Anzi, meglio, che possiede un cucciolo di hrakkar." Davvi era decisamente felice del frutto di quella caccia. Era più contenta lei che lui. Lui invece ripensava alla paura fottuta che aveva avuto per quell’incontro che per chissà quale miracolo non era finito in tragedia. Se fosse stato solo, non sarebbe tornato. Se avesse mandato un altro al suo posto, forse avrebbe perso quattro uomini. Fissò la moglie, così felice e presa da quel cimelio di pelliccia, che per un istante gli si chiuse la bocca dello stomaco e un livore sordo gli ghermì il cuore. Se lui fosse morto, ucciso dal proprietario di quella pelliccia, Davvi avrebbe pregato un poco per lui, sempre che i suoi uomini fossero riusciti a recuperare un poco del suo corpo per poterci fare una pira?
    "Ho sentito dire che a nord di qui, una trentina di giorni di marcia, prima di arrivare alle montagne del Regno di Jogwhin, ci sono dei piccoli villaggi. Quando ero nel vecchio Khalasar c'era una vecchia che ci raccontava un sacco di storie sulla bellezza di queste montagne e proveniva da uno di quei villaggi. Magari potremmo cercare aiuto, oppure una guida per attraversare le Ossa."
    Intervenne Tirli alzando lo sguardo a cercare quello di Kammo.
    "Il tuo Khal non ha bisogno di aiuto. È lui la nostra guida" intervenne Davvi, con una strafottenza che a Kammo non piacque. Fissò la sua khaleesi con rimproverò per poi fissare Tirli, accarezzandole un fianco sotto le pellicce che coprivano i loro corpi.
    Si sporse un poco per baciare la figlia di Gralato sulle labbra, piazzandole una mano sul seno senza pudore. In fondo, se Davvi preferiva spazzolare la pelliccia del leone, lui avrebbe dato il buongiorno a qualcuno che preferiva stargli accanto.
    Ma come al solito, i piani di Kammo non erano fatti per durare. Non aveva fatto i conti con le nausee mattutine. Tirli si scostò di colpo, sgattaiolando veloce fuori dal letto, lasciandolo lì, con un’erezione prepotente sotto le coperte e un’espressione insoddisfatta sul volto.
    Sospirò. Non poteva nemmeno dare colpe alla giovane, era lui che l’aveva inguaiata pucciando la sua salsiccia dentro la sua caverna. E solo due volte, tre se contava la notte appena trascorsa. Aggrottò la fronte. Era incredibile che sua sorella Oqetti e Mirri non avessero ancora concepito. Con tutti i guerrieri che riversavano i loro umori dentro le loro calde caverne…
    Kammo sbuffò e si alzò dal letto, stiracchiandosi, incurante della propria nudità.
    “Tutto a posto?” domandò preoccupato e dispiaciuto a Tirli. “Vuoi uno degli intrugli di Qranna?” propose alla giovane che scosse il capo.
    “Quelli è bene tenerli per la khaleesi…” rispose e Kammo sospirò.
    Si rivestì, cercando di rimettere in riga la propria salsiccia, legò la cintura alla vita, tirò il cavallo dei calzoni per stare un poco più comodo e assicurò alla cintura la scarsella trovata tra i monti.
    “Io non voglio attraversare le Ossa” disse. “Io sono venuto sino a qua sperando di trovare dei villaggi da razziare, delle donne per soddisfare i miei uomini da fare schiave” spiegò, prendendo l’arakh, la cote, poi si sedette sul letto e iniziò ad affilare la lama. “E invece ho trovato dei fiori e un cane ferito. E se non era per gli altri tre, tu saresti vedova. Non è per nulla vero che il suo khal non ha bisogno di aiuto, perché se così fosse, vuol dire questo khalasar ha un altro khal e io manco lo so!” disse lanciando un’occhiata di sbieco a Davvi. “Non ho fatto un cazzo per uccidere quella bestia, ho impedito che uccidesse gli altri, che intanto lo hanno sfiancato sino a ucciderlo. Io? Io mi sono limitato a schivare le sue fauci. Forse quel copricapo lo merita Ferro, non io” borbottò nervoso, come lo era sempre se non sfogava i suoi ormoni, che erano diventati molto esigenti da quando aveva scoperto la figa.
    “Andremo a Nord” sentenziò poi. “Razzieremo i villaggi di cui Tirli ha parlato. Finalmente farò quello che ogni buon dothraki dovrebbe fare” disse cupo. “Razzierò e stuprerò. E spero che stuprare non rientri nel discorso che ho promesso di non farmi altre donne” borbottò infantilmente, senza guardare Davvi, ma ovviamente rivolto a lei.

    930 parole
    CITAZIONE
    30 giorni di marcia a piedi verso nord in cerca di villaggi e guide?
    Riesploriamo le montagne in cerca di tesori?
    Andiamo dritti e duri per la strada principale come dice Davvi?

    Fai pure tutto ciò che devi :)

    Ovviamente nessuna delle tre. Andrò a Nord a fare il dothraki U.U Fanculo alle guide.
     
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    Davvi era furiosa.
    Il suo sguardo era duro come pietra e scuro come pece, le labbra serrate e tutta la muscolatura tesa. Dunque era così? Preferiva seguire i consigli di Tirli invece che quelli della sua Khaleesi? Preferiva stuprare donne sconosciute invece che condividere il letto solo con sua moglie? Bene. Avrebbe dovuto stuprare anche lei per rientrare nella sua caverna fino a quando il bambino non fosse nato, parola di donna!
    "Così sia."-si limitò a dire, tagliente come lama di arakh appena lavorata, prima di allontanarsi con passo svelto dalla tenda per raggiungere le altre donne dell'accampamento seguita a ruota da Tirli che, capendo l'antifona, avrebbe evitato ben volentieri di far alterare od ingelosire ancora la moglie del Khal.
    Il suo non era un khalasar particolarmente grande, anzi, si sarebbe definito pur minuscolo, ma le esigenze di sfamarne ogni membro ce le aveva anche Kammo. Le scorte di carne che aveva probabilmente non gli sarebbero bastate per tutti fino a raggiungere i villaggi di cui parlava Tirli, nemmeno se ne avesse privato gli schiavi. Doveva procurarsi altro cibo se voleva portare tutto l'accampamento fino a destinazione e questo sarebbe dovuto essere il suo pensiero principale, prima ancora che la gelosia della moglie.
    Fuori dalla tenda, ad aspettare lui ed i suoi ordini, c'erano tutti i guerrieri dell'accampamento con le loro armi imbracciate e l'entusiasmo nel cuore.

    Aaaallora! Per raggiungere le guide impiegheresti 30 giorni e mi andresti a maggio (che lo ruoliamo da novembre), ma di carovane da razziare posso fartene trovare anche prima in modo da occupare questo mese off tranquillamente e darti ciò che cerchi. L'unica cosa è che Kammo non lo sa e quindi deve trovarsi un modo per sopravvivere a 30 giorni di marcia XD Se vuoi partire puoi partire, ma resta entro i due giorni di marcia o mi vai avanti.
    P.s.= Davvi è nera. :)
     
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    Davvi lo fissò contrariata. Uno sguardo del genere non glielo lanciava… da quando aveva accoppato Grub. Si limitò ad accettare la sua decisione, ma era chiaro come il sole che non le piaceva. Si alzò e se ne andò e Tirli la seguì per evitare chissà quale altro incidente diplomatico.
    Kammo fece una smorfia e borbottò tra sé e sé. “Vikeesi.” Le donne erano strane, davano tante gioie ma anche tanti grattacapi.
    Finì di affilare il suo arakh, si alzò, guardò quello stupido copricapo e lo indossò uscendo poi dalla tenda.
    “Gralato” chiamò il vecchio, cercandolo con lo sguardo. “Tirli mi ha riferito che nel vostro vecchio khalasar c’era una vecchia che diceva di venire dai villaggi a nord di qua. È vero?” domandò, per essere sicuro della cosa.
    Se la notizia fosse stata confermata, allora si sarebbe rivolto ai suoi uomini.
    “Siamo venuti in cerca di villaggi da razziare, ma è chiaro che su queste montagne ci siano solo rocce. Andremo a nord, verso i villaggi che ci sono stati indicati. Le nostre scorte di cibo ci possono sostenere per poco più di metà del viaggio, ma se rimarremo alle pendici dei monti avremo foraggio sufficiente per i cavalli e noi potremo cacciare come abbiamo sempre fatto. Ci muoveremo come al solito: vedette ai quattro punti cardinali, cammineremo di mattina e la prima parte del pomeriggio e ci accamperemo, dedicando il resto della giornata a preparare il campo, cercare acqua e alla caccia. Cerchiamo di non buttarci subito sulle nostre scorte. Mettiamoci al lavoro!” ordinò quindi, mettendosi lui stesso all’opera.
    L’ultima cosa a essere smontata fu il recinto di Zasqa. Kammo usò una corda per fargli un guinzaglio e lo affidò a Mirri che, in quanto schiava, avrebbe proseguito a piedi, alternandosi sul carro con sua nonna. Smontarono il campo e il piccolo khalasar si incamminò, tenendo le montagne alla propria destra. Quando fu il turno di Mirri a salire sul carro, Kammo prese il leoncino in sella e se lo coccolò un poco. Era mordace il piccolino.
    “Ehi, indosso la pelle di tuo padre, potresti far finta che sono il tuo papà?” borbottò di malumore.
    Nel primo pomeriggio si accamparono nei pressi di un rigagnolo d’acqua che veniva giù dai monti e Kammo andò a caccia assieme a Nero, il migliore degli arcieri di quel piccolo Khalasar.

    Mi dirai tu se questo primo giorno cacciano qualcosa


    Al ritorno, si occupò di Noah e degli altri cavalli, del cagnolone, controllando le sue ferite e infine diede da mangiare a Zasqa. Se fosse riuscito ad addestrarlo, sarebbe risultato utile in caccia e non solo. Iniziò quindi a insegnarli qualcosa di semplice. Tipo stare fermo e venire quando lo chiamava.
    Quando scese la notte, chiacchierò un poco con gli uomini e si ritirò nella tenda. Aveva voglia di sua moglie, ma al tempo stesso era ancora arrabbiato. Le si sdraiò accanto, ma lei forse stava dormendo o semplicemente era indisposta, così come capitava spesso in quei giorni di gravidanza. Lasciò perdere e dormì. Il giorno dopo però era più nervoso di quello prima. Tirli gli stava alla larga, Davvi lanciava occhiatacce a qualunque altra donna gli si avvicinasse. Si rimisero in marcia e Kammo fu taciturno per tutto il viaggio. Ogni volta che prendeva Zasqa dalle braccia di Mirri soffermava il suo sguardo su quegli splendidi seni, ma aveva fatto una promessa e non l’avrebbe infranta.
    Si accamparono nuovamente e i cacciatori andarono a caccia. Al ritorno, mangiarono e Kammo cercò di tenersi vicino Davvi, ma lei era ancora arrabbiata.
    “Si può sapere che ti prende?” domandò perplesso, cercando di stringerla a sé e baciarla sul collo. “Sono tuo marito e ti voglio. Sei un po’ troppo battagliera per essere indisposta, quindi perché non vuoi giacere con me?” chiese ancora, cercando di domarla invano.
    “Preferisci stuprare donne sconosciute invece che possedere tua moglie, vorrà dire che non te la darò più sino a quando non sgraverò, parola di donna!” sibilò lei, cercando di divincolarsi.
    Kammo aggrottò la fronte e arricciò le labbra spiazzato. “Quando ho mai detto che preferisco donne sconosciute?” replicò. “Ho solo sperato che stuprare non sia considerato come stare con altre donne…” specificò e mise su la sua espressione supplichevole. “Vuoi davvero lasciarmi senza di te per sette lune? Ti ho sempre trattato bene e rispettato, perché mi vuoi così male?” le chiese ancora.
    “Hai dato retta a Tirli e non a me” soffiò furente.
    Kammo spalancò la bocca, poi le rinchiuse e si incupì. “Io non ho dato retta a Tirli. Tirli ha detto di cercare guide per attraversare le Ossa, tu hai detto di attraversare le Ossa e basta. Io non voglio fare nessuna delle due cose, voglio villaggi da razziare e ho bisogno anche di trovare altri dothraki. Non troverò dothraki al di là delle Ossa, li troverò qui nel Mare d’Erba!” spiegò inutilmente. Davvi non sembrava voler sentire ragioni.
    Kammo la strinse tra le braccia, impedendole di allontanarsi. Aveva l’impulso di prenderla comunque, che lei lo volesse o meno, ma non era quello che desiderava davvero.
    “Hai detto che mi avresti insegnato a essere un buon dothraki. Mi vuoi forse dire che un buon dothraki non stupra? E magari non razzia anche? Ma va a far scampagnate senza scopo su per i monti? È davvero questo che vuoi?”
    Le affondò ma mano sinistra tra le cosce, andando a vezzeggiarne la femminilità con le dita. “Oh… avanti, Davvi… so che ti piace… perché non mi vuoi?” pigolò infantilmente. Magari coccolandola un poco avrebbe ceduto, o almeno così sperava.

    920 parole
    Ai PNG ho fatto dire le stesse cose che hanno pensato nel tuo post, quindi spero possa andar bene, altrimenti avvisa che cancello tutto ^^
     
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    30 dosi di carne trovate


    "Voglio che non mi contraddici di fronte a Tarli. Voglio che non mi contraddici di fronte a nessuna di loro."
    Davvi sembrava ancora arrabbiata e battagliera, ma non fermò la mano del marito aprendo invece un poco le cosce per permettergli di assaggiare meglio il suo frutto dolce.
    "Vuoi fare il Dothraki adesso? Va bene. Vai a cercare villaggi da razziare e donne da stuprare, è quello che fa un Dothraki, ma non dimenticare che quando sei andato via da Merago perché non eri abbastanza Dothraki, io sono venuta con te."
    Probabilmente ciò che davvero voleva la donna non era chiaro neppure a lei stessa, ma era certa di ciò che intendeva far capire a Kammo e su quello sarebbe stata irremovibile.
    "Non mi piace quando ti infili in altre donne, ma mi piace ancora meno quando loro pensano di sapere cosa vuoi più di me. Oqetti cerca sempre di infilarsi nei tuoi calzoni e dice in giro che ti dava più piacere di me. E Tirli mogia mogia sa sempre cosa dirti per convincerti a fare qualcosa."
    "KHAL! Un carro ad un paio di miglia da qui!"
    La voce di uno dei guerrieri interruppe la conversazione dei due amanti rimandandola a momenti più opportuni e richiamando l'attenzione di Kammo su un problema o un'opportunità più contingente.
    "Lo scortano due uomini a cavallo, non sono Dothraki."
     
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    “Tu mi hai contraddetto più volte davanti ai miei uomini” le fece notare Kammo. “È credo sia decisamente peggio” aggiunse, però sorrise quando la sentì offrirsi a lui.
    “E non ti ho nemmeno contraddetto… Ho ascoltato le vostre proposte e ne ho scelta una terza” ribadì e sospirò.
    “Tu sei gelosa… come io sono geloso all’idea che ti tocchino altri uomini” commenta e fa una smorfia. “Il mio problema è che sono curioso… voglio provare sempre cose nuove” spiega rammaricato. “Non è vero che Oqetti mi ha dato più piacere. È diverso. Con lei ho fatto cose che con te non farei perché non voglio farti male… Tirli non mi ha mai convinto a fare nulla. E con lei ho scopato solo due volte… abbiamo passato più tempo chiacchierando e baciandoci che scopando io e lei.”
    Si incupì. “Quando ho lasciato Merago sei venuta con me perché io ho sconfitto Draggo e ti ho preso come mia sposa” disse cupo. “Se non avessi sfidato il khal, tu saresti moglie di Draggo ora. Quanto pensi che avrebbe ascoltato le tue parole lui? Lui ti avrebbe scopato e ti avrebbe ignorato per il resto del tempo… Tu invece sei la Luna della Mia Vita… ma a volte mi sento come se io fossi il tuo Sole e Stelle solo quando sono come vuoi tu.”
    Tolse la mano che titillava la femminilità di Davvi, con grande disappunto della propria libido. “Ho sbagliato io. L’unico modo per renderti felice e orgogliosa di me sembra essere quello di uccidere uno hrakkar… Almeno un tempo di preoccupavi che non perdessi le braccia… Ora sembra che ti importi solo di essere una khaleesi…” disse mogio.

    "KHAL! Un carro ad un paio di miglia da qui! Lo scortano due uomini a cavallo, non sono Dothraki" urlò Nero, che era di vedetta.
    Kammo si alzò di colpo e raggiunse velocemente il guerriero, scrutando l’orizzonte. Un carro, due cavalli, un poco più in basso, nel mare d’erba.
    Kammo sorrise elettrizzato. “Qualcosa da razziare!” disse dando una pacca sulla spalla di Nero.
    Tornò indietro e radunò gli uomini. “Gralato, scegli sei uomini e rimani con loro a difesa del khalasar. Gli altri nove che sellino i cavalli. Cinque andranno a posizionarsi un miglio davanti al percorso del carro, gli altri quattro con me. Ci dirigeremo verso la carovana e, se tenteranno di scappare, li spingeremo verso i nostri compagni, che non rimarranno fermi ad aspettarci, ma verranno verso di noi, per chiudere la carovana in una morsa e darci manforte in caso di bisogno. Cattureremo i due cavalieri, come schiavi, se non sarà possibile, li uccideremo. Prendiamo quel carro integro e soprattutto i loro cavalli! Ci torneranno utili!”
    Il piano era stilato. Batté le mani. “Muoviamoci!” sentenziò, dirigendosi rapidamente a sellare Noah. Controllò le proprie protezioni, le proprie armi e salì in sella. Un cenno di intesa con i propri cavalieri, poi spronò il cavallo verso il carro avvistato.
    Una razzia. La sua prima razzia.
    Era emozionato come quando aveva fatto sesso con Davvi la prima volta!
    Gli zoccoli dei cavalli battevano ritmicamente sul terreno duro, le campanelle di bronzo tra i suoi capelli tintinnavano assecondando la corsa di Noah e Kammo teneva il busto piegato in avanti per offrire meno resistenza all’aria. Lo sguardo spaziò sulla piana, possibile che ci fossero solo quei due cavalieri a difesa? Forse erano molto forti, sarebbe stato meglio stare attenti.
    Se non si fossero dati alla fuga, li avrebbero presto raggiunti. Ma con un carro non era facile scappare. Se invece si fossero fermati, avrebbe fatto circondare il carro e i due cavalieri e avrebbe intimato loro di gettare le armi.
    Dubitava che sarebbe stato tutto così facile, ma ogni tanto sognava anche lui.

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    Davvi aprì la bocca un paio di volte per rispondere, ma fortunatamente l'arrivo del Dothraki la sottrasse dall'imbarazzo di non sapere davvero cosa dire. Era passata dal nulla all'essere una Khaleesi, forse questo le stava piacendo più di Kammo? No, non era così, voleva davvero che il suo Khal fosse al sicuro e godeva dei suoi successi. Ma... beh, cominciava ad abituarsi a questi successi.

    ***
    Quando furono abbastanza vicini, carro e scorta apparvero agli occhi di Kammo e dei suoi quantomeno...particolari. Non avevano cavalli, ma bestie equine a strisce bianche e nere che apparivano più tarchiate e robuste dai destrieri dei Dothraki e dalla pellaccia più spessa e robusta, almeno a prima vista. I due uomini che le cavalcavano sembravano quasi creature non umane ad aguzzare gli occhi per bene; la loro testa era appuntita, come un uovo schiacciato, e dal cranio rasato si dipartiva solo una lunga treccia scura che giungeva per entrambi a toccare quasi il sedere. La loro pelle era giallognola anche se di una tonalità piuttosto scura e la loro testa sovradimensionata rispetto al busto e alla faccia che invece contava di occhi, bocca e naso decisamente piccoli. Indossavano calzoni e pettorina e agli occhi dei guerrieri di Kammo dovevano sembrare particolarmente brutti. Il carro aveva una copertura in tessuto a forma di cupola che ne nascondeva il contenuto all'ispezione dei Dothraki.
    "Per Verzhof... che...che sono quelli?"
    Alla vista dei guerrieri in arrivo, gli uomini incitarono le loro bestie e il nocchiero a fuggire verso Nord tentando di evitare di ingaggiare un combattimento che non erano certi di poter volgere a loro vantaggio. Le urla degli uomini non giungevano ancora chiare alle orecchie di Kammo, che non comprendeva distintamente quelle parole, ma vedeva chiaramente un paio di daghe pendere al fianco di quelle brutte bestie.

    Hanno un carro, non vanno molto veloci, tu con Noah li raggiungi subito, i tuoi guerrieri nel turno successivo.


    Edited by Freene - 30/9/2018, 14:01
     
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    Avvicinandosi alla carovana, fu presto chiaro che avevano a che fare con persone molto strane. Forse alcuni potevano considerarle brutte, ma Kammo, che vedeva la bruttezza riflessa sulla superficie dell’acqua ogni volta che ci si specchiava in una pozza d’acqua, li considerò semplicemente strani.
    Quelle bestie che cavalcavano le aveva viste al mercato orientale di Vaes Dotrhak, per quello che ne aveva capito, erano pure quelle che il mercante di Qarth diceva impresse nella pietra delle mura della città.
    Ma non erano solo gli animali a essere particolari, ma anche i cavalieri e il conduttore del carro. Appunto, Kammo li trovò diversi, particolari.
    Come previsto, si diedero alla fuga. Scelta sbagliata. Kammo spronò Noah, tentando di superare il carro e costringerlo a fermarsi.
    Erano in tre, se si considerava quello sul carro, contro 5 e presto sarebbero arrivati anche gli altri 5 dothraki che aveva mandato a intercettare il carro per impedirgli la fuga.
    Fermatevi” tuonò Kammo, “o combattete.”
    Non attaccò, non aveva intenzione di farlo se quelli non lo avessero costretto a fare diversamente. Erano in evidente inferiorità numerica, sarebbe convenuto a tutti arrendersi. Loro avrebbero evitato di morire e Kammo avrebbe evitato di perdere i suoi pochi guerrieri.
    Sul viso del giovane Khal era comunque impresso il disappunto. Non vedeva donne. Forse erano dentro a quel carro, ma dubitava ce ne fossero dieci.
    Se quelle strane persone gli avessero dato retta, Kammo si sarebbe piazzato di fronte alle bestie da soma, afferrandone le briglie, per impedire al cocchiere di far allontanare il carro. Se invece avessero continuato la corsa, avrebbe cercato di puntare alla testa del carro e uccidere il conduttore. Così facendo i due guerrieri di scorta avrebbero dovuto decidere se recuperare il carro o combatterlo. In quest’ultimo caso li avrebbe affrontati, trattenuti e avrebbe urlato ai suoi uomini di recuperare il carro. Alla fine era la cosa più utile che c’era all’apparenza.
    Se si fossero arresi, avrebbe considerato l’idea di farsi fare dei regali e li avrebbe lasciati andare. Accollarsi altri maschi schiavi gli sembrava controproducente. Mangiavano ma non potevano produrre nulla per il piccolo khalasar che gli altri quattro maschi schiavi già presenti non facessero già.
    C’era anche da considerare che quella poteva essere una carovana diretta a Vaes Dothrak… Se avesse portato sale e argento in dono al Dosh Khaleen, Kammo non avrebbe potuto razziarla. Avrebbe appunto potuto richiedere solo dei doni. Ma se su quel carro non c’erano sale e argento, lui avrebbe preso il carro stesso e gli animali. Gli servivano per il suo khalasar e non c’era altro che importava. Ma se era diretta a Vaes Dothrak… perché non veniva dalla strada dell’acciaio? Forse avevano affrontato un altro sentiero e scavallato le Ossa in un altro punto? Forse conoscevano un’altra via per superare quei monti?
    Vedendo il loro aspetto, però, Kammo si convinse ancor di più a non volere rischiare la traversata. D’accordo che una figa è una figa, ma l’occhio voleva la sua parte. Donne con quell’aspetto forse non sarebbero state gradite ai suoi uomini.
    Meglio rimanere dalla parte giusta dei monti.
    Rimaneva solo una faccenda da risolvere e tutto dipendeva dai tre in fuga.
    Quei tre avrebbero dovuto decidere se arrendersi e parlare o combattere, non c’erano altre vie.
    Kammo alzò in alto l’arakh, spronò ulteriormente Noah, il quale agitò la testa per qualche istante, per poi accelerare il passo, dirigendosi verso la testa del carro. Il giovane butterato ripeté il suo invito per l’ultima volta. Non ci sarebbe stato un altro avviso.
    “Fermatevi, o vi ammazzerò” ringhiò, fissando in maniera torva il povero cocchiere, anche se non perdeva di vista i due cavalieri, per evitare che potessero colpirlo di sorpresa.

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    Intimidazione sul cocchiere
    Stat per intimidire
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    Fama -12 in generale +18 tra i dothraki
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    Abbiamo due livelli 8 e un conduttore di livello 3
    Guerrieri
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    Amministrazione 0
    intrigo 15
    Conoscenze 2

    Conduttore
    Diplomazia 15
    Marzialità 5
    Amministrazione 10
    Intrigo 10
    Conoscenze 10

    [Giudizio mod - Bonus fama + Prestigio/2 + Liv Competenza Autorità*6 + Marzialità/4 + Diplomazia/2 + Bonus tortura] - [Giudizio mod + Bonus infamia + Prestigio/2 + Liv Competenza Autorità*6 + Marzialità/2]

    Giudizio mod Kammo= 6 circostanza 3 modalità 4 scrittura= 13 punti
    Giudizio mod guerrieri= 8 circostanza (il loro compito è proteggere il carro) 1 modalità (son soli)= 9 punti
    Giudizio mod conduttore= 3 circostanza (a lui frega poco del carro) 0 modalità (non può neppure difendersi)= 3 punti

    VS guerrieri
    [13 - 0 + 42/2 + 0 + 102/4 + 17/2 +0] - [9 +0+0+0+60/2]= (13+21+25.5 + 8.5)-39=+29 (parzialmente riuscita)

    VS conduttore
    [13 - 0 + 42/2 + 0 + 102/4 + 17/2 +0] - [3 +0+0+0+5/2]=68 - 5,5= 62.3 riuscita


    Gli uomini gridavano in una lingua sconosciuta a Kammo ma parvero capire quanto stava dicendo poiché, almeno i due guerrieri, si pararono di fronte a lui con le daghe sguainate nel tentativo di fermare la sua avanzata verso il carro. Non attaccarono, limitandosi a bloccargli la strada evitando di farlo proseguire oltre; tanto prezioso doveva essere il carico trasportato. Si guardavano negli occhi eppoi di nuovo verso Kammo, senza però pronunciare alcuna parola.
    Il conduttore del carro invece non sembrava avere alcuna intenzione di continuare la sua corsa disperata nel Mare d'Erba rischiando di finire sgozzato dal primo Dothraki incontrato per strada, tanto che frenò le bestie da soma tirando le redini con forza e quasi ribaltando il mezzo di trasporto la cui frenata si accompagnò a urla di donna al suo interno.
    I due guerrieri strabuzzarono gli occhi imprecando in qualche lingua sconosciuta e affrettandosi a posizionarsi ai lati del carro, mentre il cocchiere mollava le redini alzando le mani in segno di resa. Sembravano spaventati, ma nessuno dei due uomini avrebbe permesso a Kammo di aprire quella tenda senza combattere.
     
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    Il due cavalieri si frapposero tra lui e il carro, ma le sue parole avevano spinto il cocchiere a fermare la carrozza e ad alzare le mani.
    La frenata fu così brusca che il cassone del carro subì un pesante contraccolpo e da dietro il telone giunsero delle urla. Urla di donna per la precisione. Su quel carro c’erano delle femmine e questo lo rendeva molto interessante. Sempre che non fossero maegi.
    Kammo osservò i due guerrieri, arricciando le labbra. Sorrise e si volse ai suoi dothraki.
    “State lontano da quei due, ma incoccate e teneteli sotto tiro” ordinò. Aveva sette arcieri nel suo khalasar. Se ne era portati dietro quattro per quell’inseguimento ed era ora di sfruttare le loro abilità. Se si fossero tenuti abbastanza vicino da non sbagliare il bersaglio, ma abbastanza lontani da non essere facilmente raggiunti dai cavalieri sui cavalli a strisce, sarebbero stati al sicuro.
    Vedeva già le sagome degli altri cinque assalitori in avvicinamento, presto lo avrebbero raggiunto e si sarebbero uniti a quella razzia.
    Ma c’era ancora una questione da appurare.
    “Io sono Khal Kammo. Siete in inferiorità numerica, mentre io vi tengo impegnati i miei uomini vi riempirebbero di frecce e presto altri guerrieri si unirebbero allo scontro, mettendovi in una situazione ancora disperata. Ma sono uno che rispetta le tradizioni, quindi potrei anche non razziarvi, ma dipende tutto dalle vostre risposte. La prima cosa che voglio sapere è dove siete diretti. Se non siete diretti a Vaes Dothrak, io vi ucciderò e prenderò tutto quello che proteggete. Risparmierò il cocchiere, che si è arreso, diverrà schiavo, e tutto il resto diventerà mio” disse con tono cupo, facendo roteare la lama dell’arakh con un movimento del polso a scopo intimidatorio.
    Inspirò a fondo, poi riprese a parlare. “Se siete diretti a Vaes Dothrak, mostratemi i doni che offrirete al Dosh Khaleen. Se sono quelli giusti, sarete liberi di andarvene, dopo avermi lasciato un dono anche per me e il mio Khalasar. Se non sono quelli giusti, vi ucciderò e prenderò tutto, come vi ho detto prima” concluse, poi si rivolse ai suoi arcieri.
    “Se si azzardano ad attaccare, scoccate. Se mi vedrete in difficoltà, colpite i loro cavalli a strisce, una volta appiedati saranno facili da buttar giù, ma se, come immagino, non saranno una minaccia, cercate di non colpire le cavalcature” ordinò. Non aggiunse che sperava anche che non tirassero a lui, anche se immaginava che in uno scontro poteva essere difficoltoso prendere il giusto bersaglio, ma la fortuna di un dothraki era che grazie al proprio destriero poteva spostarsi rapidamente nel punto migliore per avere la traiettoria libera.
    Ora la decisione sul da farsi era in mano a quegli strani uomini dalle strane teste. Potevano mostrare il sale e l’argento che era il dono da presentare al Dosh Khaleen per poter commerciare all’interno di Vaes Dothrak e in quel caso Kammo avrebbe preteso solo una delle donne dentro quel carro. Ma se avrebbero presentato un dono differente dalla tradizione, sperando di ingannarlo o si fossero comportati in maniera ostile, Kammo li avrebbe combattuti.
    Gli sembrava di avere un discreto vantaggio e, grazie alla copertura offerta dai suoi uomini, era certo di poterli sconfiggere entrambi. Sperava di riuscire a recuperare gli animali in vita. Due nuovi cavalli più quello per il carro erano un ottimo bottino. E poi c’erano le donne. Anche se fossero state brutte, un buco è un buco… Se Davvi si faceva scopare da lui che era brutto come la fame, i suoi uomini avrebbero potuto pure infilarsi tra le cosce di donne non proprio belle. L’importante era che avessero una vagina dove potersi infilare. O anche un buco del culo o una bocca. Alla fin fine bastava poco a un uomo per trovare soddisfazione.

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    "Fermi! Non toccate questi guerrieri!"
    Una voce femminile riecheggiò dall'interno della tenda accompagnando il timido ma deciso movimento di una mano che la scostava mostrando l'origine di quel suono: era una donna con diverse primavere alle spalle ma ancora fertile con tutta probabilità. Condivideva la strana forma del capo dei suoi compagni a cavallo, ma la sua testa era completamente rasata. Ora che scendeva dal carro era possibile notare come anche le sue gambe fossero un poco ricurve, certamente uno spettacolo strano per Kammo e per i suoi guerrieri che si guardavano tra di loro confusi aspettando le sagome degli ultimi Dothraki che cavalcavano come da ordini chiudendo il carro in una morsa.
    La strana donna si guardò un po' attorno per studiare bene la situazione mormorando qualcosa ai due uomini che si affrettarono a riporre le loro daghe, anche se la loro espressione non sembrava né sollevata né soddisfatta. Indossava una tunica del colore della sabbia che si apriva in una lunga gonna fino ai piedi, di certo scomoda per cavalcare, ma non sembrava quello il suo compito.
    "Il mio nome è Daznak, sono una cantatrice della Luna. Sono in viaggio con le altre sacerdotesse e questi valorosi jhat per raggiungere le foreste a nord di queste lande, Ifequevron è il nome con cui i Dothraki le conoscono."
    La sua voce era melodiosa seppure il suo accento tradiva il fatto che non fosse abituata ad esprimersi in lingua Dothraki.
    "Se ci lascerete andare senza che ci sia fatto alcun male vi lasceremo prendere le nostre scorte di cibo. I nostro Jhats sono valorosi e forti, non avranno problemi a cacciare ancora per noi per sostenere il nostro viaggio."
     
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    Kammo fissò la donna, aggrottò la fronte di fronte al fatto che lei avesse il potere di comandare i guerrieri. Strano popolo quello.
    "Il mio nome è Daznak, sono una cantatrice della Luna. Sono in viaggio con le altre sacerdotesse e questi valorosi jhat per raggiungere le foreste a nord di queste lande, Ifequevron è il nome con cui i Dothraki le conoscono."
    Boschi. Pessimo terreno per un popolo a cavalli come i dothraki.
    Visto che i guerrieri testappuntiti avevan riposto le armi nei propri foderi, Kammo abbassò l’arakh e con un cenno del capo fece capire ai suoi guerrieri di abbassare le armi. Era ovvio che non voleva che abbassassero la guardia, ma visto che la situazione sembrava prendere una piega diplomatica, poteva evitare di combattere, evitando di perdere i propri uomini.
    In realtà era chiaro che avevano una superiorità numerica schiacciante, quindi considerava quel carro suo.
    Però il fatto che degli uomini si facevano comandare da… sacerdotesse.
    Kammo fissò la donna con sospetto. “Siete maegi” ringhiò diffidente. “Mi offrite cibo per lasciarvi andare, ma siete in inferiorità numerica. Posso prendere tutto quello di cui ho bisogno e il cibo è l’unica cosa che non mi manca” spiegò duramente. Era vero. Il cibo sarebbe finito, ma aveva 16 guerrieri a poterlo aiutare nella caccia, poteva farcela. “Non siete diretti a Vaes Dothrak, non avete doni per il Dosh Khaleen e non ho mai sentito parlare di voi. A me servono donne e cavalli. E voi avete donne e cavalli” constatò, tenendo lo sguardo scuro sulla donna.
    “Daznak, cosa mi impedisce di uccidere i tuoi Jhats, prendere il tuo carro, i tuoi cavalli a strisce e far stuprare te e le donne sul carro dal mio khalasar?” le chiese. “Non vi farà fatto male, verrete nutrite e accudite, dovrete solo soddisfare i miei uomini e portare in grembo i loro figli” sentenziò. Poi sorrise. “Sono bravi dothraki, un giorno potrebbero anche prendere qualcuna di voi in moglie” ipotizzò tranquillo.
    Lascio in vita e liberi i tuoi Jhats e il cocchiere, prendo i tre animali, il carro e voi donne. Se i tuoi Jhats vogliono combattere, uccido loro, risparmio il cocchiere che si è arreso e prendo i tre animali, il carro e voi donne.”
    Più che una proposta era una decisione già presa ma, si sa, i piani di Kammo non vanno mai come lui li programma.
    Il giovane khal butterato poi era anche una persona estremamente curiosa. “Perché andate a nord? Che popolo è il tuo, Daznak, Cantrice della Luna?” domandò fissandola con interesse. Non sessuale, per una volta Davvi poteva star tranquilla. Cioè… si sarebbe scopato una cantrice della luna solo perché nella sua mente si era fatto un viaggio mentale dove, seguendo lo Stallone che Monta il Mondo, avrebbe stuprato almeno una donna di ogni popolo che avrebbe razziato. Magari sul carro ce n’erano di più belle.
    La sua preoccupazione maggiore era se quelle sacerdotesse fossero state davvero maegi. Avrebbe dovuto studiare un modo per non far lanciare loro strani incantesimi. Forse avrebbe dovuto ucciderle. Ma se poteva evitarlo, era meglio. Se non avessero fatto magie o cose strane, erano comunque scopabili alla fin fine.
    Alla fine gli altri cinque dothraki li raggiunsero e il carro fu completamente circondato. Daznak poteva fare tutte le proposte che voleva, ma Kammo era un dothraki e se un dothraki voleva qualcosa, la prendeva.
    Quella carovana non era diretta al Dosh Khaleen, quindi spettava a lui, era suo diritto di razzia, poteva depredarla senza lasciare nemmeno una scheggia di legno. Accarezzò il collo di Noah.
    “Quindi, Daznak? Venite con noi o dobbiamo uccidere i tuoi Jhats?” domandò.

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    "Khal Kammo...non siamo maegi. Siamo sacerdotesse."
    La donna parlò lentamente soppesando la situazione e tutti i guerrieri che erano giunti a supportare quell'attacco. Speravano che una carovana così piccola passasse perlopiù inosservata, ma non poteva trascinare i membri della sua compagnia alla morte per aver seguito un suo folle sogno, arrendersi e consegnarsi sembrava l'unica scelta possibile, ma le cose non sarebbero andate proprio come quel Dothraki aveva in mente e questo sarebbe potuto essere un problema.
    "Sembri un uomo ragionevole, ma spesso gli uomini non sanno quello che vogliono. Volete che tutte le cantatrici della Luna vi si consegnino ma lascerete liberi i nostri Jhats, è questo l'accordo dunque. Gli Dei delle pianure benedicono un saccheggio e non vi saranno avversi se anche doveste combattere, ma comprendono anche il desiderio di proteggere la propria famiglia e stenderanno la loro mano benevola anche sui miei guerrieri. Non combatteremo."
    Si era dunque decisa, ponendo infine termine alle ostilità, eppure aveva ancora qualcosa da contrattare con quello strano Dothraki.
    "Non possono riattraversare le Ossa a piedi e senza scorte. Lasciate ai due jhats quello che serve per tornare alle lande che li hanno generati almeno. Veniamo dalle pianure di Jogos Nhai, al di là di queste montagne. Siamo un popolo fiero, molto più di quanto questa disavventura non ti faccia pensare."
    Avrebbe voluto dire altro, ma si limitò a pronunciare qualche frase in una strana lingua lasciando che altre cinque teste sbucassero dalle tende; tutte le figure condividevano il suo abbigliamento ed il suo taglio di capelli. Alcuni gioielli sulle braccia e le stesse fasce rituali che indossava la donna che aveva parlato le identificavano come sacerdotesse. Per quanto riguardava i due guerrieri invece, beh...quelli fecero più fatica ad abbandonare le proprie bestie da soma ma seguirono le indicazioni fornite dalla cantatrice della Luna, scoperchiando addirittura il carro. Vi era cibo perlopiù, scorte buone per mantenere un piccolo gruppo di persone per un mese di viaggio ma che sarebbe stato utile anche al khalasar di kammo: selvaggina di piccole dimensioni, formaggio, latte fermentato, qualche erba. Vi erano poi dei barattoli di tinture all'interno di grosse ceste di vimini e strane sostanze odorose che emanavano un buon profumo; alcuni gioielli di legno e pochi monili di metallo.
     
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    Kammo aggrottò la fronte. Si arrendevano per davvero, non ci sperava. Certo, era chiaro che la donna volesse che i due potessero tornare indietro per tornare con i rinforzi, ma aveva dato la sua parola.
    Alla fine il giovane butterato annuì. “Bene, sono un uomo di parola, anche se immagino me ne dovrò pentire” commentò con un sorriso, guardando la donna, avvicinandosi e passando in rassegna il contenuto del carro. “I tuoi Jhats e anche il cocchiere sono liberi.” Prese tre otri contenenti acqua e tre piccoli animali. “Concedo loro queste scorte. Hai detto che i due Jhats son cacciatori, riusciranno a sostenersi per il viaggio di ritorno. Auguro loro la benevolenza del Grande Stallone, per permettergli un ritorno sicuro” aggiunse e fece cenno agli uomini di prendere il carro e le due zorse.
    “Hai detto che non siete maegi… ma se una di voi farà cose da maegi, io dovrò uccidervi” le spiegò severo. Non era cattiveria la sua, era superstizione.
    Il bottino era buono. Non solo avevano sei nuove donne ora, ma anche delle tinture e persino dei gioielli che avrebbero potuto usare per barattare.
    Inoltre, la curiosità di Kammo ora poteva sommergere di domande una donna di un mondo completamente diverso dal suo.
    “Salite sul carro” ordinò alle donne, fece circondare il mezzo dai suoi uomini e si avviò. Ma non si incamminò verso l’accampamento. No, avrebbe preso una strada più lunga, ma non voleva rischiare che i tre lasciati liberi fossero in grado di indicare l’esatta posizione dell’accampamento, nel caso avessero dei rinforzi sui monti. No, si sarebbe diretto a Sud Ovest sino a quando i tre sarebbero stati in vista e solo quando fossero scomparsi oltre l’orizzonte, si sarebbe diretto verso Sud Est, per poi tornare a costeggiare le montagne verso Nord, sino a tornare all’accampamento con il suo bottino.
    Mentre si dirigevano a Nord, si affiancò al carro, scrutando i volti e i corpi delle sacerdotesse.
    “Daznak, perché le vostre teste sono a punta?” domandò curioso, forse con tono infantile. “Come vive il vostro popolo?” le chiese poi. Insomma erano tutte informazioni importanti, che avrebbe riferito allo Stallone che Monta il Mondo, quando egli si fosse presentato. “E cosa andavate a fare nei boschi a Nord? Perché rischiare un viaggio pericoloso nel territorio dei Signori dei Cavalli pur di andarci?” Eccolo lì, Kammo il curioso, il lato bambino di Kammo che di fronte alla vastità del creato rimaneva esterreffato e con la mente piena di domande.
    Ma era comunque un dothraki e un khal. Un dothraki atipico, quindi la domanda che venne dopo fu: “Chi di voi sei si vuole fare stuprare da me? Una volta raggiunto il resto del khalasar festeggeremo e le altre cinque saranno per i miei uomini e una di voi per me. Tranquille… solo io sono così brutto… Gli altri dothraki sono tutti alti e belli” assicurò cercando di essere rassicurante.
    Iniziò poi a far di conto, aiutandosi con le dita. Loro erano in 17 maschi. Quasi due volte le dita delle due mani. Le donne fertili erano sette, ma una era Davvi, che era sua, poi c’era Tirli, che era restia ad avere altri uomini e una era Kassi, che nessun uomo cagava perché non aveva le gambe. Chissà se la sua fica era come tutte le altre… Kammo, non divagare!
    Quindi erano due donne fertili, Mirri e Oqetti, poi c’erano le due donne sposate. Poi c’erano le tre vecchie. Be’, sei donne in più erano un buon numero. Sorrise soddisfatto, una felicità effimera. Aggrottò subito la fonte. Se ora avevano abbastanza donna, che cazzo andavano a fare a Nord per trovare altre donne? Vabe’, razziare villaggi sarebbe stata un’esperienza nuova, un’esperienza sicuramente da fare. Poi avrebbero potuto recuperare schiavi da barattare… Dopo la razzia sarebbe tornato a Vaes per barattare tutto. Magari con un buon numero di schiavi avrebbe impressionato i piccoli khalasar che avrebbero deciso di unirsi a lui… O forse no. Doveva chiedere consiglio a Davvi. E doveva pure mettere in chiaro con lei che si sarebbe scopato una donna dalla testa a punta e che non doveva rompere le scatole. Insomma, lui era un maschio, un khal, poteva fare quel cavolo che voleva, altrimenti l’avrebbe trattata come qualsiasi altro maschio dothraki tratta la moglie. Ovvero male. Aveva sentito di una donna del Dosh Khaleen a cui il marito ruppe le costole solo perché lei gli aveva dato una figlia femmina. Le donne dothraki non erano trattate bene, erano inferiori. Ma a lui piacevano le donne dothraki, non voleva trattarle male se non c’erano motivi per farlo.
    Alla fine raggiunsero l’accampamento con il loro ricco bottino.
    “I primi a festeggiare saranno coloro che han partecipato alla razzia” sentenziò. “Gli altri rimarranno di guardia. Una volta che avrete stuprato a sufficienza, andrete a dare il cambio a chi è di guardia, in modo che possano stuprare anche loro” sentenziò, scendendo da Noah.
    Ovviamente la donna che si era eventualmente offerta per lui, sarebbe stata intoccabile sino a quando lui non avesse deciso diversamente. Si diresse da Davvi e le sorrise, indicandole poi il carro e le tre zorse. “Cavalli a strisce da Jogos Nhai e sei femmine nuove per il khalasar!” sentenziò orgoglioso. “Continueremo il nostro viaggio, razzieremo i villaggi e speriamo di incrociare piccoli khalasar da annettere al nostro” le disse sognante. Oh! Se il Khalasar fosse cresciuto, lo Stallone che Monta il Mondo sarebbe arrivato, ne era certo.

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    La cantatrice della Luna sembrava parecchio soddisfatta del risultato raggiunto ed aiutò tutti a salire sul carro e a lasciarsi trasportare verso l'accampamento dei Dothraki di cui cercò di memorizzare il sentiero.
    "Fin da bambini fasciamo le nostre teste con delle bende molto strette affinché assumino questa forma. Vuoi sapere come vive il mio popolo Khal Kammo?"
    Daznak sembrava sinceramente stupita dalla curiosità dello strano uomo ma parlò comunque, con una vena di nostalgia che le bagnava lo sguardo che accarezzava le altre cantatrici.
    "Le nostre pianure sono più aride e spoglie del Mare d'Erba Dothraki ed il nutrimento per le nostre bestie scarseggia. Zorze, quelle bestie da soma che hai chiamato cavalli, sono zorze. Piccole ma resistenti e robuste non soffrono la sete o la fame per giorni. Conosci i guerrieri che cavalcano con te? Io sì, conoscevo i miei jhats e le mie cantatrici. La nostra gente viaggia a piccoli gruppi familiari di consanguinei e nelle foreste del Nord avremmo raccolto le piante necessarie per la nostra piccola comunità, quelle che non crescono nelle nostre aride pianure. Di solito voi vi mantenete sui sentieri principali, pensavamo di essere al sicuro anche questa volta."

    ****
    Ci fu un'accesa discussione in una lingua sconosciuta quando arrivò il momento di scegliere colei che avrebbe giaciuto con il Khal, ma alla fine fu Daznak a decidere pescando una giovanissima ragazza dal gruppo che scese dal carro seguendo Kammo e pronunciando a malapena un paio di parole mentre questi si avvicinava alla sua Khaleesi.
    "Badma...il mio nome è Badma."
    Il disprezzo ed il timore si leggevano nel suo sguardo tanto quanto l'orgoglio in quello di Davvi che corse ad abbracciare il marito dimentica della litigata precedente.
    "Sapevo che le mie preghiere ti avrebbero benedetto!"-quindi allungò un dito curiosa sull'esserino tremante che seguiva silenziosamente il Khal. "Ma cosa sono?"
     
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