Il lungo viaggio verso Vaes

episodio 4

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    Alfiere

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    26 maggio 285

    Il giorno successivo il khalasar proseguì tranquillo, piovve un poco, ma non abbastanza da spingere Kammo a fermare la marcia.
    Non accadde nulla di particolare. Il khalasar si era messo in marcia dopo l’alba, si era accampato nel pomeriggio, alcuni guerrieri erano andati a caccia, altri erano rimasti ad addestrarsi. La sera si era riso e scherzato attorno al fuoco, le esperienze passate vennero narrate enfatizzando le battaglie, le conquiste, le vittorie.
    Kammo raccontò di come aveva conosciuto Davvi, la sua khaleesi.
    “Merago mi aveva appena accolto nel suo khalasar e mi aveva incaricato di cercare i cavalli che erano stati rubati. La mandria era stata divisa in due e, una parte, era stata condotta verso oriente, seguendo la strada dell’acciaio. Alcuni guerrieri erano già andati alla ricerca dei cavalli, ma nessuno di loro era tornato.
    Andai da solo, perché così avrei potuto dare meno nell’occhio”
    spiegò il giovane butterato, guardando la sua famiglia, mentre gesticolava alla luce del falò.
    “Mi ero accampato in mezzo ad alcune rocce, cercando di riposare un poco e aspettare che la luna sorgesse in cielo, per vedere dove andare. Quella notte, fui svegliato dal rumore di zoccoli di un cavallo al galoppo. Mi affacciai e vidi Noah, che a quel tempo non era il mio cavallo, correre come un forsennato. Il cavaliere sulla sua groppa sembrava morto” disse Kammo, lanciando uno sguardo cupo verso i due gemelli, Freddo e Gorgo.
    “Saltai in sella al mio cavallo, un animale che Qranna mi aveva prestato, e mi lanciai all’inseguimento di Noah, lo affiancai e riuscì a calmarlo e fermarlo. Il dothraki in sella era uno degli uomini di Merago, era ferito mortalmente… Prima di spirare mi mise in guardia su un pericolo nascosto nell’erba” raccontò ancora.
    Il khalasar mormorò. Anche gli schiavi stavano ascoltando, probabilmente maledicendo mentalmente il fatto che l’uomo che li aveva catturati non fosse morto quel giorno.
    “Accesi una pira, nonostante il pericolo di essere individuato, e permisi al guerriero di passare nelle lande della notte, poi mi rimisi in marcia al chiaro di luna, portando con me Noah.
    Con grande sorpresa trovai svariati cavalli rinchiusi in un recinto provvisorio sorvegliato da donne dothraki. Non vi erano donne tra gli esploratori mandati da Merago a cercare i cavalli”
    specificò Kammo, per sottolineare la sua sorpresa.
    “Ero solo, mi mossi furtivo per non far dare l’allarme. Che avrei mai potuto fare da solo, contro chissà quanti avversari che forse avevano già ucciso tutti gli uomini di Merago? Mi arrampicai su una collinetta e...BAM!” Kammo batté violentemente il dorso della mandritta sul palmo della mano sinistra, facendo sussultare alcuni degli astanti.
    “Da lassù vidi gli uomini di Merago. Stavano bevendo e scopando con altre donne. Il sangue mi ribollì nelle vene. Pensai che quegli uomini avessero tradito il loro Khal e si fossero uniti ai ladri in cambio delle donne… ma da lì a poco Verzhof mi mostrò quanto io fossi in errore. Mi accorsi di qualcosa che si muoveva, come sottoterra, come un enorme serpente. Ma non era un bestia, no… Non lo era!” raccontò Kammo scuotendo il capo. “Coperti da mantelli fatti di paglia, per mimetizzarsi nell’erba, un gruppo di dothraki appiedati si era avvicinato agli uomini di Merago. Si alzarono di colpo, brandendo gli archi e iniziarono a far piovere frecce sui guerrieri del Khal. Le donne, che fino a pochi istanti prima si erano fatte montare docilmente, brandirono dei coltelli e sgozzarono diversi guerrieri. Capite? Gli uomini di Merago, sbronzi e disarmati, distratti dalle femmine, si erano fatti prendere completamente impreparati. Iniziarono a cadere come mosche e i loro avversari erano decisi a sfruttare sino all’ultimo il loro effetto sorpresa” spiegò il giovane Khal.
    “Balzai in sella a Noah e mi precipitai al galoppo, brandendo l’arakh di bronzo che avevo conquistato sul campo di battaglia. Attraversai le fila nemiche e puntai dritto su quello che sembrava dare gli ordini. Il suo nome era Grub. Lo affrontai, lo disarmai, gli ordinai di arrendersi. Ma quello tirò fuori un pugnale e mi ferì il cavallo. Mi incazzai così tanto che lo afferrai per i capelli e gli tagliai la testa di netto! La alzai intimando agli aggressori di gettare le armi, ma fu inutile. Dovetti ucciderli tutti… Solo allora, le donne sopravvissute si arresero” raccontò. “Tra di esse, c’era Davvi. Merago accolse tutte le donne nel khalasar e lasciò che il capo del khas che aveva subito così tante perdite scegliesse una moglie tra di loro e lui scelse proprio Davvi. Inaspettatamente, però, Merago disse che lei avrebbe dovuto sposare me. Così, da quel giorno la mia esistenza fu legata alla Luna della mia Vita e io mi feci un nemico, Draggo, cavaliere di sangue di Merago. Non sopportava che lo avessi umiliato agli occhi del suo Khal né che gli avessi fottuto la sposa. Che poi… mica gliel’ho fregata, il khal in persona me la diede. Ma dovetti combattere per averla… e combattei contro Draggo in persona. Gli mozzai il braccio, ma non presi la sua vita, presi solo la sua treccia. E Davvi.
    E il giorno dopo ci sposammo”
    concluse, avvicinandosi alla sua Khaleesi, prendendole una mano e guardandola felice. “Eravamo solo io e lei… il khalasar più piccolo che si sia mai visto. E ora la nostra famiglia si è allargata. Farò di tutto per proteggervi, come ho protetto Davvi da quell’animale di Draggo” assicurò deciso al suo khalasar. Dothraki o schiavi non era importante: erano la sua famiglia e li avrebbe difesi a qualunque costo.
     
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    Ottieni +3 affinità con Davvi
     
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