Condottiero
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Cambiare aria era ormai diventata una necessità per Eldridge che quel giorno si ritrovò a passeggiare per la grande Strada dell'Acciaio, una zona di Approdo ricca di botteghe.
Un luogo dove poter acquistare qualsiasi cosa, con la giusta somma di denaro.
Non era la prima volta che il Langward vi metteva piede e, camminando, ricordò molto bene quel luogo, un tempo in rovina. Ricordò la distruzione di quella strada, le macerie, i volti anneriti dei poveri bambini che deambulavano in cerca di cibo o di qualsiasi altra cosa che potesse tornargli utile.
Ricordò anche quando offrì a quei due ragazzini dei Dragoni… si sentì felice al solo pensiero e ciò lo mostrò sorridendo, mentre pian piano percorreva quella larga via.
Eldridge vide alcuni bambini giocherellare, scorrazzando a destra e sinistra. Pensò a quant’era bello giocare a nascondino nei giardini di Fortezza Langward. Pensò alla sua infanzia. Pensò a quant’era bello essere bambini, a quant’era bello essere spensierato.
Una nota di malinconia cadde sul sorrisetto del ragazzo, abbassando la mezzaluna che aveva stampato sul volto. Non rimaneva nient’altro che una linea ferma e due occhi grigi come la pietra. Lo sguardo guardava in basso.
Serviva distrarsi il prima possibile.
Si convinse Eldridge, ripudiando qualsiasi pensiero negativo.
Scosse la testa. Non avrebbe permesso che quella giornata serena, lontano dalla Corte venisse annerita dalla sua persistente negatività, che, puntualmente invadeva i suoi pensieri.
Che brutto pensare così tanto… era solo lui o o anche altri si sentivano così?
“Forse sono pazzo” Si chiese lo studioso.
I suoi pensieri continuarono su questa strada, fino a scontrarsi con uno in particolare.
“Se tutti fossero incapaci di pensare…Tutte queste guerre… questo pericolo… esisterebbero?... Sarebbe forse un mondo migliore? Se smettessimo di pensare... saremmo comunque persone?... Probabilmente no… nessuno saprebbe di essere, di esistere… sarei una cosa qualunque?… Forse un sacco di carne senz’anima… un pupazzo senza fili… ”
Improvvisamente le continue e profonde riflessioni del ragazzo vennero interrotte.
<< Ma cosa fai? Guarda dove vai! >>
Eldridge alzò lo sguardo grigio e vide davanti a sé una donna. A giudicare dalla sua espressione sembrava seccata. In mano teneva alcuni tessuti dai vari colori. Altri erano invece caduti per terra.
<< V-Vi chiedo scusa. Ero immerso nei miei pensieri… dovrei guardare di fronte a me… vi prego perdonatemi. Ecco >> Il giovane raccolse i tessuti caduti, chiedendo perdono.
“Ma… che belli…” Pensò accarezzando la stoffa. << Siete una Sarta, non è così? Questi colori sono molto belli. Sapete… mi piacerebbe imparare qualcosa… lavorare, tessere… creare >>
<< Ma come parli? Con me puoi usare il tu, ragazzo. Non siamo mica lassù, in quel castello di pietra. Siamo quaggiù, tra le persone comuni >>
<< Beh si ma…- >>
<< Forza. Farò come mi hai chiesto. Lo vedo anche da come ti vesti, hai buon gusto… questa è una materia che potrebbe interessarti. Hai detto di voler creare, magari un giorno. Beh sappi che per farlo bisogna sapere. Sapere le cose giuste. Per esempio devi sapere che qua a Sud utilizziamo alcuni tipi di materiale per creare indumenti… al Nord le cose sono ben diverse.
Qui fa caldo… la fa freddo. Ci vestiamo in modo diverso ragazzo. >>
Disse la Sarta introducendo un po’ l’argomento, mentre camminava al fiando del Langward con in mano i tessuti piegati.
<< Certo... lo so... posso immagin- >>
<< Forza. Entra. E’ qui che lavoro. Ero uscita qui vicino giusto due secondi.
Allora?… >>
Eldridge, nuovamente interrotto, entrò nella bottega gestita dalla donna. Un luogo colorato e molto disordinato. Il ragazzo poté notare diversi manichini in legno.
<< Stavate parlando dei materiali utilizzati per creare gli abiti. Quindi là a Nord utilizzano diversi materiali? Tipo? >>
<< Beh sì, ragazzo. La Neve… il freddo. Usano pellicce di orso… di cinghiale, molto più pesanti di quelle che usiamo noi. Hanno bisogno di stare al caldo. Io posso insegnarti solo le cose che faccio. Non lavoro materiali così pesanti. Prova a chiedere ad una Sarta del Nord… se andrai laggiù un giorno…
Ma come ho detto, qui usiamo materiali più leggeri… per esempio utilizziamo la seta ricavata dalla bava di baco. Loro sbavano, la loro bava si solidifica ed ecco la magia >>
Il Langward fissò la donna, la sua espressione era visibilmente schifata. Bava di bachi? Ma che schifo!
<< Come?… bava?... Ma è disgustoso >>
<< Disgustoso? Ragazzo, non fare lo schizzinoso, la Seta è un materiale molto pregiato… andiamo avanti.
Utilizziamo, oltre alla tua amata seta… la lana di pecora, ricavata dal vello delle pecore appena tosate. Il vello viene ben pulito e strigliato e successivamente utilizziamo un pettine a denti di ferro per sbrogliare le fibre e renderle uniformi. Così facendo la filatura risulterà più semplice.
Altre fibre le possiamo ricavare dallo stelo della pianta di lino. Una pianta molto sottile e diritta che, una volta raccolta, lasciamo a macerare nell’acqua in modo da distaccare le fibre attraverso un processo di decomposizione della pianta.
E visto che la seta ti fa tanto schifo… aspetta di sentire la puzza che verrà fuori grazie a questo processo… lo adorerai >>
La donna spostò alcuni oggetti da ripiano a ripiano, perdendosi in una risata.
<< La prima lezione la possiamo concludere qui. Ho un bel da fare… ma ripassa se ne hai voglia, quando vuoi. Nella seconda lezione ti spiegherò come utilizzare un telaio, sarà molto complesso ragazzo. Servirà molta pazienza e precisione… quindi prepara le tue belle manine... ci vediamo >>
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