Acciaio di Valyria- Forgiare l'Acciaio Vicare

Chiamata del Fato Vicare

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  1. Il Duca di Plexiglass
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    Alfiere

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    No babbo! - squittì il bambino vendendo il padre tramortire il suo unico amico. Provò a strattonare il genitore per le braccia, sperando che questo si rendesse conto delle sue azioni ed andasse a soccorrere l’uomo che aveva appena mandato a mollo, ma invece furono quelle braccia a prendere Vicare di peso e a caricarlo sulle spalle di Mantore.
    No! No! -continuò a urlare sempre più disperatamente battendo i pugnetti sulla schiena del genitore mentre vedeva l’uscita della caverna (da così poco riconquistata) allontanarsi di nuovo gradualmente. E tornava il caldo e tornava l’oscurità…tornavano i suoni martellanti del cuore maledetto di quel monte e tornavano i miasmi di una Valyria che non si era rassegnata a morire definitivamente.
    Il sole velato ed opaco che si rifrangeva nelle bolle asfissianti di vapore all’esterno sembrava nuovamente svanire e diventare un ricordo addirittura positivo, ma perché qualsiasi posto sarebbe stato migliore che quell’inferno…qualsiasi posto sarebbe stato meglio che con suo padre.
    I cadaveri sembravano moltiplicarsi, si erano nascosti al buio fino ad allora o suo padre aveva davvero fatto una carneficina? Suo padre? Com’era possibile che quell’uomo fosse sangue del suo sangue, suo diretto artefice?
    Quando quell’uomo tentò di tranquillizzarlo, Vicare aveva quasi esaurito la voce urlando e le numerose lacrime, che evaporavano ancor prima di attraversargli il volto, lo opportunatamente accecavano, evitandoli ulteriori visioni macabre.
    Venne infine posato su un tavolo dorato, abbandonato alla cruda realizzazione che poteva avvenire solo staccato da quel corpo una volta familiare e rassicurante: era solo.
    Aveva creduto di non esserlo per la sua breve vita, ma era stata evidentemente un’illusione dell’infanzia; lui era solo, forse lo era sempre stato e probabilmente lo sarebbe stato fino al suo ultimo respiro. Le persone bollite quella mattina nel Mar fumante, i marinai che avevano avuto la propria testa schiacciata o la gola tagliata erano certamente morti da soli e Vicare, in quel momento, ebbe per la prima volta la sensazione di non essere diverso da loro. Pensava, a differenza di quei poveretti, di avere un papà, di essere quindi protetto in quell’avventura.
    Che errore.
    Si grattò gli occhi per provare a dissolvere la foschia, ormai dovevano essere rossi come il sangue che scintillava sulla lama di Mantore. Lo vide blaterare con lo sguardo folle sul taccuino e sulle pareti della caverna. Non sapeva cosa fosse meglio pensare: che davvero suo padre fosse disposto a ucciderlo per ottenere un segreto di Valyria o che fosse “semplicemente” impazzito per i fumi della caverna o per delle iscrizioni maledette su quei taccuini…quale delle due ipotesi lo angosciava di meno? E’ peggio sapere di essere figli di un folle illuso o invece di un uomo che nella sua determinazione ammette di non averti mai realmente amato?
    E l’ancor più pressante dilemma: cosa farsene? Ora che aveva capito che sarebbe morto come quei marinai per mano di quello che era stato il suo punto di riferimento per tutta la vita…cosa avrebbe dovuto fare? Chiudere gli occhietti, alzare il mento e sperare che il padre potesse trovare realmente soddisfazione nell’ucciderlo o aggrapparsi alla vita come quel marinaio si era aggrappato alla caviglia di Vicare un’oretta prima?

    Si guardo attorno con un ultimo singhiozzo: il tavolo era alto, il terreno accidentato, i cunicoli bui e le sue gambe erano corte, stanche e maldestre…semplicemente zompare giù e fuggire non lo avrebbe portato lontano. Doveva in qualche modo rallentare il Vorys anziano.
    Lo sguardo schizzò verso il fuoco scoppiettante, la via di fuga e di nuovo verso Mantore ed il coltello che impugnava.
    Papà - pigolò; doveva inventarsi qualcosa, ma come? Aveva visto con convinzione draghi tutto il giorno, perché non avrebbe dovuto poterlo fare “A comando”? Certo, Mantore non si sarebbe spaventato per un drago, lo avrebbe immediatamente attribuito alla fervida immaginazione del bambino…cosa mai avrebbe potuto temere?
    Gli uomini-bestie! - strillò balzando in piedi sul piano dorato una volta che il padre si fosse avvicinato a sufficienza - Son tornati! - puntava l’indice verso una delle parti più oscure della caverna.
    Non la più sofisticata delle idee, ma gli sarebbe bastato far voltare un momento il padre per potergli saltare addosso. L’idea era quella di aggrapparsi alla camicia che il Vorys indossava a mo’ di bandana sul capo (ma anche ai suoi capelli o ad un suo orecchio, il piccolo non contava certo sulla propria precisione) per riuscire al contempo a rallentare la propria caduta a terra e far perdere l’equilibrio al padre tramutatosi in orco malvagio.
    Dopodiché avrebbe dovuto correre a nascondersi, cercare proprio quell’oscurità che aveva temuto per farne il proprio rifugio.
    Ma un piano raramente sopravvive al campo di battaglia e Vicare non solo non era Napoleone, era proprio un bambino.
    Per l'inganno "Hey guarda là"...non sono sicuro quali stat abbia a disposizione, qua metto quelle da scheda
    CITAZIONE
    Diplo: 122
    Marz: 50
    Intr: 22
    Attraz: 42 (ho escluso tutti gli oggetti ovviamente)

    Ho incluso la marzialità in caso si voglia considerare la fuga roccambolesca come un attacco.

    Escluso l'ultimo rigo son 760 paroline
     
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10 replies since 11/3/2022, 09:53   257 views
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