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La vita era stata cattiva con Myricae. Da un momento all’altro le aveva tolto ciò che di più caro aveva al mondo: sua madre. Yohanna non era solo la mamma per lei. Era la sua migliora amica, la sua confidente più fidata. Era un’ottima ascoltatrice e una donna visionaria, fuggita dalla Baia degli Schiavisti alla ricerca della libertà. Ma era stata sciocca a credere che a Lys avrebbe trovato ciò che tanto cercava.
Di sera, dopo il lavoro, le due donne parlavano molto. Myricae le chiedeva spesso del suo passato, che raccontava sempre malvolentieri. In quei casi però si impegnava a ricoprire il ruolo di educatrice e, nascondendo il malessere e la tristezza, raccontava ciò che la figlia voleva sentire, consapevole che ogni esperienza ha da insegnare qualcosa. La morale dei suoi racconti era sempre la stessa: la strada per la libertà è quella che conduce a ovest.
Sua madre, una prostituta acquistata da un venditore di piacere, era stata uccisa da un maniaco ubriacone, che, dopo aver abusato di lei, la strangolò. Myricae era dispiaciuta per il modo in cui era morta, sola e in un bordello. Una ragazza un giorno le disse: << la giustizia non arriverà mai per tua madre, se non sarai tu a farla. >> Ma quale giustizia? Se anche si fosse vendicata, la vita avrebbe trovato un altro modo per punirla. Perché sì, la vita è crudele.
Myricae aveva trovato una piccola consolazione in una Dea, la cosiddetta Signora Piangente di Lys. Una fanciulla, venerata per lo più dalle anziane, che versava le sue lacrime per i morti. La ragazza ricordava ancora il suo primo incontro con la sacerdotessa del piccolo tempio vicino al bordello, Lavinia. Dopo aver soddisfatto l’ultimo cliente della serata, Myricae era andata a prendere il pane dal giovane fornaio. Era un uomo gentile, che, per pietà, le regalava le pagnotte bruciate che nessun cliente avrebbe comprato. Improvvisamente iniziò a piovere e così, in attesa che il maltempo fosse passato, la ragazza si rifugiò in un piccolo edificio, semplice e poco decorato. Al centro della sala c’era una statua in pietra, ricoperta di muschio. Myricae si avvicinò e notò che la superficie era bagnata. Dagli occhi della donna raffigurata uscivano sottili lacrime argentate. Stupita, la ragazza allungò le mani verso l’ampolla in cui era raccolto quel liquido insolito. Non appena sfiorò l’acqua, un’anziana donna, sull’uscio della porta, disse a bassa voce:
<< Sei di fronte alla Signora Piangente di Lys, mia cara. >>
Myricae si voltò di scatto e, senza guardare la sua interlocutrice negli occhi, le rispose:
<< Me ne vado subito, scusi il disturbo. >>
La vecchia la prese delicatamente per il braccio e, stando attenta a non strattonarla, la fece sedere al centro della sala, al suo fianco, di fronte alla statua.
<< Prima di diventare così era una donna che amava la vita. Si era innamorata di un uomo mortale, che le promise di amarla fino alla fine dei suoi giorni. L’uomo non rispettò il suo voto e, infrangendo la promessa, fece piangere la Dea. Un giorno l’uomo morì. Vendetta era stata fatta e la donna sviluppò così una seconda faccia, sorridente, per ridere del suo destino. Alcuni sostengono che questa seconda faccia sia il volto della Dea dell'Amore. Due facce della stessa medaglia... >> disse la sacerdotessa, spiegando a Myricae la storia del culto.
<< E perché ora sta piangendo? >> domandò la ragazza.
Lavinia si alzò delicatamente da terra, aiutandosi appoggiando le mani sul pavimento.
<< La nostra Dea piange ogni giorno per i nostri peccati. Più pesanti sono le lacrime, maggiore è il peccato. Noi uomini piangiamo insieme a lei, versando le nostre lacrime nella ciotola in cui lei versa le sue. >>
Myricae si avvicinò all’anfora retta dalla statua e, seguendo l’esempio della sacerdotessa, versò qualche lacrima, pensando all’amata madre defunta.
PE base: 5
Tratto educativo: Spia
Numero parole: 638 |
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