who can stop the war?

libera Iris e Kammo

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    […] Kammo fece allontanare la sua donna e i due ragazzi rimasero finalmente soli “Forse… mi nascondi che tuo padre è così strambo che non duellerà perché non crede nei valori dothraki? Che se anche lo sconfiggessi in duello, non accetterebbe di seguire l’uomo che lo ha sconfitto? Se lo facessero con me, io lo farei. I dothraki seguono la forza, da sempre” commentò con l'espressione seria che aveva da bambino, quando diceva qualcosa di cui era sicuro “Non è nemmeno detto che io riesca a sconfiggerlo…” Iris si voltò a guardarlo, le ciocche nere dei capelli si mossero insieme al suo volto, ondulando al ritmo delicato del vento. Combattuta tra l'immagine innocente e simpatica del suo amico d'infanzia a quella grottesca e spaventosa che l'aveva trasformato. Eppure quelle parole erano sue, quelle espressioni, quegli occhi scuri e curiosi.
    "Però, se vincessi, te lo immagini? I nostri khalasar uniti in un solo khalasar, più potente..." Iris sorrise delicatamente, ascoltando le sue parole mentre i cavalli procedevano da soli lungo il Mare d'Erba, fianco a fianco.
    Il sorriso crebbe anche tra le labbra di Kammo “Cresceremo piano piano, combatteremo gli uni accanto agli altri, ci aiuteremo l’un l’altro, stupreremo assieme…” il ragazzo si voltò verso Iris e lei sapeva già ciò che avrebbe detto “Be’, no, tu non stuprerai… Potrai combattere come un uomo, ma stuprare come un uomo direi che impossibile” i due scoppiarono a ridere all'unisono. Iris abbassò lo sguardo, il suo sorriso formò due fossette agli angoli della bocca. Si sentì nuovamente bambina, le sembrò di essere ancora li, in riva al ruscello con il sole che scaldava il suo corpo freddo dopo il bagno. Lei e Kammo che ridevano sdraiati sulla pietra. Improvvisamente fu come se tutto ciò che era avvenuto prima non fosse mai accaduto. Come se i due leader non fossero sul piede di guerra, ma semplici amici.
    "Non sei cambiato per niente, Kammo" disse la ragazza, tornando a posare lo sguardo su di lui.
    “Pian piano diventeremo sempre più grandi e a quel punto saremo così tanti che il Grande Stallone da lassù ci noterà e a quel punto ci manderà Lo Stallone che Monta il Mondo. Non dovrà perdere tempo a riunire tutti i khalasar in uno, se noi gli daremo una mano. E quando saremo sotto la sua guida, saremo così tanti da poter sfidare le triple mura di Qarth e le sue sterminate milizie! O da superare Lhazar per razziare le città degli schiavisti! Così magari potrei trovare Shuri e portarla via con noi!” fantasticò il Khal, ritornando bambino insieme a lei. La Khalakki strinse le labbra, mordendosi il labbro inferiore e annuì lentamente, osservando gli occhi scintillanti di Kammo "E' quello che ci eravamo ripromessi da bambini..." il vento soffiò e le campanelle nella treccia del ragazzo risuonarono "Non credi che tutto questo sia più che una semplice coincidenza?" domandò la ragazza, ondeggiando sul proprio cavallo di fianco al Khal, in testa a tutto il khalasar "Noi...abbiamo parlato così tanto di tutto questo e ora siamo qui. I nostri khalasar potrebbero unirsi, il nostro sogno potrebbe cominciare oggi." La ragazza portò il viso verso l'alto, facendo rispecchiare l'azzurro del cielo nei suoi occhi che sembrarono illuminarsi "E se il Grande Stallone ci avesse condotti fino a qua? Se ci stesse quadrando proprio ora?" Iris tornò a guardare Kammo al suo fianco, attese qualche istante prima di parlare, tornando seria.
    "Noi siamo dalla stessa parte, lo siamo sempre stati. Ma io non sono mio padre, lui..." Iris scosse la testa distogliendo lo sguardo "Lui ha già perso tutto una volta, Kammo. Non perderà di nuovo. Lui farà qualsiasi cosa per vincere e non si sottometterà mai ad un altro Khal, non accetterà mai il fatto che sua figlia e la sua gente venga comandata da un...estraneo" deglutì e ritornò a guardare il ragazzo, i suoi occhi in quel momento erano limpidi come le sue parole, sinceri e quasi tristi "Loro sono la mia famiglia, sono cresciuta tra la mia gente... Ma questo khalasar è in piedi da molto prima che io nascessi. Loro sono fratelli e sorelle, mogli e mariti. Quella è la loro casa, hanno sempre affrontato tutto insieme. Cohollo è il loro Khal e dopo la morte di mia madre..." la ragazza si fermò per qualche istante, voltandosi a guardarsi alle spalle, osservando i suoi quattro uomini che la tenevano d'occhio poco distanti "... è come se io avessi preso il suo posto, è come se te stessi minacciando la loro Khaleesi. Per quanto io li dica che andrà tutto bene, loro non si fideranno mai di te. Non... non ti seguiranno solo perchè sei più forte. Io e mio padre gli abbiamo resi i guerrieri che sono, loro devono tutto a noi. Ci hanno giurato fedeltà eterna. I nostri schiavi hanno imparato a combattere, così come le nostre donne...Io stessa gli ho addestrati molte volte. E i bambini....Non avrai mai il controllo su di loro se mio padre soccomberà per mano tua..." la voce della ragazza si affievolirono a quelle parole. 'non ti seguiranno se ucciderai mio padre, perchè ci sarò ancora io in vita' pensò la ragazza, ma quello che Kammo aveva detto era vero, una parte dei dothraki si sarebbe unita al khalasar del Khal vincente, ma l'altra, Iris ne era sicura, sarebbe stata troppo legata a lei per abbandonarla. Finché fosse stata in vita, loro l'avrebbero seguita, era questo il giuramento che avevano fatto la notte della sua nascita.
    L'immagine di lei che uccideva suo padre le ritornò alla mente e il battito cardiaco accelerò. Non sapeva se l'avrebbe mai fatto, se quella era sono una strana idea dovuta all'agitazione, ma era l'unica che le era venuta in mente.
    Quella guerra si poteva fermare, ma da chi dipendeva la scelta? Da Iris? Da Khal Kammo? O da suo padre, Khal Cohollo?
    Chi di loro poteva fermare il massacro imminente?

    Edited by Aeryx - 18/12/2020, 13:37
     
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    Kammo la fissò preoccupata. "Cosa? Ma sei scema? Hai insegnato a combattere a qualcuno a cui hai privato della libertà, che avrebbe tutti gli interessi di aprirti la gola mentre dormi, se non ci fossero le sentinelle a controllare che gli schiavi rimangano al loro posto?" scosse il capo. No, gli schiavi era proprio una categoria che non poteva imparare a combattere. Lui li trattava bene, non voleva che venissero maltrattati senza un reale motivo, ma metter loro un'arma in mano e insegnar loro a usarla era troppo pericoloso.
    La sua espressione si corrucciò, facendosi pensierosa. "Io... ricordo poco" ammise. "Di quando ero bambino..." si affrettò ad aggiungere, portando le iridi su Iris. "I miei ricordi sono vaghi... quando ero piccolo una malattia ha colpito il mio khalasar e tutti quelli che si sono ammalati sono stati abbandonati a morire nel Mare d'Erba" raccontò. "Non sono morto... ma per dieci anni ho vissuto da solo, nascondendomi dai Khalasar, per paura mi facessero schiavo. Se fossi diventato schiavo di qualcuno, probabilmente avrei fatto di tutto per ucciderlo. Sarei morto nel tentativo, ma non volevo perdere la possibilità di fare quello che volevo della mia vita..." mormorò. "Quindi... non ricordo molto di quello che ci siamo detti, non tutto. Ricordo che dissi che non ti avrei stuprata o ucciso, ma se ho fatto promesse... non le rammentò. Non posso mantenere qualcosa che non ricordo e nemmeno fidarmi a occhi chiusi di una persona che ho conosciuto dieci anni e passa fa..." spiegò sperando che Iris fosse comprensiva.
    Alle parole di Iris, Kammo sorrise. "Quindi è questo che mi nascondevi. Lo so... non tutti mi seguiranno, ma io non voglio uccidere tuo padre. Voglio solo sconfiggerlo. Allo Stallone che Monta il Mondo serviranno quanti più dothraki possibile se vuole conquistare Qarth. Hanno ottantamila soldati là... ottantamila! Non posso uccidere dothraki a cuor leggero, ognuno di loro può essere fondamentale per l'Orda dello Stallone della profezia!" spiegò e poi sospirò. "Ma se non accetterà il ruolo che spetta al più forte, sempre che io sia il più forte... Be', dovrò ucciderlo... Quelli che non vorranno seguirmi saranno liberi di andarsene. E potranno pure tenersi i tuoi schiavi combattenti. Troppo pericolosi in un khalasar piccolo averne" replicò con disarmante tranquillità, mentre iniziò a studiare la gola che iniziava ad aprirsi attorno a loro. "Quando il khalasar sarà grande, nessuno vorrà rischiare la pelle e andarsene e si uniranno tutti, ma finché il khalasar sarà piccolo, capisco perfettamente che non posso annettere tutti quanti in un colpo solo."
     
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    "Cosa? Ma sei scema? Hai insegnato a combattere a qualcuno a cui hai privato della libertà, che avrebbe tutti gli interessi di aprirti la gola mentre dormi, se non ci fossero le sentinelle a controllare che gli schiavi rimangano al loro posto?" scosse il capo, con lo sguardo preoccupato da ciò che aveva sentito. Iris sorrise e distolse gli occhi da lui, lei neanche gli considerava schiavi, erano tutti parte della stessa famiglia, come Shera che era la sua schiava personale, ma Iris la considerava una sua amica e basta. La ragazzina era un ottima confidente e le voleva bene come una sorella. Se metterle un pugnale in mano era l'unico modo per assicurarsi che non le fosse fatto del male, Iris gliene avrebbe dati cento e le avrebbe insegnato come maneggiarli tutti assieme.
    "Io... ricordo poco. Di quando ero bambino..." continuò Kammo, portando le iridi scure su Iris. "I miei ricordi sono vaghi... quando ero piccolo una malattia ha colpito il mio khalasar e tutti quelli che si sono ammalati sono stati abbandonati a morire nel Mare d'Erba" le labbra della ragazza si schiusero leggermente, ascoltando la storia di Kammo e di come era sfuggito alla morte, passando dieci anni da solo, senza un khalasar, nascondendosi per la paura di esser fatto schiavo. Quindi era per quello che il suo corpo era stato deformato in quel modo, Kammo era stato abbandonato dalla sua gente e ora che era diventato Khal, non avrebbe permesso che nessuno rimanesse indietro. Iris lo guardò con occhi diversi, non le appariva più come un mostro deformato, quella era solo una maschera, la prova che lui era sopravvissuto alla morte. Non c'era nulla di spaventoso in Kammo.
    "Quindi... non ricordo molto di quello che ci siamo detti, non tutto. Ricordo che dissi che non ti avrei stuprata o ucciso, ma se ho fatto promesse... non le rammentò. Non posso mantenere qualcosa che non ricordo e nemmeno fidarmi a occhi chiusi di una persona che ho conosciuto dieci anni e passa fa..." spiegò il ragazzo e Iris sorrise, pacamente "Certo, lo capisco" rispose la ragazza.
    Kammo sorrise. "Quindi è questo che mi nascondevi. Lo so... non tutti mi seguiranno, ma io non voglio uccidere tuo padre. Voglio solo sconfiggerlo. Allo Stallone che Monta il Mondo serviranno quanti più dothraki possibile se vuole conquistare Qarth. Hanno ottantamila soldati là... ottantamila! Non posso uccidere dothraki a cuor leggero, ognuno di loro può essere fondamentale per l'Orda dello Stallone della profezia!" spiegò e poi sospirò. "Ma se non accetterà il ruolo che spetta al più forte, sempre che io sia il più forte... Be', dovrò ucciderlo... Quelli che non vorranno seguirmi saranno liberi di andarsene. E potranno pure tenersi i tuoi schiavi combattenti. Troppo pericolosi in un khalasar piccolo averne" replicò con disarmante tranquillità, mentre la gola tra le montagne iniziava ad aprirsi attorno a loro. Iris la osservò con attenzione, studiandola e cercando di immaginare come sarebbe andata "Quando il khalasar sarà grande, nessuno vorrà rischiare la pelle e andarsene e si uniranno tutti, ma finché il khalasar sarà piccolo, capisco perfettamente che non posso annettere tutti quanti in un colpo solo."
    "E io?" domandò la ragazza, voltandosi verso il Khal "Io potrò scegliere dove andare? ... " domandò, per poi tornare a guardare l'insenatura di fronte a se "Mio padre non accetterà mai la sconfitta in caso dovesse perdere. Non esiste un Khal che si arrende. Lui ha già avuto il suo grande khalasar, il suo momento d'oro e ha perso moltissimi guerrieri. Da quando ci sono io a consigliarlo nessuno dei miei uomini è morto in combattimento. Se mio padre dovesse morire, alcuni ti seguiranno e alcuni se ne andranno liberi per la loro strada... A meno che io non gli dica di restare." Le iridi celesti tornarono a fissare quelle scure di Kammo "Se il mio popolo mi seguisse però, dovrei darli più di una ragione per farlo. Il fatto che io sia la loro Khalakki potrebbe non bastare. Ma io voglio quanto te che i nostri khalasar si uniscano. Tu potrai non ricordarti della nostra infanzia, ma io mi ricordo. E so che il Grande Stallone ci sta guidando in questo momento, lui ti ha salvato dalla morte in modo che noi due potessimo rincontrarci. Sta tutto nelle nostre mani, possiamo decidere noi il nostro destino e io la mia scelta l'ho fatta. Quindi ora ti chiedo, Kammo...come faccio a farmi seguire da tutti i miei uomini? Come facciamo a convincerli all'unione pacifica dei nostri khalasar?" gli occhi della ragazza erano decisi e sinceri. Era tutta la vita che Iris aspettava questo momento, il momento in cui lei sarebbe sorta e avrebbe condotto il suo khalasar sotto gli occhi del Grande Stallone. Ma tutto questo, tutto il sogno, in quel momento dipendeva da Kammo. Lei era disposta a tutto, ma il ragazzo lo era?
     
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    "Certo che potrai scegliere anche tu. Mica posso obbligarti a stare in un khalasar che non vuoi... Non ancora almeno. Se vorrai prendere la tua gente e andar per la tua strada potrai farlo. Quando il mio khalasar sarà più grande, se capiterà che ci incontreremo ancora... be', dovrai stare, ma non tratterò male nessuno, se nessuno tratterà male me" spiegò tranquillo. "Se invece vorrai restare subito... Be' tanto meglio! Bella come sei, Verzhof ci noterà prima! Saresti un'ottima moglie per lo Stallone che Monta il Mondo, ne sono certo!" assicurò.
    "Io chiederò a tuo padre di unire i khalasar. Se accetterà di farlo pacificamente, ci sfideremo per vedere chi è il più forte. Il vincitore sarà Khal e lo sconfitto sarà kos. Certo che se tuo padre viene sconfitto, se non sarò onorevole sarà pericoloso avere un khas più grande del resto del khalasar, ma se sarà onorevole, uniremo le forze, ma nulla nella vita dei due khas cambierà. La mia famiglia vivrà come sempre, la tua come ha sempre fatto. Solo quando dovremo razziare dovremo collaborare anche se malvolentieri. Ma sono certo che con il tempo, potremmo diventare tutti una grande famiglia!" disse immaginandosi la scena. "E poi unendoci credo ci sarebbero vantaggi per tutti. Magari nel tuo khalasar c'è un dothraki che sa scopare bene le femmine, perché i miei uomini non riescono a dar piacere a Oqetti e lei viene sempre a cercare me, ma Davvi è gelosa e non vuole che io metta la mia salsiccia tra le cosce di Oqetti... però mi dispiace che Oqetti non prenda il giusto piacere quando si fa montare... Insomma il sesso è bello, ma se non lo trovi bello perché il tuo maschio pensa solo al proprio piacere, finisce che poi le femmine non sono soddisfatte e una femmine insoddisfatta è un casino!" commentò Kammo serissimo. "Ho fatto tanta fatica per trovare un sufficiente numero di donne per soddisfare i miei guerrieri... e poi scopro che i miei guerrieri non soddisfano le mie donne. Quindi ora devo trovare altri guerrieri per forza" raccontò stressato da quella situazione. "Se troverò altri guerrieri, però, avrò bisogno di altre femmine. Insomma, non finirò mai di cercare di trovare un equilibrio per rendere tutti felici in famiglia" concluse e poi fissò Iris. "Ma quando dici... che dopo la morte di tua madre tuo padre si appoggia a te... intendi... che ti tratta come una khaleesi? Ti monta pure?" domandò perplesso. Non era un bene che un padre montasse le proprie figlie, aveva sentito dire che uscivano figli deboli da simili unioni.
    Poi si sporse verso Iris. "Se i nostri khalasar si unissero, cosa faresti se io fossi kos o cosa vorresti fare se io invece fossi khal?" le chiese poi.
     
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    Iris ascoltò le parole del Khal, sorridendo appena divertita dal suo parlare continuo. Kammo era davvero un gran chiacchierone e diceva ogni cosa che li saltaste per la mente. Era simpatico e divertente, ma tra le sue parole trovò anche saggezza, le piaceva il suo modo di pensare e finalmente erano riusciti a parlare pacificamente "Le mie donne non si sono mai lamentate di come venivano montate dagli uomini" disse, ascoltando il fardello di Kammo su quanti uomini e donne doveva avere il suo khalasar per soddisfare tutti. Poi gli occhi di Kammo si posarono sulla ragazza, curiosi, brillanti e Iris poté leggerci la domanda che il ragazzo le stava per fare, era sempre stato così curioso "Ma quando dici... che dopo la morte di tua madre tuo padre si appoggia a te... intendi... che ti tratta come una khaleesi? Ti monta pure?" domandò perplesso. Iris rimase a fissarlo per qualche istante, il cuore le batté forte nel petto. La ragazza deglutì e chiuse gli occhi, sorridendo in un sorriso tirato. Non voleva parlare di suo padre, non in quei termini. Non voleva ricordare le notti in cui arrivava nella sua tenda dopo aver bevuto con i suoi guerrieri di sangue e la montava. Lei gli ricordava sua madre, glielo aveva sempre detto, ma solo quando era troppo ubriaco per rendersene conto. Di giorno Khal Cohollo non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi per troppo tempo, ma alcune notti l'alcool gli faceva dimenticare tutta la sofferenza e davanti a se vedeva solo Nivaes, giovane e bella con quegli occhio dello stesso colore del cielo. Non era successo molte volte, ma era successo e a Iris non piaceva. Una parte di lei però, si era convinta che quello sarebbe stato il suo destino, prendere il posto della madre, sposare il Khal e diventare Khaleesi.
    "Se i nostri khalasar si unissero, cosa faresti se io fossi kos o cosa vorresti fare se io invece fossi khal?" Kammo si sporse verso di lei, interrompendo i pensieri della ragazza che tornò a voltarsi verso di lui. Ora sapeva che il suo destino poteva sceglierselo da sola, che c'erano diverse vie per raggiungere il suo sogno. Ma si chiese anche se diventare la sposa di Kammo, deforme e butterato dalla testa ai piedi fosse meglio che essere la Khaleesi di suo padre.
    La ragazza sospirò "Hai detto che potremmo vivere le nostre vite come prima, che solo quando dovremo razziare dovremo collaborare. Quando uno dei due khalasar avrà bisogno di aiuto, l'altro accorrerà. Ci muoveremmo vicini, ma comunque separati, ogni khalasar continuerebbe ad avere il proprio capo, ma combatteremo insieme. Col tempo sono sicura che riusciremo a convivere, troveremmo un'accordo. I nostri popoli cominceranno a mischiarsi, magari figlieranno e i nostri due khalasar diventeranno una sola famiglia. Io e te ci consulteremmo sulle decisioni da prendere, ci assicureremmo che la nostra gente sia al sicuro e felice, potrebbe funzionare... si uniranno da soli senza che nessuno glielo imponga. " la ragazza parlò con lo sguardo fisso davanti a se, osservando le rocce ormai vicine. Erano praticamente arrivati a destinazione, ma mancava ancora qualche ora al tramonto, quindi lei e Kammo avrebbero avuto ancora tempo per parlare e Iris sperò che quel tempo fosse infinito, che il sole non tramontasse più e che in tempo si fermasse. Perché parlando, lei non aveva nominato suo padre. L'accordo era tra Iris e Kammo, suo padre non sarebbe rientrato nelle discussioni perchè non avrebbe mai vinto il duello. Se Kammo avesse accettato quell'accordo, Iris avrebbe potuto prendere il suo khalasar e seguire Kammo, restando comunque tra la sua gente, restando la loro Khaleesi.
     
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    Kammo fece una smorfia. "Uniti, non vicini. Non avrebbe senso essere due gruppi distinti anche se vicini. Se sarò io Kos, obbedirò agli ordini di tuo padre, la sconfitta me lo imporrebbe. Se vincerò io... speriamo che tuo padre sia un Kos saggio come lo descrivi. Ah, una cosa importante... se sarò io a essere vostro khal, nessuno fa del male alle femmine. Se una femmina non vuole essere montata non verrà montata. Le schiave sì, ma andranno comunque trattate bene, non si farà loro male. Su questo sarò irremovibile!" sentenziò e poi si incupì. "Se tuo padre... verrà sconfitto e non si piegherà... chi è il guerriero più forte dopo lui? Chi potrebbe pretedere per sé il ruolo di Kos?" domandò alla giovane. Doveva iniziare a capire chi sarebbe stato il suo referente se i due khalasar si fossero uniti.
    "Saresti tu, o qualcuno del tuo khalasar potrebbe volerti scavalcare?"
     
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    Kammo fece una smorfia, non sembrava del tutto convinto alle parole della ragazza "Uniti, non vicini. Non avrebbe senso essere due gruppi distinti anche se vicini. Se sarò io Kos, obbedirò agli ordini di tuo padre, la sconfitta me lo imporrebbe. Se vincerò io... speriamo che tuo padre sia un Kos saggio come lo descrivi. Ah, una cosa importante... se sarò io a essere vostro khal, nessuno fa del male alle femmine. Se una femmina non vuole essere montata non verrà montata. Le schiave sì, ma andranno comunque trattate bene, non si farà loro male. Su questo sarò irremovibile!" sentenziò. Aveva ragione, due khalasar divisi non avevano molto tenso, ma Iris voleva procedere per gradi, voleva essere sicura che il suo popolo avrebbe accettato gradualmente la convivenza con estranei. Iris annuì "Si certo, neanche le mie donne vengono stuprate. Credo che avere una donna al comando serva a questo, i miei uomini sono guerrieri forti, ma uomini gentili."
    Il volto di Kammo poi si incupì. "Se tuo padre... verrà sconfitto e non si piegherà... chi è il guerriero più forte dopo lui? Chi potrebbe prendere per sé il ruolo di Kos? Saresti tu, o qualcuno del tuo khalasar potrebbe volerti scavalcare?"
    "No, sarò io." Iris su quello era irremovibile "Se mio padre morisse il khalasar seguirebbe me... ma Kammo. Per quanto tu sia giovane e forte, dubito che tu possa sconfiggere mio padre." La ragazza tacque per alcuni secondi, osservando le montagne davanti a se, riflettendo sulla sua idea di uccidere suo padre. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma Kammo doveva sapere che c'era un altro modo, l'unico alla quale Iris riusciva a pensare, l'unica soluzione che aveva trovato.
    "Non hai risposto alla mia domanda. Cosa deve fare un Khal per essere seguito dal suo khalasar?" Chiese "Cosa devo fare perché la mia gente mi segua senza obiettare all'unione dei nostri khalasar? Mio padre non sarà un buon Kos, io si."
     
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    Kammo sospirò. "I dothraki seguono la forza. Se vuoi essere seguita devi essere la più forte di tutti. Se tuo padre viene sconfitto i kos del tuo khalasar si scontreranno per decidere chi deve comandare... il più forte comanderà" rispose deciso. "Quindi se voglio essere il più forte... se sconfiggo tuo padre dovrò sconfiggere i suoi cavalieri di sangue, nel caso Cohollo morisse, ma dovrò sconfiggere anche te... se tu sei il guerriero più forte del tuo khalasar. E se perdo... nessuno mi vorrà mai più come Khal, il mio nome sarà macchiato per l'eternità per quello che si è fatto sconfiggere da una donna..."
    Iris non era convinta che lui potesse battere suo padre. 75 cavalieri voleva dire che era un khalasar più grosso di quello di Kovarro, quindi forse era più forte di Kovarro, ma da da quando si era scontrato con lui si era allenato, era migliorato, ne era certo.
    "Lo vedremo. Se non sarò abbastanza forte morirò e il mio sogno di poter incontrare lo Stallone che Monta il Mondo finirà" replicò il ragazzo.
     
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    Kammo sospirò "I dothraki seguono la forza. Se vuoi essere seguita devi essere la più forte di tutti. Se tuo padre viene sconfitto i kos del tuo khalasar si scontreranno per decidere chi deve comandare... il più forte comanderà" la ragazza ascoltò le parole del Khal, ondeggiando in sella al suo stallone nero, immaginandosi ciò che Kammo le stava descrivendo. Aveva ragione, probabilmente se Cohollo fosse caduto in combattimento i suoi cavalieri di sangue si sarebbero scontrati per decretare il più forte, sarebbe andata così in un khalasar normale, ma Iris non ne era così sicura. I suoi guerrieri l'avrebbero seguita senza discutere o avrebbero voluto la prova della sua forza?
    "Mh" asserì la ragazza, immersa nei suoi pensieri "Quindi se voglio essere il più forte... se sconfiggo tuo padre dovrò sconfiggere i suoi cavalieri di sangue, nel caso Cohollo morisse, ma dovrò sconfiggere anche te... se tu sei il guerriero più forte del tuo khalasar. E se perdo... nessuno mi vorrà mai più come Khal, il mio nome sarà macchiato per l'eternità per quello che si è fatto sconfiggere da una donna..." a quelle parole il sorriso di Iris esplose radioso sul volto serio della ragazza che si voltò verso Kammo "Non sono il guerriero più forte del mio khalasar, ma mi sono allenata molte volte con loro e conosco i loro punti deboli."
    "Lo vedremo. Se non sarò abbastanza forte morirò e il mio sogno di poter incontrare lo Stallone che Monta il Mondo finirà" replicò il ragazzo, con gli occhi cubi che li venivano quando era serio. Iris sospirò e si morse il labbro inferiore "Tu non morirai Kammo".
    I due ragazzi si fermarono, ormai all'interno dell'insenatura tra le rocce. Era un territorio ostile, ma estremamente vantaggioso, Iris si guardò intorno e capì immediatamente che, in caso di guerra, il suo popolo avrebbe avuto perdite terribili. L'insenatura tra le rocce non permetteva un'attacco a muro e i suoi guerrieri sarebbero dovuti entrare pochi alla volta, scontrandosi contro il muro difensivo di Kammo. Le perdite sarebbero state innumerevoli.
    L'immagine di ciò che sarebbe potuto accadere le fece venire l'ansia e la ragazza cominciò ad innervosirsi. Mancava poco tempo al tramonto e niente era stato deciso, non potevano lasciare tutto al caso. Iris si fermò e si voltò verso Kammo "Promettimi che mi farai parlare con mio padre prima del vostro scontro. Dammi almeno una possibilità di farlo ragionare."
     
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    Kammo fissò la ragazza, aggrottando la fronte. "Non vedo cosa c'è di complicato da ragionare... ma forse hai ragione. Lui arriverà qua, pensando le peggio cose, si troverà di fronte me, e si immaginerà che un nano mostruoso ha stuprato sua figlia e chissà l'incazzatura che gli salirà" commentò divertito. "Gli parlerai. Sono stato un bravo ospite e quindi non voglio che mi incolpi di cose che non ho fatto. Oh, sia chiaro, una bottarella te la darei volentieri, ma non oserei mai... sono troppo brutto per rovinare la futura sposa dello Stallone che Monta il Mondo!" aggiunse tranquillo.
     
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