Vince chi ne ammazza di più in mezz'ora Pt.2

Conoscenze Religiose 8

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    Alfiere

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    Vince chi ne ammazza di più in mezz'ora Pt.2



    " Harald era chino su una bambina a cui tolse la vita poche ore prima.
    Abbassò tutto il peso del corpo e con i talloli alzati fece lavorare i tendini perché sostenessero tutto il suo peso. Le mani sulle ginocchia e lo sguardo curioso verso i suoi averi. Non la depredò sebbene fosse tutto il suo diritto farlo. Non indossava alcun ninnolo e, sebbene conoscesse dei compagni con cui avrebbe potuto barattare quei vestiti per i figli a casa, non trovò necessario disturbarsi per qualche mela o qualche patata in cambio.
    Le dita dell' uomo indagarono il cadavere, cercando con moltissima calma nella scarsella della bambina. Quando le dita di Harald sciolsero il nodo, caddero diverse monete.
    Lo sguardo dell' uomo di ferro si indurì.
    Erano penny di rame, tutti esclusivamente penny di rame. 'due penny di rame', pensò vedendo la medesima valuta nel medesimo taglio, in una serie ripetuta in questo modo.
    Harald assottigliò gli occhi ancor di più.
    Agli andali l' oro dei serpenti valyriani piaceva moltissimo, a loro, invece, piaceva più guadagnarsi quello che il mercato offriva senza diventare un' ingranaggio della macchina produttiva.
    Harald riconobbe immediatamente la voltura di quelle monete, l' aveva già ampiamente vista a Sud, a Dorne.
    Quella ragazzina, Harald non aveva sospetti, doveva essere una prostituta.
    Quel taglio di moneta, in serie così ripetute, diedero molto da pensare.
    Mosso esclusivamente dalla curiosità, l' uomo di ferro cominciò a svuotare le tasche di chiunque avesse incontrato la sua spada; il più delle volte ricomporre i corpi sarebbe stato complesso.
    Nessuno di loro portava quella valuta addosso, nessuno, meno che un mercante dorniano, che Harald impalò contro la taverna un' oretta prima.
    L' uomo di ferro si sedette, avanti all' uomo che aveva impalato; come un bambino davanti al suo studente.
    Lo sguardo di Harald non era quello di un demonio, eppure di un demonio aveva il suore.
    I suoi occhi non gridavano al rimorso, la sua tranquillità lasciava intendere non comprendesse il male che aveva appena perpetrato.
    Eppure quell' incivile, seduto avanti a quel dorniano, si chiese se fosse stato il denaro dei valyriani ad aver corrotto quell' uomo.
    Un uomo di ferro era molto più semplice di un andalo o di un rhoynar, non si sarebbe mai fermato davanti ad un no, avrebbe preso ciò che desidera, senza intrigo o rivendicazione di diritto. Avrebbe pagato il prezzo del ferro.
    Harald gettò il suo sguardo sulle case, imbrattate di sangue e viscere all' altezza dei piano terra di tutta la strada principale.
    Molte di quelle case erano in stato di manutenzione, qualcuno stava applicando loro delle migliorie, Harald osservò anche quelle con una certa ingenuità.
    Mettevano a nuovo le loro case per mostrare il benessere della famiglia, la purezza della linea di sangue ed il destino manifesto di successo e gloria, Harald abbassò il capo e sorrise pensando di aver interrotto quella specifica linea di sangue dissanguando una famiglia intera davanti al loro portico.
    C' era un' evidente corruzione in quel denaro, che affliggeva le persone. Il prezzo del ferro obbligava gli jarnigir a vivere una vita fatta di beni immateriali.
    La conquista, il successo, il valore degli oggetti, con il prezzo del ferro, assumevano tutto un altro valore.
    Dover prendere e non poter acquistare dava sostanza alla materia, chiedeva concentrazione, gratitudine, richiedeva consapevolezza dei bisogni, poiché, come si usa dire a Luce Solitaria, "Non c' è razziatore più triste di colui il quale non torna mai in porto", vivere di razzie senza godere i frutti del proprio penare era anch' esso segno di avidità.
    Harald passò una mano sulla calce asciutta, laddove avrebbero giocato i bambini della casa a cui diedero fuoco.
    Si sentiva avido? Un sorriso colpevole passò sul suo viso. Si, Harald era avido, ma comprese che la sua fosse un avidità diversa da quella che mosse gli uomini di quel villaggio, forse migliore, forse peggiore, sicuramente diversa. Harald desiderava che gli uomini vedessero cosa fosse stato in grado di strappare alla vita, a lui non interessava godere dei frutti del dolore provocato; era forse questo il motivo della sua distrazione dalle atrocità commesse?
    Scosse il pensiero, il suo era un piano a lungo termine, solo accumulare quel genere di ricchezza avrebbe impressionato il Dio Abissale.
    Harald tornò a sorridere.
    Non lo faceva per spenderlo, non avrebbe nemmeno saputo in cosa spendere il denaro degli uomini delle terre verdi, sapeva solo che avrebbe tolto loro tutto, con la speranza di vivere in eterno.
    ".

    ".

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