Vince chi ne uccide di più in mezz'ora

Missione individuale di Settembre (Harald)

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    Vince chi ne uccide di più in mezz'ora




    Missione mensile Settembre



    "Harald respirava piano, non aveva più paura degli scontri corpo a corpo ormai da anni, i suoi trenta si stavano avvicinando. Sul suo corpo si accumularono cicatrici su cicatrici, la sua schiena era un grottesco ricordo di ogni uomo e donna che tentarono di toglierli la vita; nessuno ci riuscì ancora, eppure sapeva benissimo anche lui che prima o poi qualcuno ci sarebbe riuscito.
    'Fino ad allora', pensò con un sorriso malizioso in volto senza finire la frase.
    Quella notte niente corni da guerra, niente di niente.
    Silenzio, vele nere e solo un terzo dei remi avrebbero battuto sulla lingua del mare.
    Bisognava essere dei fantasmi per superare le difese navali dell'Altopiano.

    La ciurma di Harald individuò un villaggio costiero a Cinquanta chilometri da Castel Granito che forse avrebbe concesso un dignitoso bottino ai predatori del mare.
    Harald non era interessato ai denari, ma se avesse trovato una bella armatura ne sarebbe stato assai felice*.
    L' uomo di ferro sguainò la spada, pronto a saltare a riva nel momento stesso in cui la chiglia si sarebbe incagliata sul fondale sabbioso.
    Quella sera non sarebbe sopravvissuto nessuno, i morti non raccontano nessuna storia.




    *Mi servono dei Soldi. Harald dice voler trovare un armatura, invece a Berna piacciono i dragoni con cui compra i materiali di crafing con cui Harald crafta facendo finta di rubare le cose in giro



    "
     
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    Farsi beccare dalle forze delle Terre dell'Ovest sarebbe stato un problema: in linea teorica le razzie alle Terre Verdi erano proibite da tempo. In linea teorica almeno. Se tutti i possibili testimoni fossero morti, chi poteva dire se erano stati Uomini di Ferro o semplici briganti?
    Di conseguenza la nave scorreva silenziosa man mano che la "preda" diveniva sempre e sempre più vicina. Un villaggio di contadini che aveva deciso di sfruttare i clima temperato che il mare poteva fornire. Non c'erano molte guardie, a giudicare da un primo sguardo; probabilmente l'unica vera sfida sarebbe stata impedire la fuga di tutti gli abitanti.
    La chiglia tocco il terreno fangoso prima del previsto. Era tempo di far rimpiangere a quella feccia delle Terre Verdi di vivere così vicini alle onde.



    Divertiti pure^^
     
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    Missione mensile Settembre



    Stat Harald
    M 181
    F 121
    D 60
    Vel 20
    Vita 178 -1 -1 - 30
    Equip: Spada Lunga in Acciaio 12 7 9




    "Lo sguardo di Kydde era fermo sulla costa, la prima delle due navi del Capitano Daphnir scavò in profondità nella spiaggia, lo spettacolo era già cominciato e la ciurma del Capitano si stava perdendo la golosa opportunità di divertirsi. L' uomo di ferro prese la sua ascia e il suo scudo, si lanciò nella morbida battigia imbrattando gli stivali nella sabbia fino alle caviglie.
    Come lui molti altri calarono con un sorriso sul volto. Una donna in lacrime cingeva un infante al petto, non era chiaro a nessuno degli jarnìgir il perché si fosse diretta verso la spiaggia; forse era in cerca di una delle bagnarole con cui i pescatori locali, giornalmente, cercavano di godere dei frutti dell' Oceano dell' Ovest.
    Kydde sguainò l' ascia, la donna aveva gli occhi gonfi e rossi dal pianto, eppure non piangeva più, nemmeno il suo bambino pareva più essere morso dal pianto.
    L' uomo di ferro le si avvicinò, rendendo imbarazzante la mole d' un uomo adulto, in armatura completa, davanti a quella di una ragazzina madre, minuta e malnutrita.
    Un momento di esitazione, sotto all' elmo di Kydde, nascosto alla vista di tutti gli altri compagni, fece ripensare alla possibilità di ucciderla.
    Guardando il volto scavato dalla fame, le trecce more e la pelle pallida degli andali, Kydde ripensò a Greta, la sua prima moglie del Sale.
    Per un attimo, Kydde, pensò a come far sì che quella donna non morisse per la testa della sua ascia. La mano dell' uomo di ferro allentò la presa sull' arma, alle sue spalle qualcuno mormorò, eppure nessuno fece nulla.
    Kydde era fin troppo temuto dalla ciurma di Hoagar il Daphnir perché qualcuno potesse mettere in discussione un suo turbamento.
    -"La possiamo caricare in stiva", disse una voce timida, giovane, in cerca di approvazione da parte del guerriero anziano, "La riportiamo con noi e te la porti a casa", continuò quella voce.
    'Throdi', pensò Kydde, 'quel ragazzo cerca di compiacermi.. Ma forse ha ragione..'.
    La donna non parve mostrare alcun tipo di volontà.
    'Donna', pensò Kydde riassestando l' ascia nel fodero anulare al fianco della sua cinta.
    Non era una donna, era una ragazza, quello doveva essere il suo primogenito e il suo ventre doveva aver generato nemmeno un anno dopo la fertilità dovesse aver elevato quella bambina a ragazza.
    Kydde fece due passi in avanti, allungano la mano guantata d' acciaio perché questa potesse trovare fiducia in quelle buone intenzioni, come si usa fare con gli animali.
    La ragazza cambiò espressione, morsa dal dubbio e la sorpresa.
    Una casa stava bruciando alle sue spalle, cento o centocinquanta metri a Est, in quel posto non c' era più futuro.
    L' apatia divenne sconforto, e la madre dalle trecce more fece per avvicinarsi a Kydde, singhiozzando come avrebbe fatto una bambina con il padre.
    Kydde si avvicinò, tendendo la mano, ma qualcosa interruppe l' azione.
    Giunse come un fulmine di Vedyr, il movimento fu impercettibile, benché la mole del giavellotto fosse imponente, e più che un giavellotto si trattava di una lancia da caccia, come di quelle che vengono usate per impalare i cinghiali durante l' autunno.

    Una gettata di sangue diede sfumature vermiglie a i vestiti dei presenti, e luminescenze rubino alle scaglie in acciaio delle armature degli uomini di ferro.
    Il ventre della donna venne trafitto da una lancia, passato da parte a parte. Il corpo, sospeso a mezz' aria e sostenuto solo dall' asta che si conficcava nella battigia per diverse decine di centimetri.
    La donna morì sul colpo, poiché tanta fu la forza con cui quel giavellotto venne scagliato.
    L' infante cadde a terra, Kydde poté comprendere il dramma che accompagnò quella ragazza fino a quel momento.
    Il volto del bambino era tumefatto, doveva esser morto da giorni di stenti.
    I pugni dell' uomo di ferro si serrarono, alla vista di Harald e la sua bionda chioma, torreggiare su di loro a gran distanza sulla sommità della collina del villaggio.
    Kydde non poteva saperlo, ma lo intuì.
    Il volto di Harald era teso, quel giorno avrebbe fornito un buon rematore all' Abissale.


    Mezz' ora prima

    La nave di Fédori fiancheggiò la costa, portandosi a mezzo miglio di distanza dagli approdi di pesca, laddove gli uomini di Hoagar sarebbero sbarcati dando battaglia a coloro i quali avrebbero tentato la salvezza per la via del mare.
    L' obiettivo era talmente semplice che tutta quella premura forse non sarebbe stata necessaria; la preparazione, però, è la chiave di ogni successo.
    Harald decise di tentare qualcosa di nuovo per quella razzia.
    Un vecchio Annegato, anni prima, gli parlò degli antichi mezzosangue, uomini di ferro che incrociarono il seme con delle norling, delle donne del nord. Da queste unioni blasfeme, talvolta, nacquero dei guerrieri capaci di abbandonarsi alla furia degli orsi, combattevano nudi, coperti solo dalle pitture di guerra che le compagne imprimevano sui loro corpi prima della battaglia. L' Annegato fornì Harald anche dei funghi neri della Foresta del Lupo, le cui proprietà, si dice, migliorano l' ardore di un combattente.
    I compagni risero di Harald, completamente nudo, in possesso solo di una grande spada bastarda; fecero però di tutto perché il maestro d' ascia non li vedesse ridere di lui.

    Attraccarono, assicurarono la nave e cominciarono la traversata all' interno del piccolo boschetto che faceva da cinta alla colonia marittima; durante tutti questi passaggi i compagni di Harald desiderarono esser stati assegnati alla nave di Hoagar per quel lavoro.
    Harald era estremamente agitato; il sorriso sul suo volto era innaturale e simile a quello di un demonio.
    Durante il fissaggio delle cime Harald non aiutò i compagni, troppo impegnato a maneggiare con violenza e senza alcun senso della sicurezza la sua spada bastarda.
    Era completamente deconcentrato, o, forse, era fin troppo concentrato sull' idea di mietere vittime.

    Quando i raggi del sole tornarono nuovamente a battere sui loro volti, una volta guadata la boscaglia di fronde verde acqua, Harald vide il villaggio in tutta la sua pienezza.
    Quel giorno sarebbero dovuti essere metodici, nulla poteva andare storto, nessuno si poteva permettere delle ripercussioni sulle spalle delle Isole. Delle condanne da parte dell' Ovest nei confronti di Pyke si sarebbero tradotte nel bando della ciurma da ogni locanda e fucina delle Isole; banalmente, non avrebbero più avuto nessuno a cui rivendere ciò che avrebbero razziato.
    Il compito dei ragazzi era ancora più semplice di quanto ci si aspettasse, loro avrebbero dovuto uccidere tutti i cavalli nelle stalle, disposte ad appena cinque minuti dal poggio su cui stavano osservando la planimetria del villaggio; Harald, invece, si sarebbe occupato di Ser Galvain di Bel Castello.

    Da giorni, infatti, gli informatori degli uomini di ferro parlavano di questo giovane, bastardo di bastardi, dal nullo valore politico ma dal braccio forte e dalla tecnica eccellente. Dalle poche informazioni reperite sembrava si fosse stanziato lì a causa di una donna.
    'Pessima scelta', commentò mentalmente Harald, brandendo quella spada e ripensando al suo bersaglio.
    -"Ci giochiamo il vino dorniano", disse Jageum parlando di una sfida, "Chi uccide più cavalli", rimarcò definendo le regole della sfida.
    Harald sorrise.
    -"A chi ne uccide di più", concordò Harald, "ma le bestie non contano", aggiunse per prendere in giro i compagni.
    Il maestro d' ascia tirò un forte respiro, saltellò sul posto e cominciò a correre, giù per la collina, sotto lo sguardo attonito e divertito dei guerrieri.
    Non sentiva dolore, il contraccolpo di una corsa i discesa sui polpacci, era come non sentirlo.
    Non sentiva niente, a dire la verità, nulla se non la massa inconsistente del vento toccargli la faccia e scomporgli i capelli; niente se non il peso della sua spada bastarda infuocargli i bicipiti.

    Le vedeva in lontananza, e, con il passare dei secondi, sempre più vicine, le facce degli armigeri, disposti all' entrata del villaggio.
    Indugiarono, per qualche secondo, davanti alla vista di un uomo nudo con delle pitture blu oltremarino sul corpo, ma alla vista della spada l' istinto comprese.
    Piantarono un piede a terra, come perno, e alzarono la guardia delle loro alabarde, ma fu uno sforzo inutile, poiché la faccia di entrambi venne orribilmente sfigurata con un solo movimento del braccio di Harald. Le braccia dell' uomo continuarono a muoversi, mulinando l' acciaio su corpi senza un volto, su identità irrilevanti.
    Ora poteva sentirlo, il sangue sul suo corpo, il torpore della vita tolta coprire di rossore la pelle avorio e ciano.
    Quando l' ultimo colpo venne assestato, tagliando in due una figura non più alta di un metro e mezzo, Harald tornò in sé, e vide a i suoi piedi nove corpi irriconoscibili.
    Una scia di sangue e terrore che imbrattò tutta l' entrata del villaggio.
    La coscienza del ragazzo tornò in qua, ma nulla scosse se non una risata guascona in lui.

    1 pv 3+6 morti


    Un gran clamore cominciò a montare dalla strada principale del villaggio, Harald aveva davvero allertato il corpo di guardia.
    Nel mentre quegli idioti avrebbero trovato la grazia dei Sette, l' intero villaggio sarebbe stato circondato dal resto della truppa; scappare era praticamente impossibile.

    I primi a giungere non potevano essere più di trenta uomini, in età da combattimento. Harald sorrise, dovevano essere giovani, coscritti probabilmente. L' occhio esperto dell' uomo di ferro passò veloce sulle impugnature delle spade, convenne, guardandone a campione tre, che non dovessero aver ricevuto più di un anno di addestramento; probabilmente il vero scontro sarebbe arrivato dalle spalle di questi morti che camminano.
    Con la coda dell' occhio, Harald notò il suo nemico.
    Come preventivato, alle spalle della milizia qualcosa scintillava e agitava le braccia, coordinando l' attacco.
    'Ser Galvain', pensò Harald sorridendo.
    Le braccia del cavaliere si mossero, stava dando delle indicazioni, ma l' uomo di ferro non capì chi le stesse ricevendo.
    Gli occhi di Harald divennero delle fessure, le sue iridi indagarono con la coda dell' occhio la copertura dei suoi fianchi.

    Si trovava lungo una strada per lo più sterrata, fatta di fango, piume e sassi.
    Non v' erano dei muretti ai lati, ma dei cumuli di terra rialzata a mo' di argine, disposti in modo che potessero coprire gli orti delle case d' ingresso.
    Un movimento rivelò il timore di Harald, alcune figure, si alzarono di scatto da dietro questi muretti; erano armati di forcone e picche, forse Harald scorse anche una balestra.
    Non c' era il tempo di chiedersi da quanto sapessero dell' arrivo degli uomini di ferro, questo era un problema del dopo.
    Con una piroetta, Harald tranciò di netto la pancia del primo, con il movimento di ritorno decapitò il secondo.
    L' occhio non tradì l' uomo di ferro, v' era una balestra là nel mezzo.
    Harald afferrò il terzo e lo trasse a sé, facendo si che il dardo penetrasse la schiena del suo nemico e non il suo petto.
    Lasciò cadere il terzo a terra, soffocando nel proprio sangue, mentre si diresse dal quinto, passando sopra alle membra esposte del quarto, che aprì come se nulla fosse.

    1 pv 3+6 morti


    Quando la milizia raggiunse Harald, il maestra d' ascia aveva già tolto la vita al balestriere.
    Non poteva sottovalutare la forza di un piccolo reggimento.
    Harald chiuse gli occhi, cercando concentrazione nella furia; alzò la spada bastarda e cominciò a muoversi.

    Schivò il primo colpo di spada, e calando la lama recise le mani del primo, il secondo, che gli era al fianco, tentò l' affondo, ma dopo una schivata del suo bersaglio ricevette la benedizione dell' Acciaio attraverso la sua gola.
    Ci volle molta forza per riprendere l' arma in tempo. A giocare a vantaggio di Harald vi era il terreno, totalmente asservito alla strettezza.
    La marcia della morte continuò, sino a quando il corpo di Harald non grondò completamente di sangue, sino a quando i suoi capelli e la sua barba non fossero stati zuppi di sangue.

    10 + 6 morti 15 pv
    10 + 6 morti 15 pv


    Harald poggiò la spada sulla spalla, dando il corpo nudo al cavaliere, mostrandosi a tre quarti.
    -"Quale di queste baldracche è la donna che ti ha fatto spostare in questo cesso a cielo aperto", disse Harald sforzandosi di parlare in lingua comune.
    Galvain non cadde, nel tranello, si mise in guardia e cominciò ad avanzare, anche lui aveva una spada lunga dalla sua.
    Harald socchiuse gli occhi, sbilanciò la spada, in modo che, seppur apparendo sbarazzina, quella posa potesse permettere una spazzata violenta e veloce senza preavviso.
    Galvain si scagliò su Harald, menando con la sua spada contro il suo nudo corpo, ma Harald fu in grado di intercettare il colpo e darne uno tremendo di risposta.
    Galvain, quindi, alzò lo scudo, cercando di rifugiarvisi sotto.


    Galvain: lv 10
    vita: 130
    M100
    F 50
    D 50
    Vel: 0


    Armatura d' acciaio completa, rid 28 peso 8
    Spada d'acciaio a 12
    scudo d'acciaio d 12


    Sequenza in pila:

    Attacca Galvain:

    10*10+3*3+1.5(12)
    = 127

    Difesa Harald:
    12*12 +7
    = 151

    Risoluzione: 127 - 151 -16 + 25 - 80
    =0


    Attacco Harald:
    12*24 + 0 + 18
    = 306

    Difesa Galvain (blocco arretrato)
    10*10 + 3 + 12
    = 115

    Risoluzione: 305 - 115/2 +16 + 80 - 25
    = 309
    - 28 di riduzione (morto)


    M 181
    F 121
    D 60
    Vel 20
    Vita 178 -1 -1 - 30
    Equip: Spada Lunga in Acciaio 12 7 9


    Harald socchiuse gli occhi, assaporando la vittoria.
    La testa di quel cavaliere lui non la vide, poiché ancora nel suo bell' elmo, anche una volta che cadde al suolo.
    Un urlo, disperato, da parte di una ragazza, attrasse l'attenzione dell' uomo di ferro. Era pallida, aveva una lunga treccia nera e parve prendere la morte di Galvain molto male.
    Harald inarcò il collo, ridendo al cielo come sfregio per Vedyr il Dio delle Tempeste.
    La ragazza cominciò a correre, verso Ovest, Harald, in tutta risposta, piantò la spada nel fango, e staccò una lancia dalle mani fredde di uno qualsiasi degli uomini che aveva appena indegnamente macellato.

    La ragazza correva, correva, Harald, invece, camminò come se stesse passeggiando, con la sua virilità di fuori, coperto solo da sangue e pitture.
    Tutt' attorno a lui i compagni uccidevano, razziavano e davano fuoco alle strutture; il suo compito, per quel giorno, era stato assolto.
    Mancava solo una preda all' appello.
    La ragazza dovette essersi stancata, cominciò ad arrancare, sebbene così vicina al mare. Harald salì sul piccolo poggio che dava sul belvedere panoramico della costa.
    La scena che quel paesaggio offriva era quantomeno curiosa, si domandò perché i compagni non stessero già massacrando quella donna.
    Un moto di stizza fece piantare un piede a terra a Harald.
    La rabbia, montante, dei funghi rossi, fece alzare il braccio, tendendo la lancia, ed il resto è storia.


    Alcune ore dopo

    Kydde stava ancora riflettendo su quella ragazza. Doveva essersi attaccata con tutta sé stessa al corpo senza vita del figlio. Era incredibile come la superstizione degli adoratori dei Sette, talvolta, potesse portare a queste brutture. Per tradizione, infatti, alcuni tra gli uomini delle terre verdi consideravano opportuno vegliare su gli infanti morti, affinché le loro anime potessero raggiungere il corrispettivo delle sale dell' Abissale, una settimana dopo la morte, il giorno sacro di quegli illusi.
    Scosse il capo mentre masticava la carne di cavallo macellata giusto venti minuti prima.
    Molti dei ragazzi stavano ancora coprendo le tracce lasciate dalla chiglia della nave, a riva rimasero in pochi, giusto quelli che necessitassero di cure; tra quelli, ovviamente, v' era Harald.
    I due uomini di ferro si guardarono male a lungo, Harald, mosso da sdegno, alla fine attaccò per primo.
    -"Sai.. Se volevi farti moglie del sale una ragazzina.. non c' è niente di male..", disse da seduto, mentre godeva anch' egli della carne fibrosa degli equini, "Ma secondo me te non volevi fartela proprio", disse assottigliando lo sguardo, "Hai provato pena per lei.. Vero?", chiese Harald masticando.
    Kydde posò il pezzo di carne in mezzo alla sabbia, non aveva realmente lo stomaco per mangiare in quel momento, si alzò e sguainò l' ascia, impugnandola cingendone il collo per la parte alta.
    La tensione crebbe e degli sguardi di ammonimento si fissarono su di lui da parte di tutti, pure dal giovane Throdi.
    Harald sorrise, scuotendo il capo.
    -"Non potevo aspettarmi nient' altro.. Non sei un Daphnigir", disse mostrando tutto il suo spirito di corpo.
    -"Dovevamo lasciarti in quella bettola.. Vecchio guerriero.. Non rispetti l' Antica Via", disse riferendosi alla volontà di spargere sangue conterraneo; certo non erano le Isole, eppure non si sarebbe dovuto ugualmente permettere.
    Harald lasciò che la sua spada riposasse, e decise un approccio a mani nude.

    Kydde Png lv 10
    ascia di ferro 11 5 8
    Armatura di ferro completa: rid 17
    Peso 12 + 8
    Forza: 50
    Destrezza: 50
    Vita: 130
    vel: 16 - 11 (5)

    Harald
    M 181
    F 121
    D 60
    Vel 20
    Vita 146
    Equip:
    punti deboli (2)


    Kydde si gettò con furia su Harald, mulinando la sua ascia, ma il guerriero scansò, afferrando il braccio dell' arma.


    Attacco Kydde:
    10*5 + 16
    66

    Difesa Harald:
    11*6 + 10
    =72

    Risoluzione
    =0 Danni


    Continuando dalla presa, Harald bloccò il braccio armato per bene, mentre con l' altra mano tirò tre forti pugni in sequenza, all' altezza dello stomaco.
    Kydde, altro non poté fare se non resistere alla furia di Harald.
    Attacco Harald:
    12*24 + 0 + 0 +10
    = 288

    Difesa Kydde:
    10*5
    =50

    Risoluzione
    =Morto Kydde


    Harald scatenò la sua furia ma si trattenne, aspettando che il fosse l' Abissale a chiedere quel sacco di carne.
    Scaraventò Kydde in acqua, a pochi metri di distanza; vi saltò sopra, con il ginocchio sopra al diaframma, e mise ambo le mani alla gola dell' uomo, così che la voglia di aria crescesse.
    Quando decise potesse bastare, immerse la testa di Kydde in acqua, e fece cercare ossigeno all' uomo di ferro sotto alla sua linea di galleggiamento.

    Nessuno più aveva il coraggio di guardare Harald.
    Il maestro d' ascia si immerse, non troppo distante da dove lasciò il cadavere di Kydde. Sentiva le pitture e il sangue venir mondate dall' Abraccio di Djupr, l' Abissale.
    Sott' acqua sorrise, perché sapeva che quella giornata altro non fosse stato che un passo in più verso la venerazione delle sirene, figlie dell' Abissale.
    Combatteva la battaglia eterna, seguiva l' Antica Via che lo avrebbe condotto alla memoria collettiva e alla vita che non termina, lì tra le sale del Dio.
    Nessuno lo avrebbe fermato dal diventare quello che il suo cuore anelava lui fosse: Harald, la saga che cammina tra gli uomini.
    Non desiderava la fama tra la sua gente, desiderava invece essere un' eroe nella memoria del suo popolo.

    L' uomo strinse i pugni sott' acqua, e ne riemerse facendo danzare la lunga e fradicia chioma.



    Una volta a bordo della nave del capitano Fédori, gli uomini abbassarono lo sguardo, la presenza di Harald cominciava ad incutere irrequietezza, il volto dello stesso capitano faceva il possibile per non incontrare il suo.
    La sua spada s' era bagnata del sangue di una cinquantina di persone quell' oggi, così come i suoi capelli ed il suo corpo.
    Il busto del maestro d' ascia era pieno di ferite superficiali, vecchie cicatrici s' erano riaperte e molti lividi lasciavano supporre si fosse rotto qualche costola.
    I dolori quando respirava erano seri.
    Dopotutto non era un demone immortale come molti potevano pensare.
    Harald sorrise pensando a questa affermazione, 'Ora no.. Forse un giorno', pensò ghignando.

    "

    parole: 3073
     
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    Ottieni 5 Dragoni d'Oro
     
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