Sulle ali del gabbiano

Libera di arrivo ad Approdo del Re- Astrid Grafton e Vicare Vorys

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    Notte fra il 30 Novembre ed il 1 di Dicembre;

    Vicare aveva avuto sentimenti contrastanti su quel viaggio dal primo giorno d’imbarco. A dipingere il fondo delle sue emozioni era innanzitutto la paranoia che fosse un modo dei Grafton di estrometterlo subito da Città del Gabbiano…insomma non aveva avuto il tempo nemmeno di visitare tutte le sale del castello! A questo si aggiungeva una preoccupazione per Astrid direttamente proporzionale all’avanzamento della sua gravidanza. Era una buona idea per lei viaggiare con tanta frequenza in quello stato? Quel povero bambino aveva già passato più tempo in mare di certi Braavosiani.
    D’altro canto, lui non avrebbe assolutamente viaggiato da nessuna parte senza di lei, non in quei mesi cruciali.

    Era stato reso chiaro dal Maestro Randal che Astrid avrebbe dovuto partorire ad Approdo del Re in quanto le tempistiche della gestazione coincidevano pressappoco con le Nozze Reali.
    Nozze Reali! Cosa Merling ha in mente Lord Grafton? Umiliarmi per convincere Astrid a scegliere un altro sposo? Ai suoi occhi sono comunque il surrogato di un padre
    Volendo essere ottimista, Vicare poteva immaginare che invece intendesse proprio legittimarlo al mondo “dignitoso” di Westeros e permettergli di rendersi noto alle persone giuste. In fondo Vicare poteva evitare di essere umile con le sue doti relazionali, il suo breve incontro con Lady Tyrell era stato tutto sommato positivo e…se era riuscito a farsi piacere anche a Qohor non poteva temere più di tanto il popolo di Approdo del Re.

    Era da poco tramontato l’ultimo sole di novembre, e dal freddo ponte della nave che li stava trasportando si intravedeva finalmente la loro destinazione.
    Ah-ehm. - fece ai due uomini di guardia alla cabina di Astrid - Potremmo avere un momento?
    Per un attimo i due guardiani rimasero impassibili.
    Suvvia, siam stati bravi tutto il viaggio… siamo sostanzialmente arrivati!
    E tanto bastò per allontanarli. Vicare non era ancora sposo di Astrid, ma ormai doveva essere abbastanza ovvio che presto quel paesano sarebbe stato nella posizione di dar loro ordini senza dover necessariamente ricorrere alle buone maniere.

    Dopo aver bussato due volte ed attesa l’autorizzazione di Astrid sarebbe entrato chiudendosi la porta alle spalle.
    Buonasera, potremmo approdare prima dell’alba - le sorrise con gli occhi brillanti aspettando di sentire i passi fuori dalla cabina allontanarsi in maniera sufficiente per poi andarle finalmente incontro
    Come stai jorrāeliarza? - le chiese piano dopo averle baciato la mano.
     
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    In un certo senso, sin dal suo ritorno a casa i sogni fanciulleschi di Astrid sembravano starsi avverando in continuazione: tra una missiva e l’altra, infatti, un nuovo viaggio si profilò presto all’orizzonte, a pochissimo dall’arrivo di Astrid e Vicare a Città del Gabbiano. Per lei si sarebbe trattata di un’esperienza tutt’altro che nuova, almeno in parte, mentre per il Braavosiano… beh, chi poteva dirlo? Approdo del Re era una città gigantesca, seppur in rovina, per cui la ragazza lentigginosa non potè non domandarsi l’effetto che avrebbe avuto l’immensità delle sue mura, il gran numero di quartieri, vie e passaggi e più in generale l’aspetto estremamente cosmopolita che caratterizzava la capitale.

    La decisione ultima di partecipare alle nozze reali in compagnia di quello che di lì a poche settimane sarebbe stato ufficializzato come suo marito non fu presa a cuor leggero, in realtà: il viaggio, come ben ricordava, sarebbe stato tutt’altro che rapido e semplice; forse qualche settimana di viaggio sarebbe stata risparmiata dalla maggiore rapidità del veliero rispetto ad una comune carrozza ed ormai la sua gravidanza volgeva finalmente al termine, come testimoniato dal rigonfiamento più che evidente all’altezza del ventre, non più celabile da nessun genere di abito o mantello.
    La possibilità di ritrovarsi a dover partorire ad Approdo del Re o, peggio ancora, in mare aperto durante il viaggio di ritorno sembrava tutt’altro che trascurabile ed anzi, poco prima della partenza Astrid si era adoperata per apprendere quanto più possibile in merito al travaglio e alla nascita in sé, dando libero sfogo al suo lato da “topo di biblioteca” al quale nell’ultimo periodo non aveva avuto modo di dedicarsi con l’interesse che riteneva meritasse.
    Doveva arrivare preparata a quel momento e premunirsi contro ogni inconveniente o situazione inaspettata, in maniera tale che nulla potesse coglierla di sorpresa.

    In effetti, un paio di quei complicati volumi medici era perfino riuscita a “prenderli in prestito” dalla libreria personale di Maestro Randal, in maniera tale da poter continuare il proprio studio e in effetti, in quella placida notte silenziosa, si era dedicata proprio a questo, domandandosi silenziosamente se Vicare fosse effettivamente in grado di integrarsi all’interno del tessuto nobiliare che ben presto lo avrebbe suo malgrado coinvolto. Poco importava, comunque, anche se non ne fosse stato capace, il suo amore per lui non sarebbe certamente diminuito, anzi… avrebbe soltanto creato la complicità necessaria per far sì che anche lui condividesse le opinioni poco ortodosse che Astrid nutriva sulla nobità in generale.
    Proprio nel pensare a ciò, Astrid udì un suono ripetuto provenire dalla sua porta, infrangendo il silenzio interrotto solo dallo scricchiolio del legno. Solo allora, nell’udire la voce di Vicare dall’altro lato, si affrettò ad alzarsi, dopo aver pronunciato un “entrate pure” a volume sufficientemente udibile per chi si fosse trovato dall’altra parte.

    L’immagine di lei in camicia da notte e completamente spettinata non era esattamente delle più regali, ma d’altra parte ci si poteva aspettare poco, dopo tutti quei giorni di navigazione. Il cuore le balzò nel petto nel vedere la figura di Vicare avventurarsi oltre la porta, chiudendosela alle spalle.
    “Ehi… buonasera” Sussurrò con un ampio sorriso a decorarle il viso, avvicinandosi rapidamente – per quanto la pancia glielo permettesse – al ragazzo e alzandosi sulle punte nel tentativo di schioccargli un bacio sulle labbra, per poi lasciarsi andare ad un sospiro seguito da una leggera carezza al proprio ventre. Per lo meno pareva che fossero ormai in dirittura d’arrivo, un toccasana per la sua ormai crescente malsopportazione verso i dondolii del vascello.

    “Stanchissima, non vedo l’ora che nasca, sono stufa di sentirmi grassa e orrenda, lo dico sinceramente. Secondo il Maestro è questione di giorni ormai, al peggio di una o due settimane, non di più” Affermò subito dopo, alzando lo sguardo nella sua direzione e chiudendo subito dopo gli occhi, inspirando il profumo del Braavosiano.

    “E tu? Come mai ancora sveglio a quest’ora?”
     
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    Grassa e orribile? Non scherzare - le rispose dopo aver accolto il suo dolce bacio - dobbiamo solo sperare che la regina e le varie dame non siano di indole invidiosa - continuò fingendosi serio - perché rischi seriamente di metterle in ombra - sorrise infine carezzandole il viso. Lanciandosi in quelle lusinghe Vicare era spudoratamente alla caccia di sorrisi ed arrossimenti, ma vista la natura innocua di quelle sue prede non si preoccupava minimamente di essere discreto nell’inseguirle.
    Io? Non lo so, le stelle…la costa…più ragioni per stare alzato che non suppongo… - rispose con vaghezza facendo guizzare rapidamente lo sguardo per la cabina.
    Lo stesso non vale per te, ti prego siediti, sdraiati, sta comoda… - la invitò accompagnandola verso il letto - l’arrivo potrebbe essere di suo abbastanza stancante…ricordo parecchi gradini dal nostro scorso soggiorno alla Fortezza Ro…Rossa? O rosa?
    Si soffermò un momento a guardare la candela che illuminava la cabina. Una folata di vento all’esterno fece scricchiolare la porta.
    Seriamente - riprese tornando a guardarla - come fai a risplendere così tanto con così poca luce? - insistette per poi prendere posto accanto a lei e cingerle le spalle.
    Una parte di lui era in realtà altrettanto impaziente di poterla stringere completamente a sé come al loro primo incontro…un’altra era invece in qualche modo terrorizzata dall’evento in avvicinamento per più ragioni. La nascita del bambino o della bambina avrebbe inevitabilmente comportato un punto di svolta ed un confronto con il suo dubbio.
    Eccitata per l’arrivo? - chiese piano - Mille matrimoni…rivedremo i tuoi genitori, tanta gente importante…conosci già qualcuno?
     
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    Se lo scopo ultimo di Vicare, con quelle parole, fosse stato quello di farla avvampare… beh, ci era riuscito senza troppi sforzi e ben presto il colore delle guance di Astrid divenne tremendamente simile a quello dei suoi capelli e senza nascondere il suo sorriso sinceramente grato per quelle parole, distolse lo sguardo nel tentativo di lasciar svanire quel colorito rossastro sulle sue gote.

    “Esagerato, dai!” Balbettò con una timida risata “Puoi dirlo, sono più grossa del castello dove abitiamo, me lo ripeto ogni giorno” Lo rimbeccò subito dopo, toccandogli giocosamente la punta del naso con l’indice, ascoltando subito dopo le motivazioni di ciò che lo aveva mantenuto sveglio fino ad allora, lasciandola vagamente dubbiosa: era davvero solo quello? O c’era dell’altro? Nel dubbio, la ragazza non indagò oltre e cercò di chiosare il tutto in maniera diplomatica.

    “Ah sì? Pensavo ci fossi abituato, ai viaggi in mare dico… cos’ha questo di diverso?”
    La galanteria di Vicare aumentava comunque di giorno in giorno e il bersaglio era quasi sempre la stessa Astrid, cosa che certamente non poteva arrecarle alcun dispiacere, anzi, soltanto farla sentire lusingata e grata di avere un simile futuro marito al proprio fianco. Senza opporsi, Astrid si incamminò pian piano in direzione del letto, sistemandosi faticosamente a gambe incrociate su di esso nel tentativo di arginare in parte il dolore alla schiena che si presentava ad ogni occasione trascorsa seduta per troppo tempo.

    “Rossa” Precisò Astrid, sistemandosi tra le sue braccia e facendo scorrere la punta delle dita lungo il suo avambraccio destro.
    “D’altra parte però non potevamo perderci un’occasione come questa, per quanto faticoso possa essere. E poi visitare assieme la capitale può essere considerato come il nostro primo vero viaggio assieme” Aggiunse immediatamente dopo, sforzandosi d’ignorare un ennesimo calcio da parte del bambino o della bambina nel suo ventre, cosa che la fece leggermente trasalire.

    “Guarda che qui l’unico a risplendere sei tu e lo dico seriamente” Borbottò giocosamente, schioccandogli un bacio sulla guancia velata dalla barba per poi scompigliargli i capelli.
    “Nervosa più che altro, mio padre ha la mente ancora presa dalla guerra e immagino non avrà molto tempo da dedicarmi, ma questo in realtà lo vedo solo come un aspetto positivo, potremo passare più tempo per i fatti nostri e magari conoscere qualcuno di nuovo. Sai, da queste parti è importantissimo poter contare su qualcuno. E tu invece? Come ti senti a riguardo?”
    Con un sospiro, Astrid si sistemò nuovamente la camicia da notte, che negli ultimi mesi aveva il vizio troppo frequente di scoprire parte del suo ventre rigonfio.

    “Ad innervosirmi più che altro è lui o lei” Sussurrò carezzandosi amorevolmente il basso ventre come faceva sempre in quelle circostanze.
    “Spero davvero possa starsene buono per qualche altra settimana, giusto il tempo di permetterci di tornare a Città del Gabbiano”.
     
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    Oh, nulla tranquilla, la sera prima dell’arrivo è sempre così - rispose con semplicità alle indagini di Astrid. Come risposta non era necessariamente una bugia quanto più un eufemismo, erano più rare le notti nelle quali riusciva a dormire abbondantemente ed ininterrottamente. Un po’ gli dispiacque aver magari coinvolto l’amata in queste sue difficoltà.
    Ma ritrovandosi accucciato assieme a lei quel dispiacere apparve un prezzo totalmente trascurabile da pagare.
    Rossa - ripeté chiudendo gli occhi e affondando il viso nella chioma della giovane di quel medesimo colore. Non era totalmente intenzionale come trappola, ma ne aveva tratto comunque una certa soddisfazione.
    Inspirando attraverso la capigliatura notturna di Astrid, Vicare fece un verso di assenso quando lei confermò che quel viaggio era comunque parte dei suoi desideri.
    Sarebbe stato incredibilmente peggio venire a sapere che questa fatica fosse un semplice gesto di obbedienza agli ordini dei genitori.

    Oh, grazie, del resto i Vorys producono solo gioielli -accettò il complimento in maniera non proprio umile quando Astrid si voltò per baciargli la guancia. Continuò poi ad ascoltarla con la testa pacificamente appoggiata alla sua.
    Fu piacevole sapere che condividevano le stesse speranze e preoccupazioni per quel viaggio. Anche se non so se l’infante ci preoccupa per le stesse ragioni… rifletté squadrando il ventre di Astrid per poi portarvi una mano ed iniziare a carezzarlo.
    Stai tranquilla…credo ci dovremo rassegnare a farlo nascere ad Approdo però… - tentò di tranquillizzarla andando a stamparle un bacio alla base del collo, sotto la nuca - Ci saranno sicuramente i migliori maestri…ed io non voglio rischiare di farti fare un altro villaggio fra chissà quante settimane quando mancherà poco alla nascita - continuò passando alla parte laterarle del collo, appena sotto l’orecchio.
    Così quando torneremo tu potrai essere più rilassata e lui…o lei, potrà subito fare il suo primo viaggio - nominare il bambino lo metteva ancora in uno strano disagio.
    Tuo padre può preoccuparsi della guerra…io mi preoccuperò di noi e tu…di null’altro che il tuo benessere…beh il vostro.
    Il suo sangue iniziava a scaldarsi, la mano a risalire dal ventre ed il raziocinio di Vicare ad intorpidirsi, erano passati mesi da quando si erano trovati insieme su un letto e la cosa gli giocava sicuramente una certa tensione interiore.
    Però ti avverto - si staccò per guardarla bene in volto - se ci mettono in ale diverse del castello potrei iniziare ad arrampicarmi per i balconi - scherzò riportando la mano a posto e de-escalando la situazione. Avrebbero dovuto aspettare ancora poco.
    Te l’ho raccontato di come ho effettivamente già incontrato Lady Tyrell?
     
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    Davvero era una consuetudine per Vicare, quella specie di insonnia notturna pre-arrivo? Per quanto riguardava Astrid era tutto l’opposto: il suo corpo le imponeva un sonno profondo nella stragrande maggioranza dei casi, come in previsione di eventuali eventi faticosi da dover affrontare durante la prima giornata in un posto nuovo. Aveva trovato qualcosa che la differenziava da Vicare e dal suo punto di vista questo non poteva che essere un bene: la troppa somiglianza o l’estrema diversità tra due individui non andava egualmente bene: era la via di mezzo tra le due cose la vera risposta corretta, ciò che avrebbe contribuito a mantenere sana una relazione.

    “E dire che con te hanno prodotto il più bel gioiello della loro storia” Rincarò la dose la giovane, faticando a non notare l’evidente gongolamento che il suo complimento aveva suscitato nel braavosiano, socchiudendo gli occhi con aria beata non appena, a seguito della sua risposta, una delle sue guance lentigginose cominciò ad essere carezzata con lenta cura da parte del suo futuro marito, il quale in parte condivideva le preoccupazioni che smuovevano anche l’animo della stessa Astrid.

    “Si, tra Approdo del Re e una barca sinceramente preferirei la prima, almeno avremo la certezza di essere assistiti a dovere, non vorrei mai che accadesse qualcosa a nostro figlio o a nostra figlia soltanto per la nostra fretta di ritornare alla Valle" Affermò con una discreta sicurezza, affrettandosi poi ad aggiungere anche un altro particolare venutole in mente di punto in bianco.
    “Sarà strano, quando ci ritroveremo a raccontarglielo” Cominciò a dire subito dopo, godendosi la sensazione della mano di Vicare nell’atto di vagare sul ventre rigonfio della ragazza, per poi imitare un’immaginaria ed ipotetica conversazione di lì a qualche anno.
    “Sai, il primo viaggio lo hai fatto quando eri ancora in fasce, ovvio che non ti ricordi. La mamma e il papà erano andati alle nozze del re e tu sei arrivato o arrivata subito dopo”

    Tra una risatina divertita e l’altra, in ogni caso, ben presto Astrid avvertì nel petto una sensazione famigliare provata soltanto in una singola occasione, oltretutto proprio con lo stesso Vicare: la sensazione della sua mano che si avvicinava al suo seno, cosa che la portò a poggiare la fronte contro quella del ragazzo, sospirando in modo lento e profondo sulle sue labbra, quasi ad invitarlo ad approfondire e sollevando furtivamente di un paio di centimetri la gonna della sua camicia da notte, quasi come a volerlo "provocare".
    “Beh potremmo portarci avanti già ora” Gli suggerì la giovane con un sorriso complice sulle sue labbra, portando le braccia attorno al suo collo senza distogliere lo sguardo dalle sue iridi che risplendevano più degli smeraldi a cui probabilmente il giovane era avvezzo.
    “Non penso tu me ne abbia mai parlato, sai? Ne sono ancora all’oscuro, a dire il vero.” Gli sorrise maliziosamente Astrid, facendosi indietro con la testa di un paio di centimetri ma rimanendo comunque pressochè appiccicata a lui.
     
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    Oh Merling, Vicare, sei proprio fregato - pensò realizzando di aver innescato gli istinti seduttori di Astrid. Non appena la luce degli azzurri occhi dell’andala mutò dal dolce al provocatore sopraggiunse la consapevolezza di essere inerme di fronte agli istinti di quella ragazza. Dove sarebbero stati senza quegl’istinti? Fosse stato tutto affidato alla capacita decisionale di Vicare si sarebbero trovati assieme su una barca verso una serie di matrimoni che sarebbe culminata con il loro?
    Bh-beh - rallentò Vicare stordito dal profondo sguardo blu di Astrid - L’alba della nostra partenza dalla capitale…dormo poco anche prima delle partenze… - sorrise divertito muovendo un poco la propria postura ma senza interferire con l’abbraccio e senza spezzare lo sguardo
    Avevo deciso di fare una passeggiata sulle mura, guardare il sole sorgere dal mare - continuando la tradizione che lo vedeva reagire agli stimoli di Astrid posò delicatamente una mano all’altezza del ginocchio di Astrid facendo finta di nulla - e proprio mentre il disco emergeva mi sento improvvisamente attaccato alle gambe- proseguì cercando di non tradirsi nell’espressione mentre la mano saliva seguendo il percorso tracciato dall’invito della promessa sposa
    saltò fuori essere la bambina di Lady Tyrell…al che mi son presentato e ho finito per pestare innumerevoli pozzanghere in quella breve conversazione. - scherzò ridacchiando a mezza voce. Era arrivato a massaggiarle l’interno coscia e lì si fermò - All’epoca non sapevo, ma sai…magari era un segno del destino…non dev’essere tanto differente da te come età…la bambina…- sorrise avvicinandosi per un bacio.
    Certo, il padre della bambina era morto…era un messaggio del Fato anche quello?
    Il futuro marito di lady Tyrell si sarebbe preso a carico la prole del defunto padre, Vicare si trovava in una situazione simile?
    Perché non mi posso semplicemente fidare? O chiedere? - ma invece continuò a coltivare e confinare ogni domanda ad uno spazio introspettivo e sperare che il bacio e le manovre “sovversive” riuscissero a costituire una risposta adeguata alle sollecitazioni della futura consorte.
     
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    Senza sciogliere il proprio abbraccio o allontanare le braccia dalle spalle di Vicare, Astrid annuì dando segno di aver capito cosa intendesse, ritornando vagamente seria per qualche istante, seppur fugacemente.

    “A volte capita anche a me, anche se raramente. E di solito cosa fai per prendere sonno? Io leggo più libri che posso prima di crollare” Gli spiegò, per poi strusciare la propria guancia contro il lato del collo del braavosiano, quasi a volersi imprimere addosso il suo profumo in maniera permanente. Non si era mai resa conto fino ad allora di quanto effettivamente le fosse mancato l’inebriarsi del profumo della sua pelle, ma avrebbero avuto tutto il tempo per recuperare i momenti persi.
    In tutto ciò, due erano i dettagli che non erano sfuggiti all’attenzione di Astrid: il racconto di Vicare era stato ascoltato con sincero interesse e la ragazza non potè trattenere una risatina divertita, nell’immaginare la figlia di Lady Tyrell nell’atto di imprigionarlo come una specie di piovra. Non l’aveva mai conosciuta, in realtà, ne aveva soltanto sentito parlare alcune delle dame a corte ma non aveva mai approfondito più di tanto, forse per l’ingenuo timore di trasporre le virtù della figlia di qualcun altro nelle proprie aspettative, sebbene un interrogativo quasi giunse spontaneo nella sua mente.

    “Pestare pozzanghere? Intendi fare figuracce? Sono più che certa che tu sia stata perfettamente in grado di fare colpo, ci sono nobili che ne fanno di imperdonabili e tutti ci passano sopra con facilità” Lo redarguì amorevolmente, carezzandogli la guancia.

    C’era però un secondo particolare, più difficile da non notare per una ragazza come lei che aveva fatto del voler provocare il suo amato in quella conversazione notturna e fingendo di sistemarsi meglio sul letto, con un impercettibile movimento Astrid scostò leggermente le gambe in modo da lasciare a Vicare più spazio di manovra, quasi ad invitarlo a continuare, passando poi ad unire le labbra in un appassionato bacio con lui, il primo vero bacio ricolmo di entusiasmo e desiderio che era riuscita a concedersi con lui sin da quando si erano finalmente rivisti. Il suo respiro passò dalla bocca alle narici e si fece lentamente più pesante, man mano che cercava un contatto sempre maggiore con la sua bocca, quasi annaspando alla ricerca di ciò che non aveva potuto né vedere né toccare per mesi. Con una mano passò ad esplorare i capelli del giovane, assaporando ogni istante di quel momento solo per loro, staccandosi soltanto occasionalmente per riprendere fiato.
     
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    Nei minuti di passione che seguirono Vicare avrebbe potuto chiedersi se fosse stata dal principio la sua intenzione scivolare su quel letto e riaccendere ciò che avevano passato a Braavos, se nell’allontanare i guardiani dalla cabina di Astrid il suo fine fosse davvero quello di finire con le mani sotto la gonna della sua promessa sposa.
    Sebbene la risposta fosse perlopiù positiva, era anche vero che più che un piano preciso ciò che lo aveva portato lì era un miscuglio di curiosità e quell’amorfo senso di colpa che si sentiva dentro.
    Mentre la prima era stata soddisfatta da una, tutto sommato rapida, conferma dell’affetto e l’attrazione che Astrid provava per Vicare, il secondo si era ritrovato rinvigorito da due particolari fatti: il primo era che riuscisse a pensare così tanto in un momento tanto concitato ed atteso, il secondo era proprio quella conferma di amore.
    Perché se la passione di lei era così imperturbabile di fronte a ogni cosa poteva significare che l’amore era autentico, il bambino che portava in grembo era di Vicare ed ogni dubbio coltivato frutto di quella sua perfida, perversa mente…
    l’alternativa significherebbe che crede fermamente nell’inganno…nessun rimorso.
    Cos’era peggio?

    Lo scontro fra quei pensieri disturbanti e le sensazioni piacevoli di quel contatto “rievocatore” fu in alcuni modi paralizzante. Mentre rammentava la loro prima volta come un fiume di istintività ed estrosa passione, in quei minuti non seppe o non volle straripare dal lago dei baci e delle intime carezze.
    jorrāeliarza - sospirò staccando le labbra dal volto di Astrid ma non sollevando la mano dal suo lavoro clandestino. Poteva sfruttare la purezza di quel momento per chiarire tutto, liberarsi dei suoi dubbi e purgare la propria mente.
    Non so cosa succederà nel tempo che ci separa dalle nozze…forse non è la cosa corretta… - portò la mano stava cingendo l’amata ad un taschino nascosto all’interno della propria mantella e da lì sfilò la lunga dorata catenina che rivelò infine un pendente dal brillante non dissimile dagli occhi di Astrid.
    Quella che nella vostra terra chiamano “Luna Piena”, mi è stato raccontato essere il gioiello degli sposi…l’ho creato perché tu lo indossi - sussurrò prendendo una delle estremità della catena fra le labbra e l’altra con la mano per andare ad agganciarle dietro il collo della Grafton.
    Perché non serve un matrimonio per dire che sei mia -sussurrò dunque direttamente al suo orecchio.
     
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    Dal suo punto di vista, nulla avrebbe potuto rovinare quel momento: non sapeva cosa si sarebbero ritrovati di fronte, una volta giunti ad Approdo del Re ed essendo loro tecnicamente ancora non sposati, per cui se il protocollo avesse imposto loro di non poter dormire nello stesso letto né avere alcun tipo di contatto al di fuori delle cerimonie ufficiali e degli eventi nobiliari, loro non avrebbero avuto alcun potere per poterlo impedire, salvo appunto il vedersi di nascosto al di fuori delle succitate occasioni.

    Forse era anche questo il fattore in grado di animare così tanto Astrid durante l’incontro tra le loro labbra, inebriata dal profumo di Vicare che per tutta risposta sembrava sì coinvolto… ma non tanto quanto lei. La cosa non mancò di metterla vagamente in allarme, ma tale sensazione negativa fu diluita dal rinnovato ricordo dei due soldati di guardia alla sua cabina. Che avesse timore di essere interrotto sul più bello da due armigeri armati? In realtà quell’ipotesi cominciò piano piano a sfumare quando si rese conto che la sua mano non avesse ancora abbandonato quella posizione piacevolmente pericolosa sull’interno coscia della ragazza: se avesse davvero temuto per la loro privacy, di certo non si sarebbe spinto fin là…

    Stava quasi per chiedergli se ci fosse qualcosa che lo turbava, quando tutto prese forma molto più chiaramente quando, dopo aver mormorato qualche parola sottovoce, Astrid lo vide sfilare un piccolo oggetto che, nella penombra della cabina, faticò ad identificare immediatamente… tuttavia il battito del suo cuore, da già veloce quale era, impazzì completamente e il fiato le si troncò direttamente in gola, accompagnato da un sussulto della mano nello sfiorare la superficie liscia di quella meravigliosa pietra incastonata in una catenina d’oro.

    Il suo sguardo si perse nel silenzio della cabina per qualche istante, accompagnato da qualche timido balbettio, mentre i suoi occhi si velarono di lacrime che si forzò di ricacciare indietro.

    “Vicare… tu sei impazzito" Mormorò con incredulità, mentre un sorriso si apriva sulle sue labbra senza che neppure se ne accorgesse
    "E'… è veramente stupendo, davvero, non me lo aspettavo...” Sussurrò, alzando successivamente lo sguardo e portandosi la mano del ragazzo contro il petto, in modo che sia essa che il ciondolo da lui amorevolmente realizzato potessero essere partecipi di quanto quel gesto avesse scatenato in lei l’amore che ardeva dentro di lei e che era chiaramente visibile sul suo volto raggiante ed entusiasta.

    “Giuro che non me l’aspettavo… e io invece di regali simili non ho nemmeno avuto modo di cercarne, non sai quanto ci abbia pensato nei giorni prima della partenza, ma mi è stato proibito di allontanarmi dal castello e… beh, avevo pensato d-di calarmi dalle mura ma…”

    Prendendo un profondo respiro, Astrid mantenne la mano di Vicare contro il suo petto e andò ad rannicchiarsi contro di lui, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi mentre con un esperto gesto della mano il Braavosiano andò a sistemare il gioiello attorno al collo della sua futura moglie.

    “Scusa, sto straparlando… probabilmente ho appena fatto una figuraccia, vero?” Riprese a dire con un mezzo sorriso mentre le sue gote prendevano fuoco, dopo essersi data un contegno in maniera tale da smettere di balbettare come una ragazzina in preda all’emozione, cosa che però effettivamente era.

    "Io sono tua"Confermò, ripetendo quella frase come un mormorio indirizzato al suo orecchio, portando nel mentre una mano sul suo fianco
    “... e tu sei mio. Qualunque cosa ci aspetti ad Approdo la affronteremo insieme. E’ quello che voglio, amarti ed affrontare il nostro futuro assieme senza permettere a nessuno di mettersi in mezzo.”

    Nelle parole di Astrid non c’era altro che una sincera verità, una convinzione più assoluta di cui cercò di dare prova con un secondo bacio ancor più appassionato del primo, a seguito del quale si ritrovò con la fronte poggiata a quella di Vicare, sorridendo come chi per la prima volta assaporava il dolce nettare dell’amore più sincero ed incondizionato.
     
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    Vicare accolse il calore della reazione di Astrid con crescente sollievo e soddisfazione. Tutto dal suono della sua voce alla luce dei suoi occhi indicava che era più che convinta della loro unione. Tutto indicava che i problemi ed i sospetti non erano che figli dell’immaginazione del Vorys e ciò, sebbene fosse un fatto degno di preoccupazione, Vicare riuscì a tenere lontano per il momento per godersi appieno i sorrisi di Astrid nella penombra della cabina.

    Non interruppe ne aggiunse nulla allo sproloquio della ragazza, limitandosi a sorridere e scuotere il capo quando lei provò ad insinuare di aver fatto in qualche modo una figuraccia.
    Le seguenti parole di Astrid suonarono esattamente come la risposta che Vicare sentiva il bisogno di sentire: una rassicurazione, una promessa. Tale crescendo emotivo non poteva che portare ad un nuovo appassionato bacio fra i due. Preso e motivato dalle parole dell’amata, Vicare si trovò ad afferrare fra le mani il volto di Astrid e quando riaprì gli occhi si trovò steso sul letto al suo fianco.
    Esattamente quello che voglio anch’io -disse fronte a fronte con l’andala - Sono felice ti sia piaciuto - sorrise rimirando la gemma splendere sotto il suo collo, scombinata dal loro abbraccio ma ancora perfettamente in sintonia con i suoi occhi celesti - e che tu abbia compreso cosa significa per me - proseguì infilando le mani fra il suo torace ed il materasso per legarsi a lei più saldamente - ti farò risplendere d’oro e di gemme più di qualsiasi regina…- promise tirandola nuovamente a se.
    Era evidente che non ci fosse bisogno di corrompere la compagna per dell’affetto, che lo scambio non avesse nulla a che fare con il loro amore, eppure il primo istinto di Vicare fu quello di promettere un infinito flusso di doni, di offerte. Gli sembrava il modo migliore di pagare per quel suo dubbio insensato ed immorale, quel suo peccato inconfessato.
    Aveva funzionato quella sera, perché non avrebbe dovuto funzionare anche in futuro?

    Proprio assaporando le labbra della promessa, Vicare si rese conto del sangue che aveva ripreso a scaldargli i sensi più inferiori e di aver iniziato progressivamente a posizionarsi sopra di lei.
    Scusa - sorrise scostandosi una volta resosi conto di essere entrato in contatto con il prezioso ventre - Dovrei probabilmente andare - le disse distogliendo per la prima volta dopo minuti lo sguardo dal suo volto - domattina saremo arrivati e…adesso dormiremo senz’altro meglio - la ringraziò stampandole un altro bacio ed iniziando ad issarsi su dal materasso.
     
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    Si sentiva stretta a Vicare più che mai, non solo fisicamente ma anche emotivamente: da Braavos, il loro amore aveva superato centinaia, forse migliaia di miglia… tutto per ritrovarsi in quella piccola cabina legnosa all’interno della nave che li avrebbe condotti verso il loro futuro. Rinchiusi tra quelle quattro mura avrebbero perfino potuto non rendersi conto del tempo che passava inesorabile, se solo avessero coperto con qualcosa le piccole finestrelle che permettevano il passaggio della luce nelle ore diurne. Certo, starsene là distesi su quello che a tutti gli effetti era un letto sì piuttosto grande ma pur sempre adattato alle ristrette dimensioni del veliero… beh, non era proprio il massimo della comodità, ma pur di stare col suo futuro marito, Astrid avrebbe accettato anche un pagliericcio di erba e paglia come compromesso.

    Poteva chiaramente percepire il calore di ogni sospiro esalato dal giovane direttamente sulle labbra e non rituffarsi immediatamente in un nuovo bacio fu una tra le più ardue imprese che Astrid dovette affrontare sin da quando avevano levato le ancore da Città del Gabbiano.
    “Vicare…” Mormorò non appena udita la promessa che il giovane braavosiano le fece nel buio della cabina.
    “Io non ho bisogno di pietre preziose o di oro per amarti. Io voglio te e soltanto te, il resto per me è tutto in aggiunta”

    Nella voce di Astrid non c’era menzogna né il sentore di qualche frase detta per circostanza: era chiaro che lei volesse lui e nient’altro e con la nascita del bambino che portava in grembo, quel sentimento non avrebbe potuto far altro che accrescersi esponenzialmente.

    La tensione corporea che era nel frattempo montata e che, oltre a portare i due a scambiarsi una serie di appassionati baci e dimostrazioni fameliche di desiderio reciproco, aveva fatto sì che pian piano il futuro compagno di Astrid si portasse quasi sopra di lei, a contatto col ventre della ragazza, dal quale si sottrasse… o per meglio dire tentò di sottrarsi, non senza un cenno di “disapprovazione” giocosa e maliziosa da parte della rossa, influenzata anche dallo sbalzo ormonale portato con sé dalla gravidanza e di cui effettivamente nessuno era stato così gentile da metterla al corrente.

    “Dovresti? E chi l’ha detto?” Sussurrò mantenendo una leggera presa sui suoi vestiti, in modo tale che non si sentisse né tirato né costretto a rimanere là con lei.
    “Potresti dormire qui, magari. Non penso che quelle due guardie là fuori abbiano intenzione di rivelarlo a qualcuno, a meno che non intendano perdere il proprio lavoro” Aggiunse immediatamente dopo, non senza rispondere comunque a quel bacio stampato sulle labbra da parte di Vicare.
     
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    Trattenuto dolcemente per la tunica, Vicare fece in tempo a mordersi la lingua prima di provare a fare alcuna menzione di Lord Gerold o di quello che avrebbe potuto pensare se avesse ricevuto certe notizie. Dopo tutte quelle romantiche promesse di amore imperturbabile avrebbe alquanto stonato negarsi una notte per timore del futur-suocero. Non aveva senso nemmeno dare importanza al matrimonio…innanzitutto a lui degli dei Westeros intimamente non gli fregava nulla e poi…la frittata era già fatta in fondo.

    Sorrise quindi ad Astrid prendendo consapevolezza con la loro decisione e la baciò nuovamente mentre oltre i limiti del letto le sue calzature si sfilavano per cadere con un suono secco sul pavimento del legno. Per una sera che aveva trovato momentanea serenità e felicità perché limitarsi in fondo?
    Potrei in effetti… - mormorò all’amata con i gomiti puntati accanto ai suoi fianchi - fermarmi a… dormire- capitolò maliziosamente portando le mani sulla sua camicia da notte iniziando a slacciarla.
    Si tenne per se anche i dubbi che aveva riguardanti i problemi di praticità che la gravidanza poteva comportare, era ormai un dovere approfittare del momento propizio.
    Apprezzò grazie alla poca luce i mutamenti che le curve di Astrid avevano subito dal loro ultimo incontro intimo.
    Aveva ragione Astrid: che sentissero e sapessero! Non c’era più confronto o giudizio fra quegli uomini e Vicare! Una volta sposato, avrebbe potuto anche rubare o ammazzare di fronte a quegli uomini e si sarebbero dovuti tenere tutto per loro.
    Seguendo l’onda passionale si sfilò rapidamente la tunica e proseguì a baciarle il viso ed il collo mentre strisciava fuori anche dalle braghe.

    Nel frattempo, la fiamma della candela sul comò soffocò ingolfata dalla cera fusa, lasciandoli alla mercé della poca luce lunare che filtrava attraverso le tende.
    La passione avrebbe soffocato il dubbio, Vicare ci contava, ma lo avrebbe estinto per sempre?

    Potrebbe essere il lieto fine, dimmi tu.
    Non ti avevo lasciato il codice per il pendente ancora, eccolo:
    CODICE
    <span>[IMG=il_570xN.922801160_dzxo]https://img0.etsystatic.com/121/0/6126379/il_570xN.922801160_dzxo.jpg[/IMG]<p>+10 attrazione +10 affinità vassalli +15 affinità Arryn , esclusivo degli originari del posto e/o ammogliati+8 prestigio</p> </span>
     
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    Vicare sembrava aver recepito il messaggio, ma Astrid – travolta dalle fiamme della passione condivisa dal suo amato – non resistette a stuzzicarlo un po’ di più: portando le mani sul suo volto, si lasciò andare ad un lungo bacio, a seguito del quale il rumore degli schiocchi tra le labbra dei due andò presto ad unirsi a quello degli strusciamenti dei loro corpi, seppur apparentemente ed inspiegabilmente ovattati, almeno dal punto di vista della giovane, la cui chioma rossa in penombra risultava indistinguibile dal resto delle sue vesti che ben presto cominciarono ad essere gentilmente rimosse dal suo compagno.

    “Dormire…”Ripetè quasi ammaliata dal contatto con la sua pelle, qualcosa che aveva desiderato per lungo tempo e che ora, dopo aver provveduto a propria volta a rimuovere gli impedimenti che ancora ostruivano le mani di Astrid, finalmente poteva dire di aver ritrovato.

    Non si rendeva davvero conto di quanto effettivamente si potesse vedere di quello che una volta era il suo corpo e che in quel momento risultava quasi del tutto irriconoscibile, almeno per lei: le libbre in eccesso, il ventre gonfio e le curve decisamente più accentuate erano ancora elementi che non mancavano occasionalmente di farla sentire stranita, sebbene con molta meno frequenza di quanto non accadeva nelle prime fasi della gravidanza, quando ogni minimo cambiamento sul suo corpo era vissuto con ben più ansia e smarrimento.

    Tutto ciò sembrava comunque non avere importanza, almeno in quella particolare occasione: ciò che voleva era Vicare, il cui orlo dei pantaloni cominciò ad essere seguito dalla punta di indice e medio da parte di Astrid, come ad invitarlo a liberarsi anche dell’ultimo indumento che lo separava dalla prima notte di passione assieme alla futura madre di suo figlio dopo tanto, tantissimo tempo.
    Astrid, da parte sua, non aveva ben idea di come sistemarsi, il ventre costituiva un ostacolo tutto sommato trascurabile, ma tutto dipendeva da come Vicare fosse più comodo. Di concreto, per il momento, non c’erano altro che la penombra della cabina finalmente riempita da sospiri volutamente controllati e dallo sfregamento dei loro corpi.
     
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    I corpi ora nudi degli amanti poterono imprimersi l’uno contro l’altro risvegliando la memoria tattile e sincronizzando le rispettive temperature. Il corpo intero di Vicare si fece mano impegnata a sentire le superfici e misurare la forza dei muscoli che gli sottostavano.
    …tutte le volte che ti ho sognata… - mormorò in maniera sconnessa con le labbra abbandonate contro il suo viso.
    L’idea di Astrid era spesso stata come la luce di un faro nei momenti più scuri del suo viaggio, era in quei momenti che l’amore di Vicare si era contaminato?
    Al tempo del loro primo incontro da parte del Vorys non vi erano state aspettative, nessun bagaglio emotivo pregresso. Quante cose erano cambiate!

    Non volendo compromettere il grembo di quella che presto sarebbe stata una madre, Vicare le scivolò nuovamente di fianco ma stavolta non per osare un distacco da lei.
    Continuando a tenere il viso saldamente attaccato a quello dell’andala, Vicare la spostò con saldezza affinché anche lei giacesse sul fianco dando le spalle al braavosiano.

    Oltre all’attrazione fisica, rimaneva in comune all’episodio che gli aveva precedentemente uniti il gusto del proibito o del non-convenzionale. Specialmente per Vicare, che si era raramente ribellato alla famiglia, l’idea che Astrid fosse disposta a contravvenire così tante regole del suo mondo per stare con lui era una potente rassicurazione. Le guardie ed i marinai avrebbero potuto sentire od intuire, ma per lei ciò significava nulla.

    Quella nuova posizione, pur salvaguardando la sicurezza del ventre di Astrid, rendeva sicuramente meno semplice il contatto visivo e costrinse Vicare ad una strana torsione del collo per andare a ricercare le labbra dell’amata. Pronti? mormorò interrogativamente premendo il petto contro la sua schiena ed il bacino contro le sue natiche. Se gli sguardi faticavano ad incontrarsi, le mani di Vicare si ritrovarono invece avvantaggiate nel raggiungere quasi ogni destinazione ma, anziché muoversi mosse da curiosità o in esplorazione, avvolsero e strinsero come serpenti, consolidando la vicinità dei corpi.
    Come due lastre di metallo semi-fuso, si sarebbero fusi con un solo colpo di martello, gesto finale che Vicare avrebbe compiuto senza indugi al segnale di Astrid.
     
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