Combatterete per Me?

"E i mercanti non ti hanno fatto problemi per merci così... particolari?"

Swenn annuì con un calmo sorriso.

"Nessun problema, padrone. Ho spesso gestito scambi di questo genere; per di più i signori che mi avete concesso come scorta, mi hanno aiutato ad evitare inutili lamentele."

Dagon annuì, il suo sguardo perso nel vuoto mentre ascoltava il resoconto dell'eunuco. Aveva mandato il suo recente acquisto ad occuparsi della disposizione dei beni che avevano trovato sulla Solstizio. Lui non aveva la parlantina tipica dei mercanti e, specie in un momento come quello, non aveva voglia di sentire un branco di stronzi tirare sul prezzo. Un'improvvisa fitta al fianco gli strappò un lieve gemito di dolore che riportò la sua attenzione a problemi più imminenti: la ferita che aveva riportato durante lo scontro col bestione continuava a sanguinare e ora stava macchiando le bende che aveva apposto sopra per tamponarla. Swenn notò il suo malessere e seguì lo sguardo del pirata sul fianco di lui.

"Non vorrei essere impertinente ma credo che dovreste trovare un guaritore al più presto!"

Respirò profondamente, ricacciando indietro il dolore ancora un poco.

"Sì, tranquillo... ho tutto sotto controllo..."

"Capitano!"

"Ah Eimar! Li hai radunati?"

Si era rivolto all'Uomo di Ferro che gli si era fatto vicino. Il suo secondo in comando era uno dei pochi isolani rimasti che l'avevano seguito nel suo viaggio per le Stepstones. Cosa che non manco di fargli notare.

"Sì, ci aspettano sulla spiaggia, ma... senti la situazione non mi piace: gli stranieri superano i nostri di più del doppio ormai e molti di loro sono schiavi o prigionieri braavosiani. Quanto passerà prima che si ribellino contro di noi ?"

Mentre gli riversava addosso le sue preoccupazione, il trio cominciò lentamente a muoversi. Una smorfia era perennemente presente sul volto del Greyjoy, che percepiva una stilettata ad ogni passo che compieva. Doveva solo arrivare alla spiaggia. Poi tutto si sarebbe sistemato.

"Sta tranquillo... io... ho un'idea che potrebbe funzionare..."

"Idea? Che cosa hai in mente?"

"Vedrai... per il momento devi solo avere fede..."

Le sue labbra si mossero in un ghigno per un breve momento, sorridendo ad una battuta che solo lui poteva capire. Dopo qualche minuto passato ad arrancare, il gruppetto raggiunse finalmente la spiaggia dove la totalità del suo equipaggio, sia i veterani che le nuove reclute, era stanziato. Dagon si fece avanti, stringendo i denti per non mostrare dolore, mentre Eimar e Sween si univano al resto della folla.
Il capitano scrutò in silenzio per qualche istante la ciurma prima di parlare.

"Vedo un sacco di facce nuove oggi... e questo è un bene! Anche se alcuni probabilmente pensano il contrario: ex schiavi, prigionieri che poche ore fa lavoravano per qualcun altro... siete tutti persone molto diversi e probabilmente mai avreste immaginato di finire a servire su una nave pirata. Ma vi posso assicurare che sarete trattati come qualsiasi altro membro del mio equipaggio finché combatterete al mio fianco... e a quello del Dio Abissale."
Prese un attimo di pausa per tirare un respiro. Stava diventando sempre più difficile ignorare il dolore che gli dilaniava il fianco.

"So che sentir parlare un pirata di... dei e religione sia un po' ridicolo; io stesso avrei sputato su questi tipi di discorsi fino a poco tempo fa: pur di allontanarmi dal Dio Abissale, ho rubato una nave e l'ho riempita di traditori. Eppure... in questa acque straniere Lui ha trovato me e mi ha mostrato la vera forza di chi è disposto a razziare in suo nome!"

Schioccò la lingua e sulle sue labbra comparve l'accenno di un sorriso.

"Ma so bene che le parole non contano un cazzo... ho sempre preferito ciò che posso vedere."

Si tolse con calma la camicia e poi le bende insanguinate, rivelando a tutti la gravità della sua ferita: un profondo taglio era presente sul suo fianco, lì dove lo spadone del nemico l'aveva colpito. Gli occhi più attenti avrebbero potuto notare che la carne esposta aveva già iniziato a secernere del pus.
Senza aggiungere altro diede le spalle alla folla e si incamminò a passo deciso verso il mare. Ad ogni passo l'acqua si alzava sempre più fino a toccare la carne viva della ferita e, infine, a sommergerlo. Nemmeno lui seppe quanto tempo rimase là sotto: la forza rinvigorente che l'acqua di mare pareva dargli era fin troppo inebriante; se non avesse avuto la necessità di respirare sarebbe rimasto là sotto per sempre.
Tornò in superficie respirando a pieni polmoni, nessuna fitta a tormentargli il fianco. Quando fu tornato sulla riva tutti i presenti avrebbero potuto vedere il miracolo avvenuto sott'acqua: la ferita era scomparsa, completamente richiusa e solo una cicatrice stava a testimonianza dell'enorme taglio che gli aveva lacerato la carne. Allargò le braccia alzando la voce.

"Questo è il potere di chi ha il favore del Dio Abissale! Servitelo, combattete con me e conoscerete la vera forza! Il mare apparterrà a voi! VOI SARETE IL MARE!"