Il lungo viaggio verso Vaes

parte 5

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    Alfiere

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    27 maggio

    Il sole era quasi giunto allo zenit e le ombre erano corte, quasi nascoste sotto le zampe dei cavalli. Il mare d’erba splendeva con i suoi fili di smeraldo che ondeggiavano alla brezza. Dopo la pioggia, la vita esplodeva come non mai, dando spettacolo attorno al piccolo khalasar, che avanzava seguendo il giovane khal. Dietro a Kammo, seguiva la khaleesi in sella ad Ajjalani e dietro ancora le altre tre mogli. Tirli pazientemente aiutava Mirri, ancora troppo rigida sulla sella per godersi l’andatura della cavalla che era stata assegnata, dispensandole consigli gentili.
    Sui carri viaggiavano le schiave anziane, le donne cieche, quelle con figli troppo piccole e i bambini si alternavano sui cassoni, giocando tra di loro.
    Sembrava un altro giorno uguale a tutti quelli passati, ma quando Kammo vide l’avanguardia tornare indietro al galoppo, capì che non era così. Non ci volle molto a capire il perché di quella corsa sfrenata, quando all’orizzonte si levò un denso polverone e le sagome di decine e decine di dothraki a cavallo si stagliò contro il cielo azzurro, lanciando le proprie urla di guerra.
    Kammo brandì il proprio arakh, pronto a difendere la propria famiglia, ma si bloccò di fronte a quello spropositato numero di guerrieri. Quanti erano? Centinaia, migliaia. Non aveva speranze di poter salvare il proprio khalasar. Per quanto fosse forte, non aveva alcuna possibilità contro tutti quegli avversari.
    “Khal, cosa facciamo?” urlò spaventato Gralato.
    “Le donne e gli schiavi al centro, i guerrieri sul perimetro esterno. Non combattete” ordinò il giovane butterato.
    “Cosa?” replicò Nero.
    “Non combattete” ripeté Kammo furente. “Sono troppi, se combattete, vi uccideranno tutti! Non voglio che succeda… se vi arrendete… avrete una nuova vita… in un khalasar più grande…” ammise dolorosamente. “I dothraki seguono i più forti. Loro lo sono…” constatò, mentre l’altro khalasar sciamava attorno a loro, circondando la carovana, tagliando loro ogni via di fuga.
    I cavalli si fermarono, un muro di dothraki li circondava. Un varco si aprì e lasciò passare una figura. Kammo strinse la mascella riconoscendo Merago.
    “Ti avevo detto che non avrei potuto proteggerti ancora…” disse il khal.
    Kammo serrò la mascello e annuì. “Quindi dobbiamo combattere per dimostrare chi è più forte tra noi due…”
    Merago lo guardo sorpreso. “No. Non hai i numeri, se fossi stato abbastanza forte, avresti radunato attorno a te i numeri sufficienti. Se solo queste persone ti seguono è perché sei debole e inutile.”
    A un suo cenno, gli arcieri incoccarono.
    “Cos…” Il fiato morì in gola al giovane butterato, quando mezza dozzina di frecce lo trapassarono. Un rivolo di sangue sgorgò dalle sue labbra, mentre lo sguardo scendeva al proprio petto, dove scorse diverse frecce piantate nel torace. Sentì l’urlo di Davvi alle proprie spalle, si volse, giusto il tempo di vedere Draggo avvicinarsi a lei in sella e tirarla giù da cavallo.
    La rabbia lo colse. Se doveva morire, non avrebbe comunque permesso a qualcuno di far del male a Davvi! Girò il cavallo e alzò l’arakh con uno sforzo sovraumano, quando il breve sibilo annunciò l’arrivo di un’altra freccia. Lo prese al collo, trapassandoglielo da parte a parte. Sentiva il sangue caldo e viscoso scendergli sulla pelle martoriata e iniziò a sentire freddo. Non riuscì a rimanere in sella, cadde da cavallo con un tonfo sordo. Cercò di alzarsi, inutilmente. Non aveva più forze. Non poté impedire che Davvi venisse presa da Draggo.
    “Lei… è khaleesi… Non puoi…” ringhiò Kammo, tossendo il proprio sangue.
    “Non posso toccare la vedova di un khal, ma tu ancora non sei morto” berciò Draggo, prima di stuprare Davvi davanti ai suoi occhi. Kammo si trascinò, mosso solo dalla rabbia. Doveva salvarla, doveva fare qualcosa. L’unica cosa che riuscì a fare, fu morire soffocato dal proprio sangue.

    Spalancò gli occhi di colpo, il respiro accelerato. Davvi dormiva al suo fianco. Kammo si passò una mano sul viso, poi lasciò il talamo, si vestì e uscì dalla tenda.
    Era debole. Se avessero incontrato un khalasar decente, sarebbero stati tutti massacrati e tutto per colpa sua. Perché anche se era stato più forte di Kovarro e dei suoi tre cavalieri di sangue, non era riuscito ad affrontare Villo. Sarebbe stato meglio morire quel giorno, invece che trascinare quel gruppo che aveva creduto in lui in quell’insensata marcia. Andò a sedersi su un masso e osservò il sole sorgere, rimuginando sulla sua inutilità e inattendibilità come Khal. Come avrebbe potuto salvare quelle persone che credevano in lui, se avessero incontrato un vero khalasar? Era fottuto. Aveva sbagliato tutto.

    Edited by Baldr - 26/2/2019, 16:41
     
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    +3 Affinità Davvi (anche in sogno volevi proteggerla)
     
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