Una mattina di Dicembre, Fortezza Rossa, Fortino di MaegorDa quanto era venuto a sapere Rhaegar aveva mostrato interesse nel suo scudiero, e piuttosto che farlo presentare da solo al cospetto del sovrano, il Buckwell si era preso la libertà di presentarglielo di persona una di quelle mattine.
Insieme a lui aveva partecipato a una riunione nella Sala del Trono e dimostrato la sua competenza in legge, oltre a quella bellica e al coraggio sul campo di battaglia dell'Uncino. Un giorno dunque aveva fatto chiamare Arthur, informandolo che quella mattina, al contrario delle altre, gli avrebbe fatto compagnia al tavolo del sovrano nelle sue stanze, dove i tre avrebbero fatto colazione prima di dirigersi ognuno verso i propri doveri del giorno.
La mattina per i due di solito passava presto, entrambi occupati con l'addestramento o col gestire le diverse scartoffie del regno. I problemi erano molti ma una piccola pausa, come quella, era più che meritata e di certo non avrebbe intaccato in alcun modo la loro efficienza. Per una mattina il regno avrebbe benissimo potuto attendere, anche perché le cose più importanti di solito accadevano di giorno tra le sale di marmo o la notte tra le coperte di seta.
I due si erano già incamminati per il fortino, salutando le guardie lungo la via e fermandosi davanti gli alloggi del sovrano. Giunti a portata di braccio il Buckwell attese l'introduzione da parte di una guardia, prima di varcare la soglia della porta sotto invito reale. Rhaegar poteva essere per lui come un fratello, ma il Buckwell non aveva mai smesso di seguire i dovuti protocolli. L'etichetta, in fin dei conti, era ciò che teneva lontana l'invidia di molti nobili nei suoi confronti e già gli bastava quella che gli portavano per la sua spilla in petto.
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Mi raccomando a quello che dici e a come ti rivolgi al Re, Arthur" Si limitò ad avvertirlo prima dell'ingresso, duro ma con un lieve sorriso come fa un padre col proprio figlio. Si, Rhaegar poteva pure odiare le formalità, ma Arthur rimaneva pur sempre un suddito e uno sconosciuto rispetto a Lionel. Solo e soltanto secondo il volere del sovrano avrebbe potuto spezzare dinanzi a lui l'etichetta, che rimaneva comunque il miglior modo per dimostrare rispetto e lealtà a qualcuno che non si conosceva. Ricevuto il permesso, alla fine, i due entrarono dentro l'alloggio e Lionel attese le parole del Re prima di pronunciare le sue.