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Quest Daeva- Isabel

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    Daeva e Isabel• giorno imprecisato di settembre 285 • Viaggio • Castello Nero- Grande Inverno

    Forse il fisico di Daeva era temprato dalle battaglie e dagli allenamenti, ma per la povera Isabel viaggiare dal gelo della Barriera o da Isola dell'Orso non ho ben capito fino ad Approdo del Re si sarebbe rivelata un'impresa senza precedenti. Per sua fortuna lungo la strada avrebbero incontrato diversi castelli amici ai quali chiedere ospitalità e rifugio; il primo sulla lista era niente di meno che Grande Inverno.
    Già da diverse miglia di distanza sarebbe stato visibile il profilo del massiccio complesso che rapprentava la roccaforte di Casa Stark, il fulcro nevralgico del potere di tutto il Nord. La Strada del Re a partire dalla Barriera conduceva dritta verso la Porta Nord di un complesso di mura alte un centinaio di piedi che ospitavano più di trenta torrette di guardia. L'arrivo della Lady di Isola dell'Orso non ebbe bisogno di alcun annuncio ai soldati di guardia poiché la sua presenza e la sua vicinanza al defunto Lord Rickard non erano stati dimenticati tanto che per tutte le mura si alzavano grida che annunciavano il suo arrivo:
    Lady Mormont!
    L'Orsa Maggiore è qui!
    Chiamate Lady Elysa, Lady Daeva è arrivata!

    Forse per Isabel tale acclamazione nei confronti della cugina in un territorio straniero poteva anche apparire strana; ma la maggior parte di quegli uomini era scesa in battaglia al suo fianco durante la guerra contro i Bruti e aveva imparato a conoscere ed apprezzare il valore della Mormont. Tanto che le due fanciulle non fecero neppure in tempo ad entrare effettivamente attraverso il portone che già i soldati le stavano aiutando a smontare da cavallo e conducendo verso la corte centrale dove servitori e castellani si erano riuniti per accogliere le due giovani. In mezzo a tanto tributo, la presenza solitaria di una donna vestita di nero spiccava come un corvo sulla neve; si trattava di Lady Elysa Flint, la moglie del defunto Lord Rickard e la madre dell'attuale Lord, Caleb.
    "Lady Mormont, è un piacere rivedervi, lasciate che Grande Inverno vi accolga e vi ospiti per tutto il tempo che riterrete necessario. E voi dovete essere sua cugina, Lady Isabel, siete la benvenuta."-il volto di quella Lady era stanco e segnato dalle fatiche e dalle preoccupazioni ma mantenne il decoro e l'etichetta che si convenivano mentre un paio di servitori si affrettarono a servir loro il pane ed il sale, segno inequivocabile dell'ospitalità e della protezione di cui avrebbero goduto a Grande Inverno.
    "Vi faccio le mie congratulazioni per la nascita della vostra bambina e i miei auguri per un regno lungo e prospero alla guida di Isola dell'Orso. Sarò lieta di festeggiare con voi le nozze con James Roote ma intanto..."-Lady Elysa si avvicinò consegnando una spilla circolare nelle mani di Daeva -"Lasciatevi omaggiare con questo dono per la vostra nomina a Lady. Potrete donarla a vostra figlia quando sarà abbastanza grande."
    La spilla d'argento era semplice e recava un grosso metalupo, simbolo di casa Stark, sul suo dorso; un dono che sposava la tradizione dei Lord Maggiori di omaggiare in qualche modo i propri vassalli al momento della nomina.
    "So che avrete bisogno di riposare, ma vorrei mi seguiste nella Sala Grande. Entrambe."

    ---
    Se la seguite
    Daeva e Isabel• giorno imprecisato di settembre 285 • Viaggio • Sala Grande di Grande Inverno

    Le ampie porte di legno di quercia e di ferro si spalancarono dal cortile per permettere l'ingresso della Lady nella Sala che ospitava i banchetti e le riunioni della corte di Casa Stark; all'interno legno, stendardi e camini la facevano da gran padrona. Non appena la Flint ebbe attraversato quelle porte e richiuso l'uscio alle sue spalle, la sua espressione mutò totalmente ed il debole sorriso che aveva prima lasciò il posto ad una visibile e vistosa inquietudine.
    "Com'è la situazione ad Isola dell'Orso? Vi hanno raggiunto le follie della cugina del Re?"-ecco la ragione del turbamento della donna, ragione che prendeva la forma di quattro dichiarazioni lasciate sul legno del tavolo ed offerte alla lettura di Isabel e Daeva.
    La prima era già giunta all'attenzione delle ragazze, ma ce ne era una seconda, una terza e persino una quarta che a differenza delle altre non era ancora stata stropicciata, segno che era la più recente.
    "Cosa ne pensate? Grande Inverno era in fiamme, ho dovuto allontanare i seguaci dei Sette Dei per la loro sicurezza ma questo... questo non va bene. A Città dell'Inverno, presso l'abitazione di un vecchio Septon, è stato disegnato un maiale con la stella a sette punte su un fianco in segno di disprezzo. Prima o poi... prima o poi accadrà qualcosa me lo sento."


    Copro Marco.
    Avete tempo fino a mercoledì 17 febbraio
     
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    Condottiero

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    Partiamo da Isola, magari mi faccio una libera in cui do le disposizioni del caso a tutti quanti per governare in mia assenza.


    Guardò sua figlia un'ultima volta prima di partire per quel lungo viaggio che avrebbe portato lei ed Isabel ad Approdo del Re. Sul suo volto si dipinse un'espressione indecifrabile dato che nemmeno la stessa Daeva era in grado di comprendere appieno cosa provasse a riguardo. Sentiva qualcosa, eppure quei sentimenti non erano abbastanza. Non erano abbastanza per impedirle di partire ma erano troppi per rischiare di portare Sadie via con sé ed esporla a tutti gli imprevisti del caso. In primo luogo quel viaggio sarebbe stato molto lungo e faticoso e, in secondo luogo, chiunque avrebbe potuto notare come i Sadie non assomigliasse a James Roote. Persone che l'avevano conosciuta e che sapevano del legame che aveva con Wilbur avrebbero potuto facilmente dedurre che il realtà si trattava di sua figlia e, a dirla tutta, in quel momento non poteva permettersi che ce ne fosse neanche il minimo sospetto. Ma più osservava quella creatura più vedeva qualcosa di estraneo, qualcosa di non suo o comunque appartenente ad una Daeva che era morta il giorno del naufragio. Prese un respiro profondo.

    -Prendetevi cura di lei.-

    Non ci fu molto altro da aggiungere mentre rivolgeva quell'ultima raccomandazione alla balia e a Maestro William.
    Si voltò con un profondo vuoto nel petto ma senza sapere come colmarlo. Guardò sua cugina.

    -Viaggeremo a lungo, sarà faticoso. Metti qualcosa di caldo e comodo... ti prometto che faremo tutte le soste di cui avrai bisogno.- Si incupì leggermente a causa di quello che avrebbe detto a breve. -Ci fermeremo prima a Grande Inverno. Lì troveremo con tutta probabilità Lady Elysa, madre di Caleb Stark. E' una donna molto dolce ma anche forte, che ha visto morire due dei suoi tre figli ed ha perso il marito durante una battaglia condotta contro i Bruti. Lord Rickard Stark...- Nonostante fosse passato molto tempo quel ricordo bruciava come le braci ardenti -E' morto tra le mie braccia. Ho un legame... particolare con la famiglia Stark ed è molto tempo che non ho contatti con loro. Non so cosa troveremo una volta arrivati là.- Strinse i denti. -Ma adesso non ci pensiamo... Prepariamo tutto e partiamo.- Le sorrise.

    ***

    Decise di indossare dei pantaloni, una maglia pesante ed un grosso mantello a cui allacciare la fibbia per portare con sé la spada.



    Fuori dall'enorme portone del castello c'erano due cavalli pronti e già sellati. Si avvicinò al suo accarezzandone il muso ed avvicinò la fronte a quella dell'animale. I suoi pensieri non poterono che viaggiare fino alla prima volta che dovette andare ad Approdo del Re in occasione delle nozze reali. Quella volta era sola, Isabel era ancora troppo piccola per partire con lei. Quante cose erano cambiate da allora... Non potè far altro che sorridere in maniera nostalgica. -Pronta?- Chiese ad Isabel. Moltò in sella e, senza voltarsi a guardare tutto quello che si stava lasciando alle spalle, diede un colpo di tacco ai fianchi dell'animale e partì.

    Daeva era sicuramente abituata a quel tipo di viaggi e, soprattutto, alla fatica che ti lasciavano addosso. Non poteva dire lo stesso di sua cugina. Spesso durante il tragitto si voltava verso di lei con sguardo preoccupato per accertarsi delle sue condizioni. Si sentiva in dovere di proteggerla, di far sì che stesse bene esattamente come avrebbe fatto nei confronti di una sorella. Aveva perso tanto in quegli anni ed Isabel era tutto ciò che le era rimasto, il solo pensiero di perderla...

    -Tutto bene? Ci siamo quasi, non manca molto.-

    Cercò di incitarla, ma solo quando vide l'enorme Fortezza di Grande Inverno in lontananza riuscì a rilassarsi. Era sempre una visione bellissima.

    Lady Mormont!
    L'Orsa Maggiore è qui!
    Chiamate Lady Elysa, Lady Daeva è arrivata!


    L'Orsa Maggiore... era da molto tempo che non indossava più quell'appellativo, ma non poté far altro che sorridere e riempirsi di gioia. Le riservarono un'accoglienza che pensò di non meritare, in cuor suo sapeva di aver compiuto soltanto il suo dovere... eppure sembrava che agli occhi dei soldati avesse fatto molto di più. -Isabel, benvenuta a Grande Inverno!- Disse lasciando che dalle sue labbra sfuggisse una risata.

    Alcuni uomini le aiutarono a scendere da cavallo e le accompagnarono al cospetto di Lady Elysa. Eccola lì, completamente vestita di nero nel mezzo del manto bianco innevato. Daeva si avvicinò e istintivamente le prese le mani tra le sue. Non le importava se non fosse un gesto diplomatico, quella donna aveva significato molto per lei in un momento difficile della sua vita... Rivederla riportò a galla tutta una serie di ricordi dolci ed amari che aveva cercato di seppellire nella parte più profonda del suo cuore.

    -Grazie mia Lady. E' così bello rivedervi... Sì lei è Isabel, figlia di Lady Maege Mormont.- Disse introducendola brevemente per poi farsi da parte e permettere a sua cugina di salutare la Lady di Grande Inverno. Ma più la osservava più notava i segni della stanchezza sul suo volto.

    Come da tradizione le accolsero offrendo loro pane e sale che accettarono con gratitudine e rispetto.

    -Vi faccio le mie congratulazioni per la nascita della vostra bambina e i miei auguri per un regno lungo e prospero alla guida di Isola dell'Orso. Sarò lieta di festeggiare con voi le nozze con James Roote ma intanto...-

    Le si avvicinò consegnandole una bellissima spilla. Daeva la prese tra le mani e la osservò con attenzione. -Lady Elysa... è davvero bellissima. Vi ringrazio.- Sorrise

    -Lasciatevi omaggiare con questo dono per la vostra nomina a Lady. Potrete donarla a vostra figlia quando sarà abbastanza grande.-

    Annuì. -Certamente, sono sicura che la mia piccola Sadie ne sarà molto contenta.-

    -So che avrete bisogno di riposare, ma vorrei mi seguiste nella Sala Grande. Entrambe.-

    Daeva guardò Isabel con un filo di preoccupazione sul volto e le fece cenno di raggiungerla.
    Non appena entrarono nella Sala delle riunioni l'espressione di Lady Elysa si fece molto più cupa, rivelando che quella stanchezza che aveva colto dal primo istante in cui l'aveva vista era in realtà qualcosa di più profondo.

    -Com'è la situazione ad Isola dell'Orso? Vi hanno raggiunto le follie della cugina del Re?-

    Daeva strinse i denti ed annuì. -Abbiamo ricevuto una lettera... la mia gente non l'ha presa molto bene. Ho cercato di limitare il danno facendo la promessa che nessuno li avrebbe perseguiti per la loro fede negli Antichi, ed è una cosa che intendo mantenere. Non permetterò che qualcuno possa anche solo pensare di privare il Nord delle sue credenze e tradizioni, nemmeno la cugina del Re.-

    Ma come se non bastasse le consegnò altre tre lettere oltre a quella che aveva letto mesi prima.

    -Cosa ne pensate? Grande Inverno era in fiamme, ho dovuto allontanare i seguaci dei Sette Dei per la loro sicurezza ma questo... questo non va bene. A Città dell'Inverno, presso l'abitazione di un vecchio Septon, è stato disegnato un maiale con la stella a sette punte su un fianco in segno di disprezzo. Prima o poi... prima o poi accadrà qualcosa me lo sento.-

    Dovette lottare con sé stessa per non accartocciare quelle lettere tra le mani. -Dice di essere portatrice di pace, ma nelle sue parole io leggo solamente odio e follia. E presunzione...- guardò negli occhi Lady Elysa -Come si permette di farsi portavoce di una cosa così intima e privata come la spiritualità? La fede negli Dei? Non lo biasimo il popolo... Io comprendo le loro reazioni.- Sospirò. -Ma noi siamo più forti, il nostro spirito, il nostro orgolio e le nostre tradizioni... Sono più forti di così. Vi assicuro che non saranno sufficienti un paio di lettere a far vacillare le genti del Nord mia Lady, questo dobbiamo cercare di far capire al popolo. Siamo una delle culture più antiche dei Sette Regni- posò le lettere -Ci vuole molto più di questo per abbatterci Lay Elysa, ve lo assicuro.-


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    Il viaggio alla Barriera aveva segnato una specie di inizio diverso per Isabel, qualcosa che in realtà non si sarebbe mai immaginata: tutto era cambiato dal momento in cui le avevano chiesto aiuto.
    Era sempre stata incline all'altruismo, ma così mai, non era ancora arrivata a vendersi per proteggere qualcuno che non facesse parte della sua famiglia.
    Eppure si sentiva in dovere di far qualcosa, di far parte di quel mondo che fino ad allora non aveva mai attirato la sua attenzione, anzi, che aveva in qualche modo allontanato da se stessa. Forse per paura, forse per pigrizia.
    Adesso dovevano andare ad Approdo del Re e forse li Daeva le avrebbe indicato qualche pretendente. Si sarebbe sentita in imbarazzo, ne era certa, ma nella sua vita occorreva fare un sacrificio, era giunto il momento di diventare donna e lasciare le gioie dell'infanzia dietro di se.
    Si chiese parecchie volte chi il fato le avrebbe mandato, se fosse stato un marito amorevole e fedele, o un donnaiolo che l'avrebbe trattata con disprezzo. Infondo sarebbe stato un matrimonio politico e Isabel doveva dire addio alle sue fantasie d'amore.
    Preparò i suoi bagagli in silenzio e scelse pochi abiti da portare con se, nulla di troppo prezioso o elegante, infondo lei era una fanciulla semplice e anche se avrebbe dovuto attirare l'attenzione su di se, non voleva mostrarsi per quello che non era.
    Incontrò sua cugina per un breve lasso di tempo, giusto per ascoltare una qualche disposizione. La trovò intenta a dare istruzioni a Maestro William sulle cure da dare a Sadie durante la loro assenza.
    La bambina era cresciuta e Isabel la trovava ogni giorno più bella, una perfetta e paffuta Lady Mormont che però, ne era consapevole, sarebbe diventata grande senza il calore costante di sua madre. Forse questo l'avrebbe temprata per ciò che le avrebbe offerto il mondo e infondo non era male conoscere poco dell'amore materno, dell'amore in generale in realtà.
    La cugina spiegò che avrebbero fatto un lungo viaggio e che la prima tappa sarebbe stata quella a Grande Inverno. Vide tristezza nei suoi occhi mentre le raccontava cosa aveva dovuto affrontare Lady Elysa e il dolore che aveva provato quando Lord Rickard le era morto tra le braccia.
    Non si era mai fermata a pensare a tutte le peripezie che avevano travolto la vita di Daeva fino a quel momento e forse anche per questo non era incline all'amore materno verso la sua bambina. Aveva paura di infonderle troppa sensibilità per una terra pregna di odio e violenza? non era una domanda che le avrebbe mai posto, anche perchè forse non avrebbe ricevuto nessuna risposta.
    Se anche Isabel fosse cresciuta nella consapevolezza di ciò che la circondava, magari a quest'ora sarebbe stata in grado di brandire una spada e difendersi da sola, senza aver bisogno di un uomo accanto per sopravvivere.

    OGICc7z


    "Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia,
    ma non sa quel che trova"


    ------

    Indossò un abito verde, piuttosto pesante e un mantello scuro con una pelliccia attorno al cappuccio, dei guanti di cuoio e un borsello con le sue erbe e un piccolo libro che le avrebbe tenuto compagnia nei momenti di noia.
    Quando si ritrovò di fronte alla porta di casa sua, varcarla fu una delle cose più difficili che dovesse fare: lasciare l'uscio significava addentrarsi in una vita nuova, diversa, spaventosa. Cosa avrebbe trovato la fuori? quali incontri avrebbe dovuto fare per permettere ai Guardiani di ricostruire e difendersi? a chi avrebbe venduto il suo corpo?
    Il suo respiro si fece più pensate e il suo cuore accelerò per qualche interminabile minuto in cui si immaginò nel letto di uno sconosciuto a buttare la sua virtù in cambio di una manciata di soldati.
    Il cigolio del grande portone di legno la riportò con i piedi per terra. Si strinse nel suo mantello e seguì la cugina verso le due cavalcature che le attendeva sellate di tutto punto in mezzo al cortile di pietra.
    Cercò di scacciare via quei pensieri inquietanti concentrandosi nei colori del suo cavallo e al movimento del petto bruno che si gonfiava e si sgonfiava in un ritmo rilassante. Il movimento della criniera sciolta le ricordava la camminata di un uomo ubriaco, senza eleganza, a volte barcollante e a volte ferma ad accarezzare il suo dorso.
    Si fece aiutare a salire in groppa a quel meraviglioso destriero che avrebbe affrontato per lei la fatica più grande. Infondo non poteva lamentarsi, almeno non doveva farsela a piedi.

    Il viaggio si era svolto in tranquillità e Isabel aveva notato gli sguardi preoccupati di Daeva durante il tragitto e ogni volta che incrociava i suoi occhi le regalava un sorriso, come a volerla rassicurare di star bene e di sentirsi protetta al suo fianco.
    La cugina si era sempre dimostrata gentile e disponibile con lei e alle volte si dimenticava che fosse il capo della sua casata, ma semplicemente le si rivolgeva come ad una amica, o ad una sorella.
    Avrebbero dovuto separarsi? se Isabel si fosse sposata avrebbe dovuto abitare lontano da Isola e dalla sua famiglia? chi l'avrebbe consolata nei momenti di sconforto? di nuovo quei pesanti pensieri si fecero largo nella sua testa e questa volta scacciarli fu difficile.
    Riuscì a distrarsi quando Grande Inverno si palesò davanti ai loro occhi: era la prima volta che vedeva la grande fortezza del Nord e schiuse le labbra incantata dalla sua magnificenza.
    Viaggiare significava anche questo: nuovi posti da visitare, nuovi costumi e usanze da apprendere.
    Quando arrivarono davanti alle sue porte, Daeva le diede il benvenuto in un luogo che parve risvegliare sentimenti di gioia nel cuore dell'Orsa Maggiore come l'avevano appellata dall'alto delle mura.
    Anche Isabel sorrise nel vedere una luce diversa negli occhi della cugina e la sua felicità fece da trasporto per delle emozioni calde, spingendo il freddo fuori dai loro cuori.
    Scesero da cavallo con l'aiuto di due soldati e furono accompagnate all'interno del cortile innevato, dove una figura di scuro vestita si fece avanti e a Isabel parve di vedere un cigno nero in un lago ghiacciato.

    Lady Mormont, è un piacere rivedervi, lasciate che Grande Inverno vi accolga e vi ospiti per tutto il tempo che riterrete necessario. E voi dovete essere sua cugina, Lady Isabel, siete la benvenuta.

    Isabel fece un inchino, mentre la cugina unì le mani di Lady Elysa alle sue, stupendola non poco. Era raro per lei vedere Daeva lasciarsi andare a un simile gesto di affetto. Doveva significare molto per lei essere li e rivedere quella donna.

    Vi ringrazio per la vostra ospitalità Lady Elysa rispose Isabel.

    Quando entrarono nel castello fu offerto loro pane e sale che accettarono con molto piacere, anche perchè la Snow era parecchio affamata e avrebbe mangiato qualsiasi cosa le si fosse parato davanti.
    Lady Elysa fece le congratulazioni a Daeva per la nascita di Sadie e fece menzione alle future nozze con James Roote.
    Isabel era felice per lei, aveva trovato l'amore e James sembrava un uomo buono, capace di provare un sentimento profondo per Lady Mormont. Almeno una delle due era sicuramente in ottime mani.
    Quel pensiero le fece sfuggire il momento in cui la Lady di Grande Inverno fece dono a Daeva di una spilla, si accorse solo all'ultimo che la cugina stringeva tra le mani quel cimelio.
    La padrona di casa chiese loro di seguirla nella sala grande e lo sguardo preoccupato di Daeva raggiunse gli occhi di Isabel, facendole sorgere il dubbio che non si trattasse di una conversazione piacevole, o di chiacchiere tra donne.
    Quando Lady Elysa nominò Illyria, la voce di Lady Mormont si fece scura, seria, come se la gioia di essere in un luogo a lei molto caro le fosse stata strappata a forza dal petto.
    Non vedeva di buon occhio la cugina del Re, le era sembrata niente di più di una fanatica, ma a quanto pareva le cose non erano così semplici come pensava. Vari subbugli avevano messo a dura prova Grande Inverno e Lady Elysa non era speranzosa per il futuro.
    Lesse le lettere di Illyria e un velo di preoccupazione si fece spazio nei suoi occhi, specialmente quando lesse "tutto quello che credevate di conoscere sugli Dei prima del mio arrivo è falso". Chi credeva di essere? Si era immersa talmente profondamente nella parte del Messia da convincere se stesse di essere al pari degli Dei? O ancora peggio fare parte del loro seggio?
    Daeva sputò fuori parole d'odio nei suoi confronti e Isabel non potè che supportarla.

    Non c'è modo di fermarla? Mi chiedo come possa il popolo credere a tutto ciò che dice senza porsi nessuna domanda. Tutto questo è assurdo, ciò che scrive non ha logica.

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    Daeva e Isabel• giorno imprecisato di settembre 285 • Viaggio • Sala Grande di Grande Inverno

    L'incredulità di Isabel ben si sposava in quegli attimi alla cieca fiducia di Daeva nei valori del suo popolo; Lady Elysa voleva tirarsi su di morale in qualche modo e trasmettere altrettanta sicurezza alle due ragazze ma era evidente che oramai la preoccupazione aveva mangiato il suo cuore a morsi.
    "Oh, Lady Isabel. Il popolo è stanco, continua a combattere guerre che non capisce, patisce la fame e troppo spesso gli uomini di fede si sono allontanati dalla brava gente. Se c'è la speranza di redenzione, una speranza fatta di certezze urlate ai quattro venti... le anime dei deboli gli si avvinghiano con ogni fibra del loro essere. Preferiscono combattere per gli Dei che trattano ciascuno da pari piuttosto che per un nobile che gli porta via la decima delle loro provviste. Questi sconvolgimenti sono... sono comprensibili."
    Sospirò; accanto alla lecita preoccupazione della Signora di un seggio importante come Grande Inverno, c'era anche quella più forte di una madre che vedeva il proprio figlio in pericolo. Decise di condividere le sue angosce con quelle ragazze che condividevano con lei se non la stessa sorte come Daeva, quantomeno lo stesso sesso e destino.
    "Sono preoccupata per Caleb. Non sappiamo se quelle di questa...Illyria..."-calcò la mano in senso dispregiativo -"Siano le farneticazioni di una pazza isolata oppure la nuova politica che Rhaegar ha intenzione di intraprendere. Ha appena riconquistato il suo Trono, non può permettersi di scontentare troppo il popolo anche se le sue idee non accoglieranno le rivoluzioni della cugina. Dovrà concedere qualcosa ed il fatto che abbia richiamato tutti i Lord ad Approdo... persino voi..."
    La Flint non parlava ma era evidente dove le sue parole sarebbero andate a parare. Un altro sospiro, ancora più lungo del precedente, quindi disse quanto serbava in cuore: "Temo che domandi a mio figlio e a tutti voi con lui di rinunciare alla nostra fede per accogliere il Credo dei Sette ed essere accettati dal popolo della capitale. Se Caleb non dovesse farlo...chi lo proteggerà in una città straniera, lì nel ventre della Bestia? E se dovesse accettare, quale dei suoi vassalli potrà ancora guardarlo negli occhi con la stessa stima?"
    Forse la madre di Lord Stark semplicemente pensava troppo, ma gli orrori della vita l'avevano portata ad essere lungimirante e a varare ogni possibilità prima di compiere qualsiasi passo; aveva ragionato a lungo sull'assenza di missive di Rhaegar, di dichiarazioni di alcun tipo che potessero smentire le parole della Targaryen. E se in fondo la appoggiasse? In quale trappola era finito suo figlio?
    "Ma non voglio tediarvi con queste sciocche preoccupazioni. Avete fatto un lungo viaggio, riposatevi. Domattina potrete ripartire con scorte ed una luce migliore."


    Daeva e Isabel + Wylfram • giorno imprecisato di settembre 285 • Viaggio • Sala Grande di Grande Inverno

    Per Wylfram
    La guerra contro i Bruti era stata tremenda per Casa Manderly.
    Non solo perché era costata fin troppo in termini di vite, reclamando persino quella del giovane Jakob, ma anche perché la furia del Drago, che di fatto aveva posto fine alla battaglia di Porto Bianco, era stata anche responsabile degli ingenti danni al porto. Quando la chiamata alle armi da sud per difendere la Corona dei Targaryen aveva imposto una nuova mobilitazione alle sue truppe, Lord Wyaman aveva seriamente messo in dubbio la sua partecipazione. Fortunatamente Lord Stark era stato ragionevole e non aveva chiesto che un piccolo contributo in scorte da Casa Manderly; il Lord ne era rimasto così soddisfatto che aveva spedito quasi un migliaio di uomini dietro le truppe degli Stark guidate da uno dei cavalieri migliori che Porto Bianco aveva da offrire.
    Anche quella guerra, come tutte le altre, si era infine conclusa con un'altra vittoria: Re Rhaegar era tornato a sedere sul suo Trono e aveva richiamato tutti i lord da tutti e Sette i Regni alla capitale per giurargli fedeltà. Stavolta Lord Wyaman non poteva sottrarsi al suo compito e si preoccupò di trascinarsi dietro Wylfram affinché vedesse un poco il mondo e cominciasse a capire come funzionano certe questioni.
    "Tieni gli occhi ben aperti figliolo, è l'orgoglio di Casa Manderly quello che bisogna mostrare agli altri Lord!"-l'invito di Wyaman verso il figlio era stato rivolto giusto a qualche centinaio di metri di distanza dalle rovine del Moat Cailin. Quello era stato individuato come il punto di incontro degli alfieri di Casa Stark diretti verso Approdo del Re e diverse carovane erano già pronte con gli stendardi ben alzati.
    Per tutti e tre
    Oh povera Isabel, ma quanto era lontana Approdo del Re? La fanciulla di Isola dell'Orso non aveva mai lasciato la terra natia prima del viaggio alla Barriera e la scoperta di quanto fosse grande il mondo probabilmente l'avrebbe sconvolta. Salutata Grande Inverno all'alba, era partita in fretta e furia con la cugina in direzione sud ed aveva percorso miglia e miglia in quello che le sembrava il grande nulla del Nord. Non avevano incontrato pericoli per la via, ma nemmeno occasioni di svago ed il vero pericolo per la Snow sarebbe stata la noia con tutta probabilità. Il punto di incontro con gli altri vassalli del Nord sarebbe stato il Moat Cailin; la Mormont aveva già mosso i suoi passi in quelle zone, ma che delusione sarebbe stata per Isabel accorgersi che si trattava solo di misere rovine?
    Fortunatamente la presenza di diverse carovane di nobili prometteva di allietare la giornata.
    "Oh, non sapevo ci fosse anche la Mormont."-Wyaman parlò all'orecchio del figlio indicando con un brevissimo cenno del capo Daeva -"La chiamano Orsa maggiore. Dalle una mazza in mano e ti abbatte anche un orso quella lì, grande forza, grande coraggio. Quella a fianco deve essere una sua parente, fortunatamente alcune donne in quell'isola indossano ancora la gonna..."
    L'ilarità del Manderly divenne improvvisamente seria compostezza mentre prendeva parola per presentare "ufficialmente" il figlio a tutti i nobili sopraggiunti: "Miei Signori, Porto Bianco risponde alla chiamata del Re. Questo è mio figlio Wylfram."
    Un uomo dalla barba lunga e rossiccia si presentò a sua volta ai ragazzi che vedeva per la prima volta in vita sua: "Lord William Dustin. Lady Daeva, avete combattuto con mio fratello Erik. Mi ha narrato del vostro valore in battaglia ma non della vostra grazia."-certo, anche un tricheco sarebbe risultato aggraziato agli occhi dell'uomo, ma questi erano dettagli.
    "Facciamola finita con queste stronzate da frocetti e ripartiamo, il viaggio è lungo."-un uomo dalla lunga barba bianca aveva liquidato la faccenda in malo modo; se non fosse chiaro che si trattasse di un Lord qualcuno avrebbe potuto scambiarlo facilmente per il figlio di un gigante.
    "Umber, non perdete il vostro fascino neppure di fronte a delle signore."-il mezzo gigante fu ripreso da un Lord d'altezza minore e aspetto quasi emaciato seppur perfettamente in forma ed elegante. Si fece avanti verso le due Mormont chinando il capo in segno di riverenza: "Lord Roose Bolton, lieto di fare la vostra conoscenza."
    "Lady Daeva, vi trovo in splendida forma."-a congratularsi con la Mormont questa volta fu un uomo dai capelli brizzolati che l'Orsa avrebbe riconosciuto immediatamente come il padre di Wilbur. Lord Wyaman d'altra parte lo indicò come un Forrester all'orecchio di Wylfram.
    Benjen, questo il nome del Signore di Ironrath, sembrava tranquillo ed appagato da quel viaggio, a differenza dell'uomo che gli stava dappresso che si limitò a salutare con un inchino per poi allontanarsi velocemente verso il suo cavallo, in silenzio. Ci pensò il Forrester a spiegare nome e motivazioni di quel comportamento: "Lord Glover ha perso suo figlio Dederick nella battaglia di Delta delle Acque."
    Dei tre ragazzi presenti solo Daeva aveva conosciuto il fratello di Selenya, forse non un genio militare ma giovane...troppo giovane per morire così.
    L'imbarazzante silenzio che era sceso sul gruppo dopo quella rivelazione fu interrotto dal nitrito di un cavallo spinto al galoppo; il suo cavaliere proveniva da ovest e se il suo stendardo non avrebbe detto niente ai tre ragazzi, la sua voce avrebbe provocato un tuffo nel cuore di Daeva, Helman!
    "Daeva! Lo sapevo, lo sapevo che saresti venuta!"-il biondo Lord di Piazza di Torrhen volò letteralmente giù dal suo cavallo per raggiungere l'Orsa maggiore ed abbracciarla stringendola forte, tra lo stupore generale. Gli occorsero qualche secondo per rendersi conto della situazione e sciogliere quell'imbarazzante abbraccio per rivolgersi al resto della comitiva: "Miei Lord, anche Casa Tallhart risponde alla chiamata del Re."

    Daeva ed Isabel: questa quest sarà piuttosto veloce, viaggeremo di punto in punto trattando solo gli argomenti salienti. Tuttavia ovviamente potete approfondire in semilibera ciò che vi interessa in ciascuna tappa. Se per esempio non vi basta lo spazio di questa risposta per parlare con Lady Elysa, sentitevi libere di aprire una semi con lei.
    Si arriva dunque al Moat Cailin dove sono presenti tutti gli altri vassalli diretti verso la capitale, si viaggia insieme. Fate la conoscenza di un nuovo pg, Wylfram, aiutatelo ad ambientarsi!

    Wylfram: sfortunatamente hai deciso di cominciare con una role complicata. E' una corale innanzitutto, questo vuol dire che avete complessivamente 7 giorni di tempo per rispondere, senza ordine di turno. Chi arriva prima meglio alloggia. Parti con papino alla volta di Approdo del Re e vi incontrate con gli altri Lord al Moat Cailin. Considera le competenze del tuo pg (cioé non avendo Storia Vassalli del Nord non hai idea di chi questa gente sia/dove regni ecc).

    Tutti
    Ecco i Lord presenti finora:
    CITAZIONE
    Lord Manderly con Wylfram
    Daeva e Isabel
    Lord Gaweyn Glover
    Lord Benjen Forrester
    Lord Wintrcut Umber
    Lord WIlliam Dustin
    Lord Roose Bolton
    Lord Helman Tallhart

    Limite post: giovedì 25 febbraio
     
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    Più guardava Lady Elysa e più vedeva una donna stanca. Per quanto tempo ancora avrebbero dovuto scendere in guerra? Per quanto tempo ancora avrebbero dovuto temere per la vita delle persone care? E mentre ascoltava le sue preoccupazioni riguardo a tutta la questione religiosa di Illyria, non potè far altro che accogliere i suoi dubbi e farli propri. Se avesse avuto ragione? Se l'intenzione dei Targaryen fosse stata di convertire tutto il Continente alla religione dei Sette Dei, cosa avrebbe fatto il Nord? Quel nuovo pensiero le si incastrò nella mente come un tarlo, un parassita che non se ne sarebbe andato facilmente.

    -Mia Lady, Caleb è circondato da persone fidate e, come se da solo non fosse già in grado di abbattere intere armate, ha al suo seguito degli ottimi combattenti. In qualsiasi modo si metterà la situazione non sarà da solo e non sarà indifeso. Io non conosco Re Rhaegar, ma sono piuttosto sicura che l'ultima cosa che vuole è inimicarsi il Nord. Abbiamo combattuto per lui, il nostro contributo è stato fondamentale per l'esito positivo della guerra ed è consapevole che perdendo il nostro appoggio perderebbe anche una grossa fetta della sua potenza militare. Vi prometto che parlerò a Caleb non appena arriverò ad Approdo del Re e lo metterò in guardia circa le vostre preoccupazioni. Ci metteremo nelle condizioni di poter uscire dalla Capitale così come siamo entrati.-

    -Ma non voglio tediarvi con queste sciocche preoccupazioni. Avete fatto un lungo viaggio, riposatevi. Domattina potrete ripartire con scorte ed una luce migliore.-

    Daeva sorrise cercando di spezzare la tensione. -Vale anche per voi Lady Elysa. Cercate di riposare, adesso non siete più sola.-

    ***

    L'alba sorse su Grande Inverno. Il loro viaggio era solo all'inizio e, nonostante lo desiderasse con tutta sé stessa, non avevano tempo di fermarsi oltre. La prossima tappa sarebbe stata Moat Cailin, un luogo ben più angusto rispetto a Grande Inverno.
    Si a vicinò a Lady Stark e le afferrò le mani. -Non sapete che immenso piacere mi ha fatto rivedervi. Volevo anche dirvi che... non andrò ad Approdo solo per questioni diplomatiche ma...- arrossì -Una volta arrivata nella capitale potrò finalmente sposarmi con James Roote. Non so se Caleb ve ne ha parlato, ma sarà proprio lui a tenere la cerimonia. So che non potrete essere là, ma sarete sicuramente nei miei pensieri.-

    La salutò con un ultimo cenno del capo e subito nel suo cuore si creò un piccolo vuoto. Vedere quel viso stremato ed angosciato dalle preoccupazioni le fece un male tremendo. Se avesse potuto l'avrebbe portata con sé, le avrebbe permesso di riabbracciare suo figlio Caleb e di assisterla nel giorno più felice ed importante di quegli ultimi anni bui e pieni di dolore mentre si univa in matrimonio con l'uomo che amava.

    L'uomo che amava

    Allora era vero? Amava James Roote? Ripensò al loro ultimo incontro, al terrore che aveva ogni volta che lo sapeva lontano... Era certa della risposta, eppure ancora troppo spaventata per ammettere a sé stessa quei sentimenti. Cercò di non pensarci, era tempo di partire ed il viaggio era ancora lungo.

    Si incamminarono subito verso Moat Cailin. Percorsero distese immense di neve e, mentre il gelo le penetrava nelle ossa, non riuscì a non pensare alle spedizioni militari in cui era stata coinvolta in passato e a come quella neve avesse assistito a tutte le sue imprese. Osservò un punto indefinito di quel manto bianco e si rivide lì, inginocchiata a terra, mentre cercava di lavare via dalle mani il sangue di Harma Testa di Cane. Le osservò, adesso rosee e pulite. Perchè allora le sentiva ancora sporche? E quante vite ancora, dopo di quella, avevano preso? Aveva perso il conto. Strinse i denti.

    -Arriveremo a Moat Cailin- disse alla cugina per spronarla a continuare -ed incontreremo gli altri Vassalli del Nord. Isabel...- disse senza nascondere una punta di imbarazzo -quegli uomini sono... poco raffinati. Grezzi, oserei dire. Non farci caso, va bene?-

    Così, dopo ore di cammino, vide finalmente in lontananza la presenza di alcune carovane. Diede un colpo di tacco ai fianchi del cavallo così che potesse accelerare, non vedeva l'ora di rimettere i piedi a terra.

    Vide un uomo intento a parlare con un ragazzo e, non appena fu abbastanza vicina, lo riconobbe.

    -Miei Signori, Porto Bianco risponde alla chiamata del Re. Questo è mio figlio Wylfram.-

    Si trattava di Lord Manderly. Daeva chinò il capo e si rivolse prima al padre -Mio Lord, è un piacere rivedervi. Questa è mia cugina Isabel Snow, figlia di Lady Maege Mormont.- attese che Isabel si presentasse per poi rivolgersi al figlio -E' un piacere anche fare la vostra conoscenza, spero il viaggio sia andato nel migliore dei modi.- C'era qualcosa di particolare in quel ragazzo, qualcosa che non aveva mai visto... aveva i capelli... verdi?

    Ma se il Manderly era per l'Orsa un volto conosciuto, all'uomo che si fece avanti in seguito non riuscì ad associare alcun nome o ricordo. -Lord William Dustin. Lady Daeva, avete combattuto con mio fratello Erik. Mi ha narrato del vostro valore in battaglia ma non della vostra grazia.-

    Daeva sorrise di gusto. -E come dargli torto, di certo la grazia non rientra tra le mie migliori qualità.- Chinò ancora il capo -Molto lieta, Lord Dustin.-

    -Facciamola finita con queste stronzate da frocetti e ripartiamo, il viaggio è lungo.-

    Oh solo gli Antichi sapevano quanto le fossero mancati gli uomini del Nord e la loro schiettezza. Diede un impercettibile colpo di gomito a Isabel.

    -Umber, non perdete il vostro fascino neppure di fronte a delle signore. Lord Roose Bolton, lieto di fare la vostra conoscenza.-

    L'uomo fece un inchino. Non aveva mai avuto il piacere di incontrarlo, ma guardando il suo aspetto fisico ed il modo in cui parlava non potè che non pensare a Odilia. -Lord Bolton - Rispose al saluto. -Ho avuto il piacere di incontrare vostra figlia tempo fa, una meravigliosa compagnia durante uno dei viaggi più impegnativi di tutta la mia vita. Come... come sta?- Quella domanda la terrorizzava. Tutti avevano perso tanto durante gli anni, sperò con tutta sé stessa che Odilia non facesse parte di quelle perdite.

    Fu la volta di Lord Forrester. Rimase impietrita per qualche istante. Come si sarebbe dovuta comportare? Con quale coraggio lo guardava negli occhi conscia di quello che gli stava facendo? Di quello che non gli stava dicendo? -Lady Daeva, vi trovo in splendida forma.- Restò in silenzio, pietrificata da tutti i sentimenti contrastanti che avevano iniziato a riempirle il cuore e la mente. -Lord Glover ha perso suo figlio Dederick nella battaglia di Delta delle Acque.-

    Quelle parole la scossero dal torpore. Probabilmente Lord Forrester aveva interpretato il suo silenzio come un' incredulità nei confronti dell'atteggiamento tenuto dal Glover e, egoisticamente, ne fu grata. Guardò nella stessa direzione in cui stava guardando Lord Benjen e vide un altro uomo che silenzioso si avvicinava al suo cavallo. -Sono... profondamente dispiaciuta. Ho combattuto al suo fianco e... Non ci sono parole per descrivere il dolore che ha causato questa guerra, nè ci sono parole che possano portare conforto.- Se non lo sapeva lei... -Spero solo che tutto questo dolore e tutte queste perdite siano finite una volta per tutte.- Disse con un filo di voce.

    E poi, ad interrompere quel momento di imbarazzo, ci pensò il nitrito di un cavallo. All'inizio non si voltò, ancora scossa dalla terribile rivelazione di poco prima.

    -Daeva! Lo sapevo, lo sapevo che saresti venuta!-

    Il suo cuore accelerò. Non aveva bisogno di guardare, le era bastato il suono della voce per capire chi fosse. Con gli occhi quasi pieni di lacrime si voltò verso Helman. Fu così spontaneo andargli incontro e lasciarsi stringere che non pensò a quanto sarebbe potuto sembrare strano o inappropriato agli occhi dei presenti. Avvertì quelle braccia forti e familiari attorno alle spalle e subito si sentì a casa. Quanto le era mancato...*.

    -Helman... Io...-

    L'uomo sciolse l'abbraccio ma Daeva non riuscì a distogliere lo sguardo dall'imponente figura del Tallhart. Solo loro sapevano. Loro due soltanto erano consci del profondo legame che li univa, un legame che non aveva mai avuto con nessun altro. Helman era stato un compagno, un amico, un mentore, un padre ed anche molte altre cose a cui non era mai riuscita a dare un nome, e saperlo lì al suo fianco la lasciò senza fiato. Era come se in un istante avesse recuperato tutta la sicurezza di cui aveva bisogno. Lo guardò negli occhi.

    -Miei Lord, anche Casa Tallhart risponde alla chiamata del Re.-

    -Direi che siamo pronti per partire allora.- Aggiunse senza interrompere il contatto visivo. Quella frase era rivolta a tutti i presenti, perchè allora sembrava che non ci fosse nessun altro eccetto loro due?


    *Io: i biondi non sono mai stati il mio tipo
    Sempre io:


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    C'è chi spera che l'endgame siano Daeva e Helman e c'è chi mente.
     
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    Il profilo di Delta delle Acque si stagliava all'orizzonte.
    Man mano che Daeva, Isabel e i loro numerosi accompagnatori si addentravano nel sud, potevano percepire un notevole aumento delle temperature: ben presto, i caldi abiti che venivano usati al Nord sarebbero diventati niente più che un fardello.
    Erano a poche miglia dalla fortezza quando un soldato li avvistò, suonando le trombe per annunciare il loro arrivo.

    Il ponte levatoio venne calato, e un uomo corse verso di loro, togliendosi l'elmo e inchinandosi.

    Benvenuti a Delta delle Acque, io sono Ser Desmond Grell, maestro d'armi della fortezza. Si annunciò l'uomo, chinando cortesemente il capo.
    Mi dispiace non ci siano dignitari di rango maggiore ad accogliervi, ma Lord Caleb Stark è partito per Approdo ormai da qualche giorno, portando con sé alleati e prigionieri.

    L'uomo li condusse all'interno della fortezza, tentando di convincerli a fermarsi a riposare, fare magari un bagno, e soprattutto consumare un pasto caldo.
    Fu lì che Daeva venne aggiornata degli avvenimenti più recenti.

    Uno, in particolare, avrebbe attirato la sua attenzione.

    Quel Red Karstark, l'amico del Lord, ha convinto dei mercenari nemici a non combattere contro di noi. Ora, a quanto ho capito, i mercenari stanno tenendo in ostaggio i Blackwood, che avevano catturato, mentre il loro capo è andato ad Approdo del Re per riscuotere il suo compenso. Pare che non ci fossero abbastanza soldi, qui, per pagarli tutti.
     
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    Non poteva capire. Non riusciva a credere che una donna da sola avesse generato tanto scompiglio in tutto il continente e che nessuno aveva il coraggio o i mezzi per fermarla.
    La cattiveria di Illyria aveva schiacciato il cuore e la mente della Lady di Grande Inverno, che aveva visto morire i suoi figli e che quindi, pensava Isabel, era abbastanza forte da resistere in quel mondo che si era rivelato grigio e cupo. Non vi era più sole nei suoi occhi, ne luce nel suo petto e pareva che quelle lettere che aveva appoggiato con attenzione sul tavolo fossero in realtà pergamene infuocate, pronte a distruggere il suo palazzo e il suo popolo.
    In quanto a lei: sarebbe riuscita a piegarsi alla volontà di una fanatica e di convertirsi ad una fede che non era la sua? Mai. Sapeva già come sarebbe andata a finire: di certo Isabel non era una guerriera e spesso si sentiva sottomessa dal mondo, ma nessuno sarebbe stato in grado di cancellare ciò in cui lei credeva, si sarebbe fatta uccidere piuttosto che piegarsi all volontà di una folle. Dopotutto era una Mormont.
    Nelle iridi di Daeva vedeva solo il rosso delle fiamme.
    Quella notte non riuscì a dormire profondamente, la mente tediata da incubi le faceva aprire le palpebre disturbandole il sonno e più volte tra le braccia di Morfeo si era vista in lacrime e con le mani sporche di sangue, davanti alla sua casa e circondata dai cadaveri della sua gente.
    Si sentiva un insetto in mezzo alla giungla.
    Ripartiva stanca e questo non avrebbe giovato al suo corpo durante il lungo viaggio, ma dopotutto non doveva nemmeno fare lo sforzo di camminare.
    Daeva salutò Lady Elysa e lo stesso fece Isabel, sicuramente in modo più distaccato rispetto alla cugina, ma sempre con garbo e gentilezza, come le era stato insegnato fin da bambina.
    Quando l'Orsa disse alla Signora di Grande Inverno che si sarebbe sposata, Isabel si ricordò che il fine ultimo di quel viaggio era l'amore e finalmente sorrise, dopo giorni in cui le aveva fatto compagnia solo la paura. Pensò che Daeva fosse molto fortunata ad aver trovato James e la piccola Sadie poteva crescere con un padre degno di essere chiamato tale.
    Avrebbero condiviso lo stesso destino? Nessuno poteva saperlo.
    Si rimisero in sella per la volta di Moat Cailin, dove ovviamente la fanciulla non aveva mai messo piede, ma non le restava che seguire Daeva con il suo cavallo ed era certa che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
    Lesse il disagio di quest'ultima nel raccomandarsi di non prestare troppa importanza ai nobili che avrebbero incontrato di li a poco. Non era il genere di dama che si scandalizzava a sentir parolacce, ma di certo si sarebbe sentita a disagio, più per il fatto che erano tutti uomini e lei l'unica persona a non saper utilizzare una spada.
    "Farò finta di niente, mi limiterò a salutare con il capo..." pensò, mentre stringeva le briglie della sua cavalcatura e guardava dritto davanti a se. Provava...paura? Che novità.
    La presenza di una carovana poco distante da loro fece accelerare il passo di Daeva e Isabel non potè far altro che prendere il suo stesso passo per non rimanere indietro.
    Non conosceva nessuno di loro, ma il fatto che la cugina invece sapesse esattamente di chi si trattasse la rincuorava non poco.
    La presentò a Lord Manderly e suo figlio Wylfram, un ragazzo la cui verde chioma richiamò l'attenzione della giovane che lo trovò piacevolmente particolare tra tutti quegli uomini vestiti di scuro.

    Piacere di conoscervi Lord Manderly disse abbozzando un timido sorriso.

    Cosa poteva sembrare Isabel? Era degna del nome che portava agli occhi di quei nobili? Un freddo e delicato fiocco di neve in mezzo ad un bosco di spine.
    Uno dopo l'altro si presentarono, chi con più grazia, chi senza alcuna vergogna ed Isabel sembrò divertita da Lord Umber e dal suo linguaggio scurrile."Un uomo onesto" pensò.
    Tra tutti coloro che porsero i saluti alle Lady, ce ne fu uno che addirittura portò Daeva a scendere da cavallo e Isabel si stupì.
    Un incontro con un vecchio amico che donava un po' di sorriso a sua cugina e un po' di luce in quel viaggio lungo e faticoso che la fanciulla di Isola dell'Orso aveva scelto di percorrere insieme al capo della sua Casata.
    Per tutto il tempo in cui cavalcarono fino a Delta delle Acque, la giovane si chiese cosa ci facesse li insieme a tanti uomini nobili, con titoli di un certo spessore: una bastarda in mezzo a dei purosangue. Non disse nulla, non proferì parola con nessuno, pensando che così facendo non avrebbe dato nell'occhio e avrebbe seguito la carovana come un fantasma.
    Il clima più caldo di quelle zone le accarezzò la pelle, ma ancora non si sentiva pronta ad abbandonare i suoi pesanti indumenti, che erano ciò che la nascondevano dal mondo intero, o almeno era quello di cui era convinta.
    Fece scivolare solo il cappuccio sulle spalle, rivelando il capo fulvo per non soffrire troppo lo sbalzo di temperaura.
    Quando vide il ponte levatoio calare, per lei fu quasi un miraggio. Non poteva mentire: era stanca e avrebbe voluto tanto dormire su un comodo letto e riposare prima di raggiungere la prossima tappa e quella dopo ancora.
    Quando scesero da cavallo, le gambe di Isabel inziarono a tremare, probabilmente stanche per lo sforzo di rimanere in sella tutte quelle ore, ma ella fece finta di niente e seguì Ser Desmond Grell all'interno della fortezza, a quanto pare priva di padrone, ma quantomeno più sicura della strada.
    Accettò di buon grado l'ospitalità offerta, ma non quella volta non rimase assieme a Daeva ad ascoltare ciò che gli uomini avevano da raccontarle.
    Era sfinita e aveva solo bisogno di chiudere gli occhi.

    Perdonatemi Daeva, ma preferisco andare direttamente a dormire. Non sono abituata a queste lunghe cavalcate. A domani, cugina.

    La salutò e si fece accompagnare nel giaciglio che l'avrebbe ospitata per la notte.

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    Più si inoltravano verso il Sud del continente e più il caldo si faceva opprimente. Erano passati dalle bianche distese di neve alle verdeggianti colline irrorate dai fiumi, inoltrandosi in un paesaggio completamente nuovo agli occhi dell'Orsa e tanto diverso dal Nord quanto da Approdo del Re -unici due posti che aveva avuto modo di visitare-. Restò estasiata da quella vista, così per tutto il viaggio decise di rimanere in silenzio per osservare quello che la natura aveva loro da offrire.
    "Deve trattarsi di un posto molto ricco e fertile" pensò osservando le vaste aree rigogliose che accolsero il suo piccolo gruppo "ma questo caldo non fa per me".
    Si voltò verso Isabel per accertarsi che quel nuovo clima non le creasse disagio ma, a giudicare dalla pacatezza sul suo volto, si convinse che la cugina stesse apprezzando quel tepore molto più di lei. Si scoprì il capo rivelando una bellissima chioma color del fuoco. Non aveva mai fatto caso a quanto fosse bella, forse perchè la pallida luce di Isola dell'Orso era in grado di rendere grigia qualsiasi sfumatura o forse perchè, a sua grande sorpresa, in quelle ultime ore il suo animo era appagato e molto più propenso a cogliere le meraviglie circostanti piuttosto che il dolore. Si voltò poi a guardare Helmann, anche i suoi capelli sembravano più lucenti sotto il sole dorato. Sorrise.

    Dopo qualche ore di cammino in lontananza si stagliava la fortezza di Delta delle Acque. Anni prima Maestro William gliene aveva parlato, ma non ricordava molto a riguardo. Il castello a tre lati le apparve abbastanza robusto, affacciato solo in parte su un fossato e circondato dai fiumi sugli altri due fianchi. Le mura si innalzavano direttamente dall'acqua dando l'illusione che la Fortezza stesse galleggiando su quello specchio cristallino che ne rifletteva l'immagine, creando un bellissimo gioco di ombre sulla superficie. Procedettero con impazienza verso la meta e, non appena raggiunsero il ponte levatoio, un uomo li accolse presentandosi come Ser Desmond Grell.

    -Non vi preoccupate Ser, nessuno di noi farà caso alle formalità.- Disse Daeva chinando il capo a sua volta. -Io sono Lady Daeva Mormont, questa è mia cugina Isabel Snow, poi abbiamo Lord Helmann Tallhart, Lord Manderly con suo figlio Wylfram Manderly, Lord Gaweyn Glover, Lord Benjen Forrester, Lord Wintrcut Umber, Lord WIlliam Dustin e Lord Roose Bolton.- Disse annunciando la compagnia ed indicandoli uno ad uno.

    Scese finalmente da cavallo e ringraziò di poter posare i piedi a terra. Non era abituata a cavalcare così a lungo. In relatà non era abituata affatto a cavalcare, inutile dire quandto le facesse male il culo. Cercando di non darlo eccessivamente a vedere seguì l'uomo all'interno del castello che li invitò a fermarsi per riposare. Guardò i compagni e le sembrarono tutti favoreli, così annuì ringraziando di cuore. Isabel decise di ritirarsi a riposare e Daeva le sorrise comprensiva.

    -Non ti preoccupare Isabel è giusto che tu ti riposa, il viaggio è ancora lungo.-

    Non appena la cugina uscì dalla stanza si rivolse al Ser.

    -Avete detto che Lord Caleb era qui e che è partito pochi giorni fa... Cos'è successo?- La informarono sui più recenti avvenimenti ed il peso che aveva sul petto iniziò leggermente ad alleggerirsi. Per tutto quel tempo era stata in pensiero per James e saperlo vivo, così come tutti i suoi compagni ed amici, le donò la pace di cui aveva bisogno. Le sue orecchie -il suo orecchio, piuttosto- tuttavia si rizzarono non appena venne nominato lui. Sì proprio lui: Red Karstark.

    -Quel Red Karstark, l'amico del Lord, ha convinto dei mercenari nemici a non combattere contro di noi. Ora, a quanto ho capito, i mercenari stanno tenendo in ostaggio i Blackwood, che avevano catturato, mentre il loro capo è andato ad Approdo del Re per riscuotere il suo compenso. Pare che non ci fossero abbastanza soldi, qui, per pagarli tutti.-

    Dannato Karstark... ma sei ovunque.

    Sollevò un sopracciglio incuriosita. -E dove sono tenuti in ostaggio? Non capisco Ser... li ha convinti a non combattere in cambio di denaro? Denaro che in realtà... non aveva?- Più informazioni riceveva circa la sua figura, più questa si faceva lontana e sfuocata. Non aveva ancora capito niente di quell'uomo e si chiese se mai sarebbe stata in grado di sbrogliare tutti i nodi che aveva creato attorno a lui. Blackwood... le diceva qualcosa. Cercò di ricordare.

    Layre Blackwood l'amico di Caleb che aveva conosciuto a Grande Inverno. Che fine aveva fatto? E poi... Damon Arryn aveva sposato una Blackwood, gliene aveva parlato all'interno di una missiva tempo addietro. Possibile che nessuno aveva ancora fatto niente per risolvere la situazione?

    -E questo Red Karstark... è per caso anche lui diretto ad Approdo del Re? Mi hanno detto che è stato molto rilevante nelle battaglie a Nord contro i Bruti, dicono persino che sia stato in grado di recuperare una spada in acciaio di Valyria!- Alzò le spalle -Ad ogni modo, chi c'è adesso a capo delle Terre dei Fiumi?-

    Cerco di capire se qualcuno sa qualcosa della MIA spada e nulla, un po' di info sugli accaduti ma per me possiamo procedere spediti.


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    Il cavaliere scrollò le spalle.
    Non so nulla riguardo le armi che quello lì brandisce, milady. Non ho mai avuto modo di incontrarlo personalmente, né ho combattuto al suo fianco. Spiegò rapidamente.
    Indicò poi un punto oltre le mura. Lì, lì è dove si trovavano fino a qualche giorno fa i Blackwood. Ora i mercenari sono andati ad occupare Raventree Hall in attesa del loro denaro, portandosi tutti i Blackwood con sé.
    D'altro canto, se tutti quei barbari avessero combattuto al nostro fianco, anziché appoggiare le vostre truppe, difficilmente il Nord avrebbe vinto: erano semplicemente troppi per il vostro esercito. Quel Red Karstark ha praticamente salvato il Nord.


    Riiicompense:

    Daeva
    10 pe base + 5 lunghezza -10% ritardo +5 mod = 18 pe
    Affinità Isabel +5
    Affinità Vassalli +6
    Affinità Helmy +9 :wub:
    1 punto parametro a piacere
    Prestigio +4
    Affinità Tully +4
    Affinità Red -2

    Isabel
    10 pe base + 4 lunghezza -20% ritardo +4 mod = 15 pe
    Affinità Daeva +5
    Affinità Vassalli +4
    1 punto parametro a piacere
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