Dov'eravamo rimasti? Ah sì...

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    continua da qui

    Rendere manifesta la sua antipatia per la religione del proprio popolo forse non era un'ottima idea, specie ad un Uomo di Ferro. Ma onestamente ne aveva le palle piene di tutte quelle ridicole storie, non era certo venuto dall'altro capo del mondo solo per sorbirsi ancora stronzate. Si mise disteso all'interno dell'imbarcazione cercando una posizione non troppo scomoda. Avrebbe poi dato il cambio al vecchio per il controllo dei remi ma per ora voleva starsene sdraiato senza pensare a nulla per un po'. Portò entrambe le mani dietro la nuca e fissò silenzioso il cielo plumbeo che dominava sopra le loro teste. Qualche goccia d'acqua cominciò a picchiettargli il viso ma nulla d'allarmante; probabilmente le nuvole se ne sarebbero rapidamente andate via. Chiuse quindi gli occhi per proteggersi un poco dalla pioggia ma prima che se ne rendesse conto il ritmico dondolio della barca e la canzone a mezza voce di Helman gli fecero perdere rapidamente contatto con la realtà...

    The ship, it swayed, heave ho, heave ho
    On the dark and stormy blue
    And I held tight to the Captain's might
    As he pulled up his trews
    "You haven't slept," heave ho, he said
    "In many suns and moons"
    "Oh, I will sleep when we reach shore"
    "And pray we get there soon"
    He said, "Now hush love, here's your gown"
    "There's the bed, lantern's down"
    But I don't want to go to sleep; in all my dreams, I drown.

    The Captain howled "Heave ho, heave ho"
    And tied me up with sheets
    "A storm is brewing in the South"
    "It's time you go to sleep"
    His berth, it rocks, heave ho, heave ho
    The ocean gnashed and moaned
    Like Jonah we'll be swallowed whole
    And spat back teeth and bones
    He said, "Now hush love, here's your gown"
    "There's the bed, lantern's down"
    "But I don't want to go to sleep; in all my dreams, I drown.

    The sky it flashed, heave ho, heave ho
    His pillow toed to the brink
    The curtains ran between my legs as we began to sink
    I closed my eyes, heave ho, heave ho
    As the ship was rent and fell
    Eddies in the water headed to the mouth of Hell
    "Hush now, hush love, here's your gown"
    "There's the bed, lantern's down"
    "I'm begging you please wake me up
    In all my dreams I...."



    "Greyjoy! Greyjoy! Svegliati cazzo!"

    Se la voce del vecchio razziatore lo aveva strappato al mondo dei sogni, fu il violento ululato del vento a riscuoterlo completamente dal dormiveglia. La situazione non poteva essere più diversa di quella che aveva lasciato quando aveva chiuso gli occhi: il cielo si era fatto ancor più nuvoloso di quanto non fosse prima e si intravedevano tra le nubi il lampeggiare dei fulmini, accompagnato dal minaccioso rombo dei tuoni. Come se non bastasse, il vento stesso pareva impazzito muovendo il mare attorno a loro come si poteva muovere una puttana sotto le coperte.

    "Il remo! Il remo si è spezzato! Ho perso l'orizzonte! Ci siamo persi, ci siamo persi!"

    Afferrò violentemente il pezzo di legno che il compagno gli stava fornendo e prese a muoverlo nell'acqua impetuosa con tutte le proprie forze, ben sapendo però che era tutto inutile. Pure Helman pareva essersene reso conto e sembrava aver perso ormai la percezione della realtà.

    "Il Dio della Tempesta fa pagare ai discendenti del Re Grigio il fuoco che ci ha donato! Siamo finiti nel mezzo della battaglia!"

    "Sta zitto, cazzo!"

    La sua voce era dura così come il suo sguardo ma dentro di sé Dagon era sinceramente terrorizzato. Pensava di essere riuscito a superarlo, Astrid e tutto il resto. Eppure tutto si stava ripetendo di nuovo e il mare pareva intenzione a riprendersi ciò che un tempo gli era sfuggito.



    Vorrei continuare la mia Chiamata del Fato. Ho già svolto separatamente tutti gli add necessari quindi non credo ci siano problemi!
     
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    Il mare in tempesta si agitava infrangendosi sulla chiglia della barca. Avevano iniziato ad imbarcare acqua e, nonostante all'inizio fosse sufficiente rigettarla in mare grazie all'aiuto di alcuni secchi, in poco tempo quella che entrava divenne molto più copiosa rispetto a quella che usciva.

    -Dannazione!-


    Heman faticava a tenere quella sorta di rotta che avevano intrapreso, cercava di tagliare le onde in modo da assecondare il movimento del mare ed evitare di finire sottosopra. Ma ben presto qualcosa cambiò nei suoi occhi.

    -Ci siamo. Ci siamo, è il mio momento. Ha bisogno di me, ha bisogno di un buon rematore e ben presto mi accoglierà al banchetto di pesce del suo palazzo, accudito dalle sirene per l'eternità.- La bocca dell'uomo di allargò in un sorriso marcio. -Dagon, accetta il tuo destino.-

    Si portò barcollando al centro della nave mentre il suo sguardo si animava nella soddisfazione e l'onda più alta che Dagon avesse mai visto 'sinfrangeva su di loro.


    Capite entrambi come sta per andare a finire. Helman accetta il suo destino fiero di andare a banchettare con il Dio Abissale, ma Dagon come si comporta? Fammi vedere cosa fai, cosa pensi, come reagisci al "delirio" del tuo compagno, se cerchi di salvare la situazione o se inizi ad avere i primi dubbi sulla tua non fede.
     
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    Per quanto il giovane tentasse con tutte le sue forze di remare verso una possibile salvezza, la situazione pareva peggiore ad ogni secondo che passava. Ormai Helman neppure più cercava di svuotare la barca dall'acqua che stavano imbarcando (impresa divenuta impossibile) e si era messo ad aiutare il Greyjoy a combattere contro quelle onde. Anche il semplice mantenere la rotta era divenuto quasi impossibile, dato che nessuno dei due ormai vedeva più la costa.
    Dire che quelli fossero attimi di estrema tensione sarebbe a dir poco riduttivo, eppure il vecchio parve decidere che quello fosse il momento migliore per smettere di aiutare e fissare l'orizzonte.

    "Merda, Helman! Muoviti!"

    Posò il suo sguardo su di lui. Vi era qualcosa di strano nei suoi occhi.

    "Ci siamo. Ci siamo, è il mio momento. Ha bisogno di me, ha bisogno di un buon rematore e ben presto mi accoglierà al banchetto di pesce del suo palazzo, accudito dalle sirene per l'eternità."

    Il ragazzo lo osservò senza capire per qualche istante mentre il vento gli soffiava acqua addosso.

    "Ma che cazzo dici?!"

    Senza neanche ascoltarlo, quello si mise al centro della barca ad osservare la tempesta che li circondava. Dagon, concentrato com'era sul mantenere salda la presa sul remo, fu chiamato alla realtà dalle ultime parole dell'Uomo di Ferro.

    "Dagon, accetta il tuo destino."

    "Vecchio pazzo..."

    La voce gli morì in gola quando posò lo sguardo su ciò che Helman stava fissando. Un onda, alta quanto le mura di un castello, troneggiava su di loro minacciando di ingoiare la barca con loro sopra. In quel momento Dagon capì che era finita. Doveva accettare il destino, come gli suggeriva il compagno? Sapevo molto meglio di lui cosa li attendeva una volta che quella mostruosità si fosse abbattuta: il buio, un abisso impietoso che aveva tormentato per anni i suoi sogni. Forse anche Helman avrebbe finalmente capito la ferita quando avrebbe visto il suo cadavere affondare nelle incuranti profondità, come aveva Astrid tempo prima; in ogni caso sarebbe stato comunque troppo tardi.
    Dal canto suo era semplicemente terrorizzato. Chiuse con forza gli occhi e sperò con tutto sé stesso di avere la stessa fortuna della sua fu amata e che l'impatto lo uccidesse sul colpo.

     
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    Un muro d'acqua si infranse sull'imbarcazione.
    Gli attimi seguenti furono difficili da descrivere. Senza capire bene in che modo, Dagon si ritrovò circondato dall'acqua salmastra che adesso cercava di entrargli nei polmoni, poi lo trascinava con sé sempre di più verso quell'abisso soffocante. Era certo solo di una cosa: non si trovava più sugli assi di legno della barca e, più provava a lottare, più le sue braccia sembravano bloccate da enormi catene.

    Ci fu un solo piccolissimo istante in cui, oramai a corto di fiato, sperimentò cosa volesse dire la parola calma. Era andato così a fondo da non sentire più le onde infrangersi sulla sua testa e rimestare il suo corpo e, in quella calma, la vide.


    Fu un attimo, un bagliore bianco con le sembianze di una donna nel nero del mare. Lo tenne inchiodato con il suo melodioso canto, un suono che non aveva mai sentito prima di allora e che era in grado di appagare ognuno dei suoi sensi. Non riuscì a distinguere cosa avesse da dire, ma le sue mani protese erano un chiaro invito a seguirla.
    Avrebbe accettato la chiamata del Fato?



    Si sentì trascinare sempre più a fondo fino a quando i suoi piedi non toccarono la sabbia bagnata. Era ancora sott'acqua? Macchie confuse gli annebbiavano la vista, eppure in un qualche modo gli fu chiaro che dinnanzi a lui adesso si apriva un enorme castello in rovina. Se avesse guardato il cielo, avrebbe visto la sagoma di un uomo lottare con i fulmini e le saette che avevano rovesciato la piccola imbarcazione con cui era partito.


    Cadi in mare, c'è casino, non capisci più quale sia il sopra e il sotto. Descrivi pure a tuo piacimento tutto quello che succede,basta che ti attieni al fatto che non sai bene cosa stia succedendo e come sia successo. Hai delle "visioni", ti sembra di vede una donna che ti chiama. La segui? Se sì, ti porta ai piedi di un castello. Non sai se sia reale oppure no, se sei vivo o morto... Insomma, hai molto materiale su cui riflettere. Vediamo cosa passa per la testa del nostro omo de fero.
     
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    Erano passati molti anni dalla tempesta in cui aveva perso Astrid, eppure ora che si trovava di nuovo in quell'infido abisso pareva non essere passato neanche un giorno. Ancora una volta il buio lo avvolgeva e il freddo delle profondità gli feriva la pelle come migliaia di minuscoli aghi; gli pareva quasi di essere tornato in un luogo a lui familiare, quasi come un focolare d'infanzia. Una differenza però c'era: l'istinto di sopravvivenza che un tempo l'aveva spinto a nuotare verso la superfice dell'acqua, verso la salvezza, era sparito, una profonda calma aveva invece preso il suo posto. Gli era sfuggito, l'aveva evitato per così tanto tempo ma alla fine pareva proprio che il suo destino fosse quello di morire in mare. Non una grande sorpresa per chi passava in mare la maggior parte della propria vita...
    Ad un certo qualcosa attirò il suo sguardo. Che fosse il cadavere di Helman? Quel vecchio idiota aveva forse avuto la fortuna di morire sul colpo mentre a lui toccava una lenta discesa nelle profondità? No, era qualcosa di più... femminile. Aveva le allucinazioni? Avrebbe visto ancora una volta la sua amata prima di affogare? Di nuovo no. Quella figura aveva un volto diverso da quello che un tempo conosceva e inoltre... la coda di pesce?
    Quindi era così che se ne sarebbe andato? Completamente delirante e in preda alle allucinazioni. Beh non era poi così male; la donna aveva preso a cantare e, sebbene non comprendesse a fondo le parole, la sua voce era davvero meravigliosa. Aveva anche allungato le proprie mani verso di lui, come per invitare a seguirla. Dagon non ci rifletté molto e, quasi inconsciamente, le afferrò la mano. Immediatamente l'Uomo di Ferro si sentì trascinare ancor più a fondo. Chiuse quindi gli occhi e accettò il proprio destino.
    Li aprì solo quando sentì il fondo sabbioso del mare sotto i suoi piedi. Come cazzo faceva ad essere ancora vivo? Eppure non era quella la cosa più sorprendente...
    La sua vista non era granché sott'acqua ma era assolutamente certo che ci fosse un castello dinnanzi a lui. No... no, non era possibile.
    Alzò lo sguardo e rimase completamente impietrito. Lassù, verso la superficie, poteva intravedere la sagoma di un uomo che... combatteva contro i fulmini?

    "Ma che cazzo..."

     
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    Sembrava oramai che qualsiasi riferimento spaziale fosse sparito per il povero Greyjoy che tra la pioggia e l'acqua del mare vedeva il cielo e le profondità dell'abisso solcate da potenti fulmini che squarciavano l'oscurità da una parte all'altra. I venti sferzavano le acque e le acque si innalzavano sui venti coprendo il naso, la bocca e la gola di Dagon in un abbraccio soffocante in cui comunque in qualche modo riusciva a respirare, sebbene a fatica.
    Fu con un altro lampo, talmente forte da illuminare a giorno tutta l'area attorno all'Uomo di Ferro, che la Piovra riuscì ad avere una visione chiara dello spettacolo che gli si parava davanti agli occhi, sebbene lunga solo il tempo di un istante: c'era un braccio armato di corvi e di saette, nascosto tra le nuvole, che scagliava la sua rabbia contro le navi e le terre degli uomini. E dalla superficie delle acque, un'altra sagoma di uomo, coperta dai flutti, innalzava le onde per opporsi alla furia dei venti.
    Che le parole degli Annegati dicevano il vero? Era quella l'origine della tempesta che aveva distrutto la sua imbarcazione? Una lotta tra il Dio della Tempesta ed il Dio Abissale? La vita di Dagon allora presto gli sarebbe scivolata via dalle dita se aveva la visione di una tale maestosa verità. Era quello che vedevano gli uomini che offrivano la propria vita all'Abissale? E per quanto riguardava lui? Era pronto Dagon ad offrire la sua vita al servizio del Dio del Mare?

    Copro Ila per questo turno, battaglia tra i due dei e qualche spunto di riflessione per il calamaretto
     
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    No, i suoi occhi non lo stavano ingannando. Dinnanzi all'enorme castello poteva vedere con chiarezza la battaglia che sulla superficie si stava disputando. Una mano enorme, ammantata di corvi e saette, faceva capolino dalle nuvole rilasciando la sua furia su tutto ciò che stava al di sotto. Ed ad opporsi a quella mostruosità di vento e fulmine vi era solo una figura umanoide, coperta completamente dai flutti, che manipolava le onde come fossero un'estensione del proprio corpo. Il Dio della Tempesta... e il Dio Abissale.
    Un sospiro di sgomento sfuggì dalla labbra di Dagon. Fu solo in quel momento che il pirata si rese conto, con sua grande sorpresa, di poter respirare. Certo, "respirare" era una parole forse un po' forte: era come l'aria fosse diventata improvvisamente di marmellata, si respirava ma a fatica. Era comunque ben diverso dall'orribile pressione che aveva provato quella sera di tanti anni fa, l'acqua salata che gli penetrava nei polmoni...
    Era forse un'allucinazione quella? No, sembrava tutto così vivo, così fisico, così reale. Quella era la realtà pura e semplice, e la realtà non era mai stata più terrificante. Le storie degli Annegati, tutti quegli anni di istruzione alle Isole di Ferro, gli rimbombarono nella mente tutte nello stesso momento. Il Dio Abissale, le sirene, il castello, Nagga... era tutto vero.
    Di conseguenza, se ben ricordava, per poter assistere a quell'immensa battaglia lui doveva essere... morto. Un leggero tremore gli attraversò il corpo, era morto alla fine. Eppure ad aspettarlo non vi era l'oblio, il nulla a cui si era rassegnato; si trovava invece dinnanzi alle porte del dio che per anni aveva silenziosamente rinnegato. Come avrebbe reagito alla sua presenza? E perché una delle sue sirene l'aveva condotto lì?
    Non aveva modo di porgli tali domande. Rimase quindi ad osservare silenziosamente quel terribile e meraviglioso spettacolo di cui la sua gente aveva spesso cantato.



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    La luce colpì gli occhi di Dagon con così tanta forza che rischiò di accecarlo. Per quanto tempo li aveva tenuti chiusi? Quel bagliore bianco non era lo stesso che aveva accompagnato i fulmini e le saette che infestavano i suoi ricordi, era qualcosa di molto più tangibile e reale.

    -.... ivo-
    -Gir.... lato-

    Voci lontane giunsero indistinte. Sentì il suo corpo muoversi su un fianco ed immediatamente un liquido salato misto all'amaro della bile finì per riversarsi su... una spiaggia? Delle mani delicate iniziarono ad infliggergli piccoli colpi all'altezza dei polmoni permettendogli così di liberarsi di tutta l'acqua salmastra che aveva incamerato. Riuscì finalmente a respirare, ma ancora non era ben chiaro cosa fosse successo.

    Il cielo sopra di lui era limpido. Il Sole, unico responsabile di quella luce che inizialmente l'aveva accecato, era riuscito a spazzar via la terribile tempesta che li aveva colpiti.
    Li aveva.
    Se si fosse guardato attorno non avrebbe visto nessun altro a parte un uomo ed una donna che probabilmente lo avevano recuperato dal mare.

    -Cosa ti è successo?- Chiese la ragazza. -Ti ricordi come ti chiami?-

    Bene! Dunque, ti risvegli su una spiaggia in stato confusionale. Vorrei che mi descrivessi il risveglio (sono vivo? dove sono? cosa è successo? sento della sabbia, vomito, non capisco ecc) ma soprattutto come interpreti quanto ti è accaduto. Ti ho messo due personaggi ma sei libero anche di liquidarli e non interagire con loro. Liberissimo di fare quello che desideri insomma, quello che mi interessa è il processo mentale.
     
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    Quella visione trascendentale fu improvvisamente interrotta da sensazioni ben più materiali. Un bruciore terribile gli prese la gola e la sua vista venne man mano riempita da una luce accecante che gli ferì gli occhi. Il Dio Abissale e la sua eterna lotta sparirono rapidamente, sostituiti così da quell'enorme luce bianca. Il sole.
    La vista gli tornò poco alla volta. Un paio di figure comparirono nel suo campo visivo ma quella dannato luce era troppo fastidiosa. Fu quindi costretto a chiudere gli occhi, affidandosi agli altri sensi: sentiva una ritmica pressione al petto, seguita poco dopo dall'istinto di... vomitare. Rapidamente si distese su un fianco e dalla bocca gli uscì un gran rigetto di quel che, a giudicare dal sapore, doveva essere acqua di mare. Sputò ancora una, due volte e poi si mise prono, le mani riconobbero immediatamente il tocco della sabbia sotto le sue dita. Prese un lungo agonizzante respiro e piegò la testa per osservare meglio il luogo in cui si trovava.
    Si trattava di una spiaggia ma non vi era alcun riferimento per capire che posto fosse di preciso. E anche ne avesse avuto uno, lui sapeva poco e niente su Essos. L'unico elemento che saltava all'occhio erano le due figure che aveva intravisto: un uomo ed una donna che lo fissavano con aria preoccupata. Dagon li degno appena di uno sguardo, era altro ciò che lo interessava al momento. Si alzò a fatica, dirigendosi verso il bagnasciuga e fissando con sguardo confuso il mare. No, del Dio non c'era più traccia. Che fosse stato solo un sogno? Davvero?

    "Cosa ti è successo? Ti ricordi come ti chiami?"

    A parlare era stata la ragazza. Lui non si voltò per risponderle, continuando a fissare l'acqua come in cerca di un segno di ciò che aveva visto. Parlò con voce graffiata.

    "Dove... dove sono?"



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    La donna parlò ancora.

    -Siamo a Lys-

    Osservò il ragazzo. Non le ci volle molto per capire che non fosse della zona. Poteva provenire da parti più a Nord del Continente Orientale come essere un abitante di Westeros e, a giudicare da quanto fosse spaesato, si sentì di azzardare sulla seconda.

    -Non sei di qui, vero? Lys è un'isola a Sud del continente Orientale... ti abbiamo trovato riverso a terra sulla spiaggia.-

    Si voltò a guardare l'uomo che era assieme a lei ed egli si avvicinò. A giudicare dagli abiti doveva trattarsi di un pescatore.

    -Il tuo nome, ragazzo-

    Chiese di nuovo con voce molto meno accomodante rispetto a quella della donna.
    Qui puoi decidere se fare conversazione e chiedere aiuto ai due o avere info più specifiche sulla zona. In tal caso gestisci pure tu la conversazione, i due ti diranno le cose principali che ci sono da sapere su Lys. Se invece dici arrivederci e grazie puoi decidere di andare a giro ed eplorare per conto tuo e in questo secondo caso ti metto una seconda parte di post a cui puoi fare riferimento.


    ***

    La spiaggia era silenziosa e tranquilla. A parte la coppia che lo aveva trovato riverso a terra sembrava non ci fosse nessun altro, forse a causa dell'orario. A giudicare dal pallore del sole doveva trattarsi degli inizi della mattinata, motivo per cui solamente un pescatore era in riva al mare. Lys era una città mercantile, cosa che Dagon avrebbe appurato molto presto. Non appena si fosse allontanato dal mare sarebbe entrato all'interno di una città piena di colori, mercanti che vendevano prodotti che non aveva mai visto in vita sua, sarebbe stato travolto da odori pungenti e deliziosi allo stesso tempo. Non molto disatnte avrebbe trovato il porto, una zona in cui il via vai di navi e persone era tale da far sembrare quel luogo alla pari di una città.
    Ovunque si girasse vedeva alberi e palme ricolmi di frutti, indice dell'incredibile fertilità della zona. L'acqua era di un azzurro così limpido che era possibile vederne tutti i pesci che vivevano al suo interno. Anche la città era completamente diversa da tutto quello a cui era abituato: ogni abitazione era circondata da floridi giardini verdeggianti e ben curati, lungo la strada era possibile trovare sfarzosi templi indice che la religione era qualcosa di molto importante ed anche diversa rispetto a quello che si trovava a Westeros. Infine, a circondare l'intera città, vi erano delle mura molto alte e ben costruite.

    Le persone presentavano i tipici tratti valyriani: pallore, capelli argentei e occhi dai riflessi violacei. Di certo uno come Dagon si sarebbe fatto notare fin da subito.

    Ti ho messo qui una descrizione generale del luogo. Fammi vedere cosa vuoi fare e dove vuoi andare e nel frattempo rifletti pure sull'esperienza mistica che hai avuto.
     
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    Niente, il cielo erano sereno. Nessuna traccia dell'Abissale e della sua lotta con il Dio della Tempesta; aveva quasi sperato di intravedere la sirena che l'aveva condotto sul fondo del mare affiorare tra le onde. Ma nulla. Pareva quasi che non ci fosse stata nessuna tempesta... ma era avvenuta, giusto?

    "Siamo a Lys. Non sei di qui, vero? Lys è un'isola a Sud del continente Orientale... ti abbiamo trovato riverso a terra sulla spiaggia."

    "Il tuo nome, ragazzo."

    Fino a quel momento a parlare era stata la donna, ma fu la voce dell'uomo a far voltare il Greyjoy. Doveva essere uno dei tanti pescatori della zona e non pareva essere troppo felice di averlo salvato in quel momento, forse aveva paura di aver trovato qualcuno di pericoloso. E in fondo la verità non era troppo distante.
    Avrebbe potuto ucciderlo con facilità, per non parlare della ragazza, ma, essendo ancora a Lys, preferì non lasciarsi dietro due cadaveri in un possibile porto sicuro ora che aveva stretto un accordo con Salladhor. E poi, in effetti, quei due lo avevano aiutato. Decise quindi di passare sopra a quel tono di merda.

    "Dagon."

    Aveva tralasciato il cognome, non che potesse significare molto per dei pescatori essosi.

    "E grazie ma... ora devo andare."

    A passi decisi si allontanò dalla spiaggia, lasciando a quei due una storia un po' strana da raccontare invece che... beh una morte violenta. Fortunatamente aveva già visitato la città il giorno prima con Cletus, altrimenti si sarebbe ritrovato molto spaesato tra quelle strette vie e l'enorme quantità di bancarelle. Ci mise solo una mezz'oretta per trovare una delle parti di Lys a lui familiari e riottenere il senso dell'orientamento. Ora tutto pareva aver riottenuto un senso, avrebbe voluto poter dire lo stesso della sua testa. La visione ancora aleggiava nella sua mente come il ricordo di un brutto sogno. Perché di un sogno si era trattato, vero? Ciò che aveva visto non poteva corrispondere al vero eppure... eppure vedere il dio della sua gente gli era parso tanto reale quanto vedere il cadavere di Astrid galleggiargli di fronte durante quella notte di tanti anni fa. Lui... non capiva. E aveva paura.
    Per tutti quegli anni aveva osservato gli Uomini di Ferro come un popolo ottuso, incapace di staccarsi dalle proprie storie popolari. E se si fosse sbagliato...
    Doveva sciogliere i nervi e conosceva un solo modo per farlo. Si diresse verso la taverna dove l'aveva condotto il dorniano al suo arrivo sull'isola e, una volta dentro, fermò una delle cameriere.

    "Bere."

    Accompagnò quel singolo verbo con un gesto della mano, atto ad imitare un boccale, per farsi comprendere un minimo da quella straniera.



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    La cameriera annuì e si allontanò.
    L'ingresso di Dagon aveva destato interesse, ma per lo più la gente si era limitata a fissarlo per pochi istanti o sussurrare qualche parola tra loro. Potè restare tranquillo fino a quando la donna non tornò col suo boccale. Fu allora che, alzando lo sguardo, avrebbe potuto notare una figura massiccia avvicinarsi a lui.
    Aveva un cappuccio sulla testa e, nonostante si sforzasse di visualizzarlo trai presenti prima di quel momento, non era in grado di farlo: era come se fosse comparso dal nulla. Non disse niente, si avvicinò ed estrasse un pugnale. Con notevole forza lo piantò nel legno del tavolo.

    -Ti servirà-

    E, senza dire altro, uscì dalla locanda.


    Chiudo così ti apro il prossimo step in una quest. Riprenderemo da questo punto ;)

    Ottieni:
    +7 affinità culto del Dio Abissale
    +1 punto parametro a scelta
    il pugnale
     
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