Naqqi

Arte della Spada 1

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Mercenario

    Group
    Ovest
    Posts
    464
    Prestigio
    +52
    Location
    The Jedi Temple

    Status
    Offline
    Narrato | ”Parlato” | ”Pensato” | ”Parlato Haddi” | ”Parlato Nizhi” |”Parlato Rhorgo”

    Scheda
    Add: Arte della spada 1
    Ricompense: 5 pe base (-25% tratto diplomatico)
    Tratto: diplomatico
    Parole: 1309 su 600 minime


    Naqqi aveva otto anni quando sua madre Nizhi l’aveva fatta accompagnare da Haddi al campo d’allenamento, che si trovava appena fuori dalla città, perché il sangue che sarebbe scorso non rendesse impuri la Madre delle Montagne, il Grembo del Mondo e Vaes Dothrak tutta. Era tempo perché imparasse a combattere e a difendersi, che la bambina lo volesse o meno.
    E infatti la bimba aveva piantato una scenata epica, con tanto di pianti e piedini sbattuti per terra che avevano causato tanto imbarazzo nel khal e sua moglie, ma alla fine Naqqi, con suo grandissimo scorno, aveva calcato l’erba e la terra battuta della destinazione cui era stata mandata.
    Non amava molto la polvere, il sudore, l’odore e la vista del sangue che scorreva in modo così gratuito come in quel momento. Quattro ragazzini avevano circondato un quinto di loro e gliele stavano dando di santa ragione, chissà poi per quale strano motivo, se questo esisteva davvero. Aveva imparato che ai Dothraki non serviva davvero un motivo per iniziare una zuffa e far scorrere il sangue, alle volte bastava solo uno sguardo sbagliato alla donna sbagliata, fosse lei madre, sorella, figlia o moglie. A separarli arrivò un omone, almeno per la bambina sembrava tale da tanto era alto e massiccio.
    ”Quello è Rhorgo, è l’incaricato del Dosh Khaleen all’istruzione dei giovani guerrieri quando i loro khalasar sostano a Vaes Dothrak, e ogni tanto insegna anche alle femmine, perché se la maggior parte dei guerrieri sono a caccia, anche le donne devono sapersi difendere” Era un ragionamento logico, certo, ma non aumentava la voglia di Naqqi di infilarsi nella mischia e prenderle come quel ragazzino.

    ”Basta! Finitela! Ho detto BASTA!” La voce di Rhorgo, possente come il ruggito di un hrakkar, il leone bianco originario del Mare Dothraki, sovrastò tutti i rumori e li spense tutti in un sol colpo. ”Siete qui per imparare a combattere, non per ammazzarvi sotto la mia supervisione!”
    Dai ragazzini salì un’ondata di palpabile imbarazzo, tanto che avevano la testolina abbassata e i piedi che disegnavano forme immaginarie tra l’erba schiacciata e seccata dal sole. ”E ora mettetevi in riga, su, svelti!” I ragazzini si affrettarono ad eseguire l’ordine, tanta era la paura che avevano di Rhorgo, che era grande e grosso e aveva cicatrici praticamente ovunque sul corpo, persino sul viso.
    Haddi scelse quel momento per intervenire. ”Rhorgo, la mia khaleesi, Nizhi del khalasar di khal Quaro, mi ha mandato a dirti che questa è khalakki Naqqi, e come tale deve essere introdotta all’arte della guerra”
    Il guerriero fissò prima la schiava, con il suo collare di bronzo battuto, e poi la bambina, che stava dritta accanto alla donna e fissava le cicatrici sul volto dell’uomo. Infine annuì, facendo segno di seguirlo, e Naqqi voltò la testa verso Haddi, come per chiederle di aiutarla e di non mollarla lì, tra quelle persone. La schiava la spinse leggermente in avanti, e la piccola dovette capitolare: doveva per forza imparare.
    ”Conosco khal Quaro, è piuttosto famoso tra i Dothraki e comanda uno dei khalasar più numerosi. E così tu saresti la khalakki, eh? Bene, raggiungi i tuoi compagni sul campo”
    Mogia mogia, Naqqi fece come Rhorgo diceva, posizionandosi vicino ad un ragazzino più alto di lei di tutta la testa come minimo, che la guardò con aria di superiorità. Lì, in quel momento, con quell’estraneo che la guardava in quel modo, perché era femmina, perché era la bambina più bassa di tutti li e Naqqi sapeva anche dell’interno khalasar, qualcosa scattò: non avrebbe permesso a nessuno di esserle superiore solo perché maschio o più alto di lei.
    Desiderio di rivalsa? Competitività? Chi poteva saperlo…

    ”Molto bene. Prima di insegnare a chicchessia ad usare l’arakh, la spada ricurva tipica del nostro popolo, devo insegnarvi a tenere in mano un pugnale e a non ferirvi e ammazzarvi mentre lo impugnate. Prendete” disse Rhorgo, mettendo in mano a ciascuno dei suoi allievi un pugnale spuntato e con una lama piuttosto spessa. Un pugnale d’allenamento.
    A dimostrazione dello scarso cervello dei maschietti lì presenti, questi iniziarono quasi subito a fingere di uccidersi a vicenda, tanto che il guerriero dovette mettersi nuovamente in mezzo per ristabilire l’ordine. Naqqi alzò gli occhi al cielo nel constatare tanta indisciplina.
    ”Bene, se avete finito, io inizierei a spiegare. Altrimenti vi rimando tutti ai rispettivi khalasar, e starà poi a voi spiegare al vostro khal come mai quest’oggi non avete imparato nulla su come si impugna un’arma!” tuonò l’omone, facendo immediatamente vergognare ogni singolo responsabile di quell’ulteriore piccola zuffa.
    ”Molto bene. Scommetto che la maggior parte di voi pensa che un buon guerriero debba essere solo un ammasso di muscoli senza cervello, buono solo a spaccare le teste dei suoi nemici, non è così?” Il silenzio calò tra gli astanti, un silenzio piuttosto perplesso.
    ”Ebbene, non è così! Un buon guerriero non deve essere solo forte, non basta esserlo! Un buon guerriero è fedele al proprio khal finchè questi si dimostra di essere un capo adeguato, un buon guerriero deve avere ottimi riflessi, buon occhio per le piccole cose, sangue freddo perché i nemici si nascondono ovunque, deve avere il senso del pericolo per non venir infilzato alla prima occasione, e deve avere grande coraggio per fare ciò che un uomo normale non farebbe mai.
    VOI SIETE CONVINTI DI POTER DIVENTARE TUTTO CIO’?”

    Il silenzio dei ragazzini ora era più terrorizzato che altro, e persino Naqqi aveva trattenuto il respiro e sgranato gli occhietti castani, il cuore che batteva furiosamente nella cassa toracica. La khalakki temeva che Rhorgo potesse sentirla.
    ”Il mio lavoro sarà ridurvi in poltiglia e plasmare quella poltiglia per farne dei veri Dothraki. Pancia in dentro! Petto in fuori! Non voglio vedervi ciondolare di qua e di là mentre io parlo. INTESI?!” Il silenzio ora era a dir poco lugubre.
    ”Molto bene. Come vedete il pugnale ha una lama più corta di una qualsiasi spada, per cui per poter arrecare un danno di una qualsiasi portata dovrete trovarvi molto vicini al vostro avversario. Normalmente io consiglio di mirare alle articolazioni e alle giunture del corpo: collo, spalle, la parte morbida sotto il mento… Certo, voi combatterete quasi sempre con altri Dothraki, e lì ogni parte del corpo è facilmente raggiungibile in quanto non coperta dalle armature in cui si infilano quei codardi dei Regni del Tramonto, ma non è saggio prolungare lo scontro con un altro Dothraki: ogni colpo deve essere teso a disarmare o ferire il braccio dell’arakh, per poter poi uccidere in fretta l’avversario. E proprio un piccolo pugnale da caccia può fare al caso vostro”
    Rhorgo si spostò verso un’altra area del campo d’allenamento, portando la piccola classe verso una fila di manichini fatti di erba intrecciata.
    ”Stringete bene la presa sul vostro pugnale, perché se in battaglia lo perdete morirete prima ancora di aprire la bocca per chiamare chicchessia, intesi? Bene, vi ho spiegato i punti fondamentali, adesso fatemi vedere come ‘uccidete’ il vostro avversario”
    I ragazzini si lanciarono con grida a dir poco belluine sui manichini, cercando di sventrarli in tutti i modi possibili immaginabili, senza tenere minimamente conto di quello che Rhorgo aveva detto fino a quel momento.
    Con un sospiro, Naqqi sollevò il pugnale, l’espressione tutto d’un tratto concentrata. E poi scattò.
    Non puntò al torace o all’addome, come molti dei suoi compagni, ma scivolò sotto un ipotetico arakh e piantò il pugnale prima nella spalla del manichino e poi, dopo averlo sfilato ed esserselo rigirato nella mano, lo infilò nella carne morbida sotto il mento.
    Una volta.
    Due volte.
    Tre volte.
    Quattro volte.
    Cinque volte.
    ”Credo proprio che il tuo nemico sia già morto, lo sai?”
    Rhorgo era comparso dietro di lei, gettando la sua imponente ombra su di lei.
    Naqqi osservò prima lui, che pareva particolarmente divertito dalla cosa, poi il suo manichino erboso. Poi annuì. Si, il suo nemico era morto, poteva posare il pugnale adesso.
     
    .
  2.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Alfiere

    Group
    Uccelletti
    Posts
    3,268
    Prestigio
    +235

    Status
    Offline
    5 base - 1 tratto + 2 lunghezza + 3 mod = 9 exp

    Arte della Spada Lv.1
     
    .
1 replies since 27/5/2019, 14:04   37 views
  Share  
.