The aftermath

Libera Jayna Westerling - Erwin Banefort

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    Jayna Westerling • 11 ottobre 285 A.A., mattino inoltrato • Vecchia Spiga, Westerlands • Post I
    Jayna era arrossita quando, nel momento in cui era riemersa dal cunicolo assieme ad Erwin, le truppe avevano esultato. Era al centro dell’attenzione e all’improvviso si era resa conto di quanto fosse… poco presentabile, dopotutto aveva marciato con i soldati, non aveva dormito per tutta la notte e aveva più volte compiuto azioni che le avevano sporcato il vestito. Avrebbe voluto solo farsi un bel bagno e cambiarsi d’abito.

    Meno male che, nell’esplorare il municipio per vedere se c’era qualcosa di utile, avevano trovato un catino, e lei aveva potuto rilassarsi e lavarsi come si deve. Si era dovuta accontentare dell’acqua fredda, ma era sempre meglio di niente, e si sentiva decisamente meglio e più pulita, persino rinvigorita.
    Per sua fortuna si era portata un cambio - perché non si poteva mia sapere - e ora si rimirava davanti ad uno specchio che aveva visto giorni migliori. L’abito color rame era estremamente semplice, con solo un ricamo dorato sui bordi del collo e attorno ai fianchi in guisa di fascia o cintura. Aveva lasciato sciolti i capelli, che una volta asciugati erano di nuovo mossi, e aveva acconciato le ciocche davanti in una treccia per evitare che le finissero sugli occhi.

    Una volta fuori dalla piccola stanza che aveva preso per sé nel municipio in attesa di poter ritornare al Crag - lei avrebbe voluto farlo immediatamente dopo aver scoperto che Erwin era ferito, ma doveva ammettere che aver potuto farsi un bagno era stato un lusso non da poco in quel frangente -, Jayna raggiunse la stanza che avevano dato ad Erwin, non molto lontano dalla propria.
    Bussò, perché le buone maniere erano lo specchio di una buona lady, ed entrò solo quando il cugino le avrebbe detto che poteva farlo, richiudendo la porta dietro di sé.
    Gli sorrise, genuinamente contenta di vederlo. ”Abbiamo vinto! Ancora non ci credo, faccio fatica ad interiorizzarlo. Symann è stato un osso duro, ma ce l’abbiamo fatta” Parlava al plurale, Jayna, in quanto l’aiuto del cugino era stato fondamentale e lei lo sapeva. Voleva evitare che tra i propri soldati e quelli di lui, tristemente in minoranza, scattasse una scintilla dettata dal desiderio di far vedere chi era il migliore, come cani che si contendevano l’osso, e il modo migliore che conosceva era dare a tutti un minimo di ciò che desideravano.
    ”Come stai, Erwin?” chiese, poi, preoccupandosi sinceramente per lui. Era parte del suo stesso sangue, quello dei Westerling, era qualcosa che le veniva naturale.

     
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    Il giorno della vittoria sui disertori aveva aggiunto una scarica di adrenalina a tutti i presenti. Le ferite erano state molte ma il battaglione di Erwin aveva perduto soltanto un uomo e ciò rendeva, almeno numericamente, la campagna un grande successo militare. Il comandante, ferito, si era rifugiato nel municipio della città ove gli era stata assegnata una stanza in quanto carica massima dell'esercito "aiutante".
    Le cure della guaritrice cercarono, nelle ore immediatamente successive, di lenire la pena per la ferita al volto. Quanto meno il cambio della fasciatura ebbe l'effetto positivo di rinfrescare la ferita e far si che non facesse infezione. Quello sfregio sul viso lo avrebbe accompagnato per tutta la vita ma sarebbe anche stato il simbolo del suo valore e, certamente, un monito per i propri nemici. Chi sa soffrire sul campo di battaglia viene temuto.

    In realtà Erwin non ragionava su quello. Il suo principale pensiero andava a Jayna ed a quanto il suo esercito fosse stato decisivo. Lei stessa, nonostante non fosse una guerriera, aveva avuto un ruolo di primo piano tanto che le acclamazioni per la vittoria si erano rivolte soprattutto a lei. Era chiaro come nel futuro Ovest avrebbe svolto un ruolo decisivo, e di questo Erwin era certo.

    Quando sentì bussare alla sua porta sperò, ardentemente, che si trattasse di lei. Si alzò dal giaciglio di fortuna che aveva allestito, Erwin vestiva una tunica color porpora ed il suo viso era fasciato in maniera molto invasiva al fine di coprire la ferita per non esporla ad agenti esterni.
    «Avanti.» Disse ed i suoi occhi si illuminarono nel vedere la cugina fare capolino oltre la soglia della porta. Aveva legato i lunghi capelli biondi in un modo molto elegante e si stringeva in un abito lungo color rame. Erwin la trovò bellissima e quasi faticò a risponderle. Finse un colpo di tosse per riscuotersi.

    «La guaritrice sostiene che la ferita sia grave ma pare sia stato fortunato. Quanto a me non sembra abbia la febbre. In ogni caso, sto bene.» Spiegò sorridendole in maniera accennata per poi far calare un imbarazzante silenzio che durò solo qualche secondo.
    «Ti inviterei a sederti ma, come vedi, non ci sono sedie.» Disse con un lieve imbarazzo ed in effetti quella stanza era molto spoglia.
    «Tu come stai, Jayna? Immagino che la vittoria ti abbia resa euforica.»

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    Jayna Westerling • 11 ottobre 285 A.A., mattino inoltrato • Vecchia Spiga, Westerlands • Post II
    Osservava il viso pesantemente fasciato di Erwin e non poteva non preoccuparsi per lui: anche se non aveva le competenze mediche per poter dare un giudizio completo, dubitava che non gli sarebbe rimasta la cicatrice ed era sinceramente dispiaciuta per lui.
    ”La guaritrice sostiene che la ferita sia grave ma pare sia stato fortunato. Quanto a me non sembra abbia la febbre. In ogni caso, sto bene” disse lui con un piccolo sorriso appena accennato, a volerla rassicurare sul suo stato di salute.
    ”Sono contenta. Nonostante l’entità della ferita, ho lo stesso avuto paura. Chiamami sciocca, ma è così” rispose Jayna, ricambiando il sorriso.
    Il silenzio un po' imbarazzante che calò successivamente venne interrotto dal cugino, che volle scherzare sulla mancanza di sedute presenti nella stanza spoglia. ”Ti inviterei a sederti ma, come vedi, non ci sono sedie”
    Il sorriso della Westerling si allargò, addolcendo i lineamenti. ”Non importa, posso accontentarmi” La notizia che Erwin stava bene, che non aveva la febbre e che si stava rimettendo in sesto valeva la pena di rimanere un po' in piedi.
    ”Tu come stai, Jayna? Immagino che la vittoria ti abbia resa euforica” le chiese lui, e lei annuì.
    ”Si, sono sinceramente felice della nostra vittoria. Io ho fatto poco, in realtà, a malapena so usare un pugnale e difendermi con uno scudo; ho solo cercato di dare il mio contributo ove possibile, di guidare i miei uomini secondo logica, ma ho fatto molto affidamento su Ser Saffron che è stato la mente e il braccio di questa operazione militare. Con il vostro prezioso contributo, naturalmente.
    Per cui si, sono euforica, ancora non mi sembra possibile di aver fatto parte di una incursione militare e, anzi, di averne guidato una parte. Alle volte mi scopro star sorridendo al nulla, solo perché sono contenta per come la situazione si è risolta, nonostante le perdite che abbiamo subito.
    Tu invece?”


     
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    Erwin Banefort • 11 ottobre 285 A.A., mattino inoltrato • Vecchia Spiga, Westerlands • The aftermath
    Erwin non avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione del genere tanto presto. Nei primi anni della propria esistenza non aveva viaggiato quasi per nulla all'esterno dei possedimenti di famiglia. Stava, invece, accadendo tutto molto più velocemente di quanto avesse previsto: aveva condotto un piccolo manipolo di uomini, aveva combattuto in battaglia ed era rimasto ferito gravemente. Erano esperienze certamente molto forti che avrebbero pesato sull'animo di Erwin e capì in quel frangente che quel carico così pesante lo stava rendendo più adulto. Diede ascolto a ciò che Jayna disse riguardo la battaglia e non poté non sorridere mestamente.
    «Non siamo poi così diversi, forse me la cavo meglio con la spada ma, sai, non aveva mai condotto uomini sul campo di battaglia.» Le disse immaginando che quell'informazione le fosse già nota. Sospirò prendendo qualche secondo e continuando a guardarla con i suoi occhi azzurri. Nonostante le grandi imprese compiute in quei giorni non si sentiva realmente euforico. Era come se il suo animo fosse imperturbabile anche riguardo quelle questioni, esattamente come sul campo di battaglia. Sentiva il peso della responsabilità e ciò non gli consentiva di rilassarsi e godersi alcun momento.
    «Bè, non la chiamerei esattamente euforia. Il mio cuore sa bene che questo è solo l'inizio...» Confessò lasciando trasparire una certa ambizione nelle sue parole.
    «Dimmi, Jayna, è molto tempo che non ci vediamo. Come sta tua madre?.» Le chiese con un certo interesse sapendo che probabilmente non avrebbe risposto con la stessa dovizia di particolari e nemmeno con lo stesso spirito gagliardo con cui aveva affrontato l'ultimo argomento.
    «Immagino che anche voi stiate vivendo con apprensione questi giorni. La situazione politica sta mutando in maniera irreversibile. Ti confesso che tutto ciò non mi tranquillizza affatto.»

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    Edited by Hatrax - 22/11/2022, 09:31
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    Jayna Westerling • 11 ottobre 285 A.A., mattino inoltrato • Vecchia Spiga, Westerlands • Post III
    Jayna annuì alla prima risposta di Erwin. Poteva capire, anche per lei era stato tutto nuovo e si era molto fidata e appoggiata a Ser Saffron per il piano da seguire, anche se aveva cercato di dare il suo contributo da profana.
    ”Sono consapevole che questo non è che l’inizio, questa guerra ci ha lasciato privi di guida e ora ci muoviamo in ordine sparso, in balia della tempesta e delle onde che rischiano di travolgerci. Temo anche io che questo non sia che l’inizio per tutto l’Ovest, e noi, invece di rimanere uniti, non facciamo altro che puntarci contro il dito come cani affamati che competono per un osso…” Fece una piccola pausa, come a voler lasciar passare quel momento di tristezza. ”Tuttavia, questa vittoria è un primo passo verso una nuova unità e di questo dobbiamo festeggiare, essere euforici. Non credi?” Inoltre, per lei che aveva basato tutta la propria esistenza sulle capacità intellettive, amministrative, di parola e di dialogo, una battaglia militare vinta anche con l’aiuto della diplomazia meritava di venire celebrata.
    Però poi Erwin le chiese di sua madre e Jayna sembrò quasi spegnersi. ”Fisicamente bene, anche se un po' provata dalla gestione del Crag; sebbene io le abbia chiesto più volte di non farsi scrupoli a chiedermi aiuto perché l’avrei supportata più che volentieri, lei ha voluto farsene quasi interamente carico, appoggiandosi a Maestro Waylar e Ser Saffron quando necessario, ma mai su di me. Sul piano psicologico ed emotivo… beh, la lontananza di mio padre pesa molto, e si capisce che è preoccupata per la sua incolumità e per il nostro futuro. Il fatto che le lettere fatichino ad arrivare non aiuta”
    Jayna fece una piccola pausa, cercando di trattenersi altrimenti sarebbe scoppiata a piangere davanti al cugino. ”E invece i tuoi? Come stanno?” La madre di Erwin, Mirella, era una Westerling, sorella di Lord Gawen suo padre e il suo stato di salute le era caro essendo “di famiglia”.
     
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    Erwin Banefort • 11 ottobre 285 A.A., mattino inoltrato • Vecchia Spiga, Westerlands • The aftermath
    Poteva esserci tra Erwin e Jayna una correlazione? A vederli in quel modo non sembravano così distanti, eppure che cosa erano esattamente? Probabilmente più che parenti ma ancora non abbastanza amici. Lui sentiva di doverla proteggere, come se ciò fosse un dovere inevitabile, un voto infrangibile. Eppure, perché avrebbe dovuto interessarsi tanto a lei? In fondo erano molto diversi e, probabilmente, da quella vita volevano cose differenti. Erwin aveva delle ambizioni importanti che non potevano essere soffocate né, tanto meno, affrettate. Erwin era un sognatore, era diventato un uomo che aveva bisogno di qualcosa che andava oltre ciò che lo circondava. Jayna, invece, sembrava attaccata materialmente alla sua condizione, rassegnata a quella realtà. Dunque per quale motivo era così interessante per Erwin? A questa domanda era impossibile rispondere, almeno in quel momento. Il Banefort provava dei sentimenti contrastanti e si stava facendo condizionare da essi. A mano a mano che il tempo passava si rendeva conto di quanto avesse bisogno, anche solo in maniera indiretta, di un confronto diverso da quello che aveva di solito.
    A pensarci bene quella era la sua prima campagna militare. Un evento che lo aveva allontanato dalla monotonia della corte, dagli allenamenti, dalle interminabili lezioni e che lo stava mettendo innanzi ad una prova da affrontare. D'altro canto nemmeno un aquila sa di poter volare finché non spiega le ali. Erwin era così: ossessionato da un sogno, ancorato al suolo dalle emozioni, ma anche profondamente immaturo e testardo. Il suo orgoglio gli impediva, e questo era atto d'immaturità, una riflessione autocritica sulle proprie scelte. In quei frangenti, a dir la verità, aveva compreso quanto il peso delle scelte potesse farsi sentire: non era una sciocchezza decidere il destino degli uomini, guidarli sul campo di battaglia e decidere vita o morte di alcuni. Forse per questo motivo Jayna era tanto importante per lui: gli occorreva un contrappeso che lo tenesse con i piedi per terra e che lo facesse crescere.
    Tale condizione non era certo una scelta, almeno non consapevole. Era come se le stelle avessero guidato quel percorso mettendo sulla sua strada una Jayna che guardava con concretezza la realtà. Agli occhi di Erwin, la ragazzina bionda innanzi a sé era un uccellino che non riusciva ancora a spiccare il volo e che i predatori cercavano come un pasto delizioso. Eppure, questo era un dato di fatto, si era distinta in vari momenti facendosi anche valere, ma la sua preoccupazione per le situazioni familiari la riportava con i piedi per terra. Da cosa derivava il suo potere? In genere, senza dover aprire un dibattito eccessivo, il potere non deriva dalla forza propria ma viene concesso da altri. Dunque Erwin credeva che, da quel momento in poi, la legittimità di Jayna, a causa delle disgrazie familiari, potesse essere messa in discussione o, addirittura, sgretolarsi. Ciò sarebbe stata una tragedia non solo per lei ma per l'Ovest intero se ad approfittarne vi fosse stato un Lord con una visione ridotta delle cose.

    Così Erwin la guardò incuriosito mentre completava la metafora dell'osso e dei cani.
    «Sono d'accordo, e ciò è triste. Tuttavia non abbiamo ancora ottenuto l'osso, ed è questo che non mi permette di essere euforico» In quell'affermazione c'era molto di Erwin. «La verità è che a nessuno basta ciò che già si possiede, tutti cercano di sottrarre di più agli altri. Sono, però, convinto che soltanto chi ha una visione delle cose, un progetto vero, avrà il favore degli dèi e potrà prevalere sugli altri.» Se quello era un gioco il giovane comandante parlava come uno dei partecipanti.

    «Immagino che non dev'essere semplice gestire una regione bella e complessa come il Crag.» Disse infine quando Jayna parlò di sua madre.
    «I miei genitori stanno bene, per fortuna. La sconfitta in guerra ha rischiato di farci sparire, ma siamo sopravvissuti ed è ciò conta.» Tagliò corto alla domanda perché non era un argomento che realmente sembrava interessargli, né di disquisire né di udire opinioni altrui.
    «Dimmi Jayna, secondo te l'Ovest ha speranza di essere unito sotto un'unica bandiera?»

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    La giocatrice di Jayna ha confermato che può essere chiusa.

    Jayna ottiene:

    +1 punto Albero Qualità
    +2 affinità Erwin Banefort

    Erwin ottiene:

    +1 punto Albero Qualità
    +2 affinità Jayna Westerling

    Hatrax Queenie_


    Edited by Strongold - 27/1/2023, 18:57
     
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