Una (s)comoda amicizia

Quest Jaqar

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    Volantis, 4 settembre 285 A.A


    Era da poco sorta l'alba quando due guardie bussarono sulla porta di legno che delimitava l'entrata nella stanza prestata a Jaqar da Meikhar. La sua casa assomigliava quasi ad un palazzo e quei due giorni di permanenza erano stati per il libraio un vero toccasana: buon cibo, buon vino, passeggiate per i famosi mercati volantiani...purtroppo a tutto vi era una fine.
    Due sere prima purtroppo la baldoria e il vino avevano reso impossibile la ripartenza di jaqar, che aveva accettato di buon grado l'ospitalità offerta e la proposta di Meikhar di riaccompagnarlo a casa con una propria imbarcazione.
    Dopo essersi preparato, Jaqar avrebbe raggiunto Meikhar nel proprio studio. Era già ben vestito e aspettava il nuovo "amico", da poco conosciuto, a braccia aperte. "Oh Jaqar eccola, spero che i trambusti di questa notte non l'abbiano svegliata, quei ragazzi non san fare altro che baldoria, ma un giorno le guardie li acciufferanno, vedremo poi se avranno ancora voglia di ubriacarsi per la strada"
    Fece segno al ragazzo di sedersi
    "Jaqar, come da accordi le ho fatto preparare una nave personale che la porterà dritto a casa, non è saggio percorrere in questi giorni i territori da qui a Qohor. Ho fatto predisporre nella cabina una teca rialzata in caso vogliate posizionarci il manufatto che vi ho venduto. Vi è un piccolo lucchetto che chiude la teca, eccovi la chiave"
    Era effettivamente molto piccola, segno che la serratura doveva essere sottile e probabilmente nascosta.
    "Oltre a volerla salutare personalmente, 'ho fatta venire qui anche per una questione più importante, più...politica. Non è buona usanza riscattare i favori poco dopo averli ottenuti, ma vorrei chiederle qualcosa per via della nostra nuova amicizia."
    "Amicizia" o no, Jaqar gli doveva un favore, e questo lo sapevano entrambi.
    "Credo sappia che sulla via del ritorno incontrerà la Città Libera di Tyrosh...Ebbene, vorrei che accompagnasse miei due fidati amici in quella città. Uno è il Consigliere Dem'al mente l'altro è il Prete Rosso Vionel. Hanno due compiti diversi ma mi farebbe piacere se lei presenziasse all'incontro del Consigliere con i Signori di Tyrosh. Dem'al la ragguaglierà durante il viaggio, ma mi sento di chiederle se, al momento opportuno, potesse ricordare ai governanti di quella città il..ehmm...come dire, beh che l'amicizia di Volantis è una cosa bella, nessuno la rifiuterebbe." Dicendo queste parole mostrò una veduta dalla finestre sull'intera città. Enorme. Potente.
    "Come ha scoperto anche lei nel recente acquisto, siamo sempre ben felici di giungere a degli accordi proficui."
    "Le auguro buon viaggio, Jaqar, che il Signore della Luce possa permetterci di incontrarci nuovamente"

    Tyrosh, 19 settembre 285 A.A


    Il viaggio era ormai agli sgoccioli, il porto di Tyrosh era ormai in vista e la nave solcava veloci le acque che la separavano dalla terraferma. il prete Vionel rimase silente guardando l'orizzonte, Dem'al invece si avvicinò a Jaqar. "Finché saremo lontani dalla nave, le guardie sorveglieranno il ponte e le cabine, non ha nulla di cui preoccuparsi"
    Bevve dell'acqua da un boccale "Come le ho spiegato in questi giorni, Tyrosh potrebbe essere l'ago che farà spostare la politica estera delle altre Città Libere, la sua neutralità non può essere più accettata dai Partiti di Volantis." Guardò negli occhi Jaqar "Il suo scopo qui non mi è ancora chiaro, ma se Meikhar ha visto in lei un alleato, allora non ho motivo di dubitarne. Alcuni nostri informatori ci hanno dato informazioni sulle risposte delle altre Citta: avere le Stepstones sotto il controllo di Myr o Lys impedirebbe ai nostri commerci di prosperare, mentre Pentos e Braavos sembrano riluttanti ad accettare l'accordo. Se Tyrosh si unisse al nostro benestare, allora potremmo far valere il nostro potere...politico...anche sulle altre città, obbligandole a rivedere le loro posizioni e versare quanto dovuto.
    Dorne ce ne sarà molto riconoscente."


    Parole: 616

    Benvenuto nella ModAlbi s.p.a. Oggi per i soci abbiamo questo ordine del giorno:
    - Meikhar ti offre gratis il viaggio verso casa ma vuole che lo aiuti;
    - Durante il viaggio in nave, se ne hai voglia, puoi fare l'add di Conoscenze religiose 1 di R'hllor (600 parole dedicate);
    - Capisci a grandi linee qual è la questione stepstones, qui dettagli. In poche parole Tyrosh non si è schierata con nessuno. Questi gli schieramenti:
    Myr/Lys: rigettano l'offerta commerciale e intendono muovere guerra a Dorne per riprendersi le Stepstones
    Volantis/Lorath: decidono di supportare gli accordi di Dorne
    Pentos/Braavos: rigettano l'offerta commerciale fregandosene altamente di cosa dice Dorne
    - fai tutte le domande che vuoi (ovviamente capisci che Volantis non vuole la stessa cosa di Pentos)

    Termine: 24/1


    Tempi di percorrenza Volantis-Tyrosh: 74giorni * 0,2 (moltiplicatore viaggio via nave veloce) = 14,8 (=15) giorni
    Partenza 4/9, arrivo 19/9


    Il tempo di risposta disponibile é una settimana dall'ultimo post. Se si é impossibilitati a rispondere nel tempo stabilito basta comunicarlo nel topic assenze informando su quando si tornerà attivi. Se non ci saranno comunicazioni, il pg salterà il turno e sarà mosso come png dallo staff se necessario per quel turno. Ogni turno di *assenza*costerà un malus del 10%in punti esperienza.

    Il moderatore ha tempo una settimana per rispondere. Se é impossibilitato incaricherà un altro mod di occuparsene.
    Se dopo una settimana il topic non avrà ricevuto moderazione, i pg potranno proseguire in libera muovendo eventualmente altri png e riceveranno un "risarcimento" del 10% in punti esperienza a fine quest.
     
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    Volantis, 4 settembre 285 A.A

    Jaqar fu tentato di sotterrare la testa sotto il cuscino e ignorare i colpi tonfi sulla porta di legno che tentavano di svegliarlo, ma presto si ricordò che giorno fosse, dove si trovasse e cosa dovesse fare. Svogliato, si alzò a forza e si diresse verso l'entrata della comoda stanza offertagli da Meikhar: come previsto, erano due guardie che gli comunicarono che era atteso dal suo ospite nel suo studio. Secondo i suoi programmi, sarebbe ormai dovuto essere a qualche decina di miglia dalla città, ma la partenza, a causa dei festeggiamenti che il nobile aveva proposto per allietare l'ospite, era stata rinviata di due giorni. Non che la cosa fosse dispiaciuta al giovane pentoshi: anche a causa della consapevolezza che di lì a poco sarebbero ripresi tutti i disagi del viaggio, aveva particolarmente apprezzato la permanenza in quel lussuoso palazzo, con cibo strepitoso e libri dalla fattura magistrale. Anche la città aveva un fascino, tra il famigliare e l'esotico, a cui era difficile sfuggire: sapeva che una volta lontano avrebbe provato profonda nostalgia per la più antica delle città libere.
    Trovò Meikhar in attesa nel suo studio, che appena lo vide allargò le braccia e sfoggiò un largo sorriso.

    Oh Jaqar eccola, spero che i trambusti di questa notte non l'abbiano svegliata, quei ragazzi non san fare altro che baldoria, ma un giorno le guardie li acciufferanno, vedremo poi se avranno ancora voglia di ubriacarsi per la strada.

    Jaqar, che a Pentos era probabilmente considerato uno di "quei ragazzi che non san fare altro che baldoria", non se la sentiva di fare a quei ragazzi una colpa per la loro voglia di svagarsi, perciò ribatté solo con un accenno di sorriso. Un attimo dopo seguì l'invito del Valaeron e si sedette a gambe incrociate.

    Jaqar, come da accordi le ho fatto preparare una nave personale che la porterà dritto a casa, non è saggio percorrere in questi giorni i territori da qui a Qohor. Ho fatto predisporre nella cabina una teca rialzata in caso vogliate posizionarci il manufatto che vi ho venduto. Vi è un piccolo lucchetto che chiude la teca, eccovi la chiave.

    Jaqar si sporse a prendere la minuscola chiave che gli veniva porta e la osservò con soddisfazione per un attimo, per poi riporla in uno dei numerosi taschini nascosti della sua veste.

    Oltre a volerla salutare personalmente, l'ho fatta venire qui anche per una questione più importante, più… politica. Non è buona usanza riscattare i favori poco dopo averli ottenuti, ma vorrei chiederle qualcosa per via della nostra nuova amicizia.

    Al pentoshi non dispiace affatto quell'uso, forse un po' improprio, del termine "amicizia": l'idea che essere amici potesse avere un significato completamente diverso da quello fanciullesco del trovarsi per giocare e parlare lo faceva sentire più immerso nel mondo degli adulti e dei potenti. Perciò si sentì compiaciuto a sentirsi chiedere un favore dal nobile volantiano.

    Credo sappia che sulla via del ritorno incontrerà la Città Libera di Tyrosh...Ebbene, vorrei che accompagnasse miei due fidati amici in quella città. Uno è il Consigliere Dem'al mente l'altro è il Prete Rosso Vionel. Hanno due compiti diversi ma mi farebbe piacere se lei presenziasse all'incontro del Consigliere con i Signori di Tyrosh. Dem'al la ragguaglierà durante il viaggio, ma mi sento di chiederle se, al momento opportuno, potesse ricordare ai governanti di quella città il… ehmm… come dire, beh che l'amicizia di Volantis è una cosa bella, nessuno la rifiuterebbe. Come ha scoperto anche lei nel recente acquisto, siamo sempre ben felici di giungere a degli accordi proficui.

    Jaqar ricambiò quello che percepì come uno sguardo di complicità con un sorriso malizioso: le evidenti manie di potere del Valaeron e di Volantis erano un pericolo per qualcuno, ma di certo non per il mercante del debole porto di Pentos, che anzi non riusciva a vederci nulla che non fosse un'enorme opportunità.

    Sarà mio piacere conoscere ed essere conosciuto dai Signori di Tyrosh, che mi auguro, per il loro avvenire, sappiano cogliere il messaggio che porterò loro. Se non vi sono ulteriori richieste, mi accingerei a partire, con la sua benedizione.

    Le auguro buon viaggio, Jaqar, che il Signore della Luce possa permetterci di incontrarci nuovamente.

    Jaqar si alzò e accennò un lieve, quasi impercettibile, inchino, per poi abbandonare la stanza. Ignorò il riferimento al Signore della Luce, come gli adepti del Dio Silente erano soliti fare: i suoi genitori gli avevano insegnato che la loro religione era una questione personale, fonte di serenità e coesione e mai di scontro e rancore.


    Tyrosh, 19 settembre 285 A.A

    La città di libera di Tyrosh si avvicinava, il porto che appariva lentamente ma inesorabilmente sempre più grande. Il Consigliere ci tenne a rassicurarlo sulla sicurezza dei suoi beni, seppure Jaqar non si fosse mai preoccupato che la nave del nobile volantiano potesse subire un furto. Proseguì poi il discorso che sembrava volto a rinfrescare la memoria al giovane sul motivo per cui era lì. Ovviamente Jaqar aveva abbastanza chiara la situazione geopolitica in cui Meikhar l'aveva infilato: il punto cruciale era un trattato commerciale imposto dal Principato di Dorne che aveva a che fare con le isole Stepstones, ma era convinto che la questione fosse ben più profonda, legata ai rapporti di potere tra le varie città libere. Il compito del Consigliere, e quindi di Jaqar, era convincere i Triarchi di Tyrosh ad accettare il pedaggio richiesto dai dorniani, in modo da indurre anche le altre città a pagare. Non gli era stato detto esplicitamente come mai Volantis fosse tanto interessata a far convalidare un trattato che favorisce direttamente il Principato, però intuiva che fosse un modo per ottenere, oltre che influenza sulle altre città, un forte alleato, commerciale ma anche militare in una possibile futura guerra di conquista. In quelle dinamiche così complesse e vaste, Jaqar avrebbe cercato solo di tutelare i propri piccoli interessi e realizzare i propri sogni.

    Numero parole: 989
    Non ho fatto l'add e non ho approfondito ulteriormente il viaggio e la questione politica solo per non allungare ulteriormente il ritardo, ma recupero volentieri in futuro. :]


    Edited by Duncan l'Alto - 7/3/2021, 18:35
     
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    Ci volle ancora una decina di minuti prima che la nave volantiana attraccasse nel porto. Le banchine esterne erano l'unico punto che era osservabile, dopo di esse si innalzavano gigantesche mura che proteggevano, a perdita d'occhio, l'intera città costruita sull'isola. Assaltarla sarebbe stato un vero e proprio suicidio di massa.
    Una cosa che avrebbe colpito Jaqar sarebbe stata la mole ingente di imbarcazioni presenti poco distanti dai moli, una flotta che, se fosse armata, avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con quella di Volantis.
    "Capisci?"
    Lo voce di Dem'al risuonò alta e portava con sé tutta la consapevolezza che quel viaggio aveva una grande importanza per i Partiti di Volantis, o almeno, per quello di Meikhar
    "E' tempo di prepararsi"


    Una volta sbarcati, un piccolo drappello di soldai Tyroshi si fece avanti, alcuni con lance in mano, altri armati di pesanti alabarde che tenevano sulla schiena, legate con stretti lacci di cuoio bollito.
    Seppur non mettesse così tanta sicurezza vedere un drappello armato giungere in propria direzione, il diplomatico volantiano usò il suo miglior sorriso aprendo le braccia a riempiendo di omaggi e formalismi i soldati.
    Jaqar sarebbe rimasto poco più indietro, insieme ad un paio di guardie e dei marinai che scaricavano del ponte delle casse di doni. Il Prete Rosso si limitò a salutare i soldati con un cenno della testa, tenendo sempre ben saldo il proprio cappuccio color rosso fuoco sopra la testa. Nelle sue mani un pesante e forse vecchio libro con una fiamma disegnata sopra.
    Dopo i primi convenevoli di rito, i soldati ruppero la riga, lasciando libero il diplomatico e quelli che lo accompagnavano di proseguire verso le mura, superate le quali sarebbero entrati nelle vera città di Tyrosh.

    Camminando, Dem'al fece segno a Jaqar di avvicinarsi per potergli parlare a bassa voce "I Tyroshi negli ultimi tempi sembrano essere sospettosi di tutte le altre città libere, sarà meglio seguire le regole."
    Ed era proprio vero, ai portoni principali del porto vi era moderato viavai di soldati che controllava la veridicità delle informazioni proveniente dai mercanti.
    "Mi hanno detto che ci porteranno direttamente presso la fortezza dell'Arconte. Lì avremo un incontro con degli uomini fidati dell'Arconte. Gradirei che, nell'elogiare chiaramente Volantis, beh, mettiate la giusta attenzione su Meikhar. E' un uomo e un politico eccezionale, ve ne sarete accorto, ed è un peccato che non occupi ancora le giuste posizioni" Gli occhi di Dem'al fissavano quelli di Jaqar, come per capire quanta verità ci sarebbe stata nelle sue prossime risposte.

    Parole: 403

    Termine: 27/2
     
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    Tyrosh era immensa, arroccata su un'isola e circondata da gargantuose mura di pietra, probabilmente più antiche ; a render ancora più rischioso qualsiasi tentativo di attaccare la città, vi era una variegata ed enorme flotta all'ombra delle mura, che oltre ad essere una potenziale difesa costituiva la principale fonte di ricchezza della figlia di Volantis. Dem'al, probabilmente notando lo sguardo di ammirazione di Jaqar, gli rivolse una rapida domanda retorica.

    Capisci?

    Certo che capiva: Tyrosh era una potenza che nessuno, neanche Volantis, avrebbe voluto avere come nemica. Dopotutto in quella consapevolezza era racchiuso tutto lo scopo di quella spedizione diplomatica: lui e il Consigliere dovevano tornare a casa con la promessa dell'Arconte di rispettare le richieste di Volantis e di Dorne, o sarebbero stati guai per Meikhar e il suo partito. Dem'al mise freno alla sua agitazione facendogli notare che mancava poco allo sbarco.

    Il giovane volantiano fu preceduto dal diplomatico, che si apprestò subito ad andare incontro al manipolo di soldati che stava venendo verso di loro. Jaqar, nonostante fosse ben consapevole che se ci fossero stati problemi sarebbe finito comunque in gattabuia, non fu dispiaciuto di trovarsi tra le guardie volantiane insieme ai marinai intenti a scaricare i doni per il signore della città. Il Consigliere doveva aver svolto adeguatamente il proprio ruolo, poiché dopo pochi convenevoli si ritrovarono a passare in mezzo ai tyroshi in direzione della città. Loro sarebbero stati accompagnati direttamente fino alla fortezza dell'Arconte, a detta di Dem'al, ma tutti gli altri mercanti venivano controllati dai soldati: il Consigliere gli spiegò che i tyroshi, in quei tempi, erano piuttosto sospettosi nei confronti delle altre città libere. Questa osservazione incuriosì Jaqar, che decise di provare ad approfondire, perciò porse i suoi dubbi, a voce bassa, al diplomatico.

    Di che hanno paura? Spie? Sicari? Capisco che soffiano venti di guerra, ma queste preoccupazioni hanno qualche validità?

    Seguirono istruzioni dettagliate su come Jaqar si sarebbe dovuto approcciare agli uomini dell'Arconte: in particolare, evidenziò quanto dovesse elogiare Volantis e in particolare Meikhar.

    Gradirei che, nell'elogiare chiaramente Volantis, beh, mettiate la giusta attenzione su Meikhar. E' un uomo e un politico eccezionale, ve ne sarete accorto, ed è un peccato che non occupi ancora le giuste posizioni" Gli occhi di Dem'al fissavano quelli di Jaqar, come per capire quanta verità ci sarebbe stata nelle sue prossime risposte.

    Gli occhi del giovane pentoshi si illuminarono di malizia e, prima di riuscire a trattenersi, rispose in maniera pungente.

    Se Meikhar avesse voluto un altro leccaculo, avrebbe mandato un volantiano.

    Dem'al non avrebbe affatto apprezzato quella risposta, ne era certo, ma Jaqar non riuscì a preoccuparsene e un sorriso divertito lo accompagnò lungo tutto il tragitto verso la loro meta.
     
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    Il diplomatico alzò le spalle alla domanda di Jaqar "Onestamente? Hanno paure di tutto e di niente allo stesso tempo. Oramai è riasaputo che Tyrosh ha appoggiato Dorne nella riconquista delle Isole Stepstones, pertanto credono che alcune delle altre Città Libere possano agire contro il loro dominio. Cosa difficile se non si volesse scatenare una guerra in tutta la zona costiera." Ammesso che quanto Dem'al dicesse fosse vero, nella popolazione che affollava le strade non sembrava esserci alcun tipo di preoccupazione: superate le mura, la pressione militare sembrava notevolmente ridursi e qualsiasi tipo di civile, dai bambini che correvano ai commercianti che provavano a vendere la propria mercanzia presso le bancarelle, sembrava vivere la propria vita senza ansie né timori.
    "Non credo che ci sia stata alcuna minaccia reale ma uno dei tre Magistri che governa come sottoposto dell'Arconte sembra essere alquanto...prudente"

    La risposta di Jaqar fu affilata, forse più di quanto il diplomatico si aspettasse. Il Pentoshi se ne sarebbe accorto dal fatto che venne meno la risposta pronta che Dem'al sembrava avere sempre. Questo però colse il sorriso per sfoderarne uno altrettanto falso.
    "Si...avete ragione, forse..."

    I due, scortati sempre da un paio di guardie, percorsero la strada principale di Tyrosh, leggermente in salita, fino a quando incontrarono, alla loro sinistra, un'apertura dentro la quale sorgeva un ampio palazzo. Due immense cancellate bianche, le quali erano adornate da dei marchi a forma di testa di ghepardo, avrebbero però impedito alla comitiva di entrare.
    "La residenza privata dell'Arconte" spiegò il diplomatico "Noi però andremo là" Con la mano indicò una struttura altrettanto maestosa, poco più avanti sulla strada, era la Fortezza dell'Arconte.
    "Da quanto so incontreremo due dei tre Magistri"
    Ci vollero pochi minuti per raggiungere l'ingresso. Le porte di due torri bianche si aprirono immediatamente di fronte a loro. Uscirono qualche schiavo e qualche soldato e si misero in posizione presso le porte per invitare al loro interno la delegazione diplomatica volantiana

    "C'è qualcosa che vuoi chiedermi? Una volta all'interno non avremo modo di conversare molto tra noi...non liberamente per intenderci"

    Parole: 335

    Arrivate davanti alla Fortezza dell'Arconte, non verrete ricevuti da lui però, bensì da due dei tre Magistri. Se vuoi chiedere qualcosa a Dem'al fai pure, in caso contrario puoi ruolare di entrare nella Fortezza dove vi scortano in un'immensa sala da pranzo/ricevimento (a meno che non hai altre idee, in tal caso fai pure e io ti seguo)

    Termine: 21/3
     
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    Jaqar aveva la testa piena di pensieri e congetture, costruite su quelle poche informazioni che gli erano giunte sulla situazione geopolitica dell'area. Avrebbe preferito non entrare in quel gioco fin troppo grande per un ragazzo come lui, ma ormai era stato trascinato dentro e ora la sua curiosità, insieme a un po' di ambizione, superava di gran lunga le sue preoccupazioni. Si chiedeva innanzitutto quanto fosse probabile una nuova guerra tra le città libere e soprattutto quale scala avrebbe avuto un'eventuale scontro: se fossero entrati in gioco alleanze e interessi correlati, una guerra nata per essere piccola e coinvolgere due potenze avrebbe potuto innescare una reazione a catena e portare a lunghi anni di ostilità su differenti continenti. Per fortuna quelle erano solo le fantasie di un ragazzino coi piedi raramente per terra, e alla realtà si avvicinavano di più le parole del Consigliere, secondo cui era abbastanza improbabile una qualsiasi azione bellica. Uno dei governatori della città però doveva pensarla diversamente, per avere un atteggiamento tanto prudente da ordinare quei controlli così capillari nei confronti di chiunque venisse dall'esterno.

    Una volta tra le mura della città la situazione era molto più simile alla normalità, con la gente comune che svolgeva le proprie attività quotidiane in serenità, con la guerra come ultima delle loro preoccupazioni. In effetti non c'era nessuna guerra, era tutto nelle parole di qualche lettera e nei pensieri di qualche potente: finché non vi erano morti e finché si riusciva a mangiare, quelle persone comuni non avrebbero pronunciato, anzi nemmeno pensato, la parola "guerra". E probabilmente avevano più ragione loro che il giovane pentoshi, che in base a pochissime informazioni credeva di poter iniziare a leggere il mondo come farebbe un uomo di potere. Chi davvero aveva il potere di innescare una guerra stava in fondo alla strada che stavano percorrendo, in quel palazzo tanto sfarzoso da far invidia ai più potenti khal dothraki: tra loro e l'abitazione privata dell'Arconte si trovavano però due immense cancellate bianche, decorate con feroci fiere esotiche, ed era chiaro che nessuno avrebbe loro aperto la via.

    Noi però andremo là. Da quanto so incontreremo due dei tre Magistri.

    Jaqar, che non aveva ben chiaro come funzionassero le relazioni diplomatiche ai piani alti, fu contrariato a sentire quelle parole di Dem'al: era certo che se avessero voluto ottenere i risultati sperati, avrebbero dovuto parlare con chi realmente comandava in città. Certo, da dove veniva, Pentos, il Principe non aveva alcun potere decisionale, ma era anzi solo una figura cerimoniale, ma lì a Tyrosh i Magistri erano realmente sottoposti al volere dell'Arconte, almeno per quanto ne sapeva. Così, mentre camminavano verso la Fortezza, buttò più volte uno sguardo verso l'edificio dove presumibilmente si trovava l'uomo più potente nell'arco di miglia, pensando alle possibilità di rubargli un colloquio privato. Nei pochi minuti che impiegarono a raggiungere la loro metà non riuscì però a trovare un'idea realisticamente praticabile, perciò si arrese e fece il suo ingresso insieme al resto della delegazione all'interno della Fortezza. Prima però rivolse una domanda, tra il serio e lo scherzoso, al Consigliere.

    Quante probabilità ha Volantis di vincere una guerra contro Tyrosh?

    Non si concedette nemmeno il tempo di godersi la faccia di Dem'al e si fece scortare verso un'immensa sala da ricevimento. Un lunghissimo tavolo occupava buona parte dello spazio disponibile, suggerendo che fosse usanza dei Magistri accogliere le delegazioni straniere, e qualsiasi altro interlocutore, davanti a un pasto caldo: Jaqar non sapeva se a loro sarebbe stato concesso lo stesso trattamento, ma in caso non si sarebbe di certo lamentato. Dopo tutti quei giorni sul mare, un pasto sulla terraferma era proprio ciò che ci voleva per risollevare il morale.

    Numero parole: 606


    Edited by Duncan l'Alto - 19/4/2021, 15:25
     
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    Il diplomatico di Volantis rimase per qualche secondo zitto quando sentì la frecciatina di Jaqar, non tanto perché fosse meravigliato dalla piccola malizia che vi era di sottofondo quanto per il fatto che non si aspettava che le guardie all'interno della città fossero così tante. Non gli era sfuggito nemmeno il numero di navi che erano attraccate appena fuori dal porto.
    Probabilmente al massimo delle proprie forze Volantis non avrebbe comunque avuto grossi problemi a conquistare quella città, vista anche la possibilità che la prima aveva di assoldare delle compagnie mercenarie, ma ora che essa era già impegnata in una guerra?

    Non ci sarebbe voluto molto, una volta iniziati i negoziati dopo le presentazione formali, per far comprendere a Jaqar che, forse un po' per caso, si stava per trovare invischiato in una conversazione che avrebbe potuto cambiare la guerra che si stava consumando. In un modo o nell'altro.

    Le guardie uscite dalla fortezza accompagnarono i due alla sala, lì un importante profumo di spezie e di frutta avvolse i sensi olfattivi dei presenti. Non ci volle molto ed ecco che dei servitori portarono dei vassoi colmi di cibarie prelibate agli appena sbarcati dalla nave. Venne fatto segno di accomodarsi pure ad un tavolo basso vicino. Dem'al si sedette su uno dei cuscini che erano appoggiati al pavimento vicino al tavolo, invitando Jaqar a fare altrettanto.
    Poi gli rivolse parola, in maniera un po' più fredda e distaccata rispetto a quanto non aveva fatto fino ad ora "Non parlare fino a quando non te lo dico io, ricordati cosa ti ho detto riguardo al nobile Meikhar"
    Dopo un paio di minuti i due Magistri si fecero vedere, entrando nella sala da una porticina laterale che era anche leggermente nascosta rispetto alla magnificenza della sala. Il primo dei due spalancò le braccia, raggiungendo il volantiano e il pentoshi. Disse tante cose e tutte di poco conto, le classiche che vengono pronunciate quando si incontra qualcuno con cui si deve essere cordiali per etichetta.
    Anche il diplomatico rispose con i soliti ossequi. Il secondo Magistro arrivò poco dopo, era più silente ma sembrava scrutare i due. Fu questo che arrivò subito al nocciolo della loro presenza lì: "Eccoci dunque, il nostro Arconte parla e ascolta attraverso le nostre bocche e le nostre orecchie. Cosa ci deve chiedere Volantis?"
    Il diplomatico cominciò elencando diversi accordi del passato del tutto sconosciuti a Jaqar, come se volesse ricordare ai due un'antica amicizia tra le due città che in realtà non vi era mai stata. Pochi potevano essere considerati davvero amici di Volantis e non semplici pedine del suo gioco.
    "Io e il mio amico" diede un'occhiata al pentoshi "siamo sicuri che vi siano arrivate voci del nostro esercito in marcia verso quella città peccatrice di Qohor. Il nobile Meikhar della famiglia Velaenor del Casato degli Elefanti vorrebbe sapere cosa ne pensate di una, per così dire, proficua collaborazione che potrebbe derivare da questa guerra...una spartizione di beni e ricchezze? Una spartizione della città dopo che avremo raso al suolo i suoi occulti luoghi di culto?"
    La frase rimase sospesa in aria, i due Magistri alternarono lo sguardo con Jaqar che, forse prima di quanto si aspettasse, doveva dire qualcosa.

    Parole: 526

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    Jaqar, dopo quella battuta pungente, si fece accompagnare all'interno della sala e, su invito del Consigliere, si sedette su uno dei cuscini sul pavimento. Davanti a loro su un basso tavolo erano state poste varie prelibatezze, con odori fruttati e speziati, alcuni dei quali difficili da riconoscere per il giovane pentoshi. Era occupato a scegliere con quale particolare esotico frutto avrebbe cominciato la "degustazione", quando Dem'al gli rivolse l'ultimo avvertimento.

    Non parlare fino a quando non te lo dico io, ricordati cosa ti ho detto riguardo al nobile Meikhar

    Jaqar non aveva alcun interesse a disobbedire a quell'ordine. Era partito dal Lyka, dove comunque non pativa la fame, per compiere un acquisto di un libro rarissimo; ora si trovava in possesso di un pezzo unico, forse il più importante su cui avrebbe mai messo le mani, e a pasteggiare come un re, ascoltando i rappresentanti di due potenze su una possibile guerra che avrebbe coinvolto migliaia di persone su differenti continenti. Una sua parola fuoriposto avrebbe potuto sconvolgere il futuro, il suo e probabilmente quello di chiunque altro: era senza dubbio un potere affascinante, ma al giovane pentoshi non interessava tutta quella responsabilità, perciò si cacciò in bocca un paio di fichi secchi al miele e curcuma per evitare che qualche parola sfuggisse al suo controllo e uscisse incensurata dalle sue labbra. Aveva ancora la bocca piena quando furono raggiunti dai due Magistri: il ragazzo era troppo concentrato a nascondere quanto fosse piena la sua bocca per riuscire a prestare attenzione ai convenevoli che uno dei Magistri e il Consigliere si stavano scambiando. Quando però parlò il secondo Magistro, che mirò dritto al punto, si sforzò di inghiottire il grosso boccone, rischiando di soffocarsi: dopo qualche sforzo, riuscì a liberare le vie aeree e rivolse lo sguardo verso la sorgente della domanda, come se nulla fosse successo.

    Eccoci dunque, il nostro Arconte parla e ascolta attraverso le nostre bocche e le nostre orecchie. Cosa ci deve chiedere Volantis?


    Jaqar si voltò verso il Consigliere, aspettandosi un'arringa iniziale e un successivo lungo dibattito tra le due parti, prima di essere finalmente interpellato. In parte ci aveva preso: Dem'al cominciò a fare uno storico dei rapporti tra Tyrosh e Volantis, una captatio benevolentiae basata su una presunta amicizia decennale tra le due figlie di Valyria. A questo seguì direttamente la proposta che erano venuti a portare: un'alleanza per sconfiggere Qohor e spartirsi il bottino di guerra. A questo punto il giovane si aspettava un risposta dai rappresentanti dell'Arconte, ma questa non giunse, e anzi si ritrovò gli sguardi dei presenti addosso, come se fosse invitato a parlare. Fu un attimo confuso, totalmente incerto su cosa dire, con la certezza che qualsiasi parola che avesse pronunciato avrebbe causato qualche danno. Fu anche questa consapevolezza a spingerlo a proferire parola: meglio causare una guerra dalla portata immane che apparire come uno scemo.

    Quello che il mio amico qui sta cercando di dire nel suo modo così delicato è che il Capro Nero sta per cadere, è solo questione di settimane. Possiamo collaborare ad affrettare la cosa e guadagnarne tutti, o lasciare che se ne occupi solo l'esercito di Volantis. Meikhar sta mettendo sul piatto la sua amicizia, personale ancor prima che politica e storica; io sarei solo un libero cittadino di Pentos, non c'è nulla che mi lega forzatamente a quell'uomo, quindi vi prego di fidarvi quando vi dico questo: non disdegnate l'amicizia di un grande leader, perché potreste pentirvene amaramente.

    Si allungo sul tavolo a prendere qualcosa da mangiare, ma un attimo dopo riprese a parlare, come se quella spinta iniziale di coraggio avesse rotto la diga di un fiume in piena di parole.

    Meikhar è un visionario, più di tutti ha capito che Essos sta cambiando, e molto più rapidamente di quanto si potrebbe immaginare. Dorne, le Stepstones, Qohor, sono solo tasselli di un mosaico ben più grande, che solo chi è in grado di vedere nella sua interezza è in grado di capire e agire di conseguenza. Qohor, lo ribadisco, da qui a breve cadrà, ma Volantis sarà in grado di mantenere il controllo sui suoi vasti territori? Le mie sono solo supposizioni, sia chiaro, ma questo di certo non si può negare: se siamo qui a proporvi una duratura amicizia con la famiglia Velaenor è perché il nobile Meikhar crede che questa amicizia sia fondamentale per gli equilibri futuri.

    Sapeva di aver parlato troppo e a vanvera: non aveva alcuna idea di quanto fossero fondate le sue idee sul futuro del continente. La prossima caduta di Qohor? Inventato di sana pianta, anche se la convinzione con cui l'aveva ribadito più volte avrebbe potuto far cadere il morale anche ai più tenaci generali della città del Capro Nero. Sperava solo che anche i Magistri si bevessero quelle chiacchiere.

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    "Mph" ci fu una piccola smorfia nella bocca del Magistro che aveva lo sguardo più freddo e glaciale. Guardò Jaqar e aspettò che terminasse la sua spiegazione su quale potesse essere il futuro di Essos. Lanciò un'occhiata al suo collega e parigrado, non dissero nulla ma era chiaro che quelli sguardi parlassero da loro.
    Il diplomatico, sentendo il silenzio che era caduto subito dopo l'ultima parola del Pentoshi, provò subito a dire qualcosa di utile per mantenere aperta quella situazione ma il solito Magistro lo zittì alzando il dito della mano sinistra.
    "Avete davvero un accento particolare, ragazzino, un accento ben diverso da quello di Tyrosh e soprattutto ben diverso da quello di Volantis. Era da tempo che non sentivo quello di...Pentos." Il Magistro Varen Fororis, questo il nome del più restio dei due, diede un'altra occhiata a quello che si era avvicinato per primo, che si era presentato come Toman Warrin. Era chiaro che non era l'accento di Pentos ad essere il tema della questione ma l'accento di un popolano di Pentos. I nobili infatti ottenevano negli anni un'inflessione alquanto altezzosa, inflessione che Jaqar non possedeva.
    "Oh oh, dici bene Magistro Fororis, il nostro ospite qui ha il classico accento della Città Libera di Pentos. Una città stupenda, a mio dire"
    "Mph" lo fece una seconda volta.
    "Un volantiano e un pentoshi che vengono a chiedere al nostro Arconte un aiuto per combattere la città peccatrice di Qohor."

    Era chiaro che proporre una cosa del genere senza offrire nulla di tangibile nel piatto sarebbe stato promettere solo vaghe amicizie; nonostante ciò la questione delle Stepstone accese gli occhi di entrambi i Magistri.
    "E cosa vorrebbe Volantis per questa amicizia? Soldati? Ricchezze? Cibo? E cosa offrirebbe oltre l'amicizia di questo grande leader volantiano?"E inoltre, cosa sapete delle Stepstones?
    Era chiaro che Tyrosh avesse dei legami in tutte le questioni importanti di Essos, bisognava solo capire da quale parte della barricata si voleva schierare.

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    Non ti hanno cacciato, è già qualocosa, vediamo cosa proponi.

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    Già mentre parlava, Jaqar notò che il suo discorso scomposto e disordinato non stava avendo gli effetti sperati: lo sguardo dei Magistri era gelido e poco convinto. Uno dei due buttò un'occhiata verso l'altro, come a voler condividere la propria disapprovazione. Anche intimorito da quella fredda reazione, le sue ultime parole scemarono nel silenzio; a lui seguì Dem'al, che cercò di recuperare il salvabile con parole ben più diplomatiche e cordiali, ma era chiaro che forse anche quello era un tentativo inutile: il Magistro meno amichevole alzò un solo dito, invitandolo al silenzio, e cominciò a commentare il particolare, almeno in quel contesto, accento del giovane pentoshi.

    Avete davvero un accento particolare, ragazzino, un accento ben diverso da quello di Tyrosh e soprattutto ben diverso da quello di Volantis. Era da tempo che non sentivo quello di... Pentos.

    Il suo collega si unì al commento, confermando quanto aveva detto Magistro Fororis e facendo apprezzamenti sulla città. Jaqar si limitò a non contraddirli sfoggiando un largo sorriso di finto apprezzamento. Finalmente però il Magistro passò a discutere nel merito quando era stato detto finora.

    Un volantiano e un pentoshi che vengono a chiedere al nostro Arconte un aiuto per combattere la città peccatrice di Qohor. E cosa vorrebbe Volantis per questa amicizia? Soldati? Ricchezze? Cibo? E cosa offrirebbe oltre l'amicizia di questo grande leader volantiano? E inoltre, cosa sapete delle Stepstones?

    Jaqar non riuscì a non cogliere una certa nota di interesse su quel tema: era chiaro che se Volantis aveva i suoi occhi puntati sull'entroterra, verso Qohor e oltre, quelli di Tyrosh era perennemente fissati sul mare, se non per qualche schermaglia sulle terre contese. Jaqar gettò uno sguardo su Dem'al, convinto che questi avrebbe preso la palla al balzo per iniziare a condurre personalmente le trattative, ma notò con stupore che questi restava muto e anzi colse un vago cenno di assenso: lo stava invitando a parlare, forse perché aveva visto che quell'ingenua franchezza stava avendo sui tyroshi un effetto tutto sommato positivo. Era per lui impossibile convincerli a garantire alcuna concessione, ma avrebbe puntato a innescare il loro interesse e lasciare che del resto si occupasse qualcuno di più esperto.

    Ad essere sincero non mi piace il tono con cui state sminuendo un'amicizia. Una volta che c'è questa, o l'intenzione di costruirla, il resto viene da sé: se a voi serve oro avrete oro, se a voi serve grano avrete grano, e se a Volantis servono soldati per sconfiggere un nemico- ricordate che il nemico di un mio amico è mio nemico- Volantis potrà chiedere dei soldati a Tyrosh. Perdonatemi se insisto su questa metafora, ma ci tengo a specificare che la nostra intenzione, in quanto rappresentanti dei Vaelenor, degli Elefanti e di Volantis tutta, è quella di rafforzare l'asse Tyrosh-Volantis su cui dovrebbe ruotare l'equilibrio del continente e non solo nei prossimi anni. E in questo contesto si deve inserire la questione delle Stepstones. Se chiedete cosa ne so nel dettaglio, devo lasciar parlare il mio collega che se ne è occupato personalmente, tanto che tutto quello che so a riguardo lo devo alle sue informazioni. Però in linea generale voglio dire che se è una questione di grande interesse per Tyrosh, come lo è la guerra con Qohor per noi, è bene per tutti che se ne discuta insieme e si trovi una strategia comune e condivisa che ci ponga allineati nei confronti degli altri. Invito ora Dem'al a dare una panoramica migliore di come ci poniamo nella questione dorniana e delle Stepstones.

    La realtà era che, nonostante quelle brevi istruzioni a riguardo date sulla nave dal Consigliere, Jaqar non aveva un'idea molto precisa di quanto stesse accadendo sulle isole: sapeva la panoramica generale, gli attriti tra Dorne, alleata formalmente con Volantis, e le altre città libere sul Mare Stretto, ma non capiva che tipo di accordo avrebbero dovuto cercare di strappare in quella sede. Era certo che ora che aveva un po' scaldato gli animi Dem'al avrebbe saputo portare a termine la discussione con la presentazione dei termini richiesti da Meikhar. Cercando di nascondere il nervosismo che a momenti lo paralizzava, il ragazzo si allungò a prendere un dattero ripieno di crema speziata.

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    Dem'al, prendendo la palla al balzo, cominciò a spiegare quanto il dilpomatico conosceva sulla situazione delle Stepstones, pronunciando più volte la parola "alleato" che doveva legare la città libera di Volantis e il Principato di Dorne. Parlò per quasi cinque minuti, al termine dei quali vi fu una piccola risata, questa volta da entrambi i Magistri. "Dorne e Volantis alleate, si certo, abbiamo visto quanto Volantis si è prodigata nell'aiutare nella riconquista delle Stepstons." Su questo Jaqar avrebbe avuto poco da dire, motivo per cui, volendo, avrebbe potuto mangiare ben più di uno di quei datteri alla crema. Quello che riuscì però a capire è che i trattati con Volantis erano spesso "volubili". Volantis sapeva di essere una delle forze maggiori sullo scacchiere di Essos e perfino di Westeros, non si muoveva se non era sicura di poter ottenere qualcosa in cambio e proprio la questione delle Stepstones sembrava essere persa in partenza. Dalle parole seguenti, Jaqar avrebbe anche intuito che, nel silenzio di Volantis, Tyrosh doveva aver siglato un qualche patto di collaborazione con Dorne, tanto che l'aiuto militare, forse, era provenuto proprio da questa Città Libera.
    "Veniamo a te, giovanotto di Pentos" continuò il Magistro Fororis, che sembrava ora essere diventato molto più loquace dell'altro "Mi sembra di aver sentito alcune spiacevoli parole uscire dalla tua impertinente bocca...Non ti piace il mio tono?" Chiese in maniera abbastanza aggressiva, seppur il suo corpo fosse completamente rilassato "Ringrazia di appartenere ad una delegazione diplomatica, altrimenti la tua lingua sarebbe già stata lanciata nel fuoco per attizzare qualche braciere."
    "Oh suvvia, Magistro Fororis, non siate così avventato, prendete meno a cuore le parole del giovane"
    Fororis sbuffò incrociando le braccia. "Nella tua impertinenza dici comunque delle cose sensate, Volantis è sempre meglio averla come amica che come nemica, ma non ci avventureremo in alcuna amicizia suicida. Abbiamo già visto il modo con cui onorate gli accordi ma sappiate che non siamo soliti essere fregati. Questo è il nostro prezzo dunque: duecento pezzi d'oro verranno trasferiti a Tyrosh con il prossimo mercantile, inoltre un membro di ogni Partito della vostra città si trasferirà nel nostro Palazzo in qualità di ospite e di...beh sicurezza che nessun accordo verrà stracciato. Quando queste condizioni verranno soddisfatte, allora potremmo iniziare a non sminuire alcuna amicizia."
    Dem'al annotò tutte le informazioni che avrebbe dovuto riportare a Volantis ma il secondo Magistro intervenne.
    "Non è tutto, ho anche un'ulteriore condizione da sottoporre, che per casualità del fato dovrà essere risolta proprio nella città di Pentos. Intendete tornarci a breve, ragazzo?"
    L'occhiata maliziosa del Magistro sembrava poco promettente e si unì a quella del diplomatico volantiano che, invece, implorava in silenzio Jaqar di acconsentire a qualsiasi cosa l'uovo avesse chiesto. Qualsiasi.

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    Era arrivato il momento dei tecnicismi, della storia e degli esperti, ovvero per Jaqar il momento di tacere: cercò di riempire quei cinque minuti di chiacchiere piene di retorica del diplomatico riempiendosi la bocca di tutto ciò che il tavolo ben imbandito aveva da offrire. I datteri alla crema erano sì buoni, ma c'erano anche innumerevoli prodotti da forno i cui ingredienti potevano solo essere immaginati: al terzo fagottino ripieno di fichi secchi pestati aveva deciso che nella sua vita voleva diventare il tipo di persona che mangiava quella roba tutti i giorni. Stava adocchiando un cesto di frutta esotica quando il fiume di parole del volantiano fu interrotto dalle risatine dei Magistri, fatto che lo convinse che toccava riprendere a seguire il discorso.

    Dorne e Volantis alleate, si certo, abbiamo visto quanto Volantis si è prodigata nell'aiutare nella riconquista delle Stepstones.

    Quella punta di veleno fu al giovane pentoshi più chiara grazie alle parole seguente: riuscì a capire che la potenza di cui si stava improvvisando ambasciatore non era esattamente la patria dell'onestà politica e della cooperazione internazionale e che anzi tutta la sua politica estera si basava sull'opportunismo, come era accaduto nella risoluzione della questione delle isole. Stava cercando di capire la questione dei rapporti tra Dorne e Tyrosh quando il Magistro si rivolse a lui.

    Veniamo a te, giovanotto di Pentos. Mi sembra di aver sentito alcune spiacevoli parole uscire dalla tua impertinente bocca...Non ti piace il mio tono? Ringrazia di appartenere ad una delegazione diplomatica, altrimenti la tua lingua sarebbe già stata lanciata nel fuoco per attizzare qualche braciere.

    Jaqar non riuscì a trattenere un sogghigno: sapeva benissimo che quelle erano vuote minacce, e non si sarebbe mai permesso un tono del genere se in gioco, invece delle trattative con Volantis, ci fosse stata la sua pelle. Prima che potesse mettere insieme delle scuse poco sentite, l'altro Magistro mediò per lui.

    Oh suvvia, Magistro Fororis, non siate così avventato, prendete meno a cuore le parole del giovane.

    Il suo intervento sembrò efficace a calmare gli animi, poiché Magistro Fororis rispose proponendo un accordo: Jaqar non aveva idea di quanto fosse favorevole, sicuramente duecento pezzi d'oro e due ostaggi d'alto rango non erano una cosa trascurabile, ma per lui essere arrivato a quel risultato era assolutamente una vittoria. Sarebbe stato poi compito di Dem'al valutare se ne valesse la pena o meno, e solo lui ne avrebbe pagato le conseguenze. Jaqar era già pronto ad alzarsi e andarsene vittorioso, ma l'altro Magistro aggiunse un'ulteriore richiesta, che lo coinvolgeva personalmente.

    Non è tutto, ho anche un'ulteriore condizione da sottoporre, che per casualità del fato dovrà essere risolta proprio nella città di Pentos. Intendete tornarci a breve, ragazzo?

    Jaqar era atterrito, però non aveva alcun dubbio su cosa rispondere.

    Certo, abbandonata Tyrosh ci rivolgeremo verso casa. Qualsiasi vostra richiesta, è un ordine, nei limiti delle mie possibilità.

    E a questa frase fatta accompagnò un sorriso a trentadue denti. Non aveva alcuna scelta e lo sapevano tutti i presenti: se Meikhar avesse scoperto che il patto fosse saltato per la sua mancanza di volontà di fare un piccolo favore personale al Magistro, dopo che lui gli aveva concesso come favore personale quel preziosissimo manoscritto, avrebbe mandato l'intero esercito a cercarlo e, beh, occuparsene in modalità che si potevano solo immaginare. Aver accettato quell'amicizia lo stava trascinando in una spirale di favori personali di cui non poteva vedere il fondo: quella scomoda posizione lo avrebbe portato a compiere azioni di cui forse si sarebbe pentito. Azioni che forse non valevano nemmeno la metà del prezzo di quel libretto. Comunque quelle erano preoccupazioni di cui si sarebbe dovuto occupare il Jaqar del futuro: lui doveva solo portare a casa il successo di quella giornata.

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    L'umore del Magistro Fororis, una volta sentite le parole di Jaqar in merito all'aiuto del parigrado, sembrò rasserenarsi. Non aveva idea di che cosa avesse bisogno l'altro Magistro ma in ogni caso prendeva le parole di quel popolano di Pentos come un maldestro atto di sottomissione. Toman Warrin, il Magistro che stava per commissionare qualcosa a Jaqar, aveva gli occhi luccicanti, come se, vista anche la sua non indifferente stazza, avesse visto un piatto succulento con cui abbuffarsi. In realtà un piatto c'era, ed era uno che andava gustato freddo.

    "E sia, Magistro Warrin vedete di non commissionare le vostre stupide faccende e per una volta pensate al bene della città. Sono stato chiaro?"
    "Oh oh, quando mai penso ai miei interessi e basta? Su su, giovane uomo di Pentos, seguitemi nel mio studio" L'uomo fece segno con la mano di farsi seguire e si sarebbe incamminato per una serie di corridoi fino a raggiungere la stanza che veniva usata per ricevere, probabilmente, persone importanti. Ogni singolo mobile, pezzo di tappezzeria e manufatto che si trovava in quella stanza aveva un solo e unico scopo, dimostrare la ricchezza del Magistro. i Magistri di Tyrosh erano ricchi, è vero, ma Warrin sembrava esserlo ben più degli altri due. Non conoscendone la storia, però, il mistero su come fosse riuscito ad accumulare tanto oro rimaneva.
    "Sedetevi, sedetevi, fatemelo dire, Volantis è davvero strana se sceglie di affidare una missione diplomatica ad un soggetto...particolare, come voi. Ma quale buon vento ha soffiato oggi, voi siete proprio ciò che cercavo, il Magistro Fororis è di così poche vedute, pensa che affido solamente mansioni di poco conto...ma io dico, fare di me un uomo felice non è un sollievo per tutta la città?"
    Il modo in cui l'uomo parlava era abbastanza teatrale, Jaqar però poteva intuire che questa parlantina strana doveva essere molto apprezzata in politica.
    "Venendo alla questione...c'è un certo mercante con sede d'attività da qualche parte a Pentos...vende animali, esotici anche per queste zone di Essos. Mesi fa venne in visita nel nostro palazzo e acquistai da lui un pavone magnifico. 60 pezzi d'oro, una sciocchezza ma divenne una questione di principio in quanto la povera creatura smise di mangiare poco dopo che l'uomo se ne andò. Non durò una settimana.
    Temo mi abbia venduto della merce malata, motivo per cui vorrei che voi, gentilmente, mi faceste pervenire il doppio della somma che ho pagato...nel modo che preferite...Purtroppo non ho giurisdizione a Pentos, forse è per questo che il gentil mercante può ancora respirare"

    Un pavone.
    Ah.

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    La risposta di Jaqar parve piacere ai Magistri, in particolare a quello a cui aveva promesso la sua obbedienza. Lo invito subito ad accompagnarlo, da solo, nel suo studio, dove gli avrebbe spiegato il suo compito. Quello studio sembrava contenere l'equivalente della ricchezza di tutto il resto del palazzo, tutto era un tripudio di lusso, tra oro e pietre preziose, tanto da risultare persino eccessivo ed opprimente. Ovviamente queste osservazioni Jaqar le tenne per sé. Appena si sedette, il Magistro iniziò a parlare, innanzitutto giustificando la sua richiesta suggerendo che la felicità dei leader sia un interesse cittadino, una teoria piuttosto azzardata che il giovane pentoshi faticava a condividere: anche questo lo tenne per sé. Quello che non riuscì invece a tenere per sé fu la sua reazione alla folle richiesta del Magistro.
    120 dragoni.
    O un omicidio. Perché solo a quello potevano alludere quelle ultime parole. Jaqar restò per un attimo sbigottito, senza parole. Cercò per un attimo di ricomporsi e dare l'unica risposta che poteva dare in quel momento.

    Non è un compito facilissimo, ma troverò un modo.

    Ora che aveva accettato l'incarico, iniziavano i guai, perché avrebbe dovuto davvero cercare un modo, e non sarebbe stato facile. Gli insegnamenti di Thymbault gli sarebbero finalmente risultati utili.
     
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