Facciamo conoscenza

Semilibera Kammo e png vari

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    24 maggio 285

    La pioggia aveva smesso di cadere, ma il terreno era ancora fangoso e l'aria pesante, tanto che gli insetti ronzavano bassi sopra il mare d'erba. Ormai il khalasar si era fermato e rimettersi in marcia nel tardo pomeriggio aveva poco senso. Tanto valeva dedicare il resto della giornata a fare manutenzione alle armi, smembrare quell’imponente bue di quasi quattrocento chili abbattuto durante la caccia e familiarizzare coi nuovi membri del khalasar, schiavi ma anche i dothraki che avevano seguito Iris.
    Quella ragazza era sfuggente. Kammo l’avrebbe addestrata volentieri, ma forse l’avere incontrato qualcuno di più forte di lei l’aveva demoralizzata, aveva destabilizzato il suo modo d’essere e concepire la vita. Iris si era chiusa in se stessa e non partecipava più agli addestramenti quotidiani. Forse era rimasta offesa per non aver partecipato alla razzia?
    Kammo non sapeva come risolvere il suo conflitto interiore, non era per nulla empatico in quel frangente, quindi preferì lasciare perdere la coetanea.
    Kammo si mosse per il campo, massaggiandosi le zone che aveva battuto a terra cadendo durante la caccia. La sua attenzione cadde sulla vecchia schiava che Tokho aveva assicurato conoscesse l’uso delle erbe.
    Si avvicinò all’anziana e sorrise. “Athchomar chomakaan!” esclamò a saluto. Aggrottò la fronte, guardando l’anziana. “Tokho mi ha detto che ti intendi di erbe, ma non so niente di te, a cominciare dal tuo nome” esordì il giovane Khal. “Se Tokho ha detto il vero, sarai un elemento utile per il khalasar ed è mio interesse trattarti bene, finché tu ci servirai bene” assicurò sincero. “Ti va di parlarmi di te?” chiese in fine. Kammo aveva sempre un discreto rispetto per le persone anziane. Dovevano essere state forti, a modo loro, durante la gioventù se ora potevano sfoggiare del grigio nei capelli.
     
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    "Brecaryn..."
    L'anziana annunciò il suo nome senza troppe formalità, sicuramente non doveva essere felice di trovarsi nell'accampamento di Kammo, ma non sembrava spaventata o arrabbiata, forse solamente rassegnata.
    "Tokho ha detto il vero, sono una guaritrice oramai da... beh da troppi anni."
    Gli occhi dell'anziana si tinsero per un istante di malinconia, poi un sorriso che sapeva di amarezza ed ironia si dipinse sul suo viso.
    "In realtà lo sono da quando ho conosciuto uno di voi, dovrei ringraziarvi in un certo senso. Ero una semplice contadina, come i miei genitori e i miei fratelli. Ho donato il mio cuore ad un Signore dei Cavalli quando ancora la luna di sangue mi bagnava le cosce ogni mese e nel mio grembo germogliò uno dei suoi figli."
    Si strinse nelle spalle stringendosi le ginocchia con le mani a mo' di conforto.
    "I miei genitori mi avrebbero ammazzata, perciò ho detto di essere stata stuprata. Mi portarono nei boschi del nord, da una donna che sapeva togliere i figli dal grembo delle madri. Me lo tolsero ed altri non ne tornarono mai negli anni a venire."
    Un lungo sospiro mentre gli occhi della donna si posavano su una delle ragazze catturate, non troppo lontana da lei.
    "Imparai però ad usare le erbe da lei per curare le persone e tutti coloro che ho accudito sono stati i miei figli in un certo senso. Solo a togliere i bambini non ho mai imparato, né mai volli farlo..."

    Utilizzo il generatore casuale di background :)
     
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    "Brecaryn" ripeté Kammo, ascoltando le sue parole con espressione assorta. "Hai fatto bene" concluse infine. "I signori dei cavalli sono forti e avrebbe saputo proteggerti. Un vero peccato che non abbia lottato per salvare suo figlio" disse con rammarico. "Sarebbe cresciuto sano e forte sicuramente, perché così ci vuole il Grande Stallone" commentò. "Un figlio è una benedizione che Verzhof dona, rifiutarla porta solo sciagure" aggiunse, credendo che Verzhof non avesse donato altri figli a quella donna, per punire l'offesa causata da quell'aborto. Guardò la ragazza che la vecchia osservava. "Tu conosci le persone che abbiamo preso. Se qualcuno di loro necessita di cure particolari, fammelo sapere. Valuterò la situazione, se necessario li farò caricare sui carri per non stancarli" spiegò.
    "Ti ricordi mica il nome del dothraki che ti ingravidò? Dubito che sia ancora vivo, di solito moriamo prima della vecchiaia in battaglia, ma magari ne ho sentito parlare a Vaes" aggiunse.
     
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    La vecchia seguì nuovamente con lo sguardo la ragazza su cui aveva soffermato lo sguardo non essendo del tutto convinta che parlarne con quell'uomo sarebbe stato utile, si morse il labbro per poi riprendere a parlare ed interrompersi. Quindi riprese di nuovo, rinvigorita da nuova forza.
    "Quella ragazzina dallo sguardo perso, si chiama Marven. E' orfana, me ne sono sempre presa cura io. Ha la voce di un usignolo ed un cuore buono, ma il Destino l'ha fatta cieca e non c'è niente che ho potuto fare a riguardo. Non uccidetela per questo, può essere utile in tanti modi..."
    Quindi sorrise, al ricordo di quella passione di gioventù che il Khal voleva farle ricordare.
    "Daego. Dubito sia ancora vivo, combattere non era una necessità per lui ma una passione. Non c'era giorno che non giungeva da me coperto del sangue di qualcuno che aveva ucciso. Di certo non avrà deciso di invecchiare e non imbracciare più il suo arakh."
     
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    Kammo fece una smorfia. "Avete un sacco di ciechi tra la vostra gente..." commentò. "Anche Kerala non vede..." aggiunse, riferendosi alla donna che aveva stuprato la sera della razzia. "Ma non ho ucciso Kerala, non ho intenzioni di uccidere Marven. Se sarà utile per il khalasar potrà restare con noi, altrimenti una volta a Vaes Dothrak la scambierò per qualcosa di più utile. Se ha la voce da usignolo e il cuore buono, andrà d'accordo con Tirli. Anche lei ha una bella voce e canta" spiegò, per poi cercare di ricordare se nella sua permanenza a Vaes avesse mai sentito parlare di un anziano guerriero di nome Daego. Scosse il capo. "Non credo di averlo mai sentito nominare... ma sono stato a Vaes poco... Ma se è come lo descrivi, sicuramente ora starà razziando nelle lande della notte" disse, alzando gli occhi alla volta celeste.
    Tornò quindi a guardare la vecchia Brecaryn. "Ora ho i vostri uomini, che lavoreranno i metalli e il legno, faranno manutenzione ai carri e alle nostre armi, ferreranno i cavalli e aiuteranno a realizzare selle finimenti migliori. Tra di voi c'è qualcuno che sa capire le carte dipinte, che i mercanti usano per muoversi nel mare d'erba? Provai a farmi insegnare da una schiava di Astapor, ma il tempo era poco e io evidentemente so maneggiare un arakh ma non riesco a capire come un segno su un pezzo di pergamena possa essere una parola... E conoscete la lingua dothraki, ma mi è state detto che conoscete i sentieri e potete fare da guide... forse qualche mercante è venuto da voi e per parlare con loro avete imparato altre lingue. Avete con voi gente che sa altre lingue?" chiese all'anziana.
     
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    "Il villaggio è un piccolo crocevia di mercanti, ci siamo adattati ad imparare le lingue che ci servivano."
    Un sorriso si era aperto sul suo volto, evidentemente sollevato dal trattamento che il Khal aveva promesso di riservare alla sua protetta.
    "Qualcuno di noi sa parlare l'Ibbenese che si parla oltre la foresta a Nord, qualcuno conosce la lingua delle persone dalle teste a punta, ho visto che ne avete qualcuna con voi..." - commentò sorridendo stavolta vivacemente, quindi sollevò l'indice ossuto in direzione di un uomo di mezza età, assegnato velocemente nel gruppo di coloro che sapevano lavorare il legno.
    "Polho, gestiva lui gli scambi coi mercanti, lui di certo conoscerà tutte le lingue e saprà leggere le carte dei viandanti."
     
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    Kammo sospirò quando Brecaryn fece riferimento alle cantrici della luna. "Oh... strane persone quelle... gli uomini si sono travestiti da donne... Mi è toccato ucciderli. Se si fossero rivelati subito come uomini, li avrei liberati assieme agli altri... A me servivano le donne" disse crucciato. "Loro non mi apprezzano per questo... ma se fossero stati corretti subito..." scosse il capo. Quel ricordo lo infastidiva. Quel camuffamento gli aveva fatto perdere tempo, aveva fatto adirare i suoi uomini e lo aveva costretto a uccidere quei ragazzi. Kammo non gioiva nell'uccidere. Non si tirava indietro dal farlo, ma preferiva ricorrere a quella soluzione solo quando era strettamente necessaria.
    Però le parole della vecchia riaccesero la curiosità di Kammo. I suoi doveri di Khal lo avevano allontanato da essa, ma bastava poco a riaccendere la sua passione. Spostò lo sguardo verso Polho e sorrise. "Woah! Grande! Vado a parlarci subito. Oggi per te, Marven e anche Polho, doppia razione di carne!" sentenziò alzandosi. I dothraki non dicevano grazie, ma Kammo ringraziava con i premi. Un po' come faceva per addestrare Lekh o Zasqa.
    Ripensando al leoncino sorrise, fece schioccare la lingua sul palato e la bestiola dal manto candido giunse rapidamente, strusciandosi sulle gambe del butterato.
    "Piccola canaglia" lo salutò Kammo, prendendolo in braccio per fargli le coccole, e proseguendo sino a raggiungere l'intagliatore.
    "Polho, giusto? Brecaryn mi ha parlato di te e ti ha fatto guadagnare doppia razione di carne oggi" si presentò così. "Puoi smettere di lavorare e parlare con me? So che eri una sorta di mercante" spiegò, facendo i grattini sulla testolina del leoncino.
     
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    "Aye..."
    L'uomo sollevò la pesante sega dal legno squadrando curioso e dubbioso il Khal che gli si era avvicinato; non era mai stato fatto schiavo ma conosceva abbastanza gli animi umani da imparare a non fidarsi immediatamente della gentilezza che gli veniva offerta in situazione di svantaggio e quella, oh se era una situazione di svantaggio!
    "I mercanti hanno la lingua lunga e la testa vuota, io ho il contrario." - sentenziò con poche parole studiando il suo interlocutore.
    "Ma quello che Brecaryn intendeva è che gestisco..."-la sua espressione si indurì-"gestivo... gli affari con i mercanti di passaggio. Avevi intenzione di barattare qualcosa?"
     
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    Kammo scosse il capo, lanciando uno sguardo sulla sterminata prateria che circondava il khalasar. "No, niente baratti per ora" rispose alla richiesta di Polho. "Brecaryn mi ha detto che parli diverse lingue e che forse sai..." aggrottò la fronte. "Aspettami qua un istante..." Mise Zasqa a terra e poi corse, invitando il cucciolo a seguirlo per continuare a stimolarne la voglia di giocare. Raggiunta la propria tenda iniziò a frugare tra le sue poche cose, che però erano cresciute da quando aveva deciso di condividere la tenda con altre quattro persone. Forse sposare quattro mogli non era stato un colpo di genio, da quel lato.
    "Davvi... sai mica dove è finita la mia bisaccia? Quella che avevo quando ci siamo sposati sulle rive del Grembo del Mondo..." pigolò. Le donne avevano il dono di trovare gli oggetti smarriti e Davvi non impiegò molto a fargli capire dove era quello che cercava.
    Kammo prese la bisaccia e corse di nuovo da Polho, stando attento a non farsi fare lo sgambetto dagli assalti di Zasqa. Una volta di fronte allo schiavo, il khal frugò nella bisaccia e tirò fuori quei fogli di carta che Shuri gli aveva lasciato quando aveva provato a insegnargli a leggere e scrivere.
    "Tu questi li capisci?" chiese quindi il khal. "Dovrebbero essere disegni che significano parole in basso valyriano..."
     
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    Polho socchiuse gli occhi guardingo quando Kammo gli porse una pergamena dichiarando fosse Basso Valyriano; aveva incontrato qualche Dothraki nella sua vita e nessuno gli sembrava propenso ad imparare nuove lingue. Quando poi posò gli occhi su quel foglio rischiò quasi di farseli uscire dalle orbite per lo stupore.
    "Sì... li capisco. Basso Valyriano sì..."
    Non sapeva se dovesse decifrarli per il Khal e la tensione del momento si palesò in una piccola gocciolina di sudore sulla fronte; e se l'uomo se la fosse presa per quanto stava per dire? E se avesse pensato volesse solo prenderlo in giro?
    "Sono delle... filastrocche per bambini. Per imparare a leggere... leggere questi disegni..."
    Fece un sospiro per darsi coraggio e cominciò a scandire in lingua Dothraki quanto c'era scritto, tentando in qualche modo di mantenere la lingua.
    "Gamba qua, gamba là, mi presento son la A.
    Io di braccia ne ho tre, vi saluto son la E.
    Sempre in piedi notte e dì, dritta e magra son la I.
    Io sbadiglio, altro non fo, oh che sonno son la O.
    Io mi arrendo, braccia in su, non sparate son la U."
     
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    Kammo ascoltò interessato le parole di Polho, l'espressione concentrata, guardando i segni impressi sulla pergamena. Shuri gli aveva spiegato che i segni formavano lettere e che le lettere formavano le parole. Il khal si mosse al fianco dello schiavo, tenendo gli occhi fissi sulla pergamena.
    "Gamba..." ripeté assorto. Portò l'indice sulla prima riga. "Quindi... questi segni si ripetono a questi altri segni... e i segni formano le lettere che formano le parole... Quindi queste sono parole uguali. Perciò è gamba! E in basso valyriano si dice..." aggrottò la fronte, tamburellandosi poi le labbra. "K...Kris! Sì, sì! Mi pare si dicesse Kris... Diamine non lo parlo da tanto sai! Visto che sai il basso valyriano tu e io ci parleremo in quella lingua. Così non dimenticherò come si fa. Però per sapere decifrare i segni sulle pergamene... quello credo di non esserne ancora capace. Ma lo farai tu. Avrai un tuo cavallo e sarai sempre al mio fianco. Mi parlerai dei popoli che hai conosciuto, dei loro racconti, così saprò cosa c'è fuori dal mare d'erba. E chissà, magari un giorno ci andremo!" assicurò con un sorriso fanciullesco. "Polho, vuoi aiutarmi? Se non lo vuoi lo capisco. Ti ho reso schiavo e portato via. Se non vuoi aiutarmi potrai continuare a lavorare il legno. Ma se aiuterai me e il mio khalasar a capire quello che dicono gli stranieri, a ottenere e fare buoni doni a evitare inutili lotte semplicemente parlando, io ti riserverò un trattamento d'onore. Ti tratterò come un fratello dothraki e non come uno schiavo. Anche se questo posso imporlo solo a me, la fiducia dei miei uomini e il nome di dothraki devi guadagnartela... sai com'è..." sorrise, per poi rimanere in trepidante attesa della risposta dello schiavo.
     
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    Polho rimase qualche istante interdetto. Non era abituato alla "pietà", e la richiesta di aiutare il Khal ad evitare la lotta parlando lo lasciò perplesso. Perché avrebbe dovuto? Per tutta la vita era stato cresciuto dal mantra lotti o muori e mai prima di allora aveva incontrato un dothraki che non glielo ripetesse.
    Titubante corrucciò lo sguardo. Per sua fortuna aveva adattato lo stile di vita selvaggio del suo popolo a quelli che aveva assaporato, seppur per brevi attimi, dalle persone che aveva incontrato e così, aveva trasformato quella "lotta" in qualcosa di più spirituale. D'altronde, se era arrivato fino a quel punto, non era certo soltanto grazie al corpo.
    Ricordò la doppia razione di cibo e forse vide in Kammo qualcosa di diverso da tutti i Khal che aveva incontrato.

    -Ti aiuterò-

    Non era di molte parole, ma forse quelle sarebbero bastate.
     
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    Kammo sorrise soddisfatto.
    "Bene!" esclamò. "Ti sceglierò un buon cavallo e con tuo aiuto imparerò quello che Shuri cercò di insegnarmi. A capire i disegni sulle pergamene... Così forse un giorno leggerò anche io quelle cose che spiegano cosa hanno fatto i dothraki che sono nati prima di me. Questi racconti, forse, mi aiuteranno a capire come sarà Lo Stallone che Monta il Mondo, quando Verzhof ce lo manderà. Sarà dura radunare tutti i Khalasar in uno solo... ed è su questo che ci sarà tanto da lavorare. Se riusciamo a crescere a imporci, cercando di spiegare che se vogliamo che Verzhof ci mandi il principe della profezia dobbiamo dimostrare di essere pronti per questo dono. Dobbiamo dimostrare di poter stare assieme senza scannarci troppo!" commentò infantilmente, per poi abbassare lo sguardo sui fogli di pergamena e sorridere al ricordo di Shuri, la schiava di Astapor.
    Riportò le iridi scure sul volto di Polho. "Quindi ora abbiamo una guaritrice, schiavi che lavorano legno e ferro, un uomo che sa le lingue dei mercanti, schiave che tessono abiti e lavorano la pelle. Ora... direi che mi mancano solo i dothraki..." disse in un sospiro, lasciandosi prendere un poco dallo sconforto.
    "Che tu sappia, c'è qualcun altro di utile tra gli uomini del vostro villaggio che ora sono qui, qualcuno che potrebbe rendere il Khalasar più forte?"
     
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    - 1 Punto Diplomazia
    - Affinità Brecaryn +3
    - Affinità Polho +6
     
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