Origine e diffusione dei maggiori gruppi etnici di Essos e Westeros

e sul popolo dei Lokys tegon

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    Origine e diffusione dei maggiori gruppi etnici di Essos e Westeros

    e sul popolo dei Lokys tegon


    A cura di Maestro Luthor



    Grazie a nuovi studi condotti alla cittadella su antichissimi documenti del perduto impero Rhoynar, resi possibili da due dizionari ritrovati nel 285, uno da me, Maestro Luthor, in una stanza dimenticata della fortezza rossa, ed uno da Ser Himra di casa Celtigar, è ora possibile gettare nuova luce sull’origine e la diffusione del leggendario popolo degli uomini pelosi oltre ad espandere le conoscenze preesistenti redatte dai miei illustri predecessori.
    Questa popolazione risulta essere un antico popolo di Essos, se non uno dei primi, come avremo modo di vedere.
    Questi documenti, assieme ai miei studi, alle deduzioni e le teorie da me formulate mi hanno permesso, in questo volume, di tratteggiare in maniera più dettagliata e concisa i flussi migratori e di espansioni dei maggiori gruppi etnici che hanno visto la loro origine e crescita in quell’enorme regione che oggi prende il nome di Mare Dothraki e che si estende dalla foresta di Qhor ad Ovest fino alle montagne delle ossa a Est.

    Dai nuovi testi inviatemi dalla cittadella e che ho provveduto a tradurre ho ottenuto nuove informazioni che mi hanno permesso di identificare in questa popolazione una delle più antiche di Essos e probabilmente la prima a esplorare le vastità del continente ed io concordo e confuto le teorie della maggior parte dei miei illustri predecessori, che vedevano il Ib l’origine di questo popolo. In queste pagine oltre a darvi spiegazione del perché reputo questo uno dei popoli più antichi vi illustrerò anche le sue migrazioni conosciute e i motivi per i quali ho ritenuto non più valide che vedevano gli uomini pelosi come gli antenati degli Ibbensi.

    Ib, origine dell’antico popolo e la sua espansione.



    Parto con il ricordare a voi lettori quelle che sono le caratteristiche principali degli Ibbensi:
    si presentano come un popolo di bassissima statura, tanto che raramente raggiungono o superano il metro e mezzo d’altezza ed in genere la loro altezza media è posta intorno al metro e quaranta, che i miei colleghi di medicina hanno da tempo indicato come la misura sotto alla quale si manifesta il nanismo.
    Hanno una fisionomia tozza, con ampi toraci, braccia lunghe e gambe corte e spesse, mentre il loro viso è caratterizzato da sopracciglia abbondanti e sporgenti, occhi piccoli dentatura larga e squadrata che definisce una mascella massiccia ricoperta da fitta barba.
    La massiccia presenza di peli corporei caratterizza questa popolazione, che possiede peli ispidi che ricoprono abbondantemente gambe, braccia petto e schiena, ed invero è anche comune vedere nelle donne ibbensi una peluria scura e ruvida in corrispondenza del labbro superiore.
    Sotto questa copertura di peli scuri, in genere neri trova spazio una pelle chiara, sulla quale svettano vene di un blu particolarmente intenso, nonostante il loro sangue all’aspetto rimane del normale colore rosso.

    Questa caratteristica bassa statura, unita ai reperti archeologici trovati nella regione, ovvero ossa di giganti, non dissimili da quelle ritrovate nei pressi della barriera mi hanno portato ad ipotizzare che gli Ibbensi possano essere un popolo antichissimo, forse contemporaneo dello stesso leggendario popolo dei figli della foresta e dei giganti, oggi estinti entrambi.
    Nelle poche tradizioni a noi giunte, attraverso le opere di Maestro Yandel gli Ibbensi riferiscono di abitare da sempre a Ib, ma la quasi totalità della loro storia ci è sconosciuta. Si tratta di un popolo particolarmente chiuso, che lascia raramente visitare la propria isola ad estranei e per quanto siano a noi conosciuti principalmente come cacciatori di balene sono un popolo astuto che possiede abili artigiani, cacciatori ed impavidi guerrieri.
    L’ibbense poi, che io ho la fortuna di conoscere è una lingua dai suoni duri e raspi, che non conosce uguali nelle altre principali lingue di Essos.
    Sono un popolo assai diffidente e coloro che nella sua opera Yandel descrive, ovvero gli abitanti della città costiera di Ibben sono assai diversi dai loro compaesani dell’entroterra, i quali costruiscono case in grotte o interrate nella terra, conducendo vite in solitudine.

    Nonostante questo si tratta di un popolo di grandi marinai, le cui solidissime navi, fatte per resistere le tempeste che imperversano nel mare dei brividi giungono senza problemi persino nei porti di Vecchia città e di Lannispot
    Una citazione di maestro Yandel mi ha inoltre fornito l’illuminazione per la mia teoria sulla loro migrazione, ovvero che “gli Ibbenesi dell'antichità credevano che un uomo sarebbe stato maledetto se si fosse avventurato nell'entroterra lontano dal suono del mare.”

    sono pertanto dell’idea che in tempi antichissimi ci sia stato uno scisma all’interno della popolazione Ibbense, tra coloro che non volevano avventurarsi troppo lontano dal mare, del quale erano esperti marinai e la vasta terraferma, che doveva apparire immensa e spaventosa ad un popolo isolano.
    Parte della popolazione rimase quindi sull’isola in uno stato di semi isolamento per i millenni successivi, continuando una vita prettamente marinaresca e cauta, posticipando la loro fase espansionistica di diversi secoli, mentre un’altra frangia conquistò la terraferma, allontanandosi dal mare, conducendo una vita semi nomade molto simile a quella degli attuali Dothraki.
    Questo popolo si diversificò dagli originali Ibbensi, sviluppando abilità da cavallerizzo, nel cavalcare una specie di capre pelose dotate di un lungo corno frontale, note come unicorni, dotate di grande resistenza, ma di un’altezza tale da renderle perfettamente adatte agli Ibbensi.
    Secondo le antiche cronache Roynar, che conobbero questo popolo solo al crepuscolo della loro storia essi chiamavano se stessi “coloro che navigano il mare d’erba” in una sorta di reminiscenza del loro passato. Purtroppo la lingua, per quanto immagino potesse essere una sorta di dialetto Ibbense non si è preservato fino a noi, ed anche la traduzione letterale in Rhoynar lascia a desiderare e pertanto con questa mia opera spero di modificare da oggi in poi il loro nome da Uomini pelosi a “Lokys tegon” che dall’antico Valyriano si traduce nella lingua comune come marinaio di terra, anche se in forma poetica mantiene una parte del suo significato originario di navigatorie della distese d’erba.
    Questo nuovo popolo, avvezzo alla vita nomade estese la propria area di influenza dalle montagne d’ossa fino alle colline a nord dell’attuale Norvos, occupando quindi un’area maggiore di quella sotto l’influenza dei Dothraki ai nostri giorni, in un tempo in cui erano l’unica popolazione umana della regione.
    La loro vita nomade gli permise di percorrere buona parte delle terre orientali ma al contempo causò un ristagno e forse un impoverimento culturale, come vi spiegherò successivamente.
    Mentre i Lokys tegon vivevano una vita semplice sulla grande pianura gli Ibbensi lentamente espansero la loro influenza lungo le coste nord di essos, fondando insediamenti sulla penisola dell’ascia, nell’isola di Lorath e sulle rive delle baie di erba Acre, in quella di Tusks, in quella del suono del leviatano e un alcune dell’arcipelago delle mille isole.
    Tutte queste colonie, di cui oggi restano solo rovine, sembrano indicare che nonostante la volontà espansionistica e di esplorazione di questo popolo essi non si siano mai impegnati a fondo in grandi conflitti, preferendo abbandonare le loro colonie e riprendere il male, dei quali erano signori indiscussi.

    Inoltre dai dati da tutti noi già in possesso ma ampliati da queste nuove traduzione posso affermare con un buon margine di certezza che le isole del continente occidentale, note come Skagos, siano state in tempi antichissimi una colonia di Ib ed è probabile che gli Ibbensi scoprirono il continente occidentale ben prima dell’arrivo dei primi uomini attraverso il braccio di Dorne, abitando l’isola fino all’arriva di quest’ultimi, con i quali è probabile che si siano mischiati nel corso del tempo.
    Questa mia ipotesi nasce dal fatto che Skagos è l’unico luogo conosciuto nel quale si sia attestata la presenza degli unicorni allo stato brado, oltre ad Ibben, e pertanto, dato che le capre non sono in grado di attraversare l’intero mare a nuoto essi sono stati importati sull’isola dagli Ibbensi. Questo potrebbe anche spiegare le differenze culturali che si evincono tra i primi uomini stanziati al Nord e gli Skagosi, le cui isole sono da tempi immemori evitate dai marinai dei sette regni, per le macabre storie riguardanti gli abitanti e le loro abitudini. Sebbene formalmente Skagos sia un territorio soggetto alla casata Stark il loro è più un governo autonomo e talmente isolato che la stessa cittadella riporta a malapena i nomi delle casate che paio governare l’isola. Sta di fatto che nelle cronache di casa Stark e del regno di Casa Targaryen non esistono menzioni di contingenti Skagosi in nessuna guerra o conflitto noti.

    Nascita e consolidamento degli altri gruppi etnici di Essos.



    Oltre a queste informazioni sui Lokys tegon i testi Rhoynar mi hanno permesso di mettere ordine alle varie informazione già conosciute sui più antichi gruppi etnici originari di Essos ed in particolari delle regioni attorno al Mare Dothraki.
    Nei millenni successivi si originarono ed organizzarono principalmente altri 3 gruppi etnici: il primo gruppo era probabilmente originario della zona attorno al corso del Skahazadhan, fiume che dalle rovine di Vaes Efe arriva a sfociare nella baia degli schiavisti nei pressi di Meereen.
    Da questo popolo si originarono i Qaathi, il cui dominio si estendeva da Vaes Efe fino mare di giada, su tutto il territorio della desolazione rossa, anche se originariamente doveva essere ancora più vasto. All’epoca dell’invasione Dothraki erano già sulla via del decadimenti, sconfitti a Nord dal regno di Sarnor e la quasi totalità delle loro città venne spazzata via dai Khalasar, con l’unica eccezione di Qhart, dove è ancora possibile trovare i discendenti di questa popolazione descritta dai signori dei cavalli come gli uomini dalla pelle chiara.
    Dai Waathi si originò il sottogruppo dei Lhazareen ed anticamente probabilmente loro stato vassallo i quali, famosi per la loro natura pacifica e prettamente pastorizia dovevano svolgere un importante compito di approvvigionamento di carne, formaggi e lana presso i Qaathi. Questa stessa natura ha permesso a questo piccolo regno di sopravvivere al secolo di sangue, pagando costantemente tributi ai Khan di passaggio, mentre le città Qaathi resistettero e furono distrutte e nei dintorni della desolazione rossa possiamo contare almeno 6 rovine di quelle che un tempo dovevano essere grandi città.
    Da questo gruppo etnico si originarono probabilmente anche gli antenati degli Andali, stanziati, secondo le testimonianze del regno di Sarnor, a sud del mare argentato, dal quale poi migrarono verso ovest fino a raggiungere la penisola dell’ascia nella quale sterminarono i Lokys tegon stanziati nelle colline dell’attuale Norvos, e gli Ibbensi che abitavano le coste della penisola dell’ascia e dell’isola di Lorath.
    Perché faccio riferimento ad entrambi i popoli? Perché credo che essi, per la loro somiglianza esteriore, siano stati erroneamente considerati come un unico popolo da coloro che ne vennero a contatto nel corso del tempo, mentre per la mia ipotesi sebbene non in conflitto i due popoli anche se in alcune zone risiedevano vicini mantenevano due realtà assai differenti, che gli Andali ed i Pentoshi non riuscirono a cogliere. È probabile inoltre che poco prima della loro estinzione i Lokys tegon erano diventati più selvatici e brutali, non riuscendo a sopperire all’avanzamento culturale e tecnologico dei loro vicini. Infatti nelle cronache Rhoynar, Pentoshi e del regno di Sarnor si parla unicamente di attacchi respinti, e della brutalità di questo popolo strano e peloso che rimaneva però considerato un terribile avversario, dato che color che gli sconfissero, come Garris il grigio dei Rhoynar o Huzhor Amai di Sarnor vennero considerati eroi dai loro popoli

    ed inoltre io sono convinto che dal medesimo gruppo etnico ebbero origine anche il popolo dei primi uomini, che per ragioni ancora sconosciuti in tempi antichissimi furono spinti a ovest, prima della nascita dei regni Rhoynar e che giunsero nel continente occidentale attraverso il braccio di Dorne.

    Questi tre sottogruppi etnici presentano numerose somiglianze, ovvero alta statura e carnagione pallida, mentre la diversificazione degli andali dagli altri gruppi ( unico sottogruppo a presentare capelli dorati ed occhi chiari) potrebbero derivare da lotte intestine o razziali.

    Il secondo gruppo fu quello che si originò nel territori compreso tra la ex colonia Valyriana di Essaria e e montagne montagne dipinte, a nord della penisola Valyriana. Questa popolazione era caratterizzata da una pelle marrone/olivastra e dai capelli scuri, oltre che da caratteristiche culturali e tecnologiche simili.
    Questo popolo si espanse in tre direzioni, verso Nord, dove assimilarono una popolazione locale nei pressi del mare d’argento e fondarono sulle loro rive il regno di Sarnor, che si espanse a nord lungo al costa, a discapito di alcune colorie Ibbensi, verso ovest, respingendo i Lokys tegon al di là della foresta di Qohor e a sud, sconfiggendo i Qaathi. Le antiche leggende, sotto forma di miti sembrano suggerire che i tre popoli sottomessi dai Sarnori furono i primi a scoprire le tecniche di Forgiatura dell’acciaio ma io mi trovo a dissentire si questa ricostruzione, anticipando la sua scoperta al gruppo etnico qui descritto, che diede origine, verso ovest all’impero Rhoynar.
    Questi due regni condividono troppe caratteristiche per essere frutto solo unicamente del caso. Entrambi i popoli conoscevano le tecniche di forgiatura dell’acciaio, avevano una struttura di governo priva di un re, ma caratterizzata da diversi sovrani minori, che sotto i Rhoynar presero i nomi di principi, entrambi i popoli tenevano la donna in grande considerazione, permettendogli fi guidare famiglie e territori ed era a loro permesso di prendere le armi ed andare in guerra.
    Queste caratteristiche da me elencate sono troppo specifiche per essersi sviluppate in maniera analoga da popolazioni non collegate tra di loro.
    Il terzo popolo che io senti di poter collegare a questo gruppo etnico è quello dei Ghiscari, sia per la somiglianza a livello fisico, in quanto anche nell’antico impero erano tratti comuni la pelle scura e i capelli scuri, sia perché i nomi degli eroi e dei re di Sarnor giunti fino a noi presentano caratteristiche fonetico-linguistiche che possiamo riscontrare anche nell’antico Ghiscari, che ho avuto la fortuna di studiare, terzo indizio che mi ha portato a questa conclusione risiede nel fatto che i regno di Sarnor prese parte affianco dell’impero Ghiscari durante la quanta Guerra Ghiscari contro la libera città di Valyria.
    Anche se ormai rimangono solo pallide tracce del loro passato questi tre popoli, fratelli tra di loro diedero vita a tre grandi regni ed imperi che vissero per più di duemila anni e mentre L’impero Ghiscari e quello Rhoynar caddero sotto il dominio della libera città i Sarnori sopravvissero fino al disastro, per poi essere portati sull’orlo dell’estinzione dai Dothraki durante il secolo di sangue ed la giorno d’oggi solo aSaath rimane in piedi, ombra del suo passato glorioso, abitato da soli ventimila abitanti, ultimi custodi di tradizioni millenarie.
    Oltre a questi due gruppi se ne aggiunge un terzo, molto più famoso ai giorni nostri ma di cui sappiamo molto poco sulla loro origine, ovvero la popolazione Valryana, di cui sappiamo essere discendenti di un gruppo di pastori nomadi della penisola Valyriana, dove scoprirono come addomesticare i draghi. C’è chi ha suggerito un certo legame tra il popolo nomade da cui si originarono i Valyriani e i Lhazardeen. Sebbene sia una teoria interessante le importanti differenze fisiche tra questi due popoli, ovvero che i caratteristici capelli ed occhi valyriani sono un unicum senza uguali rende impossibile che derivino dalla stessa etnia, mentre potrebbe essere probabile un’influenza culturale tra due popoli relativamente vicini.

    Declino dei regni, consolidamento della libera fortezza e disastro



    i gruppi etnici da me illustrati non rappresentano la totalità dei popoli conosciuti, ma solo di quelli a noi maggiormente conosciuti e di cui possiamo ricostruire in maniera sistematica e con una solida base storiografica.
    Se invece volessimo speculare potrei parlare sia dello sconosciuto popolo che creò il labirinto di Lorath, o del popolo delle foreste dell’Ifequevron, entrambe già disabitate quando gli Ibbensi iniziarono la loro esplorazione del mondo, o del misterioso popolo delle mille isole caratterizzato, secondo quanto riferito da Corys Velaryon da carnagione verdastra e denti accuminati, popolo fortemente Xenofobo ed adoratori di divinità marine.
    Sebbene non nascondo che mi piacerebbe parlarne non ne ho trovato menzione nei testi Rhoynar, così come ne sono carenti i volumi della cittadella.

    Resta il fatto che alcuni, nel leggere le mie parole abbiano tratto alcune conclusioni:
    in primis la correlazione tra sedentarietà e sviluppo economico culturale, più volte paventata dagli storici viene confermata ed al contempo un popolo con un buon livello di civiltà può retrocedere ad uno stato quasi primitivo, come successo ai Lokys tegon ad essos o come accaduto nella stessa Valle di Arryn, dove i primi uomini che preferirono restare indipendenti dagli andali, senza quindi unirsi a loro sono finiti con ritornare tribù selvagge che vivono di razzie e saccheggi e che hanno perduto alcune delle conoscenze proprie dei primi uomini da millenni, come l’arte della fogiatura, anche se limitata al solo bronzo.
    È strano notare come nonostante nella stessa zona, e nello stesso arco di tempo si svilupparono ben quattro grandi regni che stranamente rimasero relativamente in pace tra di loro, basti infatti pensare alla vicinanza tra i regni Rhoynar e l’impero Ghiscari, separati solo da una piccola lingua di terra a Nord della penisola Valyriana, oggi attraversata dalle rovine della strada del demone. Questi due popoli si conoscevano ma non entrarono mai in conflitto e nemmeno con i loro vicini, creando quindi un clima di pace che permise la crescita delle più grandi civiltà del mondo antico.
    Come tutti saprete la scoperta da parti dei Valyriani dei draghi, o meglio il metodo per addomesticarli portò allo scoppio della prima grande guerra tra il vecchio impero e la libera fortezza. Diversamente da quello che molti, poco istruiti in materia, possono pensare furono i Ghiscari a iniziare il conflitto, allo scopo di rubare e fare loro il segreto dei Valyriani sul controllo dei draghi. Antiche testimonianze provenienti dalle rovine di vecchia ghis fanno infatti intendere che durante le prime fasi delle guerre i ghiscari accumularono diverse vittorie, fatto che le stesse cronache Rhoynar confermano. Essi non riuscirono però a riportare una vittoria decisiva e nei secoli successivi la potenza dei draghi servì a garantire la vittoria a Valyria.
    La vittoria rese anche la libera fortezza conscia della propria potenza e pertanto non è sbagliato affermare che fu l’ingodigia della vecchia ghis a causare la successiva espansione Valryana, che portò alla caduta dei regni Rhoynar e alla fondazione delle diverse colonie valyriane che conosciamo tutt’oggi e che spinse gli andali a lasciare i territori dell’ascia e di Lorath per dirigersi verso il continente occidentale

    È mia opinione che nel caso non si fosse svolto il disastro i Valyriani si sarebbero espansi verso est piuttosto che verso ovest, preferendo quindi la via terreste a quella marina. Sappiamo infatti che le grandi linee di comunicazione della libera fortezza collegavano in maniera efficientissima le colonie Valyriane, mentre a livello marittimo i Valyriani non sembravano essere interessati a sviluppare nuove tecnologie o ad imporsi come dominatori dei mari.
    In qualche secolo avrebbero probabilemente continuato a fondare nuove colonie, annettendo i regni di Sarnor e dei Qaathi, arrivando fino alle montagne delle ossa.

    Secolo di sangue


    il disastro di valyria estinse l’ultimo dei grandi imperi di essos ed in circostanze diverse avrebbe potuto permettere la crescita del regno di Sarnor a livello di superpotenza, un ritorno dei Qaathi fino alla baia degli schiavisti e un’espansione di Volantis a ricalcare il dominio dei regni Rhoynar.
    L’incognita impossibile da prevedere fu l’arrivo di un altro popolo, quello dei Dothraki i quali, originari delle terre a Nord di Yi ti, varcarono le montagne d’ossa e si iniziarono ad espandere in tutta la pianura, per buona parte disabitata.
    Poco si sa delle origini di questo popolo o del motivo che gli spinse a lasciare la loro terra natia, anche se probabilmente alcune risposte si possano trovare a Vaes Dothrak, unica città dei Dothraki, fondata proprio ai tempi del loro arrivo nella distesa che prese poi il loro nome.
    La loro natura belligerante e distruttiva si sparse come un fuoco, distruggendo le colonie terrestri di Ib, la quasi totalità delle città di Sarnor e dei Qaathi, oltre alla colonia Valyriana di Essaria.
    Il motivo, a mio parere, del perché i Dothraki con espansero ulteriormente la loro area di influenza va ricercata nella conformazione dei territori circostanti. A ovest di Essaria, nonostante la presenza di una strada Valyriana si trova la grande foresta di Qohor, seguita dalle pianure solcate dagli affluenti della Rhoyne e dalle colline di Andalos, mentre a sud si estendono le montagne dipinte e la desolazione rossa, tutti territori difficili per una popolazione che basa la sua vita, la sua ricchezza e la sua sopravvivenza sui cavalli.
    Essi compiono continuamente razzie verso le grandi città che si affacciano attorno al mare Dothraki al solo fine di raccogliere ricchezze sotto forma di tributi ed accrescere le ricchezze dei singoli Khal ma reputo remota la possibilità che possano mai rappresentare una grande minaccia per le libere città, data che la il popolo guerriero rimane unito solo grazie ai propri capi che hanno però l’abitudine di scontrarsi tra loro e morire, portando di continuo all’unione o al frammentarsi di decine di Khalasar.
    Gli abitanti di essos devono quindi temere non tanto la situazione attuale ma il giorno in cui qualcuno riuscirà ad unire i Khalasar e a trasformare questo popolo da itinerante a stanziale.

    Conclusioni


    in conclusione sebbene esistano prove della presenza di civiltà e popoli a quelli da me trattati in questo volume essi oltre ad essersi estinti ben prima della venuta di popolazioni in grado di tramandare informazioni ai posteri non sembrano aver creato delle società in grado di lasciare delle tracce nella storia. Queste popolazioni a noi sconosciute sembravano essersi posti tra una società organizzata ed una molto legata alla natura ed i suoi cicli, senza conoscenze tecnologiche che potremmo definirsi superiori e che in genere hanno semplicemente fatto da apripista per color che vennero dopo, dei quali è probabile che siano i progenitori dei quali anche gli antichi imperi perdettero la memoria ai loro tempi.
    Portando invece nuovamente all’attenzione l’importanza dei Lokys tegon presso i loro contemporanei basta notare come la figura dell’unicorno, emblematica di questo popolo e di quello degli Ibbensi è riscontrabile anche nel continente occidentale, nell’araldica di antiche famiglie che fanno risalire la loro origine ai primi uomini, come ad esempio le casate Brax e Doggett nelle terre dell’ovest, mentre casata Rogers presenza sia gli unicorni che il famigerato labirinto di Lorath.
    Come sappiamo i primi uomini possedevano poche o scarse abilità di navigazione e con la distruzione del braccio di Dorne terminarono i loro contatti con Essos. Ho ipotizzato l’origine dei primi uomini nella distesa Dothaki anche perché questi esempi di araldica sembrano indicare una qualche forma di contatto tra questi due popoli in tempi antichissimi. Accanto a questa ipotesi, da me preferita per via della semplicità dei blasoni di casa Brax e Doggett, elemento tradizionale degli antichi re dei primi uomini, se ne affianca una seconda, che vede i simboli di queste casate risalire ai fondatori di casate di Andali che sconfissero o si procurarono grandi vittorie sconfissendo i Lokys tegon e gli Ibbensi nella regione dell’ascia e delle colline di Norvos, con una tradizione, ovvero quella di assumere come simbologia gli stemmi o le caratteristiche dei nemici sconfitti che gli andali dimostrarono anche durante la conquista della valle o nella tradizione cavalleresca della nascita dei blasoni dei cavalieri erranti.
    Spero infine che nuovi testi vengano presto tradotti, per permettermi di presentare a voi contemporanei altre antiche conoscenze.


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    Considero questo scritto come 4 libere, dato il numero dei capitoli (accorpo introduzione e conclusione rispettivamente al primo e al quarto capitolo), dunque le ricompense sono effettivamente quadruplicate rispetto a una libera classica.


    Luthor ottiene:

    +4 punti conoscenza
    +4 fama
    +4 prestigio
    4 punti Albero delle Qualità

    +2 affinità Ibbensi
    +2 affinità Città Libere
    +2 affinità valyriani
    +2 affinità Dothraki
    +1 affinità Rhoynar
    +1 affinità Casa Arryn
    +1 affinità Casa Stark
    +1 affinità Casa Targaryen
    +5 affinità Maestri
    +5 affinità Cittadella
    +5 affinità storici


    Edited by Strongold - 12/11/2022, 14:26
     
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