Black gives way to blue

Libera

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    Condottiero

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    Nadine


    Parlato Valos (png 1)
    Parlato Talisa (png 2)
    Parlato Nadine








    << Nadine? >>

    << Nadine? >>

    << ... Nadine?! >>
    << Mh? >>

    Ci volle qualche attimo per tornare alla realtà.
    Era una mattinata splendida, il sole attraversava la finestra scaldandole la pelle con i suoi raggi tenui, gli uccelli cantavano ed il vociare del popolo giù nelle strade non faceva altro che alimentare quel senso di pace così raro nella vita di una puttana.
    Sbatté le palpebre e scosse la testa nel tentativo di diradare in fretta la nebbia che l'avviluppava. Una volta lucida, vide Talisa avvicinarsi con molta cautela al letto su cui era seduta. Le sopracciglia aggrottate, le labbra carnose inaspettatamente sottili ed il modo in cui si tormentava le mani erano un'evidente campanello d'allarme agli occhi di Nadine: c’era qualcosa che la turbava.
    Inclinò la testa di lato donandole adesso la sua più totale attenzione, gli occhi che minuziosamente la osservarono adagiarsi davanti a lei ed incrociare le gambe in un'imitazione della sua stessa posa. Era bella, Talisa, ma del resto chi non lo era lì dentro? Con la pelle chiara, gli occhi turchesi ed i capelli biondi, sembrava discendere direttamente dalla stirpe dei draghi.

    << Oggi un cliente… lui… voleva, sai? >>

    Nadine sospirò.

    << Voleva cosa? >>

    La ragazza arrossì. Dannazione, arrossì! Ancora non riusciva a capacitarsi di come, dopo tutto quel tempo in un bordello, potesse essere così pudica.

    << Voleva farlo… dai Nadine! >>

    Quanta pazienza.
    Non disse niente. La fissò e basta, in attesa.

    << Farlo strano. >>
    << Farlo strano. >> ripeté atona, il volto completamente impassibile.
    << Sì, strano. >>
    << Mh. E cosa, di grazia, sarebbe strano da queste parti? >>

    Talisa abbassò gli occhi visibilmente in imbarazzo.

    << Voleva che mentre io… per la Dea… mentre lo… toccavo, voleva che… che io gli leccassi i piedi. >> seppellì il volto tra le mani.

    Nadine sentì le sopracciglia alzarsi talmente tanto da minacciare di sfiorarle l'attaccatura dei capelli.

    << Beh? Preferivi leccargli il cazzo? >>
    << Nadine!!! >>
    << Dannazione Talisa! Guardami. >>

    La ragazza aprì le dita di una mano per sbirciarvi attraverso, stressa cosa fece con l’altra ed infine lasciò ricadere le braccia in grembo mentre alzava di nuovo la testa. Un tenue rossore le colorava le guance pallide.

    << Devi toglierti di dosso tutta questa timidezza. Va bene, per alcuni è eccitante il pensiero di sporcare la dolce Talisa innocente e pura, ma gli altri ti mangeranno viva. Non riesci nemmeno a pronunciarle certe cose, non è vero? >>

    Talisa semplicemente scosse la testa, appesantita da una spessa coltre di vergogna.

    << Ripetilo dopo di me. >>
    << Cosa? >>
    << Cazzo. >>
    << Nadine!! >>

    La osservò impassibile.

    << Cazzo. >>

    Talisa sospirò, consapevole che non aveva alcuna alternativa.

    << C-c-cazzo. >>
    << Tette. >>
    << Per la Dea… te-tette. >>
    << Capezzoli. >>
    << Ca-capezzoli. >>
    << Scopare. >>
    << S-scopare. >>
    << Vagina. >>
    << Vagina. >>
    << Culo. >>
    << Culo. >>

    Ci pensò un attimo.

    << Buco di culo. >>
    << Buco di culo. >>
    << Leccami il buco di culo. >>
    << Leccami il… >> questo si guadagnò uno sguardo perplesso. << buco di culo? >>

    Si osservarono per qualche istante in silenzio. Talisa gonfiò le guance ed inspirò profondamente finche poi, contemporaneamente, esplosero in una risata fragorosa. Con le lacrime agli occhi e gli zigomi arrossati dall’imbarazzo, Talisa mormorò << non voglio nemmeno sapere se hai chiesto per davvero a qualcuno di… di… leccarti il… buco di culo. >>

    Nadine scrollò le spalle, ancora ridendo.
    Quando sembrarono essersi entrambe calmate, Talisa continuò.

    << Questa è la conversazione più assurda che abbia mai avuto in vita mia… D’accordo, hai mai avuto un… un… >>
    << Un? >>
    << Orgasmo? >> quanta fatica le costò.
    << Sì, ma soltanto da sola. >>
    << Da sola? >>
    << Masturbandomi. >>
    << Oh. >> arrossì di nuovo.
    << Sì, oh. Quindi? >>
    << Quindi cosa? >>
    << Glieli hai leccati i piedi? >>
    << Nadine!!! >> riprese a ridere.
    << Cosa? Sono curiosa. Allora? >>
    << Sì che glielo ho leccati i piedi, dannazione! >>
    << E? >>
    << E cosa? >>
    << Ti è piaciuto? >>
    << Sempre meglio di leccargli il cazzo… >> mormorò sottovoce senza guardarla in faccia ma con un sorrisetto a tirarle le labbra. Questa volta fu Nadine a scoppiare a ridere.
    << Beh che dire… questo è… interessante. >>

    Restarono sedute in un confortevole silenzio, occhi negli occhi.

    << Sai, non sono tutti così male i clienti. >>
    << Presumo di no. >>

    Il suo sguardo si fissò nel nulla mentre la mente vagava lontana.


    Sei seduta sul letto. Indossi una leggera veste di seta con la scollatura profonda. Ti copre a malapena il seno, il laccio stretto in vita l’unica cosa che la tiene ancorata al tuo corpo. Hai le braccia tese all’indietro per sorreggerti, la testa leggermente reclinata così da scoprire il collo, senti i capelli che ti sfiorano le spalle e canti sottovoce mentre attendi l’arrivo del prossimo cliente.
    Non devi aspettare molto che la porta si apre. Istintivamente un brivido ti percorre la schiena, ma ti bastano solo pochi istanti per capire che è nervoso. Le sue spalle sono ricurve e non riesce nemmeno a guardarti in faccia, sposta il peso da un piede all’altro mentre lascia che la porta si richiuda alle sue spalle lentamente, come se fosse pronto a fuggire via da un momento all’altro. Capisci subito che è compito tuo metterlo a suo agio, che non puoi essere troppo aggressiva ma che sì, devi prendere in mano la situazione.

    << Come ti chiami? >> gli chiedi.

    Lui alza la testa e ti guarda qualche istante prima di riabbassare gli occhi. È ancora ancorato a quella porta, le dita serrate attorno alla maniglia.

    << Non… non ha importanza. >> sussurra sottovoce.

    << Certo che ha importanza tesoro. Guardami. >> ti guarda << Ha importanza. >>
    << Mi chiamo... Valos. >>
    << Piacere di conoscerti, Valos. Perchè non ti siedi qui con me? >>

    Le sue sopracciglia si aggrottano, puoi leggere chiaramente sul suo volto la guerra che sta combattendo contro se stesso.

    << Tu non… tu non sei lei… >>

    Rimani spaesata per qualche istante, come puoi rispondere ad una simile accusa? Sbatti le palpebre e decidi di tentare.

    << Sono chiunque tu voglia che io sia. >>

    Scuote la testa.

    << Come mi chiamo? >> allora gli chiedi.
    << Nadine, mi hanno detto che ti chiami Nadine. >> non capisce, ti guarda nuovamente in faccia.
    << No, come mi chiamo? >> ripeti risoluta.

    Allora comprende. Puoi vedere il momento esatto in cui cede, in cui accetta il gioco.

    << Ti chiami Phenina. >>

    Annuisci.

    << Piacere di conoscerti, Valos, io mi chiamo Phenina. Dimmi, com’è il suono della mia voce? >>

    Ti alzi lentamente e cominci a camminare verso di lui evitando movimenti bruschi, come si fa quando hai davanti un animale spaventato che al minimo errore potrebbe fuggire via.
    Si schiarisce la gola, porta la mano al colletto della maglia e slaccia i primi due bottoni come per poter incamerare più aria possibile.

    << Come una melodia. Limpida e cristallina come l’acqua di un ruscello. >>

    Ti concentri e provi a parlare in modo diverso, alzando leggermente la tonalità rispetto alla tua naturalmente più roca e graffiante.

    << Intendi così? >>

    Lui volta la testa di scatto, un’espressione sorpresa sul volto.

    << S-sì, proprio così. >> sussurra senza fiato.
    << Bene. E adesso dimmi, come sono fatta? >>

    Lo hai finalmente raggiunto. Devi alzare leggermente la testa per poterlo guardare negli occhi. Non accorci la distanza che vi separa, lasci che sia lui a fare quell’ultimo passo quando si sentirà pronto.

    << In realtà le assomigli molto. È per questo che io… >>

    Alzi una mano, lo interrompi.

    << Sono timida? Passionale? Qual è il mio mestiere? Come cammino? >>
    << Sei… sei un po’ timida, sì, ma quando poi conosci qualcuno gli dai tutta te stessa. >>

    Inizi finalmente a sentire un po’ di sicurezza nel suo tono. Fa un passo verso di te, adesso le vostre mani si sfiorano.

    << Sei molto dolce e sorridi sempre. Lavori nella bottega di un profumiere, la tua pelle sa di fiori. Sei… sei delicata, quando ti muovi a volte non riesco nemmeno a sentirti. >> un sorriso timido gli illumina il volto.

    Per qualche istante la tua facciata crolla. Ogni parola è un dardo che ti si conficca nel cuore, ti lascia senza fiato. Ma ti ricomponi in fretta.

    << Posso… posso tenerti la mano? >>

    Rientri nella parte. Abbassi la testa e ti richiudi un po’ su te stessa. Ti mordi il labbro e per qualche istante osservi il terreno, uno, due, tre, quattro secondi. Lui sta trattenendo il fiato. Sbirci nella sua direzione da sotto le palpebre e sbatti timidamente le ciglia prima di tornare a guardare altrove. Rabbrividisce.

    << Mi… piacerebbe molto. >> gli sussurri.

    Lasci che ti prenda la mano. Inizi a camminare verso il letto, dove entrambi vi sedete. Le vostre braccia si sfiorano, oh così lievemente.

    << Cosa fai per vivere? >>
    << Commercio la seta. Il tuo vestito è molto bello, a proposito. >>

    Ridacchi, fingi modestia, arrossisci.

    << Ti ringrazio. L’ho messo… l’ho messo per te, sai? >>
    << Per me? >>

    Annuisci.
    Alzi un ginocchio e lo porti sul letto girandoti completamente verso di lui. Il vestito ti scopre la spalla, vedi i suoi occhi tracciarne il profilo mentre le sue guance barbute si colorano di rosso.

    << Mi hanno detto che è molto prezioso. Mi piace sentirlo sulla pelle. >>

    Cerchi la sua mano e te la porti sulla coscia. Si prende qualche istante per accarezzare il tessuto, gli occhi fissi sul movimento cauto delle sue dita.
    Si schiarisce la gola, la voce adesso è un po’ più roca.

    << E’… davvero molto soffice. >>

    Aspetti che faccia la sua prossima mossa.
    Leggero come una piuma fa scorrere il dito lungo la tua gamba, un'espressione stupefatta a dipingergli il volto, mentre tu trattieri il fiato. Ti hanno toccata in tanti modi, ma mai con tale delicatezza e reverenza. Si ferma a giocherellare con la corda che tiene il chiusa la veste. Ti lasci ricadere lentamente sul letto, adesso stai osservando il soffitto mentre il cuore batte forte, forte, forte. Ti imita ma si adagia sul fianco così che possa osservare il tuo profilo, il salire e scendere del tuo petto, la delicata curva del tuo ventre su cui adesso lascia riposare mano.

    << Come ci siamo conosciuti? >>
    << Ti vedevo tutte le mattine passare davanti al porto. La prima volta il mio cuore ha saltato un battito ed ho pensato "questa è la ragazza più bella che io abbia mai visto". Dovevo parlarti, dovevo farlo. Non... non ho mai trovato il coraggio però. Sono passato dalla bottega sai? Ho visto come parli ai clienti, ho visto come sei tra gli amici ed io... non riesco a fare altro che guardare. >>
    << Fallo. >>

    Il movimento ritmico della sua mano si ferma.

    << Cosa? >>
    << Avvicinati, parlami, dimmi quello che pensi. >>

    Si lecca le labbra e anche tu ti giri sul fianco. Adesso siete faccia a faccia, solo pochi centimetri vi separano.

    << Non so come fare. >>

    Una lacrima gli accarezza la guancia e tu la rincorri con l'indice. Porti il dito alla bocca ed assapori il suo dolore, avida. Ha mai pianto nessuno per te?




    << Stai pensando ad un cliente? >>

    Nadine annuì mentre sentiva la gola stringersi pericolosamente.

    << Ti piace molto, non è vero? >>

    Sospirò, scosse la testa e poi sospirò ancora.

    << Mi piace ciò che sono quando sono con lui... >>
     
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